Preferiti dei bambini
benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi vorrei affrontare insieme a voi un argomento delicato e potenzialmente scomodo che è la separazione della coppia. Si tratta di un momento difficile, non solo per le emozioni complesse che richiede, um da parte di noi adulti, che richiede di gestire a noi adulti mentre la viviamo e su cui oggi non entro molto nel merito, ma anche quando diventa oggetto della comunicazione dei nostri figli, della comunicazione con i nostri figli. Ecco, è proprio di questo che oggi vorrei parlare di come possiamo comunicare la separazione della coppia ai bambini e alle bambine, accogliendo e accompagnando anche la loro tristezza, la loro rabbia e tutte le emozioni forti che possono emergere. Questo tema in realtà mi è molto vicino perché è un'esperienza che ho vissuto in prima persona da figlia. Ne ho parlato anche nel mio libro Cosa sarò da grande al capitolo diciotto? Quel capitolo è dedicato proprio all'importanza di normalizzare la fatica di normalizzare i litigi anche davanti ai nostri figli, per offrire loro un modello di come litigare in modo Non voglio dire sano, perché implica che ci sia un malsano, ma in modo diverso in modo costruttivo, in modo consapevole e anche e soprattutto per offrire loro quell'onestà che fa molta meno paura delle bugie che spesso si dicono con l'intenzione di proteggerli tra virgolette. E non a caso quel capitolo lo introduco proprio raccontando di quando i miei genitori decisero di divorziare e di quanto quell'evento fosse arrivato completamente inaspettato e avesse fatto arrabbiare mia sorella, che aveva nove anni, ma anche me che ne avevo nove in più. Anzi, vi leggo proprio l'inizio di quel capitolo, vediamo se lo trovo. Eccolo qua il capitolo si intitola È tutto normale, anche la fatica. Non metterti una maschera con i figli e inizia con una citazione Mamma, perché i nonni vivono in case diverse? Perché non avevano più voglia di fare il lavoro che serve per stare insieme. Tu e papà avete ancora voglia di lavorare? Per ora sì. In futuro non sappiamo, nessuno lo sa. E questa è stata una conversazione tra me e Oliver quando aveva sei anni, quando mia sorella aveva circa nove anni e io nove in più. I nostri genitori divorziarono un giorno ci chiamarono a tavola e ce lo comunicarono. Mia sorella scoppiò a piangere quando le lacrime lasciarono spazio alle parole, disse Non piango perché divorziate, piango perché lo sapevo già e continuavate a mentirmi al contrario di mia sorella. Io li avevo conosciuti felici insieme e sapevo che non lo erano più da anni. Il loro divorzio, però arrivò inaspettato anche per me, perché per proteggerci ci avevano nascosto le loro fatiche più intime. Ecco, io e mia sorella non eravamo arrabbiate o tristi perché non avessimo intuito la loro crisi o non sapessimo che la separazione fosse una possibilità reale. Ma proprio perché ce lo avevano nascosto per così tanto tempo e oggi che lo guardo attraverso la lente dell'educazione a lungo termine, soprattutto perché non si erano fidati di noi, ecco, la mancanza di fiducia era il motivo principale, anche se allora ancora non lo sapevo, non potevo dargli un nome. La fiducia, ve lo ricordo, è a due corsie. Io non posso aspettare che i miei figli imparino a fidarsi di me. Non posso aspettarmelo. Che imparino a fidarsi di me, imparino a condividere il loro dolore, le loro fatiche. Se io per prima non mi fido di loro, tanto da condividere le mie fatiche con loro, che non significa buttare su di loro la loro responsabilità c'è un limite. Non butto su di loro la la responsabilità del mio dolore. Posso condividere il mio dolore con parole che tolgono quella responsabilità. Per esempio quando litigo con Alex piango se ne ho bisogno, anche davanti ai miei figli. E se loro mi chiedono spiego, io e papà abbiamo litigato e sono molto triste. In questo momento sono anche un po' arrabbiata. Ricordati che tu non