Preferiti dei bambini

Speaker 0: Benvenuti e benvenute a un altro episodio di Ducare con calma solo per darvi un piccolo dietro le quinte sono seduta per terra con il computer sul letto il microfono sul computer il cavo delle cuffie che quasi fa fatica a raggiungermi insomma è veramente una comica! Ma sono qui! Sono qui per parlarvi oggi di timidezza, anzi poi vedremo come definirla perché tantissimi genitori mi scrivono dicendomi che I loro figli sono molto timidi che pensano che sia un riflesso della poca sicurezza in sé e mi chiedono che cosa possono fare loro da adulti guida per aiutarli a superare questa timidezza. Dunque in questo per me il Metodo Montessori è davvero un faro nella tempesta o almeno lo è stato per noi come famiglia Una delle cose che mi piacciono davvero di più del Metodo Montessori è che punta molto sullo sviluppare la fiducia dei bambini, la sicurezza in sé e come lo fa? Lo fa grazie e attraverso l'adulto mostrando ogni giorno che crediamo che I nostri figli siano individui capaci in grado di prendersi cura dei propri bisogni e man mano che crescono dei bisogni degli altri del loro ambiente.

Come sapete noi abbiamo cercato di crescere Oliver ed Emily seguendo il più possibile il Metodo Montessori, la disciplina positiva, il rispettive of parenting, l'educazione dolce che sapete anche che io tutto questo lo chiamo educare a lungo termine. I miei figli sono poli opposti ma sicuramente li accomuna quella che se fossimo persone che usano etichette definiremmo timidezza, ma visto che non siamo persone che usano etichette invece di dire che sono timidi vi descriverò quello che fanno spesso: quando erano piccoli spesso si nascondevano tra le mie gambe quando qualcuno parlava con loro, spesso non rispondono se vengono interpellati da estranei, quando erano più piccoli abbassavano lo sguardo quando chiedevano loro come si chiamavano e ovviamente non sempre rispondevano, spesso ci mettono un po' a carburare tra virgolette quando conosciamo nuove persone e come avrete ormai capito noi conosciamo nuove persone, facciamo nuovi amici ogni mese perché ogni mese ci spostiamo e cambiamo città e spesso paese. Eppure Oliver ed Emily non temono per esempio di entrare in un gruppo nuovo in una scuola che non conoscono, non temono al parco giochi di andare da un bambino o da una scuola che non conoscono, non temono al parco giochi di andare da un bambino o da una bambina e dire come ti chiami?

Oppure giochiamo? E così fanno sempre nuovi amici. Non esitano a provare esperienze nuove, che siano lezioni di calcio o danza o sci o tennis anche se in un'altra lingua che non capiscono o anche se non ci hanno mai giocato quello sport o addirittura nemmeno visto quello sport in televisione. Questa è una storia vera tra l'altro. In estate eravamo temporaneamente a Marbeia per fare il vaccino e abbiamo chiesto a Oliver se voleva andare a un summercamp, a un campo estivo di calcio.

Lui non aveva mai visto il calcio in televisione. Sapeva che si dava insomma calci a una palla, si correva e gli piaceva l'idea. Noi gli abbiamo spiegato che ci saranno altri bambini, gli allenatori gli diranno che cosa fare eccetera eccetera eccetera gli abbiamo spiegato un po' l'ostacolo della lingua ma che comunque gli allenatori avrebbero cercato di metterlo a suo agio e lui deciso di andare l'abbiamo portato lì e la prima lezione è stata traumatica per me, perché lui era completamente perso tra la lingua, I bambini che erano già esperti perché facevano calcio tutto l'anno. Insomma, io non gliel'ho mai detto e non lo saprà finché un giorno ascolterà questo episodio, ma io ero in imbarazzo per lui perché faceva fatica a seguire le istruzioni, gli facevano domande che non capiva, per esempio sulla sua squadra preferita italiana, lui che non mai visto il calcio. Perché ovviamente sai dice che italiano gli chiedono qual è la tua squadra preferita di calcio.

Una lezione di calcio è ovvio no è certo forse avremmo potuto prepararlo meglio magari facendogli vedere almeno una partita e spiegandogli che il calcio non è solo correre e dare calcio alla palla ma che deve anche sapere in che direzione deve correre, dove calciare la palla. Ma è stata una decisione molto last minut, un'amica ci aveva invitati, abbiamo chiesto Oliver se voleva andare, detto sì e siamo andati il giorno dopo praticamente. Beh, io da come mi sentivo guardandolo pensavo che non avrebbe mai più voluto tornare, mai più voluto mettere piede in un capo da calcio. E invece alla fine ci detto che si era divertito tantissimo e che voleva tornare il giorno dopo. E ci anche detto che un bambino gli aveva detto che lui era il peggiore del gruppo e noi gli abbiamo detto che è vero, perché era la sua prima lezione mentre tutti gli altri giocavano da almeno un anno, quindi ovviamente in quel momento era il peggiore del gruppo.

Poi tra l'altro dopo due lezioni c'era un torneo e l'allenatore gli detto che era benvenuto, se voleva, ad andare a giocare la partita di calcio. E quindi anche questa accoglienza, questo senso di leggerezza e di non competizione tra virgolette mi è piaciuto molto. Oliver è andato al torneo a quella partita giocato la sua prima partita di calcio senza sapere veramente che cosa fosse una partita di calcio guardava l'allenatore per sapere qual era la porta avversaria perché così sapeva in che direzione correre e alla fine era felicissimo perché aveva toccato, aveva calciato la palla un paio di volte. E una cosa simile è successa ad Emily. Quando eravamo in Nuova Zelanda lei voleva andare a una scuola di ballo, io l'ho appuntata.

Tre settimane dopo c'era lo spettacolo di Natale e l'insegnante mi chiesto se Emily avere partecipato o meno. Io ho chiesto a Emily che mi detto sì senza esitare nemmeno un momento cioè del tipo Emily tra qualche settimana c'è lo spettacolo di ballo devi ballare davanti ai genitori devi fare quello che avete imparato a lezione vuoi farlo? Sì sì sì sì quindi ecco vabbè ma onestamente dentro di me anche se ho dato la disponibilità di Emily all'insegnante dentro di me pensavo che non aveva senso perché aveva solo due lezioni per prepararsi perché una di quelle tre settimane saremmo stati via E invece niente. Lei voluto farlo e la verità è che abbiamo un bellissimo ricordo di quell'evento in cui Emily non solo fatto tutto ciò che doveva fare davanti a tutti I genitori che la guardavano, che li guardavano tutti I bambini, ma se lo ricordava perfettamente nonostante fossimo stati via la settimana prima dello spettacolo. Ed è stato bellissimo, un momento veramente emozionante per tutti, ma soprattutto per lei, un momento che non dimenticherà mai e che io le avrei privato se avessi ascoltato me stessa, pensando che magari sarebbe stato troppo presto per lei, che chissà che cosa penseranno gli altri genitori, perché non saprà fare nulla, perché saranno solo tre lezioni, ma ovviamente non potrò andare in giro per il pubblico a dire: Guardate che mia figlia fatto solo tre lezioni!

Mi dicevo Emily non sa che cosa aspettarsi, quindi forse è meglio andare prima a vederlo uno spettacolo e poi decidere se fare quello dopo che però forse non ci sarebbe neanche stato perché non sapevamo per quanto tempo saremmo stati di Nuova Zelanda. Questo per dire che spesso le nostre emozioni, la nostra percezione adulta di come si sentono I nostri figli in determinate situazioni è completamente sbagliata e condizionata dal pensiero di quello che proveremmo noi. E invece se noi genitori riuscissimo a non influenzare la loro percezione allora potremmo davvero fare in modo che la loro esperienza sia incondizionata, ovvero non condizionata dalle nostre emozioni, dalle nostre sensazioni. A dire il vero guardandomi indietro sono stata felice di non averlo preparato più di tanto mi riferisco a Oliver a quella prima lezione di calcio perché probabilmente gli avrei trasmesso il mio nervosismo. Io sono spesso nervosa anche se sempre di meno perché sto imparando e sto evolvendo ma sono spesso nervosa quando li porto a una lezione o a un'attività nuova, forse per quella stupida sensazione che la gente vi giudicherai, quindi indirettamente giudicando loro giudicherà me.

Che è una cosa, lo ripeto, davvero stupida perché io conosco I miei figli, so chi sono, so che cosa sanno fare, e se in pubblico mostrano il cinque por cento di chi sono e di che cosa sanno fare non me ne dovrebbe davvero importare nulla. Ma ci sto lavorando. E poi per la cronaca Oliver continuato per un mese a fare il suo campo estivo. Cinque ore al giorno tornava a casa esausto, sporco, con le vesciche ai piedi ma davvero felice ed è in quel poco tempo che è cresciuto incredibilmente tanto ed è migliorato così tanto a calcio che l'allenatore detto che non aveva mai visto un cambiamento così, a trecentosessantesimo Ci detto: è un diesel. Ma la verità è che I miei figli non sono diesel, sono bambini a cui abbiamo insegnato a lanciarsi in nuove esperienze, Dando loro tante opportunità di nuove esperienze.

Cosa che tra l'altro si può fare in una vita sedentaria, non serve viaggiare come viaggiamo noi. E ovviamente anche attraverso il nostro esempio. Io spesso racconto ai bambini che sono nervosa quando vado in una nuova scuola di danza. Perché non so se sarò all'altezza non so se la lezione sarà al mio livello tra virgolette o io al livello della lezione ma che un po' di paura è normale e se è una cosa che voglio fare allora quel poco di paura non dovrebbe fermarmi perché c'è un po' di paura, c'è un po' di emozione, un po' di voglia di farlo. E va bene così, ed è giusto che sia così.

I miei figli sono bambini consapevoli delle loro vere capacità, perché non gli mentiamo su quanto siano bravi e non diciamo loro bravo per ogni cosa che fanno. Su questo tra l'altro vi invito ad ascoltare l'episodio cinquantotto del mio podcast sulla differenza tra fiducia in sé e autostima che secondo me è molto bello. E poi ovviamente I miei figli sono bambini che sono abituati a sbagliare e accettare l'errore perché anche se non viene naturale, spesso fanno fatica anche loro, nessuno ama sbagliare ovviamente, ci lavoriamo ogni giorno cercando di non farli sentire sbagliati o ridicoli per I loro errori perché gli errori sono l'unico modo in cui impariamo in questa vita. Quindi che senso arrabbiarci per un errore nostro o dei nostri figli? Possiamo rimanerci male, possiamo farci un appunto mentale e cercare di imparare da quell'errore per la prossima volta.

Questo è il messaggio che cerchiamo di trasmettere ai nostri figli sempre. Su questo tra l'altro credo di avere un episodio del podcast, mi sembra che sia il cinquantanove o a leggere la storia del pilota sul mio blog. Vi lascio tutti I link nella descrizione dell'episodio, tutti I link degli articoli, dei podcast che menziono. Insomma io e Alex crediamo che il nostro approccio sia stato davvero decisivo nel modo in cui I nostri figli stanno crescendo e quindi oggi vorrei rivolgermi a tutti quei genitori che pensano che I loro figli sono timidi o che sanno che I loro figli sono timidi anche a ragione ovviamente perché supportati da comportamenti di timidezza proprio come quelli che manifestano I miei figli e vorrei darvi alcune idee su come affrontare la timidezza e aiutarli ad avere fiducia in sé Prima di tutto come avrete già intuito all'inizio per me la prima cosa da fare è non etichettare la timidezza non etichettare a prescindere. Come raccontavo nell'episodio trentaquattro sulle etichette, se io continuo a ripetere agli sconosciuti è un po' timido, è proprio una bimba timida.

Mio figlio, mia figlia, non solo si convincerà di essere timido, ma non si sforzerà e continuerà a comportarsi come un bambino timido, perché l'immagine che lui nella sua mente è quella di un bambino timido. E questa etichetta è davvero davvero difficile da togliersi di dosso quindi vi invito a smettere di etichettare come timidi I vostri figli questo è la base Poi per me è importantissimo preparare I bambini a quello che succederà. In generale questo per me è importante, ma soprattutto quando abbiamo a che fare con bambini che reputiamo timidi. È vero, io quel giorno non avevo preparato Oliver a che cosa era il calcio, ma in realtà lo avevo preparato a che cosa aspettarsi oggettivamente. Che cosa poteva aspettarsi oggettivamente?

Avevo preparato quelle informazioni che avevo gli avevo detto che ci sarebbero stati tanti altri bambini che giocavano insieme da da tanto che giocavano a calcio da molto più tempo di lui perché lui non avevamo mai giocato gli avevo detto che ci sarebbero stati degli allenatori gli avevo detto che ci sarebbero stati due bambini che lui conosceva gli avevo detto che gli allenatori probabilmente avrebbero parlato spagnolo ma probabilmente anche inglese e che io comunque sarei stata lì a bordo campo se aveva bisogno di me. Spesso anche con I bambini più piccoli sottovalutiamo quanto sia importante prepararli cercando di rimanere oggettivi, senza far trapelare le nostre preoccupazioni se ne abbiamo. Una cosa che a noi aiuta sempre molto nella preparazione è il calendario a pallini di cui ho scritto una volta sul blog vi lascio anche di questo il link nella descrizione quindi sicuramente prima di tutto non etichettarli e poi cercare di prepararli a quello che succederà in maniera oggettiva. Poi, quando arriviamo in un posto e nostro figlio bisogno di più tempo e magari si nasconde dietro di noi, si nasconde dietro le nostre gambe, non vuole andare a giocare subito, diamoglielo questo tempo. Senza giustificarci, senza spiegare, senza dire è un po' timido, senza dare spiegazioni agli altri.

Spesso ci sentiamo in dovere di giustificarci e dare spiegazioni ma non è assolutamente necessario che gli altri pensino quello che vogliono l'importante è il messaggio che comunichiamo ai nostri figli e quando noi iniziamo a dare spiegazioni agli altri e a giustificarci il messaggio che comunichiamo ai nostri figli è che c'è qualcosa di sbagliato in loro qualcosa che ci porta a giustificare il loro comportamento oppure a spiegare il loro comportamento quindi lasciate che stiano con voi per tutto il tempo che hanno bisogno non forzateli accogliete la loro lentezza I loro tempi Rendete l'attesa con voi noiosa, certo, nel senso che non vi mettete a giocare con loro, ma siete pazienti, mandate il messaggio che li accettate così come sono e che non c'è fretta. E poi, quando un bambino è un po' più insicuro delle sue capacità sociali è ancora più importante dargli indipendenza, quindi non fare tutto per lui, ma prendersi il tempo di mostrargli come fare le cose ancora più del solito: come vestirsi, come mettersi le scarpe, come mettersi il cappello, come sprecare il tavolo, come pulire l'acqua che rovesciato per terra, eccetera eccetera eccetera. Più pazienza e tempo offriamo ai nostri figli per mostrare loro come fare le cose da sé.

Più ogni volta la loro sicurezza in sé cresce un pochino, la loro fiducia in sé cresce un pochino. E questo ovviamente va a braccetto con il non arrabbiarsi e umiliarli quando sbagliano. Perché l'errore è un amico, dobbiamo sviluppare una familiarità con l'errore. Quindi finora abbiamo detto: non etichettiamoli come timidi, prepariamoli con oggettività agli eventi che devono affrontare. Quando arriviamo in un posto e hanno più bisogno di tempo, diamoglielo quel tempo, senza giustificare il loro comportamento senza dare spiegazioni agli altri del loro comportamento e quando cerchiamo quando vediamo che abbiamo un bambino che fa più fatica con queste abilità sociali allora cerchiamo di dargli ancora più indipendenza in casa cercando di dargli ancora più tempo per fare le cose da sé.

E per me è una cosa che sempre funzionato da nella mia famiglia che per le famiglie con le quali parlo, che fanno il mio corso, è giocare a giochi di ruolo tra virgolette e questi giochi di ruolo possono veramente aiutare a praticare le abilità sociali. Si può giocare a casa con le bambole, con il Si può giocare a casa con le bambole, con il Lego, fare finta di arrivare in un posto. Un personaggio arriva in un posto, entra in casa e dice ciao oppure facciamo una sorta di teatrino, in modo da modellare come saluteremmo, cosa diremmo. Nella scuola Montessori e nella pedagogia Montessori c'è una cosa che si chiama lezione di grazia e cortesia e noi queste lezioni di grazia e cortesia io ne parlo veramente molto molto approfonditamente nel mio corso co- schooling e anche un po' meno approfonditamente nel corso educare a lungo termine perché le trovo veramente illuminanti, ma diciamo che per farvi una sorta di infarinatura generale è una sorta di teatrino in cui io mostro ai bambini una determinata abilità per esempio come dire buongiorno quando entriamo in un negozio e faccio proprio l'azione. Quindi esco di casa, entro, dico buongiorno, loro mi dicono buongiorno di ritorno e poi è il loro turno escono di casa, chiudono la porta, rientrano in casa e dicono buongiorno e allora noi diciamo buongiorno a nostra volta.

Lo stesso per imparare a chiudere la porta quando usciamo entriamo e di questo tra l'altro ho fatto anche un reel su Instagram. Vi lascio anche questa nelle note dell'episodio mannaggia queste note dell'episodio saranno lunghissime oggi ma vabbè e appunto le lezioni di grazia e cortesia si possono fare per qualsiasi situazione che vogliamo insegnare o mostrare o lavorare con I nostri bambini insegnare con il nostro esempio ed è un gioco ovviamente lo chiamiamo gioco non è che gli diciamo andiamo a fare una lezione di grazia e cortesia quindi I bambini hanno voglia di farlo è un bel gioco è divertente e veramente possiamo usarlo per qualsiasi cosa come soffiarsi il naso, come lavarsi le mani, come come come ci sono tantissimi esempi. E poi per ultimo un'altra cosa che mi viene in mente per accrescere la sicurezza in sé dei nostri bambini, dei nostri figli, è non compararli con altri o con I fratelli. Guarda tua sorella come mangia bene, guarda tuo fratello come si lava le mani da solo Tutta questa comparazione, oltre a non avere alcun beneficio per il genitore, perché non è che loro guardano il fratello magicamente sanno come lavarsi le mani da soli, è un processo, ma crea anche gelosia che porta poi a conflitti.

C'è davvero già abbastanza competizione nel sistema scolastico così come lo conosciamo tutti, non credo che ci sia bisogno di aggiungere altra competizione in casa. Quindi se riusciamo a smettere di paragonare, smettere di comparare I nostri figli con altri o con amici, veramente credo che vedremo degli ottimi, davvero dei grandissimi benefici di gelosia, conflitti, eccetera eccetera. Ho parlato nell'episodio ventuno e avevo detto che era l'ultimo punto ma in realtà non lo è in realtà vorrei lasciarvi con un bonus che per me è veramente importantissimo vorrei che vi informaste sull'introversione. Io ho scoperto l'introversione attraverso libri in inglese perché allora in italiano non se ne parlava ancora io l'ho scoperta perché Alex mio marito è un introverso anzi credo di avere perfino un post sul blog che si intitola che cosa significa avere un marito introverso non so se è ancora lì ma lo cercherò se è ancora lì e lo metto qua sotto vi invito a leggerlo ma quello che mi interessa sull'introversione e perché la sto tirando in ballo in un episodio sulla timidezza è la sto tirando in ballo in un episodio sulla timidezza è proprio per farvi riflettere sul fatto che spesso I bambini non sono timidi, sono introversi.

Purtroppo nella nostra società c'è una spinta fortissima all'essere estroverso per esempio caratteristiche come saper dominare tra virgolette in un evento sociale, saper parlare in pubblico, il carisma, l'assertività, sembrano quasi riflettere un tipo di persona superiore che nella vita farà meglio degli altri. E invece veramente non è così: l'introversione è una bellissima personalità e tra l'altro è una personalità altamente preparata, anzi molto più preparata delle persone estroverse perché passa molto più tempo con se stessa passa molto più tempo a riflettere legge molto di più generalmente e quindi veramente sono delle personalità veramente veramente brillanti. Vi invito ad ascoltare un bellissimo Ted Talk di Susan Caine, un'introversa che per tutta la vita è stata invitata, se non forzata, ad essere un'estroversa tanto poi da diventare avvocato a Wall Street, una personalità insomma una professione che c'entra poco con la sua personalità. E questo discorso a me allora quando lo ascoltai non ricordo esattamente se era duemila dodici duemila tredici comunque giù di lì a me questo discorso colpì molto non solo perché ho un marito introverso quindi comunque mi aiutò a capirlo ma anche perché parlava della scuola in termini che risuonavano veramente molto dentro di me e questi vi ricordo erano I miei anni pre- Montessori ma ovviamente io da quando ho finito l'università ho sempre avuto una visione molto particolare mia della scuola che se avete I miei corsi probabilmente conoscete o che magari comunque traspare un po' da quello che dico sul podcast piuttosto che dai miei interventi su altre piattaforme.

