Preferiti dei bambini

La paura di viaggiare con bambini/e

A volte crea nodi resistenti sulla nostra corda: 3 strumenti per iniziare a scioglierli.

Valeria Da Pozzo Autrice e Writing Mentor
27 giugno 2024
Nella newsletter di maggio abbiamo parlato dell'esperienza del viaggiare con bambini/e e abbiamo esplorato alcune percezioni distorte create dalla nostra paura o da paure che non originano in noi — quelle che altre persone ci riversano addosso. Queste narrazioni distorte spesso ci fanno fare fatica e limitano l'esperienza che vorremmo fare del mondo insieme ai nostri figli, ma possiamo lavorare attivamente per riconoscerle, esplorarle e decostruirle.

Qui ti offriamo tre strumenti e pensieri a ragnatela per iniziare questo lavoro e vivere i tuoi viaggi di famiglia con più consapevolezza e serenità.

Lavora sulla preparazione

No, non quella dei tuoi figli, ma la tua. Puoi fare questo lavoro di preparazione in due step diversi:

  1. Individua le tue paure. Pensa al viaggio che hai programmato o a un viaggio che vorresti fare e stila una lista della cose che ti creano preoccupazione. Ragiona sulla loro origine: quali di questi sono tuoi nodi e quali invece delle altre persone? In questo modo potrai fare una prima operazione di scrematura, restituire le paure ai loro proprietari e focalizzarti solo sulle tue. Ad esempio, la paura che tua figlia non abbia voglia di camminare e possa rendere gli spostamenti frustranti forse è una tua paura, magari quella che i tuoi figli si ammalino in un luogo lontano da casa è la paura di qualcun altro, forse i nonni o un amico a cui è capitata un'esperienza simile. Chiunque sia, prendi quella paura e restituiscila al proprietario. Puoi farlo simbolicamente o, se quella conversazione si ripete, puoi usare un copione come questo: «Sì, affronteremo questo viaggio con i nostri figli. È una scelta di famiglia di cui siamo soddisfatti».
  2. Esplora le aspettative. Prova ad andare all'origine delle tue paure. Potresti scoprire che il nucleo di quella paura è profondo e radicato e riguarda la tua storia personale (in quel caso ti rimandiamo al pensiero finale di questo articolo). Se così non fosse, chiediti se queste paure possono essere generate da aspettative poco realistiche. Ad esempio, se la tua aspettativa è che tuo figlio riesca a camminare a piedi per 30 minuti di fila durante il suo primo viaggio, probabilmente quell'aspettativa è poco realistica (anche la camminata, come il viaggio, è un allenamento e richiede tempo e pratica). Questo non significa necessariamente che tu debba rinunciarci, ma puoi modellare le tue aspettative. Ad esempio, puoi aspettarti che per i primi 15-20 minuti tuo figlio riesca a camminare da solo senza lamentarsi della stanchezza, e per il resto del tempo tu debba adottare un approccio più creativo per allungare un po' quella resistenza (ad esempio puoi dirgli: «Adesso facciamo che per 50 passi cammini da solo e per altri 50 ti prendo in braccio», come ha fatto un giorno la nostra Rosalba con sua figlia di 6 anni).

    🕸 A proposito di bambini e bambine che si rifiutano di camminare, una strategia sempre molto efficace per noi è uscire dai «sentieri battuti». Soprattutto quando i bambini sono stanchi, uscite dai percorsi più frequentati e provate a prendere strade alternative, anche se sembrano più lunghe o faticose. Molto spesso il solo fatto di esplorare un itinerario diverso da quelli che sembrano più familiari attiva il senso di avventura, l'adrenalina alla base della scoperta, quell'energia per camminare che sembrava prosciugata, alla fine arriva. Quindi sì, quando siete stanchi uscite dai sentieri battuti. Che è un bellissimo esercizio nel viaggio, ma anche nella vita. 😉

Cerca la tua motivazione

Chiediti perché volete vivere quel viaggio. Vale qualsiasi cosa: per nutrire le vostre radici se la tua famiglia ha origini in diverse culture, per far conoscere un luogo che è stato significativo nel tuo percorso di vita, per aiutare i tuoi figli a sviluppare un rapporto autentico con la natura. O anche semplicemente perché desideri fare quel viaggio da tempo e hai voglia di condividerlo insieme alla tua famiglia, come ha fatto la nostra Dalila quando qualche settimana fa è andata in Giappone (noi abbiamo seguito il suo viaggio attraverso le sue stories su IG e ci è sembrato di essere un po' insieme a lei! 💜 ). 

Non deve essere per forza una motivazione profonda, è importante che sia quella che anima il vostro viaggio. Avere a mente il vostro perché, la motivazione che vi spinge a fare insieme questa esperienza può essere di supporto e sostenervi nella gestione delle paure e dei nodi che possono emergere prima. E ad attraversare con meno sconforto i momenti di difficoltà che possono esserci durante.

🕸 Dalila ad esempio ci ha raccontato che il suo viaggio è partito decisamente in salita, con un volo cancellato e rimandato al giorno dopo e un'attesa nell'aeroporto di Toronto (dove avrebbe preso il volo di coincidenza per Tokyo) di ben 7 ore. Possiamo solo immaginare la sua stanchezza e quella delle sue due bambine di 8 e 5 anni! Ma è stata proprio lei a dirci che, nonostante la fatica e la frustrazione, ciò che ha contribuito a mantenere il morale alto e a non lasciarsi sommergere dalla paura, è stato tutto il lavoro fatto prima di partire sul perché di quel viaggio, su quella motivazione che hanno poi continuato ad evocare anche in quel momento di grande fatica, attraverso il racconto e l'immaginazione di ciò che avrebbero visto e fatto una volta arrivati lì.

Allarga gradualmente la tua zona di comfort

Se non siete abituati a viaggiare con i vostri figli, non è detto che i primi viaggi debbano comportare voli intercontinentali o destinazioni lontane. Se il viaggio è un allenamento, potete affrontarlo con piccoli step progressivi. Fate piccoli esperimenti. Ad esempio potete fare un piccolo viaggio più breve raggiungendo una destinazione vicina a 1-2 ore di treno o macchina, o potete programmare una piccola gita fuori porta di un giorno. Ogni passo, anche microscopico è significativo, perché può essere una bellissima opportunità per:

  • conoscervi come famiglia che viaggia e osservare con curiosità le vostre dinamiche in contesti nuovi;
  • notare le situazioni in cui riuscite ad avere successo (e magari prendere nota degli strumenti che vi aiutano);
  • avere più consapevolezza sulle situazioni in cui invece fate più fatica;
  • sperimentare con creatività e flessibilità gli strumenti che possono aiutarvi a passarci attraverso.

💡 Per aiutarvi a visualizzare la gradualità di questo processo, potete creare una mappa di posti che desiderate visitare ed esperienze che desiderate vivere insieme. Potete disegnarla o usare un template vuoto e poi riempirla, alla fine di ogni viaggio, con un piccolo dettaglio: una polaroid, un biglietto di un museo, un piccolo oggetto che vi ricorda quel luogo. Oltre ad essere un'attività divertente da fare in famiglia, è anche un modo efficace per notare quanto valore ha ogni singola esperienza, per quanto piccola possa sembrarci. 

Alcuni nodi non sono tuoi!

Forse ad annodare la tua corda sono paure che non riguardano i tuoi figli (e il viaggiare con loro), ma te. Magari hai paura di prendere l'aereo, di allontanarti da casa e da tutto ciò che ti dà sicurezza, di perderti in un posto che non conosci. In questo caso credo sia più che valido darsi del tempo per lavorare su questa paura, accoglierla, esplorarla ed elaborarla. Non sentirti manchevole o in colpa perché stai privando i tuoi figli di questa esperienza. 

Puoi cogliere questa occasione per condividere con loro questa paura, normalizzarla: se pensi di non avere strumenti, la nostra guida Esplorare la paura può essere un validissimo supporto. Iniziare o continuare a nutrire con i tuoi figli conversazioni come questa possono aiutare te a lavorarci su (con gli strumenti che sono più giusti per te), ma aiuta anche i tuoi figli ad avere un esempio sano e positivo di come gestire le proprie ansie in futuro. Queste sono conversazioni importanti e, ti assicuro, non hanno meno valore di un'esperienza di viaggio.

Scritto da

Valeria Da Pozzo – Autrice e Writing Mentor
Ciao, sono Valeria! Sono una Writing Mentor, autrice di racconti illustrati per adulti e per ragazzi e mamma di una bimba di sei anni. Ho deciso di usare la mia scrittura per dare voce a tutte le paure, a tutte le emozioni scomode, a tutte le cose che le madri non riescono a dire, nemmeno a sé stesse. Ho scritto racconti per normalizzare tutta la vulnerabilità che ci portiamo dentro e ho creato laboratori e percorsi di scrittura creativa per aiutare le donne a portare consapevolezza su tutte le narrazioni poco autentiche delle loro vite.

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