Preferiti dei bambini
benvenuti a un altro episodio di educare con calma e anche questa volta non ce l'ho fatta. Non ho pubblicato di venerdì nel venerdì europeo, ma mi consola sapere che almeno è venerdì in qualche parte del mondo. Quindi dai, non sono proprio fuori completamente, ma dalla prossima settimana cercherò davvero di pubblicare il venerdì mattina europeo. Quindi oggi vorrei parlarvi di un tema sul quale in questo periodo ricevo moltissime domande. Sono un po' nervosa, non so se l'ho ascoltate dalla voce, perché è un tema complicato. È un tema importante ed è un po' tabù, un tema, un po' tabù. Forse. E quindi lo affronterò nell'unico modo che conosco per affrontare temi difficili con i miei figli, ovvero con spontaneità e con sincerità. Parliamo di morte e parliamo di dolore. Se siete iscritti alla mia newsletter, alcune di queste cose le avrete già lette e se avete il libro, avere paura che ho scritto per la collezione gioca e impara con il metodo Montessori. Anche lì ci sono alcune cose, alcuni spunti di cui parlerò oggi. Inizierei parlando del dolore. Credo che la morte sia una di quelle cose che nascondiamo ai nostri figli per paura che soffrano per paura del loro dolore, ma mi ci butto proprio a capofitto senza tanti giri di parole. Il dolore non è qualcosa da cui dobbiamo proteggere i nostri figli. Ho sempre la sensazione che i genitori pensino che il dolore dei figli sia un fallimento dei genitori, un loro fallimento e che come genitori dobbiamo risolvere questo dolore. La società ci ha venduto l'idea che i genitori debbano proteggere i figli dal dolore, dalla morte, dalla paura. Pensiamo che il nostro compito, il nostro lavoro di genitore, sia quello di proteggere i nostri figli. Ma io, nella vita, quando ripenso ai miei momenti di dolore, so bene che sono quelli che mi hanno fatta crescere di più. E potrà sembrare superficiale, ma credo sia importante ricordarlo. Il dolore è ciò che crea coraggio è ciò che crea saggezza e ciò che crea empatia. Queste caratteristiche si manifestano quando dobbiamo superare degli ostacoli quando dobbiamo fare fronte al dolore. E quindi, quando pensiamo di dover proteggere i nostri figli dal dolore, in realtà non ci rendiamo conto che li stiamo proteggendo dall'unica, cosa che può renderli persone più resilienti. Il nostro lavoro dei genitori non è proteggerli dal dolore. Il nostro lavoro è esserci quando sentono dolore è essere presenti quando soffrono. Vi racconto una storia che avevo raccontato in una newsletter passata alla sera. I bimbi guardano sempre dieci venti minuti di un cartone o di un documentario. Noi siamo molto affezionati ai documentari, che per me sono veramente ottimi. Sono sempre in linea con la filosofia in cui io credo che offrire la realtà ai bambini. E quel giorno Oliver stava guardando African Cats, che è uno dei documentari della bellissima serie di Disney Natu. Nel documentario lei la la mamma leonessa muore e Oliver lo aveva già finito di guardare una volta sempre dieci minuti alla volta, quindi ci aveva messo una settimana o poco più, ma si vede che allora non aveva capito che lei la moriva. Questa volta invece qualcosa aveva fatto click nella sua testa e ha collegato i puntini. Premetto che i miei figli fin da piccoli sono sempre stati esposti alla morte quando si presentava nel nostro quotidiano, che ne so, un uccellino morto al parco, una rana schiacciata sulla strada, ma anche proprio solo da dove viene la carne che mangiamo, che tra l'altro parte della ragione per cui Oliver ha scelto di non mangiare più carne quando aveva quasi tre anni. Emilie, invece la mangia senza problemi ancora oggi e pur sapendo da dove viene, Quindi è proprio personalità a volte. Inoltre, la mamma di Alex è morta quando lui aveva sei anni. E alla domanda dei bambini dove la tua mamma, Alex ha sempre risposto È morta quando io ero piccolo. Vi dico tutto questo per farvi capire che Oliver, quando ha guardato quel documentario, sapeva che cosa fosse la morte. Sapeva che la morte è permanente. Sapeva che la morte è triste, anche perché comporta non poter più rivedere quella persona o quell'animale. Ma la morte di lei, la a cui Oliver si era ovviamente affezionato, è stata la prima morte che lo ha colpito. Ha pianto, ha pianto per due giorni. Ogni volta che ci pensava, scoppiava a piangere. Era di cattivo umore. È stato sicuramente il suo primo dolore intenso. E io non me l'aspettavo. Onestamente, volevo parlargliene. Volevo aiutarlo a gestire questa sua emozione. Volevo risolvere l'emozione, ma mi sono presta resa conto che ogni volta era un monologo e non aveva alcun effetto. Non lo stavo aiutando come lui aveva bisogno che io lo aiutassi. e non lo nascondo, è difficile vedere i nostri figli soffrire e non sapere come aiutarli o rendersi conto che non li stiamo aiutando affatto. Ci sentiamo inutili proprio perché, come dicevo, all'inizio, pensiamo che il nostro compito di genitori sia proteggerli dal dolore, risolvere il loro dolore. Poi una mattina di qualche giorno dopo, Oliver mi ha chiesto una cosa strana mi ha chiesto di disegnargli lei, la la leonessa. Io stavo lavorando in quel momento e gli ho detto che l'avrei fatto dopo me l'ha richiesto altre cento volte quel giorno e anche il giorno dopo. Ma io continuavo a posporre, perché se devo essere sincera a uno, non ne avevo veramente voglia di disegnare Leila e due non so come si disegni un leone e gli avevo perfino proposto di stampare un leone, ma lui voleva proprio che glielo disegnassi il terzo giorno. Quindi a questo punto sì, ero infastidita dalle continue richieste, ma allo stesso tempo ero anche incuriosita da questa insistenza e quindi gliel'ho disegnata molto velocemente su un foglio. Era un disegno pessimo per me, non sembrava neanche un leone. Ma sapete che cosa ha fatto Oliver L'ha conservato per mesi ogni volta che vedeva che pulivo e ordinavo, che è sinonimo di buttare via il superfluo. Correva a prendere il disegno di Leila e lo riportava in camera per evitare che lo buttassi via. E allora ho capito quella era la sua maniera di processare il suo dolore. Io volevo parlare, lui voleva tenere lei là con sé. E ancora oggi faccio fatica a parlarne senza emozionarmi, perché quando ci ripenso da una parte mi rattrista mhm, che quel giorno io non abbia capito immediatamente il suo bisogno e non abbia capito che quello era il suo modo di di processare il dolore. Quello era il modo in cui lui voleva che io lo aiutassi. Ma poi vabbè, ogni volta mi perdono e vado avanti, perché alla fine questa è la genitorialità, no? Sbagliare, perdonarsi, chiedere scusa e imparare e rifare tutto da capo. Ma poi mi emoziona, anche perché quel giorno ho capito che mio figlio sapeva gestire le sue emozioni meglio di come potevo aiutarlo io. E questa cosa a me ha colpito moltissimo. Certo, è doloroso per un genitore rendersi conto di non poter davvero alleviare il dolore dei figli, ma allo stesso tempo devo ammettere che è stato liberatorio perché mi sono resa conto che loro sanno cosa fare. Come praticamente in tutto quello che cerco di spiegare ai genitori della genitorialità. I bambini sanno cosa fare. Se noi li osserviamo e li li capiamo e ci mettiamo un po' in disparte, loro sanno cosa fare se noi diamo loro gli strumenti per lavorare sulle loro emozioni. Se siamo sinceri, se li esponiamo alle emozioni, tutte le emozioni tra l'altro perché non c'è emozione che sia negativa. Tutte le emozioni hanno un posto, un valore dentro di noi. E se noi non cerchiamo di di proteggerli da queste emozioni, loro ci dimostrano che sanno gestirle e addirittura ci guidano verso come aiutarli, ci dicono ci mostrano come aiutarli, proprio come ha fatto Oliver chiedendomi di disegnargli lei là in fondo. Se ci pensiamo, alla fine siamo tutti soli. Con il nostro dolore. Solo noi possiamo, um processarlo. Solo noi sappiamo come processarlo. Sappiamo di cosa abbiamo bisogno per processarlo. Quello che possiamo fare con i nostri figli è esserci. Anche se non possiamo alleviare il dolore dei nostri figli, possiamo aiutarli con la nostra presenza. Um, come dicevo prima, se sappiamo osservarli, se sappiamo ascoltarli attivamente, loro ci aiutano a capire quando hanno bisogno di noi e anche come hanno bisogno che gli stiamo vicino. E questo mi porta alla morte. E ci tengo a dirvi i miei pensieri sulla morte, su come spiegarla ai bambini e sul perché spiegarla ai bambini fin da piccoli. E ve lo racconto perché vedo che la morte è ancora un tabù per i genitori. E molti genitori spesso fanno fatica a parlarne o preferiscono proprio ignorare, l'argomento totalmente per proteggere i bambini dalla morte, per proteggere i bambini dal dolore. E il modo in cui lo fanno è spesso inventando delle storie sulla morte. Tipo è diventato un angelo, è volato in cielo, si è addormentato per sempre o è andato a fare un viaggio molto lungo. In questo modo pensiamo che i nostri figli accetteranno la morte più serenamente. Ma in realtà la maggior parte delle volte queste spiegazioni non solo non bastano, ma creano addirittura confusione nella mente del bambino. Spesso ci dimentichiamo che i bambini sono osservatori attenti. Immaginatevi la morte di una persona cara. Voi piangete, siete tristi e i vostri figli, per quanto vogliate nasconderlo, lo vedono, lo sentono, sentono che mamma e papà sono tristi, ma poi davanti a loro vi mettete una maschera e dite che va tutto bene, che il nonno è solo andato a fare un lungo viaggio e che piangete perché vi manca. Il bambino non trova coerenza tra la spiegazione che riceve e la vostra reazione. Non trova coerenza tra le vostre parole e la vostra tristezza e quindi rimane confuso. Non sa davvero come gestire questa emozione. Forse anche lui sente tristezza, ma voi gli state dicendo che non è necessario. E questo io non lo trovo un modo sano di insegnare le emozioni ai bambini. Poi, ovviamente dobbiamo anche imparare a non mascherare il nostro dolore, perché solo vivendo le nostre emozioni con naturalezza, con spontaneità, possiamo offrire un modello sano ai nostri figli. Ma magari di questo ne parliamo in un altro episodio. Ma quello che ci tengo a dire oggi è che è molto più sano offrire coerenza, offrire sincerità, offrire semplicità nella scelta, nella scelta delle parole e parlare ai nostri figli con lo stesso tatto e la stessa onestà che useremmo con un adulto che amiamo. E che significa ovviamente anche non lasciare dubbi. Attenzione, La morte è per sempre, è irreversibile. Fa parte della vita di ogni individuo. Non è un viaggio da cui poi si torna. Non è andare a dormire, poi svegliarsi. Quindi deve essere chiaro che il bambino non vedrà mai più quella persona. Non vedrà mai più una persona morta, ma potrà comunque pensarla e ricordarla ogni volta che vorrà. Poi, certo, ovviamente bisogna adattare le spiegazioni a livello di comprensione del bambino. Bisogna usare frasi chiare, parole semplici, ma non abbiate paura di usare parole come morte o parole, come uccidere più formalizziamo le parole, i concetti difficili e le introduciamo nel nostro quotidiano. Più combattiamo il tabù e qualsiasi tabù vale la pena di essere combattuto. Per esempio, se parliamo di animali al macello possiamo usare e uccidere invece di sacrificare. Se parliamo della morte del bisnonno, possiamo dire il bisnonno è morto invece di il bisnonno è mancato o si è addormentato per sempre. Che poi tra l'altro, se ci pensiamo, magari non ce ne rendiamo conto. Ma questa cosa del parlare della morte come di un addormentarsi può anche generare paura nel bambino allora di andare a dormire. Quindi io userei sempre le parole più semplici, le parole che userei con gli adulti e cercherei proprio di normali utilizzarle. Poi, certo, una cosa è parlare usando le parole normali del quotidiano che useremo con un adulto e un'altra cosa è esporre i bambini a situazioni che possono creare un impatto traumatico. Questo ovviamente dipende da bambino a bambino. Ma per esempio, se pensate che vostro figlio non sia pronto emotivamente per partecipare al funerale del bisnonno, è meglio proteggerlo da la situazione che non è necessaria. Non è non è un dolore necessario. Ecco, quello da quel tipo di dolore sì che possiamo proteggerlo. Possiamo magari organizzare una piccola cerimonia intima e simbolica a casa per dare l'addio al bisnonno? Possiamo fare un disegno. Possiamo sederci in cerchio e condividere dei ricordi di vita con il bisnonno. Ecco. Ma in generale, per me la cosa più importante quando parliamo di morte e di dolore, è dare risposte oneste. Io vi assicuro, ve lo assicuro, e e raramente assicuro qualcosa. Ma questo sì. Ve lo assicuro che i bambini non fanno domande di cui non sono pronti a sentire la risposta. I bambini non fanno domande di cui non sono pronti a sentire la risposta. E vi dirò di più spesso quando un bambino fa una domanda ad alta voce è perché nella sua testa conosce già la risposta, perché magari la sentite in una conversazione o magari la sentite al telegiornale, ma magari non sa ancora come esprimerla a parole e quindi si affida a noi, a mamma e a papà e ci chiede di esprimerla noi al posto suo. Emily un giorno ha tre anni. A tre anni appena compiuti, mi sembra ci chiese dal nulla tutti muoiono. E questa domanda una bambina di tre anni, non la fa? Se la risposta non è già nella sua mente, questa domanda la fa perché vuole una conferma di quello che ha sentito ed è pronta ora, in questo momento, ad ascoltare. La risposta è pronta per la risposta che senso ha mentirle ora? Se rispondiamo con onestà alle domande dei nostri figli, li aiutiamo anche a fidarsi di noi. E insegniamo loro che noi ci siamo, quando loro hanno bisogno di noi quando si sentono confusi. Ricordo un altro momento in cui Oliver mi aveva chiesto come uccidono gli animali che si mangiano. E io gli avevo detto che ci sono vari modi, ma oggi in genere con un colpo di pistola alla testa e poi non ho aggiunto altro. Sono stata in silenzio e ho aspettato di vedere se aveva altre domande. Quel giorno non ne aveva e questo mi porta a un altro punto importante. Evitiamo i dettagli non richiesti. Spesso quando ci fanno domande che non ci aspettiamo, che ci colgono alla sprovvista, facciamo l'errore di parlare, parlare, parlare perché stiamo cercando di risolvere il nostro proprio disagio. Non so voi, ma io avevo l'abitudine di parlare molto di più e anche più velocemente quando mi sentivo a disagio. Abitudine che ho poi piano piano, lasciato andare e ora è veramente raro che spiego più di quanto debba spiegare. Magari questo potrebbe addirittura essere interessante per un altro episodio del podcast, ma per esempio, se vostro figlio vi fa una domanda a cui potete rispondere sì o no, la risposta è sì o no. E poi aspettate e magari quello basta per quel giorno le parole che usiamo e le cose che diciamo, le cose che decidiamo di dire perché è una scelta consapevole. Le cose che decidiamo di dire ai nostri figli fanno davvero la differenza. E poi, ovviamente, una volta che siamo sinceri, um con le nostre parole a livello pratico di fronte al dolore. Come dicevo prima, dobbiamo cercare di non soffocarlo di di non risolverlo per loro, ma semplicemente di accompagnarlo. E per farlo spesso abbiamo veramente solo bisogno di aumentare il livello di comprensione, di aumentare il livello di empatia, perché di fronte alla morte o di fronte al dolore, ma anche solo di fronte al cambiamento, a volte i bambini cambiano comportamento, perdono l'appetito, si svegliano di notte, si fanno la pipì addosso, magari manifestano comportamenti scomodi o aggressivi. Ma tutto questo fa parte del processo di assimilazione, di accettazione del dolore. Mhm, soprattutto in un bambino che non sa ancora razionalizzare come facciamo noi adulti. E quindi siamo noi a dover andare incontro a loro, a dover accettare loro, a dover accettare un comportamento scomodo e accoglierlo. Perché certo è più difficile offrire comprensione ed empatia a un bambino che si comporta in maniera scomoda. Ma io ti assicuro che quello è proprio il momento in cui ne ha più bisogno. E forse potrei parlare per ora di tutto questo e ho detto molto più di quello che volevo dire. Ma questo perché sono sono veramente pensieri che abitano la mia mente ogni giorno, ma ma per questa volta mi fermo qui. Spero di aver usato più sensibilità possibile. Spero di aver calibrato il più possibile le parole, anche se non è facile quando si parla di un tema così complicato e spero che vi abbia aiutato in qualche modo o in un modo o nell'altro, può aiutare diverse persone in modi diversi o anche solo che abbia piantato qualche semino nella vostra mente. E con questo vi saluto e come sempre vi ricordo che mi trovate anche su Instagram e Facebook, come la tela di Carlotta Blog e sul mio sito www la tela di carlotta punto com dove tra l'altro ora troverete anche il mio nuovo corso Schooling educare a casa e sono molto felice che stia già piacendo tantissimo a tutti coloro che hanno lo hanno acquistato e mi emoziona perché per me è veramente un un progetto del cuore. Buona giornata, buonanotte o buonasera a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao