Preferiti dei bambini

Il problema delle punizioni

Le punizioni non insegnano nulla di positivo.

Carlotta Cerri Fondatrice de La Tela
7 giugno 2022·8 commenti
Il problema delle punizioni, per farla breve, è che non insegnano nulla di positivo. Non promuovono crescita etica, responsabilità, altruismo o empatia.

Le punizioni promuovono:

  • Risentimento;
  • Stress, sia per chi la riceve sia per chi la infligge;
  • Trovare stratagemmi per non essere beccati;
  • L’uso della forza con gli amici, perché insegnano che con il potere si ottiene ciò che si vuole (che è l'antitesi dell'educare alla pace);
  • La voglia di mentire;
  • Egocentrismo, pensare quasi esclusivamente ai propri interessi.

E soprattutto, le punizioni non aiutano a sviluppare una familiarità con l’errore che nella vita sarà sempre un salvagente perché insegna che sbagliare va bene e a cadere e rialzarsi.

Invece di punire e condannare l’errore, sii dalla parte dei tuoi figli, fai domande per capire, dai loro il beneficio del dubbio, riflettete insieme su cosa avrebbero potuto fare meglio o diverso.

Le scorciatoie nella genitorialità non ci portano dove vogliamo andare. Se vuoi che i tuoi figli diventino adulti che conoscono equilibrio, empatia e resilienza, le punizioni non sono la strada giusta.

Scritto da

Carlotta Cerri – Fondatrice de La Tela
Sono la fondatrice de La Tela, creatrice del podcast Educare con calma e dal 2019 viaggio a tempo pieno con la mia famiglia Alex, Oliver ed Emily. Mi ritengo una visionaria pessimista: so come voglio cambiare l’educazione e che genitore ho scelto di essere, ma la maggior parte dei giorni mi sembra di scalare pareti di vetro. Ma forse proprio per questo so come aiutarti quando mi scrivi: perché ci passo anche io per quel disagio e ti dico le verità scomode con gentilezza e senza giudizio.

Parliamone

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Buongiorno Carlotta e tutto il team della Tela. Vi scrivo perchè mi sento sempre più delusa dal sistema scolastico tradizionale. La mia bambina ha tre anni e ancora non parla bene, per cui a volte, nei momenti di disagio, morde o lancia le cose. A volte è davvero snervante, ma noi abbiamo deciso di non usare premi o punizioni per scoraggiare comportamenti sbagliati, ma di lavorare sull'empatia. Ieri alla scuola dell'infanzia Teresa ha dato un morso a un bambino e la maestra ha deciso di punirla impedendole di giocare con lo xilofono durante l'attività successiva. Io sono rimasta molto male perchè, pur molto dispiaciuta per l'accaduto, penso che la punizione abbia aumentato il momento di disagio di mia figlia, senza insegnarle nulla sul fatto che non si danno i morsi. Dal momento che nella sua classe ci sono dei bambini molto agitati e addirittura violenti, le maestre ci hanno espressamente richiesto di usare anche a casa una "didattica premiale" fatta di premi e punizioni (l'hanno chiamata proprio così) per fargli capire quando una cosa non si fa. Io mi trovo in netto disaccordo e non ho intenzione di farlo. Grazie perchè mi state dando un modello diverso di educazione da usare per lo meno in casa. Ma a scuola non posso controllare quello che fanno le maestre. 
Ciao Sofia, ti capisco, purtroppo questo è davvero un problema tanto diffuso.

Molti insegnanti (non tutti per fortuna) non hanno gli strumenti per capire che questo tipo di comportamenti «aggressivi» nei bambini di questa fascia di età è assolutamente normale, e che per aiutarli a gestire le grandi emozioni che poi sfociano in questi comportamenti il modo più efficace a lungo termine non è assolutamente quello della punizione o del premio.

Hai provato a chiedere un colloquio con le insegnanti per cercare di avviare un confronto? Non è detto che cambino idea, però chissà, magari riesci a far passare qualche semino...

In ogni caso, tu continua a mostrare a casa l'alternativa, questo è sempre fondamentale, e così pian piano tua figlia imparerà a riconoscere i comportamenti sbagliati.

Ti abbraccio forte 💜

Rosalba 
Team La Tela
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Buongiorno Carlotta, sono Francesca e ho 2 gemelli di 10 anni. Da pochissimo ti conosco , x caso ho visto un piccolo video e mi sono soffermata e rivrderti in continuazione. Non so se è troppo tardi x i miei figli ormai quasi 11enni ma vorrei davvero cambiare metodo educativo. Come ti dici tu le punizioni non potrano a nulla, vero ma ti chiedo quando loro si comportano "male" non rispettano le regole, non fanno i compiti (volutamente), parolaccie, continue sfide con modi strafottenti tipo "tu che vuoi,faccio come voglio"..... quale potrebbe essere in maniera pratica un metodo diverso, dalle punizioni, dalle urla, ecc.. per fare capire loro che questa non è la strada corretta. Ho visto che anche dialogando e spiegando loro che alcuni atteggiamenti non portano a nulla , loro non mi ascoltano continuano a comportarsi nello stesso modo
La storia si ripete.
Scusa x il lungo messaggio
Ti ringrazio
Francesca Romana
Ciao Francesca,
sono Rosalba del team La Tela.
Non è troppo tardi, non è mai troppo tardi... davvero! Così come non è mai troppo tardi per cambiare e migliorare noi stessi, a maggior ragione non è troppo tardi per i nostri figli, a qualunque età.

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Certo, se per diverso tempo sono stati sottoposti all'educazione tradizionale, la strada inizialmente può sembrare in salita. Non lo nego, ci va tanto lavoro, e pazienza (quella serve sempre nella genitorialità).

Coraggio!
Un abbraccio 💜
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Ciao Carlotta, sono Anita, sento che hai profondamente ragione ma sono immersa ancora troppo nella mentalità tradizionale e intorno a me sento che non c'è neanche molta sintonia su tutte questo nuovo metodo che sto sperimentando. Spesso con le mie figlie, specialmente la grande di 5anni e mezzo, rimango spiazzata e combattuta sul come reagire ai suoi comportamenti che molto spesso non sono semplici sbagli da bambino ma vere e propri dispetti verso la sorella piccola, o tentativi di spingere i limiti sempre più in là con noi genitori. Provo sempre a reagire con calma in un primo momento ma spesso poi mi sembra quasi di non essere abbastanza efficace nel farle capire che quel comportamento è ingiusto o scorretto. Ti faccio esempi pratici:insulti, dispetti insistenti alla sorella facendo finta di giocare ma che poi le fanno male, aggressività verso di me quando la contrario, tentativi continui per convincere la sorellina a ottenere i giochi che vuole o la parte più grossa del cibo (in cui alla fine vince sempre lei perché la piccola è accondiscendente e ormai ha quasi paura di lei) . Sono comportamenti in cui è difficile stare a guardare, far solo da mediatore o trovare una conseguenza naturale per "punirla" e spesso arriviamo al punto in cui arriva a sera e all'ennesima volta in cui lo fa interviene mio marito urlando e mettendola in castigo perché mi dici che queste cose non posso lasciargliele fare sennò tra qualche anno mi mangia e farà quello che vorrà. Non so bene come spiegarti ma ho l'impressione che in certi casi c'è una sorta di "gravità" in certi comportamenti che se voglio insegnare a mia figlia il rispetto devo riuscire a trasmettere e mi viene difficile se non con una sgridata un un po' più forte o facendole capire che sono molto offesa o delusa (insulti verso di me). Ci tengo a ribadire che nell'assoluto sono assolutamente d'accordo con te su tutta questa tematica. Grazie se riesci a rispondermi!!!!!!!
Cara Anita, capisco bene quello che dici, ma credo davvero che la gravità la diamo e la vediamo noi genitori, per via del tipo di educazione che abbiamo ricevuto. Mi piacerebbe avviare delle riflessioni con te, sarai poi tu a prendere quelle che senti essere valide per la tua famiglia (ricordati che parlo in generale, perché non conosco voi personalmente).

Prima di tutto ti chiedere di immaginare come si sente tua figlia: la sorellina è arrivata nella sua vita e ha preso tante delle attenzioni che prima erano destinate a lei. L'arrivo di un nuovo membro della famiglia è anche un lutto per il/la grande, perché muore la famiglia come la si conosceva. Vi siete mai fermati a riflettere su questo aspetto e a offrirle empatia in questo processo? Avete provato a parlarne con lei grande partendo da un "ti capisco"? Passate tempo uno ad uno con lei? Avete provato a chiedervi quali bisogni stia cercando di comunicarvi con questi suoi comportamenti?

Penso che queste siano tutte domande importanti e credo fortemente che i bambini siano esseri umani incompresi: non hanno ancora la capacità intellettuale di regolare le loro emozioni e spesso basta provare a mettersi nei loro panni per accogliere ciò che provano con empatia e avviare un dialogo che porta a un cambiamento vero. 💜
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Ciao Carlotta,
prima di tutto volevo farti i complimenti per il tuo lavoro! Ti ho scoperta da poco e sto facendo indigestione dei tuoi contenuti!!
Per quanto riguarda l’argomento del post sono d’accordo con te al 100%.
Il problema è farlo capire agli altri.
Proprio oggi ho saputo che il mio bimbo (23 mesi) è stato messo in castigo al nido (sulla sedia della “riflessione”) per aver provato a picchiare un suo compagno più piccolo.. ovviamente non è un comportamento che voglio promuovere in mio figlio, ma non credo sia questa la strada per farglielo capire!! Vorrei portare alle insegnanti della bibliografia in merito, per intavolare un discorso civile, basato sulle evidenze, ma non so dove reperirle… mi sapresti aiutare?
Ti ringrazio di cuore.
Purtroppo possiamo solo controllare noi stessi (e spiegare ai nostri figli quando azioni di altri adulti sono sbagliate). Se hai il mio corso trovi parecchio materiale sul perché eliminare le punizioni. 💜 Ci sono anche alcuni reel che ho fatto, ma libri specifici sull’argomento non me ne vengono in mente.
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