Preferiti dei bambini

168. Ma il secondo figlio? (e altre domande che non dovremmo fare)

In questo episodio breve di Educare con Calma ho deciso di dare voce ai racconti di tante famiglie con cui ho lavorato negli anni e di parlare di una domanda che è spesso un vero e proprio trigger: ma non lo volete il secondo figlio? / Perché non fate un secondo figlio?

15 marzo 2024·
13 min
·24 commenti
Come questa, ci sono tante domande comuni che sembrano innocue, ma che per alcune persone sono come proiettili e nell'episodio vi suggerisco un'alternativa secondo me molto valida in alcune circostanze.
prima di iniziare vi ricordo che stiamo facendo il tour del libro. Cosa farò da grande in Italia per scoprire le date? E se arriveremo anche nella vostra città, potete andare su la tela punto com barra libro. Non vediamo l'ora di conoscere tantissime e tantissimi di voi. Vi lascio all'ascolto benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Questo sarà un episodio abbastanza breve, credo, ma vorrei veramente proprio lasciarvi una riflessione e quindi voglio parlarvi di una delle domande, secondo me molto scomode che spesso sento fare ai genitori. Perché non fate un secondo figlio, non ne volete un altro? A quando il secondo non vi piacerebbe avere anche la femminuccia o il maschietto? Ecco, questo è uno di quei temi su cui molte persone si sentono in diritto, secondo me, o quanto meno libere di dire qualcosa senza pensare ai danni che una domanda apparentemente così innocua possa fare. Intendiamoci, questa domanda non nasconde in sé l'intenzione di ferire Voglio che questo sia chiaro, anzi nasce quasi spontanea. A volte esce fuori senza filtri quando si vede una coppia di genitori con un solo figlio, soprattutto oltre i due anni, che pare essere il limite socialmente accettato per essere genitori di un figlio unico. E tutto questo ve lo dico sull'esperienza di tanti, tanti, tanti genitori che mi hanno scritto negli anni. Perché ovviamente, come sapete non posso parlarne per esperienza personale, perché io ho due bambini e anche vicini, quindi non ho mai ricevuto queste domande. Mi hanno chiesto però se ne vogliamo un terzo, ma a me non ha mai triggerato. Non ha mai provocato questa domanda perché rispondo con molta serenità che no, non ne vogliamo un terzo. Siamo felici così ci abbiamo pensato in un momento della nostra vita e adesso onestamente io non ho voglia di passare di nuovo attraverso quel cambiamento del mio corpo e quindi no. Però devo ammettere che magari anche questa domanda può provocare alcune famiglie, alcune persone, proprio per gli stessi identici motivi di cui parliamo in questo episodio. Però davvero ci tengo a sottolineare che ovviamente so che non c'è intenzione di ferire in questa domanda. Anzi a volte magari lo si chiede sull'onda della tenerezza l'immagine di un neonato in arrivo e della gioia che può portare in una famiglia è molto tenera, altre volte diventa una di quelle domande che si mette nel piatto. Così per parlare proprio del più e del meno tipo che scuola avete scelto per vostro figlio? O fate un'attività sportiva? Oppure anche a volte domande un po' più invadenti? Secondo me, tipo tua figlia dorme tutta la notte, ma allatti ancora e quando lo fate un secondo figlio, ecco, rientra un po' in questa categoria di domande che secondo me sarebbe meglio evitare di fare. Dovremmo allenarci a non farle, anche se, come dicevo prima, non c'è intenzione di ferire, ma spesso e volentieri possono essere dei trigger delle vere e proprie provocazioni, di emozioni forti, perché non sappiamo che cosa c'è dietro. Vi ricordo che di una persona vediamo sempre e solo la punta dell'iceberg. Poi vorrei fare con voi un'altra riflessione. Non è la domanda in sé ad essere problematica, ma lo strato di stereotipi da cui nasce. Perché la nostra stessa curiosità è frutto di una serie di immagini e standard culturali che assorbiamo fin da quando i bambini e le bambine eravamo noi, per cui una famiglia non è davvero tale se non ci sono i figli e questi figli devono essere almeno due, perché così si tengono compagnia. Facciamo un regalo a uno all'altro perché in due sapranno socializzare, non saranno mai soli, non cresceranno mai viziati perché le attenzioni dei genitori dovranno essere necessariamente ripartite. Ecco, tutti questi, anche se non ce ne rendiamo conto, in realtà sono stereotipi, ci arrivano da riflessioni che sentiamo spesso da domande così molto comuni nella vita di tutti i