benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. In questo episodio ho deciso di leggervi il messaggio di una mamma che mi ha scritto sulla chat del corso educare a lungo termine, um chiedendomi aiuto su due situazioni che secondo me succedono tantissimo nella quotidianità dei genitori, soprattutto di bambini piccoli tra i diciotto mesi, quattro anni, quattro anni e mezzo. E poi sapete che a me non piace parlare di età. Però ecco, proprio per darvi un'idea e credo che sia ci sia veramente tanta carne al fuoco e che lascia spazio a tantissime riflessioni. Forse devo smettere di usare questa espressione carne al fuoco, perché io non mangio nemmeno carne, quindi è veramente sbagliatissima. Cioè è proprio un messaggio sbagliato, me lo appunto, faccio un appun mentale, okay, ragnatela di pensieri terminata. Vi leggo il messaggio della mamma mi dice che mi scrive perché non sa che cosa fare. Suo figlio ha iniziato la materna con non poche difficoltà. Primo, perché l'approccio è molto diverso rispetto al nido dove veniva coccolato e secondo, perché le insegnanti della scuola si sono dimostrate abbastanza rigide, cosa che non l'ho aiutato affatto. Ecco, io tra l'altro questo pezzo l'avevo, probabilmente dimenticato quando le ho risposto, ma credo che sia cruciale. E poi capirete perché mentre ascoltate la mia risposta ora sembra andare leggermente meglio perché, um l'ho lo riesco a portare senza che pianga disperato però ho notato che lui, che ora ha tre anni e quattro mesi, gioca spesso se non sempre da solo, conosce tutti i nomi dei bambini e loro lo cercano sempre quando arriviamo a scuola. Ma questa cosa me lo ha confermato anche la maestra che preferisce giocare da solo. Poi si è portato dei pupazzi per metterli nella brandina all'ora della nanna e quando un insegnante li ha visti um e gli ha chiesto quale tenere perché ne poteva portare solo uno, lui si è ammutolito trattenendo le lacrime e ha detto che non li voleva e che dovevo riportarli a casa. Um io so chi li voleva, ma di fronte a quelle persone si è sentito forse in imbarazzo e a disagio e ha preferito ridarmeli. E questo mi ha messo una grande tristezza prima perché l'ho visto proprio triste e secondo perché la mia presenza non è riuscita a dargli la forza e la sicurezza di cui aveva bisogno e qui arriva il punto ho paura di non essere riuscita ad essere la sua figura di riferimento perché nonostante gli abbia detto che poteva tenere i suoi pupazzi, confermato anche dall'insegnante, lui ha preferito ridarmeli. Mi è sembrato di abbandonarlo lì in un momento di estremo sconforto. Eh, lo avrei riportato a casa, ma purtroppo dovevo andare a lavorare. Come posso fare secondo te per aiutarlo a interagire con gli altri bambini? Lui non è timido quando siamo in giro approccia le persone senza difficoltà e osserva con molta attenzione i bambini. Ma forse con i coetanei ha più difficoltà. E poi mi scrive anche um ho appena riascoltato l'unità sulla disciplina del tuo corso e ci provo tutti i giorni a mettere in pratica le tue indicazioni. Ma come devo comportarmi se mio figlio si arrabbia per piccole cose e mi dice anzi mi urla vai via? Ieri siamo andati al parco giochi dopo la materna e lui era tranquillo, anche se forse avrebbe preferito andare a casa perché lui vuole sempre restare a casa. Quando abbiamo deciso di andare via dal parco ci siamo incamminati e io mi sono accorta che la zip della sua giacca era troppo bassa e gli lasciava scoperta la gola. E allora istintivamente l'ho alzata si è arrabbiato urlandomi vai via. Ho provato a chiedergli scusa ad allontanarmi un pochino ad aspettarlo un po' più avanti, ma dopo l'ennesimo urlo ho ceduto e ho alzato la voce dicendogli e mi vergogno a dirlo che se me lo avesse urlato di nuovo lo avrei sculacciato dopo, mentre tornavamo a casa gli ho chie- richiesto scusa per le mie parole e il tono di voce e gli ho spiegato che mi ferisce quando mi dice certe cose così cattive ma so che lo rifarà. Appena farò qualche altra cosa che lo farà arrabbiare mi ridirà vai via, lo fa sempre o mi dà uno schiaffo e io per queste due cose vado in crisi, mi sale la rabbia dovuta alla mia frustrazione e senso di inadeguatezza e a volte cedo urlando non trovo la soluzione okay, questa è veramente c'è veramente tanta tanta tanta, tanta, tanta, tanta um tante informazioni. Stavo per ridire carne al fuoco, ma me la sono tolta. Ci sono tante informazioni e, um alcune co-. Io ho risposto in maniera molto generale perché spesso preferisco non scendere nei dettagli in questo caso ci sono però delle cose importante, importanti su cui riflettere, che voglio appunto analizzare in questo episodio, ovvero uno c'è stato un grande cambiamento nella vita di questo bambino, ovvero passare dall'asilo al materna. Um poi il fatto dell'essere um diciamo non a suo agio con queste persone che è normale perché è appena entrato in quell'ambiente, non c'entra nulla con la sua timidezza e appunto non c'entra nulla. Il fatto che lui non giochi con gli altri bambini bambini o non ricerchi gli altri bambini non ha nulla a che fare con la timidezza. Su questo, tra l'altro, sulla timidezza proprio ho sc-, ho pubblicato un altro episodio del podcast che vi invito ad ascoltare um non mi ricordo esattamente come si intitola, ma se mettete timido sulla barra di ricerca del podcast su www punto la tela punto com barra podcast lo trovate e um e poi un'altra. Cosa importante è proprio il fatto che questo non l'ho menzionato al alla mamma nel messaggio che le ho inviato. Ma mi sento di dirlo adesso è che nel momento in cui lei ha tirato su la zip della maglia della giacca um probabilmente non ha chiesto il suo permesso e quindi a questa età, soprattutto quando i bambini hanno bisogno di praticare la su la loro volontà, è importantissimo chiedere il permesso. A volte non ci ricordiamo e quando non ci ricordiamo e vediamo la loro reazione così forte, allora la cosa principale è non prenderla sul personale, ma dire metterci al loro livello, guardarli negli occhi e dire Hai ragione, ti chiedo scusa se ho tirato su la zip della giacca senza chiedertelo. Um possiamo posso rimediare in qualche modo? Ecco, non mi viene adesso proprio dovrei trovarmi nella situazione per per capire che che parole usare. Però ecco, è sempre molto importante che noi ci prendiamo la responsabilità delle nostre azioni. Se ci rendiamo conto che appunto quell'azione ha determinato o ha provocato la reazione e la il comportamento di nostro figlio, ci prendiamo prima la responsabilità perché in quel modo loro prima prima di tutto vedono come ci si prende la responsabilità delle proprie azioni. Chiediamo scusa, anche se a noi sembra una cosa totalmente insensata, però per lui magari era importante che la zip rimanesse giù, ma soprattutto era importante che glielo chiedessimo se potevamo tirarla su perché lui vuole praticare la sua volontà a questa età ed è importante che noi gli diamo l'opportunità, soprattutto con cose così minuscole come zip su zip giù um di di farlo, di praticare la sua indipendenza e la sua volontà. Detto questo, vi lascio con il messaggio che ho inviato il messaggio vocale che ho inviato alla mamma nella chat del corso e poi magari tiro le fila alla fine. Eccolo qua prima di tutto considera che a tre anni e quattro mesi è normalissimo che i bambini giochino da soli. Anzi nelle scuole montessori il gioco autonomo indipendente solitario è assolutamente um come come dire, incoraggiato. Perché i bambini a questa età non sono esseri sociali ancora e spesso e volentieri preferiscono lavorare da soli se gli viene data la possibilità. Purtroppo nelle scuole non viene data la possibilità ai bambini di lavorare da soli e si fa tutto il contrario. Ovvero in questa fase in cui i bambini davvero vogliono lavorare da soli, li si mette in gruppo a giocare, a cantare canzoni, mentre poi alle elementari, quando invece diventano esseri sociali e davvero hanno bisogno degli altri bambini, li mettono in banchi separati e non gli permettono di parlare. Quindi capisci che è proprio un grandissimo, grandissimo, una grandissima lacuna del sistema scolastico. Purtroppo non tiene in conto le um le necessità e i bisogni dei bambini e soprattutto non tiene in conto quello che è il loro sviluppo cerebrale. Um detto questo, quindi vorrei solo proprio rassicurarti sul fatto che è assolutamente normale non prenderlo come un problema. Non credere che sia un problema, perché non lo è. Um credo che sia importante che proprio non lo tratti come un problema, perché più lo tratti come un problema nella tua mente, più pensi che ci sia un problema in lui, mentre lui sta facendo tutto normalissimo per la sua età. I bambini a questa età fanno quello che si chiama gioco parallelo, ovvero magari stanno vicini a giocare con due giochi completamente diversi, però non si parlano neanche ed è normalissimo. Quindi questo per dirti che io personalmente non lo aiuterei ad interagire con gli altri bambini, è un processo. Lui probabilmente ha bisogno di più tempo per per capire come fare per averne voglia, anche solo e magari non ci sono ancora bambini che gli piacciono. Non ci sono ancora bambini che lo incuriosiscono. Um, magari non ha ancora avuto la possibilità di sviluppare queste amicizie, perché spesso e volentieri in questi ambienti sono molto questi ambienti sono molto controllati dall'adulto e i bambini non hanno veramente la possibilità di sviluppare relazioni in maniera spontanea in maniera naturale. E quindi questo è anche un altro punto. Diciamo um da considerare perché appunto, non è questione di timidezza, ma è proprio questione che il suo sviluppo cerebrale di questo momento è così e quindi devi semplicemente accoglierlo e aspettare, e non pensare che sia una sua difficoltà, perché probabilmente non lo è. Probabilmente ha semplicemente bisogno di più tempo per a sviluppare queste relazioni sociali e anzi potrà avere bisogno ancora di anni prima di sviluppare queste relazioni sociali. Um se proprio vuoi, diciamo tra virgolette um um, fare qualcosa perché così ti se senti che stai facendo qualcosa, probabilmente puoi um invitare o magari guard- chiedere a tuo figlio notare quali sono i bambini che menziona di più e magari andare, invitare le mamme un pomeriggio e fare un che ne so al parco andare a fare una giornata, un un qualche un'ora al parco giochi insieme, per esempio. Magari tuo figlio si sente più a suo agio con un bambino solo, per esempio. Quindi magari invitare solo un genitore con una mamma. Ecco, queste cose potrebbero essere comunque piacevoli. Un momento piacevole anche per te, per passare del tempo con un altro genitore. E mentre i bambini si conoscono e senza regole, in un ambiente che davvero promuove la formazione della loro relazione così come vogliono loro. Non sempre e solo con la supervisione forzata da mille regole degli adulti. E questo è il primo punto. Il secondo punto invece, è proprio questo, um, mandarti via, non prenderlo come un um una cosa personale non lo è assolutamente. Non è una cosa personale, non è un qualcosa. Non è perché lui non è attaccato a te. Non è perché lui non ti ama, non è non non dice assolutamente nulla di tutto ciò. Quando lui ti dice vai via, è semplicemente perché in quel momento non sa dirti altro, non sa comunicare le sue emozioni, non sa esprimere quello che l'ha fatto arrabbiare. Però lui sente che è arrabbiato con te e quindi ti dice vai via. Mi è una cosa assolutamente normalissima. I miei figli lo fanno in continuazione con me e io lo faccio con loro. Tra l'altro perché a volte, se io non sono pronta in quel momento a dare loro la la mia attenzione, in un certo senso e loro mi hanno fatto arrabbiare anch'io sono un essere umano e ho diritto anche io a dire loro lasciatemi in pace in questo momento lasciatemi da sola in questo momento momento e non è la stessa, non è diverso per i bambini non è diverso. A volte li consideriamo. Abbiamo due metri e due misure per i bambini, ma in realtà sono esattamente come noi. Quindi credo che sia importante davvero provare a cercare di riflettere su questi su questi punti. E proprio sul fatto che spesso trattiamo i bambini in maniera diversa da come in realtà tratteremo gli adulti, mentre anche loro hanno il diritto alle loro emozioni. Hanno il diritto alle loro um crisi, semplicemente non sanno ancora esprimerle e quindi a volte le esprimono con gli strumenti che hanno a disposizione in quel momento, invece di arrabbiarti, di prenderla sul personale perché di personale non c'è nulla. Quello che ti consiglierei di fare è semplicemente essere il suo interprete, ovvero dirgli Ho capito che sei arrabbiato, vado via, ci sono quando hai bisogno di me. Questo è tutto quello che noi come genitori, in quel momento di crisi forte loro possiamo fare. Se loro ci chiedono di andare via lo possiamo rispettare. A volte possiamo anche dire semplicemente vuoi che vada via o vuoi darmi un abbraccio? Perché a volte le le due cose si confondono quando sono così tanto in crisi e ovviamente quando loro sono molto arrabbiati con noi, non avranno voglia di darci un abbraccio. E questo va bene. Però magari se loro sono in crisi per qualcos'altro, non siamo noi il motivo del loro della loro crisi. Ma loro stanno sfogando su di noi. A volte hanno bisogno di quel momento di connessione con noi e hanno bisogno e hanno voglia di quell'abbraccio, perché magari noi pensiamo che loro siano arrabbiati con noi. Però in realtà sono arrabbiati per qualcos'altro. Lo esprimono con noi perché con noi si sentono al sicuro con noi, sentono di poter davvero essere se stessi. E questa è anche la ragione per cui quel giorno, quella mattina a scuola, lui ha trattenuto le sue lacrime. Quando L'insegnante gli ha detto di non portare che non poteva portare tutti i peluche perché non si sente al sicuro in quella ambiente non si sente ancora al sicuro in quell'ambiente non si sente ancora se stesso, non sente di poter essere se stesso e che verrà accolto quando è se stesso e quindi ha trattenuto le lacrime con te. Invece se fosse con te non le trattiene perché sente che tu sei il suo punto di riferimento e sente che con te può essere se stesso. Quindi questo credo che sia importantissimo, soprattutto perché um spesso ce lo dimentichiamo che i bambini si sfogano con noi perché sanno che con noi sono al sicuro e magari non lo fanno all'asilo con altre persone perché all'asilo non si sentono al sicuro e credo che questo sia bello. E credo che quello che possiamo fare noi come genitori e che dobbiamo fare noi come genitori è offrire a casa proprio quell'ambiente sicuro quell'ambiente in cui possono essere se stessi e verranno accolti comunque, perché è così attraverso l'accoglienza che poi possiamo parlare con loro e che loro iniziano a fidarsi di noi e possiamo insegnare loro gli strumenti per gestire le loro cose. Ho parlato a raffica, ho fatto proprio una un tipo, un episodio del podcast tipo ragnatela di pensieri. Però, ecco, ci tenevo a dirti tutto quello che sento perché ho sentito davvero tanta difficoltà nel tuo messaggio um e e la sento questa tua fatica. Sento la fatica di tuo figlio, sento la fatica che ti sta facendo fare manco per una volta, come ripeto tantissimo, tantissimo, anche nel corso, quando loro ci fanno fare fatica è perché la stanno facendo loro. Quindi magari ti invito anche a capire se ci sono stati dei cambiamenti molto importanti in quest'ultimo periodo nella vita di tuo figlio. Non mi hai detto quando hai iniziato l'asilo, ma magari se l'hai iniziato da poco, è ovvio che questo sia un cambiamento grandissimo perché è normale che che non si sia ancora abituato questo cambiamento eccetera eccetera eccetera. Quindi, ecco credo di averti detto un po' tutto, magari in maniera un po', un po' senza un filo logico. Ecco. Ma spero di averti dato degli spunti validi. Ti mando un abbraccio e faccio il tifo per voi. Davvero faccio il tifo per te. Un abbraccio. Ciao. Adesso che avete ascoltato ci tengo a dire perché non è mai scontato, um che ovviamente quando io parlo del sistema scolastico la mia è una critica è una critica perché la maggior parte del sistema scolastico che conosco che mi descrivono i genitori che mi descrivono addirittura le insegnanti. Voi sapete che io sono in contatto con tantissimi insegnanti italiani grazie al mio progetto, la tela in cui regalo i miei corsi alle insegnanti e agli insegnanti. Um e quindi so che questa è la situazione predominante ancora in Italia, ma so che ci sono anche tante realtà e tante e tanti insegnanti um diverse, che portano avanti un tipo di educazione completamente diverso. E un tipo di approccio al bambino completamente diverso, più rispettoso, più accogliente e davvero tenendo in conto quello che è lo sviluppo del bambino e anche il l'individualità. Ecco di ogni persona. Quindi questo per me è importantissimo ricordarlo. Um detto questo, spero che so so che sono state tante informazioni, ma credo che a volte probabilmente ne ho già parlato anche in altri episodi. Però penso davvero che a volte sia importante sentirsi ripetere queste cose da diversi punti di vista, perché noi siamo un po' come i bambini. Alla fine dobbiamo reimparare tante le stesse cose in tanti ambienti diversi e quindi grazie se siete arrivati fino qua o arrivate fino a qua e e spesso e volentieri. Come dico sempre, non è tanto dare la soluzione ai genitori, ma semplicemente far vedere le cose da un punto di vista diverso da una persona prospettiva diversa e magari dal punto di vista del bambino. Perché a volte siamo così immersi in quello che è il nostro ruolo di genitori che ci dimentichiamo di pensare a Ma mio figlio cosa vuole in tutto questo? Mio figlio? Cosa mi sta dicendo in tutto questo? Mio figlio? Cosa mi sta comunicando in tutto questo? E credo che quindi sia veramente molto importante cercare di dare una prospettiva diversa perché a volte già solo la prospe cambiare la prospettiva cambia poi tutto la nostra, il nostro modo di approcciare a una situazione che ci sembra difficile. Detto questo, vi ringrazio come sempre per il vostro tempo, per il tempo che mi avete dedicato vi ricordo che mi trovate su w w w punto la tela punto com vi mando un grandissimo abbraccio e come sempre vi auguro buona serata. Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao
Mi sono rivista in molte cose da lei raccontate. Ho un piccolo uomo che compie quattro anni la settimana prossima e ha sofferto malamente il passaggio da nido a materna. È stato un periodo davvero tosto. Ha iniziato a lasciarsi andare alla scuola solamente verso marzo, prima si comportava tipo robotino povero 😔 niente emozioni esposte. Ha iniziato anche ad entrare da solo intorno a quel periodo, un giorno mi ha detto tu stai fuori entro io, non credevo ai miei occhi, ma quante lacrime precedentemente...
Allo stesso modo ha iniziato ad usare modalità di "insulto" che prima gli erano totalmente sconosciute e devo ammettere che se non avessi conosciuto l'educazione rispettosa mi sarei trovata realmente in difficoltà. In passato mi triggeravo tremendamente per affermazioni quali stupida, cattiva,monella, stai zitta, tu utti termini da noi MAI usati nei suoi confronti e corretti qualora qualcuno li usasse con lui. Ora so che ha solo bisogno d'aiuto quando me lo dice. Ho imparato a non prendermela, talvolta a seconda della stanchezza faccio più fatica,ma non la considero un'offesa personale. Faccio solo presente che non si tratta di affermazioni gentili e non si offendono le persone, va bene essere arrabbiati ma ci sono differenti modalità di scelta.
Rosalba
Team La Tela