Preferiti dei bambini

La scuola uccide la creatività?

Un bellissimo discorso di Sir Ken Robinson

Carlotta Cerri Fondatrice de La Tela
6 gennaio 2013·2 commenti
Thomas Edison una volta disse che la creatività è 1% ispirazione e 99% sudore.

Io, al contrario, ho sempre pensato che alcune persone siano creative, altre no. Alcune persone pensano e pensano, ma non inventano mai niente di originale; altre sono un vulcano di idee originali — se le mettono in pratica o meno è un'altra storia.

Poi mi sono imbattuta in questo discorso di Ken Robinson, che ti invito ad ascoltare.

“I bambini ci provano. Se non sanno fare qualcosa, ci provano lo stesso. Non hanno paura di sbagliare. […] Quando sono adulti, hanno perso quella capacità. Diventano terrorizzati  dal pensiero di sbagliare.

Nel sistema educativo corrente, gli errori sono negativi, danno risultati bassi. E il risultato di questa mentalità è che stiamo togliendo alle persone la loro capacità creativa.

Picasso una volta disse: "Tutti i bambini nascono artisti. Il problema è rimanere artisti mentre cresciamo. Ci credo appassionatamente, che non diventiamo creativi, ma perdiamo la nostra creatività. O meglio, l'educazione che riceviamo ce la toglie”.

Robinson definisce anche la creatività come il processo di avere idee originali che hanno valore.

A prima vista può sembrare che Edison e Robinson dicano due cose opposte, ma forse sono più simili di quanto sembri. Perché se vuoi dare valore alle tue idee dovrai per forza lavorare sodo. Ma un'ispirazione, o un'idea originale, ti verrà solo se sarai in grado di aggrapparti al tuo io bambino e non aver paura di sbagliare.

La scuola non aiuta in questo. Non nutre né appoggia la creatività, soprattutto dopo i 6 anni, quando il focus principale diventano i risultati piuttosto che l'amore per il sapere. È un sistema standardizzato in cui devi dare risposte standardizzate.

Quando insegnavo inglese a bambini piccoli a Marbella a volte li aiutavo a studiare le materie in inglese per un test, e non dimenticherò mai le parole di una bimba di 8 anni: "Dobbiamo usare le parole del libro perché se no l'insegnante ci abbassa il voto". Nei miei anni di insegnamento, queste parole le ho ascoltate parecchie volte, purtroppo.

Sembrerà buffo, ma mio ​​marito è la persona più creativa che conosco e anche quella che ha trascorso meno tempo a scuola. E magari anche per questo non ha mai perso la sua creatività e spontaneità infantile.

Lo invidio un po'. A volte mi ci vogliono ore per inventare un gioco per i miei piccoli studenti. Poi arrivo in classe, spiego il gioco e… in pochi secondi se escono con un gioco dieci volte migliore del mio. Quanto imparo da loro.

Magari è questa la chiave per recuperare la nostra creatività una volta che l'abbiamo persa.

Trascorrendo più tempo possibile con i bambini o diventando genitori e rivivendo la nostra infanzia attraverso i nostri figli.

E poi sperare che prima o poi il sistema educativo vada nella direzione opposta. Lontano da un sistema standardizzato che insegna a tutti gli studenti allo stesso modo e li valuta secondo tabelle predefinite o paragonandoli gli uni agli altri. E vada verso un sistema inclusivo in cui personalizziamo l'istruzione per i bambini a cui insegniamo; in cui nutriamo la creatività, il pensiero divergente e i talenti individuali dei nostri figli; in cui, come dice Robinson, “gli studenti sviluppano le proprie soluzioni, ma con supporto esterno sulla base di un curriculum personalizzato”.

Sembra molto simile a quello che John Hunter ha ottenuto con il suo World Peace Game. Ed lui è un insegnante normale — molto bravo e di talento ovviamente — in una scuola normale.

È grazie a persone stimolanti come Robinson e Hunter, che gli insegnanti hanno l'opportunità fare la differenza nel modo di pensare e di studiare dei loro studenti.

Come tutto, si tratta solo di iniziare ed essere preparati a sbagliare. Perché "se non sei preparato a sbagliare, non troverai mai niente di originale".

Scritto da

Carlotta Cerri – Fondatrice de La Tela
Sono la fondatrice de La Tela, creatrice del podcast Educare con calma e dal 2019 viaggio a tempo pieno con la mia famiglia Alex, Oliver ed Emily. Mi ritengo una visionaria pessimista: so come voglio cambiare l’educazione e che genitore ho scelto di essere, ma la maggior parte dei giorni mi sembra di scalare pareti di vetro. Ma forse proprio per questo so come aiutarti quando mi scrivi: perché ci passo anche io per quel disagio e ti dico le verità scomode con gentilezza e senza giudizio.

Parliamone

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Sei bravissima a mettere per il scritto la vita di ogni giorno...questo post mi fa piangere perché proprio ieri mia figlia di 7 anni a detto che odia la scuola perché non riesce a memorizzare le tabelline e mio marito non fa altro che sgridare e colpevolizzare ed sono stanca di sentire lei piangere per colpa di mio marito che non capisce che non è proprio questo il modo di aiutarla...e con questo voglio soltanto dire che noi genitori siamo così bravi a distruggere la creatività dei nostri figli con le nostre idee del 1950😓
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