Mio figlio a volte ha indossato la gonna, ne ha una con i colori dell’arcobaleno che si alza quando fa le giravolte e che lui ha voluto ricomprare in una taglia più grande, per quanto l’adorava. Come puoi immaginare però, questa scelta a volte ha attirato commenti e perplessità, in chi lo osservava.
Come quella volta che al mercato, quando aveva quattro anni, stavamo comprando del pesce e la persona al banco si rivolse a mio figlio in gonna con un «signorina». Mio figlio era spaesato e per un attimo non capì a chi si stesse rivolgendo, finché si rese conto di essere stato scambiato per una bambina. «No, sono un bambino», disse. La persona era talmente smarrita che decisi di intervenire io: «È un bimbo che oggi ha deciso di indossare la gonna». La persona si riprese leggermente e disse: «Ah, cos’è, Carnevale?». Mio figlio capì che la persona non aveva compreso, visto che lui si era vestito così perché gli andava e non per mascherarsi, e allora spiegò: «No, praticamente, quella regola che dice che solo le bambine possono mettere le gonne non è una vera regola. Davvero, non è una vera regola, eh!»
Questa risposta così consapevole non è arrivata per caso: è frutto di tante conversazioni avviate in famiglia degli strumenti che anche io ho usato per gestire la paura delle prese in giro legate alle scelte relative alla libertà di espressione, come quelle che riguardano l'abbigliamento. Ne vediamo alcuni insieme.
Il figlio che vuole indossare la gonna
Prima vorrei condividere con te la testimonianza che ho ricevuto da un genitore:
«Primo giorno di scuola dell’infanzia. Abbiamo due gemelli: un maschio e una femmina.
Lei vuole indossare un vestito (cosa assai rara), lui la segue a ruota. Per me andrebbe bene, ma mio marito si irrigidisce e dice: 'Non voglio che subisca angherie'. E se per tutto siamo molto allineati, su questo non riesco a fargli capire l’importanza di lasciarli liberi, di prepararli. Mi sento un po’ demoralizzata, ma vedrò come lavorarci per fargli cambiare idea».
Come biasimare il papà che teme che il figlio verrebbe preso in giro. È un sentimento valido che anche io ho provato, mandando il bimbo alla scuola dell’infanzia con un vestito. Vorrei che sapessi però che impedire a tuo figlio di mettere la gonna per paura di prese in giro sarebbe fare il gioco della «polizia di genere» che rimette nei binari le persone che cercano di esplorare come si sta fuori. Veicolerebbe messaggi come:
- «Sii come gli altri si aspettano che tu sia»;
- «Adeguati allo status quo, anche se per te non ha senso»;
- «Non mettere in discussione quello che la maggioranza fa».
👉🏼 Potrebbero esserci altri motivi che ti portano a non desiderare che tuo figlio indossi una gonna: in quel caso puoi spiegarglieli e avviare una conversazione onesta sul tema. Se l’unico motivo è quello della paura delle prese in giro, allora vale la pena esplorare quella sensazione e iniziare a lavorarci (qui però, non parleremo di questo).
Se, paura a parte, sei favorevole all’opzione che tuo figlio sperimenti modi di vestirsi al di là degli stereotipi, puoi:
- Preparare senza allarmismi a qualche commento
- Minimizzare il rischio di prese in giro
- Aiutare a rispondere in caso di prese in giro
- Elaborare le prese in giro per crescere
Riflettiamo insieme su ognuno di questi punti.
1. Preparare a possibili prese in giro
A seconda dell’età, un concetto breve ma chiaro per spiegare gli stereotipi di genere è che si tratta di regole arbitrarie, create nel tempo dagli esseri umani, che tante persone seguono (spesso passivamente) e che volendo si possono rompere.
Un'altra pratica efficace (da fare prima su di noi) è evitare di fare gossip e di sparlare del modo di vestire o della forma del corpo delle altre persone: pratichiamo il rispetto per crescere esseri umani rispettosi.
Anche leggere dei libri attorno al tema del vestirsi fuori dagli schemi di genere, della paura delle prese in giro e del bullismo può aiutare a prepararsi a eventuali prese in giro. Tra i contenuti relazionati di questo articolo, trovi una mia piccola rassegna consigli di lettura su questo tema.
2. Minimizzare il rischio di prese in giro
Per minimizzare il rischio di prese in giro vedo due opzioni che vertono a preparare un minimo l’ambiente: parlarne e anticipare.
Se sempre più persone saranno informate su questi temi, ci saranno sempre più genitori sensibili e sarà meno probabile che i loro bambini possano esercitare il potere in maniera abusiva sugli altri. Ti lascio alcune idee:
- Puoi parlane in famiglia, nella pausa pranzo con i colleghi e le colleghe, con i genitori dei compagni dei tuoi figli, sui social.
- Se come genitori di allievi o allieve in una scuola, o in quanto insegnanti dovete organizzare un evento informativo, considerate l’idea di parlare di stereotipi di genere.
- Puoi condividere l'episodio di un podcast che parla di questi temi, un post, un libro.
- Parlarne può anche solo voler dire mettere un cuoricino o un commento ai contenuti che fruisci sui social e che trattano di parità, diversità, stereotipi.
Un'altra cosa che faccio per diffondere riflessioni sul tema è aiutare le persone a prepararsi a situazioni in cui mio figlio rompe gli schemi di genere, anticipandone il verificarsi.
Ad esempio, ho anticipato:
- A mia mamma che volevo comprare un body rosa per nostro figlio.
- Ai miei genitori che il nostro bimbo si sarebbe presentato con una gonna e di evitare commenti che avrebbero potuto renderlo insicuro di questa sua scelta.
- All’insegnante – attraverso il formulario di iscrizione della scuola dell’infanzia – che nostro figlio a volte indossa la gonna.
3. Aiutare a rispondere in caso di prese in giro
Possiamo farlo offrendo ai nostri figli strumenti concreti. Ad esempio, nel libro
«Crescere un figlio femminista», l’autrice parla dei
dépliant per l’autodifesa da stereotipi di genere ideati dalla creatrice del blog francese
Maman, rodarde! .
Traduco liberamente dal francese il motivo che l’ha spinta a creare questi mini-dépliants:
«Per fare in modo che mio figlio si potesse difendere senza di me, gli ho costruito dei mini-dépliants per l’autodifesa antisessista, che ho plastificato, piegato e messo nel suo zaino. Mio figlio potrà estrarli facilmente in caso di commenti come 'I maschi non possono...'. In fondo, non si dice che un’immagine vale più di mille parole?»
Apprezzo molto questo strumento, mi sembra un valido supporto per quando i bambini non riescono a difendersi a parole: magari già solo averli nello zaino li rende più sicuri di sé nell’uscire, per dire, con lo smalto sulle unghie. Ho deciso quindi di creare una mia versione di questi mini-dépliant per rispondere a chi sostiene che la gonna è per sole femmine.
Puoi scaricarli qui.
👉🏼 Pensiamoci due volte, prima di sentenziare quelle che ci sembrano verità assolute, tipo «I maschi non mettono la gonna». Un copione onesto potrebbe essere: «Dalle nostre parti, in questo periodo storico, solitamente, i maschi non indossano la gonna.»
4. Elaborare le prese in giro per crescere
In generale, ma in particolare se abbiamo un bambino che per alcuni aspetti si allontana dalla norma statistica, dobbiamo mantenere i sensori del bullismo attivati e aiutare i nostri figli a riconoscere e contestare atti di bullismo.
Scegliere un approccio educativo rispettoso è già un ottimo punto di partenza, perché aiuterà i nostri figli a riconoscere le ingiustizie, allenare la capacità di sintonizzarsi con le proprie emozioni e avere un rapporto sicuro con almeno un adulto di riferimento. In questo modo, sarà più probabile che in caso di prese in giro il bambino le riconoscerà, capirà come lo fanno sentire e lo condividerà con un adulto di cui si fida.
Questo è l'obiettivo principale: fare in modo che il bambino sappia di avere almeno una persona che lo ascolti in caso di prese in giro o bullismo. Io ad esempio chiedo regolarmente al mio bimbo se ha dei pesi sullo stomaco da condividere. A volte mi dice di sì ma non li condivide, a volte dice no. Gli dico che è importante condividere i pensieri, quando diventano troppo pesanti. A volte sono io a condividere i miei pesi con lui, per dare l’esempio.
Qualche tempo fa ad esempio mi aveva detto al mattino che aveva un peso sullo stomaco ma che non gli andava di svelarmelo. Gli ho detto che io c’ero, se aveva bisogno di condividerlo. La sera poi si è aperto riguardo a questa sua preoccupazione. Aveva lo smalto sulle unghie e la sera mi ha confessato: «Avevo paura che mi discriminavano per le unghie colorate, ma invece non è successo».
In questi casi, la prima cosa che consiglio di fare è modellare la condivisione di emozioni scomode, offrire presenza ma cercare anche di non essere invadenti e rispettare la loro privacy: qui avremo fatto la gran parte del lavoro. In un secondo momento, possiamo pensare a come aiutarli ad elaborare le prese in giro. Possiamo farlo in diversi modi, chiedendo anche ai nostri figli di cosa ha bisogno. Potremmo:
- Leggere libri che parlano di bullismo
- Spiegare che le persone prendono in giro per paura e/o ignoranza
- Spiegare il concetto di normalità
- Mostrare che in altri paesi i maschi indossano la gonna
- Parlare con insegnanti/con i genitori dei compagni
- Chiedere aiuto
- Accompagnarlo se decide di conformarsi
👉🏼 Una nota su questo ultimo punto: la maggior parte dei bambini smetterà di indossare la gonna perché tutti prima o poi assorbiamo le norme di genere. «Ma a cosa serve tutto questo lavoro allora?», potresti chiedermi. Principalmente, serve a mostrare l’alternativa, a far sapere che volendo, ci si può allontanare dalle norme di genere. Magari in futuro tuo figlio vorrà allontanarsi da un qualche stereotipo e saprà che potrà farlo. Oppure, non giudicherà e anzi difenderà dal bullismo chi viene preso in giro per il suo modo di essere oltre alle norme di genere.
Due riflessioni per concludere
Per quel che riguarda il modo di vestirsi è interessante notare il doppio standard che c’è tra bambini e bambine. Una bimba che veste «da maschio» passa (quasi) inosservata. Anzi, se pensiamo solo alla questione gonna vs. pantaloni, possiamo dire che il divieto esplicito di indossare i pantaloni da parte di una femmina è stato ampiamente superato. Ma resta il divieto di indossare una gonna da parte di un maschio. Eccome.
E l’ultima cosa: non possiamo proteggere nostro figlio da tutto. Se non verrà preso in giro per la gonna, magari verrà preso in giro per altro. Io preferisco preparare mio figlio – e nel limite del possibile l’ambiente – anziché far passare il messaggio che il modo in cui si vuol vestire è sbagliato a priori. Sbagliato sulla base di cosa?
Ti lascio quest'ultima domanda (tutt'altro che retorica) come semino per riflettere.
Se hai domande o condivisioni, puoi commentare questo articolo: allarghiamo questa riflessione insieme.
Io stesso ho sempre desiderato indossare abbigliamento indiviso, ma erano troppi gli stigmi sociali che regnavano quand'ero giovane, ancorché, potendo scegliere, ho sempre acquistato capi dalle linee femminili, perché meno rude. Ora, essendo anche Medico e, pertanto, comprendendo le ragioni anatomiche e psicologiche che sottendono queste cose, salvo esigenze particolari, indosso abitualmente gonne ed abiti e più di una persona mi dice che sto meglio con una gonna o con una tonaca che con un paio di calzoni, forse perché mascherano i difetti di un corpo generoso come il mio.
Lascio qui sotto la foto di un affresco fotografato alla chiesa del vecchio villaggio di Prada, nei pressi di Bellinzona (sn), un dipinto fotografato all' Hans Enri Museum di Lucerna (centro) e una foto di Gottlieb Duttweiler, un imprenditore che tra le altre cose ha fondato la Migros (ds).
"questo colore è da maschio"
" È una bambina perché ha i capelli lunghi"
E quindi anche sé ogni volta le spiego che sono stereotipi e non c'è una regola universale vorrei offrirle anche questo materiale 🙏🫶
Grazie mille 🫶