hai nessuna responsabilità nel nostro litigio. Non hai nessuna responsabilità di come io mi sento in questo momento. Siamo io e papà che non abbiamo saputo gestire le nostre emozioni. Non abbiamo saputo comunicare in maniera gentile e costruttiva. Ecco, tutto questo è un po', quello che cerco di ricordare ai miei figli quando queste cose succedono tra l'altro. La separazione è un argomento di cui più volte mi è capitato di parlare con i genitori anche nel tour del libro in giro per l'italia, ma non pensavo di affrontarlo sul podcast finché non ho letto una condivisione nella comunità di tutta la tela che è il nostro abbonamento sulla tela punto com. Una mamma qualche mese fa aveva scritto che lei e il marito avevano scelto di separarsi perché non riuscivano più a garantire una serenità in casa restando insieme volevano a quel punto parlarne ai loro figli che nel frattempo stavano già esternando la loro rabbia e la mamma che ha scritto diceva che stava cercando di tranquillizzarli, accogliendo le loro emozioni, ma anche che sentiva di dover dare una spiegazione e le risposte che sono arrivate dalla comunità sono state davvero intense e preziose. E ancora una volta mi hanno ricordato e dimostrato che abbiamo bisogno l'uno dell'altra che questa comunità che abbiamo sulla tela può davvero, davvero, davvero, alleviare una fatica che chi educa come noi sente, ovvero la fatica di sentirsi soli, la fatica di sentirsi sbagliati. Vi leggo un paio di risposte e se avete l'abbonamento vi lascio anche l'intera conversazione nelle note dell'episodio um una mamma che ha affrontato l'esperienza della separazione ha consigliato di lavorare su questi elementi che adesso vi leggo. Vi leggo le sue parole parafrasando proprio solo un pochino scrive come elementi per affrontare la separazione e trasparenza con i vostri bimbi e tra voi genitori chiarezza sul perché è finita e magari spiegare come pensate di ge- di gestire la situazione adesso che le dinamiche cambieranno così che abbiano chiaro cosa aspettarsi. Basta scegliere le parole adeguate, all'età e stare attenti a non caricarli di responsabilità. Non loro tendono a farlo già da sé. E proprio questo a volte dà origine alla rabbia e alla frustrazione che poi sfogano con noi. Bellissimo questo primo strumento, questo primo pensiero. Se fate il mio percorso lo sapete, la preparazione è fondamentale come avere una bacchetta magica nella genitorialità, in ogni aspetto della vita. Poi il secondo elemento che consiglia è la comunicazione con il papà dei tuoi bimbi, con l'augurio che questa possa essere una strada percorribile per voi. A volte è il consiglio più duro da mettere in pratica, perché generalmente i problemi di comunicazione sono alla base della fine di un rapporto e per questo ho scelto la frase con il papà dei tuoi figli e non con il tuo ex marito. È fondamentale scindere le due persone, mettere da parte eventuali rancori e remare nella stessa direzione. La coerenza di mamma e papà è importante per i bambini. Questo mi ha commossa tantissimo perché è uno strumento talmente semplice, un cambio di linguaggio ma talmente importante scindere le due persone. E poi ultimo elemento che ha scritto questa questo genitore ha detto perdono qualunque sia la ragione di questa separazione, perdonati e perdonatemi se potete e se non potete non smettete di provarci. Questo per me il classico mantra una cosa non esclude l'altra e in questo caso un'emozione non esclude l'altra Queste parole mi fanno emozionare di gratitudine e allo stesso tempo le sento come un pugno nello stomaco perché mi catapultano davvero nella realtà della separazione che tante volte ho vissuto indirettamente con le relazioni di amiche care già in età adulta e e direttamente come figlia dei miei genitori. E vi leggo anche la risposta di Martina Righetti, una mamma della comunità ma anche esperta in comunicazione non violenta, che proprio per questo è diventata un mio punto di riferimento. Io amo parlare della comunicazione non violenta, credo che sia importantissima anche per educare al digitale. E tra l'altro probabilmente avete già ascoltato Martina nel podcast numero Centosessantasei, in cui abbiamo parlato proprio di comunicazione non violenta e buonsenso. Martina scrive nella conversazione La vostra sincerità e trasparenza nel voler comunicare ai bimbi cosa sta accadendo fra voi genitori è sicuramente una scelta preziosa, anche se immagino le difficoltà di farlo in un momento in cui la coppia sta subendo questa trasformazione. Continuare a comunicare in modo rispettoso ed efficace anche fra voi genitori è la base solida su cui saprà sicuramente basarsi. Tutta l'evoluzione delle vostre relazioni familiari è faticoso, ma ci sono tantissimi piccoli aiuti che potete ricevere e accortezze da coltivare come l'ascolto l'empatia, la capacità di continuare a mettersi nei panni dell'altro e di comunicarsi i propri bisogni in modo sincero e gentile come l'ascolto attivo l'empatia la capacità di continuare a mettersi nei panni dell'altro e di comunicarsi i propri bisogni in modo sincero e gentile. Nel mio lavoro di mediatrice mi piace usare la metafora della ciotola quando c'è una separazione in atto, la coppia trasforma la propria base relazionale che si incurva e diventa un'accogliente ciotola in cui prendersi cura dell'altro e dei propri bambini in una nuova prospettiva di co genitalità per qualsiasi cosa siamo qui per te. Ci tenevo davvero tanto a condividere queste risposte, perché credo abbiano un valore grandissimo non solo per il loro contenuto, ma come vi dicevo prima, anche proprio per il contesto in cui sono state offerte. La comunità che si è creata sulla tela è incredibile è un luogo dove il supporto reciproco è davvero tangibile e succede davvero spesso che di fronte a una richiesta di aiuto le esperienze e magari anche le competenze di un genitore arrivino per incontrare i bisogni di un altro, di un'altra persona. Ora però vorrei provare a rispondere a domande più puntuali di genitori che ci scrivono e che magari stanno vivendo in prima persona la separazione. Domande come okay, ma come comunico la separazione ai miei figli? Oppure c'è un'età in cui è meno difficile? Oppure quali figure posso coinvolgere per farmi aiutare? Ecco, per sciogliere questi dubbi e completare queste riflessioni ho chiesto aiuto a Karen Taranto che mi ha accompagnata nella presentazione del mio libro a Fermo ed è diventata un'altra mia persona di riferimento. Sapete che la tela sta diventando davvero un vero e proprio studio virtuale in cui mi circondo di persone che stimo e che apprezzo e ve le offro. Vi offro la loro conoscenza e la loro competenza. Karen, per esempio, è è esperta di relazioni, mediazione e conflitti e quindi le ho chiesto proprio di lasciarvi qualche spunto in più per affrontare questa conversazione così delicata ma anche così necessaria con i nostri figli. Queste risposte Karen le ha registrate e io quindi le intercala con alcune domande. Um, ultimamente non sto riuscendo proprio per per i per problemi di tempo a fare interviste live e quindi voglio provare appunto, nonostante questo, a offrirvi la competenza di queste persone anche qui sul podcast. E quindi chiedo loro, come avete già visto in alcuni ascoltato già in alcuni altri episodi chiedo loro di mandarmi un audio e in questo caso a Karen ho fatto quattro domande o tre non mi ricordo. Adesso lo vediamo, vi lascio con le sue parole che all'inizio parleranno proprio di come comunicare la separazione ai bambini. Ciao Carlotta, grazie per questo preziosissimo invito e ovviamente un caro saluto a tutti voi della tela. Allora, partendo dalla comunicazione di separazione figli e un po' le modalità più idonee da seguire, possiamo dire che questa dovrebbe avvenire possibilmente in modo congiunto, cioè dei genitori insieme, scegliendo prima di tutto il momento in cui tutti i coinvolti possano avere un tempo comodo e la possibilità di gestire quella comunicazione e le emozioni iniziali. Senza fretta, quindi provare ad evitare un momento in cui ci si incastra tra gli impegni quotidiani e si ha fretta di andar via. Ecco, questo poi ci porta anche ad un altro messaggio importante, che è il contenuto della comunicazione che andrebbe concordata prima rispetto a ciò che poi si andrà a dire ai figli. Questo per evitare confusione, disorganizzazione e soprattutto evitare la scelta di parole ed espressioni improvvisate che rischiano di creare ancora maggiori criticità rispetto all'informazione della separazione stessa. Poi, se per diversi motivi, comunque non fosse possibile effettuare la comunicazione in modo congiunto dei genitori, si può fare anche in momenti differenti. L'importante è comunque garantire una certa uniformità del messaggio, in modo che questo non porti ad avere delle informazioni discordanti che spesso, ahimè, sono anche opposte. La comunicazione, inoltre, porta con sé un messaggio che gli studi in ambito psicopedagogico ci dicono dovrebbero avere dei punti essenziali da rispettare, che sono innanzitutto la comprensibilità di ciò che viene detto, che deve essere adeguata allo stadio di sviluppo del bambino. Sarebbe difficile, infatti pensare di potersi rivolgere ad un bimbo di tre anni come parleremo ad un bimbo di dieci? E questo non è scontato perché anche nelle relazioni ci sono situazioni dove si tende ad adulti. Il bambino e qui abbiamo un obiettivo più importante che è la comprensione da parte del più piccolo. Quindi dovremmo metterci al suo livello e io oserei dire alzarci al suo livello. Ancora. La chiarezza è un altro elemento essenziale, ovvero la chiarezza nel distinguere l'evento separativo che riguarda la coppia di partner e non anche la coppia genitoriale, precisando che se anche l'organizzazione quotidiana sarà differente e in spazi case diverse l'amore verso il figlio non diminuirà. Questo dovrebbe essere un aspetto trasmesso in modo davvero chiaro. Poi altro non ultimo per importanza sono le rassicurazioni per svariati motivi quando ci sono situazioni di litigio o di separazione dei genitori, i bimbi nella loro mente tendono a prendersi un po' la responsabilità e la colpa di ciò che accade e e mettersi al centro dell'evento. Per questo motivo è fondamentale ricordare loro più e più volte nel corso del tempo che la causa della separazione non dipende da loro, ma che anzi, proprio per il loro amore, i grandi cercheranno di fare del loro meglio per stargli vicino. Facile? Assolutamente no, ma per questo motivo diciamo che c'è proprio una figura specializzata di accompagnamento alla separazione, che è quella del mediatore familiare fondamentale perché accompagna le famiglie in questa fase delicata nel co progettare le modalità più utili e gli accordi che tengano conto dei bisogni di tutti, soprattutto dei figli. Il Mediatore è un facilitatore della comunicazione e quindi immaginate quanto sia importante il suo intervento all'interno di una fase altamente conflittuale, dove ci basta pensare un attimo alle nostre litigate quotidiane, dove si perdono un po', le staffe e il controllo di ciò che diciamo. Ecco che in situazioni altamente più complesse, appunto conflittuali, tutto si amplifica anche nella difficoltà e avere qualcuno di terzo che ci guida nella trasformazione diventa preziosissimo. La prossima domanda è c'è un'età in cui la separazione dei genitori è meno difficile per i figli? Questa è una delle domande che più frequentemente ricevo e per rispondere parto sempre da una premessa che vi riporto qui tutto ciò che noi offriamo ai bambini, soprattutto se siamo le loro figure di riferimento, produce apprendimento. Questo vale tanto più per i bambini piccoli, perché sappiamo che le mappe mentali dell'essere umano si formano per la maggior parte nei primi anni di vita, ma comunque questo non deve essere vissuto come un limite, bensì come una caratteristica da tener presente come risorsa nella nostra quotidianità. In pratica noi mostriamo loro come si fa, come si parla, come ci si veste, come si apparecchia la tavola, come si esce di casa, qualunque cosa. Attenzione anche quelle che non necessariamente spieghiamo con le parole, perché l'essere umano apprende con tutti i sensi ed in ultimo con la parola e quindi utilizzando il linguaggio. Loro osservano anche come si fa il genitore e come si accoppia e in un in ultimo anche come si litiga anche in quei momenti noi offriamo loro un modello sul come litigare. Infatti se adesso vi fermate un attimo a pensare il vostro modo di confliggere e pensate anche ai vostri genitori, molto probabilmente vi troverete in simmetria con uno dei due modelli genitori o chiaramente figure di riferimento che avete avuto da piccolini. Anche nel modo di essere coppia i bambini apprendono e quindi quando ci si chiede e spesso accade, se sia meglio attendere che i figli siano grandi per separarsi è necessario tener presente che nel frattempo gli anni passano e noi offriamo loro un insegnamento su come si conduce una relazione sul come si fa e quindi li esponiamo maggiormente a delle relazioni future che potrebbero essere molto simili perché per anni per loro hanno rappresentato una normalità. Mi preme anche fare un'altra precisazione nel rispondere a questa domanda, e cioè ogni volta che noi nelle decisioni ci poniamo delle condizioni che però riguardano gli altri. Esempio mi separo più avanti perché mio figlio è ancora piccolo. Sarebbe opportuno praticare un'asserzione per capire eventualmente cosa muove questa mia scelta rispetto al mio sentire, al mio stare, cercando anche di distinguere cosa si sta facendo davvero in nome del proprio figlio oppure per proprio conto. Ogni giorno si praticano scelte di questo tipo, cioè facciamo degli esempi generici, ma comunque reali. Scegliamo un abbigliamento specifico piuttosto che un altro, magari per dimostrare l'appartenenza di status. Facciamo praticare particolari sport piuttosto che altri, perché anche questi portano uno specifico messaggio all'esterno. In generale facciamo o non facciamo praticare cose perché non corrispondono o corrispondono all'immagine del figlio genitore ideale che portiamo nella nostra mente. Questo per dire che inconsapevolmente, per vari motivi tra cui la cultura, siamo portati a prendere ed agire scelte in nomi di altri, ma per bisogni che in realtà sono nostri e averne consapevolezza è davvero trasformativo. Quindi c'è un'età migliore piuttosto che peggiore? Dipende. Dipende da tanti fattori, perché ogni momento del ciclo di vita dell'essere umano porta con sé bellezze e difficoltà. La cosa migliore sarebbe partire appunto da sé, dal proprio bisogno, dal proprio sentire e capire come poter gestire al meglio questa fase trasformativa, in modo che i bisogni di tutti i coinvolti possano trovare spazio e soprattutto soddisfazione. Chiaramente poi, i figli rappresentano la parte più fragile del nucleo familiare e quindi un occhio in più è necessario averlo anche con l'aiuto di professionisti. Ho fatto anche questa domanda a Karen quali figure vengono coinvolte o possono venire coinvolte nell'evento della separazione? Assolutamente importante coinvolgere le figure che ruotano intorno alla famiglia, in particolar modo al bambino nell'evento separativo. Questo perché eh, perché si vanno a creare dei porti sicuri anche fuori dalla famiglia? I primi che mi vengono in mente sono di certo gli educatori e gli insegnanti. Importantissimo informarli perché con loro passano molto tempo e perché poi il mondo della scuola e della famiglia vengono tenuti insieme nella testa del bambino e ciò che accade in uno ripercuote i suoi effetti nell'altro e quindi dare degli strumenti di lettura diviene fondamentale proprio per intercettare eventuali situazioni di disagio e gestirle. Pensate ad esempio a un bambino piccolino che diviene particolarmente nervoso, smette di mangiare, ha ripercussioni sul sonno oppure ad un adolescente che inizia a chiudersi in se stesso, smette di fare i compiti a scuola cambiano anche le sue modalità di stare o non stare più nel gruppo, tutte condotte facilmente fraintendibile e associabili a tantissime cause. Stessa cosa mi viene da dire se il bambino frequenta un'attività sportiva e la figura dell'allenatore, sappiamo quanto può essere importante nello sviluppo di un bambino o di un ragazzo. Quindi importantissimo informare chi si occupa dei nostri figli quando non siamo con loro, senza viverla come una violazione di privacy, ma come un'opportunità davvero preziosa che stiamo offrendo ai nostri bambini rispetto a dei porti sicuri che possono trovare quando non siamo con loro, oltre alle figure già nominate chiaramente poi mi riferisco anche a tutti i professionisti che ruotano appunto intorno al bambino. Quindi se già frequenta uno psicologo, un logopedista, il pediatra, dipende un po' dalla rete che la famiglia si è creata nel tempo. E poi non posso nominare la figura del mediatore familiare, un esperto, appunto della vicenda separati che fa da facilitatore della comunicazione tra i genitori che in questi casi appunto, diviene davvero fondamentale. Molte coppie arrivano a parlarsi solo tramite le lettere dei legali e questo vuol dire che in quel momento si sta delegando i propri bisogni e quelli del figlio innanzitutto ad una lettera che è scritta e poi scritta da un'altra persona. Sia chiaro, i legali sono fondamentali e si occupano di aspetti essenziali, ma la negoziazione di queste vicende ha bisogno di spazi e tempi diversi con una professionalità ad hoc. Non a caso la mediazione familiare nasce proprio dalla necessità del mondo legale di trattare queste cause in posti diversi, anche dalle aule giudiziarie e con formazioni specifiche. E per ultimo ho chiesto a Karen di presentarsi e di raccontarvi un pochino chi è. Io mi chiamo Karen Taranto e lavoro con coppie, famiglie in genere per supportarle ed accompagnarle nella gestione e risoluzione dei conflitti. Diciamo che per rendere pratico un po', ciò di cui mi occupo l'obiettivo del mio intervento è far trovare un punto d'incontro e accordi condivisi riguardo aspetti critici che provocano litigi, difficoltà nella relazione e soprattutto sofferenza per i bambini quando ci sono figli. Poi a seconda delle situazioni intervengo o come mediatrice familiare o come coordinatrice genitoriale. Queste sono due specializzazioni che ho preso dopo la laurea in giurisprudenza, in quanto capii che, um, era necessario trovare uno spazio e dei tempi diversi per accogliere i bisogni delle persone. Inoltre il mio lavoro riguarda anche altri contesti, come quello ad esempio scolastico, con la mediazione scolastica appunto, dove l'obiettivo è creare un ponte di collegamento tra scuola, famiglie e gli enti quando questi sono coinvolti per mille motivi, la mia formazione giuridica subisce gli effetti anche di un altro tipo di formazione che è quella socio psicopedagogica e quindi ogni giorno lavoro per integrare questi due mondi, quindi quello normativo e quello delle scienze umane, ricavando degli strumenti pratici che mi servono sia come professionista, ma anche per offrire alle famiglie e alle coppie degli strumenti che loro volta possono spendersi nella relazione non solo tra partner ma anche rispetto ai figli. A tal proposito io sono mamma di due bambini e la maternità in tutta la mia strada professionale ha giocato un ruolo essenziale anche rispetto al valore del conflitto, imparando a viverlo come momento di grande scoperta e conoscenza, ma soprattutto di me stessa e anche rispetto a quanto sono disposta ad offrire come persona in quel momento, senza essere troppo rigida con me stessa. Tutto questo lo faccio con un lavoro quotidiano sia online che sul territorio marchigiano. Nel mio studio origami didattica e formazione Carlotta, io davvero vorrei ringraziare per avermi dato la possibilità di utilizzare lo uno spazio della tela che so arriverà a tante persone, ma questo davvero con il grande obiettivo di lasciare dei piccoli semini riguardo l'importanza del conflitto delle relazioni e che ci sono degli strumenti pratici che tutti noi possiamo utilizzare. Sei preziosa per il lavoro che ogni giorno, insieme al tuo team, offri a tutti noi genitori. E io davvero mi sento molto onorata ad essere qui con voi in questa chiacchierata stupenda. Ringrazio ancora una volta Karen, se mi stai ascoltando, grazie per il tuo contributo così puntuale e così concreto. Credo davvero che mai come in queste situazioni i genitori abbiano bisogno di chiarezza e concretezza. Quando ho ascoltato per la prima volta questa testimonianza, ho riflettuto su un concetto che accompagna molte pagine del mio libro, ovvero quanto a volte nella coppia ci si sente soli perché si considera la crisi il conflitto. Un momento solitario da non mostrare, all'esterno da nascondere per preservare un'apparenza di unione. Un fronte comune, un fronte unito proprio anche davanti ai nostri figli, come racconto nel mio Tex ma non solo, anche proprio di fronte al mondo esterno, al mondo fuori. E invece pensate quanto potremmo alleggerirsi e magari anche acquistare nuove prospettive, prospettive diverse, sull'altro primo condividendo le nostre vulnerabilità, come ha fatto la mamma nella nostra comunità, perché così scopriamo che tutte le case sono in fiamme. E poi anche immaginate se potessimo affidarci a una figura esterna che ci possa aiutare nelle dinamiche comunicative. Una figura professionale come quella di Karen, che può accompagnarci non solo nella separazione, rendendola così più consapevole, ma proprio anche nella dinamica della coppia. Anche per coppie che non si stanno separando, per esempio, a me farebbe davvero piacere, ma non solo piacere a me aiuterebbe tantissimo, a volte avere un piccolo mediatore nel nel taschino, sul comodino, fin quanto farebbe bene alla coppia avere un mediatore, una mediatrice nella comunicazione, proprio come noi lo siamo con i nostri figli durante i loro conflitti. E di questo ne parlavamo con Alex in una delle ultime dirette su tutta la tela in cui raccontavamo proprio di alcuni conflitti di coppia recenti e usavamo tra virgolette i presenti alla diretta come mediatori. E tutti ci dicevano in quell'occasione quanto sarebbe bello avere una persona che possa aiutare durante un litigio i membri della coppia a decodificare i messaggi dell'altro e a sintonizzarsi meglio sui suoi bisogni. Davvero un mediatore tascabile? Dovrebbero inventarlo Karen. Chissà che magari tu non abbia qualche idea su questo. Okay, però su questo non mi dilungo oltre, anche perché questo aspetto lo approfondiremo nella newsletter di fine mese in cui parliamo proprio di conflitti nella coppia. Se ancora non ricevete la newsletter potete iscrivervi andando su la tela punto com barra newsletter e prima di lasciarvi, come tutte le volte in cui su questo podcast affronto temi e conversazioni che vengono considerate tra virgolette difficili, vi ricordo che nel mio percorso per educare a lungo termine c'è proprio una categoria dedicata a queste tematiche scomode. Si chiama proprio le cose difficili e contiene contenuti che mostrano perché è necessario parlare ai nostri figli con onestà. E contiene anche alcuni copioni, anzi tanti copioni, forse la categoria che ha più copioni in assoluto proprio su argomenti specifici per aiutare i genitori ad affrontare concretamente nell'immediato nella quotidianità queste conversazioni. Detto questo, vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio del podcast e vi ricordo che mi trovate ovviamente anche su la tela punto com e da lì potete arrivare ovunque, anche al mio instagram. Buona serata! Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao