83. Adozione: una conversazione a cuore aperto / con Roberta
In questo episodio di Educare con Calma ho deciso di ospitare con Roberta che dopo aver ascoltato l'episodio sulla PMA si è offerta di venire a raccontarci come lei è diventata mamma: attraverso l'adozione nazionale.
:: Un appunto di Roberta:
«Volevo specificarti una cosa che mi sta a cuore. Io ti ho raccontato la mia esperienza di mamma: io personalmente lo sento un ruolo così grande che c'è spazio per due. In questi anni da mamma ho sempre pensato e sentito che mio figlio ha due mamme, e non che io sia l'unica mamma vera. Ma non è per tutti così, c'è chi la chiama la "signora che ti ha partorito". Avrei voluto partorirlo io? Sì. Avrei anche voluto viverlo dal suo primo respiro. Ma non è così. E se lo avessi partorito non sarebbe stato lui e io sono così grata di essere la sua mamma».
:: Link utili menzionati nell'episodio:
- Adozione e altri racconti su IG: nel profilo di Fabia trovate le storie di tante famiglie, storie di adozione e dirette con vari approfondimenti.
- Info su adozione nazionale
- Info su adozione internazionale
«In Italia e non solo ci sono tanti bambini che stanno aspettando la loro mamma e il loro papà. Tutti questi bambini sono imbottigliati nella burocrazia, aspettano mesi o anni. Aspettano nelle case famiglia o negli istituti. È giusto che ci siano accertamenti e controlli prima che un bambino vada in adozione. Non sappiamo quanto sia giusto, però, che questo tempo sia così lungo.
Perché un bambino deve aspettare 6 mesi, perché deve aspettare 1 anno o 3 o 4?
Oggi leggevo un post di una mamma affidataria, è il compleanno del bimbo che ha accudito per un anno, il bambino non è più con lei ed è in casa famiglia. Lei scrive “Cucciolo mio, oggi, prima di soffiare sulle candeline, pensa forte ad una mamma tutta per te, che arrivi presto a curare il tuo cuoricino e a prepararti torte al cioccolato”.
Noi non sappiamo come far cambiare le cose, come far fluire tutto. È un pensiero che ci spezza il cuore, credo che spezzi il cuore di tutti. Forse è per questo che se ne parla poco.
Carlotta: Benvenuti e benvenute a un altro episodio di Educare con calma. Oggi non sono sola, ho qui con me cioè non con me ma dall'altra parte dello schermo la vedo la vedo già Roberta che
L'ospite: è
Carlotta: mamma di un bambino che è arrivato nella sua famiglia quando aveva circa cinque mesi e mezzo e Roberta un giorno ascoltato la chiacchierata che ho fatto con Elisa Pella che ci raccontava come era diventata mamma attraverso e grazie la PMA ovvero la procreazione medicalmente assistita e deciso di iscrivermi deciso di dirmi che questo episodio l'aveva colpita molto e mi chiesto se avessi voglia di raccontare anche della sua storia ovvero della storia di come lei è diventata mamma attraverso l'adozione e quando mi scritto la sua storia le ho risposto immediatamente e le ho detto registriamo e quindi non mi rimane che dare il benvenuto a Roberta a ringraziarla per avermi chiesto di essere ospite del podcast perché credo che comunque ci voglia anche una sorta di coraggio nel voler raccontare queste storie e credo che queste storie davvero debbano essere raccontate e dovremmo parlarne di più e quindi la ringrazio veramente tantissimo perché credo e anzi sento già che Sto bene, sono molto emozionata! Non ti Sto bene sono molto emozionata! Non ti preoccupare qualsiasi cosa io taglio e in collo, quindi non ti preoccupare! Grazie mille ancora e lo so che tu la tua storia l'hai già raccontata a grandi linee a me che mi colpita molto mi commossa molto quando la leggevo l'ho letta tutta d'un fiato e quindi mi piacerebbe che la raccontassi proprio per introdurre tutto l'episodio che la raccontassi anche a chi ci sta ascoltando anzi a me di nuovo fai finta che siamo solo io e te va bene
L'ospite: allora io il mio compagno allora era il mio compagno nel duemila e quattordici abbiamo iniziato a cercare un figlio circa un anno dopo non in questo bambino non arrivava e abbiamo iniziato a fare degli accertamenti medici e abbiamo scoperto la nostra infertilità di coppia che può esser quindi della donna come dell'uomo o di entrambi. Questa scoperta per me è stata molto dolorosa. Cioè c'hai il dolore di non non poter rimanere incinta. E c'hai la paura che la coppia che era andava benissimo perché talmente bene che decide di fare un figlio possa scoppiare perché poi è una bomba la sterilità è stato un periodo molto difficile e doloroso perché io ho sempre dato per scontato che sarei diventata mamma nella vita e il primo pensiero era io non posso realizzare questo mio desiderio e quindi siamo andati a fondo per cercare di di di capire bene cosa dal punto di vista medico ma fin da subito abbiamo iniziato anche a parlare di in quei mesi dove come ti dicevo ho ho vissuto un grande dolore e ho elaborato questo dolore piano piano era sempre più chiaro dentro di me che il mio desiderio di gravidanza non coincideva con il mio desiderio di maternità ed era per me molto importante per la mia vita diventare madre e quindi poter accudire, amare, veder crescere un figlio e potevo lasciar andare il desiderio di di rimanere incinta perché ero ero pronta a ad amare un figlio che non avrei partorito.
Carlotta: Quindi questa è una cosa che tu hai saputo da subito nel senso che l'hai proprio sentito hai detto okay non posso rimanere incinta ma non importa io comunque vorrei un figlio nella mia vita. L'hai sentito da subito o è stato un processo?
L'ospite: No è stato un processo mhmm cioè quando abbiamo scoperto l'infertilità di coppia c'è stato solo spazio per il dolore è stato uno shock, un trauma non ho dovuto elaborare il fatto che per me la gravidanza e quindi il generare non coincideva con la maternità
Carlotta: certo per
L'ospite: me personalmente perché poi per ognuno è è diverso non sminuisco la la gravidanza cioè credo che sia un'esperienza meravigliosa ma per me era importante diventare madre nella mia vita. Io sentivo di avevo proprio il desiderio di di veder crescere, accudire e amare un bambino. E quindi questa era la cosa importante per me e che coincideva con il desiderio di mio marito perché poi mh è la coppia che decide quindi mh abbiamo iniziato a raccogliere informazioni per mh capire come funzionava l'adozione quindi ci siamo ritrovati davanti al sito del tribunale dei minori di competenza del nostro territorio e abbiamo visto la la lista di documenti e e condizioni necessarie per presentare la domanda. Una delle condizioni ad essere sposati e noi a quei non eravamo ancora sposati quindi abbiamo romanticamente deciso davanti al sito di tribunale dei minori di sposarci e ci siamo sposati due settimane dopo ci siamo sposati sicuramente per un per il grande amore che c'è tra me e mio marito ma per diventare I genitori di nostro figlio.
Carlotta: Cavolo!
L'ospite: Quindi davanti al sito quindi ci sposiamo e poi per presentare la disponibilità all'adozione nazionale e o internazionale mh bisogna presentare una domanda al al tribunale dei minori e poi vieni chiamato dai carabinieri per degli accertamenti su un tipo professioni, nomi, cognomi poi viene chiamato dai servizi sociali territoriali che fanno una relazione psicosociale della coppia e ci deve essere anche un'idoneità fisica quindi tutti esami fisici quindi esami del sangue, lastre ai polmoni, elettrocardiogramma, pap test e mi sembra basta.
Carlotta: Sì. Non lo sapevo questo.
L'ospite: Ci deve essere anche un'idoneità fisica che non significa che bisogna essere perfetti fisicamente ma che naturalmente il bambino che arriverà deve essere affidato a due genitori che sono sani che hanno
Carlotta: certo
L'ospite: e quindi ho iniziato a raccogliere informazioni su internet, sui vari blog di quello che avrebbero potuto chiedere I I servizi sociali perché era la parte che più mi spaventava.
Carlotta: È una serie di interviste o è una è una un colloquio solo come funziona?
L'ospite: Dipende da ogni asur. Dipende da ogni servizio territoriale. Noi abbiamo fatto cinque due colloqui di gruppo, cinque colloqui con l'assistente sociale, cinque colloqui con la psicologa e un incontro a casa. E poi la relazione che viene prodotta dalla psicologa e dall'assistente sociale viene data ad un giudice che è il giudice onorario quindi a uno psicologo che fa un'udienza con I mhmm la coppia e fa un'ulteriore valutazione e poi sarà il giudice onorario insieme al giudice togato ad emettere o meno l'idoneità della coppia per
Carlotta: Wow! È un processo lunghissimo! Quanto dura in tutto questo processo?
L'ospite: Dipende dalle ASL. Comunque sui sei mesi. La nostra adozione è andata a buon fine perché poi finita l'udienza con il giudice poi il decreto di idoneità che serve per l'adozione internazionale ti arriva poi dopo mesi perché deve essere emesso il decreto e deve passare in cancelleria eccetera eccetera. Quindi ad esempio a noi il decreto di idoneità dall'inizio dei colloqui all'arrivo del decreto di idoneità un anno wow sì però io dalla disponibilità al colloquio con il giudice ci ho messo quasi tre anni
Carlotta: wow okay quindi è lunghissima
L'ospite: se avessi fatto l'internazionale quattro anni, e da lì presentavo l'idoneità tutti I documenti di idoneità ad un ente e iniziavo il percorso di adozione internazionale.
Carlotta: Ho capito, praticamente da quando voi avete deciso ok adottiamo, avete fatto questa grandissima decisione che già dire adottiamo è una grandissima decisione di per sé e da lì sono passati tre anni quindi.
L'ospite: Sì perché I nostri servizi sono molto lenti perché se no di solito dovrebbero passare quattro generalmente passano sui sei mesi. Mhmm. Dalla disponibilità alla chiamata dei servizi sociali.
Carlotta: Ho capito. Quindi per voi è stato un processo lunghissimo
L'ospite: lunghissimo wow. A me questo processo lunghissimo però è servito perché il mio desiderio di maternità era un'ossessione io la vivevo come una mancanza non mi sentivo una donna sì completa poi dopo circa un anno dalla presentazione della domanda ho iniziato a capire che vivevo appunto nella mancanza e quindi mi son resa conto che c'era un rapporto appagante con mio marito delle amiche con con un rapporto autentico, un lavoro che mi piaceva e quindi ho ricominciato a a vivere con un desiderio di maternità ma ero molto felice della vita che che vivevo non non sentivo più la la mancanza di quindi di di non poter essere madre.
Carlotta: Certo. E quindi cioè praticamente mh dici che ti è servito perché in un certo senso ti permesso di di passare dal sentire di avere una mancanza all'apprezzare tutto quello che avevi intorno nella tua vita e semplicemente avere questo desiderio di maternità.
L'ospite: Sì. Sì. E quindi quando io ho iniziato I colloqui con l'assistente sociale eravamo pronti perché era passato tanto tempo e quindi erano passati tre anni quasi tre anni dalla disponibilità che avevamo dato c'eravamo informati avevamo iniziato a creare lo spazio dentro di noi per mh un il nostro futuro figlio e I colloqui con l'assistente sociale ci sono serviti molto perché lei ci parlato di adozione nazionale che è un tema che non non conoscevamo bene del rischio giuridico il rischio giuridico è la il rischio che c'è nel negli affidamenti che vengono fatti prima dell'adozione e che quindi il rischio è che il minore ritorni nella famiglia di origine okay? Perché la legge italiana tutela la famiglia biologica ma questo il la coppia lo sa da dal principio cioè è una cosa che sa quando viene fatta una proposta di abbinamento il giudice spiega la situazione giuridica del minore quindi se c'è il rischio giuridico non c'è il rischio giuridico che tipo di rischio giuridico c'è cioè molto alto o molto basso quindi è una una coppia consapevolmente accetta è una
Carlotta: accettazioni praticamente
L'ospite: sì e sei sempre alla ricerca di una consapevolezza cioè devi essere proprio certo perché non deve prevalere il desiderio di diventare genitore devi essere certo che tu potrai reggere quella situazione perché poi c'è ci sarà un bambino o una bambina che non può soffrire di una tua debolezza di da un punto di vista burocratico quindi facciamo I colloqui con l'assistente sociale che ci parla dell'adozione nazionale, del rischio giuridico, ci crede di scrivere le nostre autobiografie che poi leggiamo davanti a lei e poi iniziamo I colloqui con la psicologa. Con la psicologa parliamo del dell'infertilità di coppia, di come l'abbiamo elaborata del nostro bambino immaginario, di come ci immaginiamo noi come genitori e di come in generale abbiamo affrontato le difficoltà che ci sono capitate nella nostra nella nostra vita. Poi l'assistente sociale fa la visita domiciliare a casa vengono a casa per verificare che la casa abbia uno spazio poi per un bambino non perché dobbiamo avere una villa o semplicemente che ci sia una cameretta e non non c'hanno mai fatto controlli a livello di redditi. Okay? Se lo dichiari il il reddito quando fai la la domanda di disponibilità però non è un non ci hanno mai mh chiesto nulla di più.
È importante dirlo è solo per chi una certa disponibilità economica invece.
Carlotta: Mhmm e invece non è così almeno non è stato così nel vostro caso.
L'ospite: Sì. Semplicemente devi avere un reddito per poter mantenere un figlio che questo sia normale. Certo. In tutto questo percorso una cosa che a me colpito tantissimo è sentirmi dire che noi non avevamo nessun diritto a diventare genitori. L'unico che aveva un diritto ad avere una famiglia è il bambino e è una cosa mh è è per me è stato difficilissimo fare spazio a questa affermazione però nel percorso dell'adozione è centrale perché al centro di tutto c'è il bambino non non c'è la tua certo c'è il tuo desiderio di diventare genitore ma non può venire prima delle esigenze di un
Carlotta: bambino E questo è una cosa che non mi ricordo forse ne parlavo in uno degli episodi anche ed è proprio una di quelle cose che in un certo senso forse sorvoliamo tutti ma forse dovrebbe essere così per tutti I genitori, perché veramente non dovremmo sentirci in diritto di avere un figlio, ma dovremmo pensare al suo diritto, al diritto di questo bambino, di avere una famiglia che lo accoglie, che sia biologica che non sia biologica, ma questa secondo me è una cosa bellissima da dire ed è sicuramente per una persona, per dei genitori che si approcciano all'adozione deve essere difficilissima da sentire, ma credo che per dei genitori che diventano genitori biologici dovrebbe veramente essere uno di quei semini da piantare a e su cui riflettere.
L'ospite: Una differenza che c'è tra genitori biologici e genitori adottivi è il percorso per diventare genitori cioè mh ecco noi siamo costretti a fare dei colloqui con l'assistente sociale con la psicologa che comunque ti c'entrano cioè ti inizi a pensare a pensare a pensare se sei adatto a quel ruolo se sarai in grado di affrontare determinate situazioni e e a volte non viene vissuta bene perché dici uno si chiedeva perché devi tutte queste domande? Perché no? Ci sono tanti bambini che stanno aspettando una mamma e un babbo però è è giusto essere consapevoli se si è pronti ad affrontare certe situazioni.
Carlotta: Che poi forse a dire il vero questi colloqui veramente dovrebbero farli a tutti I genitori cioè più ti sento parlare più penso cioè veramente noi vediamo veramente per scontato almeno una persona genitori come me e mio marito danno per scontato di poter diventare genitori un po' come dicevi tu all'inizio tu dai per scontato di poter diventare madre e quando dai qualcosa per scontato alla fine lo prendi anche un po' sotto gamba forse nel senso che cioè perché voi avete bisogno di colloqui e noi non abbiamo bisogno di colloqui? Cioè perché voi avete bisogno di essere reputati idonei a diventare genitori e noi no solo perché possiamo essere genitori biologici? Vabbè chiudiamola lì questa cosa perché poi entra in è un pensiero a ragnatela
L'ospite: di base c'è perché tutti I bambini che comunque vanno in adozione hanno un vissuto di abbandono che mh li può segnare ci son bambini che stanno per anni in istituto o in case famiglia o hanno hanno dei vissuti molto importanti e un genitore adottivo deve sapere se è in grado di di di supportare il figlio.
Carlotta: Certo. Voi siete entrati in questo processo pensando di avere un neonato in casa?
L'ospite: Mai, io non l'ho mai pensato, non pensavo fosse possibile. Quando ne sentivo parlare magari mi è capitato di sentirne parlare una volta ad un'altra coppia aspirante al genitore adottiva e detto: I neonati vanno solo ai raccomandati. Ma dai! Io non pensavo cioè io non tenevo in considerazione innanzitutto l'adozione nazionale, non la tenevo proprio in considerazione. Noi eravamo proiettati sull'internazionale
Carlotta: okay
L'ospite: perché non mio marito era pronto ad affrontare un rischio giuridico io non mi sentivo pronta non non sarei stato capace di di reggere il colpo e quindi l'adozione nazionale ci sono pochi casi con un rischio giuridico nullo o basso mh cioè non è vero che ci son pochi casi scusa mh sicuramente meno son meno frequenti I casi con un rischio giuridico
Carlotta: il rischio giuridico è più alto diciamo
L'ospite: nell'internazionale non c'è il rischio
Carlotta: giuridico ecco vedi okay
L'ospite: la differenza principale è che vabbè l'adozione nazionale il bimbo è nel territorio italiano non non è detto che sia di origine italiane questo è un'altra cosa che è importante dire e è gratuita
Carlotta: ho capito
L'ospite: l'adozione internazionale scegli la coppia sceglie il paese, ogni paese delle regole diverse ed un costo che varia di paese in paese. Quindi tu cioè
Carlotta: a me questa cosa ecco questa è una cosa che faccio fatica a immaginare. L'idea di entrare in un processo di adozione e pensare che può arrivarmi un figlio di otto-nove anni per esempio con tutto un trascorso. Come l'hai vissuta tu?
L'ospite: Io non ero assolutamente pronta per un bimbo di otto nove anni ed è una cosa che ho dichiarato perché io ai tempi avevo sui trentadue non so se non ricordo bene. Trentadue anni quindi io non mi sentivo pronta per un bambino di otto nove anni anche se nei colloqui noi hanno sempre detto che I bambini che vanno in adozione hanno dai sei anni in su. Mhmm. Invece adesso guardando le altre famiglie che son create non è corretto quello che ci hanno riferito. Ci sono anche bambini più piccoli che vanno in adozione.
Io mi sentivo io ti dico quello che noi ci sentivamo le disponibilità che noi abbiamo dato. Abbiamo dato la disponibilità ad accogliere un bambino con una lieve disabilità e curabile e e che avesse meno di otto anni. Poi per quanto riguarda le disabilità c'è tutto un discorso molto ampio perché poi quando vai nell'adozione internazionale con l'ente ti spiegano bene che tipi di disabilità dai come una disponibilità questa patologia me la sento questa non me la sento
Carlotta: Sì si entra proprio nei dettagli insomma.
L'ospite: Sì. Mhmm sì. Nella nazionale è più immediata la cosa perché comunque mhmm fai il colloquio con un giudice che ti conosce e già definisci la la disponibilità ad esempio sono disponibile a diventare genitore di un un bimbo o una bimba che sono stati abusati o figlio di un tossicodipendente, anche lì dai delle disponibilità.
Carlotta: Sì ti mette proprio di fronte alle realtà più oscure dell'umanità.
L'ospite: Sì e quindi in tutto questo tempo fai uno spazio dentro di te a diventare genitore di un figlio senza sapere è una femmina? È un maschio? Che colore avrà la sua pelle? Quanti anni avrà? Noi eravamo pronti un po' a il tutto.
Noi io non avevo il non avevo un figlio immaginario. Io quando pensavo a mio figlio pensavo a cosa avrei potuto fare con mio figlio cioè pensavo più a a situazioni non tanto a a lui a un figlio immaginario non non non riuscivo perché era talmente ampia che non la le possibilità che non riuscivo ad avere un
Carlotta: guarda questa cosa che hai detto non lo so perché ma mi emozionata perché Perché quando io ero incinta dei miei figli in confronto ai tuoi pensieri, I miei pensieri erano davvero superficiali, mi chiedevo se avessero tratti finlandesi o meno, sognavo gli occhi azzurri, ovviamente pensavo all'importanza che fossero sani, certo, ma forse anche quello lo davo per scontato e sono stata fortunata E invece mi rendo davvero conto ora di quanto anche quei pensieri in realtà arrivassero da una situazione di privilegio di coppia, il privilegio del poter generare un figlio, il mio privilegio della gravidanza. E mi è piaciuto tantissimo quello che hai detto, che non avevi un figlio immaginario, non pensavi al colore degli occhi o della pelle, ma pensavi solo a quello che avresti potuto fare con lui insieme. È un pensiero potente e profondo che porterò con me che mi fa apprezzare davvero moltissimo il privilegio che ho avuto, quindi ti ringrazio per queste parole. Però scusami no, ti ho interrotta, vai avanti. Quindi a questo punto che cosa succede?
Ti arriva una chiamata o cosa succede?
L'ospite: Quindi siamo al alla visita domiciliare
Carlotta: okay
L'ospite: e e quindi I servizi sociali producono la relazione quindi il giudice si trova la relazione di idoneità fisica la relazione dei servizi sociali e un nel nostro tribunale un foglio dove noi davamo le nostre disponibilità. Mhmm. Quindi di età di stato di salute del bambino eccetera. E facciamo un colloquio che è quello appunto con I giudici onorari che sono psicologi e ci hanno sempre detto che il colloquio era una formalità perché comunque avendoci già tutti I documenti e invece per per noi è stato tostissimo perché è un'udienza in realtà non è un colloquio un'udienza di due ore comunque con tante domande e quindi la la mia sensazione era che mh dicevo boh non so quanto sia andato bene per quanto la relazione dei servizi sociali non presentava criticità mh e quindi mi ritrovo il giorno dopo vado al lavoro ed è ed è esattamente ventiquattr'ore dopo il colloquio squilla il telefono rispondo ed era il giudice che mi annunciava che c'era un abbinamento per noi
Carlotta: wow ventiquattro ore dopo
L'ospite: ventiquattro ore dopo sì non
Carlotta: te lo aspettavi?
L'ospite: No. Iniziavamo lì la vera attesa.
Carlotta: La vera attesa e invece pazzesco.
L'ospite: Diciamo quindi mi ritrovo scalza. Ero in ufficio, mi ritrovo scalza a chiamare mio marito e ad annunciare che insomma eravamo diventati genitori. Incredibile. E il giudice non ci detto niente. Mi detto solamente al telefono le posso dire che aveva ragione?
È un maschio perché io avevo la sensazione che fosse maschio. Ma dai! Sì, sì, sì. Abbiamo avuto il colloquio cinque giorni dopo. Sono stati cinque giorni dove boh abbiamo dormito poco o niente eravamo proprio una montagna russa di emozioni.
E durante il colloquio ci hanno raccontato la storia di nostro figlio che ci stava aspettando, era in una casa famiglia, aveva cinque mesi e mezzo
Carlotta: che anche questo probabilmente è stata completa una completa sorpresa quindi
L'ospite: assolutamente cioè proprio inaspettato totalmente. Io non mi sono mai immaginata di diventare mamma di un neonato.
Carlotta: Wow! Cioè pazzesco!
L'ospite: Perché non non era tra le possibilità cioè non ce l'avevano elencate tra le possibilità. Incredibile! Due giorni dopo conosciamo
Carlotta: Pulcino. Pulcino. Wow! E com'è stato quel momento? Ti sei sentita subito mamma?
L'ospite: Allora io dico il giorno mi ricordo tutto. Mi ricordo I suoni, il campanello che abbiamo sanato il il quando siamo entrati il suo sguardo curioso, il suo odore, quando quando alzato le mani per venirmi in braccio e con mio marito piangiamo tutti e due mi abbiamo giocato un po' poi mi s'addormentato anche in braccio il primo incontro però mi sentivo un sacco di occhi addosso ero perché c'era l'assistente sociale che non era naturalmente quella che ci aveva seguito fino a quel momento che comunque era lì per cioè avrebbe deciso quando il pulcino poteva tornare poteva venire a casa con noi poi c'era le persone che gestivano la casa famiglia
Carlotta: sì eri un po' come un'attrice sotto I riflettori tra virgolette nel senso che
L'ospite: wow e niente siamo andati via che mio marito era a petto nudo perché gli hanno hanno mi hanno fatto hanno chiesto se lasciavo la mia t-shirt in modo tale che il pulcino poteva tenerla nella sua collega.
Carlotta: Ma dai. Sì sì.
L'ospite: E il giorno dopo mh quando siamo tornati lì è stato è stato il mio momento magico perché lui dormiva io l'ho preso in braccio e per me proprio io lì ho sentito proprio qualcosa il cuore che si apriva proprio una bolla d'amore io e lui e mi sono sentita nel posto giusto con lui
Carlotta: sì e questo risponde un po' alla mia domanda sì ti sei sentita sua madre subito sì mhmm
L'ospite: sì una parte di me si è sentita subito mhmm mamma un per sentirmi proprio sua mamma io ho avuto bisogno che che anche lui mi scegliesse come punto di riferimento cioè io avevo bisogno di di conoscerlo, di dormirci la notte, di passarci del tempo, di star di metterlo attaccato a me. Poi per per ogni mamma è diverso. Per me è stato così. Però è stato amore fin da subito.
Carlotta: Sì comunque anche la frase che hai detto adesso, cioè per sentirmi mamma ho dovuto aspettare che lui mi scegliesse come punto di riferimento, cioè vabbè non dico niente basta, perché se non mi commuovo di nuovo, perché questa frase dovremmo dirla a tutti, tutti. Bellissima. Senti che ostacoli incontri nella tua quotidianità, nella comunicazione con gli altri, frasi che ti senti dire che non ti piacciono gesti che ti infastidiscono ce ne sono o no e perché?
L'ospite: Allora quando il pulcino è arrivato sono arrivati tutti amici e parenti a conoscerlo e una delle cose che a me dato più fastidio sentire è come si fa ad abbandonare un bambino mi dato tanto fastidio sentirlo dire da mamme perché è un giudizio nei confronti della madre biologica di del pulcino nessuno il diritto di esprimere un giudizio del genere davanti al pulcino anche se piccolo anche se era piccolo nessuno il diritto di chiedersi il perché la madre biologica del pul fastidio
Carlotta: Credo che ci sia veramente tantissimo lavoro da fare sul renderci conto del privilegio che abbiamo e mi rendo conto da queste frasi che dici che comunque tanti dei commenti, anche questo commento potrebbe arrivare da un posto di privilegio probabilmente. Ovviamente non possiamo cambiare il privilegio che abbiamo ma possiamo influire tra virgolette possiamo cambiarlo attraverso il tipo di comunicazione che abbiamo con gli altri. Un'altra
L'ospite: stati generosi, come siete bravi, che bel gesto che avete fatto noi non abbiamo fatto nessun bel gesto semplicemente noi volevamo diventare genitori e nostro figlio aveva bisogno di una mamma di un babbo basta non è beneficenza l'adozione non è beneficenza
Carlotta: credo che sia ci sia anche anzi un una sorta di interesse personale ovviamente non lo so perché la gente dice frase che diciamo delle frasi che siamo abituati a sentire in determinati contesti e quindi le diciamo senza pensare però effettivamente è una frase che poco senso anche.
L'ospite: A volte viene detta anche perché una persona si trova magari spiazzata perché magari non se l'aspetta e quindi per dire qualcosa
Carlotta: dice la frase che è abituato a sentire
L'ospite: sì sì senza nessuna cattiveria dietro un'altra cosa io l'ho l'ho vissuta poco per adesso però non m'è capitato quindi non è tuo oppure ma la vera madre dov'è chi è? Mh io quando mi è capitato ho sempre risposto che mio figlio due mamme e due babbi e chi siamo entrambi veri esistiamo entrambi
Carlotta: e invece immagino che non rispondi a domande sulla madre biologica?
L'ospite: Non rispondo perché non ci sono l'adozione nazionale comunque è molto delicata mhmm da un punto di vista burocratico mhmm non rispondo perché non
Carlotta: a parte il fatto che non rispondi perché non è una domanda da fare primo a parte quello tralasciamo quella quel dettaglio
L'ospite: sì e non rispondo perché nel caso sarà mio figlio che racconterà quello che sappiamo della sua storia di origine certo
Carlotta: Sai prima ho detto ho detto una cosa che probabilmente non credo perché in generale sì penso che ci siano domande che non vadano fatte ma in realtà sono indecisa su questo perché penso che sia anche importante fare le domande quando non sappiamo qualcosa e quando siamo curiosi, perché solo così riusciamo anche ad avviare conversazioni che poi rompono dei tabù. Probabilmente dovremmo scegliere il tipo di domanda e dovremmo scegliere il modo in cui esprimiamo la domanda.
L'ospite: Però a volte si fa la la domanda che che viene posta è solo riguardo ama è italiano o l'origine no? E magari non non c'è l'interesse nel capire il percorso d'adozione ma è semplicemente una curiosità
Carlotta: un gossip un
L'ospite: gossip e quindi perché se uno fosse interessato al percorso d'adozione capisce che ci sono certe informazioni che non si possono dare perché magari sono delicate.
Carlotta: Magari ad esempio ti darebbe fastidio se ti chiedessero avete dei rapporti, delle relazioni con la famiglia biologica di vostro figlio?
L'ospite: No no non mi darebbe fastidio non gli spiegherei come funziona l'adozione che quindi nel momento in cui un bambino parte da un affidamento pre adottivo e poi arriva conclude l'adozione I rapporti con la famiglia di origine si interrompono già dall'affidamento pre adottivo
Carlotta: certo e senti in tutto questo tuo figlio sa già qualcosa ovviamente adesso è piccolo ma mi chiedo se ne abbiate già parlato, l'abbiate già introdotto questo discorso, se hai intenzione di farlo, se hai già pensato a come farlo, se ti senti nervosa all'idea di di avere questa conversazione.
L'ospite: Io l'ho l'ho fatto fin da subito fin da quando era piccolo perché mhmm perché è un discorso che emotivamente era molto carico raccontargli la sua storia e quindi gliel'ho raccontata anche per per rasserenarmi io
Carlotta: certo
L'ospite: e per trovare le le parole giuste e quindi il pulcino sa che due mamme sa che la sua mamma, il suo babbo di pancia non si potevano occupare di lui, sa che è stato in una casa dei bambini e sa che noi siamo arrivati e che siamo diventati la sua mamma e il suo babbo per sempre. Abbiamo fatto anche un libro con tutte del delle foto un errore che avevo fatto era inserire un disegno della madre biologica inizialmente come prima pagina e mi sono accorta di aver sbagliato perché ho messo del mio su un una storia che appartiene solo a lui mh e ho ho dato una sensazione, un'impressione, un'immagine a una persona che io non non conosco e che solo lui il diritto di di crearsi l'immagine della sua madre biologica mh e quindi son riuscita insomma a a rimediare perché avendo fatto questo anticipo son riuscita a capire di aver sbagliato. Tutto questo grazie a Fabia di adozioni e altre racconti che un profilo Instagram dove parla di storie d'adozione e fa anche dirette con mhmm con delle professioniste quindi per chi fosse interessato all'adozione consiglio il suo profilo perché trovate tantissime esperienze di famiglie
Carlotta: adottive lo lasciamo nella descrizione dell'episodio.
L'ospite: Noi abbiamo avuto un affidamento pre adottivo e nell'affidamento predottivo l'assistente sociale viene in casa per fare una relazione al giudice e nell'affidamento produttivo il pulcino ormai conosceva l'assistente sociale che che diceva l'assistente sociale l'amica del giudice, la mia amica non so quando unirà I pezzi di tutto il puzzle
Carlotta: prima o poi quando sarò e quando sarò pronto E la cosa bellissima secondo me è che hai detto è che il fatto che tu abbia iniziato così presto a raccontargli tutta questa storia dato tempo a te per praticare questa conversazione e praticarle e praticarle e capire dove avevi detto delle parole sbagliate, dove avresti voluto cambiare delle parole, I disegni per esempio che una cosa a cui io non avrei mai pensato ma è un pensiero bellissimo. Quante volte noi genitori ci prendiamo il diritto di emozioni dei nostri figli mettendole nella loro testa tra virgolette? E veramente questo che hai detto è bellissimo e in più dato a te la possibilità di quando arriverà quella conversazione che sarà veramente una conversazione e magari non più un monologo perché non lo so magari finora è stato più un monologo mentre invece arriverà il momento in cui effettivamente sarà la conversazione e tu ti sentirai molto più pronta, molto meno nervosa, molto più rilassata perché l'hai fatto talmente tante volte Che sarà come second nature, siccome è una seconda pelle.
L'ospite: Mio marito dice che è la sua storia, è un dato di fatto, è così. Non dobbiamo caricarci sopra, sarà poi lui a decidere di come elaborare quello che è successo nei primi mesi della sua vita.
Carlotta: Guarda, bellissimo, veramente, veramente bellissimo. Senti, c'è un qualcosa che avresti voglia di un messaggio per finire, uno in particolare proprio dal cuore che vorresti lasciare alle persone che si stanno approcciando a un processo di adozione che sono nel mezzo, che magari hanno appena scoperto la diagnosi di infertilità di coppia e sono ancora nel pieno del dolore insomma un messaggio a chi farà questo percorso.
L'ospite: Se è la vostra strada dovete avere tanta pazienza ma arriverà il momento in cui vostro figlio sarà in casa con voi. E piangiamo di nuovo tutti. Ma ce
Carlotta: la facciamo? Senti ok però l'ultima cosa, come si capisce? Cioè come lo capisci se è la tua strada?
L'ospite: Lo capisci innanzitutto se sei in grado di capire che la gravidanza per te non è una priorità perché poi quando tu c'è un problema di infertilità ti rivolgi al medico e il medico non ti dice hai valutato l'adozione ti dice vai a una clinica o all'ospedale adesso non lo so quindi a volte le coppie presi dal dolore dal momento di difficoltà seguono quello che dicono il medico senza neanche ascoltarsi più di tanto perché magari quello non è il percorso per loro io conosco una mamma adottiva che fatto un percorso di PMA, un tentativo e poi detto ma io cosa ci sto a fare qua? Non non fa per me e poi fatto richiesta di adozione lo capisci se sei in grado di di diventare mamma di un bimbo di una bimba che già cinque anni e lo senti dentro di te se è una cosa che può fare per te o che non è assolutamente no perché tu sei in grado solo di essere di diventare mamma di un neonato è una cosa che che ognuno di noi sa cioè mhmm
Carlotta: non lo so sto continuando mentre parli sto continuando a pensare lo saprei io
L'ospite: ma non è una cosa immediata
Carlotta: no infatti ecco esatto non è una cosa immediata Forse questo, esatto forse è anche il fatto di darsi tempo. Cioè darsi tempo per scoprire, per rispondere a questa domanda. Siete pronti? Non lo so ma voglio darmi il tempo per scoprirlo se sono pronto.
L'ospite: Adesso ci sono tante esperienze, riesci tanto a immedesimarti e a capire se il percorso dell'adozione è il percorso della tua famiglia. Ci sono tanti libri certo
Carlotta: Roberta grazie veramente ci siamo grazie
L'ospite: a te
Carlotta: emozionata più di una volta io ancora più di te perché cioè io qua che ero zitta zitta intanto trattenvo le lacrime ogni tre per due, non so come mai. Comunque ti ringrazio perché credo davvero che sia importante parlarne, credo che sia importante educare le persone a parlarne, come parlarne. Secondo me una delle risposte più importanti è stata proprio quelle frasi che ti hanno dato fastidio perché credo che veramente tutti abbiamo la capacità dentro di noi di cambiare il modo in cui comunichiamo e davvero dovremmo lavorarci. Quindi penso che questo possa aver instillato davvero tantissimi semini. È stata una chiacchierata di grandissimo apprendimento quindi ti ringrazio per la tua mail e per essere stata qui con me oggi e basta, grazie.
L'ospite: Grazie a te, grazie a te veramente.
Carlotta: Sapete forse la frase che mi colpita di più è: mi stavo appropriando di una storia che era solo sua. Quanta consapevolezza! Quello che mi sorprende sempre, che mi emoziona sempre, ogni volta che parlo con genitori adottivi o con adulti che sono stati adottati, è la loro consapevolezza, la consapevolezza che hanno che questa vita, che hanno il privilegio di accompagnare nella crescita non è loro il rispetto con cui parlano di questa vita che sanno che non gli appartiene perché sanno che appartiene solo a sé e mi commuove perché ancora una volta tanti genitori, e io mi includo, lo diamo per scontato trattiamo I figli come se fossero nostri, ci appropriamo delle loro sensazioni, delle loro emozioni, dei loro successi, invece di capire che tutto questo è solo loro, che la loro vita non ci appartiene, appartiene solo a loro, e loro a noi non devono nulla, nulla, e questo è un pensiero che ho da tanti anni, ma chissà magari un giorno lo svilupperò anche qui. Per concludere questo episodio ho deciso di leggere una mail di una donna che mi scritto da poco e mi aperto il suo cuore. Non so se riuscirò a leggerla senza emozionarmi, ho fatto un sacco di prove e non ce l'ho fatta finora ma so di volerci provare perché queste sono conversazioni davvero importanti.
L'infertilità può manifestarsi come un'epifania come nel caso delle tube chiuse o della totale assenza di spermatozoi, o come un percorso, come nel mio caso, apparentemente senza gravi cause, semplicemente non arriva. Soprattutto nella seconda ipotesi, salvo gravi problematiche di salute o limiti etici o religiosi, la scelta più spontanea tra virgolette è spesso la fecondazione assistita. Lo dice la parola: è un'assistenza che ti aiuta ad arrivare dove non riesci ad arrivare naturalmente, senza peraltro che sia del tutto escluso che tu non ci possa riuscire anche naturalmente, in un'altalena di speranze e delusioni che si ripropone ogni mese, al di là delle stimolazioni. Entri in questo percorso di aiuti, tra virgolette che si fanno via via più invasivi e ti trovi a spostare l'asticella della tua sopportazione in termini fisici, mentali, etici. Ti trovi a selezionare embrioni sani con la diagnosi preimpianto, a valutare l'ovodonazione, a ti illudi che tutto ciò sia solo un aiuto alla tua naturale capacità di procreare.
Quando scegli, o la vita sceglie per te, di fermarti, sei una persona distrutta fisicamente, emotivamente, eticamente, hai bisogno di anni per riprenderti sotto questi aspetti, anni per ristabilire un equilibrio emotivo, mentale, fisico, fisico, a produrre progesterone da solo. A quel punto, quando hai ritrovato un equilibrio, la sola idea di mettere te stesso e la tua coppia in un'avventura altrettanto impegnativa, emotivamente oltre che praticamente, come è il percorso dell'adozione, ti atterrisce. Inoltre, per resistere anni nel percorso di PMA hai imparato a dare un valore enorme a quello che hai, al tuo compagno, ai tuoi interessi, a te stessa, ti rendi conto che hai rischiato di perdere tutto per un desiderio immenso e meritevole ma sei disposta a rischiare ancora? Purtroppo le poche storie di PMA che vengono rese pubbliche vengono raccontate dopo la nascita del bambino e si alimenta questa narrazione del se ci credi ce la fai che a mio parere è molto pericolosa sarebbe bello invece che si raccontasse che è possibile non farcela, non raggiungere l'obiettivo, e tuttavia crescere come esseri umani anche grazie a questa esperienza, e allo stesso tempo che scegliere di preservarsi non è egoista o poco coraggioso anche perché da quella scelta potrebbero rimanere le energie per intraprendere il percorso adottivo credo davvero che l'adozione debba essere un piano a una vocazione una prima scelta di fronte a una diagnosi di infertilità oppure deve essere un altro viaggio: la consapevolezza che, come dice la mia psicologa, anche I figli naturali si adottano ogni giorno, perché tu non puoi conoscere tuo figlio anche se hai il tuo patrimonio genetico prima che lui scelga di manifestarsi a te e lo fa nei modi più imprevedibili tanto che spesso ti trovi a pensare ma da chi avrà preso?
Allora questo bambino che tu accogli con l'adozione diventa un compagno di viaggio, e poco importa che ti chiami mamma è una persona di cui ti fai carico senza alcuna aspettativa, consapevole che lui non si sostituirà I figli che hai perso, perché I figli che non sono arrivati sono I figli che abbiamo perso, e tu non ti sostituirai alla madre che lo lasciato. Puoi desiderare di compiere un viaggio simile? Io credo di sì, lo credo davvero, però sono fermamente convinta che per intraprenderlo devi sentire questo desiderio con ogni fibra del tuo essere tu e il tuo compagno certo avrai sempre paura ti chiederai ma chi me l' fatto fare ma potrai guardarti negli occhi e sapere che lo avete voluto e che eravate insieme nella decisione forse la mia evoluzione e quella di mio marito e la nostra come famiglia ci porteranno là o forse no di certo so che non mi troverò mai più in una situazione che è partita con ma cosa vuoi che sia sono solo una decina di punture e avrai il tuo bambino tra le braccia e invece è diventata il mio incubo peggiore. Se volete partecipare a questa conversazione importante vi invito a farlo nei commenti all'episodio su w w w punto la tela punto com barra podcast Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo
ascolto il tuo podcast da qualche mese. Mi ha mandato l'episodio sulla PMA un'amica, perché sono diventata mamma della mia bimba dopo una diagnosi di infertilità di coppia e un percorso relativamente breve di fecondazione assistita.
Essendo mia mamma stata adottata a 11 anni dai miei nonni sono cresciuta pensando che avrei adottato prima o poi. Perché ho visto quello che è diventata mia mamma grazie all'adozione e vorrei farlo per un altro bambino. Per ricambiare questo gesto gentile verso di lei e farlo a mia volta verso un altra persona che ne ha bisogno.
È sempre stata una consapevolezza quella di essere pronta ad affrontare qualsiasi "oscurità" del passato del bambino, così come - in età più adulta e dopo le doverose ricerche - di poter sopportare attese, procedure intricate e costi non indifferenti (parlando di adozione internazionale).
Poi è arrivata la diagnosi di infertilità e ci hanno spiegato cosa volesse dire fare la procreazione assistita e per me è stato uno shock.
Ho avuto bisogno di tempo per capire cosa volevo fare.
La PMA mi sembrava un accanimento terapeutico quando c'era la possibilità di adottare e mi sembrava anche che preferirla all'adozione fosse una scelta egoista, fatta solo per il mio "capriccio" di voler provare le sensazioni della gravidanza.
Ho dovuto lavorare su me stessa e accettare che il percorso migliore per noi in quel momento fosse la PMA, ma ci siamo dati un limite, non volevo uscirne pazza, e allora ci siamo detti che avremmo fatto un tentativo.
Sono rimasta incinta subito della mia bambina, al primo transfer, ma il percorso di stimolazione degli ovuli è stato pesante e faticoso, forse anche perché ero in un momento stressante della mia vita lavorativa e gestire 8 ore di lavoro al giorno con iniezioni, sbalzi ormonali, ecografie un giorno si è uno no è stato pesante, ma non mi sentirei di consigliarlo a cuore leggero.
Pensando ad un secondo figlio mi sono chiesta "cosa farò?". Voglio ancora adottare, ma non sono più una ragazzina e ho già una figlia naturale. Sarà un ostacolo? E inoltre ci sono due embrioni che aspettano solo la nostra decisione di impiantarli.
E poi, tutto a un tratto, mi sono ritrovata incinta, naturalmente, senza ricerca e con nostra estrema sorpresa (conoscendo la nostra diagnosi di infertilità di coppia). Gravidanza che ha avuto un'interruzione naturale a 8 settimane di gestazione, che mi ha lasciato delle ferite (fisiche, ma soprattutto emotive), ma che mi ha aperto anche un'altra possibilità: avere un figlio naturalmente.
Che viaggio questa vita!
Mi sono dilungata, ma volevo solo dirti che tra me e me faccio tanti pensieri e a volte me le suono e me le canto da sola, ma quando ascolto episodi come questo mi sento meno sola e riesco a rimettere in ordine le idee e a fare spazio e una consapevolezza maggiore.
Quindi ti ringrazio e ringrazio le tue ospiti che si mettono a nudo e sono sempre meravigliose.
Ho ascoltato emozionata il coraggio e la consapevolezza di Robetra
io ho affrontato 5 anni di ricerca 3 di pma mi sono affidata alla scienza che ingenuamente pensavo fosse risolutiva
anch'io alla telefonata di chiamata di inizio percorso dopo la lunga lista d'attesa nei centri pubblici mi sono .emozionata ( come se mi avessero detto fra un mese sarai mamma ) perché pensavo fosse già fatta e invece era solo l'inizio di faticose delusioni fisiche emotive economiche ) poi la mia bimba e arrivata come un miracolo spontaneamente
In quegli anni io e mio marito abbiamo valutato tante cose ma non c'è la siano sentiti di affrontare questo difficile e si sa lunghissimo percorso dell'adozione tutte le esperienze che avevamo sentito erano negative e noi non avevamo neanche il tempo di tanti anni di attesa perché eravamo già quasi ai 40 anni
Graxze per queste belle riflessioni che ho anche fatto per la prima volta ascoltando questo semini
Ora sono qui ad ascoltare tutti i podcast perché mi sto impegnando a essere il meglio di me per lei che fatica grazie ancora per quello che fai Carlotta
Un abbraccio,
Rosalba
Team La Tela
Grazie Roberta per il tuo coraggio nel condividere la tua esperienza, per aver raccontato senza veli tutto quanto. Ascoltandoti avrei voluto abbracciarti più volte.
Grazie Carlotta perché dai a tutti noi la possibilità di ascoltare ed educarci anche su questi argomenti: alle volte sembrano lontani dalla nostra realtà, ma è solo un'impressione.
Un abbraccio
Commovente e risvegliante 🙏🙏
Grazie a Roberta per averlo raccontato e grazie a te Carlotta come sempre per metterti al servizio 🙌✨️❤️
Sono mamma biologica di due bimbe e come ha detto Carlotta non mi rendevo conto del privilegio che ho avuto.
Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto recuperando :-)
Ho appena finito di ascoltare questo episodio e ti ringrazio per averlo registrato.
L’adozione è un mondo che conosco solo attraverso le esperienze affrontate da alcune coppie di amici, ma è comunque una conoscenza “superficiale”, perché non vissuta. La storia di Roberta mi ha commossa e mi ha insegnato tanto. C’è un mondo che davvero chi non lo vive non conosce e questa storia mi servirà a rapportarmi ancora di più con amore e umiltà con i miei amici che stanno affrontando questa avventura.
La lettera finale è stata un colpo al cuore e davvero significativa. Mando un abbraccio enorme a tutti coloro che vivono o stanno per vivere il
viaggio verso l’adozione. Grazie, grazie, grazie.
Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma ora sto recuperando. 💜
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Anche noi stiamo adottando, siamo già stati abbinati ad un bellissimo bambino di 5 anni dall'altra parte del mondo e stiamo aspettando di poter partire.
La mia storia è diversa, io non ho neanche mai provato a cercare una gravidanza biologica, la mia vocazione era l'adozione e sono stata fortunata perchè mio marito ha accolto e sposato questa scelta.
Da sempre sapevo che il mio bambino sarebbe arrivato da lontano nonostante siamo giovani ed eravamo in lista anche in nazionale.
Mi permetto di suggerire un eventuale futuro tema: l'educazione dei bambini adottati, non che debba essere diversa ma per esempio a noi coppie adottive, durante i corsi di formazione, viene ripetuto fino alla nausea che dovremo impostare delle regole da subito e assolutamente farle rispettare. Ci viene detto che i bambini adottati hanno bisogno di routine e regole che tenteranno di sfidarle e che noi dobbiamo essere forti e fermi.
Ci chiediamo, ha senso seguire questi consigli che non sentiamo proprio nelle nostre corde? Non vediamo l'ora di partire e siamo allo stesso modo terrorizzati di diventare genitori da un giorno all'altro di un bambino di 5 anni che avrà bisogno, oltre che dell'amore, di competenze e preparazione. Speriamo davvero di esserne all'altezza.
Un caro saluto
Enrica
spero riuscirete a partire presto!!
ti consiglio di prenderti educare a lungo termine, Carlotta spiega bene come impostare i limite e le regole, ti aiuta con esempi pratici.
Se riesci prendilo prima della partenza avrai più strumenti per aiutare tuo figlio nei momenti di crisi.
un abbraccio e auguri Mamma Enrica
Roberta
Un abbraccio anche a te :D
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Vi auguro il meglio per questo nuovo percorso!
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Racconto di Roberta e mi sono emozionata tantissimo. Mi sono ritrovata in ciò che ha provato lei anche se le nostre storie sono a tratti diverse .
A me è mancata tanto la condivisione di questo viaggio e una rete di genitori intorno a me che mi potessero capire e supportare durante l’attesa. Ora anche grazie a Roberta questo vuoto è stato colmato, lei mi ha citata nel tuo
Podcast e la ringrazio molto ma sono io a ringraziare lei per essere parte di questa famiglia allargata che si è creata grazie alla pagina che ho dedicato alla mia storia di maternità .
La maternità biologica è un dono immenso e prezioso e non bisogna farlo per scontato ma non è tutto , oltre a questo c’è il privilegio di crescere e guidare una piccola vita al meglio delle nostre capacità .
Per me questo è lo scolo più elevato nella vita ( sottolineo per me personalmente)
Carlotta grazie di cuore anche da parte mia per aver dato spazio all’ argomento adozione . C’è tanto bisogno di parlarne e di sconfiggere diversi tabù ancora molto presenti nella nostra società .
In primis la paura che se non si condivide lo stesso sangue e DNA non può esserci appartenenza tra madre - padre e figli
L’amore incondizionato non nasce dalla compatibilità di geni .
Grazie
Fabia -adozione e altri racconti -
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