benvenuti e benvenute a un altro episodio di educare con calma. Questo è un episodio assolutamente non previsto. Infatti avevo deciso di non pubblicare un episodio questa settimana che è l'ultima settimana dell'anno a cavallo. Proprio con l'anno nuovo avevo deciso di prendermela con più calma. Avevo deciso di rilassarmi, di scollegare. Però avevo in mente di pubblicare un post sul blog e mentre lo pubblicavo ho pensato certo che potrei fare anche un breve episodio del podcast, perché questo argomento di cui parlo nel post è veramente importante. Si parla di empatia e di come mostrare empatia ai bambini, che è qualcosa che io credo che ogni genitore debba imparare. Perché non solo migliora tantissimo la relazione con i figli, ma attraverso il nostro esempio insegna ai bambini ad avere loro stessi empatia. Quindi è veramente importantissimo. E allora mi sono detta basta, va bene, lo registro. Ho chiuso la porta. Um perché i bambini stanno giocando di là con i Lego? Ho preso microfono e cuffie, mi sono seduta per terra con il microfono sul letto e ho iniziato a registrare. Quindi io in realtà, in questo momento per farvi per darvi un'idea mentale, sono in ginocchio davanti al letto che registro questo episodio mi viene da ridere perché questo podcast è davvero la prova di quanto io abbia imparato ad adattarmi a ogni situazione da quando siamo viaggiatori a tempo pieno. Ma vabbè, quella è un'altra storia. Quindi oggi praticamente vi racconto lo stesso che potete leggere anche sull'articolo sul blog, perché proprio come dico nei miei corsi ho pensato che ognuno impara in maniera diversa c'è chi assimila meglio, ascoltando chi leggendo chi guardando. Quindi mi piace l'idea di trattare questo argomento in vari modi perché, come dicevo prima è un argomento davvero importante. Più conosco la filosofia di maria montessori, il suo messaggio di educare alla pace, più mi rendo conto che l'ingrediente principale per educare alla pace è sviluppare e insegnare l'empatia l'empatia porta rispetto il rispetto porta alla pace e per questo tanto del mio metodo educativo si basa proprio sull'insegna l'empatia ai miei figli ho letto recentemente che qualcuno scriveva che l'empatia non si può insegnare, ma io non sono d'accordo. Io credo che sia proprio il contrario. L'empatia si può insegnare attraverso il nostro esempio, ma ovviamente se non pratichiamo l'empatia noi stessi. Noi genitori non possiamo insegnare ai nostri figli l'empatia è qualcosa che anche io ho dovuto imparare a mia volta a praticare, a sviluppare, a usare nei confronti dei miei figli, soprattutto in quei momenti di crisi, in in quei momenti in cui di empatia ne ho poca, ovvero nei cosiddetti capricci che io non chiamo capricci, ma chiamo crisi, ovvero proprio quei momenti in cui mi sembra che magari piangano per nulla quando non li capisco quando penso che mi sfidino. Ecco, quelli sono i momenti in cui se io mostro empatia, loro la imparano attraverso il mio esempio e magari non la imparano per la prossima volta. Magari non la imparano per la volta dopo, ma la imparano per il futuro, per il litigio con l'amico, con la sorella, per la manata del fratello, per quel momento in cui magari si fermeranno e faranno quello che facciamo noi con loro si fermeranno e mostreranno empatia. Per questo credo che sia sbagliato dire che l'empatia non si può insegnare, perché allo stesso modo in cui io imparo quotidianamente a fare il genitore, i miei figli imparano quotidianamente a fare le persone. Ma ovviamente se io non sono un genitore umile, non sono un genitore che ammette di dover imparare a fare il genitore. Non posso poi aspettarmi che i miei figli siano persone che imparano a fare le persone. Quindi oggi voglio lasciarvi otto maniere in cui io stessa modello l'empatia per i miei figli a casa, specialmente nei momenti di crisi, ovvero quei momenti in cui noto che i miei figli non riescono a controllare le loro emozioni, magari piangono, magari gridano, magari picchiano. Il primo metodo è sicuramente quello di rimanere in silenzio e di respirare. A volte è sufficiente veramente solo fermarsi. Magari tuo figlio è al supermercato, non vuole continuare. Noi siamo in ritardo. Se forziamo la situazione vogliamo continuare a tutti i costi e magari lo trasciniamo per la mano, peggioriamo la situazione. Se invece ci fermiamo già solo quel momento quell'atto di fermarsi e offrire la nostra presenza in silenzio fa la differenza e poi ci concentriamo