Preferiti dei bambini
benvenuti e benvenute a un altro episodio di educare con calma. Oggi parliamo di sostenibilità che ormai sapete che è un argomento che mi sta molto a cuore, perché negli ultimi tre anni ho iniziato il mio personale viaggio verso uno stile di vita sostenibile o comunque più sostenibile, il più sostenibile possibile. Io l'ho iniziato tardi il mio viaggio, ma proprio per questo mi piace parlarne, perché credo che ogni famiglia possa avviare dei piccolissimi cambiamenti in casa per rendere il proprio stile di vita più sostenibile. Ma oggi non ve ne parlo da sola perché ho con me in videochiamata Camilla Mendini, che probabilmente tanti di voi conoscono come carotina, ma se non la conoscete lei è una designer che dal Duemila e quindici si occupa proprio di moda sostenibile su Instagram e YouTube e nel Duemiladiciotto ha anche creato il suo marchio sostenibile che si chiama amori. Io la seguo da tantissimo tempo e devo dire che ho imparato molto da lei, anche perché lei è una delle voci italiane, secondo me più preparate sulla sostenibilità non solo della moda ma in generale. Quindi non mi rimane che dare il benvenuto a Camilla. Sono felicissima di averla finalmente qui con me oggi. Ciao Camilla. Grazie per aver accettato il mio invito. Ciao Carlotta. Ciao a tutti, grazie mille a te per l'invito e per la bellissima introduzione. Ma no, guarda, te la meriti tutta perché veramente fai un lavoro eccezionale e credo che il modo che tu hai di spiegare con concetti complicati in maniera semplice sia veramente molto importante. Ma senti, proprio per iniziare a rompere il ghiaccio per chi non ti conosce, hai voglia di raccontarci brevemente come è iniziato il tuo percorso nella sostenibilità. Perché per esempio, il mio è partito con una scintilla che è stato un invito a pulire una spiaggia e da lì io non ho mai smesso né di pulire spiagge, parchi, eccetera eccetera. E da lì in avanti è stato proprio come un una volta che che sai cos cos'è l'importanza che ha non puoi non saperlo, quindi non puoi cancellarlo dalla tua mente. Invece qual è stata la tua scintilla? Concordo. Innanzitutto una volta che si inizia un percorso di coscienza e di che effetto hanno le nostre azioni, che impatto hanno? Negative o positive rispetto all'ambiente e alle altre persone. Poi è difficile tornare indietro e quindi concordo molto su questo punto. Io sono un italiano, appunto, che mi sono trasferita nel stati uniti sei anni fa e diciamo che al mio arrivo ho iniziato ad appassionarmi al tema della moda sostenibile, all'inizio tramite proprio un documentario dei trust che consiglio a tutti di vedere, sebbene adesso lo abbiano tolto da Netflix. Quindi prima era molto più facilmente accessibile e visibile. Però adesso insomma, basta andare sulla piattaforma the trust punto com basta, appunto a pagamento si può, si può sempre vedere e e questo documentario potremmo dire che ha trovato terreno fertile in me. Nel senso che, um spiega che cosa c'è dietro alla fast station, quindi al basso costo dei vestiti fan um c'è un alto prezzo per le persone che li producono, spiega molto bene appunto questa dualità del mondo occidentale dove appunto c'è la corsa al comprare al minor costo possibile rispetto al mondo orientale dove molto spesso vengono appunto fatte le produzioni fast fashion e non um e questo come ti dicevo, ho trovato un po', un terreno fertile in me perché um, appunto, sono una designer molto. Il mio lavoro è sempre stato quello creativo, potremmo dire e sono sempre stata appassionata da tessuti um dalle stoffe. Mia mamma mi ha sempre insegnato a controllare gli orli dei vestiti. Proprio una cosa banalissima. Um qua io ho l'età in cui ho visto il passaggio tra quello che c'era prima e l'arrivo delle fast station in italia, quindi ai primi negozi delle multinazionali andavo con mia mamma e lei mi faceva vedere ma vedi come sono questi? Li hanno tagliati a vivo ma vedi come la qualità il tessuto non è buono, chi se ne importa mamma o poco prendiamoli e ed effettivamente capisco adesso mia mamma perché me lo diceva e e la ringrazio tantissimo perché ha messo dentro la mia testa quel semino che poi, appunto um ha iniziato a crescere nel duemilaquindici potremmo dire quando ho iniziato a parlarne sui social media e quando appunto in Italia ancora nessuno ne parlava, quindi potremmo dire sono stata un po', la pecora nera nera perché in realtà meglio la pecora verde di YouTube dove ho iniziato a parlarne e poi da lì non ho più abbandonato l'argomento, anzi l'ho sempre più ampliato. Che bella questa prospettiva della tua effettivamente io ones- io non capendo proprio niente di cucito di tutto questo io non ci avevo mai pensato a questa parte del della sostenibilità proprio di andare in un negozio e vedere l'orlo guarda. Cioè, pensa quanto quanto di meno ci si mette tra virgolette a fare questo lavoro piuttosto che il lavoro che in realtà deve essere fatto. E questa è veramente una una prospettiva molto bella secondo me anche da da considerare tra l'altro. Anche per me un documentario in particolare fu un po', una scintilla e ed è story of staff. Mi sembra che abbiano fatto due documentari, uno story of staff e l'altro story plastic e ed è proprio parla proprio di come vengono prodotte le cose che noi abbiamo, di come cresce in noi il desiderio delle cose che vediamo, eccetera eccetera e più sul consumismo, forse che sulla sostenibilità però in generale vanno di vanno a braccetto. Um ma senti invece mi piace fare una domanda sempre quando parlo di sostenibilità con gente che è davvero sostenibile, che ha uno stile sostenibile che ci è riuscita, che è quali sono secondo te? Tre cambiamenti, i più facili, ma magari non non i più facili, ma i più importanti che una famiglia singola può attuare per riuscire a trasformare un pochino il proprio stile di vita e renderlo leggermente più sostenibile. Allora io mi sono resa conto in questi anni di confronto e di dialogo con le persone della community che alla fine appunto si è costruita attorno a me attorno all'argomento che ho trattato, che è un discorso talmente personale e talmente legato alle possibilità economiche. Innanzitutto perché la sostenibilità molto spesso ha un costo più elevato di ciò che non è sostenibile e quindi tante persone si sono adeguate ai costi non sostenibili, cioè dei prodotti non sostenibili, e quindi fanno fatica a comprare sostenibile allo stesso passo diciamo dei prodotti di prima, quindi c'è una una questione economica in cui non si può mettere ovviamente becco è una questione di facilità, magari proprio per la sensibilità personale verso alcuni argomenti. Ad esempio io ho iniziato con la moda sostenibile, che per tantissimi può essere qualcosa di molto futile, ma cioè non è certo quello il problema della sostenibilità e invece magari ne avremo la possibilità di parlarne più avanti. È correlati a problemi di schiavi, schiavitù, etica, ambiente, clima. Quindi è veramente un'industria molto che ha un enorme impatto da questo punto di vista però, ad esempio mi sto approcciando solo adesso a un cambio di alimentazione più sostenibile che però, ad esempio per altri potrebbe essere più facile. Quindi quello che piace il concetto che piace passare a me è che per effettivamente essere efficaci e quindi pensare di percorrere questo percorso e portarlo avanti si debba essere sinceri con se stessi. Quindi che cosa si riesce a fare senza creare frustrazione? Un errore che ho fatto all'inizio, ad esempio, è stato okay, magari mi butto a comprare tutto ciò che è sostenibile per eliminare quello che ho già in casa che non lo è. Sbagliatissimo, cioè la scelta meno sostenibile che si può fare. Quindi se devo dare effettivamente tre consigli che però vanno presi un po' con le pinze che forse possono essere quelli più semplici da seguire. Ecco per una famiglia innanzitutto puntare sui bambini. I bambini hanno una sensibilità bellissima, um da cui c'è veramente tantissimo da imparare verso la natura. Quindi io consiglio e potrò essere banale, ma se avete la possibilità state fuori all'aria aperta. Scoprite la natura esplorate, portatela anche in casa, magari portate un piccolo terrario, una piantina e fate amare i bambini a natura per quello che è e solo facendogliela amare e capire quando saranno grandi. Si spera che si ricorderanno questo rispetto no, che è bellissimo, ti giuro che bello e quindi questo può essere veramente a costo zero. Un gesto molto semplice che però forse è scontato. Ecco, pensa che non serva abbastanza. Però vedo che sui miei figli invece funziona bene assolutamente. Su questo io sono d'accordissimo perché vedo, ad esempio, quanto per eliminare la plastica nella nostra vita. Io conti sul sensibilizzare i miei figli adesso che i miei figli sanno che la plastica fa male al pianeta, cioè loro non fanno fatica a rinunciare ai palloncini, alla festa di compleanno, a lasciare il gioco di plastica sulla mensola e magari semplicemente capire che non abbiamo bisogno di un di un ulteriore gioco. E quindi quello che hai detto per me è bellissimo. Non me l'aspettavo tra l'altro ed è ed è veramente un consiglio molto, molto bello. Credo che un po' per tutto quello che vogliamo migliorare del nostro futuro dovremmo puntare sui bambini, vero? Verissimo. Hanno veramente una verità in tasca che per noi è stata dimenticata, probabilmente crescendo um altre cose che possono essere più semplici potrebbe essere, come dici tu, il percorso che avete fatto anche voi sulla plastica e anche qui ci sono tantissimi step che si possono fare applicare, quindi può essere da non comprare più le bottiglie di plastica, ad esempio per l'acqua e mettere un filtro um al rubinetto di casa o il frigo di casa dipende appunto da ci sono tantissimi dispositivi, usare una caraffa filtrante e e già questo eliminerebbe tantissima plastica, ma anche imparare a riciclare bene, cioè sono veramente semplici gesti che possono essere il primo passo che crea la soddisfazione e la voglia di continuare, perché tutti vogliamo diventare probabilmente perfetti in poco tempo, ma secondo me è la cosa più sbagliata da fare in questo caso, proprio perché ci sono così tante cose che si possono e che poi si vogliono fare quando si inizia. E un altro percorso che si può fare magari è scoprire l'usato stando o comunque cercare di allungare al massimo la vita dei capi, ma anche dei giochi e riscoprire la cultura del ripar-, del riparare della riparazione, che è qualcosa che in Italia c'era fino a poco tempo fa e probabilmente è più a forse legata ancora un po' a uno stigma della povertà? No, Quando adesso si butta perché è rotto. Ma te ne posso comprare un altro invece perché non riparare qualcosa o comunque regalarlo a qualcun altro? Fare degli scambi, quindi approcciare in maniera diversa, con una visione diversa, sia i vestiti che i giochi, eccetera. E senti, quando hai detto riciclare bene, um effettivamente è difficile adesso, se è una domanda troppo lunga, la la lasciamo per questa volta, perché riciclare bene è difficilissimo. Cioè, io a volte mi rendo conto che per quanto io comunque cerchi di informarmi, a parte che noi viaggiamo spesso, quindi ogni paese ha regole diverse. Um cioè, io lo trovo veramente complicato. Come si fa a riciclare bene? Ma guarda, secondo me il problema del riciclo è anche va anche al di là della singola persona. Cioè a parte come dici tu, proprio a livello geografico pensiamo all'italia. Immagino che le persone che si ascoltino siano principalmente in Italia. Ogni regione, ogni comune ha delle regole a sé, addirittura. Sì, il problema qual è? Che magari non ci sono neanche le attrezzature. Ad esempio? Ad esempio sentivo pochi giorni fa della bioplastica uno può pensare alla bioplastica fantastica si può effettivamente ridurre, cioè si è compostabile, potremmo dire. Però è compostabile solamente quando viene portata all'interno di un'atmosfera a una certa temperatura per un certo periodo di tempo, eccetera. In Italia non sono ancora attrezzati per trasformare la bioplastica, quindi è in vendita. Magari uno la ricicla in maniera corretta, che in realtà in Italia è ancora nell'indifferenziata e poi però non non finisce il suo ciclo di vita come dovrebbe e come viene venduta. Quindi sì, possiamo fare del nostro meglio, ma la cosa, forse che dobbiamo fare a priori è cercare di abbassare il livello di rifiuti il più possibile. Quindi non prendere le le sportive, le buste di plastica, cercare di comprare alimenti non confezionati. Um insomma appunto eliminare la plastica delle bottiglie. Tante piccole azioni che che sommandosi, appunto, possono arrivare ad avere meno rifiuti possibili. Certo, quindi andare all'origine del problema, ovvero il comprare piuttosto che il che faccio di questi prodotti che ho comprato um e senti invece, come dicevamo prima, dopo i primi passi nella sostenibilità, alla fine a me sembra quasi che a volte diventi anche un po', una sfida personale, il dire okay, um, adesso faccio queste piccole azioni, però se ho fatto questo, magari riesco a fare anche questo. Questo e questo perché non ci provo senza entrare negli estremi, perché poi anche tu dicevi prima Benissimo, io mi ritrovo che a volte uno dice Vabbè, dai, allora lo faccio tutto insieme. Poi alla fine è veramente molto più difficile e e uno si si si spaventa tra virgolette e dice Okay, questo non è fatto. Questo stile di di vita non è fatto per me, ma io non so se questa cosa appunto, è capitata anche a te del cercare una volta che hai aperto questa, come si dice, la scatola di Pandora? Sì, credo che si chiami il vaso. Brava. Ecco. Grazie. Il vaso di Pandora. Um, una volta che l'hai visto, non si può più non vedere e e quindi quali sono stati poi i ca-? Alcuni cambiamenti che hai deciso di applicare nella tua vita con i tuoi figli nel tuo stile di vita? Perché adesso hai detto che da poco ti sei anche avvicinata all'alimentazione. Ci sono altri piccoli cambiamenti o anche solo dell'alimentazione? Che cosa hai fatto? E mi viene da sorridere, in realtà, perché adesso ho difficoltà a guardare nuovi documentari perché ogni volta che guardo un documentario leggo un libro. Però poi so già che è il nuovo capitolo della sostenibilità. Okay, quindi sono partita dalla moda. Poi nei vari video dopo che ho fatto della moda ne ho pubblicato uno perché è la grande richiesta delle persone che mi seguivano, perché su YouTube parlavo sia di moda sostenibile, ma anche di New York, che è la città in cui ho vissuto per cinque anni. Mi chiedevano di vedere la spesa di Un'italiana in America, a New York. Allora io ho fatto vedere una spesa normale di quella che facevo e i commenti sono arrivati. Ma quanta plastica il confronto sulla plastica tutta plastica, plastica, plastica che è una cosa che io avevo notato ovviamente da italiana ad arrivare negli Stati Uniti ci sono con confezionano qualsiasi cosa e soprattutto fanno queste mini porzioni singole perché la gente lavora, deve portarsi snack, eccetera, addirittura le mele. Ma immagino anche fosse in Nuova Zelanda, se così le mele sono già tagliate ormai anche in Italia ed erano nella buste di plastica cose senza senso quando ero arrivata appunto negli Stati Uniti sei anni fa, era proprio uno shock culturale a cui però mi ero abbastanza adeguata perché appunto non ero ancora così sensibile all'argomento e quindi dalla moda. Poi ho detto Okay, il secondo step è plastica alternativa alla plastica. Qual è il problema della plastica, delle microplastiche, gli oceani, eccetera, il riciclo e quindi questo è stato il mio secondo step. Diciamo che poi sono gigantesco sì, e sono veramente delle tematiche enormi in cui si cerca di navigare e trovare delle soluzioni. Ma ci sono poi centinaia e migliaia di strade che si possono prendere all'interno di questi MFA. E poi appunto, adesso l'alimentazione quest'anno ho provato a fare per la mia prima volta il vegano a gennaio che appunto con il nuovo anno è il mese che si dedica anche alla al voler iniziare diventa vegani, l'ho un po' dovuto riadattare a me e alle esigenze della famiglia, visto che sono anche stata l'unica un pochino a mangiare vegano, anche se i bambini hanno apprezzato tantissimo e devo dire anche mio marito che è il più difficile a cui cambiare le abitudini alimentari. Quindi è anche per quello che ti dico che bisogna fare i conti. Poi se sei in famiglia con le altre persone che magari non in tutti gli aspetti la pensano come te e poi anche quello che si è attorno, insomma. E quindi si esplorando un po', la dieta vegana a cui ero già sensibile dal punto di vista della della moda, ad esempio la moda vegana. Ecco quindi ci sono tante ramificazioni che si intersezione e e si ritrovano un pochino di concetti. Di sicuro anche in questi macroargomenti chissà cosa sarà il prossimo. Un po' quasi paura di scoprire che documenta quale documentario hai in lista? Nessuno, nessuno guarda. Sì, effettivamente credo che anch'io siano dei passi veramente giganti, che sia quasi difficile a volte metterli in step in sequenza. Io ad esempio vedo che il mio passo di adesso dell'ultima insomma l'ultima conquista sarebbe il second hand, quindi comprare più di seconda mano. Ma quello io mi sto rendendo conto che è veramente il mio tallone d'achille, cioè io vorrei proprio riuscirci. Ci ho provato, ti seguo, cerco di imparare i tuoi consigli, guardo i tuoi video, ma ogni volta che entro in un negozio di seconda mano, tra il fatto che a me non piace fare shopping e il fatto che quindi vedo questi scaffali pieni zeppi di cose e io mi sento sopraffatta tra il fatto che sono molto alta e spesso mi sono ritrovata in paesi in cui il second non esiste. Cioè, non ci sono cose che vanno bene per la mia taglia, per la mia altezza e quindi veramente lo lo trovo veramente difficile. E quindi la mia soluzione per ora è stata quella di comprare appunto marchi sostenibili che spesso devo comprare online perché non si trovano. Quindi insomma, non è comunque ideale? Um adesso il mio guardaroba, per esempio, è fatto di Patagonia è touch world, che è una una marca neozelandese che abbiamo scoperto qua. Ovviamente noi viaggiando a tempo pieno abbiamo veramente pochi capi d'abbigliamento, quindi questo comunque è sostenibile anche a livello economico. E poi, appunto, sto facendo dei piccoli miglioramenti, anche se io sono una frana proprio a cucire. Però sto facendo dei piccoli miglioramenti per allungare la vita dei dei capi che abbiamo. Ma come si fa ad avere un armadio sostenibile se non si a se? Non si sa cucire bene e non si amano i negozi di seconda mano. Cioè come si fa? Camilla, aiutami. Mi spiace perché non non ho effettivamente un asso nella manica da darti nel senso che le opzioni che tu hai già messo sul tavolo sono un po', quelle che ci sono, cioè o si compra effettivamente qualcosa di nuovo e si cerca di favorire i brand sostenibili che si impegnano eticamente sostenibile per i materiali, ma anche dal punto di vista del fair trade, ad esempio, oppure per me, ad esempio, la seconda mano il vintage è una passione anche qui, probabilmente sdoganati da piccola da mia mamma perché vedi sempre mia mamma dobbiamo è grazie alla mamma di carotina che sono così. Però ho questo ricordo che andavamo spesso in Puglia, al mare, in vacanza in estate e in Puglia facevano questi grandi nei mercati rionali, c'erano queste grandi bancarelle di usato. Non so da che provenienza, tra l'altro magari molto indubbia, non ho la più pallida idea che costavano effettivamente pochissimo un euro due euro e si trovavano dei marchi anche di alta moda e quindi mia mamma cercava e per me era un gioco anch'io cercato. E poi effettivamente mi costruivo un po', il il mio guardaroba fin da piccolina con con quei ritrovamenti, quindi è nato come un gioco. Per me è veramente un gioco e non ho mai visto il limite che so che tantissimi hanno verso l'usato adesso tu non l'hai nominato. Non so se sia il tuo caso, però per tante persone l'usato appunto, magari è da considerarsi solo per persone meno abbienti o comunque considerato sporco, eccetera. Mentre ormai l'usato è una risorsa dal punto di vista economico um per chi appunto ha ha ha bisogno effettivamente di spendere poco su questi aspetti, ma poi si trova veramente di tutto e soprattutto c'è una grande selezione. Quindi non si trovano cose rovinate e e gli indumenti non sono più sporchi rispetto a un capo nuovo. Perché un'altra, cosa che sorprende tanto le persone è pensare che il capo nuovo che comprano pensano sia pulito ma nessuno lo lava, cioè è stato probabilmente portato in giro nelle varie fabbriche in cui è stato costruito nessuno lo lava prima effettivamente con il sapone arriva lindo a casa propria, quindi va sempre comunque lavato e probabilmente quelli di seconda mano invece vengono un po' trattati a volte lavati, quindi sono quasi più puliti che c'è. Effettivamente non è per tutti e ed è proprio quello forse il discorso di cui ti dicevo prima ognuno deve trovare un po' la sua strada e soprattutto senza sensi di colpa, cioè liberati da questo oppressione dell'o Dio non ce la faccio come dici tu, viaggiate, avete pochi capi. Già questo può essere la la vostra via sostenibile. Cerchi di allungare i capi, magari sei più portata per il tuo stile di vita, per le tue necessità, per la tua sensibilità ad altri a essere molto più sostenibile di me, ad esempio in altri ambiti, e non c'è una classifica, cioè quello che porta questa strada. Purtroppo è proprio l'ansia di non fare abbastanza l'ansia di non riuscire di di avere lo scheletro nell'armadio è perché questo non è ancora sostenibile. Però bisogna secondo me, invece di viverla in maniera molto più positiva uno perché deve essere, secondo me una realtà che sempre più persone devono abbracciare. E se tutti la viviamo con ansia e ansia da prestazione, appunto, e frustrazione, non riusciremo mai a coinvolgere più persone possibili ad abbracciare questo stile di vita. E poi perché non bisogna essere perfetti in tutto e e CE va bene, va bene così, non c'è la pagella. Alla fine stiamo già facendo tantissimo anche solo a parlarne, a ragionare, a informare quindi lo so che crea sensi di colpa. Però appunto, ci sono mille modi per avere meno impatto e magari quella dei vestiti non può e potrebbe essere la strada più difficile per te. Ci può stare, datti più tempo o comunque trova altri modi per compensare. Ecco, se proprio ma le opzioni che hai detto sono un po' quelle quindi o se compro esatto o se compro il nuovo, se si vuole fare sostenibilità oppure si anche imparare come lavare i vestiti per renderli più um per allungare la loro vita e quindi lavarli, magari a temperature adatte. Quindi seguire le le indicazioni sull'etichetta e non bollirli nell'acqua. So che molti hanno la tentazione di lavare ad alte temperature perché anche qui c'è un po', un retaggio culturale del devo uccidere chissà che cosa, ma già con il sapone e trenta quaranta gradi si può si lavano le cose, insomma certo sì, è proprio Devo dire che da tutto quello che stavi dicendo, a parte che mi sono venute in mente almeno centocinquantamila domande, quindi non te le farò tutte. Ma magari se hai trattato questi argomenti, appunto nei tuoi video di YouTube, vado a cercarli e li metterò nelle note Dell'episodio um, ma una domanda più importante è come scegli i prodotti? Parliamo di moda, parliamo anche non di moda. Quando hai davanti un prodotto, cosa guardi? Nell'etichetta nella nella descrizione degli ingredienti come fai la tua ricerca personale? Ecco, proprio in termini pratici, perché io credo che questo potrebbe essere anche un aiuto, a volte a scegliere marchi piuttosto che altri a magari a lasciare sullo scaffale una cosa che invece non non ha proprio valore. Ecco, io direi che per ogni ambito si può pensare un pochino alla stessa maniera, solamente che in alcune industrie ci sono effettivamente più informazioni e c'è più trasparenza ad esempio sugli alimenti l'etichetta ci parla molto di più del prodotto. Um sappiamo la provenienza, magari conosciamo anche meglio la stagionalità dei prodotti, riusciamo a capire quanto ci mette per scadere. Quindi la durata, gli ingredienti, quindi le materie prime. E abbiamo informazioni che se sappiamo appunto che dobbiamo leggere per farci un'idea e le riusciamo a comprendere perché anche quello lì vuol dire informarsi e quindi capire le informazioni che ci stanno dicendo. Con l'etichetta possiamo comprare in maniera consapevole all'opposto. Invece nella moda di queste informazioni non abbiamo quasi nulla a meno che non ci siano certificazioni a livello di materiali e come dicevamo prima a livello di etica, quindi fair trade. E anche lì non apro il discorso certificazioni, perché porterebbe a un po' di probabilmente di tristezza sapere che alcune certificazioni non sono neanche, um, insomma accessibili a tantissimi brand che potrebbero comunque averle proprio per questioni di costi, eccetera. Quindi anche lì non è esattamente trasparente la questione. Però questi ci possono aiutare sicuramente dall'altro canto sui vestiti l'unica, etichetta che c'è riguarda il lavaggio. Quindi okay, forse lì possiamo capire effettivamente qualcosina il materiale e neanche tanto la provenienza. Perché il made in ma in italia made in china, made in india, in bangladesh ci può far capire qualcosa, ma non del tutto. Ti faccio un esempio quando si parla di made in almeno in italia la regolamentazione è che un made in italy può etichetta totale solo anche se scusami um solo l'ultima parte della pro- della catena produttiva avviene in Italia che potrebbe voler dire compro il materia la materia prima dalla cina a basso costo e magari senza certificazioni la faccio andare in India, la faccio lavorare lì, me la tagliano um mi faccio arrivare la merce in Italia i bottoni da un'altra parte Penso a tutta la c o due e l'impatto ambientale che ha questo giro e in italia cuciono o magari mettono solo i bottoni etichetta made in Italy va bene, non non c'è tracciabilità e anche questo made in ci dice ci dice poco perché all'opposto made in China made in India made in Bangladesh che di solito per molte, cioè insomma in alte percentuali vuol dire che effettivamente um probabilmente i lavoratori sono stati pagati il minimo se non meno. E quindi ci sono problemi proprio di di di schiavitù, problemi di diritti e di sicurezza sul sul lavoro, eccetera, ma anche materie prime magari non certificate di bassa qualità. Però d'altra parte ci sono anche delle dei, dei posti proprio produttivi che riescono a produrre in maniera sostenibile e che pagano adeguatamente i loro lavoratori e che appunto possono considerarsi sostenibili. Quindi nella moda abbiamo pochissime informazioni, però ci dobbiamo fare le stesse domande, quindi cercare di capire da dove proviene, se ci sono certificazioni con che materiali, mentre spesso nella moda quello che ci viene venduto è dove alla fine la culla del washing è un brand fa una collezione in cotone biologico e diventa magicamente sostenibile quando magari innanzitutto quella collezione è magari un dieci, ma neanche un cinque per cento di tutta la produzione delle sue collezioni. Poi magari fa uscire una collezione all'anno come fa appunto la fa una collezione scusami a settimana, come fa appunto la fast station e in un anno ne escono cinquantadue di collezioni. Magari appunto i lavoratori sono stati sfruttati e noi consumatori ci troviamo con il compito di dover ricercare delle informazioni che nessuno ci vuole dare perché non c'è trasparenza e ci possono non dare. Quindi effettivamente ci sono degli ambiti più semplici e degli ambiti meno semplici. Ci sono ad esempio delle applicazioni dei dei siti che ci possono aiutare un pochino perché fanno dei ranking, quindi fanno proprio delle classifiche di sostenibilità. Bisogna prenderli un po' con le pinze, perché non sempre anche loro informazioni però ci possono aiutare. Ad esempio Godo ne è uno dei più famosi e ci può appunto aiutare. Se si cercano i vari brand hanno una classifica di sostenibilità. Quali sono invece, ad esempio, cioè i i tessuti proprio più sostenibili Quando tu guardi un capo perché io ad esempio guardo, pago, dico Ah, guarda, plastica riciclata. Sì, questo lo prendo perché così stanno comunque utilizzando della plastica. Però poi comunque c'è tutto un sistema di lavorazione dietro la plastica per riciclarla. Quindi anche quello quanto è sostenibile? Quanto non è sostenibile? È un discorso troppo ampio o ci dici qualcosa? No, dico. Posso fare proprio due esempi pratici il cotone e la plastica riciclata. Ecco, è che sono in due categorie, ad esempio di tessuti. Ci sono tre categorie i tessuti naturali e quindi derivano da fibre vegetali o fibre animali, tessuti sintetici che sono interamente creati in laboratorio, oppure quelli artificiali che provengono da fonti animali vegetali, ma poi vengono trasformati chimicamente, quindi c'è un processo chimico dietro, come quelli sintetici. Quindi gli artificiali sono un po', diciamo la fusione del naturale e del sintetico uno può pensare, ad esempio, al tessuto naturale è naturale, quindi sarà sostenibile il cotone, che adesso non saprei dirti una percentuale, ma di sicuro l'ottanta percento. Più dell'ottanta percento dei vestiti che sono presenti sul mercato sono di cotone. È uno dei materiali meno sostenibili che ci sono in commercio per il suo impatto ambientale, quindi per il consumo di acqua che richiede la sua coltivazione, il suo processo produttivo di raccolta, eccetera è uno dei dei proprio dei peggiori, eppure è quello che è più venduto e quello che ci sembra anche migliore. Il cotone organico invece è più sostenibile perché effettivamente non ci sono pesticidi e anche il consumo di acqua è minore. Quindi c'è. Una differenza sostanziale tra cotone e cotone biologico organic, quindi biologico organic sono la stessa cosa, ma in due lingue diverse. Quindi quelli vanno bene. Ad esempio nel cotone c'è proprio questa differenza nella plastica riciclata, che secondo me è ottima per alcuni prodotti, ad esempio beauty prodotti, beauty, vasetti, cosmetica, eccetera. Perché la plastica effettivamente è un materiale fantastico dal punto di vista tecnico, perché dura per sempre, infatti è impossibile da smaltire e e quindi per alcune cose è effettivamente utile. Nel senso che la crema magari vogliamo che rimanga protetta e quindi il fatto che sia in plastica riciclata potrebbe essere meglio della bioplastica. Come abbiamo detto prima, però, ad esempio nei nei tessuti diventa un problema nel lavaggio, perché le le fibre di plastica riciclata e non e poliestere rilasciano microplastiche e quindi noi potremmo essere un potenziale attore di inquinamento dei mari proprio perché, appunto, nel lavaggio potrebbero rilasciare queste microfibre e microplastiche. Um, detto questo, comunque, la plastica riciclata è già un'opzione più sostenibile. Ovviamente nella plastica. E anche qui io dico un po', voglio dare le informazioni. Ma non giudicare e non far sentire in colpo o o dire Oddio! Adesso devo ricominciare da capo. No, non è quello il punto, però insomma, ci sono dei miti da sfatare. Certo. E tra l'altro questo proprio nel comprare la vestiti di plastica riciclata. Um, è stato una di quelle cose che abbiamo detto. Okay, però allora abbiamo bisogno di una borsa. E quindi noi quando facciamo i lavaggi di questi vestiti li mettiamo in una borsa che teoricamente dovrebbe essere fatta apposta per mantenere in den dentro le microplastiche. Tu dici che questa è un'opzione valida è un'opzione validissima la gup bag Penso sia il primo marchio e non so se sia l'unico effettivamente che vende, che poi è tra me è venuta tramite il sito di Patagonia perché l'avevo comprata lì, mi sa. Comunque sì, um quella trattiene le microplastiche e quindi potrebbe essere magari una una una una soluzione? Ecco. E senti invece ti faccio proprio solo un'ultima domanda credo. Poi lo poi ti lascio andare um ti spiego ti faccio una piccolissima premessa. Da un annetto e mezzo a questa parte io ho deciso di smettere di utilizzare Amazon. Una delle cose che mi sento dire di più da chi non condivide la mia scelta o non la capisce è che Amazon ha offerto anche un modo di vendere con facilità a tante piccole realtà. Mi piacerebbe proprio senza giudizi, senza così proprio un pour parler. Mi piacerebbe sapere la tua opinione su Amazon, allora io penso di essere stata una delle prime clienti Amazon Italia, forse cioè quando non avevo neanche idea di che cosa fosse, perché vendeva libri e io come designer cercavo sempre questi libri di grafica che in Italia non non ce n'erano tantissimi, anche nelle librerie italiane facevo fatica a trovarli. Vabbè a Milano un po' di più. Però a Verona, da dove vengo un po' meno. E quindi Amazon era il Bengodi, era il paradiso. Trovavo tantissime cose. Dico già che il mio primo acquisto su Amazon è stato appunto un libro di design e per sbaglio perché tra le varie opzioni proprio non avevo idea. Ho proprio non so. Non so neanche quanti anni avevo l'ho preso in tedesco. Quindi mi è arrivato questo libro e non ho capito niente. Vabbè, una prima prova è andata un po' male non c'era ancora un quindi me lo sono proprio tenuto E ce l'ho ancora nella mia libreria. Comunque Amazon E io che vivo negli Stati Uniti è è è è è effettivamente non saprei neanche come come poterlo esprimere. Secondo me, se una persona non vive negli Stati Uniti, non ha idea di che cosa voglia dire veramente Amazon. Guarda, se vivi a casa mia ce l'hai perché mio marito Com- comprava su Amazon tutto cioè proprio standard americani. Ecco, a casa nostra C'erano. Sì, io vivevo in un palazzo in cui c'erano c'era la la la portineria centrale dove arrivavano tutti i pacchi e dietro di loro c'era una una montagna ogni giorno di pacchi Amazon Non ti dico Durante il Black Friday non ci stavano dietro, dicevano Dovete venire a prendere il pacco un'ora dopo che vi diciamo diamo l'e-mail, se no è irrecuperabile. Non avevano spazio per tenerli, quindi ho ho capito effettivamente che impatto può avere. È molto comodo. Io l'ho usato. Ci sono anche dei video su You Tube in cui faccio vedere che lo uso perché è comodo. Si trovano effettivamente dei prodotti, soprattutto sostenibili, che è assurdo pensare a questo, che magari non sai dove comprare altrimenti. Quindi io capisco che è un vero problema. Amazon Però a questo punto, cioè se devo dare un giudizio, preferisco magari pensare che sto comprando su Amazon qualcosa di sostenibile piuttosto che sotto casa, qualcosa di non sostenibile. Capisco che è un giudizio molto controverso, penso che sia molto personale. Dal punto di vista mio. Cerco di comprare meno il meno possibile su Amazon, ma ce l'ho ancora Amazon. Ho anche un Kindle, quindi non sono una persona. No, Amazon Assolutamente. So che ci sono tanti prodotti che posso comprare da altre parti. Allora cerco di comprarli fisicamente localmente, non le grandi catene e appunto andare più sul locale. Sì, certo, no, ma devo dire che anche per me, comunque, probabilmente per me è stata proprio quella decisione di ridurre. Ecco iniziare con il ridurre perché poi anch'io ho un Kindle, cioè se io volessi fare un un no Amazon, allora a questo punto dovrei veramente cancellare il mio account, cosa che sono ancora anni e anni luce lontana. Bisogna anche capire i propri limiti personali. Un po' come in tutto come nella genitorialità, anche nella sostenibilità. Um, ultima domanda proprio che non è una domanda, ma mi piacerebbe che per chi non ti conosce così bene, magari mi piacerebbe che ci raccontassi un paio di cose del tuo brand, del tuo fashion brand a molla. E mi sembra anche dei tuoi prodotti beauty zero waste. Ci racconti? Sì, volentieri. Grazie della domanda Allora Amori è nato nel duemiladiciotto proprio per coniugare un po', il mio percorso da consumatrice consapevole alla mia professione da designer, quindi era in un periodo in cui eravamo arrivati da qualche anno negli Stati Uniti. Quindi c'era un cambio dal punto di vista di paese, di lavoro, proprio dal punto di vista di lavoro. Avevo i bambini, ero a casa e volevo, diciamo non è che l'avessi cercato. Però ho detto perché non non cogliere questo momento per reinventarmi, per creare qualcosa di mio, sempre di creativo, che faccia parte del design, quindi del mio storico professionale, ma che sia riversato nel nuovo ambito che di cui mi sto interessando. Quindi creare un brand effettivamente sostenibile ed etico conta che nel duemila e diciotto è è pochi anni fa, parliamo tre anni fa. Però tantissimi brand sostenibili sono proprio nati da poco tempo, quindi non c'era neanche. Ce n'erano parecchi. Però non così tanti come adesso, quindi mi era sembrata un'idea bellissima quella di creare un mio brand che si basa su tradizioni artigianali in giro per il mondo. C'è una collezione che è nata in India, una collezione che è nata in Italia e il concetto che c'è dietro è proprio un concetto di slow fashion totalmente scollegato dalla fast fan ma anche dalla moda della stagione prima estate e autunno inverno. Nel senso che sì, si segue una stagionalità, ovviamente dei vestiti. Però non c'è l'urgenza di far uscire delle collezioni minimo due volte all'anno no, quando trovo una tradizione tessile che mi piace, che so che effettivamente si può creare dall'inizio alla fine in maniera sostenibile, artigianale, etica, in un determinato posto nel mondo, la creo altrimenti se una di queste variabili non mi soddisfa, non devo farlo uscire per forza. Ecco, quindi questo è un po', un progetto, eh, che che adesso ad esempio, è infermo per il per la pandemia, perché non mi è possibile portarlo avanti nel modo in cui vorrei, quindi è lì tranquillo, fermo e poi che posso so che potrò sempre riprenderlo in mano quando troverò una nuova storia. D'amore quindi sono le story al posto delle collezioni dall'altra parte poi io ho fatto un percorso inverso e quindi sono partita da youtube. Mi sono poi specializzata più su Instagram e eh, solo alla fine ho aperto un blog proprio al contrario di tutti i problemi degli altri. Arrivo la rincorsa e e quindi su questo blog che è caro tilla, in cui raccolgo un pochino tutti i contenuti che ho creato in questi anni, ho anche voluto inserire dei prodotti che fossero sia anche qui artigianali, però in collaborazione e in esclusiva per me, appunto creati in collaborazione con artigiani e donne italiane um e anche prodotti beauty zero waste perché appunto, sempre nel cammino di voler limitare il più possibile la plastica ma anche rifiuti, ho pensato che effettivamente il beauty è uno dei campi in cui si creano tanti rifiuti. No, ci sono tanti pack, magari c'è il tubetto in plastica nel cartone che arriva nel sacchetto. Insomma c'è un quindi cerco di tornare alla base all'essenziale e togliere l'involucro attorno, Bello, un bellissimo progetto. Ci dici dove ti troviamo su Instagram e come si chiama il blog. Allora caroti e mi trovate così su Instagram, mentre www punto carotina punto com Il mio blog Perfetto. Camilla, sei stata veramente preziosa. Grazie mille per esserti unita a me in questa conversazione che lo so, è andata molto più a lungo. Ma se se fosse stato per me, sarebbe andato ancora molto più a lungo di così, perché veramente ti avrei fatto domanda dopo domanda Um e veramente grazie mille. Sei stata sei stata preziosa. Grazie mille a te. E se vuoi ci prenotiamo per una seconda puntata con il resto delle DOMA con tutte le altre domande. Vuole? Assolutamente. Adesso mi riascolto, l'episodio e le scrivo tutte e poi te le mando E tu ti pentirai di questa cosa che hai appena detto. No, scherzo. Grazie, Camilla. Allora, alla prossima. Grazie mille. A te e a tutti. Ciao. Grazie per averci ascoltate fino a qui. Io ho adorato parlare con Camilla di questo argomento che mi sta tantissimo a cuore. Spero che sia piaciuta anche a voi la nostra chiacchierata. Magari ce ne saranno altre, ma nel frattempo vi do appuntamento alla prossima settimana e vi ricordo che mi trovate anche sul mio blog w w w punto la tela di carlotta punto com e anche su Instagram e Facebook come la tela di carlotta blog. Buona giornata! Buona serata o buona notte a seconda di dove siete nel mondo ciao ciao.