Preferiti dei bambini

Speaker 0: Benvenuti e benvenute a un altro episodio di educare con calma. Oggi vorrei approfondire un aspetto specifico di un argomento molto vasto su cui ci siamo confrontati recentemente sulla tela e che riguarda davvero tantissime famiglie direi tutte le famiglie Parliamo di tecnologia ed educazione al digitale, che è stato il tema del pacchetto editoriale di dicembre duemila ventiquattro. E in questo episodio parleremo in particolare di adolescenti o preadolescenti e uso dei cellulari. Sì, lo sapete che a volte mi faccio I miei suoni di transizione. Prima di iniziare vi ricordo o racconto, se non lo sapete ancora, che ogni mese gli abbonati della comunità ricevono un nutriente pacchetto a tema con contenuti risorse dirette che aiutano a fare il lavoro su cui stiamo lavorando sul tema del mese.

A dicembre del duemila ventiquattro abbiamo parlato di tecnologia e adesso I contenuti che abbiamo offerto alla comunità di abbonati sono in vendita anche separatamente sullo shop. Il focus di Silvia D'Amico sulla dipendenza da schermi, il gioco produttivo del primo approccio al coding, quindi alla programmazione e una lezione di yoga with Grace, che è la nostra proposta di schermi attivi. Quindi tutti questi contenuti ora li trovate insieme a tutti gli altri anche sullo shop. E proprio nella newsletter di dicembre abbiamo approfondito l'argomento tecnologia toccando una parte, una sfumatura scomoda per molti genitori di preadolescenti e adolescenti e cioè il rapporto dei ragazzi con il cellulare. Se non siete ancora iscritti o iscritte alla newsletter vi ricordo che potete farlo andando sulla tela punto com barra newsletter.

Come il podcast, anche la newsletter è un contenuto al quale lavoriamo davvero con tantissima cura, in cui investiamo tantissimo tempo, che amiamo offrire e lo facciamo gratuitamente. Inoltre ti ricordo anche che se hai l'abbonamento a tutta la tela hai anche accesso a tutto l'archivio che è davvero gigante di newsletter passate. Andiamo adesso al nodo cruciale della questione. Per farlo vi leggo proprio un breve estratto di di dicembre. Stavo presentando il mio libro Cosa sarò da grande in un piccolo paesino italiano e un papà che era lì con sua figlia di dodici anni mi fece una domanda: nel libro parli di schermi e di ridurli, ma come si fa all'età di mia figlia?

Come posso rispondere alla sua richiesta di avere un cellulare? Io mi fermai un momento prima di rispondere. Non amo parlare di ciò che non ho vissuto direttamente con I miei figli. Certo, conosco la teoria, ma nei miei contenuti scelgo di scrivere solo di ciò di cui ho già avuto esperienza. Per questo definisco il mio libro il primo non manuale di genitorialità perché non volevo sedermi in cattedra, volevo raccontarti la nostra storia, non perché credo che il mio sia l'unico modo di educare I figli, ma perché ciò che faccio io è l'unico modo che conosco per parlare di genitorialità in maniera onesta intellettualmente.

Spiegai tutto questo al papà e poi gli offrì una domanda per tessere I primi fili di una ragnatela di pensieri che lo invitava a continuare a tessere a casa. Spesso gli dissi dietro il desiderio di usare il cellulare si nasconde una ragione più profonda. Hai mai chiesto a tua figlia perché le piace così tanto usarlo e perché per lei è così importante? Fece di no con la testa. Allora mi rivolsi direttamente alla ragazza e glielo chiesi io.

Nei pochi secondi che seguirono I miei pensieri immaginarono varie risposte e mi aspettavo una frase di questo tipo: perché tutte nella mia classe ce l'hanno e non voglio sentirmi diversa. Lei invece, con la saggezza dei suoi dodici anni, ci disse perché voglio sentirmi più grande. Suo papà si girò verso di lei con aria sorpresa e occhi lucidi. Non aveva mai pensato di farle quella domanda e non avrebbe immaginato una risposta così profonda. Ora, a parte il fatto che questo è uno dei miei aneddoti preferiti del tour, ci tengo a fare un inciso perché credo sia davvero molto importante.

