Preferiti dei bambini
benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi ho deciso di fare un episodio molto breve anche un po' improvvisato per parlarvi del workshop parolacce che abbiamo lanciato sulla tela e un workshop proprio su come gestire le parolacce in cui vediamo in un video preregistrato di un'ora e lo vediamo insieme questo lavoro insieme. Prima di tutto perché ci dà così fastidio che i nostri figli dicano le parolacce? E questo è importante perché, vedrete nel workshop parliamo molto di cambiare la nostra reazione alle parolacce e parte di questo lavoro sta proprio nel capire perché reagiamo in maniera così forte e spesso arrabbiata di fronte a queste parole. E poi vediamo insieme tre ragioni principali per cui i bambini e le bambine dicono le parolacce sono quattro ragioni in realtà un po' meno ovvie di quelle che secondo me vi aspettereste. E chiaramente però vediamo anche quelle più ovvie. E poi vediamo molti strumenti, una decina di strumenti, proprio per cercare di offrire una reazione il più efficace possibile per affrontare questa situazione. E secondo me la reazione più efficace possibile è spegnere i riflettori sulle parolacce. Quindi, invece di focalizzare tutta la nostra attenzione su quella parola, cercare metodi e strumenti, invece per togliere potere a quella parola e anche proprio per spegnere i riflettori. Quindi, ecco, se li abbiamo già accesi spegnerli e se non li abbiamo ancora accesi, non accenderli affatto. Mentre registravo il workshop mi è venuto in mente di chiedere un piccolo contributo a Naja, che è la mia persona di riferimento per il multilinguismo. Perché nel workshop a un certo punto parlo proprio della parolaccia come di una parola che per nostro figlio non significa nulla, come se noi stessimo imparando una nuova lingua. E io faccio l'esempio del fatto che io, per esempio in italiano scelgo di non dire parolacce, o almeno da adulta ho scelto di smettere di dire parolacce e invece in inglese ne dicevo tantissime, perché per me non avevano la stessa valenza che in italiano. E allora ho chiesto a naja se poteva aiutarci ad approfondire questa riflessione e quindi vi lascio con il suo contributo e le sue parole. Ma sai che è molto interessante il tuo esempio Carlotta e di fatto mi sento in una situazione molto, molto simile alla tua e anch'io ho scelto di non dire parolacce, ma mi sono accorta che in un in alcune occasioni, quando magari mi cade un oggetto e si rompe, dico sht piuttosto che dire merda o altro in italiano. E questo perché, nonostante l'inglese non sia la mia lingua primaria di utilizzo, è di fatto la mia lingua primaria di esposizione alle parolacce, perché la ricevo attraverso i film, le serie televisive, le canzoni che noi consumiamo in ampia quantità in inglese. Ma non è solo una questione di esposizione alla lingua delle parolacce, è anche proprio una questione emotiva. E mi spiego meglio. Ci sono parecchi studi recenti che hanno dimostrato, attraverso dei test emotivi con dei conduttori elettrici, che le persone bilingui dimostrano una grande agitazione verso le parolacce, una molto più grande agitazione verso parolacce o o tabù. Parole tabù dette nella lingua primaria. Quindi la lingua con cui sono cresciuti piuttosto che in una lingua secondaria, che hanno appreso più in là, nella loro crescita. E questo perché nella seconda lingua la persona è capace di creare una certa distanza emozionale dalla parola, cioè non ha quel legame giudicante con essa si sente più libera di usarla senza restrizioni, cosa che invece diventa faticosa per quelle corrispettive parole nella lingua primaria, che sono invece impregnate di giudizio di pressione sociale che viene in genere proprio dalla dalla propria educazione infantile. E inoltre l'argomento delle parolacce in ambito multilingue è molto interessante perché spesso noi genitori di bambini multilingui non sentiamo il bisogno di dire ma tu hai sentito questa parola da chi l'hai imparata, perché sappiamo bene da dove l'ha imparata, perché spesso le lingue sono divise per contesti, per relazioni. Quindi per portare un esempio, quando mio figlio, dopo due mesi di scuola dell'infanzia, è venuto a casa canticchiando ostia puta che appunto è una parolaccia in spagnolo, sapevo che veniva dalla scuola, da qualche compagno o compagna, perché noi con i bimbi non parliamo mai in spagnolo e questo mi ha permesso quindi di non provare vergogna verso quelle parole, perché era ovvio che non potevano venire da noi dalla nostra famiglia. Infatti secondo me, um, come probabilmente hai detto anche tu, spesso le nostre reazioni forti verso le parolacce derivano dalla nostra stessa vergogna di trasmetterle o magari da quello che pensano gli altri, e cioè che pensino che gliele abbiamo trasmesse noi. Inoltre poi, per via dei motivi che spiegavo prima e quindi di differente reazione emotiva tra la lingua primaria e la lingua secondaria. La verità è che sentire Ostia puta mi ha fatto un effetto completamente diverso che sentire um o dire porca puttana e non lo sento appunto così grave non mi suscita quella reazione vergognosa e non provando vergogna. Quindi in quell'occasione mi è venuto molto spontaneo solo chiedere a mio figlio. Ma sai cosa significa la parola che stai dicendo? E lui mi ha risposto È una canzone. E vabbè, a parte che da questo si capisce anche, um, no, il l'ingenuità e quanto loro ripetano semplicemente quello che sentono proprio perché è qualcosa di nuovo per loro, no, ma a parte questo, gli ho spiegato semplicemente cosa voleva dire che era una parola che poteva essere molto, molto offensiva per qualcuno e che noi scegliamo di non dirla e non l'ha più detta se non altro non non a casa, non non di fronte a noi. Um E poi ho un altro esempio interessante. Un un giorno mio figlio mi dice qualcosa tipo No, si è attaccato al culo e e io lì d'istinto nel sentire culo. Stavo per dire Ma cosa dici, Ray? Non si dice culo poi però mi sono ricordata che in spagnolo culo è una parola neutra, cioè non è considerata volgare e viene utilizzata, come di fatto, come sedere in italiano. Quindi invece di agitarmi, um ho solo riformulato, quindi ho applicato il famoso modeling che si usa molto nel bilinguismo come strategia per offrire le parole corrette nella propria lingua. Nella lingua che si tratta si sta trasmettendo e quindi ho detto ah, ma dai, si è attaccato al sedere anche in quel caso non ha più detto culo parlando in italiano, quindi certo, per via del multilinguismo noi siamo riusciti a distaccarci da quella vergogna, da quel giudizio verso le parolacce. E capisco che all'interno di una famiglia monolingue la situazione sia diversa, ma secondo me è comunque molto interessante perché non cambia il fatto che, um sia un'ulteriore prova che queste strategie funzionano e che quindi una reazione neutra e calma verso queste parole che per loro sono solo parole nuove è molto più efficace che il tipico no. Non si dice che invece porta molta più attenzione sulla parola e quindi diventa automaticamente attrattiva. Grazie mille a naja che come sempre è molto puntuale, molto pratica e soprattutto molto chiara nel modo in cui descrive le situazioni e nel modo in cui secondo me aiuta i genitori a capire determinate dinamiche tra l'altro vi ricordo che Nasu ha trovate anche nel nostro servizio uno a uno. Se avete un dubbio concreto di una situazione molto specifica, per cui sentite di avere bisogno di aiuto per sbloccare questa situazione, mi ha fatto sorridere tantissimo che anche naja abbia detto porca puttana più sottovoce di Ostia acuta, adesso l'ho fatto apposta. Però se è andata a ascol- a riascoltare, è stato quasi evidente che appunto l'abbia detto più sottovoce e mi ha fatto sorridere perché anche a me capitava mentre registravo di dire le parolacce in italiano più sottovoce di quelle in altre lingue. E questo fa proprio parte di quella vergogna di cui parlava Naja. E nel workshop parliamo anche, appunto, proprio come faccio spesso nei miei contenuti, nel percorso di come lavorare sulla mentalità del non sono il comportamento di mio figlio. E proprio praticare anche il non giustificarsi con gli altri per quel comportamento, ma gestire la situazione proprio come se fossimo da soli con i nostri figli in questo momento, chiudendo gli altri fuori da noi, mettendo delle delle tende intorno a noi non so, immaginatevelo come volete. Io spesso lo immagino come se fossimo in un tipi in una tenda e solo io e i miei figli e tutti gli altri fuori. E quindi come usare gli stessi strumenti che conosciamo e che usiamo a casa anche quando ci sentiamo sotto i riflettori della gente del pubblico. Quindi lasciare andare il giudizio e poi naja vi ha fatto anche un piccolo spoiler di uno strumento che si usa nel multilinguismo, che io consiglio anche nel workshop proprio per spegnere i riflettori sulle parolacce che è il modeling. Ma non vi faccio non vi spiego di più e lo ascolterete nel workshop. E una cosa buffa e poi vi saluto. Che è successa è che proprio dopo aver finito di registrare il walk il workshop, ho trovato un contenuto in inglese, un um di un papà e a cui viene chiesto dalla figlia um che cosa significa fac in inglese? E il è in inglese e lo metto anche nelle risorse del workshop, Quindi quando fate il workshop, assicuratevi di andare nelle risorse e cercare quel link, perché se capite, l'inglese è veramente molto interessante e quindi il papà inizia a elencare praticamente tutti i i modi in cui si usa fac in inglese e che può essere un nome oppure oppure può essere un aggettivo, oppure possiamo mettergli la la, il, il l' ING e quindi diventa fucking e allora lo possiamo combinare con altre parole, eccetera eccetera eccetera e l'ho trovato veramente molto, molto interessante perché è un po' l'approccio in un certo senso che usiamo io e Alex con le parolacce, ovvero spiegare, trattarle come qualsiasi altra parola per fare in modo che la sappiano usare o scegliere di non usare con consapevolezza. E di questo vi parlavo proprio anche nel ril che ho fatto su Instagram. E se mi ricordo ve lo metto anche sulla tela. Così potete trovarlo più facilmente perché sapete che sulla tela, a differenza di Instagram, c'è la lente di ingrandimento che potete mettere una parola chiave e vi escono tutti i contenuti. E quindi io quando devo cercare un mio, per esempio, che so che ho pubblicato piuttosto che cercarlo su Instagram, lo cerco sulla tela, perché ci sono tutti anche lì. E quindi appunto, parlavo proprio in questo, del fatto che se mio figlio arrivasse a casa dicendomi una frase con condensazione con la parola condensazione io probabilmente mi stupirei e chiederei magari se sa che cosa significa condensazione, senza però rabbia, senza agitazione. E allora perché non fare la stessa cosa con le parolacce? E ecco, questo parlavamo di questo nel nel ril, ma comunque ne parleremo anche veramente tanto nel workshop e anzi, questo approccio del papà nel in inglese di cui vi parlavo è un po', quello di Alex, in un certo senso. E ve lo racconto nello strumento numero dieci all'interno del workshop. Voilà, penso di avervi detto tutto questo era proprio solo un episodio molto breve che però ci tenevo a fare, per come dire, offrire una risorsa in più sul mondo della parolaccia, perché credo davvero che ogni argomento si possa trattare sotto punti di vista diversi, anche con focalizzazioni diversi con diversi focus. In questo caso grazie a Naja ne abbiamo parlato. Dal punto di vista del multilinguismo non mi rimane che salutarvi. Vi ringrazio come sempre per il vostro tempo, per il tempo che mi dedicate ci dedicate dedicata alla tela che, vi assicuro, non è mai mai, mai scontato. Vi do appuntamento al prossimo venerdì con un altro episodio del podcast e se fate parte di tutta la tela nei prossimi giorni o nelle prossime settimane faremo una diretta sulla tela proprio per parlare del workshop sulle parolacce, quindi per scambiarci dubbi e domande e riflessioni e aneddoti. Anche perché credo veramente che spesso e volentieri parlare di queste fatiche parlare delle nostre vulnerabilità, ci avvicini e soprattutto spesso e volentieri ci fa sentire meno soli, meno sbagliati, che è quello di cui abbiamo disperatamente bisogno, secondo me come genitori ma anche come individui. Se non sapete che cos'è tutta la tela potete andare su la tela punto com barra home e lì trovate tutte le informazioni che cercate riguardo al nostro abbonamento, che include anche il mio percorso per educare a lungo termine che secondo me è incredibilmente completo ed è proprio una coccola. Un accompagnamento alla genitorialità sulla tela punto com trovate anche il mio Instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao