Preferiti dei bambini

Quando c'è disaccordo sulle scelte educative

Co-costruiamo la nostra strada con creatività e democraticità.

10 ottobre 2024·4 commenti
Quando iniziamo a prenderci cura di una piccola persona, ci sono alcune sfide che possiamo trovarci ad affrontare. La fatica fisica, il carico mentale, l’impegno economico, la conciliazione vita-lavoro. Magari sono temi di cui abbiamo sentito parlare spesso da conoscenti, amici, parenti...sui social! A sorprenderci può arrivare anche un tema meno dibattuto, e cioè quello del conflitto con l'altro genitore sull'approccio da adottare per l’educazione di un bambino o di una bambina.

Non ho in mente solamente situazioni apprese per sentito dire o vissute dalle persone con cui mi relaziono. Parlo anche e soprattutto dalla prospettiva di chi, forse come voi, ci è passata in prima persona con la nascita non solo del primo, ma anche del secondo figlio. Può accadere di sentirsi all'improvviso genitori su due strade parallele, di fare fatica a comunicare, di provare reciprocamente rancore e rabbia inespressi, di sentirsi impotenti e in balia di discussioni frequenti e improduttive.

Voglio condividere con voi un pensiero che mi ha aiutata molto in questa fase: capire come educare una piccola persona è una decisione estremamente complessa, in cui entrano in gioco moltissime variabili soggettive e oggettive, fra cui il nostro vissuto, il nostro stile di vita, il nostro concetto di famiglia, le priorità che vogliamo dare alla nostra vita. Se la nostra strada ci porta a essere genitori insieme a un'altra persona, tutte queste variabili semplicemente raddoppiano: entrano in gioco la mia e la tua educazione, la mia e la tua storia personale, le mie e le tue esigenze, le mie e le tue paure. E la decisione su come educare un figlio o una figlia può diventare ancora più difficile da prendere!

Cosa possiamo fare allora? 
Non credo nei consigli generalizzati, perché sono convinta che ciascuno possa trovare le risposte più giuste per la propria situazione (ognuno di noi è unico e insostituibile, così come la nostra famiglia e tutte le organizzazioni di cui facciamo parte!). Ma ho voluto portare qui per voi alcune pratiche, strumenti e copioni che spero possano aiutarvi a orientare la vostra bussola personale, se anche voi state affrontando in famiglia una situazione di contrasto su come educare, supportare, crescere, parlare a una piccola persona.

1. Accogliere la complessità
Quella degli stili educativi è una scelta complessa, delicata, personale, importante. Dirselo a parole e parlare insieme delle proprie paure e di quanto sia faticoso allinearsi su questo tema è un primo importante passo, un po' come svuotare le tasche quando si sente che il peso delle monetine è diventato troppo!

«Sto e stiamo facendo fatica in questo momento! D’altra parte, capire come educare Leda è un obiettivo complesso e importante, e non abbiamo esperienza di come farlo! Ho un po' paura di quello che potrebbe accadere se sbagliamo, mi sento in confusione rispetto all’educazione che ho ricevuto».

2. Darsi un appuntamento per connettersi e condividere
Per affrontare un tema così delicato, scendere ad un livello di connessione profonda può essere utile a sciogliere alcune tensioni che nascono anche dal fatto che spesso discutiamo di fretta o in preda a emozioni forti (durante un litigio o sulla soglia della porta). Consiglio spesso, se possibile, di darsi un vero e proprio appuntamento per parlarne in un orario stabilito, creando il giusto setting (attorno al tavolo con fogli e matite per scrivere e appuntare, sul divano con una tisana o un bicchiere di vino).

«Guarda quanta strada abbiamo fatto fin qui! Ma come sta diventando faticoso capire come comportarci con Denio, forse è davvero arrivato il momento di parlare nello specifico delle nostre difficoltà e della direzione che vogliamo dare insieme a questa avventura educativa!».

3. Co-creare insieme una visione educativa giusta... per voi.
Prendete tutte le risorse e le informazioni che avete raccolto (separatamente o insieme!) e mettetele in condivisione, sotto forma di appunti scritti, screenshot e foto di qualcosa che vi ha colpito, articoli, citazioni di libri. Create una cartellina fisica o digitale e…iniziate il vostro brainstorming! Più che fermarvi ad un metodo prestabilito (o scontrarvi su metodi con nomi diversi), ponetevi domande aperte per capire cosa vi piace di un certo approccio educativo. Cercate e valorizzate i punti di incontro e fatevi reciprocamente domande per esplorare i punti di divergenza. E se la vostra diversità di vedute (che ha generato l’iniziale contrasto) si trasformasse...in un punto di forza comune?

«Per me è fondamentale la gentilezza e l’ascolto».

«Per me è fondamentale tracciare regole e limiti chiari».

«Come potremmo tracciare regole e limiti chiari, con gentilezza e ascolto delle necessità della nostra Amira?».

4. Distinguere la visione dal piano d'azione
Qual è la vostra mission? Cosa state creando insieme? Probabilmente, quello che state creando non è un metodo o una strategia, ma una vera e propria visione educativa comune! State accordando i vostri violini dell'educazione, in modo che suonino una melodia armonica per vostro figlio, vostra figlia. La visione è un obiettivo alto e importante che, per essere raggiunto, può richiedere di pianificare una serie di azioni concrete. Potremo disallinearci sulle azioni, pur rimanendo convinti dell'obiettivo finale. Determinazione e flessibilità possono convivere insieme!

«Mi sento in colpa, ieri ho fatto guardare due ore di TV a Shams perché dovevo finire di lavorare».

«OK, è andata e va bene così! La nostra visione rimane comunque quella di favorire il gioco attivo e ridurre l'esposizione agli schermi. Come possiamo gestire diversamente il lavoro da remoto e la presenza di Shams in casa dalle 16 alle 18?"».

5. Accettare gli aggiustamenti di rotta
A volte, mi piace utilizzare questa frase: «Noi genitori siamo i piloti della nave dell'educazione: la facciamo entrare nel porto, ma non la comandiamo e non ne siamo gli unici responsabili!».

Potranno esserci momenti in cui le nostre piccole persone o le circostanze della vita ci richiederanno un aggiustamento della rotta creata insieme con tanto impegno. Questo potrebbe farci sentire frustrati e spingerci a rimettere in discussione tutto o a colpevolizzare la persona che ha sostenuto di più o di meno una certa direzione educativa. L’importante è ricordarsi che cambiare qualcosa non è stravolgere tutto: è invece adattamento, trasformazione, crescita. In altre parole: evoluzione!

«Jelani sembra piuttosto agitato negli ultimi tempi. Mi sembra confuso su come gestire la routine della scuola, mi chiede sempre di uscire ad orari diversi. Come possiamo aiutarlo in questo? Vogliamo parlare di come creare abitudini nuove, che possano trasmettergli maggiore sicurezza?».

6. Fare squadra nei momenti di crisi
Può capitare che la nostra visione educativa sia molto diversa da quella di cui abbiamo fatto esperienza come figli. Potrebbero esserci momenti di fatica individuale, in cui le nostre scelte educative potranno sembrarci non adeguate, proprio perché distanti dallo stile educativo delle nostre famiglie di origine

«Anya non mi rispetta, sarà perché non sono autoritaria come era mio padre con me?»

«Owen mi ha detto che sono brutto e cattivo, sarà perché ho detto quel NO che mia madre non mi avrebbe mai detto da piccolo?».

In questi momenti di confusione, colpevolizzarsi o colpevolizzare l'altra persona per la fatica che sta provando rischia di incrinare il patto di fiducia che ci ha portati a scegliere insieme che direzione prendere. L’educazione è una missione di gruppo (della società intera, potremmo dire!) e i momenti di down individuali si gestiscono meglio se accolti e supportati dagli altri membri del “team”.

 Ti lascio con un'ultima riflessione
Litigherete, litigheremo. Anche se mettiamo in atto tutti i consigli di questo articolo e tutti gli altri che potremo leggere e sentire altrove. Ma possiamo sempre ripartire, riparlarne, rinegoziare nuove soluzioni. Cercare e creare un accordo che ci faccia stare bene, non un compromesso in cui limitarci a convivere. Questa consapevolezza per me è stata davvero preziosa. E spero lo sia anche per tutti voi!
 

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Parliamone

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ciao martina, grazie per questo articolo prezioso! penso che lo girerò al mio compagno nella speranza che questo aspetto della nostra genitorialità cambi e migliori! quando il nostro 4enne alza le mani per sfogare la sua rabbia (soprattutto con me)lui non ci vede più e scattano punizioni e minacce...di cui io mi sento totalmente distante! anzi..acerrima nemica. in questi frangenti in lui scattano meccanismi che vengono fuori dal suo modello educativo con il quale è cresciuto...e io non potrei essere più distante da ciò nel crescere nostro figlio.
Federica ti abbraccio e ti comprendo benissimo. Spesso ho affrontato anche io situazioni simili a questa, le cose sono iniziate ad andare meglio quando abbiamo iniziato a parlare a tavolino di singoli temi, a tornarci e ritornarci, quando anche lui ha iniziato un pochino a portare il suo stile, ma integrandolo con scelte più in linea con l'educazione che avevamo scelto insieme (ma che per lui risultava molto più difficile da mettere in pratica). Io ho iniziato ad accettare di più questa diversità e ad avere più fiducia nel fatto che fossimo capaci di creare il nostro stile, adeguandolo ad alcune (grosse) diversità che esistevano fra di noi. Abbiamo fissato però limiti invalicabili, ed è questo che forse potreste trovarvi a fare insieme. Poi magari verranno lo stesso oltrepassati a volte, ma averli decisi insieme responsabilizza molto di più. In quei momenti, aiuta anche accogliere l'errore senza troppe colpevolizzazioni (forse la parte più difficile). Ci sono per te, per voi! 💚
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"Potremo disallinearci sulle azioni pur rimanendo convinti dell' obiettivo finale".
Riprendo le tue parole Martina per descrivere esattamente quello che succede nella nostra coppia. Accade che con mio marito non sempre siamo allineati sulle azioni e talvolta non sono mancate occasioni di litigio derivanti dalla "pretesa " di fare come pensassi io.
Quando ho cominciato a capire che lasciando il timone nelle sue mani, poteva andare bene lo stesso, mi sono acquietata ed insieme abbiamo trovato un nuovo equilibrio.
Anche quello di pensare che chi ci sta accanto debba necessariamente fare come pensiamo noi che sia giusto è figlio di un retaggio culturale che nasce dall' idea che la mamma sa fare meglio ed ha sempre la verità in tasca, più del papà.
Grazie per questo approfondimento Martina e per i copioni che so già mi saranno utili ma che comunque (come scrivi) non necessariamente escluderanno il litigio o la discussione.
Un caro saluto a te e tutta la comunità 🥰
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Ciao a voi e grazie per i feedback all'articolo!

Proprio ieri parlavo con una persona di questa community di quanto la fase di calibrazione (o ricalibrazione) delle scelte educative sia delicata in una coppia e rispetto ad altre persone fuori dalla coppia (care giver, famiglia di origine, etc.).

Ecco, questo contenuto è pensato per supportare questa fase e anche per trasformare una difficoltà in una nuova opportunità: quella di diventare ancora più squadra, fuori e dentro la coppia genitoriale (che non vuol dire necessariamente coppia di partner).

Perciò sentitevi pure di mandarmi feedback o condividere qui o in privato le vostre difficoltà: ci sono per tutti voi!

Un abbraccio!
Martina
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