benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Questo è un episodio di pensieri a ragnatela. Vi faccio un piccolo e tra l'altro sono pensieri che di solito riservo per le storie di Instagram, ma oggi sentivo davvero il bisogno di parlarne più a fondo e quindi ho deciso di usare questo mezzo che di solito è molto più diretto tra l'altro Non sono nemmeno pensieri legati strettamente alla genitorialità, ma ormai sapete che per me educare con casa, ma non si riferisce solo all' educare i figli, ma anche l'educare noi stessi perché l'unico modo per educare adulti equilibrati, responsabili, gentili, rispettosi è esserlo prima di tutto noi stessi. Quindi in questo episodio ho deciso di raccontarvi due episodi che mi sono successi negli ultimi cinque mesi sui social più o meno cinque sei mesi e che mi hanno ispirata a parlarne qui su. Sul podcast dirò sicuramente alcune cose scontate, ma credo che a volte ripetere l'ovvio possa aiutare a far arrivare i messaggi e ora vi racconto il primo episodio. Per farlo devo prima leggervi un post che ho pubblicato molto tempo fa su Instagram che faceva così oggi è stata una mattinata difficile Alex ha avuto un lavoro inaspettato che ha cambiato i nostri piani. Frustrante. Io ho deciso di allenarmi mentre i bimbi facevano homeschooling scema, io interrotta cento volte. Frustrante. Oliver era poco cooperativo e quando provavo a parlargli se ne andava frustrante. A pranzo ho messo del cibo, snack nemmeno troppo sani negli zaini dei bimbi e ho detto loro di andare a farsi un picnic in giardino. E io ho cucinato per me e ho mangiato sola, mentre Alex aveva una chiamata di lavoro apposta per stare da sola. Non è essere una cattiva madre, non è egoismo, è tempo di qualità per me. Sono io che do priorità a me stessa E nel post mi davo perfino un cinque tipo pacca virtuale sulla spalla. Dovete sapere che a questo post ho ricevuto un commento che mi ha fatto riflettere molto. Questo è un post che è nato dall'anima perché credo fortemente nelle parole che ho scritto. Le sottoscrivo mille volte e inoltre ci tenevo davvero a condividere il mio successo. Mi sentivo davvero felice di essere riuscita a prendermi del tempo per me e così facendo, di essere riuscita a ribaltare una giornata che era iniziata in maniera frustrante. Perché poi effettivamente la giornata è andata molto meglio, perché invece di arrabbiarmi, di tenermi tutto dentro, di cucinare per tutti i controvoglia, di pranzare insieme e poi magari sbottare nel pomeriggio effetto pentola a pressione. Io cosa ho deciso? Ho deciso di fare una pausa. Ho deciso di pensare a me stessa per un'ora e poi essere più predisposta a stare con la mia famiglia nel pomeriggio e e non sono più predisposta, ma anche più serena e più amorevole. Ecco, questo lo dico per sottolineare che sono molto soddisfatto della mia scelta di quel giorno, di prendermi cura di me stessa per prima. Non la rinnego e l'ho condivisa su Instagram. Anche perché credo che spesso mamme e donne vorrebbero fare lo stesso, ma per una ragione o per l'altra non lo fanno perché il retaggio culturale in cui sono cresciute magari non lo vede come positivo o magari perché hanno paura dei giudizi della società o peggio dei loro stessi giudizi di se stesse, perché alla fine siamo noi i nostri giudici più severi. Ora, se mi conoscete non mi aspetto che tutti siano d'accordo con me. Anzi, credo che sia bello che non tutti siano d'accordo con me, proprio perché spesso le persone diverse da noi e dalla nostra mentalità ci danno opportunità per riflettere che poi magari rimaniamo della nostra idea, ma quella riflessione contribuisce al nostro percorso di evoluzione e rafforza non solo la nostra scelta, ma anche la fiducia che abbiamo in noi stessi. Ripeto spesso una frase bellissima che la mamma di Jane goda um le le diceva quando era piccola. Se le persone non sono d'accordo con te, la cosa più importante è che le ascolti. Se poi, dopo averle ascoltate con attenzione, pensi ancora e comunque di avere ragione, devi avere il coraggio delle tue convinzioni. Questo per dire non mi aspetto che tutti siano d'accordo con me, ma forse ingenuamente mi aspetto che le persone mi ascoltino con attenzione, come io ascolto loro e che usino rispetto e gentilezza, nell'esprimere i loro disaccordi. In tanti quando dico questo mi dite che sono una sognatrice. Ma alla fin fine io