Preferiti dei bambini

Non trovo gioia

Ma posso allenarmi a ri-conoscerla.

Carlotta Cerri Fondatrice de La Tela
8 settembre
Negli ultimi mesi ho scoperto una grande area della mia vita su cui voglio lavorare: la gioia.

Non ho mai sposato il messaggio del Carpe Diem, chi ha letto il mio libro lo sa; ogni volta che pensavo «Devi goderti i tuoi figli il più possibile perché crescono così in fretta», nonostante sia un messaggio vero, la sua implementazione mi generava inadeguatezza.

Perché la gioia non è mai solo gioia. Non è un'emozione isolata, come la immaginiamo, ma porta sempre con sé tante sfumature di altre emozioni, che convivono nella stessa esperienza. Già su Cosa sarò da grande scrivevo: 

La vita è tutta dolceamara: come quando vediamo la bellezza dei nostri figli crescere, che allo stesso tempo significa che non li riabbracceremo mai più da piccoli; o quando ci sentiamo davvero bene con la persona con cui abbiamo deciso di condividere la vita, ma sappiamo che le farfalle nello stomaco non torneranno più.

Così ho imparato a normalizzare ogni emozione che provo, a validarle e accoglierle tutte. Rabbia, tristezza, frustrazione, vergogna: invece di vederle come nemiche, ho iniziato a riconoscerle senza giudicarle, senza preferenza. Ma sono diventata talmente brava, che nel processo… mi sembra di aver perso proprio lei: gioia.

E lo sento così forte che ogni volta che lo dico ad alta voce – «Non trovo gioia» – gli occhi mi si riempiono di lacrime. 

Voglio ritrovarla.

Come si ritrova gioia?

Non so ancora come si fa né come lo farò io: a volte abbiamo tanti strumenti, ma dobbiamo capire in che dosi usarli e osservare quali funzioneranno per noi in questo momento della nostra vita. 

Qui, però, te ne lascio alcuni che ho pensato per me. Se ti va, scrivimi i tuoi nei commenti. 

Non devo per forza imparare qualcosa di nuovo

L’idea di imparare una nuova abilità mi dà gioia, eppure ultimamente ho avuto la possibilità di imparare a fare surf e non ho voluto farlo – non perché non mi piaccia, c’era qualcosa di più profondo. Ho poi capito che ero più attirata dall’idea di sapere già surfare per poterlo fare con i miei figli o per stare seduta sulla tavola al largo. Ma l’atto di impararlo non mi trasmetteva altrettanta gioia: in questo momento della mia vita non sono disposta a tollerare la frustrazione che accompagna ogni nuovo apprendimento. E va bene così.

Anche ciò che piace a volte non dà gioia

Sono oltre 10 anni che leggo solo manuali di genitorialità, psicologia, neuroscienza, psicoterapia, crescita personale e EFT. Li adoro, certo, ma c’è sempre un senso di dovere in quelle letture. Il fatto che mi piaccia qualcosa non significa che magari possa smettere di darmi gioia e riconoscerlo è importante. Forse per me è ora di smettere di leggere libri per lavoro e iniziare a leggere romanzi, solo per diletto.

Ci precludiamo gioia per questioni di logistica

Scegliere intenzionalmente gioia qualora si presenta è un bel concetto che, per me, però, si scontra spesso con la logistica. Per esempio, qualche tempo fa siamo arrivati a una cascata e volevamo tutti buttarci dentro, ma la mia testa diceva: «Non avete asciugamani né costumi, poi siete bagnati e avete alcuni KM di ritorno alla macchina e se arriviamo in macchina ancora bagnati?». Ho spostato tutti quei pensieri in un cassetto della mente, ci siamo tolti tutti i vestiti e abbiamo nuotato in mutande per mezz’ora, rinfrescandoci dal caldo tropicale della giungla in Costa Rica. Credo che tante donne perdano la spontaneità quando diventano madri: possiamo ritrovarla.  

Lavorare tanto non è un pregio

Amo il mio lavoro così tanto che ormai per me esiste solo l’altro lato della medaglia: il mio lavoro è il mio posto sicuro, è dove vado quando voglio scappare, quando sento disagio; è dove mi sento adeguata, capace, abbastanza. Mi sono da poco resa conto che è da almeno 10 anni che non faccio una vacanza – un po’ perché mi fa paura non avere quello spazio sicuro nella mia quotidianità; un po’ perché essere in grado di lavorare tanto e senza sosta l’ho sempre elencata tra le mie qualità. Lo è e voglio onorarlo – è ciò che ha reso La Tela cosa è oggi – ma per onorarlo davvero voglio uscire dall’estremo ed entrare nell’equilibrio.     

Voglio ritrovare il piacere dello stare con i miei figli 
 
 Trovare piacere nella relazione con i miei figli: nonostante io e Alex siamo allineati nella genitorialità, il carico mentale della quotidianità e dell’educazione è mio: sono io che ricordo ai bimbi che mancano 10 minuti alla lezione di surf, di mettersi la crema solare, di prendere una maglio in caso faccia freddo, di fare scuola perché al pomeriggio potrebbero non avere tempo… Quando molto della relazione con i figli si trasforma in dovere, la gioia sembra sparire tra le cose da fare. È ora di delegare e ridurre per rendere la relazione con i miei figli più piacere e meno dovere.  

Uno strumento cliché che dimentico (troppo) spesso

Infine, non voglio più delegare la gioia solo ai momenti straordinari – correre giù da una duna, tuffarmi in un lago, vivere avventure, un tramonto mozzafiato. Voglio imparare a trovarla e apprezzarla anche nella quotidianità, nei piccoli gesti, nei momenti più semplici.

Una ricerca che non è solo mia

Ho scelto di condividere questo pezzo di me perché, parlando con tanti genitori e genitrici, mi sono resa conto che questa ricerca di gioia non è solo mia. È un processo che accomuna tantissime persone e che spesso inizia come un invito a rientrare in contatto con quella parte di noi che sa ancora stupirsi, ridere, meravigliarsi, dire no, cambiare rotta o idea.

Se ti va, scrivi nei commenti le tue idee per portare gioia nella tua vita.

Gioia VS felicità

«Qual è la differenza, per te, tra gioia e felicità?», mi hanno chiesto in tanti su Instagram. 

Posso risponderti con una metafora: per me la felicità è una spruzzata di colore sulla tela (fattori esterni); la gioia è la tonalità di fondo del mio quadro, che rimane anche quando ci passo sopra altri colori o cambiano le sfumature (intrinseca). 

Correre giù da una duna di sabbia con la mia famiglia è felicità – passeggera, intensa, contestuale, di circostanza: quando mi vedi in quello spaccato di vita, mentre rido divertita e avventurosa, non diresti mai che sto attraversando l'anno più duro della mia vita, che quella giornata era stata particolarmente difficile per la mia relazione appesa a un filo e che il giorno dopo ho avuto un attacco di panico. 

Un periodo di tanti momenti di felicità e di pochissima gioia.

Scritto da

Carlotta Cerri – Fondatrice de La Tela
Sono la fondatrice de La Tela, creatrice del podcast Educare con calma e dal 2019 viaggio a tempo pieno con la mia famiglia Alex, Oliver ed Emily. Mi ritengo una visionaria pessimista: so come voglio cambiare l’educazione e che genitore ho scelto di essere, ma la maggior parte dei giorni mi sembra di scalare pareti di vetro. Ma forse proprio per questo so come aiutarti quando mi scrivi: perché ci passo anche io per quel disagio e ti dico le verità scomode con gentilezza e senza giudizio.

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