Preferiti dei bambini
benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi ho deciso di approfondire, anzi no, di parlare di come coinvolgere i compagni nel nostro metodo educativo. Ricevo veramente tantissimi commenti, messaggi e email di genitori che mi dicono mio marito o mia moglie non condivide il mio metodo educativo? Che cosa posso fare per coinvolgerlo? Allora? Prima di tutto parto dicendo che io non ho mai vissuto questo problema in casa, perché mio marito Alex è più Montessori tra virgolette di me per natura. E quando dico Montessori intendo che la sua reazione primaria di fronte a un conflitto non è il grido, bensì il dialogo. Lui dà spesso il beneficio del dubbio. Istintivamente non punisce, non minaccia, crede alle parole dei bambini, non li mette in dubbio con quella superiorità da genitore che a volte vedo fare parte del nostro bagaglio educativo. Inoltre lui è naturalmente capace di mettere da parte l'orgoglio quando si tratta di dei bambini e chiedere scusa quando si rende conto di avere sbagliato. Invece io tutto questo ho dovuto impararlo. Non comporta fatica perché io non ero così. Sarebbe sbagliato dire che non lo sono di natura, perché gran parte della personalità di un individuo è data dall'ambiente in cui si cresce dall'educazione che si riceve, ma sicuramente la natura, il tempera-, il temperamento naturale di una persona gioca il suo ruolo. Io lo vedo anche con i miei figli che istintivamente hanno reazioni spesso opposte di fronte alla stessa situazione. Ma su questo non mi soffermo più di tanto perché apre l'eterno dibattito. Siamo più il prodotto dell'ambiente o della natura. Io probabilmente sono una montessoriana. Nel nell'anima i miei studi su questo dibattito mi hanno portata a credere che l'ambiente abbia più forza rispetto alla natura dell'individuo e ovviamente il genitore fa parte dell'ambiente. Quindi il fatto che i miei figli sono diversi caratterialmente, nonostante usi lo stesso metodo educativo, potrebbe certo dipendere in parte dal fatto che loro sono diversi di natura, hanno un temperamento naturale diverso, ma anche dal fatto che io sono stata una madre diversa per loro perché sono evoluta ed evolvo ogni giorno. Ma basta, lascio questo dibattito perché ogni volta dico che magari ci farò un episodio, ma poi non trovo mai l'ispirazione. Ma tutto questo per dire che la mia esperienza in casa non vale per parlare di compagni o compagne che non appoggiano il nostro stile educativo, Perché io sì che ho un appoggio e trovo in Alex un compagno di viaggio in questo senso. E probabilmente in questo episodio parlerò più di mariti o compagni uomini che non sono in linea con lo stile educativo scelto dalla mamma. Perché la mia esperienza è più con mamme spesso sono loro che mi scrivono e non i mariti. Ma questo non significa che spesso a volte um non sia il contrario, ovvero che non sia il padre a scegliere uno stile educativo e la madre faccia più fatica ad adattarsi. Ma credo che nella frase che ho appena detto ci sia un po', un indizio ho detto lo stile educativo scelto dalla mamma ho scelto dal papà. Ecco, questa è già parte del problema. Non dovrebbe essere la mamma o il papà a scegliere un metodo educativo, è una scelta comune. Ma quello che succede spesso in una coppia anche nella mia, è che se non si comunica l'evoluzione personale all'altro l'altro rimane indietro. Se io, Carlotta scopro Montessori e per mesi faccio le mie ricerche senza dire nulla a mio marito e poi un giorno, quando lui usa una minaccia con mio figlio per ottenere quello che vuole. Io lo riprendo e gli vomito tra virgolette addosso tutta la mia conoscenza del perché minacciare non è efficace. Di cosa dovremmo fare invece che minacciare? Beh, non solo non è onesto intellettualmente, ma non funziona proprio. Crea disagi, crea conflitti e quando ci sono conflitti tra i genitori, irrimediabilmente l'armonia in famiglia ne risente. E tra l'altro non stiamo dando un modello sano, positivo ai nostri figli. Per questo parlo spesso dell'importanza di fare un aggiornamento delle persone nella nostra vita, perché è fondamentale che le persone nella nostra vita conoscano la nostra evoluzione, il nostro percorso per poterci affiancare o raggiungere se rimangono indietro. E ovviamente lo stesso vale per gli altri. Anche le persone nella nostra vita devono essere in grado di fare un aggiornamento di noi nella loro mente. Quindi per me il primo passo da fare quando si trova un metodo educativo che ci piace ma ancora non ci appartiene, è coinvolgere l'altro è un po', come se decideste di comprare una casa dove vivere, per il resto il resto della vostra vita e magari spendere tutti i vostri risparmi per il pagamento iniziale. Um non potete non coinvolgere il vostro compagno o la vostra compagna. Dovete essere d'accordo entrambi sulla casa, sulla spesa, sul quartiere. Um scegliere un metodo educativo è simile, con l'unica differenza che avete la responsabilità di un'altra persona e del suo futuro e quindi in realtà del futuro del pianeta stesso. Quindi forse no, non ha nulla di simile al compa-, al comprare una casa. Ma vabbè, io sono pessima con i paragoni, ma quello a cui voglio arrivare è che per me ciò che davvero funziona meglio è, indovinate parlare, parlarne programmate una sera dopo aver messo a letto i bambini e parlatene con calma, sedetevi a tavolino con intenzione. Magari chi ha già fatto un po' di ricerca può scriversi delle frasi che lo hanno colpito nelle sue letture e condividerle con l'altro. O magari si può comprare un libro e leggerlo insieme seduti sul divano, proprio come um faceste se doveste scegliere una casa. Ecco, vedete un po' il paragone calza dai e magari potete leggerne un capitolo insieme, parlarne o ognuno può leggere un capitolo per conto suo e poi vi ritrovate a parlarne seduti comodamente sul divano in un momento di tranquillità, possibilmente dopo aver messo a letto i bambini o prima che si sveglino. Quindi quando non ci sono i bambini, quindi quando non ci sono interruzioni, ci sono tantissimi genitori che fanno il mio corso. Educare a lungo termine insieme è proprio così. Scelgono una sera o due a settimana, si siedono sul divano, guardano un video o leggono un'unità e poi ne parlano. Parlano di come applicarlo nella loro vita per la loro famiglia. E la cosa buffa è che in tantissimi mi dicono che serve molto non solo per l'educazione dei figli, ma anche per migliorare la loro relazione. Perché, um uno quando si rema nella stessa direzione ci si sente squadra, ci si sente appoggiati e quindi ci si stima e ci si rispetta anche di più. E due perché avere un progetto comune aiuta tantissimo la coppia. Viviamo veramente di fretta. Spesso capita che due genitori, tra una cosa e l'altra, si ritrovano a fine giornata a dire buonanotte, spegnere la luce. E non solo non si sono abbracciati nemmeno una volta durante il giorno, ma magari non si sono nemmeno toccati e parlati. Ecco, magari avere un progetto comune significa che avete anche un minuscolo programma settimanale. Un appuntamento fisso per voi due che promuove il dialogo. Perché poi tutte le volte che io e Alex parliamo di educazione, poi ci ritroviamo a parlare di relazione, di coppia, di lavoro, di sesso, di futuro, di passato, di tutto, insomma, e quindi aiuta veramente tantissimo anche a ritrovarsi. Credo che sia un ottimo motore per la conversazione e um ovviamente l'educazione dei nostri figli, visto che riguarda entrambi, visto che siamo entrambi investiti nell'educazione dei figli è un bellissimo progetto comune per cui creare un appuntamento fisso settimanale. Ora mhm, l'interesse non è per forza al cento per cento da parte di entrambi e per questo bisogna avere molta empatia l'uno verso l'altro. Per esempio, se L'altro non legge tanto quanto noi e non si impegna tanto quanto noi, ma si prende l'impegno di dedicare comunque quel tempo alla settimana a sedersi con noi e parlarne, imparare, confrontarsi. Ecco, questo è sufficiente. Dobbiamo accogliere e apprezzare quello sforzo e accogliere e apprezzare quello sforzo significa senza frasi come ecco, non hai letto nulla durante la settimana. Significa che non ti interessa se non te ne frega nulla dell'educazione dei tuoi figli, che cosa ci stiamo a fare qui? Eccetera, eccetera eccetera che sono tutte frasi dell'ego e dettate tra l'altro da aspettative malsane che non hanno davvero motivo di esistere, che l'interesse verso l'educazione dei figli come qualsiasi progetto comune sia, um non sia per entrambi al cento per cento è normale che magari ci sia uno che tira l'altro o magari in un momento uno tira l'altro e in un altro momento l'altro tira l'uno e così via. E inoltre quelle frasi che ho appena detto sono anche giudizi di valore che creano nella testa dell'altra persona un'immagine di sé e del suo ruolo. Se io continuo a dire a mio marito che non gliene frega niente dell'educazione dei suoi figli e anche quando fa uno sforzo seppur piccolo eh, io lo critico comunque e non lo accolgo e non lo apprezzo perché lui dovrebbe avere piacere di sedersi con me quella volta a settimana e parlarne perché dovrebbe fare quel minuscolo sforzo per poi sentirsi comunque solo criticato? Um non non è detto che l'educazione dei figli debba essere per forza un grande interesse per entrambi i genitori o per tutti i genitori. E poi onestamente, secondo me lo sforzo che facciamo um verso l'educazione dei figli non è sinonimo dell'amore che proviamo per loro. E questo credo che, um un po' sia una sorta di mentalità comune, nel senso sei poco investito nel cambiare l'educazione che diamo ai nostri bambini significa che non te ne frega nulla. Ecco, per me questo è anche disonesto intellettualmente. E inviterei veramente a cercare di evitare questo tipo di frasi di critica, di giudizio. E poi in realtà a me capita di elogiare i piccoli sforzi dei miei figli, ma di non fare altrettanto con mio marito perché lui è adulto e penso che sia ovvio e scontato che faccia quello sforzo così come lo faccio io, mentre invece non è così. Io personalmente voglio imparare ad avere con mio marito e in generale con gli adulti, la stessa empatia che ho con i miei figli, perché credo che sia alla base del rispetto. E in più non è una competizione a chi legge di più o a chi si impegna di più. È un momento di condivisione e di dialogo con l'educazione dei figli. È un momento di condivisione ed è così che dovremmo accoglierlo senza aspettative, senza critiche e con molta empatia. E la verità è che, come per i bambini ci va più empatia, soprattutto per chi fa più fatica. È un po'. Come se domani io dicessi ad Alex. Um, okay. Da oggi la biancheria la pieghiamo così ed è un modo completamente diverso da come lui ha piegato la ban- la biancheria per i primi trentacinque anni della sua vita. Ora magari anche io ho piegato la biancheria come la piega lui per trentacinque anni. Ma io adesso sono pronta al cambiamento. Io sono pronta a cambiare il modo in cui io piego la mia biancheria e riesco a ricordarmi i passaggi meglio di lui e a metterlo subito in pratica in atto. Questo non significa che lui sia pronto. Questo non significa che lui se non è pronto subito e non mi dimostra subito che lo mette in atto o in pratica, non ha lo stesso interesse che ho io a um cam- voler cambiare il modo in cui pieghiamo la biancheria e quindi questo non significa che io possa rinfacciarmelo. Se lui si dimentica come piegare la biancheria, non significa che questo mi dà il diritto di dire cose come Guarda che anche io ho portato questo cambiamento. Non è mica impossibile, no? Significa che devo avere ancora più empatia, perché lui sta facendo più fatica di me ad apportare quel cambiamento. Ovviamente ora cambiate piegare la biancheria con educare i figli a lungo termine, quindi uno. Non posso aspettarmi che entrambi riusciremo a implementare il cambiamento subito e anzi sarebbe meglio non aspettarsi proprio nulla. E due devo dare il tempo all'altra persona. È raro che un cambiamento avvenga se non siamo pronti a cambiare. Quindi se trasciniamo il nostro partner in un cambiamento che è stato una nostra idea, l'unica aspettativa che possiamo avere è che per lui o per lei sarà difficile che dovremmo avere ancora più empatia nei suoi confronti. E ora vi lascio