Preferiti dei bambini
benvenuti e benvenute a un altro episodio di educare con calma. Dunque, prima di tutto vi racconto che sono seduta per terra perché non ho trovato un altro posto nella casa e non so quanto sono comoda. Però vabbè, me lo faccio bastare e avevo bisogno di un posto dove non ci fosse nessun altro che fosse abbastanza lontano dalla strada, dagli uccellini, perché ci sono un sacco di uccellini e e e quindi ho trovato questo e mi sono seduta qua. Comunque, detto questo, che mi piace sempre portarvi nel mio mondo, oggi ho deciso di parlare um della domanda che mi ha inviato un genitore e che mi ha ispirata. Vediamo dove mi porta oggi questa ragnatela di pensieri. Questo genitore mi chiede come domanda iniziale ed è parte che mi ha incuriosita. Che cosa penso dei bambini? Specchio? E, um mi racconta che teme di aver sbagliato approccio e che, non sapendo gestire le indicazioni dell'educazione a lungo termine, mi dice magari, um abbiamo finito con il dare a nostro figlio la sensazione che lui sia sul nostro stesso piano dei genitori e mi faceva questo esempio. Um mio figlio dice che lui è forte come noi e una volta, quando gli ho detto che questo non è vero, gli ho detto Tu sei un bambino e noi siamo i tuoi genitori. Decidiamo noi per il tuo bene. E non puoi pensare di essere più forte di mamma papà, perché semplicemente non è così. Quindi quando lei le ha detto gli ha detto tutto questo, lui in tutta risposta le ha detto qualcosa del tipo Vuoi vedere come ti faccio male? E lei pensava che scherzasse? E invece lui ha caricato il braccio e le ha dato uno schiaffo sulla coscia. E quindi lei mi chiede se questa rabbia e questa aggressività um che suo figlio ha già manifestato in passato. Ne avevamo già parlato perché lei fa il mio corso? Um, e lo fanno insieme, mi sembra la mamma e il papà. Um que se questa aggressività, che però stava migliorando, è un motivo per cui dovrebbero farsi aiutare, Okay, non vorrei commentare troppo su queste teorie dei bambini specchio anche chiamati bambini simmetrici, perché credo che po- partono tutte dal presupposto sbagliato, ovvero che il bambino buono è quello che sta zitto. Fermo che ascolta i genitori in tutto e per tutto e io già sapete, um, diffonde un tipo di educazione completamente diverso. Quindi, in generale, credo che anche questa, come tutte le etichette bambini di cristallo, mamme, elicottero, eccetera, eccetera, eccetera, sia tanto ridicola quanto deleteria. E mi permetto proprio di dirlo così, in maniera molto diretta. Trovo che alcuni professionisti oggigiorno si inventino nuove etichette o riportino di moda antiche etichette per essere pubblicati, per fare notizia, per scrivere un libro che incuriosisca. Ma credo che le etichette siano pericolose perché insinuano nella mente dei genitori mentalità sbagliate, controproducenti, deleterie e che alla fine generano problemi, non problemi. Ovvero, um, creano problemi che in realtà non sono problemi. Ci inventiamo ogni volta nuovi termini per mettere le persone in scatole, mentre quello che dovremmo fare è proprio il contrario. Um, dovremmo capire e accogliere l'unicità di ogni individuo e smettere di voler attaccare alle persone post-it in fronte, perché quei post-it hanno una colla fortissima e queste persone se li porteranno dietro per tutta la vita. Detto questo, credo che i bambini siano sul nostro stesso piano di genitori a livello di rispetto, ovvero meritano lo stesso rispetto che meritiamo. Noi, um, non sono sullo stesso piano a livello di sviluppo cerebrale quindi a livello decisionale, certo, ma hanno assolutamente voce in capitolo su quello che è il loro senso di giustizia e hanno diritto tanto quanto noi di esprimerlo. Se pensano che noi stiamo sbagliando, per esempio, è giusto che lo dicano. Altrimenti come possiamo insegnare loro a riconoscere le ingiustizie e fidarsi del proprio istinto? Credo che sia davvero importante e sano che i bambini sentano di avere potere decisionale tanto quanto noi adulti. E lo so che questo può sembrare un po' forte, ma la penso davvero così. E lo penso da genitore che cresce due bambini che adesso hanno sei e otto anni. Perché? Perché è la loro vita d'altronde, no? Certo, ci saranno conversazioni come quella che ha avuto questo genitore con questi bambini o con suo figlio, ma nessuno vieta di prendere quella conversazione come esempio e usarla in un momento di calma per avviare una riflessione. Ti ricordi quando l'altro giorno mi hai detto x Sai, penso che questo magari tu l'abbia imparato da me o da papà o da qualche altro adulto, ma in realtà è sbagliato. Vorresti sapere perché? Così stimoliamo la curiosità e facendoci vedere vulnerabili, dicendo Anche noi magari abbiamo sbagliato magari questo tuo comportamento sbagliato arriva da noi e facendoci vedere aperti al dialogo, i bambini si sentono accolti e allora sentono di voler condividere. E questo genera fiducia. E questo crea cooperazione e collaborazione e ci rende una squadra. Nel caso di questo genitore, è chiaro che il figlio parla di forza fisica e secondo me non c'è nessun problema se pensa che è più forte dei genitori. Anzi, è molto normale. Io ricordo un periodo in cui Oliver pensava di correre più veloce di noi e allora ci eravamo messi a fare molte gare di corsa proprio e quando ogni volta si arrabbiava molto. Ma alla fine piano piano ha capito che è normale e che non importa essere più o meno veloce essere più o meno bravo, essere più il migliore o il peggiore, um e magari un giorno lo sarà più veloce di noi, ma quel giorno non è ancora arrivato. Forse quel genitore riflette questa conversazione normale sulla forza fisica, um sulla forza, nella relazione e per questo le dà fastidio. Ma io in questo caso, più che dire al bambino che non è vero, Certo, è possibile dire al bambino che non è vero è ovvio, è giusto anche dirglielo. Um, è giusto dire che sono più forti loro, i genitori? Proviamo a fare una un braccio di ferro. Vediamo chi è più forte, um, proprio come gioco, ecco, non come sfida, non come ti faccio vedere io so che sono più forte, ma io in questo caso, più che dirgli che non è vero che siamo forti noi eccetera eccetera cercherei di ragionare con questo bambino con calma e con pazienza, perché è un processo, quindi sarebbe solo proprio un momento di av- un avvio di conversazione. Però cercherei di ragionare sul fatto che forza non significa picchiare più forte o correre più forte o essere migliore. E rifletterei su che cosa significa essere forte e riflettere su. Mi chiederei se essere forte è il messaggio che voglio trasmettere per noi. Per esempio per me e per Alex è importante um trasmettere il messaggio ai nostri bambini che dobbiamo riconoscere le nostre debolezze e e che questo ci aiuta poi anche a imparare a regolare le nostre emozioni. E anche questa è forza. Quindi riconoscere le debolezze è forza. Ovviamente è importante anche che sappiamo che a cinque anni il cervello di un bambino non è ancora in grado di regolare le emozioni perché non è ancora sviluppato. È un cervello immaturo, ma dobbiamo sempre pensare che può impararlo. Scusatemi. Qua avete sentito Forse un um, ma un messaggio che mi è arrivato perché mi sono dimenticata come sempre di mettere il computer in dote di Quindi lo sto facendo in questo momento e grazie per la vostra pazienza. Ma questo è un buon la prima perché non avrò tempo di ritagliare, editare questo episodio, quindi prendetelo così. Um, ecco però stavo dicendo appunto che è molto importante che cerchiamo di ricordarci che questi bambini possono imparare a regolare le loro emozioni e noi possiamo aiutarli già a cinque anni. Possiamo avere queste conversazioni in momenti calma, non quando sono disregolata o quando siamo disregolata. Noi, ovviamente. Um, ma si possono avere queste conversazioni perché i bambini capiscono più di quanto pensiamo? Um, ovviamente però dovremmo approcciare queste conversazioni senza aspettative. Ricordo, um, vi faccio un esempio su questa cosa della forza. Um, ricordo quando, per esempio, i miei figli mi dicevano frasi sfidanti per provocare una mia reazione. E dopo parliamo anche di questo? Um, a volte mi è capitato di dire loro in un momento di rabbia in cui ero disregolata qualcosa del tipo Ah sì, vuoi vedere come per fargli capire che io ho il controllo che io sono più forte. Ma questo non solo non è utile come comportamento da parte mia, perché è meglio che io usi il mio cervello maturo piuttosto di mettermi sullo stesso livello di immaturità dei miei figli. Ed è così che possiamo andare avanti e possiamo vincere tutti, sennò perdiamo tutti. Ma inoltre questo insegna a loro anche a fare esattamente la stessa cosa con gli altri. Quindi poi saranno loro a dire agli altri Ah sì? Vuoi