Preferiti dei bambini

72. Balbuzie: "Come ho sconfitto il mostro" / con Barbara Farinelli

In questo episodio di Educare con Calma parlo con Barbara Farinelli di un tema purtroppo ancora tabù: la balbuzie. È nato tutto da un messaggio su Instagram e ho sentito il desiderio di regalarvi una chiacchierata con lei per fare tutti insieme un'azione importante: distruggere il tabù.

19 novembre 2021·
44 min
·26 commenti
Ex manager, oggi studentessa in counselling, sostenitrice della genitorialità consapevole, Barbara vive in Inghilterra da 6 anni e 3 anni fa è diventata mamma, che è stata la svolta che l'ha convinta ad affrontare il "mostro" e riprendersi la propria libertà.

Io ho imparato tantissimo durante la chiacchierata, sono sicura che sarà arricchente anche per voi.

:: Link utili:

Trovate Barbara su instagram come @mamaelephant_ : non esitate a scrivere e tenetela d'occhio perché secondo me presto avrà interessanti sorprese (vero, Barbara?). 

Il corso che Barbara menziona nell'episodio è "Psicodizione" della psicologa ed ex-balbuziente Chiara Comastri.

Carlotta: Benvenuti e benvenute a un altro episodio di Educare con Calma. Oggi non sono sola, ho invitato Barbara Farinelli che su instagram è mammaelefant ve lo lascio nel notte dell'episodio e l'ho invitata per parlare di balbuzie. È un tema di cui si parla poco e in realtà è successo tutto molto all'improvviso. Un giorno lei mi taggata in una sua storia su Instagram perché era, mi sembra, la giornata internazionale di consapevolezza sulle balbuzie e visto che lei ne sofferto per trenta anni, oltre trenta anni della sua vita, voleva giustamente diffondere consapevolezza. Con me trovato sfondato una porta aperta perché forse non ne ho mai parlato ma Alex da bambino soffriva di balbuzie ed è per questo che spesso è stato vittima di bullismo a scuola ma è andato da una logopedista.

Non so esattamente se questo sia il titolo giusto in italiano. In inglese è speech therapyst, poi Barbara ce lo confermerà. Questa persona gli saputo dare gli strumenti per risolvere questo suo blocco. Gli dato gli strumenti per sbloccare la mente. Alex mi racconta proprio che il modo in cui lo vive è un blocco, nel senso che lui sa che sta arrivando, la parola è nella sua mente, ma non riesce a trasformarla in suono.

Alex mi racconta proprio che ancora oggi gli capita, ma è assolutamente impercettibile. Io che ci vivo da quindici anni insieme, se non me lo avesse raccontato lui non lo avrei mai nemmeno notato. Magari si impappina come mi impappino io a volte e poi va avanti. Ma mi spiega che proprio grazie agli strumenti che ricevuto con questo percorso di terapia della parola se così vogliamo chiamarla che oggi questo tra virgolette problema è impercettibile e credo che sia veramente importante parlarne e diffondere questa consapevolezza. Devo dire che è proprio grazie ad Alex e alla sua esperienza con la balbuzie che io ho sviluppato una sensibilità riguardo questo argomento e quindi nel momento in cui Barbara mi taggato io ho accolto immediatamente la richiesta di diffondere consapevolezza e ho condiviso la sua storia dicendo che la sentivo vicino a casa e che credo che sia importantissimo parlarne ed educarci educare noi stessi e I nostri figli perché magari possiamo evitare che altri vivano a scuola quello che vissuto Alex, per esempio.

Barbara mi ringraziata con un messaggio che mi colpita moltissimo e che vi leggo. Mi scritto: Grazie Carlotta, ho sempre pensato che solo un balbuziente possa capire un altro balbuziente ci sono meccanismi interni che vanno oltre il blocco che viene percepito all'esterno la via è sensibilizzare per rompere il tabù Si sa ancora davvero poco sull'argomento balbuzie e pensa che io stessa ho sempre finito di non esserlo. Nella mia famiglia non si è nemmeno mai affrontato l'argomento, e sai quando mi sono convinta, decisa ad affrontare il mostro lei mi spiegato che lo chiama così perché fa una paura enorme a chi ce l' ho affrontato il mostro quando sono diventata mamma mi ricordo che da piccola piangevo e desideravo di morire pur di pur di non balbettare più all'idea che mia figlia potesse vivere questo mio stesso incubo stavo malissimo mi sentivo in colpa come mai nella vita dovevo fare qualcosa per migliorarmi per essere il suo primo esempio di comunicazione Ecco, sapevo che mi sarei emozionata di nuovo, l'ho letto tante volte per riuscire a non emozionarmi, ma invece mi emoziona tutte le volte come la prima. Quindi capirete che appena io ho letto queste parole ho scritto d'istinto un messaggio a Barbara e l'ho invitata sul podcast.

Questo è il retroscena. Quindi non mi rimane che dare il benvenuto a Barbara e lasciarvi all'ascolto. Ciao Barbara, benvenuta al mio podcast Educare con calma e grazie mille per aver accettato il mio invito.

L'ospite: Grazie a te per questo invito, sono super emozionata e anche sentire di nuovo le parole che ti ho scritto È molto intenso, quindi assolutamente.

Carlotta: E poi vorrei raccontarvi un altro retroscena, un altro dietro le quinte, perché io e Barbara questa intervista, questa chiacchierata l'abbiamo già registrata. L'abbiamo registrata e c'è stato un problema di audio che purtroppo reso impossibile pubblicarla e quindi siamo qua di nuovo ma probabilmente ancora con più emozione della prima volta. Non lo so Barbara, che ne pensi?

