Come portare più musica nella nostra quotidianità
Smontiamo insieme alcuni bias culturali sulla musica ed esploriamo alcune semplici pratiche creative che puoi portare nella tua quotidianità familiare.
Il nostro corpo – o meglio il nostro sistema corpo-cervello-relazioni – è un sistema che si è evoluto anche grazie alla musica e alla capacità di essere e fare musica. L'udito ci permette di riconoscere cosa sta succedendo, dove siamo, quanto grade è lo spazio che abitiamo, se è pieno o vuoto, da che parte arrivano i suoni. In più, anche le nostre relazioni interpersonali si sono sviluppate attorno alla necessità di creare comunità perché le possibilità di sopravvivere diminuiscono drasticamente quando siamo soli. E il senso di comunità si attiva anche quando facciamo musica insieme – suonando, cantando o ballando – coordinandoci e sincronizzandoci.
Non è il talento, ma la nostra stessa natura che ci spinge verso la musica. Allora perché ci sono tanti adulti che non si sentono in grado – o non si sentono autorizzati o si vergognano – di cantare o ballare o suonare? E cosa ci può aiutare a supportare lo sviluppo artistico di nostrə figlə in modo sano e soddisfacente?
Le possibili risposte a quest'ultima domanda sono diverse, ma a mio parere credo che sia importante prima fare un po' di chiarezza su errori e misenterpretazioni che ci tramandiamo di generazione in generazione, anche senza volerlo.
«I bambini piccoli siano troppo piccoli per fare musica»
Non si considera la musica come parte fondante del nostro essere umani, ma semplicemente come qualcosa legato al talento, che non può esser per tutti e che di conseguenza o c'è o non c'è, esasperandone l'aspetto performativo. Non ci rendiamo conto di quanto sia importante – semplicemente! – cantare o ballare con la nostra voce e con il nostro corpo insieme a nostrə figlə perché le informazioni, anche indirette, che riceviamo sono che i device o i cantanti sono meglio di noi perché noi «non siamo bravi o non sappiamo fare». Non sappiamo o non crediamo che la nostra voce sia già perfetta per i nostri figli, quando in realtà lo è e preferiamo affidare ad altri questo compito temendo di farli crescere «stonati».
«La musica non è così importante nella prima infanzia»
Manca una consapevolezza e un'educazione diffusa sull'importanza delle attività musicali nella prima infanzia. E questo non solo perché la maggior parte degli studi sullo sviluppo musicale nella fascia prescolare sono recenti, ma anche perché sull'onda della performance siamo spinti tra due opposti. Da una parte, non sapendo come risponde un neonato alla musica, pensiamo che «non sia portato», semplicemente perché le sue risposte non sono evidenti come quelle di unə bambinə più grande – quindi non nutriamo il suo sviluppo musicale naturale ma ci aspettiamo che prima o poi un insegnante di musica lo trasformi in unə musicista. Dall'altra ci sorprendiamo appena nostrə figliə reagisce alla musica pensando che sia particolarmente portatə, quando in realtà tutti i bambini rispondo alla musica.
«La musica è qualcosa che si consuma»
L'evoluzione della tecnologia ha reso la musica ubiqua (e portatile) e ci ha trasformato da musicisti a consumatori di musica. Banalmente, quando i dischi non c'erano, se volevi della musica dovevi farla. E ovvio, ci sono sempre stati diversi livelli di performance, ma la musica ha sempre e comunque avuto una finalità aggregativa oltre che di intrattenimento passivo. Ed è sempre stata associata anche a celebrazioni di momenti emozionanti, nella gioia e nel dolore.
Ma allora, è possibile fare più musica in famiglia, nella quotidianità e in modo nutriente, anche se non ne sappiamo niente di musica?
La risposta è sì e sono pronta a darti alcune idee molto interessanti che puoi mettere in pratica con facilità – ma prima desidero chiarirti due punti fondamentali:
- La tua voce di genitore è già perfetta per tuo figlio o tua figlia. Ovvio, se decidi di voler migliorare il tuo canto lo puoi fare, ma non è un obbligo. La tua voce è perfetta semplicemente perché è tua ed è già amatissima. Non c'è Celine Dion che tenga. Nessuna voce è meglio della tua.
- Il nostro cervello, fin dalla più tenera età, è fatto per ascoltare ed elaborare i suoni. Ne siamo attratti in modo innato, specie se questi suoni hanno caratteristiche musicali (ad esempio contengono schemi e ripetizioni) e ancora di più se questi suoni musicali sono voci.
Qualunque cosa tu voglia dire a tuə figliə, prova a cantarla anziché semplicemente dirla. Se ti senti in imbarazzo o non non sai da dove partire, scegli un melodia che conosci già e che ti viene facile e cambia le parole. Se hai una creatura 0/3 anni prova a farlo specialmente nei momenti di transizione tra un'attività e un'altra (es. quando faticate a vestirvi e uscire per andare a scuola); se hai una figlia o un figlio più grande, prova a farlo come alternativa nei momenti di fatica in cui senti che stai per perdere la calma. Se anche cantare cose conosciute è per te faticoso, comincia da cose minuscole tipo ripetere in modo costante i suoni ambientali che senti. Il campanello di casa o un uccellino sono ottimi punti da cui partire, suoni piccini che puoi abituarti un po' alla volta a fare e ascoltare.
Esplora i suoni degli oggetti che hai a disposizione (un po' per volta mi raccomando!). Ad esempio: spugne e strofinacci, scatole di pasta e tubetti delle spezie, oggetti di metallo come pentole o stampini da biscotto, strumenti elaborati come pinze, frullini a mano, tagliauova – ovviamente sempre in sicurezza, mi raccomando. Esplorare i suoni così è molto divertente! Puoi anche usarli per suonare mentre canti qualcosa che ti piace o che conosci bene (se non sai da dove partire prova «When the saints go marching in», la trovi nella mia serie «Canta con Francesca»).
Se non sai che musica scegliere, cerca su Spotify (o sulla piattaforma di ascolto che usi abitualmente) le Hit di quando avevi tra i 15 e i 30 anni (è lì che si concentra la maggior parte dei nostri ricordi, lo sapevi?) e lasciati pervadere dalle sensazioni che provi. È un modo bellissimo per mostrare questa parte di te ai tuoi figli. Inoltre, cantare e muoversi in modo coerente nello spazio è una di quelle competenze che, se sviluppate correttamente nella prima infanzia, aiuta i nostri figli a fare meno fatica a imparare a leggere.
4. Gioca con le rime
Prendi una canzone che ti piace o che conosci già (io ti consiglio a mani basse quella dei corvetti, la trovi qui ) e gioca a inventare nuove rime. Ricorda: non devono per forza avere senso! Anzi a volte sen non hanno senso è anche più divertente. Giocare con le rime aiuta a supportare lo sviluppo dell'ascolto, del linguaggio e della creatività.
Spero che questi consigli possano aiutarti a introdurre più musica nella vostra quotidianità familiare e a lavorare sul perfezionismo e il senso di performance che spesso ci ostacola.