Speaker 0: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di Educare con calma quello che state per ascoltare oggi è un episodio speciale e anche un po' inedito oggi infatti parliamo di stereotipi di genere e del lavoro che si può fare per riscrivere la narrazione sul maschile questo è anche il tema del pacchetto editoriale corrente se ascoltate l'episodio dopo siamo ad aprile duemila venticinque sapete che l'abbonamento a tutta la tela vi dà accesso al percorso per educare a lungo termine ma ogni tanto ci piace anche offrirvi un lavoro extra su un tema che noi riteniamo importante e sgretolare gli stereotipi sul maschile per liberare gli uomini dalla gabbia dalle gabbie in cui si sono rinchiusi in cui li abbiamo rinchiusi in cui la società li rinchiusi ci sembra un tema importantissimo che tantissime ripercussioni anche sulla quotidianità delle famiglie e sulla genitorialità in generale questo pacchetto si chiama liberare il maschile ed è sicuramente uno dei più ricchi che abbiamo creato su tutta la tela finora e vi ricordo che potete leggerlo in qualunque momento con un abbonamento attivo ci abbiamo messo dentro tantissimi spunti per riflettere e iniziare questo processo di decostruzione della narrativa sul maschile e abbiamo scelto di offrirvi tantissime voci tantissime persone che con il loro lavoro secondo noi possono aiutarvi e ispirarvi in questo percorso dentro infatti trovate tra gli altri anche Giacomo Zani di Mika Macho che con il suo TEDx ispirato il titolo di questo pacchetto liberare il maschile c'è anche chiaramente Zaira Shawveker che questo mese ci offerto alcuni consigli di lettura per l'infanzia per sradicare questi stereotipi e avviare conversazioni in famiglia e poi c'è una bellissima novità l'autrice Francesca Cavallo con il suo libro Storie spaziali per maschi del futuro in versione digitale per la tela con Francesca abbiamo iniziato una bella collaborazione sulla tela abbiamo infatti creato la versione digitale di Storie spaziali per maschi del futuro divisa in capitoli che offrono una un approfondimento, un extra per chi voglia di approfondire le conversazioni e le tematiche che Francesca tratta nel suo libro.
Se facevate già parte di tutta la tela quando abbiamo lanciato il pacchetto quindi fino a fine aprile duemila venticinque dentro vi abbiamo regalato anche il primo capitolo del libro. Ma comunque li trovate tutti sullo shop La tela e ognuno un'esperienza di lettura digitale che Alex creato ad hoc per questa serie che noi amiamo assolutamente perché è un po' come se le illustrazioni prendessero vita l'audio storia letta proprio da Francesca Cavallo che so che state amando tantissimo e anche una guida molto approfondita su come affrontare le conversazioni con I vostri figli e già alcuni genitori ci hanno scritto dicendoci che hanno già il libro stampabile ma hanno comprato comunque I capitoli sulla tela perché la guida è pazzesca e aiuta proprio a trasformare il racconto in conversazione. Quindi praticamente è un po' come dalla teoria alla pratica, racconto in conversazione. Quindi praticamente un po' come dalla teoria alla pratica. Ok, ma non vi dico altro vi lascio esplorare da soli e da sole e vi ricordo che se non avete ancora l'abbonamento a tutta la tela fino a fine aprile duemila venticinque potete farlo e riceverete questo con anche I contenuti in regalo, incluso il capitolo del libro di Francesca Cavallo.
Di questo lavoro non abbiamo parlato solo nel pacchetto liberare il maschile ma anche nella newsletter mensile di aprile sempre duemila venticinque in cui abbiamo continuato ad approfondire alcuni aspetti di questo tema. Non vi parlo della newsletter se avete l'abbonamento e non l'avete ancora letta vi ricordo che potete recuperarla nell'archivio su la tela punto com barra newsletter e se non siete ancora iscritti o iscritte potete farlo lì ma vi leggo il pensiero a ragnatela con cui l'abbiamo chiusa. Spesso si parla di mansplaining per indicare l'atteggiamento paternalistico con il quale alcuni uomini pretendono di rappresentare e spiegare alle donne il loro stesso punto di vista e I loro bisogni. Io e il team La tela non vogliamo cadere nel women's plaining. Con questa newsletter abbiamo provato a esplorare un aspetto della rappresentazione distorta del maschile ma non pretendiamo di conoscerne ogni sfumatura e soprattutto non ci aspettiamo di avere in tasca la soluzione per riscrivere una nuova narrazione.
Sì, noi donne abbiamo indubbiamente più strumenti per accedere al nostro mondo emotivo perché abbiamo potuto svilupparli questo non ci dà il diritto di gridare dai tetti e pretendere che gli uomini della nostra vita aprano quella porta. Come dico sempre, guardiamo ai nostri comportamenti prima che a quelli altrui. Per il resto, magari possiamo essere curiose e avviare la conversazione dalla vulnerabilità per permettere loro di sbirciare Noi ci crediamo davvero tanto in questa cosa ne parliamo anche spesso nelle nostre chiamate aziendali non vogliamo essere noi a spiegare agli uomini neanche ai nostri mariti come devono sentirsi e cosa possono fare per riconoscere queste narrazioni distorte e per crearne di nuove. Nella newsletter ho anche parlato proprio di un grandissimo ostacolo che Alex avuto nell'aprire il suo mondo interiore e quell'ostacolo sono stata proprio io con il mio atteggiamento. Quando leggerete la newsletter capirete.
Una nuova narrazione secondo me la costruiamo solo lavorando tutti e tutte insieme e questo lavoro è incompleto se non c'è anche la voce degli uomini ed è così che ci è venuta l'idea di allargare questa conversazione e coinvolgere anche gli uomini che vogliono scendere da questa ruota e fortunatamente sulla tela ce ne sono parecchi In realtà questa per me è stata una sorpresa è successo che il team lavorato a questo progetto in segreto e chiesto ad alcuni papà della comunità di tutta la tela di condividere le loro scelte, le loro esperienze, le loro fatiche in questo processo di costruzione di narrazioni più autentiche. E io quindi poi mi sono ritrovata gli audio emozionanti di questi papà. Sentirete infatti le voci di Stefano, Luca, Marco e Davide che io ci tengo già da ora a ringraziare tantissimo per aver partecipato a questo episodio. Vi lascio ascoltare le loro parole e ogni tanto intervengo con qualche riflessione ma I protagonisti sono loro. Partiamo con il racconto di come hanno lavorato ai loro equilibri familiari e alla distribuzione del ruolo di cura
Speaker 1: Il primissimo momento in cui mi sono reso conto che avrei voluto scendere dalla ruota anche se all'epoca non conoscevo ancora questa espressione e fare le cose diversamente è stato durante il corso di accompagnamento alla nascita del nostro primogenito. In quel periodo mentre osservavo crescere la pancia di mia moglie mi sentivo come in svantaggio rispetto a lei che già stava lavorando alla nostra genitorialità con il suo corpo. Mi chiedevo che cosa avrei potuto fare una volta nato il bambino per recuperare e poi è arrivato è iniziato il viaggio ce n'erano tante di cose da fare. Mi sono reso conto subito che la cosa più difficile per me era gestire I momenti in cui lui richiedeva esclusivamente la mamma e inizialmente mi sentivo impotente, credevo che lei fosse insostituibile in quelle situazioni ma poi mi sono detto una cosa tipo sono suo padre e così sono riuscito con tanto impegno un po di creatività ad andare oltre quella convinzione. Questa cosa di essere come dire intercambiabili si è amplificata enormemente con l'arrivo poi del secondogenito è lì che ti diverti in quella condizione la completa reciprocità dei ruoli non era più un'opzione ma una necessità e non sei più un vantaggio numerico.
Nella mia famiglia di origine si praticava all'educazione tradizionale e gli stereotipi maschili ce n'erano parecchi e naturalmente mi hanno influenzato nella cura della casa, della cucina e ovviamente dei figli. Però come dicevo io volevo recuperare volevo esserci perciò mi sono dato da fare ma non per questo mi sono sentito migliore degli altri papà quantomeno però ogni tanto un po alieno sì ma questa sensazione era cominciata come dicevo già dal corso di accompagnamento alla nascita. Per fare un esempio per me era scontato partecipare non dico assistere perché mi dà troppo l'idea di spettatore dicevo partecipare al parto ma parlandone con gli amici anche futuri papà ho capito che non era così per tutti non era una cosa scontata e anche a casa non mi scorderò mai la sorpresa dei miei ai miei primi cambi del pannolino e anche la frecciatina di mia mamma o mio papà sul fatto che lui ne avrà cambiati forse solo uno o due semmai.
Speaker 2: Personalmente non penso di aver fatto un grande lavoro su me stesso per modificare la divisione dei ruoli all'interno della coppia. Fin da prima della nascita delle mie figlie era naturale per me avere un ruolo attivo nella gestione della casa, del giardino e delle scadenze. E scherzando con mia moglie dicevamo: quando avremo dei figli li curerò io, cioè il papà, e tu, moglie, andrai a lavorare. Pur amando il mio lavoro mi sono accorto già durante le prime esperienze, dopo l'università, che preferivo ridimensionare le mie necessità per poter lavorare meno accettando un minor guadagno ma aumentando però il tempo libero e in casa. Anche per questo motivo ho poi scelto e ho avuto la fortuna di trovare un lavoro che mi permettesse ampia gestione del tempo e volendo ampia possibilità di stare a casa accettando ovviamente una riduzione dei guadagni.
Senza grandi prospettive di crescita in termini di carriera ma quindi anche senza la pressione che può derivare dalla necessità o dalla volontà di crescere. Le cose poi sono andate in maniera leggermente diversa. Mia moglie sfruttato tutti I congedi disponibili durante il primo anno di vita delle bambine ed è stata casa a lungo. Mentre io ho continuato a lavorare anche se dopo la loro nascita mi sono ritagliato e ho pagato un periodo a casa di tre quattro settimane. Oggi cerco sempre di organizzare il lavoro per poter portare le bambine al nido seguirle nelle loro attività partecipare agli impegni familiari e contribuire alla gestione della casa senza rinunciare a qualche momento di svago per me.
Tutto questo avuto delle conseguenze in termini di organizzazione, occupazione del tempo, libertà personale, ridefinizione delle mie priorità. Ma come dicevo per me sono state decisioni naturali che non mi sono pesate e che non mi hanno richiesto grande sforzo o grande lavoro. Mi rendo conto che queste mie scelte sono state possibili oltre che per una mia chiamiamola predisposizione anche grazie ad una serie di elementi a mio favore. La disponibilità di un lavoro vicino a casa e compatibile con la vita familiare che volevo, la stabilità economica che mi permesso in alcuni periodi di limitare la mia attività senza troppe preoccupazioni, la quasi completa condivisione delle priorità con mia moglie. Certamente se avessi un lavoro dipendente, magari lontano da casa, che mi obbligasse a uscire di casa alle sette del mattino e tornare alle sette della sera, non riuscirei a partecipare alla vita familiare come vorrei, e dovrei quindi fare un lavoro su me stesso molto più grande di quanto dovuto fare finora.
Mi accorgo che questa mia presenza non è così frequente. Mi colpiscono sempre le frasi fatte delle persone che mi vedono andare alle riunioni dall'asilo o dal pediatra o fare la spesa con le bambine. Come se non fosse normale vedere che queste cose le fa un papà o che un papà che fa queste cose sia meritevole di congratulazioni e ammirazione. Anche nella mia famiglia, nonostante fosse evidente a tutti il mio approccio, inizialmente ci sono stati dei fraintendimenti. I nonni, sempre presenti e assolutamente fondamentali, mi consideravano un aiuto per la mamma alternativo a loro.
Io lavoravo e loro aiutavano in casa, ma al mio rientro spesso automaticamente pensavano che ora l'aiuto l'avrei fornito io. Non che anche io potessi aver bisogno di aiuto tanto quanto mia moglie. Ho dovuto spiegare più volte che io non ero un aiuto esterno ma un genitore presente tanto quanto mia moglie anche se di fatto non ero sempre in casa e ugualmente bisognoso di sostegno. Penso che tanti uomini vorrebbero avere un ruolo maggiore e diverso in famiglia. Non penso di essere strano io, ma purtroppo la nostra società, soprattutto lavorativa, non riconosce ancora queste necessità.
Speaker 3: Ho sempre desiderato essere un papà. Dentro di me sapevo che volevo esserlo in un modo molto presente, attivo, immerso fino al collo e anche oltre nella vita dei miei figli. Quando finalmente è arrivata l'opportunità di diventarlo, ho fatto una scelta un po' controcorrente. Ho messo da parte la carriera, scegliendo un lavoro vicino a casa, con orari compatibili con la mia nuova priorità. Alcuni al tempo mi guardavano con aria dubbiosa, come se avessi appena detto che avrei smesso di bere il caffè.
Domande a raffica, gran parte delle quali erano mie domande interiori, del tipo: ma sei sicuro? Non te ne pentirai? La carriera? Per come sono fatto io ho pensato che non sarei riuscito a conciliare un lavoro troppo stressante e dilatato nel tempo e nello spazio e nello stesso tempo essere un padre presente mente e corpo per I miei figli. Quindi ho pensato di mettere un attimo in stand by eventuali ambizioni di carriera e concentrarmi sui primi passi, le prime parole, gli sguardi con I miei figli.
Era facile a dirsi, ma metterlo in pratica, credetemi, anzi lo saprete meglio di me, è stato un po' più complesso, per quanto la direzione a cui avevo puntato fosse ben chiara. Fortunatamente mia moglie sempre creduto che la genitorialità fosse un gioco di squadra e mi lasciato spazio e autonomia fin dal primo giorno. Così mi sono ritrovato a cambiare pannolini, preparare biberon, passare notti in solitario. E sapete all'inizio ero totalmente impanicato e in balia degli eventi però mi è piaciuto, è stata una scuola di vita bellissima. Certo, ci sono stati momenti duri, ma niente di insorgemordabile.
Soprattutto mi permesso di sentirmi un pezzo fondamentale di questo ecosistema familiare, il mio ecosistema familiare. All'inizio ero un po' un outsider, al parco giochi, alle feste dell'asilo, nelle chat dei genitori. Si notava che ero tra I pochi papà a partecipare attivamente. Alcuni mi guardavano con curiosità, altri forse con un po' di scetticismo. Un papà così coinvolto, un po' strano insomma, ma con il tempo ho iniziato a vedere sempre più papà nei luoghi della routine familiare, alla piscina, alle riunioni scolastiche, nelle chiacchiere fuori dalla palestra dopo una lezione di ginnastica ritmica.
Speaker 4: La prima cosa che ho pensato quando mi hai contattato è stato che la mia esperienza di figlio nella mia famiglia è stata caratterizzata da alcune peculiarità infatti mio papà una disabilità fisica e per via di questa disabilità fisica una serie di cose che tendenzialmente si attribuiscono al maschile non le fatte io l'ho sempre visto fare delle cose più da donna tra virgolette tipo cucinare tipo riordinare alcuni spazi della casa scorrazzare I figli a destra sinistra nei pomeriggi alle attività extrascolastiche e d'altra parte ho sempre visto mia mamma invece che vuoi un po' per la sua indole vuoi un po' per compensare ciò che mio papà non poteva fare l'ho sempre vista impegnata in ruoli anche tendenzialmente maschili tipo le varie manutenzioni in casa e fuori casa in giardino o organizzare gite avventure in montagna ecco questo tipo di cose le ho sempre viste fare a mia mamma per cui ho vissuto una normalità da figlio in cui I ruoli erano comunque non del tutto standard. Aggiungo poi che nella mia esperienza educativa di ragazzo che cresce ho incontrato il percorso scout e all'interno del percorso scout mi è capitato di appassionarmi all'educazione e anche di creare un certo gusto per le scelte prese un po' contro corrente quindi non seguendo quello che si vede fare intorno e questo è stato anche un terreno questo lo scoutismo in cui ho incontrato mia moglie per cui anche per lei questa idea del prendere delle scelte educative sulla base di criteri condivisi anche quando sono controcorrente è una cosa che ci tiene uniti tutto ciò per dire che non credo che ci sia stato un momento nel nostro essere genitori in cui per un evento particolare ci siamo svegliati abbiamo aperto gli occhi abbiamo detto ok quello che abbiamo fatto fin qua non va bene vogliamo fare in un'altra maniera piuttosto abbiamo creato un modo di essere genitori che pian pianino si è adattato e si è consolidato a seconda di come eravamo fatti di come siamo fatti e di quello che intendevamo per l'educazione di nostro figlio.
Un elemento importante in questo è stato il contesto che avevamo intorno intendo dire proprio un gruppo di amici anche loro coinvolti con gli scout che sono diventati genitori poco prima di noi e ci hanno permesso quindi di vedere famiglie giovani che facevano scelte educative e di poterle discutere sia tra me e mia moglie sia con loro proprio quindi vedendo cosa facevano loro con I loro figli abbiamo potuto confrontarci con loro e capire perché questo e perché non quello e via dicendo e questo insomma ci fornito dei modelli di famiglia di modelli di genitorialità che andavano un po oltre a quello che io avevo visto nella mia famiglia e quello che mia moglie aveva visto nella sua quindi abbiamo potuto ampliare un po lo sguardo e quindi arrivare anche a delle scelte magari meno consuete ad esempio lavorativamente parlando io ho deciso di ridimensionare un po' le mie ambizioni professionali la mia la mia autorealizzazione professionale per avere un lavoro che mi lascia del tempo da impiegare anche nelle questioni familiari che non siano I residui alla fine della giornata quando sono stanco morto ma anche del tempo di qualità poi ci sono state delle scelte molto concrete anche sul lato genitoriale tipo quando è stato il momento di diventare genitori tutte queste cose che vi ho raccontato le abbiamo maturate ben prima di essere papà e mamma quando era tuo nostro figlio invece si è trattato per esempio di scegliere dove lui nascesse e abbiamo deciso per il parto in casa e questo mi regalato una gravidanza di mia moglie in cui io sono stato molto più attivo e coinvolto nella preparazione di questo evento di questa nascita e quindi mi sono sentito anche poi una volta che mio figlio è nato di essere un papà di quelli che fin dalle prime settimane prende suo figlio in fascia e se ne va a fare qualche camminata qualche giro con lui avendo del tempo di qualità di nuovo da passare insieme io e lui mentre la mamma potuto riposarsi potuto riprendersi un po dopo le fatiche del parto e gli scombussolamenti dall'inizio di una nuova vita così questi sono stati dei passaggi piuttosto significativi che mi hanno permesso di interpretare il ruolo di papà in un modo attivo fin da subito e quindi di creare un legame anche con mio figlio molto corporeo molto fisico per quanto nelle prime fasi della sua vita la gran parte delle sue necessità ed è vero che è così sono state soddisfatte dalla presenza della mamma però non è mai stato un tabù che io potessi prendermi cura di lui per quello che mi sentivo per quello che potevo
Speaker 0: In questa prima parte di condivisioni mi hanno colpito tantissime cose ve ne dico proprio solo un paio in primis il fatto che tutti I papà abbiano iniziato a lavorare sullo sradicamento degli stereotipi maschili partendo dalle aspettative sociali legate al lavoro e hanno quindi scelto ritmi e dinamiche lavorative che potessero permettere loro di essere più presenti in casa e ripartire così in modo più equo il carico familiare che ricordiamo non significa cinquanta cinquanta equo è diverso per ogni famiglia se da una parte una scelta di questo tipo non è scontata e richiede una grandissima consapevolezza dei propri bisogni valori e priorità oltre le sovrastrutture I condizionamenti culturali ci tengo comunque a sottolineare che non è nemmeno l'unica strada percorribile per decostruire la narrazione sul ruolo del papà. Questi papà hanno potuto scegliere un modello lavorativo alternativo. Non sempre è possibile. In quei casi quando non è possibile la distribuzione del ruolo di cura della famiglia può passare attraverso soluzioni diverse alcune di queste le suggerisco anche nel percorso per educare a lungo termine per esempio quando torni a casa dal lavoro lascia all'altro genitore che è stato a casa tutto il giorno con I bambini uno spazio per sé per ricalibrarsi per prendersi cura di sé per sentirsi individuo o anche appunto proprio attraverso una dinamica di ripartizione delle attività di cura che tenga conto delle unicità e delle preferenze personali come ci raccontato uno di questi papà Mi poi anche molto colpito una cosa che è uscita in tutte, mi sembra, queste testimonianze ovvero la sensazione comune di sentirsi outsiders questo sentirsi quasi alieni quando si ricopre un ruolo di cura o semplicemente ci si prende carico di alcune attività come le riunioni a scuola o le visite dal pediatra e quindi si è poi anche oggetto di lodi e ammirazione che ovviamente non vengono offerte alle madri.
Ecco questo aspetto che il prodotto del doppio standard sul ruolo di cura che c'è per donne e uomini per le donne connaturato al genere per gli uomini è un plus può sembrare quasi piacevole per un uomo visto dall'esterno ma anche un'altra faccia della medaglia e richiede dei costi da pagare uno di questi come ci raccontato uno dei papà è proprio il fatto che il suo ruolo sia percepito oltre che eccezionale proprio come accessorio a quello della mamma rendendo quindi il suo bisogno di supporto il bisogno di supporto che anche il papà lo rende incomprensibile all'esterno perché è lui e il papà che è visto come aiuto non è visto come una parte attiva e complementare del ruolo di cura ma è visto come uno dei tasselli della rete di supporto a cui si rivolgono le madri perché alle madri che stereotipicamente spetta di default il ruolo di cura. Ecco io questo penso che quando un uomo si ferma a pensarci e lo interiorizza questo messaggio possa creare davvero un senso di impotenza, di inadeguatezza di tristezza anche e questo è un grande prezzo da pagare secondo me cioè però vedete quanti paradossi e loop distorti creano questi questi stereotipi e per ultimo ci tengo a dire che ovviamente non è sempre così ci sono papà che non vivono questa difficoltà ma è interessante notare che spesso sono proprio quegli uomini che hanno sperimentato nell'infanzia modelli diversi e hanno quindi assorbito nella loro famiglia d'origine una divisione dei ruoli non stereotipata, come ci raccontato il papà che è cresciuto con un padre che anche per la sua disabilità avuto necessità di restare a casa e dedicarsi a quelle attività di cure.
Quindi per quel papà è stato naturale avvicinarsi poi quando è diventato lui padre a quel modello e quindi anche il suo ruolo in famiglia è stato riconosciuto come quello di padre non come quello di aiuto che è un po' forse anche la nostra esperienza perché Alex anche avuto un modello di padre nel suo caso per via della mancanza di una madre che svolto il ruolo di cura e quindi per Alex è assolutamente naturale vedersi immedesimarsi e ritrovarsi a suo agio in quel ruolo di cura con I nostri figli adesso vi lascio ascoltare un altro pezzettino di queste testimonianze stavolta si parla di emozioni di quelle con cui hanno fatto più fatica della difficoltà nel legittimarle e poi nel condividerle
Speaker 2: A differenza della condivisione della cura di di bambine e casa che come detto è stata abbastanza naturale il lavoro che faccio sulla gestione delle mie emozioni è costante e molto faticoso e non è stato per nulla naturale. In questo ho dovuto fare un grosso sforzo per superare I miei schemi mentali anche in parte legati al mio essere maschio tra virgolette. Prima della nascita delle mie figlie ero contento e soddisfatto del mio ruolo di uomo sicuro, pragmatico, punto di riferimento per moglie e familiari che cerca di non mettersi in discussione e tira dritto su quella che sa essere la strada giusta. Tutto è cambiato intorno ai due anni della primogenita quando per stare con lei ho dovuto iniziare ad affrontare le sue sfide, I suoi capricci, le sue richieste, le sue proteste, sempre più volontarie e consapevoli. Nel corso dei mesi la fatica e la frustrazione sono cresciute, tanto da farmi capire che ancora una volta la situazione cambiata ma che questa volta non si sarebbe risolta solo portando pazienza e continuando ad essere un papà amorevole come era successo tante volte nel corso del primo anno anno e mezzo di vita.
L'amore e la presenza eran sempre quelli. I comportamenti di mia figlia però cambiavano e le mie reazioni non erano più efficaci e spesso anzi diventavano sgradevoli e controproducenti. In quel momento ho capito che per diventare il genitore che volevo essere dovevo completamente rimettermi in gioco, abbandonare tante certezze e tanti comportamenti che avevano sempre funzionato bene nella mia vita e che erano ormai automatici. È stata sicuramente l'esperienza più rivoluzionaria e impegnativa che ho vissuto e che vivo perché costantemente mi richiede nuovi cambiamenti. Non è stato facile riconoscere che il mio modo di agire e reagire non era più funzionale.
Non è stato facile ammettere che da solo non sapevo come sbrogliare la matassa e che mi serviva un aiuto e un modello esterno. Non è stato facile iniziare a parlare delle mie difficoltà e delle mie emozioni con mia moglie e con gli altri parenti coinvolti nella cura delle bambine. Queste cose mi facevano sentire debole e in difetto. Non ero felice di essere io a sollevare un problema. Di solito mi piaceva riuscire a risolverli.
Speaker 3: Ho capito che qualcosa sta cambiando. Gli uomini stanno aprendo gli occhi su quanto possa portare gioia all'essere un padre presente e anche su cosa rimane nella memoria dei nostri figli. Anche se a volte noi uomini tendiamo un po' a nasconderlo parlando solo di calcio, perché quella figura del papà o meglio dell'uomo perfetto, senza paure, che sa affrontare ogni avversità per proteggere la sua famiglia è un po' difficile da scalfire. Se gradualmente invece scoprissimo che mostrare le nostre fragilità ai nostri figli è un modo per avvicinarci a loro, in quel momento ridurremmo la distanza tra noi e loro e sarà un grandissimo passo. Un altro punto chiave per me per abbattere alcuni stereotipi è stato scoprire comunità come la tela dove ho trovato altre persone che credono nell'educazione a lungo termine.
Non solo, c'è un intero mondo di genitori che condividono questa visione e mi fatto sentire meno pioniere e solitario in questa avventura. In famiglia mia moglie e io cerchiamo di compensarci. Io sono più concentrato sugli aspetti emotivi mentre lei riesce a infondere coraggio e pragmatismo in ogni sfida che devono affrontare le nostre figlie. Questo approccio duplice non solo aiuta loro a crescere con una visione più completa della vita ma fa crescere anche noi adulti spingendoci a migliorare quegli aspetti del nostro carattere che magari sono un po' più deboli. Questo conferma che l'essere genitori non è solo un ruolo, un'etichetta è una vera e propria attività formativa e di crescita personale.
Queste abilità farebbero impallidire tante job description che vedo spesso su LinkedIn. Una delle cose che più mi aiutato a prendere consapevolezza del percorso che stavo affrontando è stata la mia decisione di raccontarlo in una newsletter. Scrivere mi aiutato a mettere in ordine le idee, a rendermi conto dei progressi e delle difficoltà e mi piace pensare che un giorno le mie figlie potranno leggere e dire papà c'eri proprio dentro fino al collo e consiglio un po' a tutti di tenere un diario magari anche privato se non si vuole rendere pubblico il vissuto perché aiuta a buttar fuori le proprie emozioni e a ripercorrere le esperienze vissute andando a ritroso per capire I grandi miglioramenti che riusciamo a ottenere.
Speaker 4: Ci sono chiaramente degli stereotipi un po più duri da sgretolare anche perché magari si presentano meno frequentemente e adesso ve ne racconto uno Io non sono tendenzialmente una persona particolarmente impositiva anzi tutt'altro direi tuttavia in alcuni momenti di crisi di mio figlio e di mia stanchezza e quindi di reciproca disregolazione capita che io usi la forza nei confronti suoi per risolvere tra virgolette queste crisi. Mi spiego uso la forza vuol dire che vuol dire che semplicemente mi capita di impedirgli di farmi male mettendoci una foga una veemenza maggiore di quella strettamente necessaria e quindi spaventandolo o premendolo leggermente sul corpo insomma dandogli fastidio quindi dando questa impressione di troppa violenza rispetto a quello che servirebbe questa è una cosa che credo di aver in qualche modo implicitamente assorbito cioè l'idea che I maschi si risolvano le situazioni usando la forza per quanto non sia un'idea che non mi trova d'accordo quando sono lucido e regolato però va a finire che in quei momenti li salta fuori e quindi questa è una cosa su cui sto lavorando e devo dire su cui il lavoro è ancora in una fase abbastanza embrionale. Che altro l'equilibrio che si è creato fra mia moglie e me allo stato attuale mi sembra che sia un equilibrio che delle routine e delle prassi consolidate su cosa faccio io cosa fa lei durante le settimane negli anni ci siamo tarati su un nostro equilibrio però devo dire che ci teniamo un margine per decidere di volta in volta in base alle situazioni che di settimana in settimana si presentano chi fa cosa per poterci confrontare per poterci raccontare cosa vogliamo non vogliamo cosa sentiamo non sentiamo in più devo dire che c'è sempre stata tra noi una certa curiosità a capire chi è l'altro in quanto uomo e in quanto donna quindi per me capire meglio cosa vuol dire essere donna come lo è mia moglie e capire per lei cosa vuol dire essere uomo come lo sono io Faccio un esempio pratico così do un po' di concretezza ci ho messo del tempo a mettere insieme I puntini e capire che cosa può voler dire un pochino per mia moglie avere un ciclo mestruale e e avere una fisiologia che degli up and down degli alti e bassi momenti di maggiore energia, momenti di minore energia, momenti di mi ritiro in me stessa, momenti di espansione questa cosa non è stata automatica e veloce da cogliere ma questo mi portato cioè cogliere questa come è fatta lei mi portato a poter prendere delle decisioni su ciò che io faccio nelle mie giornate su ciò di cui mi occupo in alcuni momenti e non in altri molto più basati su chi sono io con le mie caratteristiche e chi è mia moglie con le sue caratteristiche di donna e molto meno basati sull'idea che gli uomini si occupano di certe cose e le donne si occupano di altre cose siamo riusciti un po' a personalizzare tra noi questa cosa ed è una cosa che per noi fatto la differenza
Speaker 1: Tornando agli stereotipi per alcuni ho sperimentato un'innata predisposizione a decostruirli nella cura dei figli sul dialogo delle emozioni cerco sempre di inserirmi quando I bimbi mi danno magari uno spunto su qualche cosa che hanno sentito dagli altri bambini o degli altri genitori o dagli adulti cerco sempre di cogliere l'occasione per sbriciolarli questi stereotipi maschili femminili Per altri ho fatto e faccio ancora difficoltà a causare del mio vissuto. Un esempio lampante non ho mai imparato cioè non ho mai avuto la necessità di imparare a cucinare nella mia famiglia era un ruolo esclusivamente femminile e ancora oggi devo dire che al pensiero di dover cucinare provo un misto di repulsione e ansia e dato che la cucina per una famiglia implica pianificazione questo aggrava ancora di più il carico mentale di mia moglie. Io oggi me ne rendo conto all'inizio forse non così tanto implicitamente non dico che fosse una cosa scontata però la consideravo al pari di altre cose che magari di solito faccio solamente io ma che poi mi sono reso conto per esempio gestire le automobili a scadenze di quel genere ma poi mi sono reso conto invece che per me queste cose erano leggere mentre per lei il fatto che io non potessi non fossi in grado di cucinare non avessi voglia di farlo aveva un peso nettamente diverso.
Speaker 0: Qui mi colpito tantissimo la testimonianza del primo papà che credo dia voce alla fatica di molti uomini che lavorano per riconoscere la complessità del proprio mondo emotivo e per esplorarla. Per arrivare qui c'è da decostruire tutta una serie di false convinzioni e aspettative su ciò che dovrebbe essere un uomo e in particolare un papà. Lui usato parole come sicuro, pragmatico, punto di riferimento ma ne potremmo aggiungere altre: pilastro, roccia, supereroe. Quante volte abbiamo ascoltato parole e storie così fin dall'infanzia? E se non abbiamo ascoltato proprio queste parole, quante volte siamo stati estate testimoni di continue richieste di conferma della loro forza d'animo e del loro coraggio anche in casa?
Magari le abbiamo osservate nelle occasioni in cui si minimizzano le emozioni dei bimbi maschi, non piangere, sembrino femminuccia, ma anche nelle dinamiche tra fratelli e sorelle ad esempio. Ancora oggi spesso succede che nelle famiglie in cui ci sono due sorelle la maggiore è incoraggiata a prendersi cura della più piccola ma se I fratelli sono di sesso diverso Per gli uomini queste narrazioni diventano vere e proprie gabbie, per gli uomini queste narrazioni diventano vere e proprie gabbie che rendono difficile mettersi in gioco riconoscere I comportamenti disfunzionali e soprattutto chiedere aiuto come ci detto questo papà Parlare delle emozioni con mia moglie e con I parenti mi faceva sentire debole questo per me è stato un colpo al cuore proprio uno di quei mal di cuore che sento forte forte forte Proprio a questo proposito per completare questa riflessione vi leggo anche un pezzettino della newsletter di aprile che ho menzionato prima Questa narrativa non si ferma all'infanzia se guardiamo gli uomini adulti intorno a noi amici, partner, colleghi, familiari quanti riescono a parlare apertamente della loro tristezza? Quanti sentono di poter mostrare vulnerabilità senza paura del giudizio? Quanti comunicano il loro mondo interiore? Molti uomini raccontano di aver interiorizzato così bene questa narrazione da non riuscire più nemmeno a riconoscere il proprio bisogno di aiuto.
Francesca Cavallo nella sua newsletter Maschi del futuro ci mostra come di questa narrazione sono imbevuti molti dei contenuti che assorbiamo anche da adulti. Parlando di personaggi come James Bond, Superman, Batman, Francesca scrive: Queste spie supereroi, seduttori che hanno plasmato l'immaginario di generazioni di uomini hanno creato un canone fisico e uno comportamentale. Ci hanno insegnato che gli uomini devono proteggere. Ci hanno insegnato che devono essere forti, coraggiosi, sicuri di sé e sprezzanti del pericolo Ma ci hanno anche insegnato che per diventare uomini bisogna scindersi, perché solo la parte massimamente performante del sé può essere mostrata agli altri. I propri dubbi, le proprie fragilità, il proprio dolore non possono, non devono, essere visti da nessuno neanche dalle persone amate.
Gli uomini crescono con questa storia nella testa, una storia che diventa quella che si ripetono anche loro negli anni e diventa convinzione, pattern e schema di comportamento. Se provano frustrazione, paura, tristezza, le sfogano, le silenziano, le evitano perché non sono valide per loro. Così gli è sempre stato detto e anche se lo fossero non saprebbero comunque cosa farci perché nessuno dato loro gli strumenti per esplorarle e comprenderle. Dalla riflessione di Francesca ci siamo chiesti nella newsletter: Riesci a vederlo anche tu il loop in cui finiscono gli uomini? La società vuole solo la parte performante, quella che agisce, risolve, domina.
La loro parte vulnerabile deve essere nascosta, non possono condividerla. Potrebbero provare a esplorarla da soli ma non hanno gli strumenti, non li hanno perché hanno interiorizzato che non servono, perché non c'è niente di interessante o di utile nella loro interiorità. Allora tutto ciò che possono fare è continuare a silenziare le loro emozioni, a scindere la loro parte vulnerabile e a tenerla nascosta in un cassettino della mente. Lo fanno per anni e crescono gradualmente anestetizzando la loro sensibilità diventando gli esseri performanti che la società si aspetta e così il ciclo continua. La buona notizia è che collettivamente abbiamo il potere di interrompere questo loop.
