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143. Lavoro a casa: come fate a far sì che i bimbi lo rispettino?

In questo episodio di Educare con calma parliamo di genitori che lavorano da casa con i bimbi: la nostra famiglia ha trovato un equilibrio meraviglioso e provo a raccontarvelo qui.

4 agosto 2023·
25 min
·2 commenti
Inoltre, Valeria (la Valeria del nostro team) ci racconta la sua esperienza di mamma che lavora da casa con una figlia unica.
benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi vorrei parlarvi di una situazione particolare in cui soprattutto negli ultimi anni, si ritrovano moltissimi genitori, ovvero dover lavorare a volte anche da soli a casa con i bambini. Chi lavora da casa con i bimbi mi chiede spesso ma come avete fatto a fare sì che i bimbi rispettino il vostro lavoro? La risposta che vi do tra un po' in realtà ha tanto a che fare con la pazienza, con la capacità di gioco autonomo dei bambini e al modo in cui possiamo incoraggiare l'una e l'altro. Per questo vorrei partire da un pezzettino della newsletter di luglio in cui ho parlato proprio di gioco autonomo e offrirvi un po' di strumenti per gestire questi momenti con serenità o almeno con meno frustrazione possibile da parte di adulti e bambini. Non sempre c'è serenità tra l'altro le nostre newsletter sono davvero ricchissime e super per utili e soprattutto gratis perché crediamo nell'importanza di diffondere questa educazione con ogni mezzo e con ogni risorsa e quindi mi fa davvero piacere che ogni volta che ne inviamo una, tantissime persone ci scrivono che le nostre newsletter sono le migliori che ricevono le uniche che leggono e che aspettano con gioia. E questo davvero mi rende molto soddisfatta perché significa che tutto il lavoro che c'è dietro si sente e si legge se non le ricevete ancora e volete provare, potete andare su w w w punto la tela punto com barra newsletter se non lo sapete già, ogni newsletter ha un pensiero a ragnatela finale e in quella sul gioco autonomo riflettevo proprio sui genitori che come noi lavorano da casa con i bimbi in casa e quindi ritorno a quella domanda ma come avete fatto a fare sì che i bimbi rispettino il vostro lavoro? La risposta che forse non vi piacerà è questa con moltissima pratica dico che forse non vi piacerà, perché a volte è più semplice pensare che la mia esperienza in questo ambito renda le cose più facili. Um o che sia la natura dei miei figli a rendere le cose più facili o perché siamo viaggiatori a tempo pieno. Allora è ovvio che lavoriamo da casa con i bambini sia tutto facile, ma prima di entrare nel dettaglio davvero voglio dirvi questo non è così. Anche noi abbiamo fatto fatica, anche se conosciamo tanti strumenti e li pratichiamo da anni. Anche noi abbiamo fatto fatica e soprattutto i miei figli non sono diversi dai vostri. Anche loro hanno i loro bisogni, la loro frustrazione da gestire. Anche loro cercano la nostra attenzione. Anche loro sono bambini di sei e otto anni, di sei e otto anni, che però praticano a rispettare il nostro lavoro. Quando io e Alex lavoriamo da casa, da quando avevano due e quattro anni, ovvero da quando siamo partiti per viaggiare a tempo pieno. Quindi per noi non è stato diverso, è stato un processo, ha richiesto tantissima pratica. Abbiamo sperimentato tantissime idee, abbiamo capito quali funzionano per noi e le abbiamo messe in pratica con tantissima pazienza e costanza. Ogni giorno, giorno dopo giorno, praticamente tutti i giorni, dell'anno e vi assicuro che questo è davvero l'unico modo per arrivare a quel piccolo pezzetto della nostra realtà che potete osservare oggi e che sì, capisco, faccia invidia a tantissime famiglie, perché effettivamente abbiamo un equilibrio meraviglioso e davvero i nostri figli rispettano immensamente il nostro lavoro, come noi rispettiamo il loro e anzi quando facciamo delle esperienze in cui magari loro vanno a un centro estivo o abbiamo una routine in cui devono andare da qualche parte tutti i giorni, nonostante sia molto bello come esperienza, però, notiamo tutti anche loro, e ce lo dicono che effettivamente la nostra routine del lavorare da casa, fare scuola, esplorare um è molto più facile perché è una routine ben oliata. E un equilibrio meraviglioso che abbiamo costruito tutti e quattro insieme, conoscendoci poco alla volta e facendo tantissima pratica. Quindi non c'è una bacchetta magica. Ma come vi dicevo, ci sono secondo me alcuni strumenti che ci permettono di andare nella direzione giusta. A noi, ad esempio, hanno aiutato tantissimo due strumenti, soprattutto quando i bimbi erano più piccoli, che adesso direte Vabbè, ma questo è proprio banalissimo. Però è così. Uno è il cartello off limits e l'altro è il timer quando dovete lavorare concentrati o anche solo sbrigare delle faccende in casa. Perché poi in realtà potete utilizzare questo strumento anche per praticare insieme, um mentre fate delle faccende in casa in modo che poi quando dovete davvero concentrarvi sul lavoro um avete già un po' praticato questa capacità di pazienza e di rispetto del vostro lavoro. Quindi quando dovete lavorare oppure sbrigare delle faccende in casa e i bambini richiedono la vostra presenza. Potete disegnare insieme a loro un cartello che significhi non disturbare i miei figli. Il primo cartello che disegnarono fu ispirato dai musei um e quindi disegnarono una mano con una linea sopra tipo non toccare che non andava neanche male perché insomma, um, esprimeva perfettamente il modo in cui volevo essere trattata in quel momento. Non toccatemi, lasciatemi stare, lasciatemi concentrare. E loro sapevano che io quando l' attaccavo alla mia sedia o a me stessa, perché a volte dovevo andare in giro a mandare dei messaggi vocali e quindi per non farmi interrompere me l' attaccavo sulla schiena significava proprio che in quel momento non ero disponibile e diventava quasi un gioco per loro ed erano molto più propensi proprio perché era un gioco, erano molto più propensi a metterlo in pratica. E inoltre, proprio perché l'avevamo preparato insieme questo cartello, si sentivano molto soddisfatti. Quando io lo utilizzavo, l'avevano fatto per me e con me era molto bello. Ovviamente questo non dura per sempre. Alla fine, ovviamente, arrivava il momento in cui avevano bisogno di me e quando succedeva, invece di rimandare ad un tempo indefinito che poi magari alla fine non arriva. Non so se capita anche a voi. A me a volte capita che dico ancora cinque minuti. Poi se i bimbi invece dopo quei cinque minuti non sono venuti a cercarmi, quel tempo entra in un buco nero e va all'infinito. Quindi, per esempio, quando succedeva questo e venivano a chiedermi che avevano bisogno di me, praticava una un altro pezzettino di rispetto del mio lavoro e usavamo insieme un timer. Per esempio, comunicavo che avevo bisogno di dieci minuti, mettevamo il timer e quando suonava andavo da loro. Altre volte dicevo loro che per trenta minuti dovevo lavorare e che poi avrei dedicato loro la mia totale attenzione per quindici minuti prima di tornare al computer. Sempre tutto scandito dal timer che aiuta molto perché i bambini non hanno ancora il senso del tempo. Tra L'altro c'è, un episodio del podcast in cui abbiamo parlato proprio del senso del tempo. Um, in quel tempo chiedevo loro di pensare a che cosa volevano fare con me quando poi io sarei andata da loro. E così spesso loro erano impegnati a prepararlo mentre io lavoravo. Um poi iniziava a capitare che quando suonava il timer, loro fossero ancora molto concentrati e allora dicevo loro che stavano lavorando così bene insieme, che preferivo che venissero loro a chiamarmi quando avevano finito. E però a quel punto mi facevo trovare disponibile senz'altro timer senza posticipare e quindi in realtà a poco a poco. Poi il timer non è più servito e lo abbiamo sostituito per esempio con un orologio da polso l'orologio da polso non interrompeva la loro concentrazione um perché appunto la responsabilità di guardarlo era loro perché non suonava e inoltre ha anche aiutato a imparare a leggere l'ora, quindi voilà. E sì, ho parlato di trenta minuti, ma non è sempre stato così. Ovviamente all'inizio si lavora quindici, venti, dieci minuti alla volta con i bambini a casa. Però ricordo davvero che dopo solo pochi mesi di pratica, ogni giorno i bimbi si intrattenevano anche per tutta la mattinata e oggi, in periodi di lavoro molto intenso, si intrattengono anche per tutta la giornata. Ci troviamo a pranzo e a cena, ovviamente andiamo a fare una bella passeggiata insieme, quindi comunque c'è il momento di connessione. Però poi durante il giorno ognuno sta per conto suo, ma questo lo ripeto, è un processo non paragonate a noi perché noi lo facciamo trecentosessantacinque giorni all'anno da quasi cinque anni e quindi è ovvio che siamo bravi tutti, sia noi che i bambini. Quindi vi ho parlato di questi due strumenti, ma in realtà ci sono tante altre idee che secondo me potrebbero avere successo. Essere utili soprattutto perché per i bambini poi diventa un vero e proprio gioco. Per esempio, potete chiedere ai vostri figli quanto riescono a giocare da soli senza venire da noi e cronometrare Noi ci abbiamo giocato davvero tra l'altro invenzione di Alex. Vediamo quanto riuscite a stare a giocare da soli senza venire da me e io vi cronometro. Quindi insomma, ha funzionato per noi? Non so, magari potrebbe funzionare anche per voi, oppure noi abbiamo spesso usato il gioco del del bisbiglio quando avevamo bisogno di concentrazione. Usavamo questo gioco sempre con l'aiuto di un cronometro, ma a volte anche senza, in realtà perché poi diventava più un gioco. Appunto, eh? Vediamo chi riesce a bisbigliare. Vediamo chi riesce a bisbigliare più a lungo. Ecco, giocavamo a diversi volumi della voce e facevamo pratica per quando magari avevamo io Alex delle chiamate di lavoro, dei meeting, delle live. Quando devo registrare il podcast. Il gioco del bisbiglio è il nostro gioco quando devo registrare il podcast, quindi tutte le volte che ascoltate un episodio del podcast che mi immaginate mentre lo registro, pensate ai miei figli che fanno il gioco del bisbiglio. Ricordate sempre che anche in questo caso nessuno strumento assicura una riuscita immediata. Non mi stancherò mai di ripeterlo, ci va tanta, tanta, tanta pratica. E poi vi invito sempre a prendere spunto da queste idee, ma ad osservare soprattutto i vostri figli. Come vi ho detto prima, quello che funziona per me può non funzionare per voi quello che funziona per i miei figli può non funzionare per i vostri. Spesso vi assicuro che saranno loro a suggerirvi di che cosa hanno bisogno e quindi anche quale idea o quale strumento possa adattarsi meglio alle vostre dinamiche, perché poi ogni famiglia crea il proprio equilibrio. A questo proposito recentemente Valeria la Valeria del nostro team, mi ha raccontato la sua esperienza di lavoro a casa con una bimba e che ovviamente è diversa dalla dalla nostra perché noi abbiamo due bambini e quindi giocano insieme, si intrattengono mentre ovviamente l'esperienza con un di un genitore, con un figlio unico è diversa, anche se nella mia esperienza in viaggio, per esempio con che abbiamo incontrato tantissime famiglie che viaggiano con un bambino solo, um, in realtà anche qui è semplicemente questione di pratica all'inizio. Il bambino ha molto bisogno della presenza del genitore, mentre piano piano, sviluppando tu con tutti questi strumenti, sviluppando proprio questo rispetto reciproco dei dei tempi e delle degli spazi personali, anche i bambini, anche i figli unici, arrivano piano piano ad intrattenersi da soli, magari per meno tempo, magari con diverse modalità, magari giocando facendo più un gioco tipo play. Quindi giochi di ruolo utilizzando peluche utilizzando i Lego um oppure giochi di carte tipo solitari. Però ecco, nella nostra esperienza abbiamo conosciuto davvero tantissime famiglie in viaggio che fanno il nostro stesso stile di vita e il loro equilibrio è molto simile al nostro. Però in questo caso vi lascio ascoltare dalla sua voce l'esperienza di Valeria Ciao Carlotta e grazie per avermi dato la possibilità di portare la mia esperienza su questo tema che io sento molto molto vicino. Questo perché io ho iniziato a lavorare come freelance qualche anno fa e da che ho iniziato ho sempre lavorato da casa e molto spesso da sola. E nel primo anno di vita di mia figlia devo dire che è stato tutto più o meno semplice, perché i suoi vari pisolini e la sua natura pacata mi hanno permesso di studiare e lavorare sinceramente senza grosse fatiche. Solo che dai diciotto mesi in poi è cambiato tutto, perché in quel periodo Aurora ha iniziato il nido. Ma come molti genitori immagine um o sapranno per esperienza spesso mia figlia era a casa tra Un'influenza e L'altra e quando era con me a casa Aurora chiaramente voleva attenzioni e ne voleva davvero tante. Solo che io continuavo ad essere sola e all'inizio, quindi ho provato molta rabbia e molta frustrazione. Non non lo nego, solo che poi ho iniziato a stancarmi di vivere in quella costante tensione e ho iniziato ad osservare mia figlia e piano piano, molto lentamente, a modificare anche la mia routine lavorativa in base ai nostri bisogni, quindi tanto i suoi bisogni quanto i miei. E quindi ti racconto un po' cosa facciamo oggi? Um io innanzitutto organizzo la mia giornata lavorativa in maniera realistica, quindi ho lavorato tanto sulle aspettative. Questo vuol dire che cerco di lavorare il più possibile quando Aurora dorme e questo in alcuni periodi significa anche svegliarmi un po' prima e soprattutto lavoro quando lei ha più energia ed evito di fare cose particolarmente impegnative nei momenti in cui già lo so che è più irritabile, per esempio a ridosso dei pasti. E qui devo dire che l'osservazione di mia figlia e le routine mi hanno aiutato davvero, davvero tanto. Perché quando inizia la giornata più o meno io già so cosa aspettarmi. Dico più o meno perché so anche che ci sono giornate in cui posso organizzare tutto al meglio e comunque non funzionerà perché magari mia figlia sta poco bene o non ha dormito appunto bene e quindi metto sempre in conto anche questo. Il che non evita la frustrazione, ma almeno non la fa schizzare alle stelle come succedeva prima. E poi ho impostato la giornata a cicli un po', come suggerisci anche tu per circa trenta minuti, quindi ognuno fa le sue cose. Quindi io lavoro. Aurora gioca per conto suo e dico trenta minuti perché osservando Aurora questo è il massimo che ho notato riesce a stare per conto suo e comunque non succede sempre e quindi per circa trenta minuti ognuno fa le sue cose, poi stiamo dieci minuti insieme o anche un po' di più se lei lo necessita e poi si ricomincia daccapo perché ho notato che è come se lei avesse bisogno proprio di una piccola dose di tempo insieme per andare avanti. E è soddisfatto quel bisogno e poi pronta a dedicarsi ad altro. Ovviamente è stato un allenamento, non è avvenuto. Dall'oggi al domani all'inizio e infatti trenta minuti mica erano trenta, erano cinque minuti stentati, poi piano piano sono diventati dieci e poi quindici e magari tra un po' diventerà un'ora o tre ci spero, chi lo sa e ah sì, per tenere conto del tempo noi usiamo un un timer, eh, perché vedo che l'aiuta molto, nel senso che se torna prima questo aiuta molto anche me a ricordarle di aspettare che il timer suoni. E anche qui non sempre funziona. Però noto che col tempo va sempre meglio e infine non per importanza, io ho lavorato tanto, tanto anche sui confini e sul mee- time, però c'ho lavorato in modo creativo, diciamo così perché all'inizio mi rendevo conto che era difficile far capire a mia figlia che avevo bisogno dei miei spazi del resto aveva comunque due tre anni al tempo, quindi ho deciso di rendere proprio visibile per lei questo mio bisogno e soprattutto di coinvolgerla. Cosa abbiamo fatto? Quindi? Abbiamo creato quella che noi chiamiamo la tabella del me Time O almeno io la chiamo del me Time. Lei la chiama del tempo nostro. Di cosa si tratta? Si tratta di un semplice cartellone diviso in due parti. In una ci sono tutte le immagini delle attività che piacciono a me e nell'altra parte quelle che piacciono a lei. Um E cosa facciamo? Come le ricaviamo queste immagini? Um, le ricaviamo da foto di noi mentre facciamo quelle attività. Per esempio, io ho le mie foto mentre faccio yoga o o possono essere immagini che prendiamo dai giornali oppure magari le cerchiamo sul web o magari ancora a volte le disegniamo. E quando ho bisogno del mio spazio quindi noi andiamo a vedere insieme