Un giorno, in aereo, accanto a me c’era una ragazza, giovane adulta, con un’ansia fortissima. Le mani le tremavano, aveva la bocca secca, faticava a deglutire, si muoveva di continuo, sobbalzava a ogni rumore, a tratti stringeva il braccio della mamma – tornavano da una mini vacanza. Per la prima volta ho visto così da vicino quei segnali di cui sentiamo tanto parlare (sempre più presenti nelle vite dei giovani).
A un certo punto ho deciso di capire se avesse voglia di parlare con me. Le ho chiesto se avesse paura di volare e mi ha detto che non era l'aereo: «Può succedere ovunque». Le ho detto che quando io sento qualche sintomo dell'ansia (o di qualsiasi emozione che in quel momento sento molto scomoda), faccio un esercizio che prendo dalla mia cassettina degli attrezzi. Le ho chiesto se avesse voglia che glieli mostrassi e mi ha detto di sì.
Quelli che le ho proposto sono alcuni dei miei preferiti, perché semplici e molto immediati:
1. Il gioco del 5-4-3-2-1
Un esercizio di grounding: nomina 5 cose che vedi, 4 che senti, 3 che puoi toccare, 2 che puoi annusare e 1 che puoi assaggiare. Aiuta a riportare la mente al presente. Mi ha detto che lo usa anche con la sua psicologa.
2. Questo è il confine della mia ansia
Stringersi tra le proprie braccia e ricordarsi: «Questo è il confine della mia ansia, non può andare oltre». Spesso ci sembra qualcosa che cresce senza confini, ma tornare al corpo ci ridà una misura – e rassicurazione.
3. È solo una parte di me
4. La respirazione quadrata
Inspirare per 4, trattenere per 4, espirare per 4, trattenere per 4: respirare in questo modo per qualche minuto, concentrandosi solo sul petto che sale e scende è un ritmo semplice che può regolare il sistema nervoso. Lei mi ha detto che non ha mai avuto molto successo con la respirazione – io ho cambiato quel «mai» con un «ancora».
5. Il tapping
Ma soprattutto…
Normalizzare, normalizzare, normalizzare
Normalizzare e validare le esperienze che viviamo (insieme alle emozioni che portano) aiuta a non sentirle come qualcosa di sbagliato e quindi a non sentirci sbagliati per il solo fatto di provarle.
Le ho parlato con naturalezza dell'ansia, dei miei attacchi di panico, senza paura di usare le parole giuste di queste esperienze umane solo perché possono spaventarci – spaventa di più ciò che pensiamo essere tabù.
Più normalizzavo, più si rilassava. Siamo finite a parlare per il resto del volo di videogiochi (di cui io non so nulla, mi sono limitata ad ascoltare e fare domande): me ne ha consigliati alcuni adatti all'età dei miei figli e, mentre parlava, mi sono fatta una lista sul telefono.
Alla fine mi ha ringraziata, e con lei la sua mamma. Ma in realtà sono io che ringrazio lei, perché mi ha ricordato due idee importanti:
- Non sempre serve fare grandi cose: a volte basta avviare una conversazione e condividere piccoli strumenti, semplici, ma efficaci;
- Non servono diagnosi per legittimare l’ansia: è uno stato emotivo comune dell'esperienza umana che merita di essere accolto e normalizzato.
Questi strumenti non sono universali: ciò che funziona per me, o per quella ragazza, potrebbe non funzionare per qualcun altro. Ma sono tecniche semplici, che tutti possiamo imparare per regolare il nostro sistema nervoso –
e imparare a regolare il proprio sistema nervoso è una delle competenze più importanti nella genitorialità.
Che cos'è l'ansia?
Vi lascio una frase di Gabor Maté, che trovo potente nella sua semplicità:
«L'ansia è il corpo che dice: "Ricordo"».
L'ansia è il modo in cui la paura si manifesta in molte persone. Come tutti i mammiferi, noi siamo calibrati per provare paura: la paura è ciò che ci ha tenuti in vita e ci ha permesso di evolvere. Quando la paura si estende
oltre il momento presente, è allora che diventa ansia. E l'ansia, di solito, ha le sue origini in un trauma – piccolo o grande – che abbiamo vissuto, ed estende quel trauma: la paura di quell'evento singolo, diventa paura del mondo.
Nel pacchetto editoriale «Oltre l'ansia globale» ti accompagniamo a fare una piccola parte di questo lavoro.
Tema del momento
Oltre l'Ansia Globale
Ritrovare (e trasmettere) speranza nell'impotenza.