Il problema è che quando piange per nessuna ragione apparente mi dà sui nervi e, fin dall’inizio, questa è l’unica cosa che riesce a mandarmi completamente fuori di testa. Non sto parlando di piccole lamentele, ma di pianti a squarciagola. Mi fa ribollire il sangue nelle vene (chissà in che trauma irrisolto si traduce).
Il corso Montessori più recente che ho fatto riguardava la trasformazione dell’adulto, che è assolutamente necessaria in un ambiente Montessori — o in qualsiasi ambiente in cui si abbia a che fare con i bambini. Maria Montessori scrisse ne Il Segreto dell'Infanzia:
L’adulto fa parte dell’ambiente del bambino; l’adulto deve regolare se stesso per i bisogni del bambino, se non è quello di essere un ostacolo per lui e se lui non è quello di sostituirsi per il bambino nelle attività essenziali per la crescita e lo sviluppo.
Quindi oggi voglio proporti la stessa sfida: iniziare la tua personale trasformazione, iniziare a lavorare su qualcosa su cui fai fatica per diventare genitori migliori per i tuoi figli e individui migliori per te stesso/a. Prima di scegliere la tua sfida, però, ti spiego rapidamente in che cosa consiste la trasformazione dell’adulto in Montessori e ti racconto un mio aneddoto divertente (a posteriori).
Se vuoi approfondire, ti invito a dare un’occhiata al mio corso online per genitori Educare a lungo termine, il corso che avrei voluto trovare io all’inizio del mio viaggio nella maternità.
La trasformazione dell'adulto
- Spirituale ed emotiva (che significa cambiare il vostro atteggiamento verso il bambino e la vita in generale)
- Fisica (che prevede non solo raggiungere uno stile di vita sano, ma anche fare attenzione al nostro tono di voce ed evitare vestirsi in modo stravagante)
- Intellettuale (comprensione dello sviluppo del bambino, che è un processo d'apprendimento continuo)
- Tecnica (saper utilizzare i materiali e sapere quando intervenire e quando no).
- Imparare a prendersi cura di noi stessi per primi: tutto quello che segue non può esistere senza questo primo apprendimento.
- Imparare ad avere fiducia nei nostri bambini e sempre dare loro il beneficio del dubbio: Maria Montessori diceva che non esistono bambini cattivi e io sono d'accordo; un bambino che si comporta male ha trovato un ostacolo sul suo percorso di sviluppo; un bambino che ci fa fare fatica sta facendo più fatica di noi.
- Imparare a essere paziente, accettare il ritmo del bambino ed essere comprensivi quando il loro comportamento non soddisfa le nostre aspettative.
- Imparare a calibrare le aspettative, perché spesso la frustrazione di noi genitori nasce da aspettiate sbagliate verso i nostri figli.
- Imparare ad costanza, coerenza e perseveranza nel nostro metodo educativo, anche quando le cose non vanno come vogliamo. Educhiamo a lungo termine, i frutti non li vediamo oggi.
- Imparare ad essere umili, chiedere scusa e ammettere i nostri errori.
- Imparare a gestire la nostra rabbia personale, per poter aiutare i nostri bambini a riconoscerla e gestire la loro.
- Imparare ad essere ascoltatori attivi, che è il primo passo per far sentire apprezzato chiunque.
Ora, prima di accettare la sfida, voglio che tu sappia che sarà dura e che fallirai più e più volte. È importante accettare che questa è una trasformazione lenta, di anni, in modo da non essere troppo severi con noi stessi, ammettere quando si fallisce e cercare di migliorare la prossima volta. Per questo, ti racconto uno dei miei recenti fallimenti.
Ieri ho portato Oliver al parco giochi. Come ogni giorno, si è addormentato in macchina al ritorno, che significa che posso poi metterlo a dormire una volta arrivati a casa e avere una o due ore libere per mangiare qualcosa, scrivere o rilassarmi. È il mio tempo.
Quando siamo arrivati a casa, ho lasciato la porta aperta e sono andato dritta in camera sua, ma non appena l’ho messo giù, tutte (tutte!) le porte di casa hanno sbattuto per il vento. Non si è svegliato. Ma poi Colbie ha iniziato ad abbaiare perché è rimasta chiusa in una delle stanze. Oliver ha aperto gli occhi, mi sono frustratamente precipitata a zittire Colbie, sono tornata da Oliver e ho provato a riaddormentarlo. Contro ogni prognostico, ha funzionato.
Ma poi la porta che avevo lasciato aperta ha sbattuto di nuovo. Oliver ha alzato la testa, occhi spalancati, ma per una sorta di miracolo ha appoggiato di nuovo la testa e sembrava riaddormentarsi. È a questo punto che il vicino di casa ha suonato il campanello per farmi sapere che la porta era aperta (ma va!?)! Sono freneticamente e furiosamente corsa alla porta, l’ho congedato non educatamente come avrei potuto, ho chiuso la porta e sono tornata da Oliver. Ma questa volta era troppo tardi, lui era sveglio e il mio tempo libero era svanito.
Ho ossessivamente cercato di rimetterlo a dormire per circa 20 minuti (riuscivo a guardarmi da fuori e sapevo di sembrare pazza, ma non riuscivo a controllare la mia rabbia), ma lui mi guardava con occhi sbarrati mentre la mia frustrazione cresceva sempre più. Ero arrabbiata, avevo davvero bisogno del mio tempo. Ho cercato di calmarmi, l’ho portato in cucina e messo sulla sua torre di apprendimento, ma quando ho visto che non c’era niente da mangiare (a quel punto stavo morendo di fame!) ho iniziato a singhiozzare — un cocktail di frustrazione, rabbia e delusione.
Sono giustamente emotiva ultimamente — un mix di ormoni della gravidanza, mancanza di sonno di qualità e difficoltà ad adattarmi alla nostra nuova realtà — ma non dovrei permettermi di arrivare a questo stato d’animo, perché non è buono per nessuna delle parti coinvolte (soprattutto me stessa) e non migliora nessuna situazione. Il modo di non arrivarci? Prendermi più cura di me: perché avevo così bisogno del mio tempo? Perché non ne ho abbastanza. Devo iniziare da lì.
Quindi questo è quello a cui sto lavorando io. La pazienza e la gestione della rabbia e, a monte, esigere e prendermi più spazio per me.
Ora, qual è la tua sfida? Cosa vuoi migliorare del tuo essere genitore?
in realtà ancora mi sto preparando ad essere una mamma; sono al settimo mese. Mi sono imbattuta più volte nel tuo blog che trovo ben fatto, complimenti!
Anche per quanto mi riguarda dovrò assolutamente lavorare sulla gestione della mia emotività e sopratutto per quanto riguarda la sfera della rabbia.
Grazie dei consigli e suggerimenti...continuerò a seguirti!
Alla fine, anche grazie a post come questo, ho imparato che facciamo tutti fatica con le stesse emozioni e sfide quando si tratta di essere genitori, e spero che il mio percorso possa aiutare o almeno ispirare un pochino quello di altre mamme.
Proprio sulla rabbia (che sto sperimentando a un livello mai provato prima da quando non posso dormire di notte) sto scrivendo un post con alcuni piccoli consigli che mi sento di dare.
Un abbraccio e a presto 🌸
Altrimenti sempre le Canarie sono il top e già le conoscerai bene. Ciao e buon meritato riposo per quando verrà
Mmmmm. ... un bel respiro profondo e via.... decisamente devo lavorare anche io su questo ! Un bacio
Franz Brentano, che fino a pochi mesi fa non sapevo essere, se vogliamo chiamarlo così, uno dei padri della Psicologia moderna, sosteneva: "Non esiste una realtà in sé, ma solo quella a cui noi attribuiamo un significato in termini di intenzione".
In pratica la realtà - tutta - andrebbe valutata per la sua relazione di interdipendenza con l'osservatore. Che cambia a seconda di chi osserva.
Quello che sto cercando di esprimere è che se si trova nella Filosofia Montessori una sorta di traccia da seguire, si fa bene a farlo. Ma credo importante modulare l'ascolto della propria realtà (quindi del nostro vissuto) sulla base non solo di chi siamo e dell'ambiente in cui viviamo, ma del pregresso che abbiamo. E nessuno meglio di noi lo conosce e lo può interpretare.
Sono sempre stata istintivamente convinta, e lo sono maggiormente da che vivo un mondo parecchio omologato, che, per non sminuirla, abbia senso personalizzare la propria esistenza. Quindi certo, evviva Montessori.
Ma prima di tutto evviva la vita che ogni giorno ci capita davanti ai piedi e ci obbliga a correggere il tiro su cosa succede, imprevedibile ed inaffidabile come solo la vita sa essere, perché il lavoro su noi stessi dura fino a che non chiudiamo gli occhi e non concerne solo il ruolo del genitore, ma tutti i ruoli. Per questo ha valore credere che, accanto a tutti i processi mentali cognitivi, per restare unici come in effetti siamo, ci debba essere anche tanta, tanta, tanta spontaneità e giocoso stupore verso quanto è e resta e resterà incontrollabile. Così da avere la forza di accettare che può non esserci una spiegazione che calza per tutti, anzi, può proprio non esserci spiegazione.
Un sorriso. Mamma
Saper essere spontanei e correggere il tiro è importante, certo, ma studiare e prepararsi per sapersi migliorare, per prevedere e prevenire, per saper fronteggiare situazioni difficili, questo credo sia il vero compito del genitore. Che è un ruolo estremamente delicato, perché i nostri figli non hanno scelto noi, noi abbiamo scelto loro e proprio per questo loro non ci devono assolutamente nulla: siamo noi genitori a dover dar loro tutto senza chiedere (o aspettarci) nulla in cambio, né ora né mai. Rispetto, dedizione, amore, comprensione, pazienza, temperanza, tutto da noi a loro, non viceversa. E possiamo solo sperare che non sia a senso unico, ma sicuramente non aspettarcelo.
Questo è il tipo di madre che sto diventando e lo devo soprattutto al metodo Montessori, che spero sempre più genitori decidano di seguire. Un abbraccio.
Il problema è che fa esattamente come fa Oliver e purtroppo, più di una volta, mi sono ritrovata a piangere disperata o a cercare in ogni modo di non sfogare su di lui la mia frustrazione e il mio nervosismo. E pensa che non aspetto un bambino quindi la "colpa" è tutta mia, niente ormoni birichini!
Quindi ti sono vicina, ti leggo, e accetto la sfida. Provando a lavorare sullo stesso tuo aspetto perché è esattamente la parte di me che mi piace meno.
Scusa se mi sono dilungata, un abbraccio e a presto.
Silvia
ho iniziato da qualche settimana a seguire il tuo blog, ma ho trovato il tempo di scriverti solo ora. Innanzitutto ti ringrazio per l’idea del lettino Montessori che abbiamo messo in pratica e che il mio bimbo di 19 mesi adora!!
Come te, anch’io sto cercando di lavorare molto sulla pazienza e l’autocontrollo, il nanetto di casa è un testone furbo e caparbio, chissà da chi ha preso… :P … e ci mette veramente a dura prova.
Io ho l’aggravante, anche se non la scusante, di essere fuori di casa per lavoro 12 ore al giorno con pendolarismo di mezzo e quando rientro sono davvero esausta, anche il piccolo è stanco dopo una giornata passata sempre in pista e giustamente alla sera vuole la sua mamma interamente per sé (per darti l’idea, sono mesi che si sveglia alle 6.30-7 di mattina e non fa più il pisolino al pomeriggio… non sai quanto ti invidio l’una a due ore libere che riesci a ritagliarti!!).
Come puoi immaginare quindi la scintilla è facile che scocchi. Però ci sto lavorando, quando mi rendo conto che sto per perdere la pazienza, mi allontano dalla stanza oppure penso che il giorno dopo starò ancora diverse ore senza vederlo. E questo devo dirti sta funzionando, calma me e di riflesso calma anche lui e si crea un clima più sereno e costruttivo per tutti.
Sono convinta che non ci sia una ricetta standard per diventare genitori migliori secondo la filosofia Montessori, e sono anche convinta che la strada educativa che abbiamo intrapreso per i nostri figli, e anche per noi, sia tutt'altro che facile, però credo davvero che ne valga la pena.
Buona giornata
PS. Sono contentissima che abbiate creato il lettino Montessori e che al vostro piccolo piaccia! Yuppy!