credo davvero che se non sogno io il mondo che voglio, non posso certo crearlo o contribuire a crearlo. Se non sogno io la persona ideale che vorrei essere, non posso certo cercare di diventarlo. E visto che io sui social sono ancora piccolina e posso ancora leggere quasi tutti i commenti pubblici che ricevo sotto i post. Credo anche che sia mio dovere e mia responsabilità rispondere a questi commenti e contestare quando qualcosa non mi sembra corretto, quando qualcosa non mi sembra rispettoso proprio per contribuire a creare quel mondo che vorrei e quella persona che vorrei diventare. Il commento che ho ricevuto diceva che non cucinare per i propri figli e per il proprio marito è semplicemente puro egoismo, soprattutto se il marito è impegnato per lavoro e i bambini hanno avuto una mattinata impegnativa. Aggiungeva che mhm è egoismo, soprattutto se invece il mio unico impegno di donna di mamma era stato quello di svagarmi e di allenarmi. Diceva anche che ci si può prendere tempo per sé quando il marito è libero dal lavoro e i bimbi sono sereni e non devono mangiare snack per pranzo. Diceva che il tempo di qualità per sé è fondamentale, ma che bisogna farlo quando ci sono le condizioni per poterlo fare e che nella mia scelta di prendermi tempo per me, in quelle condizioni che descrivevo questa persona ci vedeva solo puro. E ora ho analizzato quel messaggio ho provato a mettermi nei panni di chi lo ha scritto e soprattutto ho cercato di lasciare fuori le emozioni e l'ego che spesso ci portano a metterci sulla difensiva. Quindi, parlando proprio solo di fatti, secondo la persona che scrive questo commento, le condizioni in cui una donna può prendersi tempo di qualità per sé sono uno quando il marito è libero due quando marito e figli hanno il pranzo pronto tre. Quando non significa che i figli devono mangiare snack per pranzo perché immagino che non siano sani quattro quando la donna abbia dimostrato di aver fatto qualcosa di produttivo che onestamente immagino si riferisca al lavoro perché io avevo detto che mi ero allenata, ma si vede che questa persona non ritiene quell'attività un'attività produttiva. Se conoscete me e Alex saprete che noi non ci lasciamo influenzare da queste mentalità e che non appoggiamo gli stereotipi di ruolo uomo donna né nella famiglia né nella società. Quindi questo commento onestamente non tocca a me personalmente e non fa sentire me Carlotta sbagliata. Um, ho fatto davvero un lungo percorso personale per arrivare a capire che la mentalità descritta in questo commento non insegna alle donne a prendersi cura di se stesse e a darsi la priorità. E che darsi la priorità è obbligatorio non solo per la salute e per la sanità mentale, ma anche per dare un esempio sano ai nostri figli. Perché ricordiamoci che non possiamo insegnare ai nostri figli a essere gentile con se stessi e a prendersi cura di sé, nonostante tutto, se non abbiamo prima imparato a farlo noi stessi. Tutto questo lo dico per sottolineare che un commento così a me non fa male, non mi fa sentire in colpa e anzi, se me lo avesse scritto in privato avrei lasciato correre. Ma purtroppo questo è un commento pubblico e un commento così lo legge anche la madre che non ha ancora fatto un percorso simile al mio. La madre, che ha bisogno di un momento di pausa per non esplodere, invece cede e crede alla società che le dice che prima di prendersi cura di sé stessa deve prendersi cura di tutti gli altri. Arriva anche alla madre che pensa che i figli vengano prima che il marito venga prima che il lavoro venga prima e magari anche che l'apparenza fisica venga prima della propria sanità mentale. Questo per me è un cocktail perfetto o per cadere in depressione o per vivere nel risentimento o per arrivare al burnout. E personalmente credo che chi fa il mio lavoro non possa permettersi di non rispondere e non contestare un commento pubblico di questo tipo. Quindi mi sono presa il tempo e mi sono prima di tutto rivolta pubblicamente alla persona che ha scritto questo commento ho spiegato che quel giorno mi ero alzata, avevo fatto allenamento, avevo fatto homeschooling con i bimbi che anche se era stato frustrante per me, sono poi riuscita a finire su una buona nota. Una nota positiva con i bimbi sereni che avevo poi anche lavorato due ore perché se non lo sapesse sono una mamma che lavora a tempo pieno. Um che il dare ai miei figli uno snack per fare il picnic non era affatto una punizione o un un rinfaccio. Ecco, ma era proprio semplicemente andata così gli avevo detto eh mi piacerebbe fare un picnic fuori in giardino per pranzo. Sì, okay. Prepariamo qualcosa insieme e andate a fare il vostro picnic. Abbiamo preparato una mela, um un avanzo di frittata del giorno prima dei cracker di riso, un mix di frutti secchi, un pezzo di torta non mi ricordo più. Um, insomma, non erano proprio sanissimi. Non era un pranzo sanissimo e completo, ma non era neanche malaccio. I bambini si sono divertiti immensamente in questa nuova avventura e io sono stata felice di aver trovato una soluzione creativa alternativa al dover cucinare per loro. E per quanto riguarda l'aver mangiato mentre Alex parlava al telefono, era andata più o meno così gli avevo detto Ehi, ti va bene se faccio pranzo da sola? E lui mi aveva detto ma certo, tanto chissà a che ora finisco. E poi alla fine non avevo nemmeno finito tutte le verdure che avevo cucinato. E quindi ad Alex ha fatto piacere avere già qualcosa di pronto a cui aggiungere un uovo per un pranzo veloce quando ho finito la telefonata. Ora tutto questo nel post non l'ho scritto perché per me non era rilevante il post l'ho scritto per provocare una riflessione e l'ho scritto corto e diretto apposta. Perché a volte, quando spieghiamo troppo, il messaggio davvero rilevante si perde e che cos'era rilevante per me per me era rilevante la frustrazione che provavo ed era rilevante la mia scelta di dire no a questa frustrazione e di trovare invece una soluzione creativa per prendermi cura di me stessa e non convertire quella frustrazione in rabbia. Ecco, quello era rilevante per me quando ho scritto quel post. Ora so che non ero in dovere di spiegare tutto ciò a questa persona, perché non devo giustificare il modo in cui io decido di prendermi cura di me stessa. Ma questa volta ho trovato importante farlo per mostrare davvero quanto sia fondamentale non giudicare la punta dell'iceberg senza vedere l'intero iceberg. Quindi in realtà raramente possiamo giudicare perché l'iceberg intero di una persona non lo vediamo praticamente mai, spesso nemmeno di noi stessi. Sarebbe stato molto diverso se questa persona mi avesse scritto una sua riflessione personale, magari parlando di sé, senza giudicare me, senza darmi dell'egoista e implicitamente pure della fannullona. E invece questa persona ha scelto di giudicare ora, senza parlare di questo caso specifico. Ma proprio parlando in generale, secondo me dovremmo vedere pensare questa tendenza a giudicare chi si trova dall'altra parte dello schermo proprio come una forma di bullismo psicologico, e per questo credo fortemente che vada contestato. Dobbiamo tagliare tempo nelle nostre giornate per analizzarlo e contestarlo in maniera educata, gentile e rispettosa, certo, ma contestarlo. Quindi quel giorno mi sono ritagliata del tempo per contestarlo. Ho fatto uno screenshot del suo commento pubblico e della mia risposta pubblica e l'ho pubblicato sulle mie storie di Instagram. In molti mi hanno risposto privatamente dicendo che quel commento non è giusto nei miei confronti che questa persona non mi conosce e hanno dato contro a quella persona. Devo riconoscere che anche questo è un problema, che non è ciò che voglio. La mia intenzione non è cercare alleati contro questa persona, ma è dire semplicemente pensiamoci. Questo messaggio non va bene perché non possiamo giudicare una persona dalla punta del suo iceberg. Ecco, questo è quello che voglio, Questo è il messaggio che voglio inviare. Quindi ho dedicato altro tempo a rispondere a queste persone, spiegando che secondo me non dovremmo dare contro a quella persona che commenti così in realtà non fanno stare male me, ma sono potenzialmente dannosi per altre persone, come dicevo prima, e che credo sia importante condividerli per riflettere sul perché si decida, per esempio, di giudicare invece di fare domande e anche che dovremmo metterci nei suoi panni, perché se analizziamo il suo commento Io personalmente, oltre al giudizio ci leggo sensi di colpa e magari un bisogno non soddisfatto di prendersi cura di sé. E magari è per questo che questa persona critica il fatto che io riesca a farlo. Ora tutto questo tanto il suo commento come le mie storie di Instagram erano pubbliche e quindi tutti potevano leggerle. Ma quello