Preferiti dei bambini

Speaker 0: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi parliamo di religione. Ho deciso di raccontarvi la mia esperienza con la religione, perché non sono religiosa, perché non sono credente, qual è stato il mio percorso e parlerò anche di che cosa ho deciso di dire ai miei figli. In questo episodio racconterò anche una storia che a che fare con il suicidio, Quindi, visto che so che alcuni di voi ascoltano questo podcast con I piccolissimi presenti, magari in alta voce con loro che giocano in salotto, ecco preferirei che questo episodio lo ascoltaste da soli. So che ho parlato della mia non religiosità qui e lì in molti articoli ed episodi, soprattutto quando si parla del Natale, ma non sono mai entrata davvero nei dettagli, perché perché lo ammetto è scomodo parlare di religione in Italia io vivo all'estero da ormai quindici anni e raramente mi sono sentita giudicata o criticata al dire che non sono religiosa e che non credo in Dio in Italia purtroppo è diverso quindi credo che la mia mente abbia deciso di procrastinare su questo argomento perché non ho molta voglia dei commenti ma la verità è che sono pronta.

Da qualche anno a questa parte mi sento pronta a parlarne perché mi sento sicura della mia scelta, ma vi assicuro che questo passaggio non è stato assolutamente immediato, anzi, voi ormai mi conoscete un pochino. Io nella mia vita ho preso moltissime decisioni che mi hanno allontanata da quella che per me era la normalità, la tradizionalità, dalla mentalità mainstream, dall'educazione tradizionale e anche dalla religione, perché io sono stata cresciuta cattolica, e devo dire che ogni volta che ho preso queste decisioni c'è stato un periodo di transizione, un periodo in cui sentivo di essere sulla giusta rotta, ma c'erano delle correnti che mi riportavano indietro e quindi dovevo lottare attivamente dovevo remare attivamente contro quel qualcosa da cui mi distanziavo e ho detto lottare istintivamente perché in realtà io sentivo proprio di dover rifiutare con tutte le mie forze quello da cui mi distanziavo ma con il passare degli anni mi sono resa conto che questo avveniva perché non ero ancora sicura sentivo di dover andare in una direzione ma in realtà dentro di me non l'avevo ancora accettato è un po' come quando prendiamo scelte diverse da quelle dei nostri genitori nell'educazione dei nostri figli finché non ne siamo noi stessi sicuri al cento per cento e non ci sentiamo completamente sereni della nostra scelta perché magari ci sentiamo in colpa per questa scelta o magari non abbiamo ancora avuto modo di processarla, di accettarla, di pensare a tutti I risvolti e alle conseguenze.

Ecco, in questo caso tendiamo ad attaccare se ci sentiamo criticati, perché sentiamo di dover ancora rifiutare con forza quel qualcosa da cui ci siamo distanziati o ci stiamo distanziando, perché quella scelta non fa ancora parte di noi, insomma. Un po' come quando a Natale tanti di voi mi hanno scritto: sei l'unica persona che conosco che riesca a non lasciarsi influenzare dal Natale tradizionale, sei l'unica che conosco che non le importa se I bambini non vivono la magia del Natale. In realtà non è che non mi importa e che io sono sicura al cento per cento della mia scelta, Sono convinta che sia la scelta migliore per noi e per questo le critiche e I commenti non mi toccano. Mi fanno riflettere, certo, ma non mi generano emozioni contraddittorie. Non più, almeno.

Perché ho passato ovviamente qualche Natale in un limbo, se vogliamo, a capire che cosa per me fosse davvero importante, che cosa fosse più importante e poi finalmente ho accettato che la scelta che avevamo preso era proprio quella che ci faceva stare bene e allora io non sentivo più di privare I miei figli del Natale o della magia del Natale ma sentivo di regalare loro un Natale in linea con I nostri valori e con I nostri principi che per me è molto più importante e questo processo a me è capitato con tantissime scelte nella vita, con Montessori, con il mio tipo di alimentazione, con la scelta di viaggiare a tempo pieno e anche ovviamente con la religione. Io questa fase, questo limbo, la chiamo periodo di transizione. Siamo portati a credere che il cambiamento arrivi quando prendiamo una decisione, ma ci sbagliamo! E dopo aver preso quella decisione che c'è ancora questa fase di transizione che dura fino a quando il cambiamento diventa parte di noi. Che dura fino a quando il cambiamento diventa parte di noi.

