Speaker 0: Benvenuti e benvenute a un altro episodio di Educare con Calma. Oggi vorrei parlarvi di una cosa che mi chiedete spessissimo: ma I tuoi figli non litigano mai? Come gestisci le gelosie tra di loro? Tra l'altro questo episodio cade a pennello perché uscirà il giorno di Natale quindi prima di tutto buon Natale a chiunque mi stia ascoltando e poi spero che ciò che vi racconterò oggi possa aiutarvi in questo periodo che I bambini sono di nuovo a casa a gestire le crisi e le liti con più calma con più consapevolezza quindi inizio subito e inizio sfatando il mito I miei figli litigano. Certo che litigano!
Sono bambini normali e soprattutto sono fratello e sorella normali. Quindi assolutamente sì! I miei figli litigano! Potrei fare dei video per farvi vedere come noi risolviamo le crisi in famiglia, come fanno alcuni su internet ma quando ho deciso di mostrare I miei figli sui social media cosa che è stata una scelta ponderata di cui vorrò parlare ma ho bisogno di sentirmi ispirata perché è un argomento secondo me delicato Comunque dicevo quando ho deciso di mostrare Oliver e Emily sui social media ho scelto di non mostrare crisi, di non mostrare litigi e in generale di non mostrare nulla che possa imbarazzarli o che secondo me loro stessi non vorrebbero mostrare pubblicamente. Ecco al giorno d'oggi tra l'altro per tutte le foto che pubblico di loro chiedo a loro se la foto piace se gli va bene che la pubblico spiego loro che la vedranno la nonna, il nonno, la zia ma anche tantissime persone che noi non conosciamo.
Questo a dire il vero lo faccio da sempre ma ovviamente solo ora stanno iniziando a capirlo davvero. Ma come vi dicevo prima di questo ne parlerò in un altro episodio e nella mia lista di cose di cui parlare ma devo veramente sentirmi ispirata so esattamente cosa voglio raccontarvi ma è proprio perché è un argomento delicato ho bisogno di di avere quello slancio in più quindi dicevo che appunto nonostante io non mostri le liti le liti ci sono ovviamente siamo una famiglia normalissima usare un metodo di educazione alternativa non significa che da noi è tutto rose e fiori significa che che spesso magari le rose e I fiori li usiamo per risolvere le crisi e in generale per coltivare le nostre relazioni ecco però per onor del vero devo anche ammettere che le crisi e I litigi in casa nostra sono rari e anche che I bambini le risolvono quasi sempre da soli e questo è qualcosa che credo abbiamo insegnato loro io e Alex in questi quasi sei anni di genitorialità. Ed è proprio questo di cui vorrei parlarvi oggi. Vorrei provare a darvi alcuni spunti ma più che darvi spunti vorrei proprio raccontarvi la nostra esperienza perché magari dalla nostra esperienza potete trarre alcuni spunti.
Credo prima di tutto che per parlare di liti tra fratelli si debba iniziare dalla gelosia. Oliver non è mai stato geloso di Emily né Emily di Oliver e questo secondo me è la prima cosa che fatto la differenza vera grande nel loro rapporto. Cini su come sia diventare fratello sorella maggiore in quel caso ovviamente I nostri libricini erano come diventare fratello maggiore che cosa succede abbiamo sempre parlato con lui abbiamo risposto con onestà alle domande che ci faceva anche su come nascono I bambini piuttosto che qualsiasi tipo di domanda che poteva capitare e proprio tutto questo coinvolgerlo credo che abbia aiutato molto con il suo livello di gelosia che devo ammettere è inesistente. Poi quando è nata Emily una cosa per me importantissima che abbiamo fatto è stata lasciarli da soli insieme. Lo abbiamo fatto da sempre proprio anche se solo per pochi minuti.
Oliver quando è nata Emily aveva solo ventidue mesi ma devo dire che non lo abbiamo mai fatto sentire non in grado di stare con la sorellina perché la sorellina era piccola delicata no li lasciavamo per terra insieme lei sul tappetino con le giostrine Montessori e Oliver vicino a lei a giocare con I suoi giocattoli ovviamente io supervisionavo il più possibile ma non evitavo mai a Oliver di toccarla, di muoverla e se lo faceva con poca gentilezza non lo sgridavo gli mostravo come farlo in una maniera che piacesse a Emily. E da sempre Oliver l' presa in braccio da solo in questo sì ovviamente rimanevo vicino a loro ma è capitato anche che io mi allontanassi per un paio di minuti lasciandoli magari sul tappeto separati e tornassi che lui l'aveva presa in braccio. Ecco questo per me è sempre stato molto naturale molto normale ed è così che secondo me due fratelli, un fratello e una sorella iniziano a costruire una propria relazione. C'è anche da dire che Oliver è sempre stato un bambino molto gentile ma era comunque un bambino quindi ovviamente spesso la manipolava in maniera poco sicura in quei casi semplicemente io gli mostravo come fare cercavo di contenere le mie reazioni magari
Speaker 1: cercavo
Speaker 0: di non dirgli no Oliver o cose così che lo spaventassero diciamo che ecco appunto gli mostravo come fare come come muoverla come tenerla dove tenerla con la mano dietro la nuca Proprio come lo mostrerei a qualcuno che la prende in braccio e non figli, insomma. Un'altra cosa che aiutato moltissimo nella gelosia o anzi nella non gelosia è stato il fatto che Oliver si è attaccato moltissimo ad Alex. Non mai sentito di dover competere per le mie attenzioni o comunque per le attenzioni degli adulti. Quando eravamo insieme solo noi tre io, Oliver ed Emily cercavo di dare più attenzione a Oliver che a Emily. Giocavo di più con lui apposta gli dedicavo del tempo di qualità anche se c'era sempre Emily con noi perché lei non dormiva mai nemmeno di giorno quindi magari era attaccata alla tetta mentre giocavo ma questo Oliver lo capiva e non sembrava essere un problema ecco gli spiegavo semplicemente che Emily aveva bisogno di mangiare ma che noi potevamo continuare a giocare insieme poi ogni tanto mi ritagliavo dei momenti di qualità con Oliver e Alex restava con Emily a casa mentre magari noi andavamo a teatro insieme, una passeggiata in bici solo io e lui oppure magari quando riuscivo a far dormire Emily nel suo letto quelle rarissime volte che ricordo e conto sulle dita di una mano cercavo di dedicare quel tempo esclusivamente a Oliver anche se dovevo lavorare perché magari nel momento in cui Emily lavorava Oliver poteva giocare indipendente io avrei potuto lavorare ma cercavo di resistere alla tentazione e dedicare quel tempo esclusivamente a Oliver perché io credo veramente che I bambini abbiano bisogno anche quando sono più grandi di tempo uno a uno quindi tempo esclusivo tutti e due tra l'altro ed è una cosa che oggi io e Alex ci proponiamo di fare sempre di più anche se non siamo ancora molto bravi ci piacerebbe creare più una routine del tipo che io sto con Oliver magari un pomeriggio e un altro pomeriggio con Emily e anche lui la stessa cosa insomma quindi questa è una cosa che secondo me è veramente molto molto importante e cambia veramente moltissimo sia la relazione che proprio il modo di approcciarsi a noi dei bambini Poi invece quando c'era Alex a casa ed eravamo quindi tutti e quattro spesso era proprio Alex che si prendeva cura di Oliver lo aiutava in tutte le routine della sera a tavola era lui che lo metteva a dormire era lui che si alzava di notte per andare da Oliver se Oliver si svegliava capitava raramente ma capitava e diciamo che in questo modo Oliver aveva tutte le attenzioni di cui aveva bisogno e credo che questo abbia davvero rimosso ogni problema di gelosia.
C'è anche da dire, sarò onesta, che questo intaccato un po' il rapporto mio e di Oliver. Ne ho parlato anche sul blog, mi sembra. Comunque una cosa che non ho mai nascosto che è una cosa che mi fatto soffrire dicevo sempre che mi sentivo come se avessi perso il mio bambino perso tra virgolette ovviamente perché comunque lui si è attaccato talmente tanto ad Alex che poi comunque sempre preferito Alex a me anche perché comunque Alex è una persona proprio di carattere molto più compatibile con Oliver io e Oliver siamo molto simili e quindi diciamo che facciamo più fatica a trovarci ma devo dire che nonostante tutto questo è stato veramente un piccolo prezzo da pagare per vedere che I bisogni di Oliver erano soddisfatti in ogni momento perché quando soddisfiamo I bisogni dei bambini loro sono più sereni, fanno meno fatica e di conseguenza ci fanno fare meno fatica a noi. Quindi magari di questo potrò parlare in un altro episodio perché credo che sia un argomento un po' di cui non se ne parla tantissimo questo di perdere il primogenito quando arriva il secondo e purtroppo credo che sia una realtà che succede molto spesso soprattutto se ci sono due genitori presenti e quindi uno si prende carico del di un figlio e l'altro dell'altro cosa che diciamo quando la madre allatta è normale che il padre si prenda cura o comunque si prenda carico del primogenito secondo me o comunque questa è stata la nostra esperienza.
