Non trovo gioia
Ma posso allenarmi a ri-conoscerla.
La vita è tutta dolceamara: come quando vediamo la bellezza dei nostri figli crescere, che allo stesso tempo significa che non li riabbracceremo mai più da piccoli; o quando ci sentiamo davvero bene con la persona con cui abbiamo deciso di condividere la vita, ma sappiamo che le farfalle nello stomaco non torneranno più.
Come si ritrova gioia?
L’idea di imparare una nuova abilità mi dà gioia, eppure ultimamente ho avuto la possibilità di imparare a fare surf e non ho voluto farlo – non perché non mi piaccia, c’era qualcosa di più profondo. Ho poi capito che ero più attirata dall’idea di sapere già surfare per poterlo fare con i miei figli o per stare seduta sulla tavola al largo. Ma l’atto di impararlo non mi trasmetteva altrettanta gioia: in questo momento della mia vita non sono disposta a tollerare la frustrazione che accompagna ogni nuovo apprendimento. E va bene così.
Sono oltre 10 anni che leggo solo manuali di genitorialità, psicologia, neuroscienza, psicoterapia, crescita personale e EFT. Li adoro, certo, ma c’è sempre un senso di dovere in quelle letture. Il fatto che mi piaccia qualcosa non significa che magari possa smettere di darmi gioia e riconoscerlo è importante. Forse per me è ora di smettere di leggere libri per lavoro e iniziare a leggere romanzi, solo per diletto.
Scegliere intenzionalmente gioia qualora si presenta è un bel concetto che, per me, però, si scontra spesso con la logistica. Per esempio, qualche tempo fa siamo arrivati a una cascata e volevamo tutti buttarci dentro, ma la mia testa diceva: «Non avete asciugamani né costumi, poi siete bagnati e avete alcuni KM di ritorno alla macchina e se arriviamo in macchina ancora bagnati?». Ho spostato tutti quei pensieri in un cassetto della mente, ci siamo tolti tutti i vestiti e abbiamo nuotato in mutande per mezz’ora, rinfrescandoci dal caldo tropicale della giungla in Costa Rica. Credo che tante donne perdano la spontaneità quando diventano madri: possiamo ritrovarla.
Amo il mio lavoro così tanto che ormai per me esiste solo l’altro lato della medaglia: il mio lavoro è il mio posto sicuro, è dove vado quando voglio scappare, quando sento disagio; è dove mi sento adeguata, capace, abbastanza. Mi sono da poco resa conto che è da almeno 10 anni che non faccio una vacanza – un po’ perché mi fa paura non avere quello spazio sicuro nella mia quotidianità; un po’ perché essere in grado di lavorare tanto e senza sosta l’ho sempre elencata tra le mie qualità. Lo è e voglio onorarlo – è ciò che ha reso La Tela cosa è oggi – ma per onorarlo davvero voglio uscire dall’estremo ed entrare nell’equilibrio.
Infine, non voglio più delegare la gioia solo ai momenti straordinari – correre giù da una duna, tuffarmi in un lago, vivere avventure, un tramonto mozzafiato. Voglio imparare a trovarla e apprezzarla anche nella quotidianità, nei piccoli gesti, nei momenti più semplici.
Una ricerca che non è solo mia
Se ti va, scrivi nei commenti le tue idee per portare gioia nella tua vita.
Gioia VS felicità
Posso risponderti con una metafora: per me la felicità è una spruzzata di colore sulla tela (fattori esterni); la gioia è la tonalità di fondo del mio quadro, che rimane anche quando ci passo sopra altri colori o cambiano le sfumature (intrinseca).
Correre giù da una duna di sabbia con la mia famiglia è felicità – passeggera, intensa, contestuale, di circostanza: quando mi vedi in quello spaccato di vita, mentre rido divertita e avventurosa, non diresti mai che sto attraversando l'anno più duro della mia vita, che quella giornata era stata particolarmente difficile per la mia relazione appesa a un filo e che il giorno dopo ho avuto un attacco di panico.
Un periodo di tanti momenti di felicità e di pochissima gioia.