Speaker 0: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi esploriamo insieme un argomento che sapete mi sta molto a cuore, che è la scuola, ne parlo spesso sul podcast, e questa volta ho deciso di coinvolgervi in una sorta di labirinto di ricerche di studi di letture in cui sono finita leggendo proprio dei benefici dell'iniziare la scuola un anno dopo, come succede per esempio nel sistema finlandese o in generale non solo di iniziare un anno dopo, ma anche di cambiare un pochino la nostra mentalità e per esempio non preferire la primina se c'è l'opzione. Sono partita da un articolo recente che ho letto sul sito Raced good che si intitola delaying school may protect against development al disorders. Ritardare l'inizio della scuola potrebbe proteggere da disturbi di sviluppo e da lì poi sono entrata nelle varie ricerche nei vari studi. Vi metterò poi tutti I link nelle note dell'episodio perché appunto a volte diciamo che entro in queste ricerche poi mi capita di seguirne le tracce guardarmi indietro e pensare questo non posso non condividerlo con la comunità La tela e quindi eccoci qui.
Spero che possiate prenderlo con flessibilità mentale questa è una premessa che faccio spesso quando parlo di scuola so bene per esempio in questo caso che non tutte le famiglie possono permettersi di ritardare la scuola dell'infanzia per esempio senza parlare di quella primaria che in Italia inizia obbligatoriamente ai sei anni, Quindi quanto sentirete oggi è più per ampliare la nostra conoscenza che possiamo fare sempre, anche se la nostra realtà non coincide con la situazione ideale. Avere la conoscenza è potere, avere la conoscenza ci libera e ciò che può portare a un cambiamento di mentalità ed è solo un cambiamento di mentalità che può portare a un vero e proprio cambiamento ma non solo, avere la conoscenza può anche aiutarci ad accompagnare meglio I nostri bambini nel loro percorso scolastico e questo è sempre sempre sempre più importante in un mondo come quello odierno in cui I tassi di stress e depressione infantile sono più alti che mai. Quindi iniziamo proprio dalla domanda: perché ritardare l'inizio della scuola anche solo di un anno può portare benefici? Questa domanda sta diventando sempre più rilevante, sempre più importante tra educatori, ricercatori, psichiatri, perché vediamo sempre di più una maggiore pressione sui bambini a ottenere risultati accademici in età sempre più giovane, quindi sempre prima, sempre più presto.
A me questa domanda interessa, incuriosisce da molti anni perché da quando siamo insieme da vent'anni Alex mi ricorda che per lui è strano che I bambini entrino a scuola a sei anni, perché lui è entrato ai sette in Finlandia, ed è ancora più strano che prima dei sei anni in tante scuole effettivamente si faccia scuola didattica perché in Finlandia di cui parleremo anche più avanti e di cui parlano molte ricerche perché è considerato uno dei sistemi scolastici migliori al mondo, prima dei sette anni si gioca e basta. La prima volta che un bambino finlandese approccia la scrittura e la lettura è proprio a sette anni, almeno a scuola. Ed è anche per questo che quando abbiamo iniziato home school e io ancora insicura della nostra strada, è un po' come quando si avvia un cambiamento o si inizia un percorso di cui non siamo completamente sicuri mi preoccupavo perché pensavo che I bambini fossero già indietro, pensavo che visto che non leggevano scrivevano ancora con fluidità a quella che sarebbe stata la fine del primo anno di primaria ci fosse qualche problema e Alex continuava a dirmi Carlotta ricordati che in Finlandia loro non sarebbero neanche a scuola ancora neanche nella scuola formale inizierebbero la scuola elementare l'anno prossimo e quindi non avrebbero neanche ancora iniziato a leggere o scrivere.
Di tutto questo tra l'altro della nostra esperienza con la lettura vi parlo però in un altro episodio che sto preparando perché credo che sia molto interessante e che possa piantare qualche semino per qualche cambio di mentalità. Torniamo all'argomento di oggi che appunto è stato un po ispirato dall'articolo di Raced good che vi metto anche nelle note e questo articolo subito attirato la mia attenzione anche per quello che anni fa avevo letto nel libro Thrivevers di cui ho da poco pubblicato un riassunto del capitolo tre l'autocontrollo e proprio in quel capitolo c'è la parte che mi è tornata alla memoria quando ho visto il titolo di questo articolo di Tracy di Race Good. Michelle Borba in quel capitolo scrive che uno dei mercati che sta crescendo più rapidamente è proprio quello dei doposcuola per ottenere voti migliori, ma lei sostiene che questo è un mercato pericoloso perché se guardiamo dove sono, dove si trovano statisticamente I bambini non solo più bravi accademicamente ma anche più felici, ovvero secondo l'UNICEF Danimarca e Finlandia, tutto questo tutta questa pressione accademica, business del doposcuola, questo avere dei tutor doposcuola per migliorare I voti, per arrivare, per raggiungere il livello degli altri non aiuta davvero I bambini, anzi è causa di tantissimo stress che è strettamente collegato al fortissimo declino tra I bambini e I ragazzi e quindi gli adulti futuri adulti della capacità di controllare di regolare gli impulsi di autoregolarsi.
Ma mi aveva incuriosito proprio che Borba scrivesse che in Danimarca e in Finlandia la scuola inizia un anno più tardi rispetto agli Stati Uniti e che lo scrivesse proprio per mostrare che questi due paesi hanno le percentuali più alte di alfabetizzazione a livello mondiale. Inoltre le sue ricerche, come ascolterete nel capitolo tre di Tryvers, mostrano che un ritardo di un anno nell'inizio della scuola riduce drasticamente disturbi di attenzione e iperattività. Non parliamo di una percentuale piccola ma del settantatré por cento in media per un bambino di undici anni. Ecco perché quando ho letto il titolo dell'articolo di Tracy di Race Good mi sono fermata e sono entrata in questa spirale, in questo labirinto di ricerche. Vi traduco la prima parte dell'articolo di Tracy e poi la prendiamo da lì.
Avevo l'età di mio figlio quando ho iniziato la scuola, a quattro anni e mezzo ero tra I più piccoli della mia classe. Fortunatamente io ero una bambina degli anni ottanta quando la scuola dell'infanzia non era ancora la nuova prima elementare e le pressioni accademiche sui bambini erano ridotte rispetto agli standard moderni, ma I tempi sono cambiati, siamo evoluti e siamo diventati più sofisticati. I bambini moderni a quanto pare sono più avanzati, sanno leggere, scrivere, fare addizioni e sottrazioni in età sempre più giovane. Un amico mi perfino detto che di recente gli alunni della seconda elementare stanno già padroneggiando il coding. Sembra che ci concentriamo così tanto sul fatto che possiamo istruire o lei mette tra parentesi addestrare un bambino che non ci fermiamo a chiederci se dovremmo davvero farlo.
Speaker 1: Con la
Speaker 0: scuola dell'infanzia all'orizzonte amici familiari e sconosciuti presumono che nostro figlio inizierà la sua carriera accademica a settembre ma se la maternità mi insegnato qualcosa è a mettere in dubbio tutto, a mettere tutto in discussione, a mantenere una mentalità aperta e a fare scelte informate e proattive, perché le politiche governative non riflettono necessariamente I bisogni psicologici e di sviluppo dei bambini, e invece di muoversi alla velocità di ghepardo di mio figlio tendono a essere lente a reagire anche se le scoperte scientifiche vanno contro le aspettative culturali e l'opinione pubblica. Di questo parliamo spesso sulla tela anzi abbiamo perfino creato un progetto nel duemila ventuno che si chiama la tela teachers in cui regaliamo tanti dei nostri contenuti a insegnanti proprio perché crediamo sappiamo a dire il vero che se vogliamo un cambiamento dobbiamo avviarlo dal basso, non possiamo aspettare che arrivi dall'alto. Siamo già oltre cinquemila insegnanti credo e continuiamo a crescere, quindi questo è molto bello, molto positivo, mi dà speranza. A questo punto Tracy cita un articolo del duemila cinque che si intitola il dono del tempo? L'età di inizio della scuola e la salute mentale che dimostra che ritardare di un solo anno l'inizio della scuola può giovare in modo significativo alla salute mentale dei bambini, consentendo loro di auto regolare meglio l'attenzione e I livelli di iperattività.
