benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi vorrei proporvi un episodio nella mia mente davvero molto breve. Poi vediamo come va per rispondere a un dubbio davvero molto frequente quando si tratta di viaggi in famiglia di cui abbiamo parlato in una newsletter, anzi in varie news newsletter, a dire il vero. Ma ha senso viaggiare con i bimbi piccoli se poi loro non ricorderanno nulla? Okay, inizio subito dicendovi che ci potrebbero essere tanti motivi validi, razionali, per cui potreste non avere voglia di viaggiare con i bambini piccoli. Per esempio perché volete regalarvi un viaggio di coppia o perché volete regalarvi un viaggio in solitaria per prendervi cura di voi? Okay, perfetto. Ma se l'unico motivo che vi fa tentennare è che pensate che i vostri figli non porteranno con sé nulla di quel viaggio che non ricorderanno nulla. Allora, veramente da viaggiatrice a tempo pieno, da molti anni ormai dal duemila e diciannove, vi invito ad andare oltre questo pregiudizio, perché non è vero che i bambini non ricorderanno nulla. Non è vero che non ricordano nulla. Questo è uno dei falsi miti legati ai viaggi con i bambini. Probabilmente è uno dei più diffusi dei più invalidanti e ne ho parlato proprio nella newsletter di fine mese in cui ho provato a decostruire questa e altre narrazioni distorte su questo tema. Quindi ve lo ripeto a in affinché sia molto, molto chiaro. Non è vero che i bambini non ricordano nulla. Ho due bambini che possono confermarlo, che possono testimoniare che i bambini ricordano. E se non volete prendere i miei due bambini, vi posso offrire migliaia di famiglie della comunità la tela che possono condividere le loro esperienze di viaggio con bambini molto piccoli e i ricordi di questi bambini in viaggio. Okay, ma al di là dell'esperienza personale, perché vi dico che non è vero che non ricordano nulla. Non è vero, innanzitutto perché non esiste un unico tipo di memoria. Nella newsletter ho menzionato una puntata del podcast Viaggio di famiglia della psicoterapeuta Barbara Bernardi, che io ho trovato molto valida in questa puntata Barbara spiega proprio la differenza tra due tipi diversi di memoria a lungo termine e mostra come in realtà i bambini siano in grado di ricordare alcuni dettagli dell'esperienza di un viaggio, come ad esempio che in una certa cultura alcune cose si fanno in un modo diverso da quello a cui siamo abituati, anche se non sanno ancora verbalizza o non ne hanno piena consapevolezza. Oggi non entro nel merito di questo aspetto. Se volete approfondirlo, vi lascio nelle note dell'episodio il link di quell'episodio del podcast e poi che i bambini non ricordino nulla. Non è vero, soprattutto perché per come la vedo io, il viaggio non ha un'unica funzione. Siamo cresciuti con un approccio didattico al viaggio con l'idea che l'unico, motivo per cui valga la pena viaggiare sia imparare la storia di quei luoghi, ricordare i musei che abbiamo visitato, um descrivere i monumenti e le opere d'arte che abbiamo visto, eccetera eccetera. Certo, viaggiare può essere sicuramente una scuola meravigliosa che vi sto a raccontare. Noi la facciamo da cinque anni, ma non è solo questo oggi, quindi voglio offrirvi davvero tre riflessioni tre spunti per arricchire la vostra idea del viaggio con prospettive diverse. Uno. Il viaggio è una palestra per acquisire nuove abilità. Viaggiare è forse uno degli strumenti più efficaci per aiutare i nostri figli a praticare abilità come la pazienza, la noia, la flessibilità l'adattamento tutti allenamenti che vengono offerti proprio da quelle situazioni che per noi sono scomode e indesiderabili, come uno spostamento faticoso, un'attesa lunga un viaggio in bus di cinque ore. Un percorso che richiede di camminare più di quanto siamo abituati e che invece offrono una grandissima opportunità di fare pratica di abilità che in viaggio sono fondamentali, ma che non restano confinate a quell'esperienza perché vengono poi portate anche nella vita quotidiana quando si torna a casa semplificando molte routine e dinamiche di ogni giorno. Su questo c'è da dire anche una cosa importante queste sono che si acquisiscono con il tempo e con la pratica. Non a caso ho detto che il viaggio è una palestra. Questo vuol dire che anche se il viaggio ha in sé questa potenzialità, non è che possiamo aspettarci che i nostri figli non abbiano mai viaggiato prima d'ora e vadano in viaggio e possano padroneggiare queste abilità alla prima occasione. Anche il viaggio è un'abitudine che si crea lentamente. Se non ci abituiamo a viaggiare insieme non possiamo aspettarci di saperlo fare quando vorremmo farlo è un po'. Come dire I miei figli non stanno seduti al ristorante e quindi non vado. Okay, ma quante volte sei andato al ristorante per praticare lo stare seduto al ristorante prima di prendere questa decisione di non andare più al ristorante. Okay, un gioco di parole, ripetizioni e controsensi. Però avete capito due il viaggio e un ponte con altre culture, una preziosissima occasione per allargare la propria zona di comfort. Viaggiando entriamo proprio in contatto non solo con posti nuovi, ma anche con persone che hanno abitudini e stili di vita diversi. E magari può succedere che un dettaglio di quello stile di vita ci piaccia risuoni particolarmente in noi. E chissà, magari quei dettagli potranno diventare interessanti spunti di conversazione per riflettere sulla ricchezza della diversità o addirittura ci può venire voglia di integrare alcune delle abitudini di altre culture nella nostra vita. E anche questi sono aspetti che i bambini ricordano, anche se magari non ce lo sanno ancora spiegare o raccontare un aneddoto un pochino relazionato è stato che noi abbiamo partecipato, abbiamo celebrato il diva una celebrazione indiana. A questo proposito un aneddoto che mi viene in mente è che quando abbiamo festeggiato il diva una celebrazione indiana ah, i bimbi hanno notato che davanti alle case sul tappetino venivano messe decorazioni tipo mandala. Avete presente il mandala? Ecco, venivano messe queste piccole decorazioni molto, molto colorate, molto belle, con anche dei brillantini. E poi quando ci siamo ritrovati invece a dicembre, in Nuova Zelanda, dove festeggiano il Natale. I che cosa hanno fatto? Hanno fatto la stessa cosa, le stesse piccole decorazioni e le hanno messe sui tappetini dei nostri amici. E questa cosa a me è piaciuta moltissimo e mi ha sorpresa perché è arrivato tutto da loro e mi hanno detto sì, ma proprio come abbiamo visto fare durante i divari. E abbiamo tanti altri aneddoti. Così, proprio perché il viaggio, come vi dicevo, è un ponte tra le culture bellissimo e infine magari più ovvio, più banale, scontato. Il viaggio è materiale per le storie di famiglia. Certo, è bellissimo quando i ricordi emergono spontanei, ma quei ricordi si possono anche alimentare e far rivivere attraverso i nostri racconti. Adesso ci stiamo focalizzando sui bambini, ma questo aiuta anche noi adulti a trattenere il ricordo di alcune esperienze o situazioni in cui ci siamo divertiti o siamo bene perché non so voi, ma anche noi adulti tendiamo a dimenticare. Ad esempio, quando vediamo insieme ai nostri figli le foto di un viaggio che abbiamo fatto, li aiutiamo e ci aiutiamo ad agganciare l'esperienza vissuta a un preciso momento o situazione che viene mostrata dalla foto, dal video. E questo a sua volta aiuta a mantenere vivo quel ricordo. Per esempio noi di solito quello che facciamo è che magari siamo al a shangmai. E allora diamo ai bimbi la raccolta di foto e video di quel mese che abbiamo vissuto a Shanghai, in Thailandia, e loro se la guardano tutti come se fosse un film. E questa è una cosa che secondo me ha contribuito ad aiutare questo ricordo a mantenerlo vivo. E se non abbiamo foto di quel viaggio, perché magari abbiamo preferito non farne godere momenti senza schermi non è un problema. È efficace anche solo raccontarlo, raccontare aneddoti specifici. Cosa abbiamo visto, come ci siamo sentiti mentre vivevamo alcune esperienze. A volte pensiamo che debba essere solo il viaggio a restituirci qualcosa, insegnamenti, ricordi. Ma anche noi possiamo lavorare attivamente per trovare nuovi significati in queste esperienze, al di là di quelli che ci sono già familiari. Ecco, oggi volevo davvero solo offrirvi questi semini. Pensavo di fare di nuovo un episodio in cinque, ma chiaramente gli episodi in cinque non sono più nelle mie corde non ce la faccio, non ce la faccio proprio, anche perché mentre parlavo poi mi è venuto un ultimo spunto di riflessione da darvi e quindi ve lo offro. Provate a chiedervi cosa significa viaggiare, cosa significa viaggiare per noi come individui, come famiglia, che cosa significa viaggiare? Avere chiaro questo significato questa motivazione può fare davvero tutta la differenza e può aiutarvi non solo a sciogliere piccoli nodi come quelli di cui abbiamo parlato all'inizio quindi il falso mito dei bambini ricorderanno davvero i viaggi, ma sono davvero essenziali per rendere il viaggio un'esperienza arricchente per tutti gli individui coinvolti e non solo una lista di luoghi o esperienze da spuntare adesso è davvero tutto. Se non avete ricevuto la newsletter di maggio e avete piacere di leggerla per completare la riflessione su questo argomento, potete recuperarla andando su tela punto com barra newsletter, dove oltre a poter iscrivervi, trovate anche un archivio delle ultime newsletter inviate. Nel frattempo vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio del podcast. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao