Preferiti dei bambini

Piccole rivoluzioni nel linguaggio quotidiano sugli stereotipi di genere

Alcuni idee per evitare gli stereotipi nel linguaggio quotidiano

Carlotta Cerri Fondatrice de La Tela
4 marzo 2022·7 commenti
Questo post nasce dalla collaborazione con una donna e mamma di nome Zaira con cui ho parlato di stereotipi di genere sul podcast: trovi l'episodio nei link consigliati qui sotto.

Queste sono piccole rivoluzioni nel linguaggio degli stereotipi che possiamo tutti scegliere di portare avanti nelle nostre case e nelle nostre famiglie:

  • Evitare di usare, nel linguaggio quotidiano, parole come uomo/donna, maschio/femmina, bambino/bambina. Sostituirlo con “persona”. Questo potrebbe automaticamente aiutare a rimuovere dal nostro vocabolario frasi sbagliate e stereotipate come “I maschi non piangono”. 
  • Nominare sia maschile sia femminile di qualsiasi mestiere: se vediamo una persona alla guida di una ruspa, possiamo dire “la conduttrice o il conduttore stanno muovendo il braccio con un telecomando”. È più lungo? Sì, tutto ciò che educa a lungo termine è più lungo 😉
  • Mostrare persone che fanno sport stereotipicamente del genere opposto: calciatrici come Abby Wambach e ballerini come Josué Ullate. Nella guida del libricino Montessori Danza parliamo anche di questo.   
  • Non stereotipare i giocattoli: compriamo una bambola al bambino e un camion alla bambina.
  • Non stereotipare la vita pratica: aggiustare, cucinare, martellare, pulire lo fanno sia gli uomini sia le donne. Proviamo anche a rompere questi stereotipi in casa, se sono presenti.
  • Scegliere colori “invertiti”: spazzolino rosa al papà, spazzolino blu alla mamma. O evitiamo proprio i colori stereotipati.
  • Spiegare la parola stereotipo: uno stereotipo è quando pensiamo che tutte le persone di un determinato gruppo sono uguali. "Le femmine portano i capelli lunghi" è uno stereotipo; “i maschi giocano a calcio” è uno stereotipo. Questo si applica a molto altro: “gli italiani non sanno fare la fila” è uno stereotipo; “i tedeschi sono puntuali” è uno stereotipo; “i maschi sposano le femmine” è uno stereotipo.      
  • Utilizzare la parola “stereotipi” nel nostro linguaggio: quando in negozio vediamo i vestiti per bambini con razzi e calciatori e quelli per bambine con unicorni e principesse, parliamone con i bambini: “Questo si chiama stereotipo. Perché il vestito da bambino non può avere un unicorno? Ai maschi non può piacere il rosa?". 
  • Offrire vita reale: "Sai com'è una principessa nella vita reale?”. E mostriamo foto di principesse della vita reale, come Haya bint Hussein, principessa di Giordania o Charlene, principessa di Monaco (ed ex nuotatrice olimpica) o Mako, principessa di Akishino.
  • Mostrare stereotipi nei libri: la donna che cucina  e il papà che va al lavoro (chiariamo che ci sono tante famiglie in cui questa è la verità, ma non è sempre così). Parliamo con i bambini di dove nascono questi ruoli, quanta iniquità di carico mentale e quindi sofferenza possono creare in tante famiglie e perché è giusto contestarli ecc.

Che altre idee usi nella tua famiglia per evitare o parlare di stereotipi? 



