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229. Educazione digitale: come costruire alleanze tra famiglie e a scuola | interviene Marco Gui

In questo episodio di Educare con Calma torno a parlare di un tema che tocca da vicino tante famiglie e che spesso genera dubbi, preoccupazioni e sfide. A volte i valori e le scelte consapevoli che portiamo avanti a casa sull’uso del digitale contrastano con un ambiente scolastico e sociale in cui la tecnologia sembra essere ovunque: c'è un modo per aiutare nostrǝ figliǝ a orientarsi in questo scenario senza sentirci solǝ?

8 agosto·
36 min
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Marco Gui
Per rispondere a questa domanda, ho chiesto il supporto di Marco Gui, docente di Sociologia dei media e fondatore del progetto «Patti Digitali», che sostiene gruppi di genitori e scuole nella creazione di patti condivisi per un’introduzione graduale e consapevole al digitale.

Marco ci racconta come è nato il progetto, quali sono i suoi principi e i valori su cui si fonda e in che modo può aiutare concretamente le famiglie a non sentirsi sole quando scelgono di limitare l’uso degli schermi.

Approfondiamo poi l'argomento con una domanda arrivata sul Forum della comunità La Tela, per riflettere insieme su come promuovere un uso più consapevole e intenzionale della tecnologia anche nel contesto scolastico, attraverso il dialogo con insegnanti e strumenti concreti.

:: I punti salienti dell'episodio:

00:00 Introduzione e benvenuto.

03:54 Che cosa succede quando le scelte educative familiari sul digitale si scontrano con un contesto sociale e scolastico dove la tecnologia è pervasiva?

05:57 Il progetto «Patti digitali»: come è nato e come si è evoluto.

09:32 I principi su cui si fondano i Patti digitali.

13:48 Come si crea concretamente un Patto digitale?

16:28 In che modo si sviluppa la collaborazione tra Patti digitali e gli ambienti scolastici?

19:35 Come possiamo, da genitori, promuovere un uso della tecnologia a scuola che sia davvero al servizio dell'apprendimento?

32:50 Riflessioni finali.

:: Nell'episodio menziono: 

Conosci l'ospite

Sono docente di Sociologia dei media nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale e Direttore del centro di ricerca "Benessere Digitale" all’Università di Milano-Bicocca. Mi occupo di digitalizzazione della vita dei minori e dei suoi effetti individuali e sociali. Sono co-fondatore della rete dei "Patti Digitali". Un profilo delle mie attività scientifiche si trova qui www.marcogui.it

Carlotta: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di Educare con calma. Oggi parliamo di nuovo di tecnologia, schermi e cellulari. Dico di nuovo perché ne ho parlato un po' di tempo fa in un altro episodio del podcast che vi invito a recuperare se vi interessa l'argomento è il numero duecentoquattro si intitola bambini e smartphone e in quel caso avevo approfondito appunto le dinamiche in famiglia legate alla richiesta di di esporre di un telefono, di dare a un telefono. Abbiamo parlato di questo argomento anche nel pacchetto editoriale tra il dire e il digitale. Sapete che nell'abbonamento a tutta la tela ogni tanto facciamo un lavoro speciale, un lavoro bonus che prescinde dal percorso per educare a lungo termine e che si incentra su una tematica.

Quel lavoro in quel caso nel pacchetto tradire e il digitale era proprio un lavoro sull'educazione digitale, includeva anche un bellissimo focus di Silvia D'Amico che gli abbonati allora hanno ricevuto gratis e che adesso trovate nello shop che si intitola schermi come tornare indietro se vedo dipendenza e proprio in quell'occasione abbiamo mandato insieme al pacchetto editoriale anche un una newsletter per chi l'abbonamento avete accesso all'archivio delle newsletter e della newsletter di dicembre duemila ventiquattro. Se non siete ancora iscritti o iscritti alla newsletter tra l'altro vi ricordo che potete farlo andando su latella punto com barra newsletter così le ricevete gratuitamente quando le inviamo. Come il appunto anche la newsletter è un contenuto al quale lavoriamo davvero con tantissima cura e che amiamo offrire gratuitamente perché sappiamo che non tutti possono permettersi l'accesso all'abbonamento ed è per questo che cerchiamo sempre creare contenuti anche per le famiglie che non fanno parte dell'abbonamento. Però ecco se invece ce l'avete l'abbonamento andate a recuperare questa newsletter avete accesso tutto l'archivio e la trovate nella pagina la tela punto com barra newsletter. Come dico spesso l'educazione digitale parte in famiglia dal genitore l'ho scritto anche nel mio libro cosa sarò da grande ma tante famiglie mi chiedono questo ok Carlotta per noi in famiglia avere un rapporto equilibrato con gli schermi è una priorità ed effettivamente negli anni abbiamo acquisito delle buone abitudini come fare un uso intenzionale della tv, non usare il telefono per calmare I bambini, non usarlo come ciuccia emotivo eccetera eccetera.

Poi però arrivano a scuola e direi già molto evidente dalle medie ma si può anche apprezzare fin dalle elementari e sempre prima e sembra che le relazioni tra I bambini debbano passare attraverso uno schermo. E allora quando si è impostato insomma un in famiglia un'abitudine di prestare particolarmente attenzione alla tecnologia, all'uso che ne facciamo, all'educazione digitale sembra ci si sente un po' soli, un po' fuori dal coro, a volte anche in difficoltà nel sostenere quei limiti, quei confini che in famiglia abbiamo costruito con tanta cura. In questo episodio vorrei parlare proprio di questo. Non entreremo moltissimo nel nel profondo dell'argomento staremo forse un pochino più sulla superficie ma avrò anche l'intervento di un ospite che tra poco vi presento che credo che potrà veramente aiutare ad avviare questa conversazione prima di tutto nelle vostre menti nei vostri cuori nel nelle vostre decisioni e poi più avanti con I propri figli e con il mondo fuori quindi anche con insegnanti dei vostri figli. Quindi parliamo di questo: parliamo di che cosa succede quando le scelte educative digitali che facciamo in casa si scontrano con un contesto sociale e scolastico dove la tecnologia è pervasiva.

Come possiamo accompagnare I nostri figli e le nostre figlie in un mondo spesso iperconnesso senza rinunciare ai nostri valori? Questo è un po' quello che cercheremo di rispondere e non lo farò da sola. Lo farò appunto con l'intervento che mi gentilmente inviato Marco Gui che è docente di sociologia dei media e fondatore di un progetto che io ho trovato molto interessante e che si chiama Patti digitali. Patti digitali nasce proprio per sostenere le alleanze di genitori sul tema della gestione consapevole dei dispositivi digitali e anche su come introdurli gradualmente nella vita dei minori offre supporto a gruppi di genitori associazioni enti scuole per la realizzazione proprio di patti educativi condivisi adesso tra un attimo vi spiego un pochino meglio ma prima vi lascio ascoltare la prima parte dell'intervento di Marco che ci spiegherà appunto come è nato questo progetto e quali sono I principi su cui si basa. Prima però ci tengo a dire che questa non è una sponsorizzazione, non è un marketing, non ci sono accordi tra noi tra la tela e patti digitali, questo è proprio solo un mio desiderio personale di diffondere consapevolezza su una questione che mi sta veramente a cuore e che credo che quando non c'è questa consapevolezza la genitorialità sia più difficile e quindi mi piace offrirvi strumenti che possano aiutarvi a sentirvi meno soli in queste vostre scelte di educazione digitale che oggi possiamo definire magari un pochino controcorrente.

Vi lascio ascoltare la prima parte po' controcorrente. Vi lascio ascoltare la prima parte dell'intervento di Marco Gui in cui gli ho proprio chiesto come sono nati questi patti digitali come è nato il progetto?

Marco: Ma la nascita dei primi patti digitali è stata piuttosto spontanea. Immaginatevi un gruppo di genitori all'uscita di una scuola primaria genitori di bambini e bambine della quinta che si trova a parlare del più e del meno aspettando l'uscita e emerge anche il tema degli smartphone. Qualcuno dice dovremo dargli questi strumenti, questi dispositivi tra in quest'estate il passaggio tra la quinta e la prima media sai si fa si fa così, I bambini cominciano a averlo gli amici gli scrivono qualcuno pone dei dubbi sì però io mi sento impreparato a gestire quest'altro fronte non ho le competenze adatte e non penso che mio figlio e mia figlia siano pronti certo aspettare vuol dire tagliarli fuori dalle reti a meno che qualcuno dice a meno che non ci si metta insieme e se I bambini andassero nella stessa classe alle medie allora potremmo creare un gruppetto in modo che anche un bambino senza uno smartphone non si senta isolato questo ci darebbe il tempo di prepararci meglio di lasciare a loro il tempo un po' di maturare di parlarne meglio con loro ma anche di fare rete tra genitori, cercare di confrontarci e capire le strategie migliori per affrontare il problema.

La cosa interessante è che questo tipo di conversazioni avvengono in maniera indipendente in diverse parti d'Italia e in particolare in due luoghi in Friuli un'esperienza nata nell'alveo dell'associazione Mac, media educazione comunità e e in Lombardia vimercate quando queste due esperienze che cominciano a organizzare indipendentemente delle serate di discussione tra genitori più o meno formalizzate quando queste due esperienze si conoscono a vicenda anche per il tramite del noto scrittore Alberto Pellai queste due esperienze cominciano a fare rete. Si si coordinano e dato che c'è un contatto con l'Università di Milano Bicocca si decide di creare una rete che possa promuovere questa idea in modo un po' più strutturato dare supporto ad altri gruppi che vogliono costituire un accordo tra genitori quel quel a meno che di cui si diceva prima a meno che non ci sia un gruppo che si accorda ecco dare sostanza a questa e supporto a questa idea. E così queste prime due realtà Friuli e Lombardia si uniscono e creano un sito patti digitali punto it che promuove questa idea in altre in altri territori e ben presto tantissimi altri territori mhmm accettano questa proposta segno di un'esigenza molto forte di famiglie soprattutto che si sentono un po' lasciate sole, si sentono di avere un deficit di guida da parte delle istituzioni e così decidono di auto diciamo regolare di autocreare una norma sociale che in questo ambito manca quella norma sociale che può togliere fatica ai genitori che decidono di aspettare per tante ragioni diverse e e creare un supporto collettivo per questa decisione.

I primi patti digitali che nascono cominciano a darsi dei principi di riferimento e il manifesto dell'educazione digitale di comunità racchiude queste principi e due di essi sono particolarmente importanti e caratterizzanti della rete dei patti digitali. Il primo è sì alla tecnologia nei tempi giusti. Qui il principio è che contrariamente a molte iniziative che sono nate assolutamente benemerite nel campo dell'educazione digitale l'approccio dei patti digitali è che l'educazione all'uso consapevole dei media vada associata anche a iniziative di protezione e limitazione fase specifica. Cioè vuol dire che non tutte le età sono adatte a certe esperienze online a prescindere dall'educazione che si possa fornire alcuni processi non sono maturi perché I bambini e bambine partecipino a certi ambienti digitali per come sono costruiti per le dinamiche cognitive ed emotive che vi hanno luogo ma anche non sono pronti a usare certi strumenti che sono altamente stimolanti che sono difficilmente arginabili, contenibili nel corso della giornata e quindi secondo questo principio il compito degli adulti è anche costruire una gradualità che con autonomie crescenti porti alla fine a diventare autonomi nel mondo digitale. Tra parentesi questo approccio consente anche di rispettare le leggi vigenti in Italia in virtù del GDPR per come è stato recepito nel nostro paese l'uso delle piattaforme dove bisogna dare il consenso all'utilizzo dei dati è vietato sotto I quattordici anni.

Quindi questo principio di gradualità è anche coerente con l'attuale normativa. Il secondo principio molto importante di questo Manifesto dei Patti Digitali è: ci vuole una comunità. Qui il discorso fa perno sulla esigenza di una norma sociale. Il cambiamento tecnologico che è stato così forte non lasciato il tempo alla comunità adulta per creare delle norme sociali. Le norme sociali sono molto importanti perché le comunità possono regolarsi e anche essere efficaci nell'educazione.

Quindi il fatto di creare un patto locale di accordarsi su per esempio un'età in cui questo gruppo di genitori ritiene opportuno consegnare uno strumento di navigazione autonoma ai propri figli sopperisce questa mancanza di norme sociali e aiuta I genitori questo è emerso anche in alcune sarde che sono state condotte sui primi patti toglie fatica ai genitori perché la norma sociale non è la norma non è imposta dai genitori da soli contro il mondo ma ma è decisa da una comunità, da una realtà locale.

Carlotta: Ora che Marco vi spiegato un pochino con le sue parole come è nato, vi raccontato la storia che tra l'altro è la storia di tutti I cambiamenti io credo no? Di tutti I movimenti. Nasce da un'esigenza, nasce da un gruppo di genitori che si siede e dice u u questo per me non va. I miei valori sono diversi. Che cosa facciamo?

E questo secondo me è molto molto bello. Dovete sapere che mhmm a me questo progetto è da tanto che conosco questo progetto ormai non sono ancora riuscita a parlarvene ma in realtà me l' fatto conoscere proprio un genitore che fa parte della comunità di tutta la tela. Sara se ci stai ascoltando grazie sei tu grazie per averci fatto conoscere questo progetto e tra l'altro nelle risorse in fondo all'episodio vi lascio I link al sito di Patti digitali in cui trovate anche le linee guida utili per far nascere se volete un patto digitale condiviso all'interno della vostra comunità. Ma visto che magari siete un pochino come dire confusi da che in che senso far nascere un patto digitale nella mia comunità ecco in pratica il processo per creare un nuovo patto digitale segue diverse fasi uno la costituzione del gruppo di avvio quindi c'è un gruppo iniziale di persone interessate al tema del digitale che si riunisce per avviare il percorso questo supera in linea con la nostra visione come sapete io dico sempre che il cambiamento può avvenire solo dal basso per me ad esempio è così progetto La Tela Teachers in cui offriamo corsi, prodotti, contenuti per l'infanzia gratuiti a insegnanti mh che lavorano in Italia ma anche all'estero.

Ci sono veramente tantissimi insegnanti italiani da ogni parte del mondo. E anche patti digitali parte proprio così da un gruppo di persone che hanno un bisogno e si mettono insieme. E il secondo passo è proprio quello di definire delle regole comuni: si condividono dei principi guida, si stabiliscono impegni concreti, come per esempio l'età appropriata per l'uso degli smartphone, le modalità di accesso ai social media, eccetera. E una volta sottoscritto questo patto, il patto prevede momenti di accompagnamento come incontri periodici per condividere esperienze e monitorare l'andamento dell'accordo. E inoltre Patty Digitali offre supporto per la gestione dell'approccio alla tecnologia, non solo a gruppi di famiglie, ma anche alle scuole, come vi ho detto all'inizio.

Io questo lo trovo davvero interessante perché la scuola è il primo ambiente dopo la famiglia in cui avviene l'approccio al digitale, spesso anche in questo caso senza linee guida efficaci per esempio mi è capitato di sentire I genitori raccontare che I loro figli passano molte ore su piattaforme digitali per fare I compiti e non stiamo parlando della pandemia stiamo parlando della non pandemia della realtà di tutti I giorni e poi mi raccontano che si sentono più distratti, più stanchi, meno motivati oppure sento di insegnanti che mi raccontano che vorrebbero usare strumenti digitali in modo più creativo ma si scontrano con limiti tecnici, mancanza di tempi troppo stretti sapete che la tela è un ricettacolo tra virgolette di tutte queste informazioni noi parliamo con I genitori, con insegnanti, con persone che vogliono questo cambiamento tanto quanto noi ogni giorno e facciamo tesoro di queste conversazioni e sono poi proprio queste conversazioni che ispirano gli episodi del podcast, I contenuti del percorso, I contenuti della newsletter, eccetera eccetera. Okay quindi la prossima domanda che ho fatto a Marco Gui è come preso la scuola questi patti digitali come accolto il vostro progetto la scuola in generale quindi le scuole con cui avete lavorato e come possiamo da genitori promuovere un uso della tecnologia a scuola che sia davvero al servizio dell'apprendimento Su questi due aspetti vi lascio prima un audio di Marco, la seconda parte della sua testimonianza che ci parla appunto della collaborazione di patti digitali con la scuola e con altre istituzioni pubbliche e invece sulla seconda domanda vi leggerò prima un post di una genitrice della comunità La tela che scritto sul forum e poi la risposta di Marco che gentilmente ci scritto vi lascio con la seconda parte dell'intervento di Marco

Marco: Le reti di genitori che sono nate sul territorio italiano hanno le forme più diverse ma sono accomunate dal rispetto di questi principi. Queste reti hanno coinvolto scuole, hanno coinvolto istituzioni locali, hanno coinvolto pediatri e alcuni di questi fronti si sono rivelati tanto diciamo sfidanti quanto generativi. In particolare il dialogo con le scuole messo in luce che una scelta di genitori di posticipare l'arrivo dello smartphone ma di gestire in modo graduale l'accesso ai media digitali e l'educazione digitale bisogno della collaborazione della scuola. Inizialmente le scuole erano piuttosto caute e riottose a seguire questo tipo di principi perché li consideravano mh in contrasto con le spinte forti spinte alla digitalizzazione della scuola che venivano dal dal PNR, dal del piano scuola quattro punto zero. Nel corso tempo si è invece visto più chiaramente la complementarietà tra queste tra l'azione delle famiglie di gradualità e l'azione delle scuole che può immaginare un'educazione digitale fatta soprattutto a scuola per quanto riguarda la parte didattica con persone competenti ma lasciando la libertà a quelle famiglie che vogliono essere più caute di poterlo fare.

Questo ovviamente vuol dire compiti a casa su internet pensati in modo che le famiglie possano essere presenti vuol dire non richiedere una connessione permanente tutto il pomeriggio, non dare per scontato che I bambini delle primarie e delle secondarie di primo grado siano perennemente connessi alla rete per svolgere I compiti ma creare dei momenti significativi in dialogo con le famiglie.

Carlotta: Grazie Marco per questo audio così completo che veramente credo che sia abbastanza incoraggiante onestamente almeno per me lo è sapere che molte scuole si dimostrano sempre più aperte ed accoglienti verso l'importanza di queste problematiche le chiamerei così. Ora vi leggo la domanda che è arrivata sul forum della tela. Per chi non lo sapesse il forum è il nostro spazio online sulla tela punto com in cui le famiglie si incontrano per condividere dubbi, fatiche, per apportare riflessioni, ma anche per condividere piccole, grandi vittorie, per supportarsi a vicenda in uno spazio senza giudizio, in uno dove davvero ci si senta meno soli, più accolti, più in linea con I propri valori, in cui ci si possa sentire autenticamente se stessi perché le persone che abbiamo intorno condividono I nostri stessi valori e ci capiscono ci sentiamo capiti ci sentiamo ascoltati. Per me questo è uno spazio importantissimo perché una delle grandi fatiche dei genitori che scelgono un metodo di educazione alternativo è proprio questa grande solitudine questo sentirsi un pesce fuor d'acqua una voce fuori dal coro vi leggo il messaggio di questa genitrice buongiorno telisti e teliste Scrivo qui per avere un confronto con voi. Da sempre cerchiamo di limitare gli schermi a casa e dopo aver approfondito questa tematica anche I venti minuti di cartoni al giorno sono stati aboliti per fare un detox.

E devo dire che dopo I primi due giorni di crisi poi I bambini non hanno più nemmeno chiesto di vedere I cartoni. Vi scrivo per la questione schermi a scuola. Da quello che mi racconta mia figlia sei anni usano la lim sempre per qualsiasi cosa anche per sentire canzoni o per leggere libri e sono molto preoccupata. Quindi ho aperto un dibattito su un gruppo classe per chiedere una riunione con le insegnanti e gli insegnanti ma vorrei avere un consiglio su come affrontare l'argomento con loro. Quanto possono usare questo strumento?

Fino a che punto è funzionale alla Nella classe di mia figlia usano anche una piattaforma per imparare la matematica e ci viene detto che dovremmo farla esercitare anche a casa, ma a noi sembrano videogames I giochini proposti, basati su premi e velocità di esecuzione, quindi abbiamo smesso di farglielo fare a casa. Come si può richiedere un uso limitato degli schermi se la lim è la loro lavagna? A me tutto ciò fa un po' paura tanta fatica per limitare gli schermi a casa e poi l'istruzione deve passare per forza da lì? Mi è piaciuta tantissimo questa domanda e prima di leggervi la risposta che dato Marco Bui perché gli abbiamo proprio rigirato questa domanda e lui ci gentilmente scritto la sua risposta che vi leggo tra un attimo vorrei semplicemente dire che questo è un po' il dilemma dell'educazione a lungo termine tanta fatica per educare in un modo a casa e poi fuori il mondo, la società, rema controcorrente, completamente diverso. Che senso senso.

Senso perché I nostri figli devono sapere che esiste un'alternativa. Quando sanno che esiste un'alternativa possono sceglierla, quando non sanno che esiste un'alternativa fanno esattamente quello che fanno tutti fuori. E questo sì potrebbe essere pericoloso perché non sviluppano la loro mente critica, non sanno che gli schermi possono creare dipendenza, non affrontano queste tematiche in casa con I loro genitori che possono fare da filtri a determinate problematiche e soprattutto non vedono con I propri occhi che effettivamente si può stare al ristorante senza schermi, si può stare un fine settimana intero senza guardare la televisione anche se fuori piove e non vogliamo uscire che poi vi ricordo che la pioggia non significa che dobbiamo rimanere a casa. Possiamo uscire anche con la pioggia basta che abbiamo I vestiti gli scarponcini, le scarpe giuste. Chiusa parentesi okay ho fatto un pensiero a ragnatela però ecco ci tengo a ricordarvi che questo è un po' quello che facciamo sulla tela continuamente.

Ci ricordiamo che l'importante è continuare ad offrire quell'alternativa. L'importante non è quello che fa il mondo fuori anche se il mondo fuori ci può far sentire demotivati ma l'importante è continuare a offrire quell'alternativa di vista molto teorico ma non avevo davvero le prove di quello di cui stavo parlando oggi ho tantissime prove che questo è vero che questa è realtà o le prove dei miei figli o le prove delle famiglie della tela siamo migliaia di famiglie sulla tela e tante di loro sono cresciuti con noi e oggi vediamo gli stessi benefici del continuare imperterriti ad offrire l'alternativa. Quindi se in questo momento anche tu ti senti demotivato, ti senti demotivata perché pensi che senso senso continua a mostrare l'alternativa perché senso. Ok adesso vi leggo la risposta di Marco perché come vi ho detto abbiamo girato la domanda a lui. Come genitori è valido chiedere un utilizzo consapevole e strettamente didattico delle tecnologie e il dialogo con gli insegnanti è fondamentale delle tecnologie e il dialogo con gli insegnanti è fondamentale per costruire insieme un percorso che metta al centro il benessere digitale dei bambini.

Sul sito di Patti digitali trovate delle indicazioni concrete su quello che consigliamo alle scuole per supportare I genitori nel loro percorso di costruzione di un'educazione digitale graduale. Nel documento ad esempio chiediamo alla scuola e lo mette tra virgolette che regoli l'utilizzo delle tecnologie in modo che siano usate esclusivamente affini didattici e non di puro intrattenimento quindi per esempio non durante l'intervallo con la visione di video non perché le insegnanti, gli insegnanti devono preparare la stanza e allora mettono I bambini davanti allo schermo, non nelle transizioni mentre si aspettano I genitori che devono arrivare un pochino più tardi, ecco non in queste circostanze ma esclusivamente a fini didattici e poi scrive ancora e chiediamo anche alle scuole di curare che esse ovvero le tecnologie non interferiscano con I necessari momenti di socializzazione quindi è assolutamente legittimo chiedere alle scuole che questi strumenti siano sempre utilizzati sotto la guida dei docenti e per attività strettamente connesse alla didattica. Tra l'altro prima di continuare faccio una piccola parentesi. Le parole di Marco mi hanno fatto venire in mente che se andiamo a leggere le direttive del MIUR o MIUR. L'ho sentito pronunciare in entrambi I modi ma comunque il ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca le direttive non vietano l'uso della tv ma dicono chiaramente che deve essere usata in modo attivo e creativo per sviluppare una mente critica e con la mediazione adulta, quindi non come babysitter e anche come strumento di accesso a culture e forme d'arte diverse.

E sempre secondo le direttive il Miur predilige visioni brevi e contestualizzate quindi non metterli davanti alla TV perché devono come dicevamo prima preparare la sala o perché alcuni bambini non dormono eccetera eccetera quindi secondo le direttive MIUR uno la TV è pensata come materiale didattico proprio come diceva Marco da esplorare in modo partecipato esempio guardo un breve spezzone e poi lo contestualizzo ne disegno la scena invento un finale diverso eccetera eccetera. Due l'attenzione è sull'uso attivo ed espressivo più che la su sulla fruizione passiva. Di questo tra l'altro la differenza tra schermi attivi e schermi passivi abbiamo parlato tanto sulla tela perché è una differenza davvero grande se scegliete di esporre I vostri figli soprattutto piccoli agli schermi fate in modo che sia il più possibile schermi attivi prima di tutto fate in modo che se siete ancora prima degli schermi posticipate il più possibile andateli ad ascoltare I contenuti che abbiamo sulla tela leggete il capitolo relativo alla tecnologia all'uso degli schermi del mio libro posticipate il più possibile ma poi usate schermi attivi il più possibile proprio per questo sulla tela tutti gli schermi che noi proponiamo sono schermi attivi ovvero schermi in cui il bambino si sta guardando uno schermo ma sta facendo qualcosa con le mani sta imparando qualcosa attraverso quello schermo è uno schermo, un apprendimento attivo.

Ok, altra ragnatela di pensieri continuo con quello che scritto Marco. Quindi ci detto che è legittimo chiedere alla scuola che la televisione, lo schermo sia usato in maniera strettamente didattico. Ma cosa si può fare da genitori nel caso in cui anche l'uso didattico appaia smodato o non adeguato? La rete dei patti digitali sempre consigliato durante la scuola primaria e secondaria di primo grado che l'uso dei media digitali per la didattica avvenga soprattutto a scuola piuttosto che a casa dando per scontato che gli insegnanti e le insegnanti siano formati ad un loro utilizzo consapevole per la didattica. Questo in molti casi è vero o perlomeno è vero che a scuola insegnanti riescono a far fare un utilizzo degli schermi più controllato e significativo di quanto possa avvenire in media nelle famiglie.

Tuttavia la formazione di insegnanti è in molti casi carente soprattutto su alcuni aspetti di benessere digitale. Per esempio, qual è il livello di stimolazione sensoriale adeguato per dei bambini della scuola primaria? La mamma che posto questo dubbio si è accorta che la piattaforma indicata dalla scuola prevede delle sessioni con ritmi troppo veloci. Si tratta di una preoccupazione legittima infatti molte ricerche negli ultimi anni hanno messo in luce che la ricchezza informativa che I media digitali permettono oltre ad essere un chiaro vantaggio in molte situazioni può anche portare a distrazione e sovrastimolazione. Di questo abbiamo parlato tanto sulla tela.

Andate a recuperare I contenuti. L'ho già detto ma lo ripeto perché vorrei davvero che facesse questo lavoro perché la vostra consapevolezza e la vostra intenzionalità in questa conversazione è fondamentale poi Marco continua ecco alcuni degli strumenti che consigliamo a insegnanti per gestire questo tipo di naturalmente sono strumenti da utilizzare in maniera coerente con l'età degli studenti uno aprire una conversazione con gli studenti sui meccanismi dell'attenzione e sulla gestione del tempo al fine di sviluppare competenze di autoregolazione in questo campo esempio discutere con gli studenti di quale tipo di protezione dell'attenzione è necessario per ogni diversa attività di studio a casa. Questo tra l'altro ne parliamo spesso anche proprio tra I genitori perché è veramente importante parlare con I bambini degli della TV degli effetti che sentiamo quando guardiamo troppa TV l'occhio rosso quando guardato troppa TV una disregolazione quindi gli sembra di fare fatica a regolare le sue emozioni piange per qualsiasi cosa è irascibile questo perché spesso e volentieri guardato neanche troppa TV magari ma guardato un contenuto che messo il suo cervello in una centrifuga con proprio come diceva Marco suoni troppo alti, colori sgargianti, cambi di scena troppo veloci, inquadrature a raffica eccetera eccetera.

Due non offrire troppi stimoli a una velocità eccessiva per esempio lezioni sovraccariche di slide che scorrono veloci, attività su interfacce piene di link o immagini non legate al compito. Tre. Per le attività didattiche e per la fruizione dei contenuti preferire piattaforme pensate per la didattica e la collaborazione piuttosto che piattaforme commerciali che sfruttano la frammentazione dell'attenzione a fini di profitto quattro prevedere nella formazione di insegnanti spazi dedicati esplicitamente alle sfide cognitive dei media digitali come la tendenza al multitasking, il carico cognitivo, gli effetti della frammentazione dei contenuti, la gestione dell'attenzione. Marco su ognuno di questi punti che hai detto dovremmo farci un episodio trovo veramente tutto molto interessante ma tutti questi strumenti insieme ad altre riflessioni interessanti e anche ai dati provenienti dalle ricerche potete visionarli in questo PDF di cui vi parlavo all'inizio che si intitola costruire il benessere digitale a scuola che potete trovare sul sito di Patti digitali e che come vi ho detto prima vi metto proprio anche nelle risorse nelle note di questo episodio. Ci tengo a ringraziare Marco per questo suo intervento e ci tengo anche a concludere con un'ultima riflessione.

La rete di supporto di Patti digitali di cui abbiamo parlato oggi va in una direzione che per me è la direzione fondamentale di tutto il nostro percorso educativo come genitori ovvero che il cambiamento sia in famiglia che a scuola parte sempre dall'adulto, dalla consapevolezza, dall'intenzionalità e parte anche dal dialogo e per dialogo intendo proprio sedersi e parlarsi anche quando ci sono visioni diverse cercando soluzioni condivise invece di creare contrapposizioni. Lo dico perché a volte quando ci troviamo in disaccordo con le scelte della scuola che si tratti dell'uso degli schermi o di altro tendiamo a chiuderci e quindi stare in silenzio oppure a scontrarci con insegnanti, a puntare il dito sul loro lavoro, senza quel beneficio del dubbio, senza la curiosità. Questo non è dialogo. Questo non è un dialogo che porta a una costruzione. Questo è un puntarsi il dito che crea una barriera tra la generazione futura e prima lo capiamo e prima la generazione futura e prima lo capiamo e prima ci mettiamo in questa ottica prima riusciremo a collaborare invece di scontrarci continuamente.

Se mi ricordo vi lascio anche un reel vecchio proprio su questo argomento nelle note dell'episodio. Non siamo l'uno contro l'altro. Non è la nostra visione contro la loro visione. A volte semplicemente abbiamo la stessa visione, abbiamo lo stesso obiettivo ma non abbiamo gli strumenti o magari non c'è stata occasione di parlarne in modo costruttivo. Sulla tela trovate diversi contenuti su come avviare un dialogo costruttivo con insegnanti.

C'è quel mio reel di cui vi ho appena parlato che si chiama genitori e insegnanti non puntatevi il dito. C'è un post del blog di Sara Ghirelli come avere colloqui costruttivi con insegnanti. C'è un reel di Martina Righetti su come comunicare ad insegnanti un feedback negativo con gentilezza in maniera costruttiva invece che distruttiva. Se mi ricordo anche questi li lascio nelle risorse dell'episodio. Insomma se c'è una cosa che possiamo fare fin da subito è avviare il dialogo e magari come primo passo sull'uso del digitale portare all'attenzione della scuola proprio uno strumento come I patti digitali A volte basta un primo piccolo passo per costruire insieme un contesto, in questo caso un contesto digitale, più valido, più efficace, più consapevole, più rispettoso dei bisogni dei bambini e dei ragazzi.

E il bisogno di un'educazione digitale consapevole, Questo è tutto per oggi. Vi Questo è tutto per oggi vi ringrazio se siete arrivati fino qua vi ringrazio per anche per come dire tollerare accogliere la mia passione quando parlo di questi argomenti a volte lo so che posso risultare un po' dura, un po' estrema ma perché penso veramente che sia un lavoro assolutamente necessario che possiamo avviare tutti e tutte. Spero che questa conversazione abbia piantato alcuni semini vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma e nel frattempo vi ricordo che se volete commentare unirvi alla conversazione ampliare con le vostre riflessioni domande dubbi potete farlo sulla tela punto com barra podcast basta cercare il numero dell'episodio il titolo dell'episodio nella lente di ingrandimento nella lente di ricerca non mi rimane che augurarvi buona giornata buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo ciao ciao

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