Quale ciclo generazionale vuoi rompere?
Nel 1920 lo psicologo John Watson disse addirittura ai genitori di non mostrare troppo affetto ai bambini sostenendo che ignorare tuo figlio fosse il modo per renderlo bravo, forte. Se la tua famiglia arriva da quegli insegnamenti significa che i tuoi nonni sono diventati genitori che non avevano gli strumenti per capire e rispondere alle necessità dei loro figli di attenzione, di empatia. I figli in questione erano i tuoi genitori.
Siamo in un’era completamente diversa eppure queste mentalità e queste pratiche vivono ancora dentro di noi. Li vedo nei commenti, le sento quando mettiamo in dubbio necessità umane di base, come la connessione, l’empatia, la gentilezza.
Non è colpa tua se rompere questi cicli generazionali e circuiti cerebrali ti fa sentire sopraffatta e sopraffatto. Non è facile.
E non è il tuo lavoro rompere tutti i cicli generazionali in questa vita. Andrà bene anche se ne romperai uno o due.
Ho registrato questo reel un po’ di tempo fa, ma mi sembrava perfetto per concludere il mini ciclo di mail del nuovo anno sulle ruote della vita da cui ti auguro di scendere. Spero possa fare riflettere anche te.
Io ho scelto di rompere quello della violenza fisica, dell’urlo, del senso di colpa. Alcuni ce l’ho fatta. Altri, come l’urlo, ci sto ancora lavorando.
Ma mentre lo riascoltavo mi sono resa conto che un altro ciclo generazionale che vorrei rompere è quello dell’umiliazione, perché nulla è impossibile, basta lavorarci.
Voglio cercare di evitare frasi come “Ma non vedi che così lo rompi?” (se non ci fa caso è perché ha bisogno di più tempo), o “Ma dai, non fa paura!” (se mi dice che ha paura, la sua emozione va accolta e rispettata), o “Ma è possibile che non riesci a…?” (sì, è possibile! Se non lo fa è perché ancora non ha imparato)…
Tu quale ciclo generazionale hai scelto di rompere? Parliamone nei commenti.