Lo studio fa riferimento sia alla Danimarca in cui appunto si inizia la scuola un anno dopo, sia al fenomeno che sta diciamo prendendo piede negli Stati Uniti da un po' che è quello del red shorting ovvero quando sono I genitori che scelgono di ritardare l'inizio della scuola formale e secondo lo studio I benefici dell'inizio ritardato della scuola sono vari: un miglioramento della salute mentale, in particolare un ritardo di un anno nell'inizio della scuola, lo studio dice che porta a riduzioni notevoli delle difficoltà legate all'attenzione e all'iperattività perché I bambini hanno una migliore autoregolazione e una migliore stabilità emotiva. Poi proprio una migliore autoregolazione che è fondamentale sia per il successo accademico sia per quello sociale. Lo studio suggerisce proprio che un periodo più lungo di apprendimento informale, quindi basato sul gioco prima di iniziare l'educazione formale, quindi in un certo senso quello che fa la Finlandia, aiuti a sviluppare queste competenze. Anzi lo studio dice che I benefici sono a lungo termine perché sembra infatti che gli effetti positivi dell'iniziare la scuola un anno più tardi non siano solo evidenti nella prima infanzia ma persistano poi anche nella crescita dei bambini. Per esempio lo studio evidenziato che un bambino medio di undici anni che iniziato la scuola un anno più tardi sia meno incline a sviluppare disturbi di attenzione e iperattività, ma ci tengo anche a sottolineare che lo studio appunto parla del fatto che gli effetti variano in base ai fattori socio economici risultando più pronunciati tra I bambini provenienti da famiglie con redditi più elevati, e infine ritardare l'inizio della scuola è più in linea con le teorie della psicologia dello sviluppo più recenti, perché tutte enfatizzano l'importanza di un tempo prolungato per l'apprendimento informale, per il gioco autonomo, per poter migliorare non solo lo sviluppo del linguaggio ma anche appunto l'autoregolazione quindi la gestione delle emozioni.
Ho anche trovato molto interessante che lo studio parli di benefici sia nella maturità relativa sia nella maturità assoluta. La maturità relativa si riferisce ai vantaggi che un bambino più grande potrebbe avere rispetto ai suoi compagni più giovani nella stessa classe. Lo studio spiega proprio che I bambini che iniziano la scuola più tardi sono generalmente più grandi rispetto ai loro compagni, il che significa che potrebbero essere più avanzati in vari aspetti dello sviluppo, come per esempio la regolazione emotiva e le abilità cognitive, e questa differenza di età relativa può portare a migliori performance accademiche anche ma anche proprio a migliore adattabilità all'ambiente scolastico. La maturità assoluta invece riguarda l'idea che iniziare la scuola a un'età più avanzata sia più appropriato in generale dal punto di vista dello sviluppo del bambino perché come dicevamo prima I bambini che iniziano la scuola più tardi hanno avuto più tempo per partecipare a esperienze di apprendimento informale basate sul gioco che supportano lo sviluppo del linguaggio, la capacità di regolare I propri stati cognitivi emotivi, e questo periodo prolungato prima della scuola formale consente una transizione più graduale e adeguata allo sviluppo nell'educazione strutturata. E poi l'articolo di Tracy sposta il focus su uno studio che si concentra invece sui benefici dell'iniziare la scuola più tardi rispetto alle diagnosi di ADHD.
Questo super interessante fa riferimento a uno studio condotto dal Dr. Martin Whiteley della Curtin University australiana che è stato pubblicato sul Medical Journal of Australia e analizzato I dati di oltre trecentomila studenti australiani delle scuole elementari di età compresa tra I sei ei dieci anni scoprendo che I bambini nati nell'ultimo mese dell'anno scolastico consigliato quindi I più piccoli della classe avevano circa il doppio delle probabilità di ricevere una prescrizione di farmaci per l'ADHD rispetto ai bambini nati nel primo mese dell'anno scolastico, quindi I più grandi. Quindi per dirlo con parole diverse I bambini più piccoli dei loro compagni di classe hanno una probabilità significativamente maggiore di ricevere una prescrizione di farmaci per l'ADHD. Il dottor Whiteley avanza la sua preoccupazione che I bambini più piccoli di una
Speaker 1: classe potrebbero essere
Speaker 0: erroneamente diagnosticati con ADHD, potrebbero essere erroneamente diagnosticati con ADHD semplicemente perché sono meno maturi rispetto ai loro coetanei più grandi. In sostanza I loro comportamenti che potrebbero essere il risultato del il risultato del loro stadio di sviluppo piuttosto che di un vero e proprio disturbo, potrebbero essere erroneamente classificati come ADHD. Whiteley suggerisce che consentire ai genitori un maggiore controllo sulle date di inizio della scuola potrebbe contribuire a meno di controllo sulle date di inizio della scuola potrebbe contribuire a mitigare questo problema riducendo potenzialmente il rischio di diagnosi errate. Il suo studio prende in considerazione l'Australia, ma abbiamo modelli simili, studi simili anche in altri paesi, tra cui per esempio gli Stati Uniti e il Canada, dove I tassi di diagnosi di ADHD e di somministrazione di farmaci sono notevolmente più elevati. Proprio in Canada, per esempio, uno studio del duemila dodici analizzato quasi un milione di bambini canadesi di età compresa tra sei e dodici anni esaminando I dati di prescrizioni, servizi medici, ricoveri ospedalieri nel periodo tra l'uno dicembre mille novecentonovantasette e il trenta novembre duemila otto.
Lo studio suggerisce che l'età relativa dei bambini all'interno della stessa classe può influenzare in modo sostanziale la probabilità di diagnosi e trattamento dell'ADHD perché I bambini più giovani e quindi meno maturi potrebbero essere più facilmente diagnosticati con ADHD e trattati con farmaci anche se questi comportamenti possono essere semplicemente una manifestazione della loro immaturità relativa piuttosto che di un vero disturbo. Quindi anche qui in Canada risultati simili allo studio del dottor Whiteley in Australia. E di nuovo le implicazioni di questi risultati sono notevoli. Sottolineano la necessità di considerare l'età relativa dei bambini quando si effettuano diagnosi di ADHD e si pianificano trattamenti. E' davvero importante adottare approcci di valutazione che tengano conto dell'età e dello sviluppo del bambino per evitare diagnosi inappropriate e trattamenti non necessari e non giustificati.
A me preoccupano molto queste diagnosi di ADHD in costante crescita. Ho anche programmato un episodio con la dottoressa Ilaria Imbrogno con la quale ho parlato di questo problema proprio quando l'ho incontrata a Potenza durante il mio tour del libro e che mi raccontato cose davvero allarmanti anche sulla situazione italiana, per esempio che oggi lei si ritrova in studio bambini già nelle prime settimane di prima elementare, quindi a sei anni, e come questa età si sia sempre di più anticipata negli ultimi dieci anni che lei lavorato appunto con con bambini e con famiglie con queste diagnosi. Io so che per alcune famiglie che stanno vivendo la realtà dell'ADHD questi dati e questi studi possono essere un po' spaventosi e terrificanti, ma io sono davvero felice che ci siano studi come questo perché dobbiamo ampliare il dibattito sulla ADHD, la sua diagnosi, il suo trattamento, e nonostante le cause della ADHD siano ancora molto dibattute con fattori che vanno dalle differenze neurofisiologiche all'esposizione prenatale ai farmaci, quindi ci sono veramente tantissimi fattori e non è ancora molto chiaro queste ricerche mostrano che alcuni bambini soprattutto I più piccoli potrebbero effettivamente venire diagnosticati in modo errato sulla base di osservazioni di una normale immaturità legata all'età e questo è importante perché se consideriamo gli elementi presi in considerazione per la diagnosi per esempio fattori come il bambino si distrae troppo facilmente, gioca in maniera troppo rumorosa, è troppo agitato, si
Speaker 1: arrampica troppo, interrompe troppo spesso, io credo che ogni
Speaker 0: genitore di bambini di troppo interrompe troppo spesso. Io credo che ogni genitore di bambini di cinque anni dovrebbe sentire un campanello d'allarme perché queste sono caratteristiche assolutamente naturali per I bambini piccoli, per bambini sani il movimento è cruciale nello sviluppo evolutivo e permetterlo, anzi no, non solo permetterlo, ma incoraggiarlo almeno fino ai sette anni dovrebbe essere alla base di ogni sistema scolastico. So che mi ripeto spesso mai bambini hanno bisogno di movimento, di gioco libero, di arrampicarsi, di con il corpo per consentire un naturale sviluppo cerebrale e socio emotivo e invece purtroppo la crescente attenzione per l'aspetto accademico portato sempre di più a bambini di sei anni che devono stare seduti la maggior parte delle ore scolastiche magari a un banco da soli che non possono collaborare mentre invece proprio a quell'età è quando si sviluppano le loro capacità sociali quindi dovrebbero lavorare in gruppo invece noi li dividiamo ma tutto questo non lo dico io lo dice la ricerca lo dice la scienza oggi abbiamo davvero tanti studi sul ruolo fondamentale del gioco del movimento nello sviluppo e anche se qualcosa si sta muovendo con la creazione di sempre più scuole alternative come per esempio quelle nel bosco in cui si sta spesso in natura e si usa molto il corpo per esplorare sembra che la maggior parte dei governi ignorino questi studi.
O magari hanno solo tempi di bradipo, ma questo non toglie la mia delusione perché credo che avremmo già dovuto iniziare a vedere qualche cambiamento in più anche nella scuola pubblica, che non è incrementare le ore di educazione fisica e poi spremere gli studenti al massimo perché non c'è tempo per finire il programma, ma è rivedere il programma, magari ridurlo, inserire quello che è davvero necessario, lasciare andare qualcosa, rivedere la struttura delle lezioni per esempio copiando magari sistemi educativi d'eccellenza come quello finlandese. Forse ve l'ho già detto in altri contenuti, ma I bambini e ragazzi finlandesi hanno lezioni di quarantacinque minuti di seguito seguite da pause di quindici minuti che sono obbligatorie e in cui si deve uscire all'aria aperta anche sotto zero nel frattempo si aprono le finestre delle aule. Perché? Perché il cervello bisogno di ossigeno e di movimento per imparare. E proprio a proposito di movimento, Tracy nel suo articolo menzionato uno studio che mi è sembrato molto completo proprio sull'importanza del movimento e del gioco.
Si intitola l'apprendimento, il pensiero, la creatività e l'intelligenza non sono processi del solo cervello ma di tutto il corpo. E Carla Hannaford autrice anche del libro Smart Moves scrive che non possiamo più limitare l'ambiente di apprendimento allo stare seduti in silenzio e a memorizzare le cose e dimostra attraverso la sua ricerca che I bambini hanno bisogno di molto tempo molto più tempo per il gioco libero che comporta il movimento di tutto il corpo e ne hanno bisogno proprio per sostenere lo sviluppo cognitivo. Perché anche se il cervello è spesso visto come l'unico protagonista del processo di apprendimento, nello studio si legge proprio che le stesse ragioni del cervello responsabili del movimento sono anche coinvolte nel pensiero di livello superiore. C'è un forte legame tra avere molto tempo per il gioco libero e il movimento e la capacità di eseguire attività, azioni e pensieri di livello superiore. Vi riassumo una parte dello studio perché sapete che queste conversazioni mi affascinano?
Chi segue il mio lavoro da tanto tempo è possibile che abbia già ascoltato qualcosa di tutto questo, ma a me non annoia mai spero che non annoi neanche voi la dottoressa Hanaford scrive che I bambini nascono con una dotazione completa di neuroni desiderosi di stimoli il movimento dal sollevare la testa al gattonare fornisce un input sensoriale fondamentale che costituisce la base delle connessioni neurali in tutto il cervello. Questi primi movimenti non sono casuali ma sono proprio progettati per stimolare varie modalità sensoriali e integrarle nelle reti neurali neuronali di sviluppo, in via di sviluppo. Ad esempio il sistema visivo responsabile delle interpretazioni di forme e colori e il sistema uditivo che elabora suoni e ritmi sono entrambi impegnati e sviluppati attraverso esperienze sensoriali facilitate proprio dal movimento. Man mano che I bambini crescono le loro esperienze sensoriali diventano sempre più complesse. La dottoressa prende ad esempio l'interazione di un bambino con una palla.
Inizialmente il bambino può riconoscere la palla solo come qualcosa di liscio e rotondo. Col tempo man mano che interagisce con la palla, lanciandola prendendola osservando come rimbalza, la sua comprensione evolve e questa progressione dalla conoscenza semplice a quella complessa riflette la rete crescente di percorsi neurali nel cervello. Ogni nuova interazione con la palla rafforza ed elabora questi percorsi dimostrando come l'esperienza contribuisca direttamente allo sviluppo del cervello, il movimento contribuisca direttamente allo sviluppo del cervello. Ora tutto questo non dovrebbe sorprendere perché è da tanto che sappiamo che fin dalla nascita il corpo svolge un ruolo indispensabile per l'apprendimento e lo sviluppo del cervello. Gianmaria Montessori diceva che la mano è lo strumento della mente, ma con ricerche come quella della dottoressa Hannaford facciamo un passo più in là perché vediamo che attività come la corsa, l'arrampicata, l'equilibrio, ovvero componenti del gioco libero in natura o al parco giochi, non sono solo ricreative ma sono essenziali per lo sviluppo di abilità complesse come la risoluzione dei problemi, la creatività, la progettazione, la regolazione degli impulsi, eccetera.
L'interazione tra attività fisica e crescita cognitiva sottolinea l'importanza di incorporare il gioco libero e il movimento nella routine quotidiana. Poi la dottoressa fa vari esempi di benefici del movimento che vanno oltre il semplice input sensoriale. Uno di questi, come dicevamo prima, è proprio il fatto che il gioco all'aperto permette ai bambini di sperimentare l'ambiente in tre dimensioni che è fondamentale per sviluppare la questo caso anche allo sviluppo visivo, al contrario l'eccessivo tempo trascorso davanti allo schermo, che di solito rappresenta, anzi che di solito presenta le informazioni in due dimensioni può ostacolare queste abilità visive e potenzialmente influenzare le successive capacità di lettura. Quindi in conclusione se proprio vogliamo trarre le somme favorire un ambiente I cui I bambini possano muoversi liberamente, interagire con l'ambiente circostante, giocare in maniera libera non è solo vantaggioso ma è fondamentale per il loro apprendimento e sviluppo generale E se non lo fa la scuola dovremmo cercare di sopperire noi genitori a casa che spesso significa semplicemente magari ridurre un'attività extrascolastica, magari fare uno sport in meno e andare di più al parco giochi, al fiume dietro casa, a giocare con I piedi nell'acqua, in spiaggia a costruire capanne con I rami portati dalla corrente, ma gioco libero, non strutturato, non diretto, non guidato, gioco libero.
E in questo discorso sul movimento e sul gioco libero si inserisce anche il tema di oggi, ovvero come possa beneficiare I bambini scegliere di avviare l'educazione formale, quindi in un ambiente mirato all'apprendimento accademico, un anno più tardi. Qual è l'età giusta? La dottoressa e autrice del libro del duemila sedici Rest grow and Play Debora Macnamara suggerisce che la risposta non è un'età arbitraria ma è più relazionata come abbiamo visto finora proprio allo sviluppo del cervello, quindi quando il cervello è sufficientemente sviluppato. In genere lei dice questo avviene tra I cinque ei sette anni se il bambino avuto la possibilità di svilupparsi in un ambiente adeguato e ci ricorda però che non esiste una taglia unica per tutti e specifica che per esempio per un bambino altamente sensibile questo processo potrà richiedere anche due anni in più. Scrive la maturità non l'istruzione accademica è la chiave per il successo degli studenti.
Siamo arrivati alla fine ma prima di salutarvi ci tengo a concludere con una mia riflessione personale: iniziare l'educazione formale un anno dopo non significa necessariamente tenere I bambini a casa. La realtà è che la maggior parte delle famiglie non può per via del lavoro e anche per chi può non possiamo dimenticarci della nostra libertà e del nostro benessere di adulti, di individui dietro I genitori che hanno bisogno di tempo e cura per sé, Tempo e cura che spesso solo la scuola può offrire perché spesso viviamo lontani dalle famiglie, dai nonni, da persone che possano effettivamente offrirci quel tempo e quella cura per noi. Ma io penso davvero che ci siano modi per ritardare l'avvio della scuola formale. Per esempio se ci offrono l'opzione di fare la primina dire di no, scegliere serenamente di no, scegliere se possibile una scuola dell'infanzia basata solo sul gioco e sul movimento, non una che sia la nuova prima e seconda elementare, ma una che proprio non si concentri quasi affatto sull'aspetto accademico ma soltanto sul gioco libero e quando I bambini vanno a scuola iniziano l'apprendimento formale dobbiamo ricordarci che loro non sono I loro voti dobbiamo dare più importanza al benessere socio emotivo piuttosto che alla performance scolastica e alle prestazioni di questo trovate anche altri episodi sul podcast.
Questo è tutto per oggi. Spero che questa conversazione abbia piantato alcuni semini e vi do appuntamento al prossimo venerdì con un altro episodio di EducareCon Calma. Nel frattempo vi ricordo che se volete commentare, partecipare o avviare una conversazione su questo tema potete farlo su la tela punto com barra podcast o cercando nella lente in alto a destra il titolo dell'episodio. Tra l'altro questo mi sembra anche un bellissimo tema, un bellissimo episodio da commentare per gli educatori e le educatrici insegnanti che mi ascoltano e vorrei ricordare a tutti gli insegnanti proprio che abbiamo questo progetto la tela teachers che è un progetto veramente molto valido e quando completate il vostro profilo potete anche entrare a fare parte di una categoria del forum riservata esclusivamente agli insegnanti in cui effettivamente possiamo tutti insieme avviare conversazioni in uno spazio sicuro tra professionisti del settore. Non mi rimane che augurarvi buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo.
Ciao ciao!