A prima vista la richiesta di un cellulare potrebbe sembrare un problema che riguarda solo I genitori di preadolescenti e adolescenti, e invece non è così. Per arrivare preparati a questo momento, quello in cui ci chiedono di avere un cellulare è fondamentale mettere le basi prima, quando sono ancora piccoli e la relazione con lo smartphone sembra ancora molto, molto lontana. Ed è per quello che nella categoria del percorso c'è proprio una sottocategoria nelle cose difficili che parla di tecnologia. Alla fine dell'episodio vi parlerò un pochino più di questo concetto, ma prima per arrivare a tirare le fila di questa ragnatela di pensieri abbiamo chiesto il supporto di Giulia Dall'Aglio, una professionista che conosce molto molto bene le dinamiche legate all'uso della tecnologia in famiglia. Giulia è ingegnera elettronica e dell'automazione ed è da sempre una grande appassionata di tecnologia a cui si è poi aggiunta anche la passione per l'educazione.

E così dopo dieci anni di lavoro come sviluppatrice software e project manager in ambito tech deciso di fondare il progetto Tecnologia Familiare, che proprio l'obiettivo di accompagnare genitori e famiglie verso un rapporto equilibrato con il mondo digitale. Non potevamo che chiedere un suo intervento. Ve lo lascio ascoltare.

Speaker 1: Ciao a tutte e a tutti, sono Giulia Dallaglio, esperta e consulente digitale, fondatrice del progetto Tecnologia Familiare. Dopo la laurea in Ingegneria dell'Automazione e oltre dieci anni di lavoro nel settore tech come sviluppatrice software e project manager, oggi mi dedico a supportare le famiglie nel costruire un rapporto equilibrato con la tecnologia attraverso consulenze personalizzate e percorsi di gruppo webinar e tanto altro. Il mio obiettivo è quello di creare un ponte tra genitori nei quali io vedo più la soluzione che il problema, il digitale e I loro figli. Oggi vorrei parlare con voi dell'introduzione nella vita dei nostri figli del loro primo smartphone che è un passaggio molto importante e spesso anche un po critico. Vi riporto alcuni dei motivi che hanno spinto I genitori con cui mi confronto ormai quotidianamente ad acquistare un primo telefono ai propri figli.

I genitori mi hanno detto gliel'ho comprato per motivi organizzativi oppure tutti I suoi amici ce l'hanno e non voglio che rimanga escluso dal gruppo se dovesse aver bisogno in questo modo può chiedermi aiuto più facilmente me l' chiesto per così tanto tempo che a un certo punto ho ceduto Vive in un mondo digitale, per me è importante che sviluppi anche questo genere di responsabilità. E infine è la scuola che lo richiede con tutti I compiti digitali che hanno. Dall'altra parte ovviamente ci sono invece tutti quei genitori che preferiscono aspettare e hanno motivazioni altrettanto valide, come per esempio: mi fa paura perché temo potrebbe mettersi nei guai online, oppure ho paura che perda troppo tempo, ho paura che ne diventi dipendente, rimando il più possibile perché poi è la fine, non si torna più indietro, non ho né tempo né energia per riuscire poi a monitorare l'uso che ne fa, Non glielo compro perché potrebbe romperlo subito. Mio figlio non me l' mai chiesto. Immagino che anche molti di voi si siano ritrovati in queste preoccupazioni.

Quanti di voi si sono trovati a dover giustificare una scelta sul digitale ai propri figli o ad altri genitori. Non è facile, lo so. Però non siamo soli. Le sfide che affrontiamo sono le stesse per tutti noi. Noi, come genitori oggi, ci troviamo ad affrontare sfide che I nostri stessi genitori non hanno mai incontrato.

Non siamo stati educati al digitale e obiettivamente il mondo digitale porta con sé enormi opportunità, e io chiamo il digitale, sono la prima a ricordarle a tutti I genitori preoccupati, però porta con sé anche molte preoccupazioni. Capisco quanto possano sembrare insormontabili queste preoccupazioni, ma esistono delle strategie che possono aiutarci. Come possiamo veramente accompagnare I nostri figli nel digitale senza sentirci sopraffatti? Oggi vorrei condividere con voi tre concetti che possono fare davvero la differenza nel nostro rapporto con I figli e con la tecnologia. Il primo è che tutti I genitori sono in difficoltà con il digitale, anche il genitore che sta facendo il miglior lavoro possibile con I propri figli può cadere in qualche trappola digitale.

Vi faccio un esempio: quando ci accorgiamo che il tempo sugli schermi dei nostri figli è aumentato e anche se sappiamo che dovremmo limitarlo a volte cadiamo nella tentazione di lasciar correre per avere un po' di pace. Un po' perché le trappole non sono poche e un po' anche perché noi genitori non siamo stati educati al digitale in primo luogo. Quindi primissimo consiglio parliamo di digitale, parliamo di educazione digitale, informiamoci sul tema e poi agiamo. Questi sono tutti modi per ridurre il nostro senso di impotenza, di isolamento e anche di giudizio tra I genitori. Purtroppo il digitale è diventato l'ennesimo motivo di giudizio tra genitori e di dimostrazione di qualità genitoriali ognuno secondo I propri canoni.

C'è chi si reputa un genitore migliore perché non fa utilizzare il digitale ai propri figli e chi il contrario. Il secondo concetto che vi voglio portare è che se c'è un segreto è il dialogo. Immaginate di iniziare una conversazione così: So che il telefono è importante per te ma vorrei capire come possiamo usarlo al meglio insieme. Dimmi cosa ti piace fare di più sullo smartphone? Questo tipo di approccio apre la porta al dialogo senza far sentire I figli giudicati.

Quello che abbiamo fatto fino ad ora ovvero quella lista schietta di regole imposte dall'alto non funziona spesso sul lungo periodo perché la forza attrattiva del digitale è veramente troppo forte. Le regole sono sacrosante e indispensabili ma dobbiamo scegliere la strada del dialogo per iniziare a sviluppare la consapevolezza e la capacità di discernimento nei nostri figli. Sicuramente è la strada più lunga e complicata parlare con gli adolescenti a volte è davvero difficile. La soluzione per pensare di avere dei figli circa autonomi nell'utilizzo del digitale verso I 16-diciotto anni però difficilmente esulata questo passaggio noi non siamo in grado di prevedere come sarà il mondo anche digitale tra dieci anni. Possiamo dare ai nostri figli gli strumenti per essere in grado di gestire al meglio qualunque cosa ci sarà.

Gli strumenti che possiamo dare ai nostri figli per fortuna sono biologici, sono le loro abilità, le loro capacità di relazioni umane, di pensiero, di scelta. Per farlo è necessario il dialogo e sono necessari I limiti quando sappiamo che I nostri figli non dispongono ancora totalmente di queste capacità. A questo proposito vi riporto anche il mio ultimo consiglio per oggi ricordatevi che I limiti sono gesti d'amore che facciamo nei confronti dei nostri figli l'essere umano in particolare l'essere umano adolescente e bambino bisogno di limiti e di regole per riuscire a circoscrivere il proprio campo d'azione, per capire cosa può fare e cosa no. Vi porto un esempio: una mamma mi raccontato di come il limite di non portare I telefoni in camera da letto abbia col tempo migliorato la comunicazione con suo figlio. Lui inizialmente era contrario ma poi iniziato a condividere più momenti con la famiglia perché aveva bisogno di parlare.

Non abbiate paura di mettere dei limiti e non abbiate paura delle loro reazioni. Se I limiti hanno un senso, un motivo che riusciamo a spiegare e sono condivisi all'interno della nostra famiglia allora possiamo vederli come bisogni emotivi fondamentali. Mettendo un limite adeguato e osservando nel rispetto, noi stiamo certificando ai nostri figli la nostra presenza. Quando sono ancora bambini ci chiedono di essere guardati in continuazione. Quando crescono hanno ancora bisogno di essere guardati e si rendono conto che lo stiamo facendo anche grazie ai limiti che mettiamo per proteggerli.

Poi sicuramente potranno vivere male o con frustrazione l'arrivo di questi limiti ma in generale nessuno di noi ama I limiti a meno che non se ne riconosca l'utilità. Quindi, ricapitolando, affrontiamo insieme le sfide ricordiamoci che il dialogo è la chiave e che I limiti sono un atto d'amore. Noi genitori possiamo davvero fare la differenza, smettiamo di essere parte del problema e diventiamo la soluzione passando all'azione fin da subito.

Speaker 0: Grazie infinite Giulia per le tue Tra le altre cose che detto personalmente ho amato tantissimo la parte in cui ci ricordato che I genitori sono parte della soluzione e non del problema. Questa frase risuona immensamente ed è proprio così secondo me nella genitorialità, in tutti I suoi aspetti è così la genitorialità diventa più facile quando acquisiamo questa consapevolezza quando interiorizziamo che il cambiamento parte da noi genitori parte da noi adulti dagli adulti dietro I genitori e non per niente il motto della tela è che il mondo si cambia un adulto alla volta. Quindi grazie davvero Giulia e grazie anche per la tua pazienza e la passione che metti nel tuo lavoro. A proposito di questo vi racconto un piccolo dietro le quinte con il suo permesso naturalmente. Quando Giulia aveva messo in calendario la registrazione del suo intervento per il podcast è stata accolta da un bruttissimo raffreddore che è durato un sacco di tempo purtroppo e quindi questo episodio che doveva uscire nel mese del pacchetto editoriale sulla tecnologia esce soltanto oggi però una cosa che ci fatto sorridere è che a un certo punto negli scambi via mail e messaggi che avuto con il team detto basta io questa settimana registro l'intervento raffreddore oppure no E così fatto.

E questo non è affatto scontato. Le fa davvero capire quanto profondi siano l'impegno e la passione che Giulia, come me, come tante altre professioniste e professionisti, mettono qui sulla tela e nel loro lavoro, con l'obiettivo di facilitare la quotidianità delle famiglie. Tra l'altro, se avete voglia di approfondire l'argomento preadolescenti e cellulare, che secondo me tutti avrete voglia di approfondirlo, Giulia preparato anche un interessante guida in pdf che si chiama Primo telefono: Guida pratica per genitori consapevoli, in cui tra le altre cose consiglia alle famiglie come creare il proprio piano digitale, ovvero un accordo condiviso tra genitori e figli. Ve lo metto nei link dell'episodio. Ora, le riflessioni che ci portato Giulia hanno fatto nascere un'intera ragnatela di pensieri, tanto che ci vorrebbe un episodio a parte.

Ma ho deciso di lasciarvi due spunti. Uno: è importantissimo per arrivare preparati a questo momento e per cercare di posticipare il più possibile l'utilizzo degli smartphone, lavorare fin da subito e sviluppare nei nostri figli fin da piccolissimi la mentalità per cui la diversità è bellezza. Adesso vi direte Carlotta sta impazzendo. No ascoltatemi. Come vi dicevo all'inizio le riflessioni che stiamo facendo in questo episodio riguardano non solo I genitori di preadolescenti e adolescenti, riguardano tutte le famiglie proprio perché è importante iniziare fin da subito a gettare le basi di questa conversazione.

E in queste basi un messaggio importantissimo è che va bene essere diversi perché questo aiuterà sia noi sia I nostri figli a gestire un giorno il momento in cui qualcuno proverà a farli sentire sbagliati perché sono gli unici o quasi a non avere un cellulare. Se ad esempio vostra figlia di cinque anni prima di andare a scuola vi dice che vuole nascondere sotto il grembiule la sua maglia preferita con l'immagine di Spider-Man, perché altrimenti le amiche diranno che è vestita da maschio, ecco il momento per avviare la conversazione e sgretola un tabù che apparentemente non c'entra nulla con l'utilizzo dello smartphone. E invece c'entra tantissimo se rispondiamo che anche se gli altri ci fanno spesso credere di essere sbagliati perché siamo diversi, l'importante è che noi sappiamo di non essere sbagliati. Se diciamo ai nostri figli che essere diversi è bellissimo e glielo diciamo in continuazione, da subito, da sempre. E parliamo di quanto è bello pensare con la propria testa, quanta libertà ci sia nel prendere decisioni che sentiamo valide per noi, anche se gli altri le prendono diversamente.

Ecco, tutto questo, tutti questi sono messaggi che si possono dare in tantissime sfaccettature della quotidianità e soprattutto si possono dare fin da subito, fin da piccolissimi. Anzi, proprio da poco abbiamo parlato di questo concetto anche nell'uso di Babbo Natale, nel parlare di Babbo Natale perfino il Natale può essere un approccio all'educazione alla diversità a questo proposito al di là del Natale voglio leggervi una parte di una newsletter che abbiamo inviato alcuni mesi fa del duemila ventiquattro che si intitola appunto quando I nostri figli si sentono diversi fa così quando I nostri figli si sentono diversi è negativo abbracciare la diversità dei nostri figli e aiutare loro stessi ad accoglierla e a stare nel disagio che ne deriva è davvero sfidante. Lo è quando quella diversità dipende da un loro tratto unico preferenze, passioni, una disabilità, un modo di essere o di parlare, ma anche quando quella diversità è una conseguenza di scelte che abbracciamo insieme a livello familiare. Negli ultimi anni ho conosciuto tante famiglie animate dal desiderio di scendere da alcune ruote per rendere la propria vita un po' più simile a loro. Eppure fra questo desiderio e l'azione che poi porta a renderlo un cambiamento in atto c'è spesso una paura o un senso di colpa quando quella decisione è già stata presa.