che ovviamente nessuno ha letto è ciò che mi è stato scritto in privato. Non riporto le parole esatte perché è un tipo di comunicazione, secondo me spiacevole e preferisco non ripeterla, ma vi racconto alcuni dei pensieri che questa persona ha condiviso con me e che secondo me sono davvero p- problematici oggigiorno sui social, sul web, ma anche nella società in generale. Dunque in privato questa persona mi ha detto che io sono una persona pubblica e che quindi devo accettare che la gente abbia ed esprima la sua opinione di me. Mi ha detto che chiunque ha il diritto di commentare e dire la propria opinione, perché è così che funzionano i social. I miei contenuti sono pubblici. Mi ha detto che quando commenta non può sapere tutto della vita di una persona, della mia vita in questo caso e che quindi scrive in base alle informazioni che ha in quel momento. Mi ha anche detto che non avrei dovuto postare lo screenshot del suo commento pubblico sulle mie storie senza occultare il suo avatar, ovvero la sua immagine di profilo. E poi mi ha anche detto che non posso pretendere che la gente scriva solo che sono bravissima e che il mio modo d'agire è sempre perfetto e che lei addirittura non sente di poter parlare con me allo stesso livello suo, perché non non sa nemmeno quali studi io abbia fatto per parlare di Montessori. Mi ha accusata di improvvisare e al contrario mi ha descritto la sua laurea e il suo lavoro. Ora lascio perdere il commento sulla mia preparazione in ambito montessoriano perché credo che il mio lavoro parli da solo e poi perché so che quelle parole arrivano dalla rabbia. È una forma di comunicazione passiva aggressiva, perché quando una persona sente di non avere più argomenti sulla questione di cui si sta parlando, magari si sente in difetto perché attacca ma riceve solo gentilezza. In cambio inizia ad attaccare su altri fronti per cercare di far traballare la barca, di farci sentire inferiori magari, e dobbiamo saper riconoscere questo tipo di comunicazione per non abboccare all'amo e continuare a riuscire a rimanere calmi e a rispondere con gentilezza. Non mi soffermo nemmeno sul fatto che avrei dovuto occultare il suo profilo quando ho pubblicato le storie di Instagram, perché in realtà non è così. Il suo commento al mio post era pubblico, tutti potevano leggerlo e vedere chi è questa persona, quindi non c'era motivo di occultarlo, come invece faccio di solito con i messaggi privati. Se questa persona mi avesse scritto la stessa cosa in privato e io avessi deciso di fare uno screenshot e pubblicarlo, avrei coperto il suo nome, anche se onestamente penso che ci dovrebbe prendere la responsabilità delle parole sia pubbliche che private. Ma vabbè, a me sembra giusto non esporre chi mi scrive in privato e così faccio. Poi in realtà tutto questo secondo me parla più di quella persona che di me dice più di quella persona che di me e quindi preferisco lasciarlo andare tutto il resto però, um secondo me nasconde alcuni problemi davvero grandi della nostra società e dell'uso che facciamo dei social e del web e quindi mi piacerebbe parlarne un po' più a fondo uno l'ho già detto. Ma lo ripeto una cosa che mi ha colpito davvero molto è il fatto che questa persona creda fermamente nella mentalità della donna che deve prendersi cura della famiglia prima che deve provvedere per tutta la famiglia prima che per sé, che il suo momento arriva quando tutti sono stati sfamati e serviti. Di questo potremmo parlare per ore. Non è questo l'episodio, ma oggi ci tengo solo a dire che dopo averci riflettuto davvero molto, credo che sì, questa sia una mentalità che dobbiamo continuare a tutti i costi a contestare e controbilanciare quando ce la troviamo di fronte. Ma credo anche che dobbiamo farlo con rispetto verso chi la vive e verso chi la promuove, perché non sappiamo da che situazione familiare arrivi e in che situazione familiare si trovi per arrivare a pensare che sia necessario prendersi cura degli altri prima che di se stessi. Alla luce di questa riflessione, alla fine di tutta la conversazione privata con questa persona, giorni dopo io ho capito di aver commesso un errore nella mia comunicazione e quindi gliel'ho scritto. Secondo me ho sbagliato a dire che nel suo giudizio verso di me. Io leggevo sensi di colpa e poca cura di sé perché nella mia testa io lo dicevo per difendere questa persona