cosa c'è nella nostra tabella e ognuno sceglie la sua attività un po' come una pesca e e le facciamo semplicemente ognuna va nella stanza che sceglie e si dedica a quell'attività. E anche qui, a volte questo dura tanto. A volte può durare anche solo cinque dieci minuti e a volte non funziona per niente. Um, a volte però ti devo dire la verità è proprio lei a portarmi al tabellone dicendo qualcosa tipo um mamma, lo facciamo il tempo per noi. Insomma, tutto questo fa parte del percorso del percorso adesso lo so, e saperlo prima di crearsi aspettative distorte per me è davvero ciò che ha fatto la differenza e e niente è tutto qui. Spero che la mia esperienza possa esserti anzi no, possa essere utile a qualcuno. E ti abbraccio forte. Grazie Valeria per averci raccontato la tua esperienza, la vostra esperienza. E mi è piaciuto tantissimo, tantissimo ascoltarti perché dentro ci ho ritrovato tantissime cose che in situazioni come questa, secondo me sono fondamentali. A parte la bellezza della tabella del May time, che tornassi indietro la farei anch'io oggi non ne ho bisogno, però magari cercherò di incorporarla in qualche aspetto della nostra quotidianità, magari addirittura incorporarla proprio il mee time che ognuno ha la propria tabella del me time. Quindi anche i bambini possono prendersi del mee- time l'uno dall'altro. Ecco, non so, mi è venuto in mente questo questo flash. Adesso glielo propongo tra l'altro, magari voi non lo sapete, ma Valeria ne sa una cosa o due di cura di sé e ha scritto un racconto meraviglioso che si chiama mamma Brocca, che è un racconto illustrato per donne e mamme, ma che io ho letto anche ai bimbi. Noi abbiamo il suo libro storia libera tutti e mi ha stupito tantissimo quanto anche i bimbi abbiano capito la metafora della brocca rotta e quando a volte mi è capitato di sentirmi di avere una giornata no e che loro l'hanno notato um mi hanno detto loro sei come mamma Brocca e questa cosa mi ha lasciata senza parole, perché davvero la potenza delle parole non non posso dire altro, è la potenza delle parole tra l'altro. Questo racconto di mamma Brocca è alla base di una delle lezioni di scrivi con Valeria sulla tela um che secondo me potrebbe essere più un racconto con Valeria, perché non è solo scrittura, ma si può fare anche, appunto, quando i bambini non sanno scrivere perché Valeria ci guida? Um ci dico perché io lo faccio con Oliver ed Emily attraverso la scoperta della scrittura creativa, del racconto creativo, dell'invenzione di una storia e quindi proprio della creatività che segue l'immaginazione personale. Insomma, bellissimo. Io adoro le sue lezioni e anzi abbiamo delle belle idee per renderle ancora più accessibili e versatili e per crearne di più. Okay, mi sono persa nelle mie ragnatele di pensieri, eh? Stavo dicendo che le cose fondamentali, secondo me, che ho sentito nella testimonianza di Valeria e che voglio riassumervi perché secondo me sono importanti. Sono proprio osservare il bambino e ciò di cui ha bisogno abbassare le aspettative, incoraggiare il gioco autonomo, ma anche cogliere i momenti in cui i nostri figli hanno bisogno di noi. E poi ovviamente non dimenticare i nostri di bisogni e la necessità di prenderci il nostro spazio. Quando il corpo e la mente ce lo chiedono non è facile. Ovviamente non è facile mettere la cura di sé nell'equazione, perché spesso e volentieri ci dimentichiamo di creare questa abitudine che è importantissima e che è assolutamente alla base dell'educazione che abbiamo scelto, anche se è difficile interiorizzarlo, non è facile, soprattutto se non abbiamo in queste giornate di lavoro. Ma secondo me davvero possiamo allenarci a pensare un po' fuori dagli schemi e trovare soluzioni creative che possano coinvolgere i nostri figli e funzionare per la nostra famiglia può essere il tabellone del me time può essere il cartello o qualsiasi altra cosa che vi venga in mente. Vi faccia venir voglia di sperimentare. Anzi, se vi viene in mente qualcos'altro se utilizzate altri strumenti, andate su www punto la tela punto com Cercate questo episodio nella pagina del podcast e lasciate un commento. Fatecelo