Né permissivo né piedi in testa: sii efficace
Vi racconto un paio di aneddoti.
L'altro giorno ho chiesto a Emily di mettere via i suoi vestiti e lei mi ha risposto "No!". È frustrante perché tocca corde profonde di come sono stata cresciuta, quindi la risposta che mi sarebbe venuta più naturale è: "Ma stai scherzando? Tu non mi parli così!". Ma questo è quello che ho imparato negli anni di genitorialità: quella reazione ti fa sentire bene per un momento, perché ti sembra di rimuovere la frustrazione dal corpo, ma in realtà peggiora sempre le cose. Sempre! Perché a quel punto stiamo facendo una partita di tennis: tu non sei gentile con me, io non sono gentile con te. È una lotta di potere in cui aggiungiamo resistenza alla resistenza.
Quindi. Che cosa facciamo invece di quella reazione?
Per me la cosa che funziona di più è cambiare la nostra prospettiva, come pensiamo alla situazione. Non pensiamo: "Ho ragione io, mi deve rispetto!" (che è come siamo stati cresciuti), ma, "In questo momento c'è qualcosa che non va e possiamo risolverlo insieme".
Se decidiamo di dare priorità a essere costruttivi invece che ad avere ragione, siamo molto più efficaci nella nostra comunicazione e nel modo in cui educhiamo. Possiamo dire: "Wow! Non mi aspettavo questa risposta...Hey, ma siamo una squadra, risolviamola insieme". Così non creiamo una lotta di potere nel momento caldo, e non perché siamo permissivi, o perché ci facciamo mettere i piedi in testa, ma perché siamo efficaci e costruttivi e sappiamo che è meglio se parliamo di quella risposta che ci hanno dato quando il loro cervello è ricettivo.
Vi racconto un altro aneddoto.
Oggi Oliver ha detto, riferendosi ai quad che passano sulla spiaggia: «È stupido!». Lì per lì gli stavo per dire che non è un’espressione gentile anche se non siamo d’accordo con l’attività e che possiamo trovare una parola più adatta, poi mi sono bloccata perché mi sono resa conto che… l’aveva sentita da me!
Allora gli ho detto: «Anche io penso che sia stupido e l’ho detto prima, ma ora che lo sento dire da te penso di avere sbagliato e che possiamo trovare una parola migliore».
Quando i miei figli sbagliano, oggi prima di giudicare il loro comportamento analizzo me e il mio modello.
E a proposito di gentilezza ho un’ultima riflessione sulla parola «maleducazione» (e perché l’ho messa tra virgolette): non la trovo onesta intellettualmente perché giudica sempre e solo una categoria di persone (gli adulti che hanno educato male) invece di offrire una riflessione costruttiva.
Ecco perché invece di dire ai miei figli che sono maleducati, io mi concentro sulla temporaneità e sull’azione e dico, per esempio, «in questo momento non sei gentile» o «non mi stai parlando con gentilezza».
Non ho ricevuto un’educazione calma quindi ho iniziato da giovane ad educare i miei figli come sono stata educata!
Ma sono fermamente convinta di voler cambiare me stessa per donarmi ai miei figli e agli altri!
Grazie per il tuo lavoro ♥️
È vero, preadolescenza e adolescenza sono spesso fasi tanto complesse per noi genitori, anche perché l'adolescenza è più simile all'infanzia di quanto pensiamo (soprattutto ai primi 3 anni, che non per nulla sono quelli più faticosi di solito 🫠), come ci ricorda Carlotta in questa lezione del Percorso:
Non li riprendo perché riconosco il mio linguaggio.
Non ho mai pensato a fargli notare che in effetti possiamo cercare una parola alternativa insieme. Grazie!
Rosalba
Team La Tela