Vi lascio anche un estratto dal libro “Educazione Sessuale” che ho scritto nel 2020 per la collezione Gioca e Impara con il Metodo Montessori (che purtroppo è esaurita e non sarà più in ristampa):

«Gli stereotipi di genere sono ovunque. Le confezioni e le pubblicità di prodotti con immagini di uomini o donne a seconda di chi può usarli (la ceretta è per la donna, il gel per capelli per l’uomo) ne sono un esempio. Il business dei prodotti per bambini ne è l’apoteosi: già da neonati, le tutine sono divise per genere; la maggior parte dei vestiti hanno tonalità di rosa e viola per le femmine e di blu e verde per i maschi; i razzi e i dinosauri sono per i bambini, le ballerine e gli unicorni per le bambine. E ancora, i bambini hanno i capelli corti e le bambini i capelli lunghi; i maschi non mettono il tutù all’asilo perché è da femmine; un ragazzino che sceglie danza classica è gay (o se non lo è, scegliendo il ballo lo diventa).

Ancora oggi, molte scuole riproducono stereotipi che assegnano a bambini e bambine ruoli predefiniti nella società sulla base del loro genere: ne sono un esempio le fotocopie di attività sui lavori, in cui le donne sono infermiere, casalinghe, parrucchiere e insegnanti, e gli uomini medici, imprenditori, pompieri e astronauti.

Anche gli albi illustrati cadono nella trappola degli stereotipi di genere quando rappresentano la famiglia: la mamma è spesso in cucina, il papà in salotto o alla scrivania; il papà legge il giornale sulla poltrona, la mamma fa il bagnetto al bambino. Nella letteratura infantile, gli uomini sono cavalieri, esploratori, scienziati e le donne sono streghe, maghe, principesse e fate; tra gli aggettivi più attribuiti ai personaggi maschili troviamo «coraggioso, avventuroso, egoista, sicuro, ambizioso», mentre quelli per i personaggi femminili sono «affettuosa, apprensiva, paziente, smorfiosa, pettegola»; i maschi giocano con il trattore, il trenino, il razzo spaziale; le bambine giocano con la bambola, la cucina, la bacchetta magica (curioso notare anche l’uniformità di genere grammaticale di questi oggetti).

Quando si cresce in una società ancora così sessista e stereotipata, il pensiero è naturalmente condizionato, limitato. Anche i genitori dalla mentalità più aperta ne sono vittime inconsapevoli: per esempio, è probabile che quando il figlio di 4 anni esprima il desiderio di andare a scuola indossando la gonna della sorella, cerchino di convincerlo del contrario, perché «la gonna di solito la mettono le bambine». Lo fanno forse per proteggerlo dalla società, ma perpetuano lo stereotipo. Invece, se si ritiene importante che vada a scuola con i pantaloni, si potrà decidere che entrambi i bambini vanno a scuola con i pantaloni, perché sono più comodi, e che si può indossare la gonna per giocare in casa o per una passeggiata.  

Inevitabilmente, questa mentalità influenza anche la sessualità dei futuri adulti: un ragazzino, complice anche il porno, crede che il suo ruolo sia dominare; una ragazzina non prende l’iniziativa, perché altrimenti la chiamano «facile»; quando non rientrano nello stereotipo, i ragazzi e le ragazze faticano a svelare le proprie inclinazioni sessuali «non conformi alla norma» e se, una volta fuori casa, non si trovano in un Paese in cui si sentono accolti, magari continuano a nasconderle.

Tutto questo si può cambiare solo in casa, una famiglia alla volta. Si cambia cambiando il linguaggio, la conversazione e i messaggi che trasmettiamo ai nostri figli. Si cambia scegliendo un tipo di educazione in cui l’insegnamento del rispetto, delle emozioni e dell’empatia abbia la priorità sulla matematica e le lettere, almeno nei primi 6 anni.

Se non educhiamo i nostri figli alla diversità, cresciamo adulti che faranno molta più fatica ad accettarla».

Scritto da

Carlotta Cerri – Fondatrice de La Tela
Sono la fondatrice de La Tela, creatrice del podcast Educare con calma e dal 2019 viaggio a tempo pieno con la mia famiglia Alex, Oliver ed Emily. Mi ritengo una visionaria pessimista: so come voglio cambiare l’educazione e che genitore ho scelto di essere, ma la maggior parte dei giorni mi sembra di scalare pareti di vetro. Ma forse proprio per questo so come aiutarti quando mi scrivi: perché ci passo anche io per quel disagio e ti dico le verità scomode con gentilezza e senza giudizio.