sapere. Condividiamo queste nostre piccole vittorie perché in questo modo diventano ancora più belle, più grandi, più importanti e basta. Vi lascio così, anzi vi lascio con un invito che riassume tutti i messaggi di questo episodio adattate le aspettative alla vostra realtà, osservate i vostri figli, provate a costruire routine sostenibili e soprattutto flessibili. Allenate la creatività e cercate soluzioni anche fuori dai soliti schemi. E se tutto questo non funziona o se funziona, ma ne avete comunque bisogno, chiedete aiuto. A volte non ne abbiamo realmente la possibilità. Lo so, anche se io personalmente penso che ci siano modi per riaggiustare le priorità quando lo scegliamo davvero. Altre volte però ci ostiniamo a fare tutto da soli o da sole, soprattutto da sole, perché temiamo il giudizio degli altri, un rifiuto alle nostre richieste, oppure perché siamo convinte di valere di più se ce la facciamo con le nostre sole forze, ma non è così l'unica, cosa che ha realmente valore è il nostro benessere mentale. Questa è l'unica, cosa che cambierà tutte le nostre relazioni, compresa quelle con i nostri figli in meglio. Dobbiamo prendercene cura e lo scrivevo anche proprio l'altro giorno da qualche parte so che stiamo sempre di più normalizzando il concetto del prendersi cura di sé, del nostro benessere mentale, della nostra salute mentale. Questo è positivo. Però so anche che spesso la pratica è diversa dalla teoria e quindi ancora troppo spesso senza rendercene conto, continuiamo a non dare la giusta priorità alla cura di sé e ci accontentiamo di poco, magari, oppure non ne esigiamo di più, oppure, senza volerlo, addirittura ricadiamo nelle vecchie abitudini, nel posto e nelle emozioni che la società ha pensato per noi. Dobbiamo imparare a rallentare, a prenderci cura di noi, a dire più no, a metterci al primo posto, a riposarci, perché la vera rivoluzione è una donna riposata. E voilà, non volevo fare un episodio sulla cura di sé. Però a quanto pare, nella genitorialità che abbiamo scelto si può parlare di anche quando parliamo di gioco autonomo. Anche quando parliamo di lavoro da casa è un po' come il prezzemolo. Quindi per oggi è tutto. Se vi va di approfondire il tema della pazienza e del gioco autonomo. Le ragazze del team mi hanno detto di ricordarvi che ne ho parlato in altri due episodi del podcast. Troverete i link negli articoli relazionati a questo episodio sul sito. Noi ci vediamo la prossima o ci sentiamo la prossima settimana con un nuovo episodio del podcast. Nel frattempo vi ricordo che mi trovate anche ovviamente su w w w punto latella punto com e da lì potete trovare anche il mio instagram. Buona serata. Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.
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Appena ho sentito l'opzione del timer ho avuto una illuminazione! Noi lo usiamo spesso a casa, ma per dare i tempi alla mia 3 enne, del genere non vuoi ancora andare a lavarti, mettiamo il timer, giochiamo altri 5 minuti e poi andiamo. È una cosa che funziona e che lei accetta. Quindi ho pensato, wow! Ribalto, le faccio vedere che lo uso anche per me, ho tempo per lavorare e rinforzo l'uso anche per lei! Però....noi non lo usiamo spesso per non "svalutarlo", quindi proprio poche volte e per pochi minuti. Se metto io rimer per lavorare e lo metto piuttosto lungo (meno di 15 minuti è inutile sedersi al pc) non rischio che perda di forza e/o che poi debba necessariamente allungare i suoi tempi e quindi i 5 minuti di ora per andare a lavare i denti, diventano poi mezz'ora?
Sono d'accordo con te: credo che il timer funzioni meglio per periodi corti e se non ne abusiamo. Mi vengono in mente due idee che usavamo anche noi: 1. la clessidra di 15 minuti (ce l'avevamo in una delle case e funzionava molto bene); 2. creare un orologio di carta: posizioni le lancette sull'ora in cui possono venire a interrompere il tuo lavoro e loro lo paragonano all'orologio funzionante per vedere quando le lancette corrispondono (anche questo provato prima che avessero i loro orologi e sapessero leggere l'ora). 🙂
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