dai commenti che mi arrivavano. Ma in realtà anche quello era un mio giudizio verso questa persona e se predico rispetto devo dare rispetto per prima. Quindi, anche se poi questa persona non mi ha più risposto, io sono felice di essermi presa la responsabilità delle mie parole. E a proposito di responsabilità, un altro punto che credo sia importante è proprio quella frase I social funzionano così, sono d'accordo. Ormai i social funzionano così, ma questo non significa che sia giusto pensare che, visto che funzionano così, allora è così che dobbiamo utilizzarli. Certo, si può commentare, possiamo tutti esprimere la nostra opinione e le nostre riflessioni pubblicamente su contenuti pubblici, ma è un nostro dovere individuale prenderci la responsabilità di farlo in maniera corretta, gentile, rispettosa, costruttiva. Magari infatti il fatto che siamo dietro a uno schermo non significa che non sia vita reale. Dove siamo non dovrebbe fare la differenza. Usiamo i social talmente tanto che al giorno d'oggi non ha più senso dire che non sono vita reale e così giustificare comportamenti sbagliati che non useremmo faccia a faccia con le persone. I social sono vita reale. Dietro allo schermo ci sono persone reali e dovremmo iniziare ad agire sul web come agiamo di persona e prenderci le nostre responsabilità. E poi parliamo del messaggio che io sono una persona pubblica e che quindi devo accettare le opinioni altrui. No, no, no, no, no, no. Non è vero che se una persona sceglie di essere pubblica tra virgolette, allora possiamo permetterci di criticarla e giudicarla quanto e come vogliamo, perché tanto ha scelto lei di essere pubblica. Proviamo magari a rigirare questa frase e a pensarla in termini di un'amicizia che abbiamo di persona faccia a faccia. È un po'. Come se io dicessi a una mia amica Tu hai scelto di condividere con me i tuoi pensieri, i tuoi problemi, le tue crisi. E allora io posso giudicarti e criticarti quanto voglio. No, non funziona così. Non funziona così nella vita faccia a faccia. E non dovrebbe funzionare così, nemmeno nella vita dietro lo schermo che poi facciamo l'avvocato del diavolo. E immaginiamo per un attimo che sì, funziona così. Allora deve essere a due direzioni, allo stesso modo in cui io accetto di essere una persona pubblica e mi prendo la responsabilità di ciò che scrivo pubblicamente e accolgo le opinioni uguali o diverse dalla mia. Anche chi sceglie di commentare pubblicamente i miei contenuti deve prendersi la responsabilità di ciò che scrive e accettare che possa essere contestato. Insomma, secondo me dovremmo vederci tutti come persone pubbliche sul web, perché, che ci piaccia o no, che lo vediamo o no quando accettiamo di usare i social, quando ci mettiamo su internet tutti diventiamo persone pubbliche e poi un'ultima, cosa che credo sia importante contestare. È quel pensiero che quando commentiamo non possiamo sapere tutto della persona e quindi basiamo il nostro commento sulle informazioni che abbiamo a disposizione. Okay, questo è vero. Quando ci relazioniamo con una persona che non conosciamo, ci basiamo sulle informazioni che abbiamo di questa persona, ma questo non significa che abbiamo il diritto di giudicarla. Pensiamo alle persone che sì conosciamo. Per esempio, io conosco mio marito da quindici anni. Ovviamente la mia relazione con lui si basa sulle informazioni che io ho costruito di lui in questi quindici anni, ma questo non significa che io abbia il diritto di giudicarlo, di criticarlo e di non dargli il beneficio del dubbio. Anzi, spesso io parlo proprio di quanto sia importante fare degli aggiornamenti dell'altra persona delle persone che sono nella nostra vita, perché evolviamo, cambiamo eccetera eccetera. Quindi, se è importante dare il beneficio del dubbio a persone che conosciamo, anche se le conosciamo così bene, a maggior ragione è importantissimo dare il beneficio del dubbio a persone che non conosciamo affatto. Se io non conosco una persona, a maggior ragione, invece di criticarla e di giudicarla e di puntare il dito, le faccio domande. Cerco di capire perché ha scritto quello che ha scritto, perché pensa che quello che pensa. Insomma, le do il beneficio del dubbio. E vale sempre il principio, come dicevo prima, che dobbiamo iniziare a prenderci la responsabilità delle nostre parole sul web, sia che siano pubbliche, sia che siano private e