Speaker 0: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di Educare con Calma. Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta molto molto molto molto a cuore, di luoghi per famiglie. Soprattutto in questo periodo che sono in Italia mi sto rendendo conto di quanto I luoghi per famiglie in Italia effettivamente siano molto meno e molto diversi dai luoghi per famiglie che noi troviamo all'estero e quindi inizio proprio per dirvi che cosa intendo per luoghi per famiglie, non intendo parco giochi ricchi di attrazioni, ma semplicemente proprio posti dove tanto I bambini quanto I genitori possano essere liberi di trascorrere del tempo in tranquillità, dove magari I genitori possono essere liberi di mentre I bambini piccoli giocano. Sapevo già che l'Italia non è ricchissima di posti di questo tipo e lo so perché in questi anni di viaggio a tempo pieno ogni volta che ho segnalato sul blog alcuni posti family friendly che ci erano piaciuti in giro per il mondo puntualmente mi arrivava sempre la stessa domanda dai genitori ma esistono spazi così anche in Italia? Lo so non è semplice trovarli, lo abbiamo sperimentato anche noi durante il tour del mio libro Cosa sarò da grande e questo è il motivo per cui sulla tela abbiamo creato proprio una sezione in cui si possa segnalare luoghi che effettivamente hanno caratteristiche simili a quelle di cui abbiamo parlato e aiutare altri genitori così a trovare spazi anche magari vicini a casa loro in cui poter passare del tempo di qualità in famiglia.
Per noi offrire questo piccolo contributo è stato fondamentale e io stessa spesso vado e aggiorno questa lista man mano che ne trovo, perché ci siamo resi conto che oltre a non esserci una grande varietà di posti family friendly in Italia c'è anche un po' di confusione sulle caratteristiche che dovrebbe avere un luogo adatto alle famiglie e quindi spesso ci si ritrova in locali che sulla carta si dichiarano a misura di bambini e genitori e famiglia ma che poi nei fatti non riescono a garantire il benessere di tutta la famiglia e quindi nemmeno delle altre persone che magari sono lì semplicemente per godersi un pasto, per godersi un caffè. Spesso infatti si tratta di spazi ricchi di attrazioni magari con un personale apposito che I bambini con un gioco dopo l'altro mentre I genitori consumano I pasti in un ambiente separato. Mi rendo conto che per quei genitori che fanno fatica in queste occasioni questa immagine può sembrare idilliaca ma secondo me per rendere un luogo confortevole tanto per bambini quanto per adulti, non serve tutto questo, anzi spesso I luoghi in cui le famiglie possono stare meglio secondo la mia esperienza sono quelli in cui semplicemente c'è un ambiente curato che permette al bambino di potersi muovere, di essere indipendente, intrattenersi da solo anche nello spazio in cui sono I suoi genitori.
E per raggiungere questo risultato in realtà non ci vuole una sovrabbondanza di giochi o stimoli in generale bastano davvero anche solo delle tovagliette da colorare oppure dei tavolini con foglie e colori o un gioco di carte come un memory. Avere uno spazio così organizzato all'interno di un locale o anche semplicemente queste piccole alternative a disposizione di ogni tavolo può davvero fare la differenza e togliere tanta frustrazione e tanta fatica da questi momenti che le famiglie si regalano fuori casa. Senza la necessità di catapultare I bambini in spazi e situazioni che non fanno altro che alimentare la loro frustrazione paradossalmente perché spesso e volentieri quei posti, quelle stanze chiuse, piene di giochi piene di bambini che urlano non sono le più favorevoli a un cervello calmo e rilassato e quando I bambini escono spesso e volentieri sono veramente irrequieti e quindi è che un po controproducente anche. Invece io penso proprio che ci possano essere delle piccole accortezze in ogni ristorante, bar, luogo dove le famiglie devono intrattenersi, che possano proprio rendere più semplice, più piacevole la permanenza di tutti. Non solo dei bambini ovviamente, ma anche dei genitori.
E per esempio vi faccio ma anche solo un mini mini mini esempio perché non è che deve essere per forza la fattoria didattica, poi ci sono delle bellissime fattorie didattiche che sto aggiungendo anche a quella lista perché ne abbiamo trovate veramente bellissime in Italia finora tipo Vita da Pacos che è un posto meraviglioso a Fano che anche una bellissima area interna e mentre ero lì è successa proprio questa cosa no ho visto queste mamme che si sedevano lì per terra oppure sui divanetti mentre I bambini giocavano con I giochi a disposizione che non erano tanti ma erano sufficienti e si rilassavano. Ecco questo è quello che io ho in tantissime parti del mondo e che non avevo ancora visto in Italia. E davvero posti così sono stati la mia salvezza quando I bimbi erano più piccoli e avevamo iniziato a viaggiare a tempo pieno perché io e Alex ovviamente lavoravamo a tempo pieno e questo significava che o andavo io a lavorare mentre lui stava a casa con I bimbi o faceva qualcosa con I bimbi oppure il contrario, ma questo non ci permetteva di stare insieme e invece questi luoghi creati anche con la famiglia in mente, un bar tipo, un con la famiglia in mente un bar tipo dove I genitori possono sedersi e lavorare a computer e un'area giochi dove I bambini possono giocare ci hanno permesso di lavorare insieme.
Era un po' come andare in ufficio tutti insieme semplicemente che I bimbi giocavano, conoscevano tantissimi amici e noi ci sedevamo e lavoravamo insieme, che era molto bello. Ecco perché per me questo argomento è così importante e mi piace molto parlarne, ne parlo spessissimo quando conosco persone in Italia che hanno un business, un'attività di ristorazione, perché credo proprio che ci sia un grandissimo potenziale in ognuno di questi posti e non deve per forza neanche essere un investimento enorme può essere semplicemente piccoli accorgimenti e piccole aggiunte che veramente rendono il ristorante, il bar, l'area più a portata di famiglia. Ma di tutto questo ve ne parla Valeria Ciancarella che è una family interior designer e si occupa proprio di questo, questo è il suo lavoro ed è anche uno dei primissimi membri della comunità La tela di cui fa parte praticamente fin dagli esordi. Vi lascio le sue parole.
Speaker 1: Mi presento sono Valeria di lavoro faccio la family interior designer ovvero sono una interior designer specializzata in ambienti per bambini e per la famiglia generale. La passione per gli ambienti ce l'ho sempre avuta anche se mi forzavo a tenerla un po' stupita diciamo così poi sono diventata mamma e per risolvere le tipiche problematiche da neogenitore mi sono appassionata anche di genitorialità ed è proprio in quel periodo che ci siamo conosciute e come spesso accade quando si accendono le fiamme delle passioni a volte si accende anche tutto intorno e spinta dalla necessità di cambiare il lavoro precedente si è accesa la mia idea di business. Infatti durante I miei studi di genitorialità avevo notato che il tema dell'ambiente era sempre un elemento centrale e quindi ho deciso di studiare e di formarmi in modo da potermi trasformare in quell'anello di congiunzione tra la teoria e la pratica e voilà è nato mamma light design. Col mio lavoro cerco di aiutare le famiglie a creare ambienti domestici che semplifichino il lavoro dei genitori, che assecondino I bisogni e le necessità di tutti I componenti della famiglia e che agevolino l'autonomia dei bambini. E sento che è davvero importante ma ultimamente ho sentito anche l'esigenza di portare il mio lavoro fuori dall'ambito domestico e questo perché noi genitori ci impegniamo tanto a far quadrare tutto e tenere in equilibrio casa, lavoro, famiglia, educazione, svago eccetera eccetera ma lo stesso impegno non c'è al di fuori delle nostre case dove le famiglie sono ben poco considerate.
Io ad esempio ho sempre abitato in periferia e questa mancanza di servizi e di una rete sociale mi creato un profondo disagio soprattutto da neomamma per tutto il primo anno di vita del di mio figlio e anche oltre perché ecco uscire con la carrozzina senza sapere dove potermi appoggiare per allattare quanto sarebbe passato da lì alla coppata successiva non potermi fermare a parlare con qualcuno per condividere I miei pensieri, I miei dubbi, le mie frustrazioni mi spingeva a desistere, rimanevo in casa per poi soffocare dietro ai doveri, alle mille cose da fare che si moltiplicavano insieme alla mia stanchezza E quindi sì, rimanevo lì come un cane che si morde la coda. In merito a questo argomento ci siamo sentite quando lanciasti sui social l'idea di segnare su una mappa tutti I posti pubblici in cui avevamo notato degli spazi di intrattenimento, degli accorgimenti particolari nei confronti dei bambini perché proprio in quel periodo una ragazza del mio quartiere richiedeva al bar di fronte casa mia uno spazio intrattenimento per I suoi bambini tutti I lunedì e I giovedì con possibilità di lavorare in loco e ricevere eventuali clienti pagando il servizio al bar. La ragazza poi torna a Londra lei da londinese era stupita dalla mancanza di servizi del genere nel quartiere ma in generale a Roma e a quel punto mi viene l'idea di creare un sondaggio e lo chiamo bambini nella società.
La famiglia è un peso, un valore aggiunto? Ecco, volevo sì dare un indirizzo al mio lavoro nel pubblico, ma anche capire meglio se il disagio che provavo io e la mamma londinese era sentito altrove o era una prerogativa della periferia. Il sondaggio fortunatamente gira l'Italia ed esce però una fotografia del genitore medio italiano chiamiamolo così non delle migliori. Un genitore che arranca, che non tempo per sé e non una rete sociale a cui appoggiarsi. Ecco diciamo che sarebbero tanti gli interventi che le famiglie potrebbero suggerire al governo a livello economico di incentivi e quant'altro ma io sono abituata a chiedermi se io stessa posso fare qualcosa per migliorare una situazione e quindi partendo proprio dalla base ho iniziato a chiedermi cosa posso fare io?
Cosa possono fare le famiglie? Come posso coinvolgere in un progetto I gestori di attività aperte al pubblico? E come potrebbero loro rispondere a questo tipo di necessità? Da lì è iniziato il mio studio delle reali necessità in relazione alle possibilità, una sorta di studio della domanda e dell'offerta ed è diventato un pallino, un chiodo fisso. Uscivo e mi domandavo come sarebbe cambiata la situazione aggiungendo o togliendo qualcosa, riorganizzando gli ambienti eccetera eccetera.
Io poi sono di Roma e mi sono concentrata nella mia città che è enorme e dovrebbe essere piena di possibilità. E invece ho scoperto che è proprio il contrario. Girando per posti diversi ho visto e vedo tuttora che spesso sono proprio le basi che mancano: fasciatoio, seggioloni, una proposta di cibo sana, una minima distanza tra I tavoli e proprio nel periodo in cui facevo questo studio tra virgolette escono anche degli articoli di giornali in cui si legge che alcuni locali avevano scelto di vietare l'ingresso ai bambini e lì mi accendo ancora di più perché un'altra cosa che è uscita dal sondaggio è il fatto che le famiglie soffrono molto gli occhi addosso della gente che sembra essere disturbata non solo dal pianto del bambino ma anche più semplicemente da un bambino che si muove, che vuole fare il bambino. E tu sai che credo fortemente nella potenza dell'ambiente, allora inizio a chiedermi: ma se un bambino deve essere cambiato su un passeggino davanti a tutti perché non c'è il fasciatoio, non può intrattenersi, non può muoversi, sia mai che proprio l'ambiente stesso poco inclusivo che alimenta questo genere di situazioni che la gente disprezza tanto?
Al contrario di quello che succede all'estero dove ci sono più attenzioni anche molto semplici come piccoli corner dedicati ai bambini e servizi base come il fasciadoio in un po' tutte le tipologie di locale qui in Italia per evitare di disturbare diciamo così noi famiglie dobbiamo ricercare dei locali family friendly e I locali definiti family friendly più diffusi e sono comunque relativamente pochi sono quelli con area playground e gonfiabili. Io personalmente ho una sorta di amore e odio nei confronti di queste aree perché innanzitutto la maggior parte non sono accessibili ai bambini al di sotto dei tre anni quando lo sono è perché c'è una piccola zona limitata e del personale addetto la supervisione io in queste aree riscontro principalmente due problemi anzi tre uno lo abbiamo già detto che è il limite di età e ad esempio ad oggi per me è complicato perché avendo un bambino sopra I tre anni uno sotto I tre anni spiegare al più piccolo che non può andare a giocare col più grande per me è complicato e quindi evito proprio questi posti. Ma poi in generale credo sia difficile che un bambino piccolo in cinque minuti vada volentieri con un estraneo in un'area più chiusa lontano dai genitori per la durata di un pasto e più.
Se no qual è il senso dell'inserimento graduale a scuola della durata di giorni che un po' tutti noi genitori facciamo se poi la pretesa è quella di affidare nostro figlio in pochissimo tempo a uno sconosciuto in un luogo altrettanto sconosciuto seppur invitante. Non credo nemmeno sia la l'aspettativa della maggior parte dei genitori. Ecco poi il secondo problema è l'idea del bambino che sia un bambino caotico che bisogno di saltare sfogarsi scatenarsi perché è questo che fa un bambino in eredità generale no? Quindi chiudiamoli in un'area e lasciamoli fare. Spesso poi succede che trovi questi bambini che piangono ai lati dei playground perché si sono fatti male, si sono spintonati e credo sia matematico succeda in una situazione del genere.
Il terzo problema è l'interazione con I genitori che spesso è assente quindi ti trovi ad andare in un locale family friendly senza stare in family in sostanza e al massimo ti ritrovi a girare intorno all'area playground per controllare tuo figlio e quindi oltre a non goderti la compagnia non ti godi nemmeno il pasto e quindi perde un po' il senso del tutto no? Poi la cosa che mi colpisce di più di questi locali è che spesso I playground sono quasi l'unica attenzione particolare rivolta alle famiglie se vogliamo chiamarla così perché ad esempio anche in questi locali ho spesso avuto difficoltà a far arrivare il grande di quattro anni ai sanitari perché non c'erano sgabelli non c'erano riduttori ho avuto difficoltà a farti lavare le mani ad esempio il fasciatoio ahimè anche in questi locali spesso è solo nel bagno delle donne e questo meriterebbe un capitolo a parte però per il momento lasciamo perdere. Il menù per I bambini è il tipico pennetta al sugo, pollo fritto e patatine dolcetto fino alla nutella. Ecco ho l'impressione che si ghettizzi un po' la famiglia, passami il termine, perché ci si lamenta dei bambini in quanto soggetti caotici ma poi si creino principalmente contesti in cui questo caos viene alimentato oppure contesti in cui il bambino proprio non viene considerato e a quel punto credo sia normale che sia la famiglia che il bambino manifesti il suo disagio.
A me al contrario piace pensare al bambino come un individuo che ama stare con la sua famiglia con le figure di riferimento che voglia ed interesse di fare il bambino ma non necessariamente bisogno di stare carico a tremila. Mi spiego meglio: credo che il bambino possa trovare completo appagamento anche semplicemente leggendo disegnando giocando a memory avere uno scambio tranquillo e pagato con I genitori. Credo invece che non sia semplicemente abituato a vivere in un contesto conviviale ed inclusivo al di fuori di casa. Per carità va benissimo di tanto in tanto il locale svago chiamiamolo così e il menù non proprio salutare perché anche a noi genitori piace a volte scatenarci ed altre volte stare tranquilli, a volte mangiare meglio, a volte fregarcene, ma va bene se tu mi dai alternative, se posso scegliere. Poi altro fatto uscito dal sondaggio è quello che le famiglie trovano molta più difficoltà ad uscire con bambini in fascia di età zero tre anni e sappiamo bene che fino ai tre anni la gestione dentro casa del bambino è più attenta, più impegnativa, più faticosa dentro e fuori casa ma se proprio nella fase più impegnativa si lasciano a sé le famiglie senza dargli la possibilità di chiudere la porta di casa ricaricarsi un po' di energia positiva da rimandare alla propria famiglia, non è come dire che la vita familiare è un peso e non è un valore aggiunto come dovrebbe essere.
E poi siamo sicuri che questo peso e questo disagio è a fare solo ed esclusivamente delle famiglie non è da considerarsi un problema sociale? Ecco io ho parlato con tanti genitori ma non solo e credo che questi occhi addosso queste esperienze da capelli dritti come dico io possono generare tre di interesse pubblico e non solo privato delle famiglie e basta. Ovvero, c'è chi da esterno inteso da non genitore percepisce il disagio e il carico che le famiglie hanno sulle spalle anche e soprattutto vedendoli vivere queste esperienze pessime e non riuscendo a specchiarsi in quel contesto rinuncia ad avere figli o non ne sente proprio il desiderio. Penso soprattutto ai ragazzi ma in generale questi ragazzi e non credo siano la maggior parte delle persone si andranno a schierare in quella parte di popolazione che punta gli occhi addosso alle famiglie e le bistratta. Lascio un attimo da parte quelli che I miei tempi tutti più educati bastava uno sguardo e si risolveva tutto quelli li lascio un attimo in un angoletto e li voglio considerare un problema generazionale più che sociale.
Secondo c'è poi chi deciso di lanciarsi invece in questa avventura di formare una famiglia il primo figlio, vive in prima persona queste esperienze e non avendo magari giusti appoggi e aiuti decide di non allargare la famiglia stringe I denti e si ferma lì non si sente di aggiungere ulteriore peso sulle proprie spalle. Poi c'è chi invece nonostante tutto ciò decide di farlo sa di andare incontro ad enormi sacrifici e sopravvive arrancando in vista di tempi migliori. Qui la stanchezza e la sopraffazione può generare l'incapacità di essere un genitore migliore cioè il genitore che si vorrebbe essere perché sto arrancando sto facendo fatica e anche questo è un problema sociale perché come crescono I nostri figli è un problema sociale ovviamente tutta questa analisi al netto dei pensieri delle scelte di vita fatte in modo consapevole ma posso dire che anche io sono passata per tutti e tre questi stati da ragazza mi sono sentita disturbata dalle famiglie nel pubblico da neogenitore ho vissuto un profondo disagio come ho raccontato già prima e da mamma bis ho arrancato e mi sono sentita un genitore sbagliato. Ora senza entrare nel politico questa analisi mi è servita per partire dal basso e vedere in che modo nel mio piccolo mi potessi iniziare a muovere.
Quindi circa un anno fa inizia il mio impegno in questa direzione, inizio a stringere collaborazioni con dei locali in cui mi inizio a stringere collaborazioni con dei locali in cui mi mi presento ed allestisco gratis una piccola area per vedere cosa succede quando entra una famiglia con dei bambini piccoli, come si comportano? Una sorta di esperimento sociale che mi serviva a capire meglio. L'idea era di creare un'area che un po' tutti I locali si potessero permettere. Pochi metri quadrati l'ampiezza di un tavolino da otto persone circa. Un'area aperta con possibilità di scambio tra genitore e bambino senza recinzioni e con giochi che attraversassero un po' tutte le età oltre che una piccola proposta in ogni tavolo che poteva comprendere tovagliette da colorare, set di matite, piccole carte memory, eccetera eccetera.
Il successo è stato enorme. Mi è stato chiesto di farlo in valere per Tangeri perché I genitori non volevano rinunciare al loro svago ma non potendo lasciare il figlio non hanno potuto continuare con questa passione. Mi è stato chiesto se si potessero realizzare anche all'interno di uffici in modo da proporlo ai capi delle loro aziende. E ho fatto lo stesso test durante le feste di compleanno. Ho proprio rotto le scatole ad amici e conoscenti per organizzare una festicciola alla mia maniera ed infine ho organizzato una festa di compleanno ai miei figli con quaranta bambini e le loro famiglie senza animazione e solo andando a lavorare sull'ambiente.
Anche in questi casi le feste sono state apprezzatissime e il caos non abbiamo percepito caos. I bambini si sono svagati tanto quanto I genitori che sono riusciti a conversare e a rilassarsi A quel punto ho pensato che si dovesse e si potesse strutturare meglio il tutto e farlo diventare uno dei servizi da me proposti. L'ho voluto fare partendo dalla periferia, la mia periferia, e ho iniziato con un'indagine di mercato andando a individuare un locale posizionato in un'area che non aveva servizi per chilometri ma che allo stesso tempo fosse davvero popolosa di famiglie. Mi sono inserita in alcune chat di classe, ho chiesto l'appoggio anche dei social e sono partita con un altro sondaggio stavolta di zona. Mi sono presentata poi ai gestori con l'idea facendo vedere I risultati del sondaggio e ho cercato di ricreare un servizio per ogni disagio riscontrato dal genitore della zona.
Siamo riusciti a ricreare un'area allattamento, fasciatoio in zona neutra, scalda biberon, riduttori escabelli, area motoria con Picler, area lettura ludica, menù dallo svezzamento esso studiato da una biologa nutrizionista pediatrica e molto altro. Altra cosa sono andato a parlare con dei professionisti di zone e ho chiesto loro in cambio di pubblicità se volevano scrivere un articolo che avrei poi pubblicato su una rivista se possiamo chiamarla così in cui si sceglieva un argomento ad esempio il gioco e lo si affrontava da più punti di vista competenti logopedista, neuropsicotricista, psicologa, educatrice eccetera eccetera in modo che il genitore si potesse innanzitutto informare e poi trovare anche disposto ad eventuali dubbi e necessità facendo riferimento a un professionista competente vicino alla sua zona di interesse ma anche online perché alcune figure avrebbero potuto lavorare con il genitore anche tramite consulenza online. Ecco per essere una periferia il riscontro è stato molto buono e soprattutto il primo giorno ricevuto un abbraccio di una mamma che aveva una storia un po' particolare e mi detto mi raccomando non mollare che abbiamo bisogno di posti come questo. Ecco questa è stata una botta di energia pazzesca e per la riuscita del tutto devo ringraziare anche te Carlotta perché nel mentre organizzavo il progetto abbiamo avuto uno scambio e mi dato la possibilità di utilizzare parte del materiale esclusivo della tela e questo fatto davvero la differenza.
Per come la vedo io ci sono dei servizi che dovrebbero essere sempre presenti ed ho voluto dimostrare che volendo si può quasi sempre creare delle zone inclusive dove ad esempio l'anziano può leggere il suo giornale a fianco al ragazzo che beve lo spritz e al genitore che prende una tisana e guarda il proprio figlio giocare tranquillo. Si tratta solo di creare la proposta e vista la risposta ora posso dire che se non lo si fa è una scelta e non si può più dare la colpa al genitore e I suoi figli caotici perché è esattamente il contrario è la non proposta che genera tutto ciò e se ne avessimo la possibilità potremmo stare tutti insieme in serenità. Quello che vorrei è continuare uno scambio con le famiglie e dare loro voce ed è per me altrettanto importante far capire ai gestori che c'è la possibilità di cucire addosso alle loro possibilità economiche e di spazio. Una proposta che funzioni davvero sia per le loro tasche che per la comunità a cui si rivolgono. Non credo ci sia un cliente più fidelizzato di una famiglia soddisfatta perché abbiamo bisogno di concretezza e quindi torneremo perché abbiamo bisogno di concretezza e quindi torneremo sicuramente dove ci siamo sentiti accolti e a nostro agio.
Ecco in questa intervista ho fatto un po' un'analisi delle criticità, ma so che ce ne sono di gestori che tentano di creare un'offerta. Ecco io mi rivolgo a loro a chi in concreto vuole fare la differenza realizzando un ambiente più inclusivo per tutti anche per le famiglie che finora sono state messe un po' all'angoletto. La mia idea di Family è più un uno studio dell'ambiente volto a realizzare delle aree aperte sicure e adatte a tutti dal lato dei bambini facilmente fruibili dagli arredi alla proposta ludica e quant'altro dal lato adulti una gestione più facile ed intuitiva del bambino, soluzioni semplici alle varie problematiche che il genitore riscontra uscendo con I propri figli. L'idea è proprio quella di raggruppare all'interno di un sito tutti I locali che aderiscono a questa idea di family friendly e fungere un po' da garante rispetto a quello che il genitore potrà trovare all'interno di quel locale andando a selezionare una serie di flag ai servizi che il locale offre e che il genitore ricerca. Diciamo che ad oggi ho dimostrato abbastanza e vorrei non dover più convincere nessuno della necessità e della possibilità di creare delle aree inclusive come quelle che ho descritto ma vorrei rispondere alle richieste ed agire vorrei poter fare la differenza in questo senso e chissà che si inizia a sentirne davvero la necessità di posti così e chissà che all'aumentare di questi posti si vedano sempre più famiglie uscire fare sempre più esperienze positive e che tutto ciò porti più fiducia nel futuro che il confronto costante allevi la stanchezza che la genitorialità comporta che finalmente ci si possa prendere per mano e creare una rete stretta dalla quale meno probabile cadere e al contrario sentirsi sostenuti finalmente farci vedere sentire e smuovere qualche posizione questa è la speranza che ho per il prossimo futuro
Speaker 0: ringrazio tantissimo Valeria e veramente dato voce a un sacco di pensieri e riflessioni mie e di Alex con altre famiglie italiane e non di Alex con altre famiglie italiane e non di questi anni di viaggio e mi fatto soprattutto sorridere che abbia proprio espresso le mie sensazioni di cui parlavo all'inizio sulle aree giochi che si trovano in Italia. Quindi il concetto di area gioco separata, stanza chiusa all'interno del ristorante dove mettiamo I bambini e poi lei ovviamente anche ampliato la conversazione con e poi anche una cosa a cui io non avevo pensato che effettivamente non c'è interazione con I genitori, quindi alla fine il genitore si ritrova ad andare avanti e indietro dall'area giochi al tavolo e questo rende l'esperienza anche per l'adulto meno piacevole e inoltre vabbè poi anche il fatto questi locali non siano a misura di bambini nelle cose pratiche proprio come il bagno. Parlato anche del menu che mi fatto sorridere perché una cosa che io e Alex proprio consapevolmente facciamo in giro per il mondo da tantissimi anni forse da sempre è non scegliere dal menù bambini per Oliver Demili. Scegliamo sempre dal menù adulti a volte magari chiedendo proprio di fare una mezza porzione di qualcosa del menù adulti anche perché mi sembra proprio che I bambini siano come dire visti come queste persone che non mangiano null'altro che milanese impanata pasta al pomodoro e patatine fritte, ma è un po' come diceva Valeria se noi continuiamo ad offrire tutto questo parlava di altre cose però è un po' lo stesso discorso no?
Se noi offriamo solo questo ovviamente I bambini mangiano solo quello e quindi ecco questo vabbè è un argomento più ampio però credo che abbia sia uno spunto di riflessione molto interessante. E una cosa che mi fatto, a cui riflettevo mentre ascoltavo Valeria è proprio il fatto che noi spessissimo riceviamo questo commento ma come sono educati I vostri figli? E questo commento spesso avviene soprattutto nei ristoranti. Perché? Non è che I miei figli siano educati magicamente al ristorante, poi vabbè la parola educato la uso per ripetere quello che mi viene detto, in realtà io probabilmente parlerei e anche a loro lo dico di abitudine.
I miei figli sono abituati a mangiare nei ristoranti, ma non solo perché sono abituati perché noi andiamo a mangiare al ristorante spesso, ma anche perché effettivamente noi abbiamo avuto la possibilità di scegliere dei posti più adatti alle famiglie quando andavamo a mangiare fuori e quindi loro hanno imparato anche a stare in quell'ambiente e l'hanno associato ad un'esperienza piacevole. Quindi oggi magari non hanno più bisogno dell'area giochi, anche se c'è un'area giochi spesso e volentieri ci vanno, ma spesso e volentieri se non c'è un'area giochi si ritrovano al tavolo perché hanno imparato proprio che quell'ambiente è un ambiente piacevole, un ambiente in cui il loro cervello può anche essere regolato e non disregolato e quindi si ritrovano magari anche solo a chiedere al cameriere un foglio e una penna per colorare, cioè per disegnare. Spesso e volentieri chiedono sanno anche I colori, ma soprattutto qua in Italia è rarissimo che li abbiano e qua mi porta al prossimo punto. Uno dei punti che vorrei sottolineare che detto anche Valeria è che non è che serva un cambiamento gigante all'interno di un posto pubblico tipo un ristorante o un bar a volte servirebbe veramente anche solo un foglio e dei colori per ogni famiglia che si siede.
Per esempio ricordo questo posto in Slovenia dove siamo andati e davano una scatolina, una scatola di cartone con dentro dei giochi vecchi di nipoti vari, dei dipendenti, dei proprietari e davano a ogni tavolo con bambini una piccola scatolina con dei giocattoli. A volte erano degli animaletti di plastica, altre volte erano altri piccoli giochini che comunque bastavano per intrattenere. E poi quello che fatto veramente la differenza sempre per noi è proprio il fatto di dare dei fogli da colorare. Fogli da colorare e pastelli e un temperino. Ed è proprio per questo che con Alex quando eravamo ad Alba, Alba è la città in cui io sono cresciuta, abbiamo deciso di fare questa cosa e di avviare questo progetto, ovvero abbiamo comprato delle buste, dei piccoli kit diciamo così fatti di pastelli e temperino, abbiamo poi pensato di stampare dei disegni che noi offriamo sulla tela, creare una sorta di raccolta di disegni che noi abbiamo sulla tela e creare così un kit da dare ai ristoranti.
Questi kit li ho lasciati nelle mani di Valeria in modo che lei possa nella sua zona a Roma avviare questo progetto, perché ovviamente noi non possiamo arrivare a tutto e Valeria è la persona assolutamente più indicata per avviare questo progetto e capire proprio come può funzionare, se può funzionare, io sono sicurissima che possa funzionare, anche perché all'interno di questo kit che poi il ristoratore apre si troverà una piccola lettera di benvenuto con un codice QR a cui rimanda e che rimanda praticamente a una pagina sulla tela dove potrà scaricare altri disegni per stamparli e dove gli daremo alcuni consigli per riuscire a proseguire con questa piccola abitudine di dare anche solo un foglio e dei pastelli con un temperino al tavolo di ogni famiglia con bambini ovviamente. Sicuramente una cosa di quello di cui parlato Valeria che mi colpita parecchio e che ho riscontrato anche io in Italia e che è un po' faticosa insomma da vedere è proprio questa falsa convinzione molto radicata secondo me ancora spesso in molti posti che per far stare bene le famiglie si debba quasi dominare o relegare I bambini, tenerli separati in modo che non possano dare fastidio.
Per me invece, proprio come diceva Valeria, family friendly non dovrebbe significare questo, ma dovrebbe favorire l'autointrattenimento dei bambini in modo che tutti possano godere del tempo insieme, perché alla fine quando andiamo al ristorante per passare del tempo di qualità in famiglia o del tempo di qualità con amici comunque anche quel tempo non è solo per noi genitori, anche se è molto importante che noi genitori riusciamo a ricaricarci da quel tempo, ma è anche per I bambini e quindi perché non provare a creare una situazione piacevole per tutti. Uno spazio che voglia essere davvero family friendly secondo me potrebbe proprio iniziare a considerare la famiglia come un ecosistema di bisogni che possono convivere anche nello stesso luogo, anche con persone che non sono famiglie, persone che non hanno figli ed essere soddisfatti con pochi e semplici elementi. Per oggi credo di aver detto tutto, ci tengo solo a ricordarvi che in questo episodio abbiamo parlato di come lavorare per rendere a misura di bambino spazi pubblici, ma un altro lavoro importante è quello che possiamo fare anche sull'ambiente della nostra casa. Sapete che uno dei miei primi corsi è stato proprio Come Montessorizzare la tua casa, ovvero come creare spazi a misura di bambino nella casa che è spesso progettata per l'adulto, parlo molto meno dell'ambiente.
Credo che avere un ambiente preparato, proprio come ci insegna anche Maria Montessori, in casa faccia una grandissima differenza per poi riuscire ad educare come scegliamo di educare. Ovviamente non basta, come dico sempre, preparare l'ambiente se poi non ci prepariamo noi adulti, l'esempio che faccio è quello delle scarpe da ginnastica, preparare l'ambiente è un po' come comprare le scarpe da ginnastica, ma se poi non ci prepariamo noi è un po' come lasciarle lì e non andare a correre, ecco serve a poco. E tra l'altro poi tutto questo lavoro sull'ambiente a casa lo trovate anche su tutta la tela nel percorso perché c'è proprio una categoria che si chiama Montessorizza la tua casa in cui vi diamo tantissimi spunti per fare questo tipo di lavoro. Credo di avervi detto tutto davvero vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio del podcast e vi ricordo che mi trovate anche su la tela punto com e da lì potete arrivare anche a instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo.
Ciao ciao!