Solo allora le critiche non ci toccano più, perché siamo sicuri della nostra scelta e, come dicevo prima, quando siamo sicuri che vivere il Natale in maniera diversa non significhi privare I nostri figli di qualcosa, ma regalare loro una maniera diversa, ecco che non ci sentiamo più attaccati quando criticano la nostra scelta. Quando siamo sicuri di voler mettere un letto a terra invece di usare la culla, ecco che non attacchiamo quando criticano la nostra scelta. Questa fase di transizione per me è importantissima perché è un po' come se dopo aver preso una decisione la vita ci mettesse davanti tutti gli ostacoli che dobbiamo superare per vivere serenamente quella decisione e per me con la religione il percorso è stato esattamente così, ma il periodo di transizione è stato molto molto molto più lungo di qualsiasi altra decisione, perché ho avuto moltissimi ostacoli, soprattutto da parte di mia madre che è religiosa e che non saputo davvero accettare che io non lo fossi e quindi per moltissimi anni cercato di convincermi del contrario comunque di convincermi a ritornare sulla retta via ma devo anche ammettere che tutti gli scontri che ho avuto con lei tutte le discussioni anche animate che ho avuto con lei sul tema religione mi hanno insegnato molto sulla tolleranza e sul rispetto purtroppo non ho ancora mai sentito da parte sua accettazione e rispetto per la mia decisione perché comunque trovo che ogni volta che parliamo non c'è più giudizio ma c'è comunque un tentativo di riportarmi al suo credo ma ogni volta che litigavamo imparavo io modi nuovi per rispettare il suo credo e il credo in generale ma ovviamente ce l'ho fatta a tutti gli effetti solo quando è finita la mia fase di transizione Ricordo che un giorno mi lamentavo con Alex di una di queste discussioni con mia madre.

Lui mi detto Carlotta, il problema non è tua madre, non è il suo credo. È che tu stai ancora lottando contro la religione. Finché continui a lottare significa che non te ne sei liberata devi riuscire ad accettare questa tua scelta per liberartene ed è in quel momento che ho capito che l'unico passo che mi mancava era proprio accettare la scelta pensare che ok va bene se non sono religiosa accettare che questa scelta non era nient'altro che una scelta una scelta come come qualsiasi altra un po' come quando a qualcuno piace il pandoro a qualcun altro piace il panettone non ne fai un grosso problema è una scelta è una preferenza ecco io stavo ancora trattando la religione come un tabù e questo le dava molta importanza nella mia mente un'importanza solenne quasi come se questa scelta decidesse il tipo di persona che sono, quando in realtà non è affatto così. Io sono Carlotta, ho gli stessi valori morali e gli stessi principi che io ritengo sani sia che mi piaccia al panettone sia che mi piaccia al pandoro questa scelta non mi definisce e allo stesso modo non mi definisce la scelta di credere o meno in Dio ed è in quel momento che ho capito che in realtà ero libera in realtà essere religiosa o meno per me era proprio come preferire il pandoro o il panettone e mi arrabbierei o attaccherei se qualcuno mi criticasse perché mi piace di più il panettone del pandoro che è vero tra l'altro no non mi arrabbierei perché è una scelta mia personale di cui sono sicura e che non mi definisce in alcun modo e con la religione è lo stesso per me non credere in Dio non mi definisce non definisce la persona che sono non definisce il mio valore come individuo e so che qualcuno probabilmente si risentirà un pochino del mio paragonare il credere o no a Dio a preferire il panettone o il pandoro quindi perdonatemi ma per me questo paragone è necessario per farvi capire che se oggi riesco a parlare liberamente e tranquillamente della religione e soprattutto della mia scelta di distanziarmene è proprio perché ho passato, ho finito la mia fase di transizione, sono riuscita a capire che peso abbia la religione nella mia mente, nel mio cuore e ho capito che non un peso più importante di altri argomenti, più importante di altri valori e anche per questo il credo personale per me non è più una barriera, non è più un tabù e sicuramente non è importante per definire me stessa, per definire gli altri, per definire le mie relazioni con gli altri.

Quindi, con questa premessa, oggi mi piacerebbe rispondere a una domanda che mi è stata fatta spesso quando dico che non sono più credente nonostante io sia stata cresciuta cattolica ed è perché? Perché non credo più, che cosa è successo? Dunque la domanda è breve, la risposta un po' meno, ma proverò a essere concisa. Effettivamente io ho il battesimo, ho la comunione e ho la cresima. Sono stata felice di fare sia la comunione che la cresima, l'ho deciso io, anche se onestamente non ricordo che qualcuno mi abbia mai chiesto se volessi farlo o meno non mi hanno mai dato la scelta quindi non l'ho fatto controvoglia ma non l'ho fatto neanche con consapevolezza l'ho vissuta un po' come se fosse l'unica opzione e non l'ho messa in dubbio Ricordo che andavo a messa tutte le domeniche facevo la comunione e la sentivo questa spiritualità io la sentivo aveva un valore profondo per me poi da adolescente nonostante I miei amici più stretti fossero credenti, quindi ecco non vorrei che pensaste che è stato perché ho conosciuto delle persone che mi hanno portato in un'altra strada, no, ma io stessa ho iniziato a vedere delle discrepanze.

C'erano davvero molte cose nella chiesa per esempio che non mi piacevano una su tutte la messa della domenica mi sembrava una sfilata di abiti di marca una farsa allora cominciai ad andare a messa di sabato pomeriggio quando la chiesa era completamente vuota e potevo concentrarmi sulla mia spiritualità avrò avuto quindici sedici anni ma qualcosa stava cambiando dentro di me e stavo iniziando a mettere in dubbio anche quella spiritualità non la sentivo più come una volta mi sentivo quasi come se stessi recitando un copione ecco questa è la maniera più facile che che ho per spiegarvelo non lo sentivo vero non lo sentivo autentico Avevo poi circa diciannove venti anni quando mi sono allontanata senza ritorno dalla religione ed è successo quando ho conosciuto un'amica virtuale dico virtuale perché l'ho conosciuta su una chat online di cui ricordo ancora il nome tra l'altro si chiamava Cuneo tunity piemontesi forse la ricorderanno comunque lei era amica di un amico comune e purtroppo qualche settimana dopo che ci siamo conosciute si è suicidata. In quelle poche settimane io e lei eravamo entrate molto in sintonia, ci piacevamo, ci stimavamo, lei aveva appena compiuto diciotto anni, aveva fatto l'esame della patente, sembrava felice.

Poi un giorno mi iscrive un messaggio, un messaggio che potrei ancora recitare a memoria perché è scolpito per sempre nella mia mente, ma il succo era che pensava spesso di suicidarsi perché questo mondo non le piaceva, la spaventava. La sua idea era quella di buttarsi giù da un edificio alto e ricordo che mi scrisse che l'unica sua paura era di non morire sul colpo. Io in quel momento, per come lei aveva scritto le cose, per come la conoscevo in maniera abbastanza light in realtà, non capii quanto fosse seria. Io stessa ero un adolescente che sentiva le sofferenze profondamente, le viveva profondamente, come credo tutti gli adolescenti, e onestamente il pensiero di buttarmi giù dalla finestra di camera mia in un momento di disperazione più totale ce l'avevo avuto anch'io, ma ovviamente non l'avrei mai fatto davvero. Quindi le scrissi un messaggio molto lungo che era un po' un inno alla vita raccontandole di me, di quello che secondo me vale la pena vivere di quello per cui secondo me vale la pena vivere, del potenziale che vedevo in lei e lei mi rispose.

Mi disse che sapeva che avevo ragione, che le piaceva tantissimo quello che avevo scritto, che lo sentiva essere vero e mi scriveva anche che in un'altra vita le sarebbe piaciuto essere saggia come me e magari avermi conosciuta prima, ma che per lei ormai era finita perché lei aveva perso la speranza e aveva preso la sua decisione. Il suo tono in questo messaggio era proprio cambiato, non so come spiegarlo ma aveva come un tono di imminenza allora anche se non era da me scrissi immediatamente al nostro amico comune perché io non avevo assolutamente alcun contatto con la famiglia di lei non la conoscevo scrissi a questo amico comune che pensavo potesse contattare la famiglia e poi scrissi a lei un messaggio chiedendole di vederci o di sentirci per parlarne, ma era già troppo tardi. Lei scomparve proprio quella sera e la cercarono per tre giorni tanto che finì anche su telegiornali e programmi televisivi ma nulla. Nessuno l'aveva vista e la ritrovarono poi morta ed effettivamente si era lanciata da un edificio e purtroppo sembra dall'autopsia che non era morta sul colpo, quindi oltre allo shock che io provai al sapere della sua morte, del suo suicidio, continuavo ad immaginare proprio quella sofferenza degli ultimi suoi momenti che mi un po' perseguitata a lungo.

Ma in realtà il momento in cui io decisi di allontanarmi da Dio e dalla religione fu al suo funerale, di cui ho proprio solo un ricordo, ovvero sua madre che si alza e fa un discorso in cui dice alla fine sono felice perché ora la mia ragazza è con Dio Quella frase mi fece arrabbiare tanto, tanto che mi fa arrabbiare ancora adesso se ci penso non so spiegarvelo è una sensazione di quelle che credo si provino in momenti di sofferenza ma quello fu proprio il momento in cui io capii che non credevo più in Dio in quel momento io mi dissi no non è vero chi stiamo a prendere in giro lei non è con Dio lei non è più e basta e da lì mi ricompongo da lì sono passati quindici anni ho conosciuto Alex che per me è stata una ventata di aria fresca perché lui non aveva gli stessi miei conflitti riguardo alla religione lui è stato cresciuto sapendo che esiste la religione ma non prendendone parte quindi era molto rilassato su tutto questo argomento, cosa che mi aiutata davvero tanto nel mio percorso, perché io avevo bisogno di normalizzare quella conversazione e quell'argomento, avevo bisogno di ridurre la solennità e aumentare la normalità in un certo senso, E poi dopo quella prima fase di transizione di cui vi parlavo, in cui rifiutavo tutto ciò che era spirituale, piano piano ho iniziato a riconsiderare la spiritualità, ma considerando altri concetti come il concetto di energia di una persona più che dell'anima questo per la mia mente scientifica funzionava perché l'energia non si crea e non si distrugge ma si trasforma e quindi questo concetto mi piaceva l'idea di trasformarci ma senza per forza etichettarci come appartenenti a nessuna religione, senza mettermi in una scatola.

Io non volevo mettermi in una scatola, non lo sentivo, spesso vedo che le persone sentono di doversi di dover appartenere sentono di doversi mettere in scatola di doversi mettere sulla maglietta un'etichetta dei gruppi a cui appartengono io invece personalmente non mi sento più scomoda penso di essere stata una di quelle persone ma non mi sento più scomoda a non appartenere a nessun gruppo come non mi sento più scomoda di non appartenere a nessuna nazionalità perché per esempio io non mi sento più davvero italiana dopo così tanto anzi metà della mia vita fuori dall'Italia ma non sono nemmeno spagnola non sono nemmeno inglese non sono nemmeno neozelandese sono cittadina del mondo e questo mi basta e per la religione come per tutto il resto è lo stesso concetto non sento il bisogno di catalogarmi ecco e poi un giorno tantissimi anni fa ho sentito nel bellissimo documentario COSMOS di Neil deGrasse Tyson lui è uno scienziato che io apprezzo tantissimo e se non avete visto la serie ve la consiglio davvero credo che ci sia anche in italiano o comunque sottotitolata e da lui per la prima volta ho sentito il concetto che siamo tutti polvere di stelle.

Ma non metaforicamente, proprio letteralmente, perché gli atomi dei nostri corpi sono riconducibili alle stelle che li hanno fabbricati nei loro nuclei e quindi in realtà siamo biologicamente tutti collegati a ogni altro essere vivente nell'universo e a ogni molecola sulla terra e questo è un principio che tra l'altro spiego anche nel mio corso coolschooling citando un bellissimo scritto di Mario monte ssori, il figlio di Maria, ed è un concetto che guida ogni mio passo da quando ho iniziato il mio viaggio nella sostenibilità, circa tre anni fa. Per me è stato davvero importantissimo questo pensiero che siamo tutti collegati, perché mi dato un collegati, perché mi dato un nuovo senso di accettazione, un nuovo senso di tolleranza, di rispetto, non solo verso gli altri, ma anche verso il nostro pianeta, verso tutta la natura che ci circonda. Tra l'altro tempo fa mi ritrovai in una citazione che diceva più o meno l'uomo è una specie folle prega un dio invisibile e distrugge una natura visibile inconsapevole che la natura che distrugge è lo stesso dio a cui prega e io un po' mi sento così nel senso che se oggi dovessi forzatamente scegliere un Dio a cui pregare sceglierei sicuramente la natura che mi circonda più che una divinità ma tutto questo ve lo racconto per dirvi che non è che un giorno mi sono svegliata e non ho più creduto in Dio c'è stata un'evoluzione una rivoluzione quasi lunghissima dentro di me dopo aver capito di non credere più in Dio ma che ora che lo so e l'ho accettato dentro di me non mi spaventa più parlarne, non mi fa più sentire a disagio, non mi fa più temere la reazione delle persone.