quattro idee per avviare queste conversazioni in un modo che io personalmente trovo produttivo e costruttivo. Ovviamente sono idee che hanno funzionato per me e per la persona che ho affianco io. Quindi prendetele con le pinze, perché magari non funzionano esattamente allo stesso modo per voi. Ma è anche vero che tentar non nuoce. Quindi idea numero uno fare esperienza sul campo prima di suggerire Io veramente consiglierei di arrivare a quella conversazione. Mhm seduti a tavolino sull'educazione dei nostri figli con un minimo di esperienza sul campo, se così possiamo definirla. Per esempio, io magari leggo qualcosa che mi piace e decido di metterlo in pratica nella vita di tutti i giorni. Se voglio coinvolgere Alex in questo mio cambiamento, ho notato che è molto meglio non sedermi subito a tavolino con lui e dirgli Voglio cambiare questo e quello funziona molto meglio metterlo in pratica io stessa per una settimana o due. E poi se noto dei benefici o se vedo che migliora qualche aspetto della relazione con i miei figli, glielo propongo e gli chiedo se ha voglia di provarci. In questo modo l'esperienza sul campo mi dà anche la sicurezza di rispondere e spiegare nel caso in cui lui non trovi questo cambiamento, una buona idea a volte. Per esempio, se io gli propongo qualcosa che ho letto senza prima metterlo in pratico, in pratica e lui lo respinge, io mi metto sulla difensiva e gli dico cose sbagliate. Come? Ma perché devi sempre rifiutare quello che ti propongo, che è anche disonesto intellettualmente, perché non lo fa sempre. Ragione per cui ho eliminato sempre e mai dal mio vocabolario. A meno che non si riferisca ad eventi che davvero succedono sempre come il tramontare del sole la sera. Okay, chiusa la parentesi, se invece io ho già fatto esperienza sul campo, quindi ho già provato questa idea con i miei figli. Ho già visto cosa funziona e cosa no. Magari ho anche già portato dei piccoli cambiamenti quando lui mi contesta l'idea, io posso raccontargli di che cosa ho notato, di che cosa hanno, di come hanno reagito i miei figli, di come mi ha fatto sentire eccetera eccetera eccetera. E quindi posso affrontare la conversazione in maniera molto più produttiva, perché mettersi sulla difensiva non è mai produttivo. La seconda idea è quella di offrire idee propositive invece di sedermi a tavolino e dire ad Alex tutte le cose che lui non fa. Cerco di avviare un dialogo costruttivo. Per esempio, posso iniziare con un paio di aneddoti che magari mi sono scritta su un foglietto e offrire un'alternativa, um a un tipo di comportamento che non mi è piaciuto, che penso che lui dovrebbe cambiare. Questo secondo me aiuta molto. Per esempio, um, ricordi quel giorno che hai detto questo o quello? Ecco, ho notato che Oliver ha reagito male, ma secondo me non ti ha capito. Pensavo che magari invece di dire così potresti provare cos'ha la prossima volta. Che ne pensi? E ovviamente magari prima ho fatto un po' di ricerca e ho trovato un articolo, un episodio, di un post, di un podcast che posso suggerirgli di leggere o di ascoltare, che magari lo aiuterà a mettere in pratica il cambiamento. E sicuramente la cosa più importante è proprio quello, eh? Esserselo scritto su un fogliettino, perché almeno ricordiamo esattamente le parole ed è scritto e non lo riportiamo a mente, perché spesso riportare a mente non è molto corretto. Ecco la terza idea e non riprendere davanti ai bambini. Per me questo è veramente fondamentale, non perché intacca l'autorità del genitore o cavolate varie che per me sono cavolate, ma perché per me la base del rispetto significa dare il beneficio del dubbio. Se quando mio marito fa una cosa, diversamente da come avevamo deciso io, sono subito pronta a farglielo notare immediatamente. Beh, che beneficio del dubbio è può essere che quel cambiamento non sia ancora dentro di lui o che magari non lo trovi importante o necessario. Quindi invece di riprenderlo sul momento che fa solo sì che provoco, l'ego e provoco una sua reazione difensiva tra virgolette Me lo segno su un fogliettino e penso ad un modo propositivo di parlargliene alla prossima riunione di famiglia, quando ci sediamo a tavolino sul divano e ne parliamo, e quindi appunto poi ini- introduco l'idea numero due che era quella di offrire l'idea in modo propositivo. L'idea numero quattro è evitare l'effetto pentola a pressione, spesso noto di me, di noi e di altri genitori che arriviamo al tavolo del dialogo con moltissimi rancori, risentimenti, parole non dette, pensieri o sentimenti accumulati. Ecco, questo per me va evitato perché l'effetto pentola a pressione è reale. È come quando io ripeto svogliatamente, senza intenzione a mio figlio Oliver, parla più piano, per favore. Oliver, parla più piano, per favore. Oliver, parla più piano, per favore, Oliver. Parlo più piano, per favore. E poi alla quinta faccio tipo pentola a pressione e glielo urlo. Ma è possibile che mi ignori sempre? Te l'ho detto cinque volte. Ecco, spesso quell'effetto pentola a pressione si può evitare prendendo coscienza del fatto che Okay, mi ha ignorato la prima volta, Quindi alla seconda glielo dico con intenzione. Mi chino al suo livello, lo guardo negli occhi e gli dico Oliver ho mal di testa e quando parli forte, la mia testa fa più male. Potresti abbassare il volume, per favore? Hai bisogno che ti aiuti a trovare una cosa da fare che sia più silenziosa e nella relazione. Credo che sia simile. Invece di accumulare a me aiuta a dirlo subito in un momento di calma. Um, scegliere bene il momento aiuta moltissimo. Tra L'altro, per esempio, posso dire Alex, posso parlarti un attimo? Oggi hai fatto questa cosa che non mi è piaciuta. Ne avevamo parlato e credevo che fossimo d'accordo che non l'avremmo più fatta. Um, ti sei dimenticato o hai cambiato idea? Volevo proprio semplicemente comunicatelo perché voglio evitare l'effetto pentola a pressione. Ecco, in questo modo io mi sono sfogata. Ho detto le cose come stanno. Ho anche detto che, um, sto dicendolo perché voglio evitare un problema più grande in futuro. E così ho aperto un dialogo costruttivo. Ovviamente per evitare l'effetto pentola a pressione, è importantissimo avere una grande consapevolezza di sé e capire quando stiamo arrivando al nostro limite e anzi anticiparlo di moltissimo quel limite. E lo so che avevo detto quattro idee, ma ve ne ho una bonus che è apprezzare lo sforzo. So che sembra un po', come leccare il di dietro a volte, soprattutto se pensiamo che l'altro in realtà non stia facendo molto sforzo. Ma io credo personalmente che arrivare su quel divano al nostro appuntamento fisso con un apprezzamento sia bello e crei armonia. Per esempio ho davvero apprezzato come hai risposto ad Oliver Nell'occasione x la vo- la prossima volta proverò anche io a rispondere così. Ecco, io penso a quando Alex nota un mio progresso, per esempio, o apprezza un mio cambiamento. Mi sento ancora più felice di avere una conferma esterna oltre che interna, perché io so che cosa faccio bene e male. Non ho bisogno dell'apprezzamento esterno, ma non c'è dubbio che un apprezzamento esterno faccia comunque piacere. Ecco un piccolo apprezzamento a volte fa una grande differenza, soprattutto per iniziare un dialogo su una nota positiva. E se tutto questo vi sembra tanto lavoro, è perché è tanto lavoro come il matrimonio, come l'amore, come l'educazione dei figli, come qualsiasi cosa per cui valga la pena evolvere. È tantissimo lavoro, ma in fondo è come qualsiasi altro lavoro in cui si può evolvere e migliorare se non decidiamo di evolvere noi stessi non possiamo farlo a me aiuta davvero tanto ricordarmi che alla fine è tutto un po', un esperimento continuo e quindi deve anche essere un dialogo continuo sia con me stessa che con mio marito che con i miei figli che con tutti gli altri con cui ho relazioni nella mia vita. E con questo vi saluto vi do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo episodio di educare con calma. Vi ricordo che mi trovate anche sul mio blog w w w punto la tela di carlotta punto com e su instagram e Facebook come la tela di carlotta blog. Buona giornata. Buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.