Parliamone

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Un pensiero.....come affrontare l'asilo che presto inizierà e la classica divisione: grembiuli rosa e blu? Ma perché ancora nel 2024?! Mi dà un fastidio questa cosa.....
Ciao Monica, questione super interessante quella che poni, perché ancora in troppe scuole esiste questa consuetudine.

Chissà, magari essendo appunto un uso consolidato, alcune scuole non si pongono (purtroppo) nemmeno il problema, e bisognerebbe magari agire dal basso, chiedendo un colloquio con gli/le insegnanti, parlando delle motivazioni dietro questa scelta (e saggiando anche il terreno per provare a suggerire un cambiamento). 💜

Ti lascio qui alcuni spunti per aiutarti in vista di un eventuale futuro colloquio con insegnanti (su questo o altre tematiche per le quali potresti sentire il bisogno di un confronto):

Blog
Come avere colloqui costruttivi con insegnanti
Coglila come un'occasione per nutrire la fiducia reciproca e fare squadra.


Blog
Come dare un feedback negativo a insegnanti
Si può comunicare perplessità con gentilezza.


E infine, 
Zaira
 , la nostra persona di riferimento per quanto riguarda gli stereotipi di genere, ha recentemente pubblicato sul suo IG un post riguardo proprio a questo argomento. 😊
Lascio il testo del post che ho scritto su IG:

Ho imparato una cosa che non sapevo sull’Italia: in molte scuole il corpo studentesco indossa un grembiule non soltanto per evitare di sporcarsi durante le attività manuali, ma proprio a mo’ di uniforme.
Nel Cantone svizzero in cui vivo, il Ticino, questo non è più usanza da molti decenni ormai. E in generale l’uniforme scolastica non fa parte della cultura svizzera, anche se ogni tanto si riaccende il dibattito su un’eventuale sua introduzione nelle scuole.
Ci sono pro e contro nell’avere una divisa scolastica. Personalmente, l’unico grande vantaggio che vedo è quello di rendere alunni e alunne “uguali” di fronte al corpo docenti ma anche tra loro; riducendo così il rischio di pregiudizi e prese in giro dati dal tipo di vestiti indossati.
Credo però che far indossare grembiuli per evitare prese in giro o pregiudizi sia come mettere una pezza; nascondere la polvere sotto il tappeto. Preferisco la libertà di vestirsi come si vuole in una società che educa al rispetto altrui al di là degli abiti che si indossano. Una società che insegni che il valore di una persona non è legato alla presenza di abiti di marca, un jeans senza toppe o una gonna sufficientemente lunga.
Penso però che gli svantaggi di un grembiule indossato a mo’ di uniforme sono più dei vantaggi, sopratutto quando le caratteristiche del grembiule o uniforme sono diverse in base al genere. Vuoi perché richiesto dalla scuola esplicitamente, vuoi perché “si è sempre fatto così”.
In Italia, oggi, esistono ancora scuole che richiedono il grembiule rosa per le femmine e blu per i maschi. Nero per i maschi e bianco per le femmine. Il grembiule lungo è per le femmine, corto per i maschi. Colletto a punta per un genere, tondo per l’altro.
Trovo questa divisione per genere dei grembiuli nelle scuole inutile e persino nociva:
  • Accentua le differenze di genere percepite rafforzando l’errore di categorizzazione (Pacilli)
  • Rinforza gli stereotipi di genere
  • Nega la libertà di esprimersi come si vuole per esempio a bambine come me, che avevano gusti considerati “maschili”
  • Obbliga persone con identità di genere non binarie a “scegliere” un genere
  • Creano malessere in bambini e bambine con un’identità di genere non allineata al proprio sesso
Se la vostra scuola lascia libertà nel definire le caratteristiche del grembiule, nella caption e nei commenti trovi qualche riflessione per sceglierne uno oltre agli stereotipi, se la tua prole lo desidera.

Scrivevo poi nella caption:
Come molti prodotti per l’infanzia, anche i grembiuli sono disponibili in versioni piuttosto stereotipate. 
Tra i colori disponibili è più facile trovarne di azzurri e rosa, magari bianchi e neri, più difficile trovarne di rossi, arancioni o verdi. 
Quelli corti sono più facilmente blu, quelli rosa più facilmente lunghi. Quelli blu hanno decorazioni maschili, come la pezza che rappresenta un supereroe, quelli rosa hanno un fiore, un cuore, un unicorno.
Come spesso dico, andare oltre agli stereotipi, se lo si desidera, costa ancora soldi, tempo e/o energie.
Raccogliamo nei commenti le strategie per andare al di là degli stereotipi con i grembiuli.
Vale tutto: riciclare il grembiule dei fratelli, comprare usato, comprare nuovo e modificare manualmente alcune cose, far creare da artigiani e artigiane un capo su misura.
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Giusto oggi mio figlio, 9 anni, è tornato a casa con un bellissimo paio di orecchini pendenti di plastica trovati nelle patatine. Appena entrato mi ha chiesto il rossetto (ho un cassetto in cui tengo i cosmetici che non uso più che i bambini possono usare per giocare). Se lo è messo, è andato dal nonno e gli ha detto in modo sfidante "ecco ora ho anche il rossetto!" E il nonno gli ha ripetuto essere una femminuccia. Al che, mio figlio gli ha dato del maschilista dicendo che lui fa ciò che gli piace! 
Io ero senza parole perché non me lo aspettavo! Ho detto a mio figlio che era bellissimo e mio suocero l'ho ignorato. Sapete cosa è successo dopo? Che il bimbo si è reso conto che il rossetto gli dava fastidio e lo ha tolto e gli orecchini me li ha fatti provare e se ne è dimenticato. 
A cena, solo genitori e figli, gli ho detto che mi era piaciuto come aveva affrontato la cosa. Poi gli abbiamo chiesto se volesse i fori alle orecchie ma ha rifiutato.
In tutto questo però ammetto che dentro di me in quel momento ho sofferto per lui e il mio cervello è andato a 3000 per affrontare la situazione velocemente.
Cara Francesca, è vero, è una gran fatica e queste situazioni possono essere davvero sfidanti, soprattutto quando il giudizio esterno arriva dalla nostra famiglia di origine (e lì si innescano una serie di altri meccanismi).

Ma sia tu che tuo figlio avete dimostrato una grande consapevolezza. 💜

Magari questa situazione specifica la potrai utilizzare come spunto per crearvi insieme dei copioni su come rispondere (se dovesse ricapitare) al nonno in modo chiaro ma al tempo stesso gentile (purtroppo ricordiamoci anche che queste «uscite spiacevoli» derivano dai limiti dell'educazione che i nostri genitori/suoceri hanno ricevuto).

Leggendoti mi sono tornati in mente alcuni spunti contenuti nel Percorso che potrebbero esserti utili, te li lascio qui:


Un abbraccio,

Rosalba
Team La Tela
Io lascio i link alle mie newsletter che potrebbero essere pertinenti con l’argomento:

Nonni e educazione oltre agli stereotipi:
https://preview.mailerlite.io/preview/61313/emails/108836550539740317

Quando le persone vicine non sono d’accordo pt. 1:
https://preview.mailerlite.io/preview/61313/emails/115901473315882558

Quando le persone vicine non sono d’accordo pt. 2:
https://preview.mailerlite.io/preview/61313/emails/118591616720045245

Figli maschi e stereotipi:
https://preview.mailerlite.io/preview/61313/emails/101856839943062554

Il bimbo che voleva mettere la gonna:
https://e9dms.r.ag.d.sendibm3.com/mk/mr/sh/OycXxko2a8zXNWXkELCGJqcC/kpy2By40BrX7
Grazie 
Zaira
 cara, sempre preziosa! 💜
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