Possiamo iniziare individualmente partendo da ciò che ci è più vicino: le rappresentazioni che offriamo ai nostri figli maschi e poi anche ai nostri fratelli e mariti e papà, Così come abbiamo imparato a offrire alle bambine storie che non le vedono necessariamente in ruolo di cura o in un ruolo accessorio rispetto a un protagonista maschile, possiamo imparare anche a offrire agli uomini storie in cui I protagonisti mostrano la propria vulnerabilità e hanno più strumenti per esplorarla o scelgono di chiederli senza vergogna e questo è proprio quello che abbiamo provato a fare sulla tela supportando il progetto di Francesca Cavallo non lo chiamo neanche libro perché Storie Spazzelli per maschi del futuro è davvero più di un libro è un progetto che offre davvero tanta tanta rappresentanza e modelli alternativi sul maschile che sono incredibilmente necessari. E ovviamente il lavoro può arricchirsi di tantissimi altri strumenti. Ad esempio mi è piaciuto molto il suggerimento di uno dei papà di usare la scrittura come strumento di indagine interiore per iniziare a dare una forma ai blocchi, alle fatiche, agli stereotipi che fanno più male, alle difficoltà nel tirarsene fuori e a iniziare un dialogo un po' più approfondito con le proprie emozioni perché è poi quel dialogo che porta a vederle le emozioni a riconoscerne la complessità a validarle ad accoglierle e poi eventualmente anche a condividerle e chiedere aiuto quando ne sentiamo il bisogno.
Ok questo è tutto anzi no stavolta voglio chiudere questo episodio lasciandovi ascoltare le ultime parole di questi papà che io ringrazio ancora di cuore per essersi messi in gioco non è scontato per aver allargato un po' di più la loro zona di comfort e averci donato questi spunti preziosi per allargare noi un po' di più la conversazione che abbiamo avviato nel pacchetto liberare il maschile e che sicuramente non finisce qui. Ogni volta che iniziamo un lavoro poi lo continuiamo tutti insieme su tutta la tela. Spero più di ogni altra cosa che queste testimonianze possano ispirare altri uomini a fare lo stesso a far sentire la loro voce. Mi piacerebbe creare molti più episodi con testimonianze di papà e spero che se stai ascoltando e hai voglia di metterti in dubbio e in gioco scrivici! Scrivici a ciaolatela punto com e ti assicuro che sei il benvenuto in questa conversazione, in questa comunità e ovviamente se queste parole vi risuonano e volete aggiungere le vostre potete iniziare anche commentando questo episodio su la tela punto com barra podcast cercate il numero di questo episodio oppure scrivete il titolo nella lente di ingrandimento in alto a destra ma soprattutto parlatene con altri uomini portate fuori queste conversazioni, parlatene con I vostri amici, con I vostri fratelli, con I vostri papà, con I papà dei compagni di scuola dei vostri figli.
L'ho detto all'inizio ma lo ripeto ancora una volta, la narrazione sul maschile si può riscrivere ma questo è un lavoro collettivo parte da dentro dal nostro mondo interiore dai nostri bambini interiori ma deve poi continuare fuori attraverso I nostri racconti le nostre parole la condivisione della vulnerabilità Ti ricordo anche che nel forum di tutta la tela ci sono tantissime conversazioni e ci sono sempre più papà che partecipano e questo per me è una continua prova del fatto che tante cose stanno cambiando, la genitorialità sta cambiando e quindi dobbiamo insistere, dobbiamo continuare a diffondere un'educazione diversa, un'educazione a lungo termine e possiamo farlo solo tutti e tutte insieme. Lascio per l'ultima volta la parola a questi papà. Io vi saluto qui e vi auguro buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.
Speaker 1: Devo dire che noi due siamo una bella squadra ma questo lo dobbiamo soprattutto alla nostra comunicazione. La comunicazione è fondamentale. Certo a volte non è perfetta a volte ancora non comunichiamo come vorremmo ma cerchiamo sempre di migliorarla di mantenerla e di migliorarla pensiamo che questa sia la chiave anche per dare un esempio ai nostri bimbi e per sbriciolare sempre di più questi stereotipi.
Speaker 2: Accettare di aver bisogno di aiuto, confrontarmi in famiglia e iniziare ad esplorare la mia emotività e a parlarne anche con mia figlia sono stati I primi passi del mio cambiamento. Non ho ancora capito quando e se questo cambiamento finirà mai. Per ora cerco di non guardare ai singoli momenti difficili che sono sempre tanti ma un quadro più ampio e mi concentro sul benessere che provo quando riesco ad essere il papà che voglio.
Speaker 4: Uno dei temi su cui ho intenzione di continuare a lavorare e che quindi mi incuriosisce anche un po' mi spaventa devo dire sinceramente è l'idea di poter parlare con mio figlio nel momento della sua adolescenza o avvicinandosi all'adolescenza di quali siano I cambiamenti del corpo di un uomo durante la povertà e come questi impattino sulla sfera sessuale sulla sfera affettiva questa cosa ecco credo che sarà sarà interessante sarà una cosa di cui vorrei occuparmi insieme a mia moglie e credo che sarà anche molto nuova perché nella mia esperienza io non ho mai avuto una parola da nessuno mentre stava succedendo tutto questo a me da nessun uomo e quindi immaginarsi come farlo da uomo a uomo in futuro è sicuramente una sfida che vedo all'orizzonte
Speaker 3: insomma essere un papà presente fuori dagli stereotipi ancora vivi fino a pochi anni fa o forse ancora adesso è stata una scelta che credo di reputare consapevoli. Una scelta che rifarei altre mille volte anche con tutti gli errori, esserci stato. E se con I miei comportamenti, le mie azioni rimarrà in loro qualcosa di positivo, allora sì, ne sarà valsa la pena. Ma per me già adesso ogni giorno ne vale la pena.