Preferiti dei bambini

20. Transessualità: intervista a Ethan Caspani

In questo episodio di educare con calma ho invitato Ethan Caspani a parlare di transessualità.

18 dicembre 2020·
31 min
·2 commenti
Ethan è nato femmina, ma a 19 anni ha capito di essere un ragazzo trans e ha iniziato la transizione. In questo episodio ci racconta la sua storia, come l'hanno presa i suoi genitori, che difficoltà ha trovato con la società e mi (ci) insegna una delle realtà che credo sia importante conoscere per crescere figli rispettosi a tutto tondo.

Parliamo anche della difficoltà di vivere in una lingua maschilista e dell'importanza di fare un minuscolo sforzo e usare i pronomi corretti quando ci riferiamo a persone trans (e se non li conosciamo, chiederli!). Ci tengo a ringraziare Ethan, non solo per condividere la sua storia con me, ma anche per avermi dato un bellissimo esempio di come calibrare le parole e parlare con rispetto.

Quando cambiamo il linguaggio, iniziamo a cambiare mentalità che ci permette di cambiare l’educazione – e normalizzare conversazioni nella nostra mente è il primo passo anche per fare educazione sessuale a casa con i nostri figli.

Trovate Ethan su Instagram come @caspisan.
benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma oggi per cambiare un pochino. Ho un ospite qui con me, ma prima di annunciarlo vorrei fare una breve introduzione perché probabilmente non è un ospite che vi aspettereste su un podcast di genitorialità. Se mi seguite, però, um, saprete che quando sono da quando sono madre mi sono appassionata moltissimo e secondo me anche necessariamente alle tematiche sul pregiudizio. E mi sono resa conto che, anche se io mi reputo una persona molto aperta, intellettualmente, in realtà ho dei pregiudizi inconsci che spesso si manifestano solo nel momento in cui vivo una determinata esperienza e ho capito che il modo migliore per combatterli e indovinate informarmi, credo che si abbia molto più pregiudizio verso ciò che non si conosce e quindi il mio modo di combattere il pregiudizio è studiare e imparare dagli altri per poter poi io stessa essere un esempio per i miei figli. Perché alla fine, se io ho dei pregiudizi inconsci, per esempio e non mi preparo mentalmente per rimuoverli, per cambiare il dialogo, per cambiare la conversazione è molto più facile che senza volere in situazioni in cui io stessa mi sento scomoda o a disagio, io dica frasi colme di pregiudizio. Quindi ho deciso di invitare sul mio podcast persone che possano insegnarmi perché ho voglia di imparare da queste persone, dalle loro esperienze di vita. E l'ospite di oggi è una persona che secondo me può insegnare tanto riguardo a una realtà molto vera, molto presente, di cui si parla però erroneamente troppo poco. Il suo nome è Ethan e lui è un ragazzo che è nato femmina ma che a un certo punto della sua vita ha capito che si sentiva un ragazzo e ha deciso di iniziare la transizione. Ciao, Etan, Benvenuto. Ciao a tutti. Come stai? E bene. Bene. Dai te invece anch'io. Grazie. Molto bene. Siamo in due fusi orari diversi. Tu sei otto e mezza di sera e le otto e mezza di mattina. Esatto. Esatto. Grazie veramente infinite per aver accettato di venire a raccontarci la tua esperienza qui sul podcast. So che è un un podcast per genitori, è un po' non proprio sulle tue corde, ma io credo davvero che tu abbia qualcosa da insegnare non solo ai giovani che si trovano nella tua stessa situazione, ma anche ai genitori di futuri giovani che potrebbero trovarsi nella tua stessa situazione. Quindi ti chiedo veramente, proprio solo un favore. Se dico cose non corrette, non appropriate, Cavolate immense. Per piacere, fermami. Non esitare a correggermi. Siamo qui per imparare. Okay? Va bene. Va bene. Lo farò. Grazie. Okay, iniziamo. Allora, prima di tutto, mi piacerebbe che ci raccontassi un pochino la tua esperienza. Ovvero quando hai capito di non sentirti Donna, um quando Quando è passato da lì a fare coming out con la tua famiglia, come lo hai detto alla tua famiglia? Come lo hanno preso? Vai. Okay, allora diciamo che la storia è un po' lunga. Quindi inizio a partire un attimo dalla mia infanzia. Io ho vissuto la mia infanzia non facendo caso al mio genere. Quindi mi comportavo e vivevo come un maschietto, come mi sentivo di essere. Mi piaceva stare e giocare coi maschi. Odiavo vestirmi femminile. Odiavo i giochi femminili e diciamo che quindi mi vivevo la mia infanzia. Così però non facevo caso al genere, quindi non è che dicevo Ah, io sono Mi sento un maschio. In realtà no, non ci facevo caso. Poi, durante l'adolescenza mi si sono sviluppati i miei caratteri sessuali femminili a quel punto ho cercato di omologarmi verso il femminile perché così in teoria doveva essere e nel tempo però ho iniziato a sentirmi un po' soffocare da questa cosa e verso i sedici diciassette anni ho iniziato a sentire un disagio che reputavo un po' strano. E dopo, con questo disagio, ho iniziato ad informarmi su quale poteva essere il motivo di questo disagio, per cui mi sono informato molto tramite internet e ho trovato la realtà trans, cioè del fatto che le persone possono in realtà cambiare genere. E questa cosa l'ho scoperta un po' tardi verso i diciott'anni e esattamente verso i diciannove anni ho capito di di me, cioè mi sono detto Ah, io sono così. Io sono un ragazzo trans perché io in realtà provavo un disagio verso i miei, le mie caratteristiche femminili e mi sentivo proprio un uomo. Poi vabbè, ho fatto un percorso facendomi aiutare da una psicologa, quindi mi sono fatto aiutare da dei professionisti e sono entrato in un'associazione e che si occupa di disforia di genere tutto questo Scusami se ti interrompo, ma tutto questo i tuoi genitori lo sapevano già o no? No, non hai fatto tutto da solo. è stato un percorso abbastanza solitario. Esatto, eh diciamo che magari qualche spunto l'avevo messo qua e là per loro e infatti verso i vent'anni venti, ventuno ora non mi ricordo precisamente ho fatto come inut coi miei genitori e coi miei parenti e l'ho fatto tramite una lettera. Io ho passato circa un mese per scrivere questa lettera. Ho cercato di scrivere tutto quello che sentivo e l'ho consegnata a loro. E diciamo che mio padre la prima cosa che mi ha detto è Ah okay, va bene. Vabbè, io lo sapevo già. Cioè, lui ha detto che la l'aveva già capito perché comunque sia, lo manifestavo in ogni caso. E invece mia madre diciamo che all'inizio ha un po' passato una fase del lutto, così la chiama lei perché comunque sia, da una parte ha dovuto dire addio tra virgolette alla persona che ero prima per accogliere comunque sia una nuova persona. Dico sempre tra virgolette che in realtà è la persona che sono sempre stato. Quindi diciamo che mia madre ha subito questa fase del lutto come la chiama lei. Però ora come ora, lei è tipo la mia più grande sostenitrice. Mi supporta in tutto e abbiamo migliorato il nostro rapporto perché non c'è più quell' incomprensione davanti a noi, ma si è aperto come una breccia, una porta e riusciamo a comunicare meglio. E così con gli altri miei parenti e amici che bello guarda! Oh, io mi sono anche mezza emozionata quando me l'hai raccontata l'avevo già sentita la storia su un'altra intervista ma ti giuro che ogni volta arriva dritta al cuore. Soprattutto perché io spesso mi ritrovo a pensare e se Emily mia figlia, che adesso ha quasi quattro anni, venisse da me un giorno e mi dicesse io sono un bambino, cioè io come reagirei io veramente questa cosa ci penso spesso perché credo che sia importante visualizzare per riuscire a a prepararsi. Poi uno non è mai preparato, insomma a queste a questi cambiamenti. Ecco però però ecco diciamo che comunque sì, ci penso e c'è un podcast tra l'altro molto bello. Non so se lo conosci che si chiama hot girl e racconta No, non lo conosci. Guarda te lo consiglio, è veramente carino e racconta la storia di un bimbo che a tre anni ha comunicato ai suoi genitori che era una bambina e ovviamente c'è tutta la la storia di come di come è stata questa transizione e in base alle emozioni che ha provocato su di me questo podcast, io praticamente finivo in lacrime. Ad ogni episodio ho capito che, um devo anzi voglio fare parecchio lavoro su me stessa, perché mi piace pensare che reagirei alla grande. Però poi le emozioni magari entrano in gioco sì, non è facile, però per esempio io lo vedo in mia madre um lei ha capito, comunque sia informandosi, informandosi molto. E da una parte appunto, siamo riusciti ad aprirci l'uno con l'altra. Quindi lei ha iniziato a capirmi meglio a capire come approcciarsi a me. E io ho potuto vivere, diciamo tranquillamente, esprimendo chi sono. Quindi poi alla fine la situazione è migliorata con tutti quanti. Per fortuna. Che bello, perché si è si è aperta questa porta, Di solito si mettono in mezzo dei muri, però nel mio caso si sono si è aperto un esatto esatto. E senti invece la società come come l'ha presa quanto è stato facile o difficile sentirti a a proprio accettato nella società? Mi piacerebbe che mi raccontassi un aneddoto positivo e un aneddoto negativo. Se hai voglia, allora diciamo che la società. Io posso parlare della società italiana perché appunto vivo in Italia. È un po' ignorante in questa materia, ma ignorante non proprio in modo dispregiativo, ignorante proprio ignora Esatto, che non conosce. Esatto. E quindi la difficoltà di vivere in questa società come ragazzo trans proprio. Sta in questo che la le persone non sanno dell'esistenza della transizione o magari la con lo conoscono questo fatto, ma lo associano soltanto alle donne trans. Quindi sono persone nate in un corpo maschile che poi hanno transito verso il femminile e lo associano alla prostituzione? Esatto. Quindi non sanno che esistono ragazzi trans come me e non sanno che in realtà trans non significa prostituzione. Ecco, diciamo che la difficoltà maggiore è il fatto che, dato che la società non è a conoscenza di questa realtà, io mi sono trovato spesso a dover raccontare di me in diverse situazioni. Quindi magari qua posso metterci un aneddoto negativo chiamiamo eh sì, delle esperienze negative sono per esempio quando mi richiedono i documenti perché io, ora come ora sono, diciamo in terapia ormonale, quindi assumo ormone e testosterone. Da circa tre anni, però ho ancora i documenti al al femminile, per cui il mio aspetto este- esteriore non combacia con la mia carta d'identità e quindi quando magari mi chiedono i documenti al pub, al bar, in discoteca, cosa che comunque sia, ora non si può più andare. Però vabbè, quando me li chiedevano prima mi ritrovavo a dover spiegare di me, magari davanti a diverse persone, perché per esempio all'entrata della discoteca dietro di me. Magari c'è una fila di ragazzi, certo, e io blocco la fila perché devo spiegare no, guardate questo in realtà sono io. Magari dover tirare fuori dal portafoglio eh l'attestato psicologico dove appunto testa che in realtà sono io questa persona e lì mi crea abbastanza disagio e certamente non è una bella cosa e secondo me anche una lesione alla propria privacy e oppure anche, per esempio negli ospedali, anche lì negli ospedali, che devo spiegare il tutto. Quindi diciamo che i maggiori disagi li ho subiti. In questo non ho subito delle vere discriminazioni, per esempio insulti o queste robe qua. Per fortuna, perché comunque sia, sono circondato da persone, appartenenze e li ho subiti. Un po' di più, magari sui social, perché io sui social faccio attivismo, racconto la mia storia e magari ogni tanto lì esce qualche commento, qualche insulto però non ci faccio molto caso. Un aneddoto positivo potrebbe essere appunto, come ho specificato prima, il fatto che eh riesco a relazionarmi meglio con le persone sono più disinvolto e più calmo. Non devo più nascondermi. Prima era come se dovessi mettermi una maschera. Certo, adesso ti senti te stesso? Esatto. Sono me stesso e sono molto, molto più felice. Quindi io penso che l'aneddoto positivo sia tutto questo. Certo, certo no, è molto bello sapere che non hai subito discriminazioni nella vita reale perché si sentono anche di queste storie. Parecchie ce ne sono, ce ne sono e poi mi ha mi ha colpito un po', quello che dicevi della, del fatto che comunque la gente spesso e volentieri ovviamente ti ferma e ti fa domande o insomma, non è che ti ferma, però comunque quando sa un po' della tua storia ti fa domande che è un po'. La stessa curiosità diciamo che ha generato in me il chiederti di venire su questo su questo podcast di essere ospite sul podcast. Mhm, perché diciamo che è un po'. Ovvio che la tua storia, essendo diversa, generi curiosità e domande soprattutto se scegli di renderla pubblica. Io ti ringrazio. Perché lo fai? Perché non tanti hanno il coraggio di farlo, perché secondo me ci vuole coraggio. Um ma io credo moltissimo nel potere delle parole e nel fatto che si debba cambiare il linguaggio per cambiare l'educazione. Quindi ti chiedo ma te lo chiedo proprio perché voglio imparare. Ci sono delle domande che ti danno fastidio, che non vorresti ricevere e visto che io credo che sia comunque importante sentirsi a nostro agio a fare domande quando non conosciamo qualcosa, come pensi che magari si potrebbero cambiare o riformulare queste domande per avviare invece una conversazione sana? Okay, allora diciamo che io come persona, sono molto aperta a rispondere alle varie domande che mi vengono fatte, anche perché ho deciso un po' questo stile di vita, nel senso di mostrarmi agli altri e non nascondere ciò che sono. Ecco però c'è una domanda in particolare che mi dà molto fastidio e che penso che sia una grossa mancanza di rispetto ed è la domanda inerente ai miei caratteri sessuali primari, cioè quando le persone magari mi chiedono ma cosa c'hai lì sotto? Questa è tipo la domanda del secolo e questa domanda Diciamo che mi dà fastidio per vari motivi. E la prima è che è un fatto molto, molto personale e non deve essere il dominio pubblico per cui non penso. Um, Cioè, è strano che la gente vada a chiedere ad una persona, magari sconosciuta, perché sono gli sconosciuti che mi fanno queste domande, in genere ad una persona sconosciuta. Cosa c'è lì sotto? Eh? Si va proprio a ledere la privacy di questa persona. Certo. E il secondo motivo è il fatto che le persone che fanno queste domande o questa domanda in particolare, um denotano il fatto che non ti rispettano come persona, come ciò che sei, ma è come se loro pensassero che se non sei operato, quindi se non hai fatto l'operazione la riassegnazione chirurgica, um del sesso, allora non sei per esempio nel mio caso uomo. Quindi magari pensano che se non hanno fatto la l'operazione per la costruzione di un fallo, pensano che non sono un uomo a tutti gli effetti e quindi proprio una vera mancanza di rispetto. Poi ci sono tante altre domande che mi fanno, ma in genere sono domande a cui diciamo che la curiosità è è giustificata Sì, certo. Sì, sì, io assolutamente credo che tenderei sempre a dare il beneficio del dubbio. Ecco, nel senso che comunque anch'io mi sento curiosa perché è una realtà che non conosco. Ma come mi sento? Come mi sentirei curiosa nell'imparare qualsiasi cosa che non conosco. Ecco, però sì c'è un limite c'è proprio un limite che è il rispetto dell'individuo la il rispetto della privacy. Esatto, esatto. Poi io penso che questo limite ci debba essere ancor di più se si parla, parla con persone sconosciute perché magari io posso essere anche molto disponibile a dirlo e a parlare di me. Però in quel momento sono io a dire guarda, sono disponibile, per cui fammi tutte le domande che vuoi e fammi anche quel tipo di domanda, anche se scomoda. Tu fammela, allora questo è un conto, però ci sono persone che magari non vogliono parlare di sé, non se la sentono, gli crea disagio. E allora bisogna anche capire chi si ha davanti. Io per esempio a me dà fastidio questa tipologia di domanda, ma se fatta in un contesto inopportuno, se fatta magari in un contesto in cui si sta parlando di della transizione si sta parlando della mia storia e delle prestazioni trans. Magari a quel punto sarei disposto anche a rispondere io. Comunque sia, non sono operato lì sotto e non ho intenzione di farlo. Non ho intenzione di farlo perché come operazione è un'operazione abbastanza complicata e io mi mi sento comunque sia uomo a prescindere da cosa c'ho lì sotto. Quindi io ora come ora mi sento bene con me stesso e non non diciamo non sì, non senti di dover an-, di dover andare oltre o di dover fare ulteriori cambiamenti? Certo, assolutamente. E poi hai detto una cosa importante secondo me che è proprio quella che non ti dà fastidio parlarne in contesti in cui si sta parlando proprio di quello. Anche perché comunque, magari parlandone puoi proprio aiutare qualcuno che sta vivendo la tua stessa situazione. Quindi questo è molto bello, ma appunto per tutti gli altri, per chi non ti conosce ti incontra per strada, magari invece è meglio aspettare o partecipare a quei momenti in cui magari in un'intervista tu lo racconti invece di chiederlo. Quindi sicuramente è un ottimo spunto l'ultima, cosa che vorrei aggiungere su questo aspetto è che è anche importante parlarne dell'operazione e dell'operazione ai genitali, perché appunto pochissimi ne parlano. E una cosa che voglio dire è che quel tipo di operazione non denota la persona che sei, per cui e appunto, come ho specificato, mi sento uomo anche senza avere un fallo. Certo, quindi la gente mi deve rispettare in questo assolutamente. Senti invece a proposito di un altro discorso di che io veramente sento molto io la mia vita è un po' tutta in inglese, quindi io lo sento molto in inglese, ma in italiano non tanto il la questione dei pronomi. Allora ti racconto un piccolo aneddoto molto brevemente noi con i bambini andiamo spesso in un bar dove il barista è un ragazzo che si trucca molto vistosamente in maniera molto vistosa è veramente bravissimo, si fa questi trucchi da spettacolo proprio da palcoscenico che a me è piaciuto tantissimo e ovviamente attira l'attenzione dei bambini tant'è che un giorno i bimbi mi hanno fatto alcune domande sul trucco eh, non sul fatto che fosse un ragazzo a metterlo perché per loro è la stessa cosa, ma io quando parlavo di lui o lei non sapevo che pronome utilizzare e allora mi sono detta adesso glielo chiedo però poi mi sono bloccata per paura di offendere e magari questo non sapere come comportarmi comunque denota fa parte della mia poca conoscenza sul tema. Ecco. Quindi ti chiedo secondo te, um, come avrei potuto chiederglielo? E quanto è importante secondo te che si usino i pronomi giusti? Perché ovviamente adesso tu sei un ragazzo a tutti gli effetti. Io ti vedo e sei un ragazzo. Non ho alcun dubbio. Ma magari all'inizio della tua transizione, magari c'era appunto questa, diciamo come si dice, Um non mi viene la parola discordanza tra il mio aspetto esteriore. Esatto. E quindi ti avrebbe dato fastidio che qualcuno ti chiedesse che pronomi usi? Allora è una domanda. Un po' complicata, perché alla fine siamo tutti diversi. Quindi magari a me potrebbe non dare fastidio, ma a qualcun altro sì. Io dico che in genere è sempre meglio chiedere piuttosto che usare il pronome sbagliato. Ecco, è un modo per chiederlo. Magari potrebbe essere soltanto Come ti chiami? Perché dal nome spesso si capisce, um, se usare il pronome femminile o maschile se io dico che mi chiamo Ethan. Okay. Si chiama Etan. Allora uso il pronome maschile. Certo, se io dico che mi chiamo Francesca. Allora a quel punto dice Ah, okay, allora forse devo usare il pronome femminile. Guarda, ti giuro che questa è una cioè, avevo pensato a mille modi, ma questo non l'avevo pensato, quindi ecco, fantastico. Quindi questa potrebbe essere una cosa poi se magari il nome risulta un po' ambiguo, unisex non saprei come definirlo. Allora magari a quel punto potreb-. Sì, potresti anche chiedere, ma cioè, quali pronomi vorresti che io usassi con te? Mhm, piuttosto che usare quelli sbagliati, magari oserei. Poi non ho mai incontrato nessuno che si arrabbiasse dopo questa domanda. Comunque sia, Anzi, di solito siamo tutti ben disposti a rispondere. Sì, okay, Quindi dici che la prossima volta che vado al bar probabilmente posso chiederglielo. Anzi, inizierò dal nome, seguirò il tuo consiglio, inizierò proprio dal nome e speriamo che abbia un nome che si capisca. Così finalmente posso risolvere questo questo dilemma, perché secondo me comunque io ho trovato um veramente mhm, ho visto veramente dolore. A volte in alcune persone, quando si usa il pronome sbagliato e ne ti parlo dei circoli inglesi io ad esempio frequento i circoli italiani. Ma è veramente per me è proprio facile usare il pronome giusto nel senso che magari è più difficile in inglese quando vogliono che si usi. Ve perché è veramente complicato parlare in terza persona singolare, cioè parlare in terza persona plurale di un di un individuo, però alla fine è proprio un un minuscolo sforzo che io devo fare. Quindi se per me è così, fa così, cioè richiede così poco sforzo. E per l'altra persona ha un valore così importante? Perché no? Esatto. Cioè io penso che il pronome sia una cosa importantissima come il nome, perché denota la nostra identità. Esatto. E se qualcuno dovesse usare pronomi sbagliati con me, quindi pronomi femminili e dovesse chiamarmi con il mio nome femminile che mi avevano assegnato alla nascita sarebbe proprio una mancanza di rispetto e una forma di violenza, perché significa andare a negare la mia identità. La mia negare l'identità di genere è negare l'identità di una persona, quindi significa cancellarla e anzi far sì che il tuo punto di vista sia al di sopra del mio. Perché se tu dici cioè se tu mi parli al femminile, significa che il tuo punto di vista per te è più forte del mio e andiamo così a negare l'autodeterminazione di una persona, cioè il nostro essere individui e che siamo tutti dotati comunque sia di di una certa individualità, ecco che ci contraddistingue, quindi penso che l'importanza del nome e del pronome sia questa certo e poi comunque veramente uno sforzo minuscolo da parte di chi deve usare un pronome è solo una parola, è solo un pronome, quindi veramente secondo me è importante fare questo sforzo e senti invece parlando proprio ancora della lingua. Un attimo mi è venuto in mente che l'italiano è una lingua molto maschile. Ad esempio l'inglese è più facile perché appunto non insomma non non si può sempre usare il il pronome sei e quindi è sempre molto più facile. Ecco togliere un po' il genere dal dal linguaggio, mentre l'italiano invece è veramente complicato. Anzi io quando stavo ho scritto una serie di volumi per una collezione italiana sul metodo montessori e ho fatto tantissime ricerche per cercare di non usare sempre il bambino, i bambini al maschile e tutte le ricerche, ovvero tutti i metodi. Mettere l'asterisco um mette usare la e capovolta usare la u usare il trattino basso, usare questo usare quello la chiocciola um alla fine sono veramen- erano veramente difficili, molto difficili, quindi abbiamo dovuto lasciare abbiamo dovuto usare il maschile perché era veramente difficile. Poi anche con la correlazione con il pronome, insomma un scusami con l'articolo determinativo indeterminativo veramente complicato. Quindi mi chiedevo come come cosa ne pensi tu di questa cosa? Come che cosa usi? Tu usi uno di questi metodi nello scritto, allora in realtà io no, cioè non uso uno di questi metodi, però dipende anche nel contesto in cui sono. È una questione molto complicata, appunto, perché è difficilissimo cambiare una lingua per poterla cambiare. Significa che tutte quante noi persone italiane ci dobbiamo mettere d'accordo sul sul cambiarla, quindi è veramente molto, molto difficile. E ormai il maschile nell'italiano è entrato come termine neutro. Mhm quindi eh poi questa è una mia opinione, certo, um da parte mia io il maschile lo vedo come termine neutro e basta. Non lo riferisco al termine maschile all'interno dell'italiano cioè se io se dicono tutti io lo intendo come termine generico tutti potrebbe essere maschile, femminile, non binario. E poi però comprendo che magari ci sono delle persone come le persone non binarie che introducono un attimino praticamente sono quel tipo di persone che hanno un'identità di genere, che non si riferisce né al femminile né al maschile, quindi magari potrebbero sentirsi sia uomini che donne, nessuno dei due e e quindi diciamo che queste persone hanno ancor più bisogno, diciamo, del del termine neutro. Però io non essendo una persona non binaria, non so quanto questa cosa faccia soffrire una determinata persona. Quindi da parte mia non me la sento nemmeno di dire no. Lasciamo il termine maschile neutro perché magari ad un'altra persona potrebbe veramente creare un certo disagio. E se crea disagio a qualcuno, significa che magari dobbiamo mettere in discussione questa cosa. Sì, è disc-, è un discorso complicato, è molto, molto complicato. Magari nello scritto è un po' più facile, perché uno quando scrive, comunque sia, si sofferma un attimo a pensare e quindi magari l'asterisco o la u la riesce a mettere nel parlato, diventa molto, molto complicato. E appunto significa rivoluzionare un'intera lingua che bisogna anche chiedersi È realmente possibile farlo da una parte? Senti, guardavo il tempo, non abbiamo più molto tempo perché io cerco sempre di fare episodi leggermente corti, perché noi genitori non abbiamo molto tempo di ascoltare. Um però volevo ancora farti due domande um una se potessi lanciare un solo messaggio a un bambino o a un ragazzo o una ragazza, una bambina che si sente nato del genere sbagliato, quale sarebbe allora per un bambino e una bambina? Un po' più difficile per l'adolescente? Io direi di viversi il momento come si sentono di viverlo, per cui se si sentono magari di viverlo esprimendosi al maschile, esprimete al maschile se volete esprimervi al femminile esprimete al femminile e un altro messaggio che gli darei sarebbe di chiedere aiuto. Io penso che l'aiuto sia una sia importantissimo perché affrontare questa situazione da soli non è facile, per cui chiedere l'aiuto, magari anche ai genitori. Poi è ovvio che dall'altra parte non è facile chiedere a loro perché sono molto inesperti, però se sono adolescenti minori e vogliono magari ad affacciarsi a degli psicologi o psicologhe, allora a quel punto devono chiedere aiuto ai genitori. Penso che un buon genitore, comunque sia, debba comprendere il proprio figlio o la propria figlia. Sono assolutamente d'accordo. E allora chiudo con un'ultima domanda che è la domanda che faccio a tutti coloro che intervisto e ti chiedo se c'è una domanda che non ti ho fatto, ma a cui ti piacerebbe rispondere. Allora una domanda sarebbe Aspetta che ci penso un attimino. Poi nel caso vai. Non è Non è una domanda facile, No? Perché una vo- una poi dimmi te come potrebbe essere la domanda? Una risposta che vorrei dare è appunto far capire ai genitori che noi nasciamo così. Quindi come potrebbe essere formulata la domanda? Non lo so, Ma hai già detto tutto. Ita hai già detto una cosa bellissima. Hai già detto tutto. Quindi la domanda non serve. Hai già risposto? Sì, appunto. Um cioè, vorrei dire ai genitori che noi nasciamo così e non siamo deviati e siamo persone perbene in genere. Poi dipende da ognuno, da ognuno di noi. Dipende. Dipende dal tipo di educazione. Io mi reputo una persona per bene, con una certa morale e quindi dobbiamo essere rispettati per quello che siamo. Ecco, guarda, sei stato piacevolissimo. No, il livello successivo proprio è stato assolutamente un piacere. E guarda, sono veramente felice perché so che questa intervista piacerà. Aiuterà e credo che che almeno a per me è stato un imparare a ogni tua parola. Soprattutto perché hai una capacità di calibrare le parole che è veramente non comune. Secondo me sì. Io io ci faccio veramente tantissimo caso, perché è qualcosa a cui cerco io stessa di di arrivare. Ed è difficilissimo cambiare il linguaggio e calibrare le parole, soprattutto nel parlato e non nello scritto. E tu hai proprio questa capacità l'avevo già notato in altre interviste. E te lo e Te lo volevo dire. Quindi grazie mille. Grazie davvero a te. E chiudiamo proprio così. Ci salutiamo e magari chi lo sa, prima o poi ti ti darò. Magari ci troveremo di nuovo su questo podcast. Chi lo sa? Tra anni e anni Esatto. E c'è qualcosa. Ci sono qualche non so, qualche social che vuoi condividere con chi ci ascolta? Se vogliono seguire la tua storia, magari il mio profilo Instagram che si chiama e sul mio profilo Instagram possono seguire la mia storia. Posto vari contenuti su di me. Perfetto. Io poi lo metterò comunque nelle note dell'episodio. Okay, ottimo. Ti ringrazio. Ita grazie a te per il tuo tempo. Alla prossima. Ciao. Ciao. Ciao. Ciao.
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Episodio splendido! Grazie Ethan!
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