benvenuti a un altro episodio di Montessori in cinque. Oggi parliamo di un caso specifico e rispondo a una mamma che mi ha scritto questo Ogni volta che mio figlio fa male a qualcuno, scappa via senza chiedere scusa e a volte ride persino sembra avere davvero poca empatia e questo mi preoccupa moltissimo. Che cosa posso fare allora? Cerco di essere il più conciso possibile, ma devo fare un'introduzione, quindi è possibile che questo episodio sia un pochino più lungo di cinque minuti, ma cercherò di rimanere nel tempo. Ogni volta che leggo questo tipo di domande, la prima cosa che noto è il giudizio. Non lo facciamo con cattiveria, è insito nella nostra natura. Ne ho anche parlato nell'episodio sulle etichette e anche in quello sul girare le frasi in positivo. Ma la prima cosa che invito tutti i genitori a fare è cercare di osservare i propri figli in maniera oggettiva e non solo osservarli in maniera oggettiva, ma anche parlare di loro in maniera oggettiva, senza giudizio. Per esempio, quando descriviamo il comportamento dei nostri figli consiglierei di non usare espressioni, avverbi come ogni volta o avverbi, come sempre o mai. Perché queste espressioni totalizzanti un po' estreme, se vogliamo, creano o rinforzano una mentalità. Per esempio se dico mio figlio non cammina mai da solo, quella è l'idea di mio figlio che io sto costruendo nella mia mente. Se invece dico a volte non cammina da solo, è prima di tutto più onesto intellettualmente, perché mai è sempre raramente sono mai e sempre. E poi mi aiuta a me genitore a mettere il comportamento nella giusta prospettiva. Un altro giudizio che ho notato è la frase finale sembra avere poca empatia. Anche questa frase crea nella nostra mente un'immagine di nostro figlio. Il fatto che mio figlio non voglia chiedere scusa e scappi ridendo quando fa male a qualcuno non significa che non sia capace di empatia, non significa che non abbia empatia. Significa che in questo determinato momento della sua vita non è ancora capace a gestire quella determinata. Deve ancora praticare l'empatia, ha bisogno di più opportunità per praticare l'empatia. Quindi il mio primo consiglio è questo quando descriviamo i comportamenti dei nostri figli per iscritto a voce, cerchiamo di farlo con oggettività. Più pratichiamo l'oggettività, più riusciamo ad analizzare i comportamenti dei nostri figli con distacco che aiuta anche a non farli diventare un problema nella nostra mente. Il mio secondo consiglio è questo Quando tuo figlio ha un comportamento scomodo, prova a pensare a te, a te stesso, a te stessa. In quella situazione tutti facciamo cose che feriscono agli altri, a volte anche intenzionalmente. Magari non li picchiamo. O almeno spero che non li picchiamo come farebbe un bimbo piccolo. Ma magari alziamo la voce con nostra madre, magari in una discussione usiamo proprio quella parola che sappiamo che ferisce il nostro compagno o la nostra compagna. Magari mentiamo a un amico dicendogli che siamo impegnati e quindi non possiamo vederlo, mentre invece non abbiamo voglia di vederlo, magari anche solo per strada. Prendiamo un parcheggio perché siamo di fretta, perché ci arriviamo prima e facciamo finta di non aver visto che l'altra macchina aveva già la freccia e stava aspettando che il traffico fluisca tutti. Sbagliamo tutti, feriamo. È normale la natura umana. La domanda che voglio farti è quando sbagli? Quando ferisci qualcuno, sei pronto o pronta a chiedere scusa immediatamente? Quando sei arrabbiato, triste, fai qualcosa di cui non vai fiero o fiera? Ti senti di rimediare subito? Io no. Io di solito ho bisogno di tempo per processare l'emozione. Magari provo un mix di vergogna, di imbarazzo, di tristezza e non sempre riesco a calmarmi immediatamente, anche se riconosco immediatamente che il mio comportamento è sbagliato. A volte mi ci vogliono anche ore prima di riuscire a tornare e chiedere scusa per i nostri bambini è lo stesso. La differenza è che io sono adulta, Io riesco a processare L'emozione. Io oggi riesco a calmare il mio coccodrillo, ho gli strumenti per farlo meditazione, respirazione, visualizzazione, eccetera, eccetera. I miei figli no o non ancora, anche quando glieli insegno questi strumenti magari hanno bisogno di praticarli di più. Spesso da genitori vogliamo risolvere la situazione subito. Vogliamo che nostro figlio chieda scusa il più in fretta possibile. Vogliamo che capisca la gravità del suo comportamento. Ma proprio come capita a noi adulti che spesso non abbiamo voglia di chiedere scusa subito, dobbiamo accettare che anche per i nostri figli possa essere così. E poi dobbiamo capire che se ci ride in faccia o grida no e scappa via, per esempio, non significa che sia un bambino maleducato o che non abbia empatia o che non imparerà mai a risolvere un conflitto da solo. Questo sono comportamenti molto normali di bambini che sentono di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma che stanno ancora processando quell'emozione di cui parlavamo prima, che può essere imbarazzo, vergogna, rabbia, tristezza. Questo non significa giustificare il comportamento o non fare nulla, e lasciare correre significa dare loro il tempo per processare l'emozione prima di agire prima di intervenire. Nel frattempo possiamo per esempio dare la nostra attenzione al bambino o alla bambina vittima del comportamento di nostro figlio, perché in questo modo stiamo anche modellando con il nostro esempio il comportamento che vorremmo che avessero i nostri figli quando vedono un'ingiustizia, mentre invece la situazione con nostro figlio la affrontiamo quando lui è calmo non lo puniamo, non lo mandiamo in camera sua, perché questo tipo di punizioni non insegnano nulla né al genitore né al bambino. Il concetto del vai in camera tua non è sbagliato di per sé è un'opzione valida suggerire che il bambino si prenda un momento suo per calmarsi, ma è controproducente quando è un'obbligazione una punizione è molto più produttivo. Se per esempio in casa il bambino ha un posto specifico per calmarsi, potrebbe essere il tavolo della pace di cui ho parlato nell'episodio dei conflitti tra fratelli e quello che facciamo noi è chiedere al bambino se vuole andarci per stare un momento da solo. Questo ovviamente non funziona se il bambino è ancora arrabbiato e mostra comportamenti di attacco, di aggressione. Per questo a volte è quasi meglio lasciare sfogare l'adrenalina prima. Quindi lasciarla uscire dal sistema, per esempio andando a correre se avete un giardino o facendo dei salti in casa, o magari mettendo una canzone movimentata e ballando. E poi quando il bambino è calmo, allora possiamo parlarne e suggerire il concetto delle scuse. Ma non imporle. È sempre più efficace modellare con il nostro comportamento, come dicevo prima, per esempio andare noi a chiedere scusa. Certo, possiamo anche suggerirlo al bambino, Ovviamente possiamo chiedere. Sei triste per aver picchiato il tuo amico? Vorresti che ti aiutassi a chiedere scusa? Magari dice di sì, ma magari non è ancora sicuro abbastanza da farlo da solo. E allora lo facciamo noi per lui. Lo aiutiamo sul momento, focalizzando le scuse e a casa. Poi, quando siamo tranquilli, cerchiamo di trovare dei modi per aiutarlo a farlo da solo la prossima volta, per esempio, utilizzando una lezione di grazia e cortesia di cui vi parlo nei miei corsi e con questo basta perché ho sforato alla grande, ma lo sapevo già e avevo annunciato lo avevo preannunciato. Spero però di aver piantato qualche semino nella vostra mente. Il discorso è molto più ampio e se vi interessa approfondire questo approccio educativo, vi consiglio i miei corsi online che trovate sul mio sito www punto la tela di carlotta punto com Vi do appuntamento a venerdì prossimo per un altro episodio di educare con calma ciao