75. Leggerezza e problemi non-problemi / con Marco Sacchelli
In questo episodio di Educare con Calma, parlo con Marco Sacchelli di leggerezza, di quando noi genitori seguiamo più il metodo del bambino, di lasciare andare le cose che non possiamo controllare e di quanti problemi non-problemi ci facciamo.
Carlotta: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma oggi non sono sola ho invitato marco Sacchetti a fare una chiacchierata con me io ho conosciuto marco quando penso un anno fa circa su instagram e mi colpita il suo lavoro di promozione della genitorialità consapevole o come la chiamo io educazione a lungo termine. Ricordo la prima volta che l'ho trovato su instagram mentre lo ascoltavo parlare mi dicevo nella testa anche io credo quello anche io la penso così anche io avrei detto così! E da allora non l'ho più lasciato. Marco è anche papà e psicologo con focus sull'educazione positiva se non sbaglio, lavora con scuole e genitori per diffondere il tipo di educazione in cui lui crede, in cui io credo e da poco pubblicato il suo primo libro che si intitola Educare con leggerezza. Non mi rimane che dargli il benvenuto e lasciarvi all'ascolto.
Ciao Marco, grazie per aver accettato il mio invito su educare con calma.
L'ospite: Ciao Carlotta, sono strafelice di dopo tanto tempo che ci rincorriamo in qualche modo, incontrarci e essere qua nel tuo podcast mi fa un immenso piacere.
Carlotta: Grazie, hai ragione tra l'altro, è un po' che ci rincorriamo perché sono tantissimi mesi che ti dico dai vieni vieni, facciamo un episodio, dai registriamo un episodio insieme ma che occasione migliore del lancio del tuo libro, quindi io sono felicissima perché lo sto leggendo anche io e quindi sono veramente felice di poter parlare con te oggi. Ma senti, partiamo allora proprio dalla leggerezza: il titolo del tuo libro a me è piaciuto moltissimo. Appena l'ho letto questo educare con leggerezza devi sapere che sono oltre dieci anni che io lavoro sulla mia flessibilità personale. Nel mio corso educare a lungo termine dico proprio che la flessibilità è la bacchetta magica della genitorialità ed è un'abilità che va coltivata secondo me un giorno sì e l'altro pure perché per una persona come me che non ce l' particolarmente innata è faticoso, cioè è un lavoro davvero a tempo pieno. E mentre leggevo il tuo libro pensavo che in tantissimi contesti la parola leggerezza spesso mi sembra sinonimo di flessibilità.
Che ne dici? Me lo confermi?
L'ospite: Sì, è esattamente, è un po' come dici tu, la flessibilità in psicologia, no? Si studia la flessibilità cognitiva, la anche fissazione no? Su alcune volte che abbiamo rispetto ad alcuni argomenti alcune tematiche soprattutto io la leggo prima ancora di un comportamento prima ancora di un modo di fare proprio di un modo di essere ma di un modo di guardare le cose no? Allora quando noi abbiamo un modo molto rigido, molto impostato, molto metodico per alcune cose certamente è funzionale, è utile e ci aiuta. Il problema è che quando diventa parte della nostra esistenza, del nostro modo di vivere finché non tocca gli altri può anche andar bene quando ci troviamo di fronte a un altro essere esplosivo come quello di un bambino che è tutto fuorché rigido ecco che allora lì entriamo in difficoltà.
Perché è chiaro che se io non sono flessibile davanti a me ho un essere sgusciante che mi come proprio sapone mi sguscia dalle mani che cosa devo fare? Che cosa faccio? Solitamente che andiamo nel controllo. Cadiamo nella rigidità, cadiamo nel nell'essere petulanti. Cioè cerchiamo di ingabbiare in tanti modi I figli affinché la nostra rigidità e la nostra fissazione quindi la nostra poca flessibilità possa trovare un po' di pace no?
Possa essere in qualche modo in linea con quello che vediamo. E questo diciamo è anche fattibile. Si può anche provare a fare no? Il problema è che si può provare a fare tu parli di educazione a lungo termine, no? Per un periodo molto ristretto perché poi a un certo punto il bambino tra virgolette o si ribella per natura, per biologia o perché comunque la nostra fissazione o la nostra rigidità non è così strutturale ma s'accompagna anche a momenti più leggeri e quindi qua o o noi siamo dal primo giorno rigidi, inflessibili e come poteva essere non educazione retrò, un po' antiquata e quindi magari riesce anche a plasmare il bambino o dato che noi siamo nella nella maggior parte dei casi genitori che stanno provando e quindi si aprono anche un'educazione empatica, un'educazione più leggera, più allora il bambino dopo quando sa che hai sia rigidità che flessibilità spingerà in tutti I modi affinché tu tiri fuori quella flessibilità e quindi diciamo si rivellerà reagirà sarà appunto come dicevo rispetterà un pochino il suo essere sgusciante il suo essere leggero.
E allora bisogna capire che in quei momenti lì quale grande occasione che sono I figli per ritrovare un po' quella nostra leggerezza che comunque io credo faccia parte dell'
Carlotta: davvero così. E poi sicuramente diciamo che la flessibilità secondo me si adatta di più al tipo di approccio alla vita dei bambini, che è più un approccio del presente: vivo il presente, vivo in questo momento, non penso a domani, non penso a ieri e quindi secondo me questo approccio probabilmente non solo si adatta di più ai bambini ma fa anche sentire molto meglio noi genitori credo. Almeno io devo dire che spesso e volentieri cercare di essere flessibile per me va proprio contro natura perché io sono quel tipo di persona un po' rigida probabilmente e invece quando c'è un cambiamento, magari un qualcosa inaspettato, io sono la classica persona da scenario peggiore e quindi per me veramente lavorare sulla flessibilità che adesso magari inizierò a chiamare leggerezza grazie a te è proprio fondamentale. Mentre ti ascoltavo pensavo che il tuo libro si intitola Educare con leggerezza, il mio corso si intitola Educare a lungo termine, il mio podcast si intitola Educare con calma e questa cosa mi fa sorridere vorrei chiedere a te secondo te perché questo enorme bisogno al giorno d'oggi di mettere l'accento, il focus sull'educare, sull'educazione che poi ovviamente credo sia per me che per te è forse più l'educazione del genitore, come dico sempre, educare noi stessi prima dei figli.
Quindi Marco perché per te è così importante che passi l'importanza dell'educazione?
L'ospite: Io ti risponderei a questa domanda con un'altra domanda a cui poi aggiungo una mia risposta se vuoi, nel senso come mai siamo così attenti a cercare di specificare la modalità di quell'educazione lì. Cioè noi non diciamo educare I figli perché educare I figli si può fare in tanti modi. Noi mettiamo l'accento e l'attenzione a la modalità al modo perché il modo è quello che noi diamo fa la differenza fa la differenza per e ne vediamo I risultati ma non nel bambino, nel nell'atmosfera, nella sensazione, nel nel nella nostra anche proprio appartenenza al nostro essere genitori, al sentirci genitori che in qualche modo come dire, fanno il loro sforzo, lo mettono il loro impegno per un come non semplicemente per un perché. Devi educare I figli perché sono diventato genitore. Quella diciamo forse è la appunto come un po' un po' la modalità vintage, no?
Un po' la modalità retrò. Cioè io divento genitore per una serie di impulsi biologici culturali perché una volta insomma ti sposi, fai figli, ti prendi un lavoro ed era quindi anche molto più rigido tutto. La società era più rigida, il mondo è più rigido, il mondo era più impostato, catalogato molto più classista in tutti gli aspetti, no? Oggi che per dirla un po' alla Baumann è un mondo molto più liquido, molto più anche possibilista in tutti I casi e noi capiamo che non era tanto il fatto di rispondere a un impulso biologico, la cosa importante di diventare genitori, ma è quello che gli diamo ai nostri figli che fa la differenza. E io credo che quando tu ti rendi conto di questo tu incominci anche a ripercorrere un po' la tua storia personale e ti rendi conto che forse tante di quelle cose che pensavi anche buone erano un pochino avvelenate e e non c'era e questo lo puoi lo puoi leggere con molta rabbia nei confronti dei tuoi genitori oppure con un po' di empatia no?
Anche per il fatto che semplicemente erano e davano quello che potevano dare con le risorse che avevano. Però cavolo dopo è chiaro che ti metti il diventi un punto di domanda e dici ma allora io che cosa voglio fare con I miei figli? E allora lì nasce ok, per me è fondamentale magari l'educazione con calma a lungo termine e per me magari io utilizzo leggerezza perché per me forse la mia vita che è stata devo dire leggera però ho sempre avuto questo questo Carlo di non diventare vittima del gioco del mondo, del gioco degli schemi, del gioco del lavoro, del gioco della pressione, del gioco del dover far soldi, del del dover come dire diventare una un po' una marionetta no? Di questo mondo qui e di come ci vuole po' la società e di come ci vogliono I genitori. Io ho avuto la fortuna forse di avere anche genitori che m'hanno sempre lasciato una porticella aperta nonostante comunque la loro pesantezza mi sia anche un po' arrivata le loro dinamiche, le loro difficoltà e ho detto cavolo per me è importante dare questo messaggio.
Penso che ognuno poi come dire io penso non per parlare del libro ma per parlare un po' del dell'approccio no? Che noi cerchiamo magari ecco io educare con leggerezza allora mi fiondo in educare con leggerezza. No. Cioè io posso prendere, carpire un aspetto di questa cosa qui che magari mi è utile per un mese della mia vita quel mese lì magari mi aiuta a incastrare un altro modo e poi alla fine creare e vivere il mio unico modo unico e irripetibile di stare insieme ai miei figli perché poi alla fine è sempre e solo una relazione al di là dei metodi, al di là della calma, della leggerezza, del lungo termine, di quello che vuoi comunque poi devi far tuo quello che dice Carlotta, quello che dice ma quello che dice qualsiasi altra persona che si può occupare educazione. E quindi per me questo, insomma, era importante.
Ora ho dilagato un po', ma insomma il senso
Carlotta: si capisce perfettamente. Poi tra l'altro secondo me si abbraccia e si sposa molto bene con una cosa a cui pensavo proprio ieri che era: oggigiorno con tutta questa informazione sulla genitorialità e veramente ce n'è tantissima, mentre come dicevi tu I nostri genitori ovviamente dobbiamo proprio avere questo tipo di empatia verso il modo in cui ci hanno cresciuti perché non avevano questo tipo di informazione ma c'è anche l'altro lato della medaglia. Tutta questa informazione spesso e volentieri ci fa veramente credere di dover essere qualcosa che non siamo, ci mette sempre dei paletti, ci mette sempre ok siamo arrivati fino qua puoi andare fino a là e a me questo piace tantissimo lo ammetto io sono una persona che bisogno di questo tipo di sfida, di questo tipo di vedere la bandierina laggiù e dire ok posso arrivarci perché io per natura sono fatta così, mi piace evolvere, mi piace lavorare su me stessa ma non tutti sono fatti così e spesso e volentieri con tutta l'informazione che c'è uno dice ok ok ok devo fare questo però devo fare anche quello però devo dirlo così però poi devo devo anche pensare questa frase che dico e se dico questa parola magari posso creare questo trauma credo che la tua risposta sia esattamente la mia.
Il focus non è tanto sull'educazione perché alla fine anche noi siamo stata anche io sono stata educata con metodi diversi ma anche io sono stata educata quindi probabilmente il focus è proprio quello, è proprio sul metodo di educazione. Credo che quando si arriva un pochino a vedere la Big Picture, quindi il quadro generale di quello che vogliamo, del principio base che vogliamo nel nostro tipo di educazione, allora lì sì che poi possiamo vedere tutti gli altri approcci, tutti I metodi sotto una luce diversa, sotto una luce nuova. Tutto questo te lo dico avevo in mente una domanda per te che mi sono dimenticata nel frattempo quindi io io e Marco ci vediamo in questo momento quindi vedo la sua faccia che ride! In realtà volevo chiederti a te questo tipo di educazione viene normale, viene spontanea, cioè nel senso tu Marco quando sei diventato papà eri così naturalmente o hai dovuto lavorare su te stesso e se hai dovuto lavorare su te stesso qual è la cosa l'aspetto che ti fatto fare più fatica in assoluto?
L'ospite: Mah io credo credo che in qualche modo un certo tipo di approccio alla vita alle cose alle situazioni a cercare di leggerle sotto una chiave diciamo più leggera, non farmi un po' ingabbiare no? In quelle ansie del del dovere eccetera io l'abbia mantenuto ce l'abbia diciamo un po' connaturato a me stesso, alla mia natura, fa parte della mia natura. E questo lo perché mi rendo conto che nei tanti passaggi comunque non sempre semplici, no? Perché il fatto di avere un certo tipo d'approccio non significa che la vita vuol dire che sia stata sempre in discesa nonostante riconosca una serie infinita di privilegi o di possibilità ma le leggo anche così proprio perché probabilmente come dire mh quando tu ti rendi conto un po' del tuo percorso e cerchi di fare un percorso ti rendi conto anche dove hai potuto mettere I piedi e dove magari sei riuscito a non a non sprofondare no? Però è chiaro che la genitorialità comunque sebbene io avessi questo diciamo questo approccio qui rappresentato una bomba esplosiva dentro di me specialmente perché mi sono reso conto che sebbene in linea generale io potessi esser leggero per tante altre tante tantissime altre cose non lo sono.
Cioè all'interno perché poi dopo la genitorialità è vissuta come dire ma in linea generale puoi anche avere un certo tipo di approccio però poi dopo si va nello specifico, si va nelle situazioni, si va nelle modalità. Allora mi mi sono reso conto che su tante cose come dire la leggerezza se ne va se ne va a come nel cartone degli Aristogatti e io rimango impantanato in una serie di sensazioni, di rigidità di controllo, in particolar modo mi devo dire che il fatto di essere diventato genitore, il fatto di no parlare anche di queste tematiche mi richiamato come dire bene allora io in qualche modo devo fare tutte le cose bene no? E quindi un po' in quel che non voglio chiamarlo errore ma in quella un po' rigidità del dire okay devo parlargli così devo dire questo però se dico questo allora devo questo devo accogliere la sua emozione in questo modo fino a che mi sono ritrovato a dire però il motivo per cui lo faccio perché sto parlando così? Perché mi sto interessando in questo modo? Perché?
Perché poi io dentro di me lo sentivo che c'era una patina non di finzione ma di non di non attinenza a quello che io davvero sono. Allora lì ho dovuto lavorare per smussare, per lasciare andare molto il controllo su certe situazioni ad esempio tutte quelle cose che riguardavano quello che poteva succedere, no? Quella paura del futuro, tutte quelle cose che magari oddio ora se non intervengo ora chissà quello che succede dopo allora se ora non è indipendente no? Che non riesce a scendere le scale? No le scale devi riuscire a scendere da sola che sì in linea generale certo che va bene no?
Io so che anche tu prendo spunto anche da tante cose che tu dici no? Sull'indipendenza, sulla però è anche vero che ci sono vari momenti in cui è molto più funzionale accogliere la la difficoltà del bambino piuttosto che fissarti che ora è giunto il momento che lei faccia le scale da sola e e quello che poi vedi quando le cose le leggi con consapevolezza e non voglio dire che io le legga sempre con consapevolezza tutt'altro ma quando cerchi di farlo ti rende anche conto che poi le cose si vanno un po' a incastrare da sole cioè secondo me il mio richiamo anche alla leggerezza di dire non cerchiamo di voler esser noi che costruiamo e di costruire I nostri figli I figli si crescono e si costruiscono da soli e questo lo fanno sia I figli che hanno avuto un'educazione molto rigida, molto impostata, molto se vogliamo anche violenta e sia I figli che vengono costruiti o si costruiscono attraverso un'educazione più empatica. La differenza lo fa che questa loro costruzione che viene in automatico viene da loro spontanea saranno diciamo I pieni o I vuoti che si ritroveranno. Saranno il modo in cui dovranno circondare le loro ferite o il modo in cui fioriranno le loro ferite.
E questo ecco secondo me è la differenza. Però non sono io che devo costruire Asia o Sveva e dirgli che tu devi arrivare a questo. Io allora ti imposto tutta no? La tua vita, le tue cose, le tue ecco perché altrimenti dopo attingiamo invece più che a un potere della leggerezza e della flessibilità un potere un senso molto di gabbia che mettiamo addosso ai nostri figli e poi nella maggior parte dei casi loro cercano in tutti I modi di togliersi e quindi tu vai ancora più in crisi perché dici allora se non sono riuscito così che cosa devo fare, che cosa posso fare e quindi scadiamo nelle manipolazioni, nei ricatti emotivi, in tutte quelle cose serie di cose che poi alla fine vorremmo anche evitare.
Carlotta: Esatto, guarda, mentre ti ascoltavo parlare pensavo proprio a una conversazione che ho avuto da poco con una mamma. Prima hai detto una frase, hai parlato dell'indipendenza, che a volte cerchi di prendere spunto da me o da quello che io cerco di trasmettere ai genitori e hai parlato di indipendenza. Io effettivamente ho pensato: Certo perché Montessori basa tantissimo l'approccio sull'indipendenza, sul lasciami fare da solo. Questo mi fatto riflettere su una frase di una mamma l'altro giorno, come lei tantissimi altri genitori, che mi diceva: Mia figlia si rifiuta di mettersi le scarpe, se le hai messe fino a ieri adesso si rifiuta di mettersi le scarpe, non vuole proprio mettersi le scarpe, io non so che cosa fare, che cosa devo fare. Io per un attimo ho pensato a tutto quello che potevo dirle sullo sviluppo di sua figlia e poi le ho detto mettigliele tu ed è proprio per me questo mettigliele tu è quella leggerezza di cui parli, è quella flessibilità di cui parli.
Mettile tu la scarpa. In questo momento magari lei altre mille mille come si dice? Milestones aiutami! Vabbeh, oggi ce l'ho in inglese la Altre mille pietre miliari ecco altre mille pietre miliari in questo momento del suo sviluppo che sta cercando di conquistare non vuole mettersi la scarpa mettigliela tu la scarpa e poi magari alla fine le dici vuoi chiudere tu il velcro? E lei chiude il velcro.
E voilà! E magari il giorno dopo fate la stessa cosa, magari il giorno dopo ancora e poi un giorno si rimette la scarpa da sola quando è pronta. Quindi ecco per me questo a volte è un po' quella confusione che si genera quando parliamo magari di un metodo come Montessori e prendiamo il principio principale di Montessori che è proprio l'indipendenza e lo vogliamo applicare con rigidezza, con non si dice rigidezza,
L'ospite: ma rigidezza. Grazie. Va
Carlotta: beh, questi sono quindici anni fuori dall'Italia che io a volte me ne esco con I miei exploit. Però questo secondo me è quello di cui parlavi.
L'ospite: Sì è quando tu parti dal metodo invece di partire dalla relazione che lì ti freghi. Ma ci freghiamo tutti ma perché il metodo non è che lo facciamo perché siamo sciocchi ma semplicemente perché noi stiamo cercando un modo di capire qual è la modalità migliore per stare con I nostri figli. Tante volte il modo tante volte la rigidità non è semplicemente frutto di una nostra impostazione ma è anche frutto di amore, di cura. Cioè io ho paura che tu magari non possa sviluppare la tua indipendenza. Io ho paura che se ora non sono rigido con te tu possa avere dei problemi in futuro rispetto a certe cose.
Quindi è un interesse. Non leggiamolo no? Anche perché la la cosa peggiore da fare sarebbe oddio non sono leggera. Sono rigido allora mi frusto e mi mi sento in colpa perché non sono rigido. No.
Lo leggo tramite una modalità che non è la più funzionale ma comunque che attinge alla stessa intenzionalità. Cioè la generalità è fatta anche di intenzioni. Poi è chiaro che l'intenzione si deve trasformare in pratica no? E nella pratica bisognerebbe rispondere per me al principio di cosa fa bene a chi e se c'è un modo di far bene a tutti allora di rispondere ai miei bisogni e ai suoi bisogni e allora quando io magari appunto nell'esempio della della carta che poi sono esempi semplici però son quelli che mancano anche più in crisi, son quelli della della quotidianità perché poi esser genitori non si fa su un podcast o a parlarne ma dopo ritorno e devo mettere le scarpe magari ad Asia sì è proprio quella cosa lì no? Di riuscire a intervenire comprendendo se se c'è la necessità se c'è la possibilità di lasciarli fare da solo e allora io risponderò chiaramente al suo bisogno perché guardo lei allora è chiaro che è vero che I bambini hanno questo senso fortissimo di indipendenza che se li viene lasciato a a mhmm come dire intatto si manifesta in più e più occasioni ed è anche da leggere chiaramente pur con fatica come un qualcosa di positivo no?
Rispetto a un bambino che tutto vuole e smette di fare qualsiasi cosa a sei anni, cinque, cinque anni e allora lì mi dovrei domandare se ho preso troppo spazio, se magari gli devo lasciare più spazio a lui eccetera. Però poi se quel giorno lì magari semplicemente è stanco, non ne voglia mettere le scarpe per andare a scuola vuol dire che pensa già alla scuola, magari è una fase evolutiva particolare, magari semplicemente è una richiesta di più attenzione perché è vero che avere bambini troppo anche indipendenti per noi genitori va anche bene però magari alcune volte dopo quando il bambino è troppo dipendente troppo bravo tra virgolette non è che ci scordiamo di lui ma su tante cose magari non ci mettiamo più l'accento e magari quando lui dopo fa la richiesta rispetto a un bimbo che richiede sempre dici no tu non puoi farmi la richiesta magari suo fratello che si lamenta in continuazione tu devi essere quello più bravo e allora dopo lì c'è il rischio di cadere nei ruoli e invece I bambini devono fare I bambini, gli adulti devono fare gli adulti e qui secondo me c'è quella parte anche di inventarsi un po' la genitorialità, cioè di va bene tutto, ti studi tutto, ti leggi tutto ma poi prova anche a inventarti il tuo modo e se quella volta lì gli devi mettere le scarpe, se quella volta lì gliele metti insieme a tuo marito e vi sembrate e vi sembra di fare la cosa più sbagliata del mondo, se al bambino non fa male non è la cosa più sbagliata
Carlotta: è te. Anzi, anzi probabilmente è esattamente quello che dobbiamo fare perché in realtà quello che dobbiamo fare secondo me come genitori oltre al metodo, oltre a tutto quello che possiamo leggere, è educare guardando la persona che abbiamo davanti. Quindi io sono una madre in un modo con Oliver e sono una madre in un altro modo con Emily perché hanno bisogni diversi, sono persone diverse. Quindi questo secondo me è qualcosa che tantissimi genitori, soprattutto I genitori che seguono un metodo, secondo me spesso e volentieri questo se lo dimenticano. Lo dico perché credo che sia importante proprio perché io arrivo dal metodo montessoriano che oggi è molto in voga, è molto in fashion, tutti vogliono Montessori, tutti vogliono fare Montessori, Montessori ormai è diventata quasi un'etichetta, secondo me ancora di più dobbiamo ricordarci che educhiamo chi abbiamo davanti, educhiamo noi stessi secondo chi abbiamo davanti, secondo il bambino che abbiamo davanti e questo è importantissimo secondo me.
Senti Marco io parlerei con te per ore ma oggi so per motivi vari siamo un po stretti di tempi e in più sai che a me piace lasciare I podcast corti, brevi e molto fruibili per I genitori. Ci tengo però a farti un'ultima domanda che mi incuriosisce: se dovessi estrapolare dal tuo libro un'idea pratica da mettere in atto nel quotidiano, un'idea per il genitore che un genitore può prendere oggi, adesso, in questo vento e applicare perché è talmente facile che non può non farlo quale sarebbe? Silenzio
L'ospite: difficile! No sono solo cose più difficili No perché è giusto, poi nel senso io ho voluto scrivere questo libro che è un po' double face cioè da una parte, come dire, c'è anche a livello un po' di ispirazionale di visione guardare le cose in un modo diverso e poi c'è una parte che ho chiamato leggerezza educativa, cioè proprio nel contesto pratico perché poi io sì sono psicologo, sia ho studiato, sia studio, mi forma, penso come te, come tutti che fanno queste cose qui però alla fine poi come dire io mi ritrovo lì con le braghe karate davanti alla figlia che mi urla per tre ore e e mi picchia e mi dice che son brutto sarò anche brutto però insomma son tuo padre cioè voglio dire vabbè cioè io gli dico guarda che condividiamo più grande percento del quindi no però è giusto comunque andare anche nella nella ciccia come si dice in Toscana io dico secondo me sono due cose proprio ora guardandole guardandola la la il momento che uno sta vivendo con il proprio figlio innanzitutto uno può domandarsi qual è quella cosa che sto cercando di controllare che è fuori dal mio controllo?
Su quella cosa lì non ci devo mettere più attenzione non ci devo mettere più energia Devo lasciarla andare. Devo smettere di parlarne, devo smettere di ripeterlo, devo solo domandarmi qual è quindi questa cosa qui, su cosa posso controllare, su cosa posso dare a mio figlio. E tutto il resto la smetto di riempirmi la testa di spazzatura. Perché quella è semplicemente spazzatura cognitiva emotiva che mi appesantisce, che mi porta sempre a parlare delle stesse discussioni, che magari, di questo lo fanno su alcune cose un pochino meno donne magari la sera quando siamo a letto cominciamo a parlare di quello invece di far l'amore invece di darci un bacio invece di di di riconnetterci come coppia perché quando guardo mio figlio lo guardo solo tramite quel cosa lì, quello che sta sbagliando, quello su cui io comunque non posso controllare e vi faccio un'altra domanda: qual è quel problema non problema su cui sto testando troppa attenzione? Tutti noi abbiamo un'eccessiva attenzione ma anche lì è frutto dell'interesse, è frutto di tutte queste cose che ci piace fare però non trasformiamo la genitorialità in un lavoro, in una cosa che dobbiamo seguire passo passo perché sennò cade il mondo e quindi se appunto mia figlia tutte le mattine si alza invece di fare le scale da sola stile appunto bambina perfetta vuole per forza che io la prenda in braccio io la prendo in braccio e smetto di angosciarmi per questo problema non problema perché alcune volte non sono problemi se non sono come dire cose che affaticano il bambino è chiaro che se un bambino non parla a quattro anni
Carlotta: certo
L'ospite: come dire c'è un problema perché fuori da una norma statistica in cui va affrontata con dei professionisti ma infatti questo mi richiama al dal terzo punto se c'è un problema lo affronto se il problema non c'è non sto facendo io è un problema non un problema non lo affronto più faccio l'unica cosa necessaria per risolverlo punto quindi I bambini alla fine alla fine è vero che crescono tutti e che si educano tutti e che raggiungono tutti I certi stadi dello sviluppo. L'alternativa superficiale sarebbe come dire vabbè siamo cresciuti tutti in tutti I modi. L'alternativa leggera è cresciamo tutti se pensati, se amati, se sorretti, se coccolati nei nostri bisogni e se anche non con tutta la pesantezza e tutte le fissazioni che hanno I nostri genitori che se I nostri figli potessero parlare come da tutti ci direbbero tranquillamente e lasciano un po' stare.
Carlotta: Fantastico allora se poteste vedere il il video ci sono io Marco che parla eccetera eccetera e io che con la testa in maniera molto energetica, che gli faccio thumb up come si dice, vedi oggetti in inglese, che gli faccio segnali di fumo per dire grande fantastico perché sì è verissimo anch'io mi sembrava di sentire parlare mio marito perché io spesso e volentieri mi stresso e mi preoccupo per problemi che non sono problemi, per problemi non problemi come dicevi tu. Lui mi diceva sempre: senti hai controllo su questa cosa? No! E allora perché te ne preoccupi? Lasciala andare, buttala fuori dalla tua testa!
Questo per me è stato appunto il mantra degli ultimi dieci anni che mi aiutato tantissimo tantissimo tantissimo a vivere con più leggerezza e anche proprio a trasformare un po la mia negatività in quasi positività e ottimismo. Marco so che devo lasciarti andare però ti ringrazio, sei stato veramente gentilissimo, grazie per il tempo che mi hai dedicato anche last minute perché lo abbiamo deciso ieri di registrare questo podcast e abbiamo proprio preso così l'occasione al volo e quindi grazie Marco.
L'ospite: Io ti ringrazio te Carlotta, è stato davvero un piacere perché comunque era tanto tempo e niente son davvero contento poi conosciuto anche tra virgolette in persona seppur distanti da uno schermo però son contento.
Carlotta: È vero tra l'altro forse è la prima volta che ci parliamo davvero ci siamo sempre solo messaggi, quindi è vero ci siamo finalmente conosciuti Senti ricorda solo ancora tutti dove ti possono trovare e se c'è qualcosa che vuoi aggiungere qualsiasi cosa
L'ospite: vai Instagram Marco Sacchetti e da lì poi chi è interessato può trovare tutti I vari link, varie connessioni su quello che faccio, sul mio lavoro e anche eventualmente sul libro.
Carlotta: E io appunto vi invito a leggere il libro di Marco Educare con leggerezza e grazie!
L'ospite: Ti ringrazio ancora e anche tutti quelli che ci stanno ascoltando.
Carlotta: Alla prossima, ciao. Ciao. So già che starete tutti correndo a cercare Marco su Instagram. Ormai avrete capito perché quando l'ho trovato non l'ho più abbandonato e quindi sono veramente veramente felice di avervi regalato questa conversazione e credo che se ci sono due punti da portarsi a casa, due messaggi, due semini da portarsi a casa sono veramente: uno) il cercare di ricordarci che educhiamo la persona che abbiamo davanti educhiamo secondo il bambino che abbiamo davanti e non soltanto secondo il metodo di educazione che abbiamo scelto e due cerchiamo di non fare dei problemi le cose che sono dei non problemi e questo lo dico a me stessa. Quindi grazie Marco per il promemoria.
Non mi rimane che ricordarvi che mi trovate anche su w w w punto la tela punto com dove potete anche lasciare un commento a questo episodio e anche su instagram come la tela di carlotta blog. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!
Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma ora sto recuperando! 💕
Come gli rispondo?
ES > perché a me è SI e a lui è NO ??? (anche se accade in momenti diversi)🤯
In generale, parlerei al figlio che pone questa domanda con sincerità, spiegando le motivazioni che ti portano a gestire la situazione in quel modo specifico.
Un abbraccio,
Rosalba
Team La Tela