benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Qualche settimana fa ho fatto un post sul libro della dottoressa Michel Borba Drivers e ho riassunto il libro elencando i sette tratti principali su cui dovremmo concentrarci per crescere degli adulti che prosperano nonostante le difficoltà della vita che riescono a superare gli ostacoli senza battersi. Se avete ascoltato quell'episodio, vi invito a continuare con questo, altrimenti vi suggerirei di tornare indietro e ascoltare prima quello per poter capire questo al meglio e trarne davvero beneficio, perché in questo qua non riassumerò il libro in generale. In quell'episodio vi avevo anche preannunciato che mi sarebbe piaciuto fare un episodio per ogni tratto fondamentale. Quindi oggi inizio proprio dal primo tratto, che è anche il capitolo uno del libro South Confidence, ovvero la fiducia in sé. Vi ricordo che questo libro non esiste in italiano e quindi tutto quello che riporto qui è una mia traduzione. Michel Borba inizia raccontando una storia che è una storia che a me è piaciuta moltissimo, essendo io un'appassionata di educazione alternativa, perché questa storia riguarda il metodo Reggio Emilia che viene attribuito a Loris Malaguzzi. Non sono un'esperta del re del metodo a Reggio Emilia, ma i miei bimbi sono andati per un mese a una scuola a Reggio Emilia a Singapore, esperienza di cui ho scritto sul blog. E allora avevo anche fatto un po' di ricerca e avevo tradotto sul blog un articolo che spiegava le differenze e le similarità con Montessori. Se vi interessa vi lascio entrambi i post nelle note dell'episodio. Ma andiamo al capitolo uno di drivers. Michel Borba racconta appunto questa storia e racconta che dopo la seconda guerra mondiale alcune donne di Reggio Emilia avevano capito che L'educazione deve andare oltre i singoli individui e insegnare abilità come la collaborazione, il pensiero critico e aiutare i bambini a credere in se stessi. Cinque giorni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, queste donne si riunirono e crearono una scuola che chiamarono Scuola del popolo. Un giovane insegnante di nome Loris Malaguzzi sentì parlare della Scuola del Popolo e corse ad osservare il lavoro di queste donne, che poi chiesero a lui di restare e di insegnare nella loro scuola. E fu poi lui che la chiamò Reggio Emilia. Malaguzzi credeva che tutti i bambini sono capaci, sono curiosi e hanno un grandissimo potenziale. Quindi il loro modo di imparare deve essere diretto da Indovinate loro stessi, ovvero dai bambini stessi. Questa ovviamente è una similarità con il metodo Montessori, ma la Guzzi voleva che i bambini si impegnassero attivamente in progetti in cui potessero scoprire e approfondire i propri punti di forza. E questo se avete ascoltato l'episodio di introduzione su Drivers. È uno dei messaggi che mi è piaciuto di più del libro. Dobbiamo imparare a concentrarci sui punti di forza dei nostri figli, non sulle loro debolezze, cosa che il sistema scolastico tradizionale fa esattamente il contrario. Per esempio, è carente in matematica. Mettiamo più ore di matematica. Perché è questo perché abbiamo un curriculum universale con tempi universali e quindi i bambini devono arrivare tutti agli stessi risultati nello stesso tempo. E questo, ovviamente, a parte essere impossibile, è anche controproducente, perché invece di creare persone che eccellono in qualcosa, crea persone che sono mediocri in tutto. A parte alcune eccezioni, ovviamente. Okay, scusate, mi lascio trasportare, ma voglio raccontarvi del libro, non di che cosa penso io. Quindi, per evitare di iniziare le mie ragnatele di pensieri, ho deciso di tradurre e leggervi le mie parti preferite del capitolo, quelle che secondo me riescono meglio a piantare semini. Ovviamente se leggete l'inglese vi invito a leggere Fs perché è bellissimo, spesso triste perché ci mette di fronte alla realtà, ma davvero bello. Tra l'altro io non ci guadagno nulla se comprate questo libro, ma ci guadagnate molto voi, okay, vado con la lettura. Questa frase si riferisce a una scuola che Michel Borba è andata a visitare per intervistare i bambini e i ragazzi e la dottoressa Borba scrive proprio come quelle donne di Reggio Emilia. Lo staff di insegnanti crede che la vera fiducia in sé dei bambini si