Ora passiamo proprio alla relazione di Oliver e Emily dunque una cosa che sicuramente aiutato in casa e ma anche fuori aiutato tantissimo è non condividere I giocattoli. Se mi conoscete e mi leggete saprete che io da montessoriana non promuovo la condivisione del giocattolo. Credo abbia molti più benefici non condividere il giocattolo fare come in una scuola Montessori in cui ogni bambino può prendere un materiale dalle mensole usarlo per tutto il tempo che vuole e solo quando lo ripone sulla mensola significa che quel materiale è disponibile per un altro bambino. Fino ad allora l'altro bambino deve aspettare il suo turno. Quindi tutto questo aiuta moltissimo a coltivare a praticare anche la pazienza e quindi è questa proprio il il principio che abbiamo usato a casa per I primi anni.
Non avevamo giochi che fossero solo di Emily e giochi che fossero solo di Oliver Certo avevamo giochi più per l'età di Oliver che magari a Emily non interessavano ma Emily se voleva poteva usarli sotto supervisione mia per assicurarmi che li trattasse con rispetto del rispetto poi parlo dopo Quindi se uno aveva un gioco l'altro doveva aspettare. E ora mi chiederete: Come facevi a far capire a Emily piccola che doveva aspettare? Allora, lo facevo dedicando molti momenti di gioco a loro e quindi giocando con loro e mostrando a Emily come toccare I giochi. Mi assicuravo che aspettasse diciamo il suo turno, mi assicuravo che rispettasse il gioco che rispettasse la concentrazione di Oliver cercavo sempre di difendere il lavoro di Oliver perché magari Oliver stava facendo un puzzle e in quel momento il puzzle è il suo lavoro perché il gioco è il lavoro del bambino e quindi io dovevo assicurarmi che Emily in quel momento non distruggesse il puzzle, non lo toccasse, mi assicuravo che avesse un'alternativa per non volere utilizzare quel gioco, quel puzzle proprio in quel momento. Lei ovviamente era una bambina piccola, a volte non lo capiva, piangeva ovviamente e allora io l'aiutavo a trovare un gioco che le piacesse, la interessasse e mi dedicavo un momento a lei.
Altre volte invece magari chiedevo a Oliver se voleva fare un compromesso e lasciare usare un pochino il gioco a Emily e se lui diceva di sì bene glielo dava lei lo guardava e poi lo buttava via Se diceva di no bene lo stesso. Lo rispettavo e anche se Emily piangeva cercavo di appunto distrarla o magari la portavo via. Cercavo ecco insomma cercavo comunque di rispettare sempre questa mia questo mio principio di non condividere I giocattoli poi ovviamente piano piano Oliver vedeva che spesso Emily voleva un gioco lo voleva tantissimo e poi invece semplicemente lo toccava lo guardava magari lo metteva in bocca e poi lo lasciava andare quindi a volte siamo entrati in una sorta di circolo vizioso in cui se lei piangeva lui glielo dava e poi lo riprendeva quando lei lo lasciava. Ora questo per me è stato un po' difficile perché per me non è ideale Emily ovviamente notava che bastava piangere per ottenere il gioco però visto che quella era una scelta di Oliver non era una cosa che gli avevo proposto io era proprio una cosa che arrivava da lui io li lasciavo fare sono equilibri loro sono scelte loro e io sono veramente convinta che I bambini debbano sviluppare la propria relazione senza troppi di noi genitori.
Quello che facevo sì però era mostrare a Oliver che poteva offrirle un altro gioco magari per togliere l'attenzione da quello che stava usando lui per esempio se Emily piangeva invece di appunto far sì che Oliver le desse il gioco o invece di lasciarlo dare il gioco quando Emily piangeva per esempio magari invece di lasciare che Oliver le desse il gioco prevenivo e suggeriva Oliver di offrirle un altro gioco e in questo modo diciamo che l'attenzione si toglieva un po' dal gioco che stava usando lui e con il tempo attraverso il mio esempio Oliver imparato a farlo da solo e tra l'altro lo fa tuttora e spesso e volentieri risolve così dei problemi che hanno tra lui ed Emily quando lei vuole qualcosa di suo lui la convince a usare qualcos'altro e poi dopo un po' se lo scambiano ma appunto io cercavo di intervenire il meno possibile in questi equilibri e credo che questo abbia fatto davvero la differenza sia nella loro relazione sia nella mia relazione con loro perché per esempio ogni volta che spiegavo ad Emily che non poteva usare il gioco di Oliver o le mostravo come trattare I giochi con rispetto oppure la distraevo se Oliver era concentrato su qualcos'altro io mi guadagnavo un po' della fiducia di Oliver lui pensava ok la mia mamma difende le mie cose e I miei spazi e tra l'altro imparava a farlo anche lui per se stesso quindi ecco vinciamo tutti praticamente Quindi questo sicuramente è stato il primo passo per creare una relazione sana tra di loro.
Spesso credo che I genitori siano concentrati sul condividere. I fratelli devono condividere tutto. I bambini devono condividere I loro giocattoli. Bisogna condividere. C'è questa cultura del condividere.
Io invece credo che abbia veramente molti molti più benefici insegnare a non condividere. Ne parlo anche molto nel mio corso online e forse ho anche scritto un post sul blog al riguardo. Non mi ricordo ma se lo trovo ve lo metto nel note dell'episodio. Detto tutto questo passiamo proprio alla parte succosa della questione ovvero le liti, le manate, le tirate di capelli, I morsi, eccetera eccetera. Allora su questo ci sarebbero davvero tantissime cose da dire, ci sarebbe davvero tantissimo di cui parlare ma per me la regola sovrana è intervenire il meno possibile e quando intervengo sono un mediatore non un giudice.
Che cosa significa questo? Significa che non prendo posizione, non decido chi ragione e le mie domande non sono per capire chi torto ma per aiutare I bambini a risolvere il conflitto insieme. Oggi che sono più grandi spesso vengono da me e mi dicono: mamma Oliver mi fatto questo! Mamma Emily mi fatto quest'altro! E sapete qual è la mia risposta?
Capisco vedo che sei arrabbiato! Vai a parlarne con Emily! Vedo che Oliver ti fatto male vai a parlare con lui e digli che non ti piace quello che fatto con Oliver che cinque anni lascio più spesso che trovi lui le parole Con Emily magari l'aiuto a trovare delle parole che può dire a Oliver per descrivere il sentimento, per esempio: mi hai fatto male, non mi è piaciuto quello che mi hai fatto. E ora, dopo anni e anni di gestire I conflitti in questo modo devo dire che spesso senza nemmeno esitare prendono, vanno dall'altro, dicono quello che devono dire e l'altro chiede scusa o lo abbraccia e risolvono così il conflitto. Ma come siamo arrivati qui?
Con tanto tanto tanto lavoro di mediazione. Ma prima ancora del lavoro di mediazione c'è anche tanto ignorarli. Nel senso che se vedo che la situazione non è critica ovvero che non si stanno strangolando strappando I capelli ma magari che stanno solo piangendo e gridando e strappandosi I giochi dalle mani lascio che risolvano la situazione da soli o magari da dietro il computer dico solo usate le vostre parole e negli anni questo per noi è diventato un po' un mantra e loro sanno che significa siate gentili parlate e non usate le mani e questo a volte è sufficiente altre volte è sufficiente addirittura semplicemente affacciarmi alla camera alla porta della camera per esempio se loro stanno litigando e io non sono lì o comunque non mi vedono io mi affaccio guardo la situazione e poi vado via e questo a volte è sufficiente per calmare gli animi altre volte invece devo proprio intervenire mediando E' per quello che parlavo di mediazione. Mediazione per me significa proprio che quando litigano, se richiedono il mio intervento, non importa ciò che sto facendo, lascio tutto, mi prendo un momento per parlare con loro, ci sediamo insieme e a turno parliamo, risolviamo e ritroviamo l'armonia.
Quando eravamo stabili avevamo un tavolo della pace. Se non sapete che cos'è ne ho scritto sul blog, ma proprio per farvi capire è semplicemente un tavolo dove ci andiamo a sedere per risolvere un conflitto. Su questo tavolo c'è un qualcosa da tenere in mano mentre parliamo, che può essere una pallina anti stress o anche solo un piccolo peluche e chi quell'oggetto in mano può parlare mentre gli altri ascoltano. Poi quando finito di parlare si dà l'oggetto all'altra persona e l'altra persona la parola. L'oggetto aiuta un po' a fare a turno e a volte si usa una clessidra per marcare il tempo che ogni persona a disposizione per parlare in modo che possano parlare tutti ma in realtà la clessidra noi non l'abbiamo mai usata perché all'età di Oliver ed Emily quando eravamo stabili le frasi erano sempre veramente molto brevi e quindi non avevamo bisogno della clessidra.
Ma appunto tutto questo serviva serviva per parlare, per calmarsi, per risolvere la situazione e oggi anche se non abbiamo più un tavolo della pace fisico, un tavolo della pace noi lo creiamo tra virgolette. Abbiamo sempre diciamo questa abitudine di sederci insieme e parlare di quello che è successo in un momento di crisi in un momento di litigio. Ora il mio ruolo in tutto questo è ascoltare e dare le parole a uno all'altro quindi fare un po' da interprete dei miei figli se magari non sono ancora capaci, in grado di spiegarsi da soli e fare domande proprio come farebbe un mediatore anche perché spesso io non so che cosa sia successo non l'ho visto con I miei occhi non ho visto come si sono fatti male perché si sono arrabbiati quindi come posso decidere chi ragione sicuramente non posso farlo in base ai loro racconti e alle loro reazioni perché per esempio magari un bambino più vocale riesce a esprimersi meglio o un bambino più piccolo piange più forte ma in realtà è proprio lui il responsabile della lite ecco quindi mh fare già da giudice mhmm per me non funziona mai quello che per me funziona è fare da mediatore fare domande, riassumere le loro parole, riassumere I loro pensieri, cercare di fare da interprete proprio quando non sono in grado di esprimersi da soli ancora.
E poi ovviamente le domande sono sempre rivolte alla risoluzione del conflitto. La domanda non è mai insomma io chiedo che cosa è successo ovviamente ma semplicemente per convalidare l'emozione, per iniziare il dialogo perché un bambino è più probabile che che inizi a parlare, che si sblocchi se chiediamo qualcosa del tipo che cosa è successo, perché in quel momento voglia di raccontarlo. Però il passato
Speaker 1: è passato. Noi vogliamo pensare alla soluzione. Ecco per me l'importante è concentrarsi di più di più di più di più di più di più di più di più di più di più di più di più di
Speaker 2: più di più di più di più di più di più di più di più di più di più di più di
Speaker 0: più di più di più di più di più. Quindi ecco per me l'importante è concentrarsi di più sulla risoluzione piuttosto che sull'accaduto. Il nostro ruolo di genitori mediatori non è trovare un colpevole come farebbe un giudice ma trovare un accordo ritrovare l'armonia come farebbe un mediatore. Le domande poi ovviamente possono essere varie però per me sono quasi sempre le stesse alla fine quindi mantenendo proprio anche una certa costanza I miei figli si abituano anche poi a continuare questo processo anche senza di me e le mie domande sono sempre che cosa è successo proprio per iniziare il dialogo poi come ti sei sentita come ti sei sentito e che cosa ti farebbe stare meglio ovviamente queste domande le faccio sia all'uno che all'altra e se sono molto piccoli di solito riassumo e ripeto dopo di loro in modo proprio da fare da interprete ad esempio posso dire ho capito quindi Oliver ti spinto tu sei caduta e ti sei fatta male a un ginocchio e in questo modo sono stata l'interprete di Emily ovvero l'ho aiutata a esprimersi e a comunicare meglio il messaggio. Poi alla domanda che cosa ti farebbe stare meglio?
Se non sanno rispondere magari suggerisco un abbraccio per esempio e poi mi assicuro sempre che l'altra persona voglia riceverlo l'abbraccio perché non possiamo nemmeno imporre l'abbraccio o magari imporlo prima che l'altra persona sia pronta per accoglierlo. Ecco questo per me è veramente molto importante perché per esempio Emily è spesso disponibile ad abbracciare a farsi abbracciare in un momento di crisi mentre Oliver più bisogno di tempo bisogno di più tempo ed è quindi anche importante che io comunichi a Emily che è giusto rispettare l'altra persona I suoi desideri il suo tempo poi ovviamente se io genitore sono una persona che è abituata a chiedere scusa quando sbaglio è molto probabile che senza nemmeno chiedere loro di chiedere scusa un giorno alla domanda che cosa ti farebbe sentire meglio? Potranno rispondere che mi chieda scusa. Questo è quello che è successo a noi. Io per scelta non ho mai forzato I bambini a chiedere scusa quando facevano qualcosa di sbagliato perché credo che uno sia controproducente e due si perda proprio il significato dello scusa lo si faccia diventare un po' una parola vuota che si dice come per routine come per abitudine e io invece preferisco che abbia un valore e che si usi solo quando davvero non ci è piaciuto ciò che abbiamo fatto.
Ok, questa era una digressione. Adesso sto guardando sulla mia scaletta di che cosa stavo parlando. Sì, ok. Quindi questo ovvero sederci al nostro tavolo della pace fisico immaginario e mediare è un po' il metodo con cui affrontiamo noi I litigi in casa. Ora che cosa succede se si alzano le mani?
Devo ammettere che al riguardo non ho molta esperienza ma vi dico come lo gestire io. Prima di tutto se voi picchiate I vostri figli o siete di quelli che date anche solo alla sculacciata occasionale smettete. Anche una sculacciata è violenza fisica e la violenza fisica promuove violenza fisica. Se lo fate voi con I vostri figli non potete aspettarvi che loro non lo facciano tra di loro con il fratello, con la sorella, con gli amici, con voi stessi anche. Quindi su questo non ci piove sono irremovibile.
Se invece non lo fate ma loro lo fanno e quindi loro alzano le mani ma voi in casa non lo fate quindi non hanno l'esempio da voi sarà perché lo hanno imparato a scuola o perché in un momento di rabbia viene comunque spontaneo riflettere l'emozione con il corpo Quindi magari si tirano oggetti, si spinge, magari ci si butta a terra e si che ne so si si battono le mani sul pavimento magari si dà anche una manata al fratello o alla sorella se sono proprio lì vicini. In questo caso per me la strategia migliore è prevenire. Per prevenire bisogna osservare. Per esempio se io so che alla sera I miei figli sono più inclini a discutere e a picchiarsi è molto più probabile che mi siederò con loro a giocare e magari mi metterò in mezzo a loro, proprio fisicamente seduta in mezzo a loro. Credo che sia importante prevenire nel senso di sedersi con loro e insegnare loro una reazione diversa da quella spontanea in un momento di crisi.
In questo modo quando vediamo che vogliono alzare le mani o tirare I capelli o mordere possiamo ricordare loro: uno. Di usare le parole invece delle mani come vi dicevo prima usa le parole usa le tue parole usate le parole sono diventati I nostri mantra me lo senti se passate una giornata con voi me lo sentite dire almeno dieci volte due possiamo essere I loro interpreti se ancora non parlano quindi per esempio posso dire Oliver ho visto che Emily stava usando quel pezzo di lego e tu gliel'hai preso In questo caso va benissimo dirlo perché sono lì con loro ho visto che cosa è successo posso usare le mie capacità diplomatiche per razionalizzare spiegare I comportamenti e motivare le reazioni e quindi mediare. E tre. Posso mostrare un'alternativa con il nostro esempio che è ciò che insegna di più molto molto molto di più delle parole. Per esempio se Oliver insiste ad avere un pezzo di Lego che Emily ma io so che nella scatola ce n'è uno uguale posso trovarlo, darglielo e mostrargli che può lasciare l'altro Emily perché lui quella soluzione magari non aveva nemmeno pensato in un momento in cui il suo cervello era in modalità coccodrillo e coccodrillo diceva voglio quel pezzo voglio quel pezzo voglio quel pezzo e quindi la parte razionale del suo cervello in quel momento non funziona e magari non aveva pensato a questa soluzione semplicissima il piccolo gesto di trovare il pezzo offrirglielo in modo che lui possa darlo a Emily aiuterà la prossima volta a trovare una soluzione simile in una nella stessa situazione ecco.
E poi ovviamente se sono presente, se sono lì che gioco con loro posso prevenire le manate. La frase che io uso è: Vedo che sei arrabbiata, non posso lasciarti picchiare tuo fratello, non posso lasciarti picchiare Oliver oppure vedo che sei arrabbiato ma non posso lasciarti tirare questo pezzo di lego addosso ad Emily questa è una frase che a me personalmente piace di più del non si picchia perché mi sembra più come un una regola imposta il non si picchia e anche se non picchiare è vero che dovrebbe essere una regola io voglio che arrivi da loro sempre attraverso il mio esempio ovviamente ma voglio che ci arrivino da soli a capire che non si picchia perché è così che credo che si educhi a lungo termine credo che bisognerebbe cercare di fare in modo che non picchiare sia una loro scelta verso il bene piuttosto che un'imposizione che arriva dall'alto e che altrimenti crea una punizione o comunque provoca una punizione, un castigo. Quindi con la frase non posso lasciarti picchiare in realtà mi sto assumendo io la responsabilità. Per me è un po' come dire so che in questo momento vuoi picchiare so che ne senti la necessità sto validando il tuo sentimento, lo riconosco, ma non posso lasciartelo fare.
Perché questo comportamento delle conseguenze che non ti piacciono e che non piacciono alle altre persone. Questo comportamento delle conseguenze che fare male alle altre persone. Quindi non posso lasciartelo fare. Ma ti capisco. Ecco questa frase mi piace perché non reprime, non ignora l'emozione e sa di insegnamento a lungo termine.
Ormai sapete che credo moltissimo nell'educare a lungo termine. Ci credo talmente tanto che ho intitolato il mio corso online proprio così Educare a lungo termine. Ok mi sembra di stare parlando da ora in realtà. Ho seguito un po' le mie ragnatele di pensieri più di una volta ma sulla mia scaletta c'è ancora una cosa di cui credo di dover parlare e lo faccio veramente molto brevemente. Che cosa succede quando si sono già picchiati e io arrivo tardi?
Perché succederà? Succede. Il concetto è lo stesso. Prima di tutto cerco di non giudicare perché non so davvero che cosa sia successo. Non ero lì.
È come quello che dicevamo prima. Come posso decidere chi ragione o chi torto in base alle loro reazioni e alle loro parole. Non posso. Quindi anche se spesso posso intuire dalla faccia di uno, dalla reazione dell'altro, che cosa è successo il principio è sempre quello di essere mediatori, non giudici. Quindi ciò che faccio è ignorare per un momento chi fatto male e dedicare la mia attenzione a chi si è fatto male o a chi sta piangendo, a chi male.
In questo modo sto dando priorità al sentimento positivo ovvero al desiderio di aiutare chi piange invece che a quello negativo ovvero il desiderio di strangolare chi fatto male perché poi in un momento così ovviamente ci si arrabbia e in questo modo faccio un sacco di cose positive perché uno appoggio chi ne davvero bisogno due ignoro chi fatto male e questo è molto meglio che gridargli addosso perché gridare non serve a nulla e in più dà anche attenzione e ricordiamoci che a volte I comportamenti dei bambini sono per attirare l'attenzione dell'adulto e anche gridare e sgridare è attenzione è una forma di attenzione negativa ma è pur sempre attenzione. Quindi in questo caso ignorare il comportamento per un momento mentre tutti siamo arrabbiati è molto meglio e molto più produttivo. Poi ovviamente mentre abbraccio chi piange chi si è fatto male chi male do la possibilità all'altro bambino di calmarsi e mi prendo io il tempo nella mia testa
Speaker 1: per calmare anche la mia emozione che generalmente è di rabbia
Speaker 0: ovviamente perché c'è un di rabbia ovviamente perché c'è mio figlio che piange o mia figlia che piange e l'altro gli fatto male quindi ovviamente sono arrabbiata e mi dà anche la possibilità il tempo di capire e pensare nella mia testa come affrontare la situazione in cui mi prendo io il tempo capire e pensare nella mia testa come affrontare la situazione in maniera costruttiva, in maniera diplomatica, che domande fare eccetera eccetera in modo da ripristinare l'armonia e concentrarmi sulla risoluzione del problema invece che sull'accaduto. Perché se io arrivo lì arrabbiata ovviamente la prima cosa che cosa hai fatto tua sorella? Cosa hai detto? Quindi ovviamente io voglio prima calmare anche la mia emozione per poter risolvere il problema con armonia. E oltre a tutto questo allo stesso tempo così facendo sto anche modellando con il mio esempio ciò che vorrei che I miei figli facessero quando vedono qualcuno in difficoltà ovviamente vorrei che andassero lì chiedessero come sta questa persona chiedessero che cosa è successo l'abbracciassero dicessero sono qui per te e quindi io facendo tutto questo sto mostrando quello che vorrei che facessero loro e quello che vorrei che facessero loro ovviamente non è andare dalla persona che si è fatta male magari cominciare a gridare sgridare l'altra persona, sgridare lei perché si è fatta male oppure sgridare tutti e due perché si sono messi a litigare perché vi fate male, perché alzate sempre le mani.
Ecco tutto questo non porta a niente di positivo ed è per quello che io voglio sempre cercare in ogni situazione di respirare, prendermi il tempo per pensare, prenderci il tempo per calmarci. Poi quando tutti siamo calmi allora se ne può parlare insieme tipo tavolo della pace e voilà il gioco è fatto. Ecco per me questo è sufficiente e visto che so che mi chiederete ma come punisco chi fatto male come gli faccio capire che non va bene rispondo anche molto velocemente per dire che per me non c'è mai bisogno di castighi e punizioni. Vedere l'altra persona piangere è già una conseguenza. Se Oliver vede che fatto male a Emily si sente già male di suo.
Non c'è bisogno che io entri in questa in questo meccanismo di colpe. E mhmm quindi onestamente per me castighi e punizioni non funzionano mai in questi momenti anzi non funzionano mai punto quello di cui I bambini hanno davvero bisogno in questo caso non è la punizione non è il castigo è qualcuno che gli mostri empatia, comprensione e soprattutto che gli mostri un'alternativa al comportamento. Ed è proprio quello che succede al tavolo della pace. Quando si parla, quando ci si calma perché ovviamente non si può parlare con un cervello in modalità coccodrillo bisogna prima calmarsi ma quando si parla poi si può parlare anche delle alternative al comportamento quindi che cosa avremmo potuto fare la prossima volta che cosa potremmo fare adesso per far sentire meglio poi ovviamente tutto questo dipende dall'età del bambino noi adesso siamo in quella fase in cui possiamo già chiedere che cosa potresti fare la prossima volta se Emily ti spinge come puoi reagire tu se Emily ti prende il gioco come puoi reagire tu quindi ecco dipende ovviamente dall'età del bambino ma per me la cosa importante è proprio che bisogna cercare di calmarsi per poi risolvere la situazione con calma e con comprensione e con empatia.
Non possiamo essere mediatori se ci arrabbiamo e non riusciamo a controllare la nostra emozione ma per questo probabilmente ci vorrà un episodio a parte prima o poi. Se avete il mio corso potete correre a leggervi il modulo sui capricci perché lì ci sono sei unità dedicate proprio a quello di cui stiamo parlando alla modalità coccodrillo, a come rimanere calmi, eccetera eccetera e nei moduli Montessori nel quotidiano e anche nel modulo in cui rispondo alle vostre domande troverete sicuramente delle cose interessanti proprio riguardo questo tema. E con quest'ultima digressione non ho più nulla sulla mia scaletta quindi spero davvero che tutti I consigli concreti e pratici di cui vi ho parlato vi siano piaciuti e soprattutto spero che proverete a metterli in pratica perché in realtà possiamo conoscere la teoria ma se non iniziamo a provare a metterla in pratica anche sbagliando poi magari le prime volte non funziona però se non proviamo a metterla in pratica non serve a niente quindi non mi rimane che ricordarvi che mi trovate anche su Facebook e Instagram come Latella di Carlotta Blog dove finalmente tra l'altro posso condividere con voi tutto del mio lavoro sul blog e sul podcast perché ho raggiunto I diecimila followers e quindi ho raggiunto anche il fatidico swipe up che mi aiuta tantissimo nel mio lavoro e ovviamente potete anche trovarmi sul mio sito w w w punto la teladicarlotta punto com che è dove passo la maggior parte delle mie giornate lavorative e quindi è un po' come se venisse a trovarmi in ufficio insomma anzi anzi no è un po' come se venisse a trovarmi a casa visto che io lavoro da casa.
Quindi venite a trovarmi vi saluto e vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma. Buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo! Ciao ciao!