L'ospite: Sì infatti ti ho detto che questa volta mi sento ancora più emozionata forse per la consapevolezza che ho di quello che insomma che condividerò ecco con te ma con tutti chi ascolterà appunto l'episodio. Insomma l'emozione c'è e però la maciniamo!

Carlotta: Esatto la maciniamo! E tra l'altro devo il mio grazie veramente ancora più grande perché io so che è la prima volta che ne parli davvero pubblicamente quindi mi sento di ringraziarti immensamente per la tua fiducia e non è affatto ma per nulla per nulla scontata e ne sento una grandissima responsabilità. Quindi ci tengo che tu lo sappia. Ma inizio subito da quello che a me colpito di più. Che è da piccola quella frase che mi emoziona ogni volta che desideravi di morire pur di non barbettare più.

Questo ovviamente già riassume appieno come ti sentivi, cioè potremmo lasciarla lì, ma credo che la tua testimonianza potrebbe davvero aiutare un genitore di un bambino che soffre di balbuzie e quindi mi piacerebbe che ci raccontassi un po' di più perché ti sentivi così? Era l'aspetto sociale che ti faceva sprofondare in questi pensieri o cosa succedeva nella tua mente?

L'ospite: Sì, sicuramente era l'aspetto sociale e di confronto con altri bambini. Io ho iniziato a balbettare da quando ne ho memoria, praticamente potevo avere due-tre anni. Fino forse ai sei anni non ne avevo la consapevolezza, non capivo quale fosse poi alla fine il problema. Ma quando ho iniziato a rapportarmi con altri bambini o io stessa vedevo che parlavano in modo più fluido, lì ho sentito quella differenza, e quella differenza appunto era proprio dal fatto, come già tu hai detto, di avere esattamente le parole nella mente, ma di non riuscire a buttarle fuori. E allora io mi ricordo che tornavo a casa in lacrime, fiumi, proprio di lacrime e alla mia mamma dicevo: Ma perché io parlo con questo modo?

La mia mamma mi diceva per tranquillizzarmi con gli strumenti che lei all'epoca aveva, che andava tutto bene, che io ero a posto, che non c'era nessun problema. Ecco che io sentivo che non andava tutto bene, era evidente e quindi per me il non riuscire ad esprimermi significava non poter proprio andare avanti. Che cosa ci campo a fare se non posso dire ciò che penso?

Carlotta: E

L'ospite: devo dire che fortunatamente non ho avuto nessun episodio di bullismo fortunatamente perché ovviamente è stato un caso penso. Fatto sta che ho vissuto però altri tipi di disagi, quali per esempio che la maestra mi saltava al momento di saggi quali per esempio che la maestra mi saltava al momento della lettura e quindi io sentivo che diciamo che venivano messa un po' da parte, mi sentivo inferiore nonostante io non avessi nessun problema a livello mentale. Io ero ok ma quando esprimevo e soprattutto nella lettura ecco che I blocchi erano molto grandi. Non trovare aiuto da chi era l'adulto in quel momento era sicuramente qualcosa di pesante perché io non avevo gli strumenti, non sapevo come affrontare e non lo sapevano nemmeno la maestra di quel momento o mia mamma. Ricordo che mia mamma chiese al medico di famiglia all'epoca il quale disse: Non si preoccupi che passerà con il tempo e non è passata.

Carlotta: Certo, quindi le figure di riferimento adulte che teoricamente avrebbero dovuto aiutarti per una ragione o per l'altra sono mancate e quindi questo è stato probabilmente grande, grandissima parte del problema. Inoltre, per me, proprio l'approccio di questa insegnante, quando me lo racconti me l'hai già raccontato la prima volta e quando me lo raccontavi, cioè io veramente mi si stringe il cuore perché penso che sia veramente un approccio deleterio, ma non solo per te Barbara, non solo per la persona che ne soffre, ma anche per tutti I bambini che sono in aula, perché in ogni caso I bambini sentono, I bambini vedono, capiscono, intuiscono che l'insegnante ti tratta diversamente. E quindi in un certo senso il messaggio che l'insegnante sta dando a questi bambini, ai tuoi compagni di classe, è veramente sbagliato e deleterio. Immagino che sia stato veramente faticoso. Tra l'altro mi raccontavi che tu sei arrivata a decidere di cambiare tutto questo quando sei diventata madre quindi avevi eri già adulta.

L'ospite: Sì allora ti ho spiegata che io ho sempre finto di non avere blocchi anche se erano evidenti in alcuni momenti, in altri li sapevo controllare. Anche perché il balbuziente è quella persona che riesce a gestire la balbuzia in più modi: Può trovare dei sinonimi, può cambiare la frase, può fare dei giro immensi di parole, pur di non far vedere che il blocco.

Carlotta: Esatto, infatti Alex mi racconta spesso e volentieri, perché è una cosa che lui condivide con me quando parliamo, mi racconta spesso e volentieri che proprio sono alcuni suoni che provocano quel blocco mentale. E magari, che ne so, l'altro giorno lui mi stava raccontando, voleva dire Marbeia e

L'ospite: che è un

Carlotta: po' ironico questa cosa, ma sono proprio parole che gli sono molto familiari che gli causano il blocco e quindi lui proprio grazie al percorso che fatto sa che in quel momento la cosa da fare è appunto alleggerire addolcire il suono oppure appunto trovare un'altra parola, però ecco ci sono proprio degli strumenti pratici e immagino che c'è nella vostra mente probabilmente avete un vocabolario enorme perché è come dire questa parola mi sta creando il blocco io la cambio immediatamente nel giro di mezzo secondo è vero? Raccontaci un po' di questo percorso che è interessante.

L'ospite: Sì sì sì allora esattamente il balbuziente un vocabolario immenso inoltre una velocità di trovare la parola che non va bene, quindi ne metti un'altra al posto di quella che non ti esce. Ed è un problema di suoni. Il balbuziente sa esattamente nella mente che cosa vuole pronunciare ma quel suono che può essere l'hack, che può essere l'app, specialmente I suoni si chiamano occlusivi, quelli che devi fare un po' più spinta, può essere che causano il blocco. Un'altra cosa che volevo dire sulla balbuzie è che un balbuziente se messo in una stanza da solo è fluente, non avrà mai un blocco. Se tu lo metti in una stanza a fare un dialogo da solo, a leggere, è affluente, non avrà mai un blocco.

Ciò ci fa pensare allora da che cosa dipende la balbozia E molti, perché ci sono un po' di teorie un po' discordanti, molti pensano che molti sostengono esperti che la balbuzia sia un problema di relazione. Quindi quando io sono con te, quando io ho I tuoi occhi puntati addosso, quindi la paura del giudizio, la paura magari ecco di essere bullizzato, se mostro questo blocco, ecco che mi fa avere appunto più inceppi, più blocchi. E sicuramente la più blocchi. E sicuramente la balbuzia in età evolutiva se non mi sbaglio, quindi dai due ai tre anni fino ai sei anni succede che avviene quasi a tutti I bambini il settantacinque por cento dei bambini so che ne soffrono, ma poi la mente fa un meccanismo che lo mette a posto da sé. Quell'altro venticinque diventerà un balbuziente.

E dopo I sei anni siccome si creano io li chiamo dei post-it nella mente, che può essere il post-it sul pronto, il post-it su quando ti domandano come ti chiami. Quindi lì avviene che tu hai il blocco. Ed ecco che mi collego al fatto che tu hai detto che alcuni suoni sono proprio quelli che ti sono più familiari. Io ho avuto per tantissimo tempo il blocco sul nome, quindi non riuscivo a dirlo.

Carlotta: Su questo ti racconto, lo faccio io, ma l'avrebbe fatto Alex ti racconto questo episodio appunto nella sua memoria. Uno dei ricordi più traumatici della sua carriera scolastica è proprio quello in cui entra questa nuova persona in aula. Non mi ricordo più che tipo di persona fosse, che figura fosse, però chiede ad Alex il nome e Alex ci messo una vita, quella che a lui è sembrata una vita per dire come si chiamava e quindi sì questa cosa mi suona molto familiare.

L'ospite: Sì sì sì assolutamente, ma perché lì non puoi trovare un sostitutivo, quindi lì devi per forza pronunciare il non avere la capacità di mettere un altro, e non avere la capacità di mettere un altro, è lì che ti viene di più il blocco. Diciamo che ti viene un po' di ansia e quindi ti fa bloccare. Io mi ricordo che quando andavo nei locali tanto tempo fa prima delle bambine di tutta la vita che ho oggi, quando qualcuno, un ragazzo mi domandava come tichi ami? Se io sapevo che non sarei andata poi avanti, me lo inventavo, davo un altro o Angela o Laura, qualsiasi altro e nessun blocco lì. Quindi è proprio un problema emotivo più che altro.

Io penso che davvero chi è balbuziente non abbia nessun problema né con la lingua né con la bocca in generale. Ovvio che la balbuzia ti fa assumere dei modi. Parli molto velocemente perché vuoi buttar fuori il prima possibile. Se qualcuno ti domanda di ripetere perché non compreso, lì è quasi ovvio che ti bloccherai, perché il ripetere ti farà bloccare, e E chi è balbuziente si mangia un po' I suoni, non li pronuncia bene. E quindi si perde proprio quel gusto di comunicare.

Al di là che anche chi non è balbuziente magari può parlare in un modo che non si capisce, ma noi lo si fa perché si vuole quanto prima liberarci di quel momento, che è esprimere un qualcosa.

Carlotta: Certo, certo. E quindi tu adesso, in questo momento, proprio per far capire, io non noto nulla nel tuo discorso, nella tua comunicazione, ma tu come ti senti?

L'ospite: Onestamente io ho ansia, ma ho imparato a macinarla, ecco come ti dico. Perché ho capito che può essere uno strumento a mio vantaggio. Quando sento ansia da prestazione o quando comunque magari mi preoccupo che mi blocco, anche se io adesso davvero nella mia mente non ho blocchi. Quindi è più il pensiero del blocco, ma non in effetti perché mi sto bloccando, perché non è vero. Quindi quello che faccio però dopo che ho fatto sicuramente un percorso per migliorare totalmente la comunicazione, perché io fino a tre anni fa non parlavo in questo modo, fino a tre anni fa io non mandavo messaggi con l'audio, le telefonate le evitavo il più possibile, cioè tutto quello che mi poteva creare del disagio io lo evitavo, come la morte.

Carlotta: Come parlare su un podcast che ascolteranno centinaia di persone.

L'ospite: Quello era proprio insomma neanche in un'altra

Carlotta: vita. E cosa è cambiato tre anni fa?

L'ospite: Ecco tre anni fa è successo che sono diventata mamma e quando penso quando si diventa mamma ti nascono tutte delle consapevolezze ma non solo secondo me si affronta un po' no la bambina che tu eri, un po' le tue esperienze vengono a galla le paure e viene a galla pure quel mostro di cui tu hai menzionato prima. Quel mostro che mi accompagnato per trentaquattro anni. Io sono diventata mamma per la prima volta a trentaquattro anni. E per trentadue anni diciamo che ho iniziato a palmentare a due anni oltre a fare finta ho imparato a diciamo contro la lomma ma questo mostro mi tolto la libertà, mi tolto la libertà di continuare a studiare perché io amavo ma pensare di affrontare esami era qualcosa di impossibile nella mia mente dell'epoca. Fatto sta che oggi invece mi sto prendendo la rivincita e sto studiando.

Quindi diciamo con fatica perché ho due bambine piccole ma non fa niente. Vale quel che va. Questo mostro mi tolto comunque la libertà. E' vero che non ho mai avuto problemi nell'interagire, ho sempre avuto tante amiche, amici, ho viaggiato, mi sono trasferita in Inghilterra, quindi ho affrontato la lingua e sono cresciuta, ho lavorato per quindici anni in una azienda dove sono poi diventata, dove ho ricoperto delle posizioni anche alte. Però ho sempre scelto la strada per me più facile al livello di comunicazione.

Cioè affrontare un esame era qualcosa che io non l'avrei mai fatto. Infatti non l'ho fatto. E quindi quando sono diventata mamma mi sono trovata da solo innanzitutto a Londra a vivere le giornate con la mia bambina piccolissima, a stare da sola tutto il tempo con lei, con il compagno sì che poi tornava, ma comunque era poco il tempo ed è successo che in quel periodo la mia balbuzie è peggio, era ta tantissimo. Mi ricordo che mia mamma mi telefonava e mi domandava che cosa hai preparato per la cena e io lì ci mettevo anch'io tantissimo tempo per dire che ne so la frittata oppure altro. E quindi lì avevo la mia bambina di pochi mesi a fianco e mi dicevo siccome mi stavo affacciando poi a tutto il mondo della genitorialità consapevole e rispettosa e dell'esempio.

E allora mi sono detta: quale esempio do alla mia bambina se io per prima non riesco a dire? Non ce la faccio nemmeno a dire il nome suo, il mio. Quale esempio do? Quindi mi messo.

Carlotta: Sì, quale esempio di comunicazione.

L'ospite: Quale esempio do a lei che attraverso me imparerà a come affrontare il tutto? Ed è pur vero che la balbuzie, per quanto si dica che non è nel DNA, quindi non è che si trasmetta nel DNA, ma un bambino che cresce in una famiglia dove ci sono dei casi è molto più facile che per imitazione anche lui poi lo faccia e lo prenda. Esatto,

Carlotta: perché I bambini imparano la lingua dall'ambiente che li circonda, dalle persone che sono I loro punti di riferimento.

L'ospite: E allora pensando a tutto quello che io ho passato nell'infanzia, appunto la sensazione di non voler più andare avanti anche se avevo otto anni ma capisco che era un po' estremo però io in quel momento mi sentivo non in grado di poter affrontare la vita, associato a otto anni. Ho detto: No, non voglio che mia figlia affronti tutto ciò o quanto meno mi devo mettere su azione e fare qualcosa che non mi quel quel venticinque por cento che lei non lo fosse, ma con la probabilità in più perché avendo me come appunto un esempio era molto più facile. E quindi ecco che mi sono messa in cerca e ho trovato il percorso che sentivo più adatto a me. Ho fatto questo corso intenso di sette giorni dove mi dato degli strumenti per affrontare il mostro e devo dire che sono rinata. Non ho smesso dall'oggi al domani, di balbettare perché è impossibile, nel senso come si fa?

Se per trentadue anni l'ho fatto in una settimana non è possibile. Ma ho lavorato con degli esercizi, ho lavorato sull'emotività, mi sono messa proprio in quelle situazioni di disagio scomode, quindi la telefonata, la presentazione e tutt'oggi sono io la prima che mi ci butto, ma perché so che lo posso affrontare. Nonostante posso avere quel momento di ansia, come ti ho detto, però vivo anche se capita il blocco, perché non sto qui a dirti che non succede più, perché davvero sono solo tre anni e non sono tantissimi.

Carlotta: In confronto soprattutto a trentadue! Sono tre anni contro trentadue, un istante contro una vita di abitudini. E mi piace quello che hai detto, mi fatto sorridere perché è buffo come in qualsiasi cosa che vogliamo imparare nella vita dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort. È sempre la stessa solfa, no? Del fare la telefonata, del metterti nella situazione difficile.

È incredibile quanto questa narrativa si ripeta, secondo me, quando uno pensa all'evoluzione personale. Questo credo che sia sempre uno di quei messaggi che vale la pena ripetere, perché in tanti non si rendono conto di quanto anche solo provare ad uscire dalla propria zona di comfort, fare qualcosa che è completamente fuori dalle nostre abitudini, possa veramente promuovere quel cambiamento che cerchiamo. Ma una domanda invece che volevo farti, perché ovviamente questo è un podcast di genitorialità. La mia mente ovviamente va anche all'aspetto genitoriale, all'aspetto di relazione con I figli. E io quindi mi chiedo, o ti chiedo anzi, se le tue figlie soffrissero di balbuzie, oltre ovviamente a cercare aiuto professionale che oggi tu sai quanto sarebbe stato importante cercarlo allora probabilmente se tua madre l'avesse cercato allora, però con la sensibilità che hai oggi, proprio dovuta al fatto che hai conosciuto e affrontato e sconfitto questo mostro, come ti approcceresti da genitore per aiutarle?

Proprio a livello emotivo intendo.

L'ospite: Da genitore io capisco che si voglia sempre mettere a posto quello che non va nei nostri bambini e quindi non vogliamo che soffrano e questo è bellissimo. Però di fronte a un bambino che balbetta, di fronte a un bambino che mostra comunque dei blocchi, della defluenza, la peggior cosa che si può fare, ti dico primo quello che non va fatto, dire stai calmo, prendi un po' di aria, parla più piano, fai come me, tutto questo non va bene perché il bambino che blocca con quel suo blocco sta facendo già il meglio che può fare per controllare appunto quell'inceppo che E quindi assolutamente chiedere aiuto! Il prima possibile io dico: molti consigliano dopo I sei anni, quindi dopo che vanno a scuola perché poi passerai e bla bla bla, c'è sempre quel venticinque por cento che dai due ai sei anni passare, quel venticinque por cento che può diventare un balbuziente. Quindi nel dubbio io consiglio agite il prima possibile. Ci sono degli esperti che non avranno contatto con il bambino ma che attraverso degli esercizi che fanno la mamma e il papà si mette a posto quell'inceppo che E' successo alla mia bambina che verso I due anni e mezzo io poi ho un orecchio molto attento proprio perché ho questa esperienza lei iniziato verso I due anni e mezzo a ripetere la parola io, quindi io io io io.

E ovvio che a me si sono accese le antenne e con tutta l'esperienza che ho mi sono subito rivolta ad un professionista che si occupa appunto dell'età due-sei anni. E devo dire che non avuto mai nessun contatto con la mia bambina solo io, con il mio modo, con degli esercizi che lei insomma non sapendo che fossero proprio degli esercizi smesso. Ma

Carlotta: pensa, questo è interessantissimo, non sapevo questa cosa. Io pensavo che fosse proprio una sessione in cui magari sì sì, non era una sessione vera e propria di terapia, ma erano giochi e cose così, non la sapevo questa cosa, è interessante.

L'ospite: Sì perché bisogna non creare la consapevolezza, cioè di non far passare il messaggio di diversità, Insomma nel senso non quando sono così piccoli. Perché nel momento in cui si crea la consapevolezza del blocco, allora il blocco diventa più di testa che in effetti è quello che è. Cioè io mi blocco perché penso già che sulla k avrò il blocco, ma non perché io non so pronunciare la k. Quindi è tutto un meccanismo che si crea poi. Ecco perché quando si diventa più grandi risolverla è più complicato, ma perché hai tantissimi dei post-it della festa che devi più lavorare sull'aspetto emotivo.

A volte ci si blocca più con gli estranei, quindi con chi magari non conosce. A volte con gli estranei non ti blocchi, ma ti blocchi con la mamma, col papà, a scuola, quindi dipende pure da quale situazione sei. È un problema di ansia, assolutamente, ma l'adulto balbuziente si blocca anche ad ansia bassa, quindi c'è bisogno proprio di fare un lavoro e appunto a studiare come poter sbloccarsi. Fatto sta che tornando a livello di genitori, dico sempre di ascoltare il bambino come se parlasse in modo fluente. Quindi non distoglierevosurto amardo, essere quanto più naturale, di non mettere la fretta, quella no, ma di essere quanto più naturale e tranquilli.

Sicuramente in un ambiente di ansia, di nervosismo non è bene ma ciò penso che non vada bene neanche quando non si tratta di balbuzie quindi

Carlotta: esatto no quello proprio penso che sia una delle regole della genitorialità se riesci evita la fretta perché con la fretta, sai se c'è anche il detto, la fretta è cattiva consigliare, si dice così. Sì, esatto, infatti vedi che c'è anche quel detto però effettivamente nella genitorialità è il doppio, vale il doppio, il triplo quadruplo. Ok, ma quindi che cosa pensi che parliamo di genitori come me adesso, quindi che non hanno casi in famiglia, che cosa pensi che potrebbero fare per sensibilizzarsi e sensibilizzare I bambini al tema? Perché secondo me è veramente importantissimo avere delle piccole idee concrete su che reazioni insegnare ai bambini. Perché, ovviamente, una persona che fa fatica a far uscire una parola genera curiosità nel bambino.

E cosa fa quel bambino? Fa la domanda. E se noi genitori in quel momento lo zittiamo dicendo: Shhhh, non dire quello! Silenzio! Oppure gli diciamo Il dito non si punta, non puntare il dito!

E invece non diamo un'alternativa di comportamento, stiamo trasmettendo il messaggio che di questo non si parla, stiamo rafforzando il tabù e stiamo in un certo senso definendo l'altra persona come diversa e non diamo gli strumenti per gestire quella situazione e tante altre situazioni simili e magari prima o poi I nostri bambini saranno proprio quei bambini che a scuola prendono in giro, o anche solo che si uniscono al gruppo che prenda in giro, perché non ne capiscono le implicazioni. Quindi che cosa pensi che genitori come me possano fare per sensibilizzare?