sviluppa da dentro, non con adesivi premio, falsi riconoscimenti e supervisione. Il gol l'obiettivo è riconoscere le forze uniche di ogni bambino e rispondere a quelle in modo che ogni bambino abbia successo. Il successo genera successo. Aiutare i bambini a diventare chi sono davvero è il primo passo per dare briglia sciolta al loro potenziale, così che possano diventare la versione migliore di sé. Capire chi siamo alimenta la sicurezza interiore e l'apprezzamento delle proprie abilità, punti di forza, talenti e interessi. La fiducia in sé si sviluppa quando crescono le abilità, le capacità, i tratti caratteriali e la consapevolezza di sé. Poi Michel Borba elenca i benefici della fiducia in sé che probabilmente conosciamo tutti, ma vi riassumo quello che scrive lei. Uno porta a più resilienza, perché quando abbiamo fiducia in noi è più facile far fronte alle avversità della vita e gestire lo stress. Due Porta a migliori performance accademiche, perché i bambini che hanno una forte consapevolezza di sé sono anche più coinvolti a scuola e riescono meglio a non farsi sconfiggere o frustrare da ciò che gli sembra difficile. E lo stesso tra L'altro si applica al lavoro. Tre Porta a un senso di benessere e felicità generale. Usando le parole tradotte dal libro, dice L'ex, presidente della American Psicologico Association, dice l'autentica felicità nasce dall'identificare e coltivare i tuoi punti di forza più innati e usarli ogni giorno nel lavoro, in amore, nel gioco e nella genitorialità. E a me questo discorso piace moltissimo, perché io nella mia testa lo associo tantissimo al concetto del ciò che sono disposta ad offrire, di cui parlo spesso. E poi continua I bambini sono felici quando onorano chi sono e possono coltivare le aree che nutrono i loro punti di forza e poi c'è una delle parti um delle mie parti preferite del capitolo che dice la storia è comune, vogliamo che i nostri bambini siano bravi in tutto. E allora abbiamo trasformato la genitorialità in un triathlon di infinite attività per i nostri figli. Oppure offriamo un menù molto ristretto di cose in cui noi vogliamo che loro eccellono, tipo tennis, piano golf e poi diciamo loro che sono bravi in tutto per aumentare la loro autostima. Ma i nostri sforzi non stanno facendo loro un favore. Li stiamo allontanando dai loro veri talenti che potrebbero aiutarli ad apprezzare la loro stessa compagnia, a rispettarsi e dare un significato alla loro vita. E allora i bambini perdono consapevolezza dei loro interessi autentici e dei loro talenti unici. E così i tassi di depressione non sono mai stati così alti. Molti bambini soffrono di una visione non vera di se stessi e quindi si sentono vuoti e sconfitti. Un cambiamento sano inizia dal liberarci di calendari strutturati per i nostri figli e poi rispettare chi sono, non chi vogliamo che siano. Abbiamo molto lavoro da fare E poi continua e scrive Alcune parti che mi hanno particolarmente colpita e che vi ho tradotto, dice la fiducia in sé non è uguale all'autostima. La maggior parte dei genitori vede l'autostima come la strada verso la felicità e il successo. E allora diciamo costantemente ai nostri figli Credi in te stesso. Sei speciale. Puoi essere qualsiasi cosa tu decida di essere. Diamo trofei anche solo per presentarsi a un evento e stelline dorate per respirare. Impiattiamo ogni ostacolo. Risolviamo ogni problema e non li lasciamo fallire. I bambini di oggi sono più depressi di qualsiasi generazione precedente e il loro narcisismo è cresciuto più della loro autostima. La vera fiducia in sé è il risultato di riuscire in qualcosa, di fronteggiare gli ostacoli, di trovare soluzioni e di rialzarsi da soli, risolvere i loro problemi, fare ciò che spetta a loro rende le co- rendere le cose più facili per loro. Fa solo sì che i bambini pensino Beh, non crede che io possa farcela. I bambini che hanno fiducia in sé sono quelli che sanno che possono fallire, ma anche rialzarsi. Viviamo in una cultura superficiale basata sull'apparenza concentrarsi sul che aspetto ho, che cosa mi metto, Quanto peso eclissa il chi sono contribuisce a una visione di sé fragile e non veritiera e manda un messaggio superficiale ovvero l'identità è ciò che hai, non chi sei. E poi ovviamente fa un discorso sulla negatività della comparazione con gli altri, che purtroppo è alla base della nostra società, della nostra cultura e anche del nostro sistema scolastico tradizionale, con quella continua competizione malsana di voti e risultati. E poi ripeto un concetto già visto con altre parole. Ma forse in questo caso lo dice in maniera più forte. E scrive I bambini che hanno successo nella vita hanno genitori che coltivano i loro talenti, perché quei talenti fanno parte di chi è il bambino, non perché quei talenti rappresentano gli interessi dei genitori. E poi c'è un bel sotto capitolo che si intitola La fine del bambino a tutto tondo. E una parte dice Crescere un bambino a tutto tondo non va più di moda. Ora si vuole crescere il super bambino. Ogni punto di forza che non si possa scrivere su una pagella è sottovalutato. Io adoro quanto riesce ad essere diretta. Imparo tantissimo da lei. Gli studi suggeriscono che i giovani bravi accademicamente, soprattutto adolescenti che vanno a scuole competitive. Parentesi? Io ne so qualcosa di questo tipo di scuola, perché a Marbella c'è la della delle scuole private super competitive. Chiusa parentesi. Quindi i giovani bravi accademicamente sono più inclini a fare uso di stupefacenti sia da adolescenti che da adulti. I bambini sanno in che cosa vogliamo che abbiano successo e cercano disperatamente di non deluderci. Ma la loro ansia e i bisogni della loro salute mentale sono alle stelle. E quello che mi dicono mi spezza il cuore. Non riuscirò mai ad entrare ad Harvard. Ma come glielo dico ai miei genitori? Non penso che sarò mai bravo abbastanza per mio padre. Vorrei che i miei genitori conoscessero il vero me, ma non penso che vogliano. Ecco, devo ammettere, come ho già detto, nell'altro episodio che le confessioni, le parole dei bambini e dei ragazzini che Michelle Borba riporta in questo libro e mi hanno fatto piangere più di una volta. E poi la dottoressa Borba passa al capire come possiamo insegnare ai nostri figli la fiducia in sé. E dice che dobbiamo prima guardare dentro di noi sorprendentemente e farci tre domande principali e le vediamo ad una ad una. La prima è chi pensiamo che sia nostro figlio. Questo è fondamentale per capire chi è nostro figlio. Questo tra l'altro è anche un must Montessori. Anche nel mio corso schooling parlo spesso dell'importanza di osservare i nostri bambini per conoscerli e conoscere i loro interessi. E qui parafraso um noi la dottoressa Borba dice che noi conosciamo i nostri figli dalla nascita. Sappiamo quali sono le loro inclinazioni, i loro interessi, le loro preferenze, ma spesso, mano a mano che crescono. La pressione del futuro, del non stare facendo abbastanza dei risultati scolastici ci fa perdere di vista chi sono veramente i nostri figli. E dobbiamo ricordarci di continuare a scoprirli a ogni passo per poter riconoscere quelli che Michel Borba definisce i core asset, ovvero gli asset fondamentali che sono l'insieme delle loro qualità positive, dei loro tratti caratteriali e dei loro talenti unici. Michel Borba dà un acronimo per imparare a riconoscere questi asset innati dei nostri figli. Um e tra l'altro credo che questo sia super interessante anche per gli educatori e l'acronimo è talent. Ovvero lei dice che per riconoscere gli asset, ovvero l'insieme dei talenti, delle qualità dei tratti caratteriali, dobbiamo tenere a mente queste. Anzi dobbiamo osservare queste caratteristiche T per tenaci nostro figlio mostra perseveranza in qualcosa a per, ovvero mantiene l'attenzione più a lungo. Quando fa questo qualcosa l impara più in fretta facendo quel qualcosa. E ISS vuole fare quel qualcosa di più e di più e di più. N quel qualcosa soddisfa un suo bisogno positivo e t il tono con cui il bambino parla di questo qualcosa. Quindi tenaci Attentini, gren e L'acronimo è talent per ricordarcelo, per scoprire questi asset c'è anche una cosa che lei ci chiede di fare Nel libro ce ne chiede parecchie, ma questa in particolare mi ha colpita ed è ci chiede di elencare i tratti positivi dei nostri figli che vogliamo ricordare in futuro. Per esempio io per Oliver direi uno tra tutti, la sua capacità di osservazione. Per Emily direi la sua resilienza se dovessi elencarne uno solo. La seconda domanda è chi pensa di essere mio figlio Borba, intervistando tantissimi ragazzi e bambini, ha scoperto che quando gli si chiede chi sei e come ti descriveresti? La maggior parte dice aspetti legati alla scuola o a un hobby, ma pochi relazionati a una qualità caratteriale. Magari dicono sono il portiere della squadra di calcio della scuola, sono il capoclasse, sono molto bravo a tennis e quindi elenca alcuni modi per aiutare i nostri bambini a capire che cosa li rende speciali e nutrire quel qualcosa. Io non sono d'accordo con tutti, ma ovviamente vi vi dico quello che Borba scrive. Uno. Ripetere spesso i loro asset, per esempio. Sei paziente, aspetti sempre il tuo turno e non ti frusti. Ecco, io da questa frase toglierei sia l'etichetta paziente che il sempre perché possiamo esprimere quello che vediamo oggettivamente, senza aver bisogno di etichettarlo, um o di usare parole come sempre e mai che sono disoneste intellettualmente. Scusa Michelle, non volermene. Due. Fare loro complimenti indiretti. Per esempio dire al marito aspetta di vedere come Oliver ha imparato a calciare il pallone in aria. Tre. Usare sostantivi non aggettivi per esempio, invece di dire sei bravo a calcio, dire sei un calciatore. Questo si basa su studi in cui si chiede ad alcuni bambini di aiutare e ad altri di essere gli aiutanti. E si nota che i bambini a cui viene chiesto di essere gli aiutanti, quindi sostantivo, sono più inclini ad aiutare. Quattro. Ritagliare tempo per i loro veri interessi, per esempio anche a discapito di attività extrascolastiche che scegliamo noi, pensando che potrebbero piacergli. Cinque. Rendere la pratica divertente quando si coltiva un interesse sei elogiare lo sforzo, non il talento. Per esempio. Invece di dire sei un artista bravissimo, dire la tua arte sta migliorando perché stai facendo molta pratica. Sette. Non concentrarsi sulle debolezze, perché i punti di forza sono quelli in cui i bambini hanno il più grande potenziale ad avere successo e la terza domanda è chi vuole diventare mio figlio? E qui vi ho tradotto una parte che scrive Michelle nel libro Forse stiamo sottovalutando una soluzione aiutare i bambini a trovare il loro scopo o identificare qualcosa che davvero abbia importanza per loro e poi fare qualcosa con quella nuova informazione. Conoscere il proprio scopo porta i bambini verso una felicità e una soddisfazione più profonda e li instrada verso qualcosa più grande di loro. Tra l'altro. Questo concetto dello scopo è molto presente in Montessori perché dare ai bambini uno scopo un'attività in cui si sentono di aiutare? Um aiuta a sviluppare autonomia e concentrazione chiusa. Prezzi anche qui la dottoressa Borba dà alcuni suggerimenti che vi riassumo brevemente perché in realtà si ripete in questa tipologia di libri. Credo che la ripetizione aiuti davvero tanto a interiorizzare i concetti. Quindi uno trovare gli interessi che li entusiasmano. Per esempio guardando dove passano il loro tempo libero, che cosa non si stancano mai di fare. Due. Capire che tipo di compagno di viaggio siamo noi genitori. A me piace molto l'idea del compagno di viaggio. Lei in realtà non usa queste parole, ma traducendolo mi è piaciuta l'idea di questo compagno di viaggio. Per esempio, se siamo compagni di viaggio che tiriamo i nostri figli verso i nostri obiettivi, non funziona. Dobbiamo essere compagni di viaggio che capiscono che cosa interessa a loro e quindi camminino vicino a loro per un po', per motivarli. E poi a un certo punto dobbiamo iniziare a seguirli. Tre. Chiedere perché di fronte agli interessi dei nostri figli, per esempio, perché vuoi giocare a calcio? Quattro. Offrire varietà perché lasciare che sperimentino attività diverse, anche se non per lunghi periodi di tempo, li aiuta a capire che cosa è più interessante per loro? Um cinque identificare potenziali mentori e questo a me piace moltissimo quando i bambini sono un po' più grandi dai sei anni in su. Ma soprattutto preadolescenza e adolescenza hanno bisogno di mentori al di fuori della famiglia e noi possiamo aiutare a trovarli. Per esempio, se tuo figlio è appassionato di cambiamento climatico, cerca un adulto che condivida la sua passione e chiedi a questo adulto di coinvolgerlo, magari in alcune chiacchierate, piuttosto che dargli dei libri da leggere, piuttosto che sedersi e parlarne. Ecco, e per ultimo costruire