Preferiti dei bambini

79. I capricci non sono capricci!

In occasione del lancio della nuova guida per genitori + libro stampabile per l'infanzia «Capire e gestire i capricci», ho deciso di dedicare l'episodio di oggi proprio ai capricci.

13 gennaio 2022·
19 min
·36 commenti
Vi spiego perché suggerisco di evitare il termine «capricci» e vi racconto con esempi pratici e riflessioni oneste perché dovremmo cambiare la mentalità sui capricci.

Se le mie parole toccano qualche corda dentro di te, amerai la guida online per genitori «Capire e gestire i capricci»che include un libro stampabile per l'infanzia (anche da leggere online), affinché anche loro possano iniziare a capire come funziona il loro cervello e che esiste un modo calmo di affrontare le crisi.

Nell'episodio menziono anche la guida gratis «10 modi per educare a lungo termine» che ricevi come regalo di benvenuto quando ti iscrivi alla mia newsletter.

Ps. Nell'episodio chiamo la guida diversamente, perché all'inizio avevo un titolo diverso: è la stessa guida, l'unica che offriamo sulla gestione dei capricci.  

Carlotta: Benvenuti e benvenute a un altro episodio di educare con calma. Allora parto direttamente in quinta perché ho lanciato da pochissimo la mia nuova guida per genitori sui capricci si intitola È il tuo coccodrillo verità bomba sui capricci e come affrontarli con calma ed è davvero ricchissima di spunti per I genitori per cambiare la mentalità sui capricci perché io credo che sia davvero davvero necessario e include anche ovviamente un bellissimo libro illustrato per bambini stampabile come sempre in cui succede proprio una situazione ispirata a una storia vera con mio figlio Oliver piccolo che verrebbe definita capriccio e in cui vi mostriamo come noi la affrontiamo. In occasione del lancio della guida ho deciso oggi di parlarvi proprio di capricci e inizierei dicendo che tanti dei comportamenti che oggi descriviamo come capricci in realtà non sono capricci. E perché lo dico con tanta sicurezza? Per una semplicissima ragione: perché I capricci, nell'accezione del termine che intendiamo noi, non esistono.

Ora sento già le vostre menti dire: no, non è vero, ma allora questi comportamenti che cosa sono? Io ti posso descrivere mille situazioni in cui mio figlio fa I capricci. Vi capisco. Quindi mi spiego meglio: questi comportamenti che noi tradizionalmente chiamiamo capricci esistono. Certo che esistono, li conosciamo tutti, li abbiamo vissuti tutti con I nostri figli, ma è come li definiamo che è sbagliato.

La parola capricci è sbagliata perché una connotazione estremamente negativa nella mente delle persone. Appena diciamo capriccio è relazionato a un bambino pensiamo che in quel momento il bambino si sta comportando male. Sto facendo le virgolette con le dita. Quante volte mia nonna quando I miei figli piangono, si lamentano, mi dice fanno I capricci, O quante volte, se I bambini si comportano male, lo metto sempre tra virgolette, al ristorante, il cameriere gli dice: dai non siate capricciosi, fate I bravi per I vostri genitori e così via. La parola capriccio un'accezione negativa nella nostra mente, non possiamo girarci intorno.

In realtà, non so se ci avete mai pensato, ma la parola capriccio etimologicamente parlando, e io sono un'appassionata di etimologie, non nulla a che fare con un mal comportamento. Deriva da capo riccio, ovvero dall'avere I capelli ricci che un tempo erano associati a un carattere un po' stravagante, diciamo così. E se guardiamo la definizione di capriccio, il dizionario ci dice: voglia o idea stravagante o bizzarra perseguita, sia pure non a lungo, con ostinazione cocciutaggine. E questo è esattamente il comportamento del bambino che noi definiamo capriccio: è una voglia stravagante e ostinata che passa in fretta, soprattutto se siamo in grado di accoglierla noi genitori. E di questo parliamo un pochino più avanti.

Quindi, in realtà, la parola capriccio oggi una connotazione negativa, ma il comportamento del bambino quando fa I capricci non è affatto negativo. E' una voglia che il bambino non riesce a soddisfare o non riesce a esprimere o non riesce a processare e quindi si trasforma in una crisi, in un pianto, in un grido di aiuto, in una manifestazione di rabbia, di frustrazione. Ma ovviamente, anche se razionalmente capiamo che il comportamento che noi definiamo capriccio non è negativo, l'accezione negativa della parola è talmente intrinseca in noi, è talmente naturale pensare capriccio = comportamento negativo che io nel mio corso Educare a lungo termine invito a rimuoverla completamente dal nostro vocabolario e invece di usare la parola capricci usare la parola crisi. Crisi a me sembra una parola molto più onesta intellettualmente per descrivere quel comportamento e non solo più onesta, ma secondo me aiuta anche il genitore ad avere più empatia in quel momento. Perché?

Perché tutti ci sentiamo in crisi a volte, sappiamo che cosa si prova. Se io vengo da te e ti dico mi sento totalmente in crisi, tu ti siedi con me e mi dici parliamone! Non mi dici: Ecco, sei sempre la solita, ma non ti vergogni a comportarti così, smetti di piangere, calmati! E allora perché non pensiamo lo stesso e non facciamo lo stesso e non accogliamo allo stesso modo quando I nostri figli sono in crisi? Una domanda che faccio ai genitori nel mio corso e che cambiato tantissimo la mia visione personale delle crisi dei miei figli è questa: quando ti senti fuori controllo, in crisi appunto, vorresti qualcuno che ti punisse o che ti aiutasse a calmarti?

Onestamente io sono sicura che ognuno di voi nella sua mente risposto: vorrei qualcuno che mi aiutasse a calmarmi. Anche io. Quindi credo davvero che per cambiare questo alone di negatività che avvolge la parola capricci sia importante: uno, sostituire la parola capriccio con crisi. Le parole che usiamo, lo dico sempre ormai sarete stanchi di sentirmelo dire, ma lo ripeto, le parole che usiamo sono potentissime anche e soprattutto nella nostra mente. Se continuiamo a chiamarli capricci, nella nostra mente sarà molto più difficile cambiare prospettiva e smettere di vedere il comportamento associato a quella parola come negativo.

E due) informarsi, essere curiosi, inquisitivi, capire che cosa c'è dietro alla crisi dei nostri figli. E non mi riferisco solo a che cosa l' causata perché davvero a volte non c'è ragione per cui consideriamo un comportamento valido, non c'è una ragione valida Occhio c'è sempre una ragione ma spesso per noi è davvero inutile tra virgolette non posso mettermi il paio di calze che volevo perché mamma le lavate avevo sete ma mio fratello bevuto dalla borraccia prima di me mamma è salita in macchina prima di papà cose che a noi adulti sembrano assurde e ci fanno girare gli occhi al cielo ma per I bambini sono ragioni valide Quindi ciò che intendo con capire che cosa c'è dietro alla crisi è capire chi è nostro figlio in quella determinata fase del suo sviluppo. Vi faccio due esempi: mio figlio due anni e mezzo e si butta a terra piangendo perché non gli voglio dare un terzo biscotto. I due anni sono un periodo di fortissima transizione interiore, I bambini sono nel pieno della fase dell'autoaffermazione e che cosa succede in questa fase dello sviluppo? Succede che si stanno rendendo conto di essere persone a sé stanti, diverse da mamma e papà e non un'estensione dei genitori.

E quindi si stanno rendendo conto di avere una propria capacità decisionale. E di che cosa hanno bisogno in questa fase dello sviluppo? Hanno bisogno di praticare la loro volontà e la loro indipendenza. E quella crisi che provoca il fatto che io non gli do il terzo biscotto non è altro che la manifestazione della loro volontà. E mio figlio che mi dice: quello che voglio io è diverso da quello che vuoi tu.

E la mia volontà conta tanto quanto la tua. Il livello di confusione mentale di un bambino di due anni è simile a quello di un bambino che entra nell'adolescenza, ma con molta, molta, molta meno capacità di razionalizzare e comprendere ciò che gli sta succedendo. E' un mix esplosivo. Altro esempio, passiamo a un'altra età: mia figlia sei anni, provo a parlare con lei di un comportamento che non mi è piaciuto, lei mi dà una manata sul braccio, mi dice che non vuole parlare e se ne va. Anche questo comportamento nella nostra mentalità è una forma di capriccio.

Eppure quello che non vediamo in questo comportamento è che I sei anni sono delicati. A sei anni I bambini sono a cavallo tra il primo e il secondo piano dello sviluppo. In termini montessoriani il primo piano dello sviluppo va da zero a sei anni, il secondo piano dello sviluppo va da sei a dodici anni. Ora immaginiamo una linea per terra che divide I due piani dello sviluppo. A sei anni, per dire un'età indicativa, ma può essere cinque, sette, nostro figlio è come se avesse un piede al di qua della linea e un piede al di là della linea.

È grande, ma è ancora piccolo. Io spesso penso a un ponte: è come se I nostri bambini a quest'età fossero su un ponte da soli e camminassero verso la pubertà. A volte procedono spediti e ci sembrano così grandi, così maturi, così autonomi, così indipendenti. Altre volte invece si guardano indietro, ci vedono sempre più lontani e si ricordano che forse non hanno poi così voglia di essere grandi e allora tornano un pochino verso di noi ed è in quel momento che magari esce un comportamento da bimbo più piccolo ed è in quel momento che ci prendono così alla sprovvista, perché fino a due minuti fa ci sembravano quasi adolescenti pronti per andare a vivere da soli e che ci escono quelle frasi tipo: Ma smettila che sei grande, solo I bambini piccoli si comportano così, ma non hai più di due anni. Perché diciamo queste frasi?

Perché ci prendono alla sprovvista. E questo un pochino mi emoziona perché quando lo dico ci vedo tantissimo Oliver in questa fase e anche se non è affatto facile, quando una crisi cerco di interpretare il suo comportamento, cerco di capire chi è lui in quel momento del suo sviluppo, in questo momento del suo sviluppo, cerco di essere il suo interprete, me lo immagino su quel ponte che si gira e mi dice mamma mi sono girato e ti ho vista così lontana e mi sono spaventato e non so come attirare la tua attenzione perché tu mi vedi così grande ma io sono ancora piccolo. Aiutami. Ma lui non dice tutto questo parole, magari fa come la bambina di cui parlavo prima e mi dice che non vuole parlare e se ne va in camera sua. Quel comportamento, per quanto fastidioso, non è una regressione, non è un capriccio, è un bisogno della nostra presenza, di tenerci ancora un po' con sé perché si rendono conto che si stanno allontanando velocemente.

Dobbiamo accoglierli. Ma più abbiamo questa mentalità del capriccio, questa visione negativa della crisi, meno possiamo accoglierli durante le loro crisi. E quando non li accogliamo diventa una lotta di potere. Riprendo l'esempio della bambina o bambino che una crisi perché vuole il terzo biscotto. Abbiamo detto due biscotti, mangiamo sempre e solo due biscotti per merenda.

Mia figlia lo sa, eppure me ne chiede un terzo. E quando me ne chiede un terzo, perché voglia di mangiarne tre e sta praticando la sua volontà, io dico di no. Si mette a piangere disperata, ovviamente, e in quel momento inizia la crisi. Ma il problema non è la crisi. La crisi è solo l'espressione della sua rabbia, della sua frustrazione, della sensazione di impotenza di fronte alla mia decisione categorica, della sua frustrazione, della sensazione di impotenza di fronte alla mia decisione categorica.

E' un dire: guarda che questa cosa non mi piace! Ma lei tutto questo lo esprime piangendo e picchiando e buttandosi a terra perché: uno magari non sa ancora esprimerlo a parola e due anche se un bambino o una bambina vocale verbale il suo cervello non è ancora in grado di processare questa emozione forte in un altro modo non è ancora in grado di processare le emozioni. Quindi il vero problema non è la crisi, il vero problema è come noi genitori rispondiamo alla crisi. E' la nostra reazione che porta alla lotta di potere e quando entriamo nella lotta di potere perdiamo tutti. La differenza di un genitore che entra nella lotta di potere e uno che riesce a restarne fuori spesso sta in quel momento brevissimo in cui stiamo per reagire.

Riprendiamo il nostro esempio dei biscotti: mio figlio una crisi fortissima perché gli ho detto di no. Io genitore reagisco alla sua crisi, mi arrabbio e gli dico: ma non è possibile che ti mette a piangere così per un biscotto? Stavamo passando una bella giornata e l'hai rovinata completamente. Te l'ho detto cento volte che piangere non serve a nulla. Cosa pensi di stare risolvendo così?

Smetti di piangere, calmati, tanto il biscotto non te lo do lo stesso. Questa è una reazione. Con questa reazione nessuno impara nulla La mente del bambino in quel momento non è ricettiva, quindi le nostre parole non servono a nulla. Vomitargli parole addosso non serve a nulla. Nemmeno fare sentire meglio noi, tra l'altro, perché poi ci sentiamo in colpa per non essere stati in grado di reagire meglio e di accogliere la crisi.

Ora immaginiamo che invece di reagire, io genitore faccio una pausa e scelgo il modo in cui voglio agire. Quindi agisco non reagisco. Quella pausa mi dà il tempo di ricordarmi che ho davanti, che è spesso una persona altamente fraintesa, che conoscevamo ieri ma che oggi magari è già cambiata perché così è l'evoluzione dei bambini, e spesso è una persona che non sa ancora controllare le sue emozioni e che bisogno di praticare la volontà e l'indipendenza. Ho di fronte una bomba a orologeria praticamente. Quindi quella pausa mi dà a me genitore il tempo di ricordarmi che la sua crisi è del tutto normale, è una risposta tutta di ricordarmi che questa crisi non è un problema e io genitore non devo risolverla, non devo aggiustare la situazione, spesso devo solo esserci, essere presente e rimanere calmo.

E quando mi ricordo tutto questo magari invece di arrabbiarmi, di infastidirmi, di alzare gli occhi al cielo, di urlare, allora trovo una soluzione creativa. Propongo di andare in frigo e trovare qualcosa che non abbia zucchero, magari funziona. O magari se quel biscotto è così importante perché ormai la mente del bambino è così focalizzata sul terzo biscotto, magari propongo di mangiarne un pezzettino, tagliarlo con il coltello per fare qualcosa di interessante, usare il coltello e lasciare il resto per domani. E magari funziona. Ma magari non funziona.

E se non funziona provo qualcos'altro, perché io ho fiducia in me. Io sono il capitano della barca, sono l'assistente di volo, so che cosa fare durante una crisi, perché l'ho praticato tantissime volte. E so che la cosa peggiore che posso fare è perdere la calma, perché la mia calma è la calma di mio figlio, perché mio figlio si fida di me. Proprio come la ciurma si fida del capitano, I passeggeri si fidano dell'assistente di volo. Se entrano in panico loro, tutti entrano in panico.

Essere il capitano della barca significa che a volte dobbiamo tornare sui nostri passi o prendere la decisione scomoda. Uno) magari questa settimana è il primo giorno che mangiamo zucchero e allora torno sui miei passi. Glielo lascio mangiare quel terzo biscotto. Ma prima aspetto che si calmi e gli spiego che non avevo capito quanto fosse importante il biscotto e che per questa volta può mangiarlo. Due) magari so che questa settimana abbiamo mangiato molto zucchero e allora semplicemente non posso lasciare che ne mangi di più.

E so che la mia decisione è giusta, mi fido di me, del mio buon senso, perché so che non arriva dall'autorità, so che non arriva dal io sono il genitore e tu fai cosa dico io, ma arriva dall'analisi della soluzione: questa settimana abbiamo mangiato troppo zucchero e non può succedere, e allora aspetto che si calmi e poi ne parliamo, che può portare alla soluzione o più lacrime, ma prima o poi passa anche questa e soprattutto la crisi passa più in fretta se io rimango calmo. Quindi vorrei lasciarvi in questo episodio due idee per agire di fronte a una crisi, quindi per agire invece di reagire. Uno. Sincronizzare il respiro. Fino da quando Emily era piccola ho notato che davvero potevamo sincronizzare il respiro.

Spesso quando dormiva su di me se sentivo che respirava affannosamente facevo caso al mio respiro e puntualmente era affannato per stress preoccupazione o anche solo per un film che magari avevo appena guardato. Negli anni l'ho testata questa cosa: bastava che io calmassi il mio respiro perché lei calmasse il suo. E ancora oggi quando mi permette di abbracciarla durante una crisi che non succede sempre, io faccio dei respiri profondissimi senza dire una parola, mi concentro sulla mia respirazione. Lei la replica e si calma più in fretta. Il nostro respiro è uno strumento potentissimo nella gestione delle nostre emozioni, azioni e relazioni.

Due) Mostrare empatia. Tanto del mio metodo educativo si basa sull'insegnare e sul mostrare l'empatia ai miei figli, quindi sull'insegnare l'empatia attraverso il mio esempio. L'empatia è qualcosa che io ho dovuto imparare a mia volta nei loro confronti, soprattutto nei momenti di crisi, quando mi sembra che piangano per nulla, quando non li capisco, quando penso che mi stiano sfidando, quelli sono I momenti in cui io pratico l'empatia nei loro confronti, e quelli sono I momenti in cui se io mostro loro empatia loro la imparano da me e la imparano per poi utilizzarla la prossima volta durante la lite con il fratello quando la sorella gli dà la manata eccetera eccetera eccetera Io devo modellare con il mio esempio perché se io non sono un genitore che impara a fare il genitore non posso certo aspettarmi che I miei figli siano persone che imparano a fare le persone. Queste sono solo due idee ma ne trovate veramente tante altre concrete da utilizzare subito nel mio pdf gratuito dieci modi per educare con calma durante una crisi che ho diviso tra focus sul genitore e focus sul bambino. Vi lascio il link nelle note dell'episodio perché lo ricevete come regalo di benvenuto quando vi iscrivete alla mia newsletter.

Ma davvero se volete approfondire l'argomento Capricci fino in fondo e volete farlo insieme ai vostri figli per avviare interessanti conversazioni con loro, per cambiare mentalità insieme a loro, allora davvero vi invito a comprare la nuova guida e il mio coccodrillo. Io sono felicissima del risultato finale, lo adoro, l'ho riletta centocinquantamila volte e tutte le volte sorrido quando la leggo, cosa che non succede sempre quando leggo I miei scritti. Miriam che è l'illustratrice della tela fatto un bellissimo lavoro con le illustrazioni del libricino stampabile per bambini che sono davvero dolcissime, sono esattamente quello che cercavo per parlare di un tema ostico come I capricci in maniera diversa da come lo affrontano gli altri libri per bambini sulla rabbia, sulle emozioni, e la guida per il genitore offre davvero tanti tanti tanti spunti validi, tanti dei quali non ho mai scritto altrove e credo che possano davvero aiutare I momenti di crisi, ma anche specialmente davvero cambiare la mentalità sui capricci ed entrare in meno lotte di potere con I nostri figli, migliorando così la nostra relazione creando così un rapporto di fiducia reciproca che è alla base di qualsiasi relazione. Vi lascio il link alla guida sui capricci nelle note dell'episodio e non mi rimane che darvi appuntamento alla prossima settimana con un altro episodio di Educare con calma e ricordarvi ovviamente che mi trovate anche su w w w punto la tela punto com e su instagram come la teladicarloblog.

Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!

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Ciao Carlotta! Proprio stamattina mio figlio, quasi 16 mesi, mi ha messo alla prova!! Stava giocando con i Lego, ed ha fatto la cacca 💩
Ovviamente alla mia frase "andiamo a cambiare il pannolino?" è entrato in crisi.. Non voleva lasciare il gioco.. Dopo diversi tentativi di distrazione, proposte varie per allontanarlo dall'attenzione sul gioco, purtroppo ho dovuto prenderlo in braccio e portarlo via, accompagnato da urli e pianti... Avrei potuto fare in altro modo?? 
Ciao Elisa,  quello che racconti è proprio uno di quei momenti in cui il nostro «capitano della barca interiore» può entrare in azione: restare calmi, ricordarci e che in quel momento lui non ci sta sfidando (come tu hai giustamente notato, semplicemente non voleva lasciare il gioco, cosa normalissima e valida alla sua età) e sta invece vivendo un momento intenso di frustrazione.

Nella guida «Capire e gestire i capricci» di cui parliamo in questo episodio (con il libro stampabile per l'infanzia «È il tuo coccodrillo») Carlotta offre una panoramica molto approfondita e tanti strumenti pratici per gestire questi momenti (e ne trovi ancora altri nel Percorso per Educare a lungo termine, alla categoria «Crisi»), ma sicuramente il primo passo è questo: offrire presenza ed empatia, fargli capire che lo capisci e sei lì per lui, anche bisogna comunque fare ciò che va fatto. 

Possiamo dire, ad esempio: «Vedo che ti stai divertendo un sacco con i Lego e non vuoi smettere. Ti capisco, è difficile interrompere un gioco bello. Ora però dobbiamo cambiare il pannolino e poi torniamo a giocare».

Quindi sì, a volte dovremo comunque prenderli in braccio e portarli via anche tra urla e pianti… ma possiamo farlo con la maggiore gentilezza possibile: tono calmo, gesti delicati, senza precipitarci nella modalità «lotta di potere».

Guida + libro
Capire e gestire i capricci
Una guida per affrontare le «grandi emozioni» dei bambini e cambiare mentalità sui capricci.


Percorso
Crisi
38 lezioni - 1h 49m


Inoltre, per le prossime volte può aiutare anche prepararlo in anticipo: «Tra poco dobbiamo cambiare il pannolino. Ti lascio ancora 5 minuti di gioco e poi andiamo». Certo, a 16 mesi non ha ancora la percezione reale del tempo, e può essere che allo scadere dei 5 minuti protesti comunque, ma questo passaggio di preparazione è importante: pian piano assimilerà l’idea che le transizioni si annunciano, che ha un po’ di tempo per concludere il gioco, e che poi si passa a un’altra attività. È un piccolo seme che col tempo germoglia.

Nel Percorso, se hai Tutta La Tela, trovi diverse lezioni sulla preparazione, come questa ad esempio:

Percorso / Mindset
La preparazione è la chiave di molte volte
Spesso sottovalutiamo il potere della preparazione (soprattutto quando i bambini sono molto piccoli).


Insomma, possiamo unire fermezza e gentilezza. La crisi magari arriverà comunque, ma avrà un sapore diverso se sa che – anche mentre lo portiamo via dai Lego – restiamo dalla sua parte. 💜
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Ciao Carlotta, mi ritrovo così tanto nelle tue narrazioni, benché sia Telista solo da poche settimane, che, al tempo stesso: mi commuovo, vorrei piangere, le trovo confortanti, mi scoraggiano. P.S.: sono mamma di una bambina “petardo”/“Dr. Jekyll and Mr. Hyde” di due anni e mezzo, che ci mette a durissima prova da quando è nata. Grazie per il vostro lavoro 🧘🏻‍♀️🫁🙏🏻🫂
Grazie per questa condivisione Giulia, il mix di emozioni che descrivi è meraviglioso... facciamo il tifo per te! 💜
Grazie 💜
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Ciao a tutte! Io sto provando a scendere dalla ruota, ci sono dei momenti in cui va bene e momenti in cui invece purtroppo perdo la calma. Oggi ne è  un esempio e infatti mio figlio è  stato tanto arrabbiato. Spesso, quando sono molto stanca o sto poco bene e magari sono sola a casa è  molto difficile gestire queste forti crisi. Oggi era tutto un "no", voleva fare nanna, andavamo in camera e urlava piangendo allora rotoravamo a giocare ma niente  urla e pianti. Usciamo al parco ma non voleva, torniamo a casa ma niente, mangiamo la pappa urlava e piangeva no no mentre mangiava. Sono stata 2 ore a provare di accoglierlo, capire ma le.urla sono entrate in testa e ho ceduto a prenderlo in braccio con forza
Michela cara, ti mando un abbraccio grandissimo. 💜

Capitano questi momenti di fatica, in cui perdiamo la calma nonostante sappiamo la teoria: accogliamoci, e poi, piano piano, ripartiamo. Ancor prima che accogliere loro, è davvero importante accogliere noi e i nostri momenti in cui non riusciamo ad agire come vorremmo (perché magari, come hai notato tu, non avevi avuto modo di prenderti cura di te come sarebbe stato necessario, prima di affrontare la crisi).

Ti lascio qui alcuni «promemoria» per questi momenti di fatica, magari li hai già visti/letti, ma spesso aiuta sentire di nuovo le parole che possono condurci a sbloccare momenti no. Sono le nuove lezioni pubblicate nel pacchetto di gennaio «La via educativa dell'arte», e una riguarda gli strumenti «musicali» per alleggerire la fatica delle transizioni (come, appunto, il momento di andare a dormire):

Percorso / Crisi
Le transizioni: potenziali momenti di crisi
Che cosa sono le transizioni e come navigarle senza crisi.


Percorso / Mindset
La preparazione è la chiave di molte volte
Spesso sottovalutiamo il potere della preparazione (soprattutto quando i bambini sono molto piccoli).


Percorso / Crisi
Usa il canto per navigare le transizioni - di Francesca Venturoli
La musica è una grandissima alleata per navigare i momenti in cui i tuoi figli fanno più fatica.


Infine, ti lascio questo episodio del podcast, che racconta di quanto non siamo solǝ in questi momenti faticosi:

Guida + libro
Capire e gestire i capricci
Una guida per affrontare le «grandi emozioni» dei bambini e cambiare mentalità sui capricci.
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Sono perfettamente d’accordo con te ♥️
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Ciao Carlotta, ciao a tutto il team. 
Ho ascoltato il tuo podcast in un momento un po' difficile, un momento di grandi cambiamenti per me e la mia bimba di due anni e mi ha commosso sentire le tue parole ma soprattutto mi hanno dato tanta forza e tanto sollievo. 
Volevo ringraziarti con tutto il cuore ❤️ non vedo l'ora di leggere il tuo libro che ho preordinato in una libreria del cuore, il librificio del Borgo a Genova! Sono sicura ti piacerebbe tantissimo questo posticino. Grazie!!
Che belle parole Valeria, grazie 💜

In questa pagina stiamo aggiungendo, man mano che le definiamo, le varie date di presentazione del libro: dai un'occhiata se vuoi, di sicuro Carlotta passerà anche vicino a te.

Un abbraccio,
Rosalba
Team La Tela
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Ciao Carlotta, sono iscritta già da un po alla newsletter ma non ricordo di aver ricevuto il pdf o me lo sono perso. È possibile riaverlo?
Ciao Andrea, sono Milena del team La Tela. Scrivimi a ciao@latela.com per poter inviarti il PDF. Un abbraccio 🙂.
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Ciao Carlotta, bellissimo e utilissimo podcast. è veramente difficile attuare la pratica del respiro, ma mi sto esercitando ed è difficile sapere che a scuola, le maestre credano nei capricci e attuino la sedia del pensiero.
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bella puntata!
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Tutti i tuoi episodi sono da ascoltare più e più volte, ma questo è da riascoltare all'infinito, è così denso di riflessioni utilissime per avviare un cambiamento reale e consapevole del modo di educare! Pling, pling, pling ....altri mille semini piantati! Grazie per il tuo lavoro!
Un abbraccio
Cara Francesca, grazie per le tue parole! Adoro il pling 💜

Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto recuperando. 🦥
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Sono pienamente d’accordo sul fatto che i bambini che fanno i cosiddetti capricci hanno tutte le ragioni del mondo per comportarsi in un certo modo.
La mia personale difficoltà è tenere i nervi saldi quando le crisi si ripetono ogni dieci minuti, tutto il giorno, tutti i giorni, e magari anche io sono stanca e avrei solo voglia di seppellirmi a letto e tirare il piumone sopra la testa, o abbiamo i minuti contati. In quei casi per me è veramente arduo non perdere la pazienza.
Cara Giulia, hai descritto la sfida più grande della genitorialità. Se tutti riuscissimo ad imparare a mantenere la calma nelle crisi, educheremmo alla pace (anche con il nostro esempio) e magari tra qualche generazione non assisteremmo alle atrocità a cui stiamo assistendo oggi. 💔

Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto recuperando.
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Grazie Carlotta sei sempre illuminante
💕 Grazie mille!
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Davvero un bellissimo punto di vista, grazie ai tuoi esempi sto cercando di migliorarmi ogni giorno per migliorare la relazione con mia figlia e la mia famiglia... Mi piacerebbe che questo concetto arrivi a tutti gli educatori: nonni, zii, insegnanti... Io cercherò di aiutarti iniziando con le persone vicino a me... Grazie di cuore
Anche a me, cara Giulia, anche a me!

Ps. Grazie per le tue parole. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma ora sto recuperando! 💕
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Mi hai fatto emozionare con il paragone del ponte e Oliver ( qualsiasi bambin*) nel mezzo che si volta a guadare te ( qualsiasi mamma/ papà) . GRAZIE
Anche a me piace molto quell'immagine!
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Ciao, ti conosco da poco ma sei diventata un farò nel buio 🥰 sto divorando il tuo podcast e blog, presto passerò ai libri,l altro giorno però sono entrata in crisi, leggendo qua e là on line mi Sn imbattuta in una serie di articoli dove tema centrale era "oggi si dicono troppi pochi no ai figli, questo genera Seri problemi educativo" premetto che io. Odio frasi del genere, ma inevitabilmente mi ha destabilizzato... Dove sta la linea di confine tra i no giusti e quelli sbagliati (lo so ho ancora molta strada da fare) grazie e continua così sei fantastica!
Ciao Cristina! Pensa che io nel mio corso scrivo esattamente il contrario, che diciamo troppi no ai bambini, tanto che non sanno più quali sono importanti e quali no e quindi tendono a 1. obbedire ciecamente a tutto; 2. non ascoltarne nessuno. Per me i limiti devono essere pochi, chiari e giusti (nel senso che siano ragionevoli, non posso chiedere a un bambino di 2 anni di stare fermo e seduto al ristorante per tutto il pasto, non è un limite giusto per la sua età; se voglio andare al ristorante, devo aggiustare le aspettative e trovare un ristorante con un'area giochi — che sono che purtroppo in Italia non ne esistono molti — o una bella piazza pedonale dove poterlo lasciare correre). Nel mio corso Educare a lungo termine dedico tutto un modulo intero ai limiti 🙂
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Grazie Carlotta,grazie grazie. Sapevo sarebbe stato uno dei tuoi podcast più wow😍 bisogna proprio partire dall'accezione negativa del termine,ma soprattutto dalla tua risposta che come hai detto è scontata. Tutti quando siamo in crisi vorremmo avere una spalla,non un dito puntato. Grazie. TUTTI coloro i quali si rapportano con i bambini dovrebbero ascoltarlo!!!!
Sono contenta che ti sia piaciuto, per me questo episodio è importantissimo! I bambini piccoli sono umani incompresi!

Ps. Arrivo tardi perché ho avuto problemi tecnici con i commenti, ma sto recuperando. 💕
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Episodio meraviglioso! Vorrei averti sempre nelle orecchie e sentirti come un mantra ❤ ultimamente sono molto stanca e molto poco paziente, gli utlimi mesi di gravidanza si fanno sentire e mi rendo conto di essere, spesso, poco accogliente con il mio bimbo di 3 anni!
Credo inoltre che questo episodio bisognerebbe farlo ascoltare a nonni, zii, mamme, papá, e chiunque altro si relazioni con i nostri figli!
PS: so che non te lo ricorderai, ma io ero in super attesa di questa nuova guida che hai pubblicato! Mentre facevo i tuo corso ti avevo proprio scritto ¨ma perché non pensi di far diventare la storia del coccodrillo un vero e proprio libricino?¨😍 appena ho un attimo di calma me lo compro e inzio a studiarlo bene bene! Non vedevo l´ora!
Mi ricordo! Fammi sapere che cosa ne pensi nel forum, se ti va.

Ps. Arrivo tardi perché ho avuto problemi tecnici con i commenti, ma sto recuperando. 💕
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Inoltre aggiungo che mio figlio, 5 anni, altamente sensibile, detesta parlare di emozioni, vuole proprio evitare l'argomento, e ultimamente afferma che le emozioni non esistono.Quindi non credo che vorra leggere il libricino con me..è comunque utile per noi genitori?
Una cosa che sicuramente ti consigliere e cambiare dalla tua mente frasi tipo "credo che non vorrà leggere il libricino", perché sono aspettative limitanti che influenzano il percorso. Stampalo, mettilo nella sua libreria con tutti i libri e lascia che un giorno lo scelga lui, magari ti stupirà e non solo vorrà leggerlo, ma gli piacerà moltissimo! E comunque sì, "È il tuo coccodrillo" è una guida per il genitore, il libricino è un modo per coinvolgere i bambini nell'evoluzione.

Ps. Arrivo tardi perché ho avuto problemi tecnici con i commenti, ma sto recuperando. 💕
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Bellissimo episodio, come sempre, anche se per me davvero difficile da applicare la teoria alla pratica, ho due bambini molto "complicati" e le crisi sono frequenti e a volte mi sembra che niente della disciplina dolce funzioni..
Capisco che sembri che i tuoi figli siano complicati, ma in realtà penso che a modo suo, ogni bambino lo sia (o non lo sia? Forse è davvero tutto normale, ma le nostre aspettative di genitori sono sbagliate 🙂). Credo che dipenda da tanti fattori, la personalità dei membri della famiglia, quanto lavoro i genitori hanno fatto su se stessi, quando si è iniziato con l'educazione a lungo termine, in quali circoli viziosi si sia già entrati…

Il percorso è lungo, ma con coerenza e costanza credo si possa cambiare il modo in cui si affrontano le crisi (hai il mio corso online Educare a Lungo Termine?).
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