magari di quelle private. Dobbiamo prenderci ancora più responsabilità, perché nonostante non le leggano tutti, il modo in cui comunichiamo in privato mostra chi siamo veramente anche a noi stessi, tra l'altro e poi forma immagini di noi nella nostra mente il privato è il vero noi, è chi siamo davvero. Forse aiuterebbe cominciare a pensarlo come uno specchio che ci portiamo sempre appresso e che riflette la nostra vera immagine alle persone con cui ci relazioniamo. Anche perché chi siamo dietro lo schermo non solo riflette chi siamo davvero, ma come per tutta la genitorialità. Il modo in cui usiamo i social media sarà molto probabilmente il modo in cui lo useranno i nostri figli. E riflette anche proprio il tipo di comunicazione sui social che lasciamo in eredità ai nostri figli. Siamo noi che stiamo creando i social, che poi useranno i nostri figli. Quindi voilà, ecco che non so nemmeno come ci sono arrivata, ma senza volere la mia ragnatela di pensieri mi ha riportata alla genitorialità. Forse tutto riporta la genitorialità o magari l'opzione più probabile che tutta la genitorialità si riflette nel modo in cui ci relazioniamo con gli altri e con questa riflessione mi sa che chiudo perché mi rendo conto ora che questo episodio è lungo. A me piace fare episodi corti. So che vi avevo promesso due aneddoti, ma rimando l'altro a un altro episodio. Farò il parte due di bullismo sui social, che poi so che non si tratta di bullismo. Per questo l'ho messo tra virgolette nel titolo il bullismo è ben altro, è molto più grave, ma secondo me chiamarlo bullismo lo investe di un um di un'importanza diversa. Aiuta a sentire proprio la necessità di contestarlo, di contestare questa mentalità dell'avere diritto di giudicare e criticare le persone pubbliche tra virgolette, perché i social si usano così? Perché siamo dietro uno schermo e la persona che siamo dietro lo schermo non è il vero noi. Credo che questa sia che sia veramente ora di cambiare questa mentalità. Con questo chiudo davvero e vi do appuntamento alla settimana prossima per un altro episodio di educare con calma. Vi ricordo come sempre che uno mi trovate sempre su www punto la tela punto com um due lì potete lasciare un vostro commento a questo episodio se vi va. Ovviamente se ascoltate il mio podcast su altre piattaforme vi lascio il link nelle note dell'episodio, così anche voi potete andare e lasciare un commento. E tre mi trovate anche su Instagram come la tela di Carlotta Blog non mi rimane che salutarvi e augurarvi come sempre Buona serata. Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo a venerdì prossimo. Ciao ciao
Intuisco che dietro alla sua registrazione c'è davvero tanto lavoro, perché è potente ma anche completo.
Grazie per avercelo regalato.
Ammetto di essere stata una persona che riteneva indispensabile "dire la mia", Poi, sara' che sono cresciuta, sara' che ho altre cose in cui investire le mie energie, sara' che tu ed altre siete entrate a far parte della mia vita, ho capito che non c'era questa necessita' di diver sempre dar voce ai miei pensieri, soprattutto quando in disaccordo.
Grazie Carlotta per fornirmi sempre grandi spunti di riflessione. Sento che grazie alla rete di mamme "divulgatrici" di Instagram mi sto evolvendo, sto imparando a non mettere la mia famiglia sempre al primo posto (come ho sempre visto fare a mia madre), sto imparando a prendermi cura di me stessa fisicamennte e mentalmente, ad accettare i miei burnout condividendo con le persone che mi sono torno le mie necessita' per ritrovare un equilibrio.
Grazie Carlotta, grazie davvero!
(scusa la mancanza di accenti ma scrivo dalla tastiera inglese e non mi sono mai posta la domanda di come fare le lettere accentate, se Alex me lo volesse spiegare accetterei volentieri LOL)
Ps. Io ho la tastiera inglese su Mac: per fare l'accento, faccio option + accento nella direzione che voglio + vocale ;-)
Come te mi sono fatta prendere dalla ragnatela di pensieri ;) a presto e grazie per la tua sincerità e soprattutto il tuo coraggio!
"cerca di capire prima di essere capito o capita".
Uao, che cambiamento di prospettiva e attitudine solo seguendo questa regola. Molto utile in più campi, dalla genitorialità al business, tra l'altro ;-)
Mantra meraviglioso che mi ha aiutata tanto nell'impostare i valori della mia comunicazione :-) Grazie per averlo ricordato qui, Zaira!