uno spirito imprenditoriale, per esempio portarli al lavoro con noi un giorno, o trovare amici che possano farlo al posto nostro, anche che abbiano professioni diverse. Michel Borba dice che avere esperienze con il lavoro presto può aiutare i bambini a identificare un interesse e poi da moltissime altre idee per nutrire la fiducia in sé. Ma io mi limiterò a dirvi quelle che mi sono piaciute di più. Per esempio per i bambini più piccoli elencare i loro punti di forza usando la loro mano. Quindi, per esempio, possiamo solleva tenere un pugno della mano, sollevare il pollice e dire Sei un ottimo ascoltatore, sollevare l'indice e dire Sei un amico gentile e così via. Questa cosa mi è piaciuta. Un'altra idea è fare foto dei nostri figli mentre fanno qualcosa che rappresenta il loro punto di forza o qualcosa che gli interessa, e poi guardare queste foto insieme, lasciando che siano loro a commentare, quindi senza mettere in testa delle nostre idee, oppure un'altra idea per i bambini un po' più grandi è provare a sostituire domande come Mhm, perché non ti piace la scuola? Con quale parte della scuola ti piace di più? Quindi sostituire il negativo con il positivo in termini diversi, ma ne ho già parlato nel podcast e magari invece di chiedere dei voti a scuola, chiedere quale lezione o materia gli è piaciuto di più. Quindi mettere il focus sul percorso piuttosto che sul risultato e chiudo con una delle frasi che mi è piaciuta di più di questo capitolo È una storia a lieto fine. La dottoressa Borba scrive Ho insegnato a studenti con gravi difficoltà emozionali, fisiche e accademiche e ho scoperto che coloro che hanno più probabilità di superare quelle difficoltà hanno un genitore che si concentra sui loro punti di forza rispettando e nutrendo ciò che rende il loro bambino unico, in modo che il bambino possa vedersi attraverso la stessa lente. E su questo tra l'altro ci sono infinite storie. Una tra tutte è quella di Gilliam Lene che vi ho raccontato nell'episodio quattro del del podcast, quello su Serkan Bobin ma anche quella di Michael che racconta Michel Borba in questo capitolo non ve l'ho tradotta, ma ve la racconto. Michael era stato diagnosticato da piccolo um fin dall'asilo con severe difficoltà d'apprendimento e si sentiva spesso frustrato finché un giorno, lavorando con lui, la dottoressa Borba ha scoperto che lui sapeva disegnare e che quando disegnava le sue difficoltà sembravano scomparire. Lo ha detto ai genitori, ha detto ai genitori di trovare lezioni di arte, di portarlo ai musei, di trovare un adulto che potesse condividere la sua passione per il disegno. E si assicurò anche che le insegnanti di Michael a scuola fossero a conoscenza di questa passione e la nutrissero. E piano piano Michael cominciò ad essere più sicuro di sé, anche nelle interazioni con i compagni. E un giorno, molti anni dopo che Michel Borba aveva lavorato con Michael e con la sua famiglia, Michael le scrisse una lettera dicendole che si era laureato in arte e che ora lavorava in uno studio cinematografico come animatore e la ringraziava per una semplice azione che lei si era perfino dimenticata di fare. Attaccare uno dei suoi disegni sulla bacheca della scuola e scusate queste, mi commuove sempre questa parte, perché spesso davvero sottovalutiamo l'importanza di un piccolo gesto. Sottovalutiamo quanto un piccolo gesto di apprezzamento possa fare una grande differenza. E Michelle Borba scrive Michael mi ha aiutata a capire che invece di cercare sempre di aggiustare tra virgolette le debolezze dei bambini, dovremmo investire molto più tempo a nutrire le loro forze e a costruire la loro fiducia in sé, in modo che abbiano la motivazione di andare avanti e di riuscire in qualcosa. E con questo chiudo. Ovviamente, se capite l'inglese, vi invito a leggere il libro di Michel Borba perché spiega molto più di quanto io abbia detto e tradotto e raccontato in questo episodio. E gli esempi che dà sono veramente bellissimi. Sono sicura di lasciarvi con tantissime riflessioni e vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio di educare con calma. Vi ricordo che mi trovate anche su www punto la tela di carlotta punto com e su Instagram e Facebook come la tela di Carlotta Blog. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao