benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi ho deciso di parlare di un argomento che credo riguardi tanti genitori, ovvero quando in un momento di rabbia capita che i bambini ci dicano Ti odio. A noi è successo un paio di volte con Oliver e in quel momento sono stata felice di aver imparato gli strumenti per affrontarlo, per gestire la situazione e quindi oggi vorrei condividerli con te. Vado subito al punto quando tuo figlio o tua figlia ti dice che ti odia. Quello che intende davvero è ho bisogno di te. So che il tuo cuore si spezza in un milione di frammenti quando tuo figlio o tua figlia, ti dice che ti odia. Ed è proprio quando soffriamo di più e facciamo più fatica per via delle parole dei comportamenti dei nostri figli che dobbiamo fare un esercizio ancora più grande, d' empatia e chiederci di che cosa hanno bisogno in quel momento. Qual è il bisogno che non stiamo riuscendo a vedere o soddisfare in quel momento e che li porta ad agire come stanno agendo. Io ricordo una volta in cui lo dissi a mia madre, lo ricordo ancora ricordo la mia rabbia di bambina di sette anni. Ricordo esattamente le scale che ho percorso correndo come una furia e arrivando in camera sbattendo i pugni sul letto e dicendo E gridando Ti odio, sei stupida e ricordo che lei mi aveva seguita. Io pensavo di essere sola, invece lei mi aveva seguita. E ricordo proprio la sua reazione di delusione e rabbia, le sue parole reattive di punizione di chi non sa scegliere la sua reazione in un momento in cui si sente come dire triggerata Triggerata è una parola inglese che io uso anche in italiano, ma in realtà significa cose che mi avevano detto provocata. Ecco quando ti si sentì provocata. In quel momento mia madre si sentiva provocata. Non aveva gli strumenti per reagire in maniera diversa alle mie parole che l'avevano ferita profondamente e quindi lei invece di accoglierle mi ha punita e mi ha sgridata. Perché non si dicono quelle parole oggi? Che mi riguardo indietro? So che in quel momento non odiavo mia madre. Ovviamente in quel momento io semplicemente ero arrabbiata con lei o per qual per qualcosa che era successo. Non mi ricordo neanche più cosa, um ma non avevo le parole per esprimere che stavo male, che mi aveva ferito lei o qualsiasi situazione fosse successa. Non avevo le parole per esprimere che avevo incontrato un ostacolo bello grosso sul mio percorso di sviluppo e di evoluzione e che non riuscivo a superarlo da sola. Avevo bisogno di lei. Avevo bisogno della sua empatia che in quel momento non ho trovato e per questo oggi cerco di darla io ai miei figli in quei momenti, senza essere falsa, perché anche le mie emozioni sono valide. Quindi se io mi sento male in quel momento, quando mi dicono qualcosa che mi ferisce non lo nascondo, glielo dico, gli dico con queste tue parole mi hai ferito, però non mi arrabbio più, non reagisco, ma scelgo la mia azione invece di reagire. Ricordo per esempio una volta in cui Oliver mi ha detto nel suo inglese di bimbo di cinque anni mi ha detto The best, ma che significa? Sei la mamma peggiore, sei la mamma più brutta, qualcosa del genere. E io gli ho risposto In questo momento anche tu non sei certo la mia persona preferita. Anzi, non mi piace affatto la persona che sei ora e gliel'ho detto perché sentivo che in quel momento avevo bisogno di esprimere le mie emozioni. Avevo bisogno di esprimere quella sensazione che provavo dentro, perché le mie emozioni contano. Le mie emozioni di individuo, di mamma, di genitore e di donna contano. E proprio come vi raccontavo, nell'episodio su come imparare o su come ho imparato io a gestire la mia rabbia. Um se oggi riesco a gestire quelle emozioni forti come la rabbia in un momento di crisi dei miei figli e anche perché ho imparato a non reprimerla, a dire quello che penso in maniera con con, con la calma, con tutta la calma che di cui sono capace in quel momento che non sempre esce senza l'urlo, a volte esce con l'urlo e poi mi perdona e vado avanti per poi allontanarmi, fare un respiro e tornare quando siamo tutti più calmi. Ma torniamo al perché i bambini dicono ti odio, che è quello di cui vorrei parlarvi oggi. Lo dico spessissimo e lo ripeto anche oggi i bambini non hanno ancora la capacità di esprimere le proprie emozioni e i propri bisogni in modo costruttivo. Lo ripeto i bambini non hanno ancora la capacità di esprimere le proprie emozioni e i propri bisogni in modo costruttivo. Quella parte del loro il cervello è ancora in costruzione. Non hanno ancora imparato l'abilità, quindi quando hanno avuto una giornata difficile o stanno attraversando un periodo difficile. Un momento difficile quando si sentono meno importanti, perché il neonato riceve tutte le attenzioni quando si sono sentiti spaventati e hanno sentito la nostra mancanza a scuola quel giorno. Quando ricevono una delusione, loro non hanno la capacità di dire con calma. Sono triste, mamma. Sono arrabbiato, papà, oppure ho bisogno di te in quelle situazioni in cui i bambini sono di sregolati e hanno bisogno del nostro amore, della nostra attenzione. Non era normale che dicano cose come ti odio, non ti voglio più vedere, Vai via, mi fai schifo, Non sono più tuo amico. Sei stupida quando senti queste parole uscire dalla bocca di tuo figlio nella tua testa suona come una vocina che dice Questo è inaccettabile. Io sono il genitore e mio figlio mi deve portare rispetto, ma invece vorrei che iniziassi ad allenare la tua empatia in modo che piano piano la vocina Inis inizi a dire parole diverse. Ad esempio mio figlio o mia figlia ha davvero bisogno di me in questo momento. Quindi ecco che cosa puoi fare. Prima di tutto, non ascoltare le parole concentrati sulla sensibilità del momento, concentrati sulla tua empatia, concentrati sulle emozioni e sulla fatica che tuo figlio sta facendo per arrivare a dire delle cose del genere, perché ti ricordo che non è ancora in grado di esprimere le proprie emozioni e i propri bisogni in modo costruttivo. E quindi dice parole dettate dalla rabbia, dettate dall'emozione del momento, che spesso non hanno alcun significato per lui. Parole che magari ha ascoltato nelle discussioni tra te e tuo marito, tra te e tua moglie, a scuola, tra amici, tra insegnanti, tra adulti, parole che gli vengono. Quindi, ecco, la prima cosa che puoi fare è non ascoltare le parole, non concentrarti sulle parole, anzi traduci le parole per capire e quasi vedere la sensazione. Per esempio, puoi dirgli queste sono parole che mi dicono che sei davvero, davvero arrabbiato con me. In questo modo li stai aiutando a costruire intuizioni e prospettive nel contesto della tua relazione di fiducia. Stai dicendo loro Io accolgo la tua rabbia. La vedo, la accetto perché tutte le emozioni sono valide e ti capisco. Così stai crescendo aumentando la fiducia nella vostra relazione. Poi ovviamente dai l'okay a tutte le sensazioni, tutte le sensazioni e tutte le emozioni sono valide. Quindi possiamo dirgli va bene che tu sei arrabbiato con me in quel momento tuo figlio o tua figlia hanno bisogno di sentire che non sono sbagliati per provare le emozioni e le sensazioni che stanno provando. Quindi aiutali a sentire questo aiutali a non farli sentire sbagliati e in più questo crea uno spazio sicuro per condividere le emozioni, per condividere le sensazioni. E poi, appunto, puoi anche condividere anche tu che sei arrabbiata con loro in quel momento, perché di solito i take um ovvero è un detto inglese che significa che ci si arrabbia in due che un litigio lo si fa sempre in due. Va bene esprimere quello che proviamo l'importante è continuare a esercitarci in modo che invece di dirlo urlando, impariamo a dirlo con calma e con gentilezza. Anche di questo ho parlato nell'episodio sulla gestione della rabbia. E come imparare a gestirla. E ti assicuro che è possibile. Pensa soprattutto a che esempio um puoi dare ai tuoi figli se in quel momento di loro rabbia tu gli dici anche io in questo momento sono arrabbiatissima, ma voglio imparare a controllare le mie emozioni e esprimermi comunque con gentilezza, perché sono io a scegliere chi sono. E poi, ovviamente, dobbiamo insegnare loro le abilità per gestire le emozioni. Per esempio, possiamo cominciare a chiedere piano piano quando c'è già un rapporto di fiducia. Possiamo chiedere Vuoi condividere con me ciò che ti fa sentire triste, arrabbiato? Questo ovviamente possiamo farlo quando siamo già riusciti a dimostrare che uno noi stessi possiamo gestire la loro rabbia senza abbandonarli, senza umiliarli, um e anche senza ricambiarla. Quindi quando siamo riusciti a fare tutto questo, allora è il momento di incoraggiare la condivisione, incoraggiare le spre della rabbia costruttiva, perché hai già reso la tua relazione abbastanza sicura per poter iniziare a farlo. È importante ovviamente capire che non ci aspettiamo una risposta che i nostri bambini spesso non sono in grado, non sono in grado, non sono disposti a condividere con noi le loro emozioni. E che cosa li ha portati a sentirsi cambiati o tristi fin dall'inizio alcuni bambini saranno più disposti a farlo, magari anche da subito, ma se non è così, va benissimo che non siano ancora in grado di farlo, che non siano disposti a farlo. Non possiamo aspettarci di cambiare noi e di cambiare strategia e che i nostri figli cambino immediatamente con noi. Dobbiamo dare loro tempo, um se questa quindi è una nuova strategia che tu inizi ad usare ora, probabilmente ci vorrà del tempo per anche solo per immergere la punta del piede nell'oceano del condividere di più. Condividiamo di più condividiamo le nostre emozioni perché ci va grandissima fiducia reciproca per sentire di poter condividere le nostre vulnerabilità. E per questo, purtroppo non può succedere con un genitore che perde la calma o che non impara a gestire la propria rabbia e che quindi non è un modello sano, accogliente, costruttivo, di gestione della rabbia. E quindi secondo me è veramente molto importante che facciamo quel lavoro di cui vi parlavo nell'altro episodio del podcast sulla gestione della rabbia che mostra che con noi sono al sicuro, che diamo l'okay a tutti i sentimenti e le emozioni che le accogliamo, che non le giudichiamo, che non li facciamo sentire sbagliati. E ovviamente i frutti, come sempre in questo tipo di educazione, non li raccogliamo oggi, ma li raccogliamo a lungo termine per questo il mio corso si chiama educare a lungo termine. E ora, visto che ho parlato molto di rabbia in queste settimane um e visto che ho capito anche che non sempre tutti fruiscono i contenuti su tutti i social media e meno male aggiungerei perché sennò saremmo veramente sempre agganciati da qualche parte dell'inter web. Um quindi ho deciso di riproporti un po', parafrasando il rio che ho condiviso proprio sulla rabbia su Instagram in questo episodio, perché ho pensato che potrebbe essere bello riprodurre anche alcuni contenuti che propongo su Instagram sul podcast, in modo che non dobbiamo sempre essere aggiornati su tutto e su tutti i social media e su tutti i canali. Um e quindi ti racconto per chiudere questo episodio che credo ci vada benissimo ci cada proprio a pennello che nel Rio dicevo che la rabbia è un'emozione come le altre, che ha tanto valore quanto la felicità, la tristezza e che proprio per questo non dovremmo stigmatizza e purtroppo nella corsa alla felicità, nella ricerca della felicità che è tipica della nostra società. Um la rabbia, la tristezza, le emozioni che sono considerate negative ma che negative non sono davvero vengono stigmatizzate tra l'altro della felicità. Credo di aver parlato anche in un altro episodio del podcast che si chiama direzione felicità, che è un po', una ragnatela di pensieri. E quindi dicevo in questo Rio che quando sono arrabbiati i bambini spesso ricorrono all'aggressione, fisica o verbale, perché uno sentono di non avere le parole per comunicare come si sentono, di che cosa hanno bisogno. E allora, appunto, come dicevamo, adesso dicono ti odio invece che dire ho bisogno di te e due le loro parole, come dicevo prima, non hanno peso, per loro sono solo parole. E allora è per quello che ti dicono ti odio, o ti chiamano stupida o stupida o usano parolacce. Se quello è il modello che hanno in casa o nella vita di tutti i giorni, invece di dire ho bisogno di te e tre si sentono sopraffatti, dall'emozione e non sanno gestirla, e allora tirano oggetti e ti picchiano. Invece di dirti ho bisogno di te. Il nostro compito di genitori è insegnare ai nostri figli uno le parole che gli servono per difendersi e per esprimere le loro emozioni. Quando i bambini hanno le parole, non sentono di dover usare i loro corpi per esprimere le loro emozioni. Alcune frasi che possiamo insegnare ai bambini nei momenti di rabbia sono per esempio spazio per favore oppure no, grazie. Oppure non mi piace oppure stop detto proprio con la mano, con il braccio teso in avanti e la mano aperta a mo' di segnale di stop. Proprio questo è un è secondo me molto efficace, soprattutto con i bambini più piccoli, perché è una parola facile, concisa e che davvero con questo gesto forte i bambini imparano ad usare um senza dover toccare il corpo degli altri, ma usando il loro corpo per mandare un messaggio. Due Um, dobbiamo insegnare loro che diamo importanza alle loro parole, alle loro azioni e a tutte le emozioni. Dare importanza a parole, azioni ed emozioni significa anche evitare di cadere nella tendenza comune di sminuire le loro emozioni. Per esempio, se sono arrabbiati, non sminuiamo la rabbia se piangono, non sminuiamo le lacrime, evitiamo frasi come Ma dai, non c'è motivo di piangere. Oppure che scenata che stai facendo? Sei proprio un attore o un'attrice oppure Ma smettila di fare la vittima o smettila di attirare l'attenzione, eccetera eccetera eccetera. Frasi che probabilmente abbiamo ho detto ho sentito almeno una volta da quando siamo genitori o che ci ricordiamo che ce le dicevano quando eravamo bambini. E tre um, dobbiamo insegnare ai nostri figli come processare queste emozioni in maniera sana. E questa è la parte difficile, perché purtroppo spesso non sappiamo processare nemmeno noi adulti. Come dicevo nell'episodio passato, e non possiamo insegnare loro qualcosa che non sappiamo. Noi dobbiamo dell'imparare a gestire le nostre emozioni per primi. Dobbiamo crescere noi stessi prima dei nostri figli, che è una frase che dico spesso perché davvero per me ha tantissimo valore, e quando lo intero lo interiorizzi, cambia tutta la nostra prospettiva sull'educazione. E nel frattempo che cosa facciamo? Perché mentre lo impariamo, noi ovviamente dobbiamo cercare di dare qualche modello a loro. E quindi che cosa facciamo nel frattempo? Ai nostri bambini diamo dei modi per esprimere la rabbia e mentre li diamo a loro, magari li impariamo anche a noi. Anche noi. Um E ovviamente dobbiamo ricordarci che loro non sono noi. Ognuno esprime le emozioni a modo suo e ciò che funziona per te forse non funzionerà per i tuoi figli. Alcuni strumenti che io do ai miei figli e che uso io stessa per per me per processare e gestire la rabbia sono per esempio uscire e respirare a fondo l'aria. Quindi facciamo cinque o sei respiri davvero belli, profondi. Fuori, in cortile, in balcone scendiamo in strada ovunque ci troviamo. Il gioco del cinque quattro tre due uno di cui ho parlato sul mio blog basta cercarlo quando vai sul blog c'è una un una casella di ricerca basta mettere cinque quattro tre due uno e dovrebbe uscire e anche in un video su Instagram un altro metodo è quello di fare uno sforzo fisico importante, ad esempio correre, saltare, fare flessioni. E spesso anche io mi metto a farle con loro. È capitato anche a volte mentre facciamo scuola, quando una o l'altra si frustra e dobbiamo fare un reset che dobbiamo resettare il cervello tra virgolette. Allora ci mettiamo lì e facciamo cinque flessioni, oppure facciamo sei salti in alto, con le gambe che toccano il petto, per esempio. E un altro metodo per i bambini, soprattutto più piccoli, che aiuta tantissimo, è spingere la parete forte, forte, forte per rilasciare tensione. E questo aiuta anche tanto quando i bambini non sanno esprimere le loro emozioni e allora magari spingono qualcuno, quindi possiamo dire loro Vedo che hai voglia di spingere. Vieni, spingiamo insieme la parete che così non facciamo male a nessuno e rilasciamo questa tensione. E anche soddisfiamo il tuo bisogno di spingere. Um oppure stringere una pallina antistress per i bambini. Un po' più grandi che capiscono già, um il valore appunto di rilasciare questa tensione. Possiamo usare una pallina antistress con Oliver, con Emily, per esempio, che hanno sette e cinque anni. Funziona già, um mettersi i guanti da kickboxing e praticare i pugni o anche senza guanti, anche se fa un po' più male. E questo lo facevamo spesso a Dubai, quando i bimbi facevano kickboxing che avevano i guantoni, io mi mettevo lì e facevamo appunto questo questa pratica del questi pugni c'è un una sorta di sequenza che loro fanno che imparano kickboxing e veniva veramente utile. Um un altro metodo è, per esempio, che funziona soprattutto per i più piccoli costruire una torre con i blu, occhio con i lego e poi buttarla giù quante volte sia necessario. Oppure mettere musica e ballare in maniera scatenata o cantare a voce altissima, oppure anche mettersi le cuffie e ascoltare musica privatamente oppure guardare fuori dalla finestra. Queste ultime due sono strategie che specialmente Oliver usa moltissimo in casa nostra. Perché poi, come dicevo prima, ognuno deve capire e trovare i propri modi. Io, per esempio, spesso pulisco casa e ormai i bimbi, anche Alex, sanno che quando mi vedono pulire casa è perché sono nervosa o arrabbiata. Quelli sono gli unici momenti in cui pulisco casa. Vabbè, più o meno no, Dai, non è vero, però più o meno. Um, ecco. E questi, ovviamente, sono tutti metodi che più pratichiamo e più sono i bambini stessi a cooperare. Non possiamo aspettarci che noi proponiamo loro. Fai cinque respiri profondi e loro come dei cagnolini, obbediscono e fanno cinque respiri profondi. No, questo non è quello che dobbiamo fare o che dobbiamo aspettarci. Ovviamente questo è un processo. Quindi se vediamo che i cinque respiri profondi non funzionano, possiamo offrire altre opzioni. Possiamo lasciare che siano loro a scegliere. Perché ricordiamoci che i bambini stanno sviluppando la volontà e l'indipendenza e hanno bisogno di prendere le loro decisioni. Quindi magari posso provare a a chiedere Hai voglia di fare cinque respiri profondi con me? Oppure vuoi fare il gioco del cinque quattro tre due uno oppure hai senza chiederglielo. Posso anche dire magari, come succede a volte con Emily le dico eh, Hai voglia di dirmi cinque cose che vedi intorno a te e poi da lì cominciamo. Il chi lo fa comincia. Capisco che è disposta e quindi cominciamo a fare quel gioco lì, oppure a volte sono io stessa che dico a Oliver Oliver, senti, hai veramente bisogno di scaricare questo nervosismo, questa tensione che cosa preferisci fare? Vuoi scendere in strada e fare una passeggiata intorno all'edificio? O vuoi fare delle flessioni con me o dei salti o correre un po' per casa? Oppure vuoi ascoltare un po' di musica e quindi gli propongo delle alternative? Ovviamente se i bambini sono piccoli proporrò due alternative. Se i bambini sono un po' più grandi, proporrò più alternative, sempre lasciando un po' di spazio tra una e l'altra, in modo da anche dare a loro la possibilità di processare quello di cui hanno voglia e anche per non fare un po'. Insomma, la romana da non fare quella che parlo solo io e e che non lascia spazio a loro neanche di pensare, cosa che spesso noi genitori purtroppo facciamo. Ecco, avevo detto che avrei letto comunque parafrasato il post del video che avevo pubblicato su Instagram e invece poi ho proprio ampliato bellamente um, ma ci tenevo appunto a dare più strumenti possibili che trovate ovviamente anche nel mio corso educare a lungo termine ne trovate molti di più e li trovate molto più in un contesto insomma, che è molto più grande. Perché ovviamente non è solo la gestione della rabbia, è tutta la relazione che dobbiamo impostare con noi e con gli altri per riuscire a ad applicare questa educazione a lungo termine. E però quel quel quel posto lo chiedevo con una frase che per me è molto importante che è non insegniamo ai bambini a non essere arrabbiati, insegniamo loro come essere arrabbiati. E questo, che ci piaccia o no, possiamo farlo soprattutto facendo prima il lavoro su noi stessi, perché se non sappiamo gestire noi la nostra rabbia, ovviamente possiamo solo aspettarci che i nostri figli replicheranno il nostro modo di processare la rabbia. E con questo, se non l'hai ancora ascoltato, ti rimando all'episodio di cui parlavo prima, che è quello sulla gestione della rabbia. E se stai cercando un aiuto immediato per gestire le crisi e la rabbia dei tuoi bambini delle tue bambine. Ti consiglio davvero vivamente la guida online e il tuo coccodrillo che include sia una guida per te genitore che un libricino stampabile da leggere insieme ai piccoli di casa e che davvero tantissime famiglie hanno comprato, amato e che le ha aiutate tantissimo e quindi mi sento davvero con tutto il cuore di consigliarla. E inoltre, il venti percento del ricavato di queste guide online va a un'associazione che io stimo molto, a cui io che io apprezzo e che che appoggio che è Ste rice e basta. Credo di avervi detto tutto. A questo punto non mi rimane che salutarvi e ricordarvi che ovviamente mi trovate sempre sul mio blog www punto la tela punto com e anche su Instagram come la tela di Carlotta Blog. Buona giornata. Buona serata o buonanotte a seconda di dove sei nel mondo. Ciao ciao
Grazie mille per la tua gentilezza
È il tuo coccodrillo! è uno dei nostri libri preferiti e anche lei a due anni e mezzo lo sa a memoria e ogni tanto se mi vede giù mi chiede mamma è il tuo coccodrillo? ♥️