vedere e lo diranno ai loro amici, lo diranno a noi. Quindi alla fine è davvero controproducente. E mi piacerebbe aprire una piccola parentesi sulle provocazioni, perché tanti genitori si preoccupano quando i figli li provocano apposta, ma in realtà è normale, perché i bambini stanno scoprendo i limiti e per farlo devono sfidarli. Questi limiti devono oltrepassare questi limiti. Loro non lo fanno con cattive intenzioni, ma lo fanno perché stanno imparando. E poi ci sono ovviamente alcuni geni genitori che mi dicono Mhm, sì, però sembra che finché io non urlo e non mi arrabbio davvero. Mio figlio non smette e anche questo è vero. Ed è normale tra l'altro, perché quello è il limite che nostro figlio ha imparato da noi. È il limite che noi gli abbiamo insegnato. Se ogni volta che ci provocano noi arriviamo all'urlo e quell'urlo che ferma il comportamento, quindi è ovvio che loro arriveranno a quel limite prima di fermarsi e anzi partiranno anche da quel limite per capire se possono andare ancora un po' oltre o se quello è proprio, proprio proprio il capolinea, perché il loro lavoro di bambini è esplorare se stessi, noi genitori, il mondo, le emozioni, i limiti, le regole l'unico modo per rompere quel circolo vizioso del um finché non urlo mio figlio non smette e non arrivare a quell'urlo, non arrivare a quel limite e trovare modi per non lasciarci provocare in primis e per trovare un nuovo limite. E questo lo so che è difficilissimo, però magari quando i bambini sono piccoli può essere anche solo un distrarli tra virgolette dal comportamento scomodo che stanno facendo, per esempio se stanno strappando le foglie di un cespuglio e noi gli diciamo di non farlo e loro continuano magari anche guardandoci ridendo, possiamo magari reindirizzare la loro attenzione su una lunghissima fila di formiche e in questo modo loro per un momento si dimenticano del dello strappare le foglie. Oppure possiamo dare alternative di comportamento. Per esempio, um sai che cosa possiamo fare con le foglie? Possiamo pulirle con un pezzo di carta, magari prendiamo la prossima volta, portiamo uno spruzzino e le spruzziamo e le puliamo con un pezzo di carta, cosa che noi facciamo anche in casa, perché è una pratica che ci è rimasta dalle scuole Montessori, in cui è così che ci si prende cura delle piante. Possiamo annusare le foglie, possiamo accarezzare le foglie, um e poi ovviamente possiamo dare loro queste alternative e poi aspettare che lo capiscano con i loro tempi, con un bambino, un po' più grande. Possiamo parlare con loro e spiegare in un momento di calma, Ovviamente, quando siamo tutti calmi. Qualcosa del tipo Sai, a me non piace urlare, A volte urlo e proprio non mi piace. È una cosa che mi fa stare male e voglio provare a smettere. Però per farlo ho bisogno del tuo aiuto. E poi parliamo di quell'aiuto e magari l'aiuto È solo che ci lasciano andare a respirare in camera quando sentiamo di averne bisogno per gestire le nostre emozioni, ricordando loro che lo facciamo e che ne abbiamo bisogno perché vogliamo imparare a non urlare e così poco a poco diventa un gioco di squadra, diventa una collaborazione, diventa un lavorare verso lo stesso obiettivo. Io questo discorso lo facevo con i miei figli già a partire da quattro cinque anni, eh, ma ovviamente dipende da da quando si inizia a praticare, perché è tutta questione di pratica. Okay, mi sono lasciata un po' trasportare, ma tornando a quello che era il discorso delle etichette, io personalmente consiglierei davvero di toglierci dalla mente qualsiasi etichetta. C'è anche un episodio del mio podcast al riguardo non ricordo il numero, ma lo metto nelle note dell'episodio e invece di dare etichette mi piacerebbe che iniziassimo a pensare Mio figlio è com'è. Non mi serve un'etichetta che lo descriva. Non mi serve metterlo in una scatola per sapere che non è sbagliato. Mio figlio non è sbagliato e così com'è e se lo accetto e lo faccio sentire accolto, gli do l'opportunità di crescere dandosi valore per chi è invece di cercare di essere quello che gli altri vogliono che lui sia. È bello che i nostri figli sentano di essere sul nostro stesso piano. Io lo vedo una cosa positiva perché ci tengo a ripeterlo. Secondo me lo sono. Sono persone che meritano rispetto e gentilezza, proprio come lo meritiamo noi, proprio come lo merita qualsiasi altro adulto. Purtroppo l'educazione