sul mantenere il nostro respiro calmo. Se i miei figli si lasciano abbracciare, per esempio, io li abbraccio e poi rallento la mia respirazione mentre li abbraccio. E questo funziona perché la mia calma è la loro calma. Se invece non si lasciano abbracciare di solito aspetto ricordo una volta a Bangkok che mi sono seduta sul marciapiede e ho aspettato almeno quindici minuti con le braccia aperte che Emily decidesse di venire da me perché se io mi avvicinavo, lei scappava. Ed era anche pericoloso perché eravamo sul marciapiede vicino ad una strada trafficata. Appena è venuta l'ho abbracciata, forte, l'ho stretta in silenzio, l'ho messa nel marsupio e lei si è addormentata. Vi ricordo che la stanchezza spesso è la causa di queste crisi, ma i bambini ovviamente non la riconoscono. Dobbiamo riconoscerlo noi per loro dobbiamo avere empatia. Il secondo metodo è quello di avere un tocco delicato se noi ci sediamo vicino a loro senza parole e magari gli tocchiamo semplicemente il braccio, la schiena o la mano. Ecco, spesso la nostra presenza fisica comunica molto di più delle parole. In generale. Poi, io evito sempre di usare tante parole in un momento di crisi. Se noto che sto parlando troppo, per esempio e facendo la classica ramanzina, ecco te l'avevo detto eccetera eccetera eccetera. Mi fermo, dico te lo spiego più tardi, posso darti un abbraccio. Un altro metodo è poi sicuramente quello di ascoltare attivamente. Io insisto molto sull'ascolto attivo, perché spesso i bambini non hanno bisogno delle nostre parole, ma hanno bisogno che noi ascoltiamo le loro. È un buon metodo per iniziare e dire ti capisco e va bene anche quando non li capiamo davvero tra l'altro perché così stiamo esprimendo a noi stessi il nostro desiderio di capirli. Ti capisco un altro metodo e che può sembrare un po' strano, ma funziona, ve lo assicuro, è quello di fare dei suoni di comprensione. Per esempio io noto che spesso un semplice suono come Mhm aha Mhm comunica ai nostri figli che li stiamo ascoltando e che li capiamo. Permette tra l'altro non solo di entrare più in sintonia, ma anche di convalidare il sentimento mentre pensiamo prendiamo tempo per capire che parole vogliamo usare e come vogliamo affrontare la crisi. Ecco, questi suoni ci danno, ci mettono in relazione con i nostri bambini e allo stesso tempo ci offrono del tempo per capire come vogliamo gestire la situazione. Poi un altro metodo è quello di usare una un'espressione tipo Raccontami o dimmi di più se vediamo che i nostri figli sono calmi abbastanza per parlare, perché in un momento di crisi il cervello non è in grado di razionalizzare e di parlare. Ma se sono calmi. Io trovo che mostrare interesse in ciò che i nostri figli provano valga davvero tantissimo. È un po', Come dire Sono interessato. Ti sto ascoltando. Ci tengo. Ti amo. Questa frase, raccontami inoltre, permette proprio di capire che cosa è successo, oppure con che emozioni abbiamo a che fare senza pregiudizi né supposizioni. Perché spesso e volentieri, ad esempio, se io chiedo che cosa hai fatto? Presuppone che il bambino abbia fatto qualcosa che ha provocato la sua reazione o che ha provocato la crisi. Ma non è sempre così. Oppure, ad esempio, se chiedo che cosa è successo è un po', come se volessi indirizzare il bambino a raccontarmi qualcosa che magari non è ancora pronto a raccontarmi. E invece se io dico semplicemente raccontami, dimmi di più. Raccontami. È neutro. I bambini hanno il controllo della conversazione. A me questo piace molto. Un altro metodo, poi, ovviamente, è quello di descrivere l'emozione. Nominare l'emozione aiuta i bambini a capire che cosa stanno provando. Ad esempio, possiamo dire mi sembri sopraffatto, deluso, frustrato, triste, spaventato. Posso darti un abbraccio. E questo non solo aiuta il bambino a riconoscere la propria emozione, ma può anche incoraggiarlo a riflettere sulla loro emozione in maniera più profonda. Per esempio, magari un giorno tu gli dici mi sembri arrabbiato e lui ti dice No, non sono arrabbiato, sono triste. Ecco, ha focalizzato l'emozione e questo stimola la parte razionale del cervello che lo aiuta a calmarsi. Nominare l'emozione aiuta a domare l'emozione, come scrive Daniel Sigo. E poi, ovviamente, un altro metodo molto importante è quello di essere l'interprete dei nostri figli. Questo significa proprio tradurre le loro emozioni e le loro reazioni, perché spesso in un momento di crisi, non possono farlo da soli. Per esempio, possiamo dire ti capisco. Non volevi che ne so fare male a tua sorella. Rovesciare l'acqua, picchiare il bambino. Stavi solo cercando di giocare con tua sorella e l'hai spinta a versare l'acqua nel bicchiere l'hai rovesciata sul tavolo, riprenderti il tuo giocattolo che il bambino ti aveva strappato dalle mani. E attenzione, questo non significa giocare. Il comportamento significa capirlo. Significa metterlo in parole, specialmente utile per i bambini più piccoli, che non sono ancora verbali e significa accogliere l'emozione prima di parlare del comportamento. Prima accolgo l'emozione e poi parlo del comportamento e per ultimo per me c'è sempre osservare per praticare l'empatia Secondo me è importante sforzarsi di riflettere sulla causa della crisi o dell'emozione. E anche un po' sforzarsi di metterci nei panni degli altri. Che cosa ha causato la crisi? Perché ti stai comportando così? Perché stai piangendo? Quando e se capisco come rispondere a questa domanda. Generalmente posso aiutare più facilmente mio figlio a gestirla. Osservare i nostri figli è uno degli strumenti più potenti della genitorialità e io credo che spesso e volentieri i genitori non capiscano l'importanza dell'osservazione senza giudizio l'osservazione oggettiva. E in tutto questo ci sono tra l'altro tre cose che io cerco sempre di evitare sempre, sempre, sempre. Mi fa ridere perché adesso sentirai qual è la prima non generalizzo. Cerco proprio di evitare di usare avverbi come mai e sempre. Per esempio, cerco di evitare frasi come Sei sempre il solito o non metti mai in ordine, ecco evitare avverbi come mai e sempre non minaccio. Cerco di evitare di parlare del futuro e invece cerco di rimanere nel presente. Mi concentro sul presente e quindi cerco di evitare frasi come um, per esempio, se non aiuti a mettere in ordine la prossima volta, Oliver non vorrà giocare con te, che è una minaccia velata, un qualcosa che sappiamo che ferirà nostro figlio. Perché lo vogliamo dire. E poi ovviamente non alzo la voce. Ci sono delle cosine nel nostro cervello che si chiamano neuroni specchio che riflettono l'emozione altrui. Quindi immagina se la tua emozione è rabbia, che emozione pensi che ti restituirà tuo figlio? Rabbia, ovviamente. Lo ripeto la nostra calma è la loro calma. E se faccio una di queste tre cose tra l'altro, di solito lo capisco immediatamente perché invece di calmare la crisi, l'alimento e peggiora la situazione. Quindi magari il volume del pianto aumenta, le urla si intensificano e i bimbi magari si si corre per terra a piangere. Sto nutrendo la crisi, non la sto risolvendo. E allora faccio un respiro profondo, magari due, magari tre, magari quattro. E poi uso uno dei metodi di cui vi ho appena parlato per mostrare empatia, per ridare il controllo alla parte razionale del cervello, per rientrare in sintonia con i miei figli e cercare di calmare la crisi. Il mio corso online educare a lungo termine è tutto, tutto, tutto incentrato su questo sull'imparare a gestire le emozioni nostre dei nostri figli, specialmente durante le crisi sulla comunicazione rispettosa sul creare una nuova mentalità per evitare i meccanismi tipici dell'educazione tradizionali come le minacce e i castighi, ha già aiutato davvero tantissimi genitori che hanno deciso di iniziare il loro percorso nell'educazione consapevole. E quindi mi sento davvero di dirti che se senti che potrebbe aiutarti è perché può aiutarti e perché sei ricettiva. Sei pronto al cambiamento? Se ti interessa saperne di più, trovi tutti i miei corsi sul mio sito www punto la tela di carlotta punto com e se vuoi seguirmi quotidianamente, mi trovi anche su Instagram e Facebook come la tela di Carlotta Blog. Spero davvero che questi piccoli consigli trucchetti di cui ti ho parlato appunto per mostrare empatia, per insegnare empatia, possano aiutarti e voglio ricordarti che non servono solo con i bambini, ma servono anche proprio con tutte le persone con cui abbiamo a che fare nel nostro. Abbiamo veramente tantissime opportunità di praticare l'empatia nel quotidiano, quindi cerchiamo davvero di metterla in pratica. Cerchiamo davvero di um praticarla l'empatia, perché se non la pratichiamo non possiamo impararla, non possiamo insegnarla e non possiamo mostrarla. Non mi rimane che darvi appuntamento alla prossima settimana con un altro episodio di educare con calma e augurarvi buona giornata. Buona serata o buona notte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao