Preferiti dei bambini
benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi faccio una cosa, un po' diversa. Questo è un intervento che ho registrato per una live su Instagram con ding che è la creatrice dell'account gravidanza, dove in questo duemila e ventuno ho deciso di invitare delle persone a parlare di tanti aspetti diversi della genitorialità e mi ha invitata a parlare del metodo Montessori e quello che vi racconterò nell'episodio di oggi riprende un pochino l'introduzione che ho fatto i durante questa live. Quindi se avete già sentito alcuni particolari di quello che dico è per questo come vi ho raccontato in un episodio precedente su come ho trasformato il mio blog nel mio lavoro su internet, ho iniziato a parlare di Montessori quando l'ho scoperto nel duemila e quattordici che ero incinta di Oliver e poi da allora non ho mai smesso e mi sono addirittura formata al Maria Montessori Institute di Londra per le fasce d'età tra sei e sei dodici e ho in programma di formarmi presto anche per la fascia dodici diciotto. Quindi, ecco, ovviamente molti mi conoscono per il lavoro di diffusione del metodo Montessori e mi invitano a parlare del metodo Montessori, ma in realtà devo ammettere che a me piacerebbe un po' togliermi di dosso l'etichetta Montessori, perché quello di cui io parlo um negli anni si è trasformato moltissimo all'inizio. È vero che si concentrava puramente sulla filosofia Montessori e anche il mio corso si chiamava Diventa un genitore montessori. Ma presto ho capito che le mie influenze vanno molto al di là di solo Montessori. Abbracciano la disciplina positiva di Alfred Adler di Jane Nelson, l'educazione rispettosa di Janet Lansbury, la neuropsichiatria di di di Daniel Sigo di cui io adoro tutti i libri l'approccio senza lotte di potere di Susan Steffen. Lei ha un podcast bellissimo. Gli insegnamenti di Sir Ken Robin sono di molti, molti più educatori che sono capitati sul mio cammino, forse anche grazie al portone che Maria Montessori ha aperto dentro di me. Quindi, ecco, sento che definirmi Montessori oggi è un po' riduttivo, perché oggi quando parlo di Montessori, quando faccio un episodio del podcast Montes in cinque raramente parlo solo di Montessori. Parlo del di come noi interpretiamo Montessori nella quotidianità e quindi mi piacerebbe un po' togliermi l'etichetta Montessori di dosso. In questo episodio vorrei raccontarvi quindi che cos'è oggi Montessori per me, perché appunto va molto al di là della filosofia e della pedagogia strettamente montessoriana. E sì, forse va molto al di là di qualsiasi metodo, perché per me oggi Montessori è un vero e proprio stile di vita, perché è stato la scintilla che ha dato il là a tutta la mia evoluzione che ha creato in me uno status mentis che adesso vi racconto. Certo è che nonostante io voglia togliermi l'etichetta montessori, è anche vero che io parlo più di Montessori che di altre discipline e filosofie, ma per due ragioni uno perché credo che ci sia moltissima confusione sul metodo e due perché io stimo all'infinito Maria Montessori la confusione sul metodo che devo essere sincera io riscontro soprattutto in Italia um, credo sia dovuta al fatto che il metodo Montessori è dovuto ritornare in Italia e lo ha fatto veramente solo in anni recenti. Non so se sapete che il lavoro più grande Maria Montessori lo ha fatto all'estero nonostante lei fosse italiana, perché ai tempi del fascismo Maria si rifiutò di far mettere a tutti i bambini nelle sue scuole l'uniforme del fascio come le aveva richiesto mussolini. E ovviamente questo a Mussolini non è piaciuto tant'è che lei ha abbandonato l'italia e lui non solo ha chiuso tutte le sue scuole, ma ha anche bruciato tutti i suoi libri in italia. Ed è per questo che dico che il metodo in Italia è dovuto ritornare perché era letteralmente scomparso. Per esempio quando io ho iniziato a parlare di Montessori in italiano nel duemilaquattordici duemila e quindici in Spagna Maria Montessori era molto, molto più conosciuta che in Italia e per me è diventata un po', una missione portare la sua filosofia e la sua pedagogia nelle case degli italiani e cercare quindi di trasmettere l'essenza di che cos'è Montessori e poi Montessori per me ha due grandissimi problemi non solo in Italia ma un po' in tutto il mondo. Da una parte viene usato come una strategia di marketing, quindi aziende e business usano la parola Montessori per vendere. Perché Montessori purtroppo oggi è un po', una moda e quindi ci sono asili montessori che di Montessori non hanno nulla e aziende di giocattoli che creano collezioni Montessori che di Montessori hanno davvero pochissimo. Questo ovviamente crea moltissima confusione nei genitori e nelle persone che si approcciano al metodo e che come unica conoscenza montessoriana hanno quell'asilo che si spaccia Montessori o quel giocattolo in casa dell'azienda x che sull'etichetta scrive Montessori l'altro problema è che Montessori viene spesso usato come un'etichetta, forse un po' dispregiativa da alcuni gruppi di genitori, e anche questo è perché c'è molta confusione. Secondo me alcuni genitori pensano che sia un metodo troppo rigido perché vedono i bambini seduti nelle scuole a lavorare indipendentemente. E tanti non credono ancora che i bambini abbiano dentro di sé questo enorme potenziale a cui Maria Montessori ha dedicato tutta la sua vita intera tra l'altro perché lei lo conosceva bene. Altri genitori lo vedono come un metodo in cui i bambini fanno ciò che vogliono, perché Montessori parla di dare libertà e indipendenza e spesso questo viene confuso anche da alcuni genitori che praticano Montessori con l'idea che il bambino debba fare e possa fare quello che vuole, che non è vero. E poi c'è una parte di genitori e mamme, soprattutto che usano Montessori in maniera un po' dispregiativa, un po' provocatoria, forse per descrivere la mamma perfetta in alcuni account ho proprio letto queste parole la mammina perfetta montessori quindi appunto anche utilizzando Montessori come aggettivo per descrivere una categoria di genitori. E vabbè, questo ovviamente per me è un controsenso puro e duro, perché uno il genitore perfetto non esiste. Credo sia intellettualmente disonesto dire o insinuare il contrario, anche se è solo per provocare. E due quello che viene percepito come perfezione è in realtà un continuo lavoro su noi stessi, un'incessante ricerca dell'evoluzione personale che noi stessi scegliamo di fare. E quando si sceglie di fare una cosa più e più volte ovviamente si diventa più bravi e magari quello viene poi scambiato per perfezione. Non è perfezione, è evoluzione. Io credo di appartenere a una categoria di genitori che ha scelto di mettersi in dubbio e in gioco e che crede che, visto che possiamo controllare la nostra mente, per quanto sia difficile, possiamo aspirare a un metodo educativo che sentiamo più sulle nostre corde, anche se siamo cresciuti con tutt'altro metodo educativo. Chi apprezza Jane Nelson lo fa seguendo i suoi insegnamenti. Chi apprezza Maria Montessori lo fa seguendo i suoi insegnamenti e tra l'altro non in maniera esclusiva lo fa affiancandoci altre discipline, metodi, filosofie. Poi vabbè, io credo davvero che quando leggiamo disciplina dolce educazione, gentile disciplina positiva, lei basi. Um sono spesso montessoriana, ma ripeto, non è perfezione, è evoluzione e nell'evoluzione. Raramente si segue un metodo in maniera esclusiva, ma piuttosto si segue un metodo che poi ci porta a fare un'ulteriore ricerca e scoprire altri educatori, altri metodi, altre filosofie, altre discipline. Poi, certo, per me Montessori ha un significato speciale, perché non è solo un metodo o una filosofia che io apprezzo, ma è prima di tutto una donna che io stimo tantissimo e io non posso nascondere che ho una passione sfegatata per Maria Montessori, perché quando leggo i suoi libri mi rendo conto che era una donna dei nostri tempi. Era una visionaria, nata forse nell'epoca sbagliata e che quindi ha dovuto lottare molto già solo per l'essere donna, quindi figuriamoci per far accettare e sostenere un metodo educativo che andava completamente contro o comunque che era molto diverso da quello mainstream. E lei era veramente molto attuale, molto aperta, mentalmente, molto avanti con la sua mentalità. Um era una femminista ancora prima delle femministe e per me è diventata una guida, un modello non solo di educazione, ma anche un modello di donna tenace, di femminista resiliente e anche di madre. Lei viene spesso criticata per aver affidato suo figlio alla nascita a un'altra famiglia. Chi la critica, um, fa parte di quelle persone che chiamano le mamme montessori mammine perfette e usa un po' come cavallo di battaglia. La frase come può una donna che abbandona il figlio insegnare ad altri genitori come fare il genitore? Ma in realtà chi dice questo è perché non conosce la sua storia. La decisione di lasciare suo figlio è stata ovviamente molto sofferta e una madre anche lei è anche un po' forzata dalle circostanze in cui Maria si trovava l'uomo che lei amava l'aveva tradita, l'aveva lasciata con questo bambino e una madre e per di più una madre sola non poteva lavorare e Maria non era pronta a lasciare la sua missione di cambiare l'educazione. Ma lei in realtà non ha mai abbandonato suo figlio, come si dice tant'è che poi ora non vi racconto tutta la storia, ma ci sono dei bellissimi documentari che vi invito a vedere um tant'è che che poi Mario, suo figlio l'ha seguita e in età adulta adulta lui stesso si è dedicato alla missione della madre um tra l'altro lui ha scritto degli interventi bellissimi e uno di questi ve l'ho già letto in un episodio che si chiama siamo tutti interconnessi, un episodio che per me ha un valore immenso e vi invito ad andare ad ascoltarlo. E quindi per tornare a chi critica Montessori o chiunque a chi critica chiunque. In generale, come sempre, invito a non giudicare una persona in base a una sola scelta o a un solo post, a un solo articolo, a un solo libro, a una sola canzone, a una sola frase a una sola opera ha un solo pensiero eccetera eccetera eccetera. Perché ricordiamoci che noi vediamo solo la punta dell'iceberg di ogni persona, ma quello che c'è sotto la parte sommersa dell'iceberg è la parte più grande, quella più pesante, che ha più peso su azioni ed emozioni. E poi devo dire anche un'altra cosa? Riguardo a Maria Montessori, lei non ha mai preteso di insegnare a nessuno come fare il genitore. Lei voleva cambiare l'educazione a scuola, voleva cambiare la mentalità accademica, ma in realtà non ha nemmeno mai addirittura definito Montessori come un metodo. Lei non ha mai voluto che il Montessori si chiamasse metodo, perché per lei l'educazione non è un metodo, è un aiuto alla vita. Credo che sia per questo che io, al di là del metodo al di là della pedagogia, al di là della filosofia, ritengo Montessori un aiuto alla vita, un aiuto per districarmi in questa giungla della genitorialità, ma anche dell'età adulta. Perché un genitore non dovrebbe mai essere solo un genitore? Si deve sempre cercare di preservare la persona dietro il genitore, l'individuo dietro il genitore. E a me Montessori ha insegnato anche questo, per esempio a me ha sempre colpito molto. Quando Maria Montessori scrive di come dovrebbe formarsi l'insegnante a scuola e nella formazione, la cura di sé ha un posto molto importante, cioè Maria Montessori era avanti. Lei aveva capito che per essere un educatore di bambini e trasmettere i giusti valori bisognava anche e prima di tutto prendersi cura della propria persona e della propria anima. E lo stesso vale per i genitori. E questo a me ha ispirato moltissimo. Ed è per questo che è il mio corso online educare a lungo termine. Oggi è più un percorso di evoluzione personale che di insegnare a qualcuno a fare il genitore. Ma diciamo che l'evoluzione personale e la genitorialità credo che vadano un po' a braccetto. E quando dico che Montessori mi ha aiutato moltissimo, intendo anche proprio in dettagli come questo, per esempio forse l'ho già detto, ma io mi sono sempre ritenuta un po' egoista nella maternità ho spesso messo me prima della famiglia. Um non so, faccio un esempio se la mia lezione di ballo era alla sera e coincideva con un momento un po' più critico dei miei figli che era il momento della nanna in cui volevano me perché volevano il seno, io sceglievo comunque di lasciarli con mio marito anche due o tre volte a settimana, perché sapevo di dovermi prendere cura della donna dopo una giornata da madre. Ed ero anche sicura che Alex fosse in grado di rispondere alle loro esigenze anche senza il seno, perché trovava altri modi che erano suoi modi personali di stare con loro e calmarli. Perché alla fine ricordiamoci che se non diamo mai l'opportunità ai papà di farlo, non lo faranno mai. Okay, ragnatela di pensieri finita. Ma tutto questo era per dire che a me all'inizio questo mettere me prima della famiglia faceva sentire in colpa. Mi faceva sentire egoista perché purtroppo ancora oggi nella società odierna tendiamo ad avere false credenze, come quella che il genitore debba annullarsi come persona per essere un buon genitore, o che la cura della famiglia ricada sulla madre e che la madre debba mettere la famiglia prima di se stessa prima dei suoi bisogni. E invece ho poi scoperto che in realtà i genitori che sono in grado di mettere i propri bisogni reali prima della famiglia e per bisogni reali, intendo proprio quelli che sono talmente importanti che se non li soddisfiamo non siamo a nostro agio. Non ci sentiamo bene con noi stessi. Ecco, quei genitori in realtà non sono egoisti, si stanno prendendo cura di sé e prendersi cura di sé stessi è fondamentale per poter anche solo pensare di scegliere che tipo di genitore vogliamo essere. Purtroppo, nella nostra società odierna tendiamo ancora ad avere false credenze, come quella che il genitore debba annullarsi come persona per essere un buon genitore, che la cura della famiglia ricada sulla madre, che la madre debba mettere i bisogni della famiglia e di tutti gli altri prima dei suoi propri bisogni. Ma se facciamo quello che la società si aspetta da noi, ovvero fai il genitore, metti la famiglia al primo posto metti i bisogni dei tuoi figli e del tuo compagno prima dei tuoi, non solo perpetui retaggi culturali e metodi educativi malsani, ma rendiamo le essere genitore molto più pesante e difficile di quanto non sia già, perché pensiamo che significhi rinunciare a una parte di noi, spesso rinunciando a chi siamo, mentre invece significa esattamente il contrario. Significa aggiungere una parte di noi trovando il modo di non rinunciare a chi siamo. La differenza è abissale. Ed è per questo che io dico sempre che Montessori ormai non è solo più una pedagogia, una filosofia per me, ma è davvero un vero e proprio stile di vita, perché io ho tratto da quello che ho letto nei libri di Maria Montessori, i concetti che sentivo importanti per me e per i miei valori. Li ho reinterpretati e li ho fatti miei, usandoli con i miei figli, con mio marito e in tutte le mie relazioni, compresa quella con me stessa, per vivere bene, per vivere meglio. Perché poi, in realtà, se io penso a quello che applico davvero nella mia vita quotidiana degli insegnamenti di Maria Montessori, um insegnare a scrivere con le lettere dell'alfabeto mobile o sviluppare una familiarità con L'errore, per dirne solo due, sono solo minuscole parti. Ma il concetto chiave, la lezione essenziale che accompagna ogni mia giornata è un'altra. È educare alla pace. Perché per me questo concetto montessoriano di educare alla pace da solo può guidare ogni passo della genitorialità, perché significa tutto. Significa scegliere la pace invece del conflitto nelle relazioni. Significa scegliere l'empatia invece della critica. Significa scegliere il rispetto invece della minaccia rispetto per noi stessi, per le nostre relazioni, per il nostro pianeta. E io credo che tutto diventi più facile quando si ha una linea guida così chiara, così pura ma allo stesso tempo così potente e forte come la pace. Perché onestamente credo che scegliere la pace in realtà sia un messaggio relativamente semplice, ma che può sempre, in ogni situazione, guidarci nella direzione giusta, quella della calma, quella del rispetto, quella della tolleranza. Perché chiedersi che cosa può portare alla pace invece che al conflitto aiuta davvero tantissimo a risolvere i conflitti in maniera pacifica e a dare un esempio migliore ai nostri figli. Un estraneo mi manca di rispetto. Che cosa mi può portare alla pace invece che al conflitto? Sorridere e dire la mia con gentilezza i miei figli mi urlano contro. Che cosa può portare alla pace invece che al conflitto? Fare un respiro e aspettare che si calmino? O che io mi calmi? Mi criticano? Che cosa può portare alla pace invece che al conflitto? Cercare di mettermi nei loro panni e capire se c'è verità nelle loro parole Analizzarmi mio figlio mi mente che cosa può portare alla pace invece che al conflitto, affrontarlo senza giudizio e farlo sentire accolto e così via. Ovviamente non sempre ci riusciamo, certo, ma l'importante è che ci proviamo sempre con intenzione, con consapevolezza, perché questo semplice e allo stesso tempo difficilissimo principio di educare alla pace si riflette così in ogni azione e conversazione del nostro quotidiano, tra le più di dal raccogliere un pacchetto di patatine abbandonato per terra e portarlo nella spazzatura, al fare in modo di comunicare senza grida, quando si discute con il partner, al parlare con i nostri figli di persone transgender per abba- abbattere dei muri mentali, allo spiegare ai nostri figli con infinite pazienza, infinite volte, perché non compriamo i palloncini per la festa di compleanno, eccetera eccetera, eccetera eccetera. Maria Montessori insisteva tanto sulla pace, perché lei vive tra le due guerre mondiali e noi che abbiamo la fortuna di vivere in una parte di mondo in cui non c'è la guerra vera e propria, ci sono altri tipi di guerre, di parole, ma non per questo meno violente. Mi sembra quasi che la pace sia sottovalutata. Credo invece che dovrebbe essere un valore e un principio che guida ogni nostro passo. Perché quando siamo a un bivio o dobbiamo prendere una decisione anche solo scrivere un commento su Instagram, se il nostro obiettivo è quello di promuovere la pace, anche le nostre parole, azioni e reazioni automaticamente cambiano. Non a caso ho scelto di chiamare uno dei miei corsi online, educare a lungo termine. Perché a volte mi sembra che ci dimentichiamo che non stiamo crescendo bambini, stiamo crescendo adulti. Chissà, magari se doniamo loro la busta della pace attraverso il nostro esempio, trattandoli come individui completi, offrendo loro un'educazione più consapevole, fatta di più beneficio del dubbio, rispetto e fiducia. E meno di è così, perché lo dico io, magari abbiamo davvero una possibilità di cambiare qualcosa nel mondo. E vabbè niente. Anche oggi sono andata giù di pensieri a ragnatela e non so nemmeno più di che cosa stessi parlando. Nell'episodio, prendetemi così come sono, ma spero di esservi riuscita a comunicare un minimo che cos'è Montessori per me. Perché sono così appassionata di Montessori e perché credo che sia un bellissimo punto di partenza per l'evoluzione personale. Però appunto, un punto di partenza, perché credo che nessun estremo sia positivo. Credo che nessun estremo vissuto agli estremi nessun metodo, filosofia, pedagogia, um movimento, eccetera, eccetera, vissuto agli estremi sia positivo e porti un cambiamento sano. E quindi credo che sia importante non definirsi seguaci di un solo metodo, ma cercare di ampliare le proprie vedute continuando a fare ricerca su altri metodi, altre filosofie, altri movimenti, altri punti di vista, altri um educatori. Se parliamo di educazione e voilà chiudo, perché altrimenti entro in un altro loop mentale. Ma prima vi leggo due frasi che ha detto Maria Montessori a Bruxelles nel millenovecentotrentasei l'educazione è l'arma della pace e la pace è la condizione della buona educazione. La pace è una meta che si può raggiungere attraverso l'accordo e due sono i mezzi che conducono a questa unione. Uno è lo sforzo immediato di risolvere senza violenza i conflitti vale a dire di eludere le guerre l'altro è lo sforzo prolungato di costruire stabilmente la pace tra gli uomini. Ora evitare i conflitti è compito della politica. Costruire la pace è compito dell'educazione a buoni intenditori. Poche parole vi ricordo che mi trovate anche su la tela di carlotta punto com e su Instagram Facebook come la tela di Carlotta Blog. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.