L'ospite: Sì, esattamente. Un concetto fondamentale secondo me da capire è che quando un pensiero resta nella metente e non lo si esprime, quel problema diventa sempre più grosso e difficile da affrontare. Sensibilizzare significa informare, quindi assolutamente il no ma non si evince, ma che cosa fai, quindi il bloccare in quel senso lì no, non va bene. È bellissimo che un bambino domandi: ma perché lui fa così? Ma perché?

Che cosa c'è che non va? Spiegare che quel bambino un disagio e di come noi possiamo aiutare ad affrontarlo. Ecco che adesso mi viene in mente un episodio da piccola, lo dico che così fosse l'esempio più facile da comprendere. Avevo questa amichetta di classe, eravamo alle elementari quindi potevamo avere sei-otto anni, sette anni adesso non lo so. Comunque lei era una bambina molto sensibile, molto attenta.

Non mi mai fatto messo una domanda su questi miei blocchi. Ma una mattina venne da me e disse: lo sai? Ho detto alla mia mamma che tu quando leggi non ti escono I suoni. E allora la mia mamma detto: tu DALLE IL TEMPO. Ecco lì io mi sentivo sì bene, perché per la prima volta forse avevo avuto, ti affrontava del problema mio in maniera semplice, non convinzione che va tutto bene, quindi no, che si fa finta che sia tutto ok, non con giudizio, ma semplicemente quella mamma magari non so se una sensibilità, un'esperienza anche lei, ma comunque aveva detto alla bambina il modo in cui apprezzassi a me e fu molto molto molto potente.

Infatti non me lo sono mai più dimenticata.

Carlotta: Ci credo, ed

L'ospite: è bellissimo.

Carlotta: Ed è bellissimo perché spesso e volentieri davvero non ci rendiamo conto del potere delle nostre parole. Pensa quanto impatto avuto su quella tua amica quella frase semplicissima di sua madre dalle il tempo. Lasciala parlare, aspetta che il suono esca. Pensa a quanto impatto avuto su quella tua amica e su te, sulla tua vita, tanto da ricordarlo fino a oggi. E credo che veramente spesso si sottovaluti proprio il potere delle parole, il potere di un semplice gesto, il potere dell'empatia anche probabilmente, perché poi nasce un po' tutto da lì.

Quando riusciamo a fare un percorso di empatia noi stessi come genitori, alla fine capiamo, abbiamo questa sensazione, questa intuizione che l'empatia è la chiave, l'empatia è la risposta, quindi che cosa faccio in questa situazione, quale strumento do a mio figlio? Gli do l'empatia. Proprio come fatto questa mamma, una piccola alternativa di comportamento o che cosa fare in quel momento, e quella è tutta l'empatia di cui hanno bisogno. Ed è bellissimo, veramente, ed è un messaggio potentissimo secondo me. Senti, Barbara, guarda per chiudere proprio mi piacerebbe che magari ci dicessi che cosa, come possono mettersi in contatto con te I genitori che ci stanno ascoltando, perché credo che a volte, non lo so anche quando c'è un piccolo dubbio anche quando magari non c'è solo il dubbio ma c'è una conferma io credo che parlare con qualcuno che non solo con un professionista ma anche con un qualcuno che ci è passato, che gli strumenti, che fatto un percorso credo che sia veramente un aiuto prezioso.

Quindi come possono trovarti I genitori?

L'ospite: Sì, come già hai detto io sono su Instagram mamaelephant e mi trovate lì, mi potete scrivere quando vi va e domandare tutto ciò che vi va. Davvero sono a disposizione e come tu hai detto è la prima volta che ne parlo pubblicamente e perché dovevo essere pronta probabilmente. Vedi? Nonostante ho fatto tutto un percorso e oggi ho comunque una consapevolezza ancora più grande, però bisogna essere poi pronti e sicuramente puoi farlo con te. Insomma è bellissimo!

Carlotta: Grazie, quindi davvero sono contenta. Grazie Barbara, veramente! Spero che non sia stato traumatico!

L'ospite: No, ok? Spero che

Carlotta: sia stata una bella esperienza, per me è stata una chiacchierata bellissima. E ti invito veramente a parlarne di più, perché credo che quella sia proprio la strada e credo davvero che purtroppo sia un tabù.

L'ospite: Un ultimo messaggio che voglio mandare è che la balbuzie si risolve con gli strumenti, assolutamente. Però ecco quel mukosto lì si combatte cioè avere diciamo gli strumenti per distruggerlo insomma è possibile quindi se ce l'ho fatta io.

Carlotta: Esatto, se ce l'hai fatta tu dopo trentadue anni sicuramente è veramente possibile questo è bellissimo chiudere con un messaggio di speranza, ma poi devo anche dire che effettivamente io ti ho messa non solo in una posizione difficile di registrare questo episodio del podcast che ascolteranno tantissime persone, parlare pubblicamente del problema per la prima volta, ma in più te l'ho fatto ripetere tutto e mi sto rendendo conto che prima mi hai detto che è veramente difficile a volte quando ti chiedono di ripetere e io mi sono appena resa conto che ti ho fatto ripetere tutto l'episodio, tutta la chiacchierata.

L'ospite: Sì sì e questa è proprio la prova che lavoeranno, perché ovviamente non dico, come già ho detto, che dall'oggi al domani tutto si può mettere a posto poi se passano anni. Però è possibile davvero io oggi mi godo I suoni. Oggi io ho scoperto la voce che ho, che prima me la tenevo un pochino in ventre. Quindi oggi mi piace, è davvero una rinascita. Dire quello che pensi quando vuoi è bellissimo.

Se c'è qualcuno che ascolta e sa che cos'è il blocco lo capisce molto molto intensamente. La parola secondo me è una delle cose più belle il fatto che tu la puoi esprimere e quindi assolutamente insomma la speranza c'è bisogna però mettersi su azione e non star lì ad aspettare.

Carlotta: E poi veramente è proprio, a me in questo momento mentre parlavi mi fa capire quanto io per esempio dia per scontato il fatto di poter comunicare I miei pensieri E questo credo che sia anche un bellissimo esercizio di empatia. Tutto questo episodio è stato un bellissimo esercizio di empatia anche per me. Perché effettivamente c'è questa rinascita di cui parli è un messaggio non solo bello ma che anche fa riflettere davvero su quanto diamo per scontato a volte delle cose che abbiamo che ci vengono naturali e quindi grazie ancora di nuovo Barbara.

L'ospite: Grazie a

Carlotta: te, davvero. Alla prossima. Grazie Barbara. Grazie

L'ospite: a te, ciao.

Carlotta: Non credo davvero che ci sia null'altro da aggiungere E quindi non mi rimane che ricordarvi che mi trovate anche su w w w punto la tela punto com e se andate lì potete lasciarmi un commento sulla pagina di questo episodio. E mi trovate anche su instagram come la tela di carlottablog. Spero che la chiacchierata sia piaciuta a voi tanto quanto è piaciuta a me e vi auguro una buonanotte, buona giornata o buona serata a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao! E anzi, prima di chiudere, se avete ascoltato fino a qui vi dico che oggi è il mio compleanno e ci tengo a ringraziarvi per essere qui ogni venerdì ad ascoltare le mie parole, ad ascoltare I miei pensieri e ragnatela che so sempre dove iniziano, ma mai mai mai dove finiscono e che sappiate che è un bellissimo regalo, il tempo che mi dedicate non è mai scontato ed è sempre sempre sempre un bellissimo regalo.

Se avete voglia, andate a lasciarmi una recensione dove ascoltate questo podcast o un commento su qualsiasi articolo o episodio sul mio blog, mi farebbe davvero piacere. Un abbraccio,

L'ospite: ciao!

Hai modifiche non salvate -
Una puntata potente, un argomento che mi ha sfiorato nella vita. Mi raccontano spesso che mio babbo da bambino era balbuziente ed è uno di quei bambini a cui probabilmente hanno detto “poi passa” (e forse neanche quello, data l’empatia nulla nel quale è stato educato). Capita che a volte nel parlare indugi di più su un suono, ma non avevo mai approfondito l’argomento e credevo veramente che fosse una condizione che passasse naturalmente o che ci si dovesse lavorare dal lato psicologico.
Ho pianto diverse volte ascoltandovi; essendo diventata anch’io madre da due anni e mezzo, ho capito perfettamente quel sentimento di avere un prima e un dopo la maternità. Diventare mamma è una rinascita, tutte le tue certezze vengono messe in discussione e ogni argomento che incontri sulla strada acquista un nuovo significato, perché il tuo modo di affrontarlo sarà il modo in cui lo affronteranno i tuoi figli.
Grazie Carlotta e grazie Barbara.
Grazie a te per averci dedicato il tuo tempo e condiviso con noi la tua esperienza!

Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto recuperando :-)
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Ho pianto tanto ascoltandovi.
Il tema non è la balbuzie, ma il nocciolo della questione è lo stesso.
Ho un bambino di 7 anni con la Sindrome di Down il cui pensiero e cuore volano certamente più velocemente di quanto la sua lingua riesca a fare. Ho sempre pensato e cercato di empatizzare con la sua fatica e con la sua frustrazione, in particolare adesso che suo fratello di due anni e mezzo parla in maniera fluente, di aiutarlo con tutti gli strumenti a mia disposizione e con la terapia, ma non pensavo che il suo dolore potesse essere così profondo...
Tremo all' idea che possa addirittura desiderare di morire...
Oh Ilaria, mi hai commossa con questo tuo commento, grazie per aver condiviso con noi pensieri così intimi. Non conosco la disabilità e qualsiasi cosa io scriva sarebbe superficiale, ma posso solo dirti di continuare a evolvere tu e sviluppare gli strumenti per aiutare lui. Faccio il tifo per te con tutta me!

Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto finalmente recuperando! Di solito rispondo molto più in fretta! 💜
Quanta rara delicatezza! Che piacere averti scoperta! E grazie per il sostegno!
Grazie Ilaria, che bellissimo commento!

Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto recuperando :-)
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Ciao Carlotta, qualsiasi tuo episodio è per me sempre utile, bellissimo e fonte d'ispirazione e riflessione!
Il mio bimbo di 3 anni balbetta da quando ha iniziato la scuola materna, ormai sono passati 4 mesi.. è possibile avere un indirizzo email di Barbara? Purtroppo non uso Instagram e Facebook. Grazie!
Ciao Isabella, ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma ora sto recuperando! 💕

Non mi sento di darti io il suo indirizzo email, ma le dico di venire a rispondere lei 🙂
Grazie!
Ciao Isabella! Scusa se rispondo solo ora! Ti lascio il mio indirizzo email e quando vuoi scrivimi. A presto.
barbyfary@gmail.com
Grazie, ti scrivo presto Barbara!
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Bellissima puntata, molto emozionante. Grazie Carlotta: i tuoi contenuti sono sempre interessanti e di grande profondità. 😘
E io ringrazio Barbara che ha fatto a noi davvero un bellissimo regalo accettando il mio invito 💕
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Questo è un episodio che penso riascolterò più volte. È un tema per me nuovo, un argomento a cui non avevo mai pensato, ed è stato illuminante ascoltarlo!
Anche per me! Un grazie immenso a Barbara 💕
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Episodio potentissimo e molto utile, grazie di cuore a Carlotta e a Barbara: avete registrato un piccolo capolavoro.
Anche a me piace molto! 💕
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Un episodio più vicino a me di quanto avrei pensato a primo acchito.
L'ho ascoltato perché non avevo dubbi che ne sarebbero derivati spunti di riflessione importanti, sebbene io non abbia avuto a che fare per fortuna mai con questo problema, e nemmeno le persone a me vicine.
In primo luogo dico grazie a Barbara per la sua condivisione, per niente facile e dunque preziosa, ma anche per aver suggerito le modalità con cui noi genitori possiamo approcciarci ai nostri figli laddove questi facciano domande su qualcuno che si trova in questa situazione.
La risposta "dalle il tempo" mi ha commossa, nella sua incredibile e potente semplicità e sensibilità.
E poi, ascoltando ho sentito affinità con le sensazioni descritte, in particolare mi sono affiorati in testa pensieri riguardanti due situazioni che mi risuonano.
Una è la disabilità mentale e fisica di mia sorella maggiore, ricordo bene quando eravamo piccole (io piccola, lei già grande perché avevamo 9 anni di differenza, ma lei era la nostra piccola eterna) un episodio in particolare che mi turbò: una nostra cuginetta che vedevamo raramente era venuta a trovarci, appena arrivata iniziò a piangere spaventata guardando mia sorella.
La madre, mia zia (acquisita) disse "vabbè è normale che si spaventi", senza minimamente provare a spiegare alla bambina in modo da tranquillizzarla, senza cercare di far capire che non c'era niente di cui aver paura.
Senza normalizzare, ma anzi acuendo la paura e quindi la distanza.
Ecco, questo mi ferì molto, ricordo che avevo voglia di "difendere" mia sorella, che ai miei occhi da quella mamma era stata trattata come un "mostro".
Nelle parole di Barbara e dei suoi racconti dell'infanzia vedo questa stessa diffidenza, e penso sia importantissimo da genitori invece avvicinare i nostri figli, anziché fargli spostare lo sguardo.
La seconda situazione che questo episodio ha fatto affiorare, mi riguarda invece direttamente: quando Barbara ha detto che la balbuzie spesso la si "crea" con la propria mente, nel senso che siccome hai paura del blocco, la tua mente crea il blocco, ma che per fortuna esistono gli strumenti per far sì che questo circolo vizioso si rompa.
E' quello che io ho provato per anni, con gli attacchi di panico, a volte l'attacco veniva perché avevo paura che mi venisse, lo creavo!
E anche in questo caso esistono gli strumenti per venirne a capo.
La nostra mente è meravigliosa, anche quando è lei stessa a metterci alla prova.
Rosalba, che dire? Tu arrivi sempre dritta al cuore. Grazie per il tempo che ci hai dedicato con questa tua condivisione potente e delicata allo stesso tempo.
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Quando ho aperto la pagina del podcast stamattina mi si è fermato il fiato. Sono una balbuziente, e la frase "volevo morire piuttosto che continuare a balbettare" la ricordo come il sottofondo di tutta la mia infanzia, così come sento tanto la preoccupazione di Barbara rispetto all'esempio che dà la sua comunicazione a sua figlia. Ho una bambina di quasi due anni e il pensiero che possa passare lei quello che ho passato io è insopportabile.
I miei genitori si sono sempre rifiutati di parlarne, la mia balbuzie era l'elefante nella stanza, anzi, le poche volte in cui introducevano il discorso era per spronarmi a fare meglio, a impegnarmi... Ma io non potevo impegnarmi più di così. Ogni mio grammo di forza era dedicata a elaborare strategie per sopravvivere alla comunicazione. Sono cresciuta con questa solitudine, con questo senso di colpa che fosse il mio poco impegno la radice del problema. Loro non sono mai riuscita a perdonarli, ma sto perdonando me stessa e accettando che no, non dipende da quanto brava io sia, e che anzi, più mi coccolo e meglio parlo.
Balbetto ancora, ho ancora una paura istintiva di tutte le situazioni in cui devo parlare, ma ho lavorato tanto e oggi ho un lavoro in cui parlo tutto il giorno, che amo tanto e per cui sono stimata.
Vorrei aggiungere che purtroppo ancora oggi da tanti estranei (e non) ricevo sguardi di puro imbarazzo, risatine in faccia, e la cosa più dolorosa e comune è la scarsa considerazione, come se fossi una poveretta. Credo che ci sentiamo tutti posati e aperti ma che le nostre reazioni istintive davanti a un handicap siano ancora troppo lesive e compassionevoli.
Grazie Barbara e Carlotta 🌼
Grazie Giulia per il feedback! Spero che le mie parole ti abbiano dato support. Sto lottando con tutte le mie forze affinchè questo mostro non condizioni le vite delle mie bambine e non ho intenzione di mollare! Scrivimi pure se vuoi io ci sono.
Certo, non si molla mai! Da tanta difficoltà arriva anche tanta forza :) un abbraccio
Grazie infinite, Giulia, per aver condiviso la tua esperienza con noi! L'unico modo per rompere il tabù è continuare a parlarne. 🌸
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