In questo video di cui vi parlavo ve lo lascio anche questo nelle note dell'episodio. Susan Caine spiega bene che la timidezza e l'introversione sono due cose diverse: la timidezza è avere paura del giudizio della gente, del giudizio sociale, mentre l'introversione è il modo in cui rispondiamo alle stimolazioni, incluse quelle sociali. Gli estroversi, ad esempio, si si sentono più energetici, si sentono addirittura meglio mentre gli introversi vengono quasi risucchiati della loro energia in questi stessi ambienti sociali e preferiscono invece ambienti più calmi, più silenziosi, più intimi. Purtroppo veramente noto che ci sono ancora un sacco di pregiudizi sull'introversione perché la maggior parte delle nostre istituzioni più importanti come la scuola e gli ambienti di lavoro sono strutturate e pensate per gli estroversi e per I loro bisogni di stimolazione sociale. E I bambini e le persone che preferiscono lavorare da soli, per esempio, e ottengono più benefici dal lavoro solitario sono veramente visti spesso come antisociali, addirittura problematici a volte.

Poi certo è uno spettro non si può parlare di introversione o di estroversione nessuno è cento per cento estroverso o cento per cento introverso io stessa appartengo al gruppo degli estroversi ma sento che moltissime caratteristiche degli introversi degli introversi mi appartengono. Una l'ho scoperta in viaggio che è la necessità di solitudine soprattutto per esprimere la mia arte che è scrivere e creare. Quindi davvero vi invito ad ascoltare il discorso di Susan Caine perché è meraviglioso, ci sono anche I sottotitoli in italiano e parla anche del perché nella storia siamo arrivati ad avere questi pregiudizi verso gli introversi. E Susan Kane anche scritto un libro sull'introversione che si chiama Quiet, il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare. Io credo di aver letto questo libro allora, ma onestamente non ricordo se ho letto tutto il libro o se ho letto solo delle parti.

E' un po' come per I film: io a volte guardo tutto un film arrivo alla fine e dico ma cavolo questo l'avevo già guardato! Ecco per me un po' con I libri è un po' lo stesso ma vabbè lasciamo perdere. Comunque vi ho dato veramente un sacco di compiti in questo podcast non è che dovete farli tutti è sapete che non credo in quel tipo di scuola quindi sono quello che vi interessa ok e credo di aver finito penso che sia davvero difficile crescere un bambino permettendogli davvero di essere se stesso, se quel se stesso non corrisponde al modello chiacchierino ed estroverso che la società si aspetta dai bambini, dagli adulti, da tutti. Ma credo davvero che per I genitori che pensano di avere bambini timidi, capire l'introversione e informarsi, studiare possa davvero essere un punto di partenza e possa portare grandissimi benefici non solo ai bambini ma anche agli adulti, perché impareranno a guardare il mondo attraverso gli occhi dei loro figli e acquisteranno gli strumenti per aiutarli a essere se stessi nel mondo. E con questo semino vi saluto e vi do appuntamento al prossimo episodio di Educare con calma.

Vi ricordo che mi trovate anche su w w w punto alla tela punto com. Di fatto, se volete lasciare un commento a questo episodio vi invito a farlo lì, perché così possiamo continuare la conversazione insieme. E mi trovate anche su Instagram come la teladicarlotta blog. Grazie! Grazie davvero per il vostro tempo, per la vostra pazienza nell'ascoltare e riflettere su queste mie riflessioni che, lo so, a volte sembrano andare un po' controcorrente.

Non mi rimane che augurarvi buona giornata, buona serata o buonanotte, a seconda di dove siete nel mondo. E anzi questa saluto oggi lo dedico a Samantha che un giorno mi scritto che ho fatto bene ad accettare il consiglio di Alex che mi diceva di fare un podcast senza la sigla iniziale perché in realtà questo saluto finale che ho cominciato a dire così spontaneamente è diventato un po' la mia sigla personale e lei sorride sempre quando lo ascolta quindi grazie infinite Samantha ciao ciao