Quella che I propri figli possano sperimentare il disagio di sentirsi diversi. Se faccio home school, se faccio scelte anticonsumistiche e non uso palloncini alla festa di compleanno, se spiego che Babbo Natale non esiste, se lascio che mio figlio faccia danza invece di calcio, se lascio che mia figlia si tagli I capelli corti come desidera, se lascio che mio figlio indossi la gonna per uscire, se decido di non proporre fantasia sotto I sei anni, se scelgo di non dargli ancora un cellulare, se viaggio il mondo come stile di vita, I miei figli si sentiranno diversi dagli altri? La risposta più onesta che posso offrirti è: sì, probabilmente si sentiranno diversi. Quando vedranno la quantità di giochi che possiede un amico, quando non avranno visto un film d'animazione della Disney di cui parlano in classe, quando non sapranno che cos'è la Nike. Questo tra l'altro è un aneddoto autobiografico.

Si troveranno in tante situazioni in cui magari sperimenteranno scomodità con diversi livelli di intensità, ma ti invito a farti una domanda: quella diversità è negativa? Sentirsi diversi e accettarlo è un tema a me caro perché le nostre scelte di vita ci hanno portati essere diversi dalla maggior parte delle persone che conosciamo: viviamo in un van, viaggiamo a tempo pieno, facciamo home schooling. Mamma, noi siamo diversi da molte persone, mi dissero un giorno, come dato di fatto, dopo l'ennesimo non andate a scuola, stupito di un nuovo amico al parco giochi. Lo notano, anche se non ci siamo mai definiti diversi, anche se evitiamo con intenzione di giudicare scelte e stile di vita altrui, a partire da come giocano altri bambini al parco giochi o come si comportano altri genitori. Parliamo della nostra diversità come di qualcosa che accomuna tutti, anche coloro che ci sembrano più simili, tra virgolette.

Siamo prati verdi e omogenei da lontano, ma da vicino abbiamo chiazze di terra in vista e una natura biodiversa. Nessuno escluso. Oggi, Oliver e Emily vivono la nostra diversità come una nostra caratteristica, né positiva né negativa, solo nostra. Accogliere e normalizzare la diversità come condizione di ogni individuo ci insegnato non solo a viverla quasi come se fosse un mindset di vita, ma negli anni anche permesso ai bambini di non prendersela quando li fanno sentire diversi in maniera poco piacevole. Un giorno, per esempio, eravamo in un agriturismo e Oliver e Emily giocarono a lungo con un gruppo di bambini.

Alla sera ci chiesero: che cos'è Nike? Io e Alex rimanemmo sorpresi e chiediamo perché volessero saperlo. Ci raccontarono che ne avevano parlato gli altri bambini e avevano detto: ma come? Non sapete che cos'è Nike? Ridendo.

Ehi Luca, hai sentito? Non sanno che cos'è Nike! Disse un altro. Gli chiedemmo come li aveva fatti sentire. Gli sembrò strano che quei bambini ridessero per qualcosa che non faceva davvero ridere secondo loro, ma erano più curiosi che scomodi.

Vi dato fastidio? Gli chiesi. No, abbiamo risposto a tutte le loro domande sul nostro stile di vita e poi abbiamo continuato a giocare risposero. Spiegammo loro che cos'è la marca Nike e che va di moda tra I giovani e parlammo dell'importanza di imparare a non camminare per forza su una strada solo perché ci camminano tutti anche perché non è mai tutti. Strada solo perché ci camminano tutti, anche perché non è mai tutti.

Poi ci assicurammo che sapessero che quello si chiama prendere in giro e che non è gentile. E una domanda da bullo, anche quando è mossa dalla curiosità, aggiunse. Approfittammo anche per riflettere sul fatto che quel modo di fare e di parlare racconti più della loro poca gentilezza che della nostra diversità, e che noi preferiamo sentirci diversi perché prendiamo decisioni che riflettono I nostri valori piuttosto che andare contro quei valori per sentirci come gli altri. Vedere la diversità come un'esperienza normale e comune della vita di ognuno ci aiuta anche a depotenziare il bullismo, che spesso si nutre proprio della scomodità che nasce dalla diversità altrui. A tale proposito, ti ricordo che spesso siamo noi I primi bulli dei nostri figli.

Ogni volta che urliamo, se non fanno quello che ci aspettiamo, che li minacciamo affinché si comportino come vogliamo, che li ricattiamo emotivamente, se vogliamo che I nostri figli imparino a riconoscere, a far fronte al bullismo fuori casa, dobbiamo iniziare ad ammettere quando siamo noi I bulli dentro casa e a riparare. Ok, alla fine ho deciso di leggervi un estratto un pochino più lungo perché mi sembrava davvero tutto troppo bello me lo dico da sola ma per la newsletter mi è piaciuta veramente tanto scriverla. Il secondo punto invece che voglio trattare, lo spunto che voglio offrirvi riguarda l'approccio alla tecnologia in famiglia. Come dico anche nel mio libro Cosa sarò da grande? Credo che fare educazione digitale significhi anche e soprattutto forse non avere fretta.

Vi leggo un estratto dal capitolo venti che si intitola metto la tv in cantina. Se potessi tornare indietro, oggi sceglierei di praticare ancora di più la mia pazienza. Avere a che fare con gli schermi è molto più difficile e frustrante che scegliere di vivere senza. Quando gli schermi entrano nel mondo dei bambini, diventa sempre più faticoso catturare la loro attenzione e sorprenderli, e quindi anche staccare la spina. Se invece non bruciamo le tappe e aspettiamo un po' più a lungo, con lo schermo rimane spenta anche la loro dipendenza.

Non manca qualcosa che non si conosce. Sono davvero convinta che se tornassi indietro posticiperei il più possibile l'introduzione degli schermi. Chiaramente non lo farei con la mentalità del non ve lo permetto, ma cercando di passare il messaggio, scelgo di accompagnarvi a capire le conseguenze e la dipendenza schermi, in modo che poi siano loro stessi a fare scelte valide, scelte autonome che vanno verso il loro benessere. Oggi che vedo la relazione dei miei figli con gli schermi so che è davvero possibile arrivare a questo punto. Arrivare al punto in cui sono I bambini stessi a scegliere di evitare lo schermo, a riconoscere quando hanno guardato troppo, a riconoscere I segnali, a scegliere loro stessi.

Magari facciamo un detox familiare, posticipare il più possibile l'introduzione della tecnologia si traduce anche nel dover affrontare molta molta meno fatica dopo, quando saranno più grandi e ci chiederanno Proprio il primo smartphone, per esempio. Se posticipiamo e abbiamo la pazienza di accogliere le emozioni e le crisi che nascono dal volere più tecnologia quando sono piccoli, saremo sia noi, sia loro più preparati a gestire le nuove richieste tipiche della preadolescenza e dell'adolescenza. E tra l'altro non sono infatti di schermi. Se quando sono piccoli ci alleniamo a gestire crisi come: Ma I miei amici guardano la tv tutti I pomeriggi, oppure Perché non posso avere anch'io lo smartphone al ristorante? Andremo per gradi.

Sarà graduale questo apprendimento e ci alleniamo ad affrontare queste fatiche prima, ben prima di avere davanti un adolescente che magari vuole a tutti I costi il cellulare noi sentiamo che non è una scelta valida ma non sappiamo come affrontare questa situazione perché non l'abbiamo mai fatto prima e non abbiamo sviluppato con I nostri figli un dialogo negli anni su questo argomento degli strumenti validi concreti da utilizzare e da avere sempre a portata di mano. Tutto questo per dirvi che il nostro obiettivo di genitore deve essere da una parte secondo me ritardare l'accesso alla tecnologia, perché questo aiuta tantissimo, e dall'altro anche a riconoscere allo stesso tempo il valore della diversità, dell'autonomia di pensiero, della capacità di scegliere in modo responsabile, del pensiero critico. È un viaggio che inizia molto prima della richiesta di avere un cellulare, che continua molto, molto dopo, ogni giorno, in ogni piccola decisione familiare e che continuerà anche in ogni loro decisione da adulti. In questo modo, credo che davvero possiamo preparare I nostri figli non solo a gestire il digitale, ma anche a vivere con pienezza e autenticità in un mondo che è sempre più connesso, sempre più online, sempre più digitale.

Questo è tutto per oggi. Spero che questa conversazione abbia piantato tanti, tanti, tanti, tanti semini. Vi do appuntamento al prossimo episodio di Educare con calma. Nel frattempo vi ricordo che se volete commentare potete farlo su latella punto com barra podcast cercando il numero dell'episodio o scrivendo nella lente in alto a destra il titolo dell'episodio, così magari trovate anche qualche altro contenuto interessante. Non mi rimane che augurarvi buona giornata, buona serata o buonanotte, a seconda di dove siete nel mondo.

Ciao ciao.