Tra l'altro non mi fa più sentire sbagliata se mi criticano, perché so e accetto che non essere credente fa parte di me, ma non mi definisce, non definisce chi sono, non cambia quelli che sono I miei valori più profondi, che secondo me dovrebbero comunque essere sempre, sempre, sempre separati dal credo religioso nel senso che il credo religioso può essere uno di quei valori profondi ma non tutti I valori più profondi di una persona dovrebbero derivare dal credo religioso poi questa è la mia personalissima opinione ovviamente Wow! Ok ve l'ho detto che sarebbe stato un episodio diverso un po' intenso più intenso di quanto mi aspettassi pensavo che non sarei scesa così in profondità ma sono contenta di averlo raccontato e so che magari sentire tutto questo dalla mia bocca vi stupirà magari non ve l'aspettate perché di solito non sono tematiche di cui io parlo cioè non è che ho mai nascosto di non essere religiosa né credente ma non ne ho mai davvero parlato apertamente ne ho parlato più privatamente con persone che mi chiedevano e ovviamente in tutto questo rimane da parlare dei bambini che cosa dico ai bambini allora prima di tutto io tengo sempre in mente che I miei figli non sono me loro dovranno fare il loro percorso e dovranno decidere per sé e per questo non ho alcun interesse a passare a loro il mio passato conflittuale con la religione e il mio pensiero di oggi So per certo che ci sono delle parti della religione che io condanno e di questo parlerò apertamente con loro, per esempio l'inferno, l'idea che se non ti comporti bene bruci nelle fiamme dell'inferno.

Io credo che sia una bestialità da dire ai bambini e che come non c'è posto per le minacce nel mio tipo di educazione sicuramente non c'è posto per un concetto così brutale arcaico e secondo me abusivo come l'inferno e questi sono valori che secondo me vanno oltre la religione e che credo sia importante comunicare ai bambini quando arrivano le domande, perché voi sapete che io sono dell'idea che sia meglio aspettare le domande prima di dare le risposte su qualsiasi tema. Ora, noi non ci siamo ancora arrivati a queste domande, ma quando arriveranno so che risponderò come rispondo a tutto, con sincerità, ma soprattutto con normalità, perché per me parlare di religione non dovrebbe essere anormale, non dovrebbe essere questo tabù, questa nuvola nera che copre la conversazione che preannuncia pioggia torrenziale, perché a volte mi sembra davvero che questa conversazione sia una nuvola nera per le persone, nel senso che molti investono questo argomento di una solennità e di un'importanza tale da renderlo più difficile da trattare un po' come la sessualità e altri argomenti che io invece credo che dovrebbero essere completamente naturali spontanei, sereni, parte delle conversazioni da tavola. Penso che le religioni, quando trattate come tabù o come un argomento di scontro, di conflitto, di separazione, di paragone, innalzino muri invece di ponti, non solo tra culture diverse ma anche con le persone che ci circondano e io personalmente ho deciso che la mia missione nella vita con I miei figli e con tutti gli altri è creare ponti, non alzare muri quindi cosa dirò loro dirò loro che diverse persone credono in diverse divinità dirò loro che alcune persone non ci credono affatto affatto, alcune sono indecise e lo decidono da adulti, magari a seconda delle esperienze di vita che fanno dirò che ci sono persone come la nonna che vanno a messa e credono al dio cattolico e lo celebrano per esempio a Natale dirò che ci sono persone che credono nel dio indù, lord Murugan, e gli portano offerte al tempio e ricorderò loro quando anche noi I Malesia abbiamo assistito al Taipusan il festival dedicato proprio a questa divinità dirò loro che ci sono persone che credono in un dio buddista e vanno a pregare nei tempi come tutti quei meravigliosi tempi che abbiamo visto in Thailandia insomma dirò loro che ci sono persone che pregano e che credono e altre persone che non pregano e non credono è normale ed è qualcosa a cui non sono stata esposta io stessa da bambina a me è sempre stato detto che credere è l'unica strada corretta cioè non è che mi è sempre stato detto ma è sempre stato dato per scontato: credere è la strada.

E di tutto questo credo che parlerò loro ai miei figli con naturalezza, come parliamo di qualsiasi cosa, come parliamo del pandoro del panettone, come dicevo all'inizio, perché personalmente credo che questo sia il modo giusto per avvicinarsi ad argomenti che purtroppo sono motivo di conflitto e di confusione nel mondo, ma in realtà credo che la conversazione sia già stata aperta in questo viaggio per il mondo che stiamo facendo. L'abbiamo aperta ogni volta che abbiamo esposto Oliver e Emily a diverse religioni, a diverse celebrazioni, a diversi festival, e li abbiamo portati a visitare diversi tempi con le guide che ci spiegavano delle loro divinità, dei loro rituali oppure anche solo quando li abbiamo portati a visitare le chiese che incontravamo in giro per il mondo per ammirarne l'architettura, goderne il silenzio e quando abbiamo spiegato loro entrando in queste chiese che ecco questo è un tipo di chiesa in cui la nonna viene a pregare e per quanto riguarda quello che credo io, come dicevo prima, a meno che non me lo chiedano, non vedo motivo di dirglielo uno. Perché se non me lo chiedono, probabilmente non lo trovano ancora rilevante due. Perché, personalmente, non ho alcun desiderio di influenzarli in una decisione che può essere solo loro, desiderio di influenzarli in una decisione che può essere solo loro, una decisione che solo loro possono prendere.

So che nel momento in cui me lo chiederanno, sarò disponibile a spiegare I miei perché, perché è una conversazione che credo debba avvenire in famiglia e credo che non ci sia nulla di male nello spiegare quelli che sono I miei credo personale non solo non c'è nulla di male ma è fondamentale perché è così che si impara a rispettarsi l'un l'altro e so anche che nel momento in cui me lo chiederanno sarò pronta a dire loro che ognuno decide per sé e che io rispetterò sempre le loro decisioni e quando non sarò d'accordo potremmo parlarne con la stessa passione con la quale parliamo di panettone pandoro devo sempre ricordare che loro si fidano di me lo devo ricordare come genitore perché io non voglio usare questa fiducia come un modo per portarli dove voglio io ma come una responsabilità di lasciare che vadano dove vogliono loro tra l'altro un genitore credente qualche tempo fa mi fatto una bella domanda come si cresce un figlio che non rigetta la religione? E me l' chiesto perché mi spiegava, questo genitore, che vede sempre più bambini che abbandonano il credo religioso da adolescenti. Io ovviamente non le sono stata di grande aiuto perché la mia storia è stata proprio quella ma le ho detto solo che secondo me oltre a cercare di lasciarli liberi nelle loro decisioni e magari di esporli a religioni diverse la cosa più importante è far sì che la religione sia qualcosa di bello, di positivo, che non abbia quella solennità e quella severità di cui parlavo prima, che io purtroppo ritrovo ancora molto in Italia.

A me sembra chiaro che un bambino che non vuole andare a messa ed è forzato ad andarci perché I genitori non sono flessibili e vogliono insegnargli fin da subito il protocollo della persona credente, per me inizia con il piede sbagliato il suo rapporto con la religione e mi chiedo come possa arrivare poi davvero ad apprezzare la religione in maniera spontanea, anche spensierata, come dovrebbe essere un qualcosa che ti fa stare bene. Ecco, se la religione non è qualcosa che fa stare bene, io credo sia più probabile che I ragazzini se ne allontanino. Ma poi nel mio caso è stato per altri motivi, quindi non si può mai sapere, è vero tutto e il contrario di tutto. Ma se io volessi che I miei figli fossero religiosi, sicuramente approccerei la religione con naturalezza, con serenità, senza imposizioni, con flessibilità mentale e soprattutto seguendo loro, seguendo il bambino. E basta!

Potrei probabilmente continuare a raccontarvi aneddoti su aneddoti e parlare di più di questa nostra decisione, ma credo di avervi detto l'essenziale e spero che possiate accoglierlo con rispetto, con gentilezza, perché alla fine è questo quello che dobbiamo insegnare ai nostri figli: accogliere ogni conversazione, anche quelle con cui non ci troviamo d'accordo, con rispetto e gentilezza. E io stessa ovviamente lo sto ancora imparando è facile lasciarsi prendere dalle emozioni quando le persone non sono d'accordo con qualcosa in cui noi crediamo fortemente lo so ma imparo e miglioro ogni giorno perché penso che solo essendo io stessa la persona che vorrei che diventassero I miei figli posso aiutarli ad andare in quella direzione. E con questo vi saluto, grazie per aver ascoltato fin qui, un tema così difficile per alcuni, per alcuni più difficile che per altri, e vi do appuntamento al prossimo episodio di Educare con calma. Vi ricordo che se vi manco mi trovate sul mio blog w w w punto latelladicarlotta punto com oppure su Instagram e Facebook come latella di Carlotta blog. Buona giornata, buona giornata, buona serata o buonanotte, a seconda di dove siete nel mondo.

Ciao ciao!