tradizionale ci ha portati a credere che la genitorialità si ha una gerarchia, ma non è così, perché in una gerarchia alcune persone sono inferiori e devono sottomettersi alle altre. E la famiglia non è questo, um in un, in un ambiente, in un ambiente gerarchico, anzi, un ambiente gerarchico non permette ai bambini di nutrire la fiducia e la sicurezza di sé, cosa che io voglio per i miei figli. Io voglio che nutrano la fiducia e la sicurezza di sé. Um, nella società in cui viviamo, secondo me sta diventando sempre più importante che i nostri figli sviluppino la capacità di pensare per sé, di non agire per compiacere gli altri, quindi anche noi genitori, um, e di riconoscere il proprio valore di individuo. E per farlo devono mettere in discussione per prima cosa noi genitori e la nostra autorità, proprio per allenarsi per il mondo che incontreranno fuori. E questo è sano, è sano che non sia una gerarchia e che loro sentano di poterci mettere in discussione e sentano di poterci contestare quando sbagliamo. E ovviamente ci vogliono i limiti. Lo dico sempre chi fa il mio corso sa quanta importanza do ai limiti e alle regole, perché altrimenti andiamo tutti allo sbaraglio. I bambini hanno bisogno di regole perché sta proprio perché stanno imparando il mondo. Um, ma lo ripeto anche per chi magari ascoltasse questo podcast per la prima volta. Ci vogliono i limiti perché i bambini stanno imparando il mondo e tante cose non le sanno. Ma quei limiti non sono del tipo Io comando e tu ascolti, um sono più un aiutami ad aiutarti. Ehi, non posso lasciare che alzi le mani perché la violenza non è una risposta valida. Ma vedo che non hai altri strumenti. E voglio provare ad aiutarti a trovarli. Che ne dici? E poi i limiti li si fa rispettare. Non dall'alto verso il basso, Um, ma come individui in una squadra Stiamo tutti cercando di remare su questa barca nella stessa direzione. Abbiamo lo stesso obiettivo nella vita. E certo con questo approccio farò un po' più fatica io genitore per qualche anno, finché il cervello dei miei figli non è un po' più maturo, ma è un minuscolo prezzo da pagare e anzi, io oggi che i miei figli hanno sei e quasi otto anni, um tanto di ciò che ho pagato tra virgolette mi sta ritornando con gli interessi. Ed è per questo che continuo a diffondere questo tipo di educazione, perché funziona e infine ci tengo a dedicare un paio di parole alla rabbia. Um, credo che sia importante distinguere prima di tutto che la rabbia e l'aggressività sono due cose diverse. Tra L'altro ci sono un paio di episodi del podcast um e il mio corso è pieno di strumenti diretti o indiretti per gestire la rabbia nostra e dei nostri figli. Ma ora, più che dare risposte, vorrei proprio fare delle domande comete Voi genitori la rabbia in casa come gestite la rabbia dei vostri figli, la raccogliete o la reprimere? Parlate di queste emozioni con i vostri figli in momenti di calma e fate sapere loro che sono emozioni valide come le altre, che la rabbia è un'emozione valida come qualsiasi altra. Parlate con loro di come funziona il cervello quando ci arrabbiamo, per esempio, in questo potrebbe aiutarvi la mia guida e il tuo coccodrillo che trovate sul mio shop. Avete mai pensato che il vostro compito di genitori non è fare in modo che la rabbia non esca, ma insegnare ai vostri figli come essere arrabbiati? Quindi sì alla rabbia, no? All'aggressività, um, avete mai pensato che è vostro compito dare ai vostri figli gli strumenti per gestire la loro rabbia, aiutandoli con il vostro esempio quando siete arrabbiati voi, quindi mostrando come voi gestite la vostra rabbia, quello è l'esempio più importante, più grande, l'insegnamento migliore. E infine c'è fiducia reciproca tra di voi o loro Hanno paura di voi perché arrivate spesso all'urlo e alla minaccia? Queste domande sono importanti e possono essere davvero semini da piantare nella vostra mente e lasciare che germoglino nel modo e nei tempi che più si adattano alla vostra famiglia. E questo credo che sia tutto per oggi. Um grazie per il tempo che mi avete dedicato. Vi ricordo che mi trovate anche su www punto la tela punto com e lì trovate anche il corso che ho menzionato, che si chiama educare a lungo termine e mi trovate anche su Instagram come la tela di Carlotta Blog. Buona serata. Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete, nel mondo. Ciao ciao.