giorni. E quindi che cosa possiamo fare noi? La cosa più importante ve la dico alla fine dell'episodio prima voglio invitarvi a lasciare andare queste convinzioni distorte, distorte da una realtà che spesso è un po' più complessa, prendendo consapevolezza di un concetto per me molto importante. L'unica motivazione valida per fare o non fare un secondo figlio è il proprio desiderio autentico e qualunque desiderio è valido, soprattutto se è frutto dell'ascolto e del dialogo tanto con se stessi quanto con il partner c'è. Questo desiderio non c'è questo desiderio. Essere consapevoli dei propri limiti e della propria volontà è molto più importante che regalare ad un bambino un amico per tutta la vita, come a volte si definisce un fratellino o una sorellina. Ne parlo anche in un che ho pubblicato recentemente. Qual qualche settimana fa Adesso i i mesi si mischiano in questo periodo la società, la famiglia d'origine, gli amici, chi si occupa in generale della cura dei bambini come una babysitter un'insegnante. Insomma, tutta la società sembra remare contro questa scelta di non avere un secondo figlio o una seconda figlia. E a volte mi sembra che sia un continuo puntualizzare sui benefici di avere un fratello o una sorella che sì, può essere un'esperienza beni bellissima. Ma il beneficio più grande per un bambino resta quello di vivere in una famiglia serena in cui le scelte sono fatte con consapevolezza e soprattutto secondo i propri valori e bisogni. Ascoltandoli e onorando, credo davvero che nulla valga di più di questo nell'educazione come nella vita, credo che sia importantissimo, fondamentale riconoscere e onorare i propri limiti. Proviamo quindi a normalizzare l'idea che ad alcune persone la propria famiglia piace proprio così. Ad alcuni piace essere in tre perché adorano quei ritmi, quelle dinamiche. E magari è proprio in quel tipo di rapporto che si sentono bene, quindi non hanno un desiderio genuino e autentico di modificarlo. Quel modello familiare non è meno valido o meno sano per questo, anzi, quella che stiamo osservando probabilmente è una famiglia che si ascolta ed è consapevole dei propri bisogni, è consapevole dei limiti degli individui che la compongono e non si lascia influenzare dalla pressione sociale. Ho parlato con persone che mi raccontavano che secondo loro è un atteggiamento egoistico, una scelta egoistica. Però alla fine lo è ogni tentativo di vivere una vita che ci cuciamo addosso, che rifletta davvero chi siamo, di vivere una vita scendendo dalle ruote della tradizione. E io quindi trovo meravigliosa ogni decisione di costruirci una vita che ci assomigli e che ci faccia stare bene. E poi probabilmente ci pensiamo poco quando quella domanda esce fuori così un po' a proiettile dalle nostre bocche, ma magari dietro alla scelta di non fare un secondo figlio, non c'è una mancanza di desiderio. Spesso quel figlio lo si vorrebbe e anche tanto. Ma magari dietro questa scelta può esserci un mondo sommerso, la parte che non vediamo, dell'iceberg di fatiche, una parte che noi nemmeno immaginiamo. E non parlo solo di difficoltà economiche che sembra essere l'unico. Motivo accettato a seconda di quello che mi dicono i genitori e neanche sempre tra l'altro perché ho alcuni genitori mi hanno anche raccontato che quando parlano di queste motivazioni economiche gli viene detto Ma dai! Ma un posto in più a tavola ci sta sempre. Che è una battuta che io trovo poco gentile e poco attenta, perché oltre alla fatica di condividere una propria vulnerabilità, questi genitori si sentono giudicati e criticati proprio per averla condivisa. E questa, secondo me è una tendenza della nostra società che dobbiamo cercare di evitare in maniera sempre più intenzionale e sempre più consapevole. E in questi anni ho ascoltato le esperienze di davvero tanti genitori e vi assicuro che c'è chi rinuncia al desiderio di accogliere un altro bambino o bambina per mantenere la coppia in piedi, per esempio, perché magari il partner è in un momento di difficoltà e non riuscirebbe a sostenere psicologicamente o fisicamente una seconda esperienza di genitorialità. O chi ancora, nonostante una prima gravidanza senza particolari complicazioni, non riesce a concepire un altro figlio o incontra difficoltà fisiche o emotive più o meno grandi nel percorso. E magari uno dei due genitori o entrambi, non se la sente di affrontare un percorso impegnativo pur di abbracciare un secondo figlio. E poi ci sono esperienze di lutto per il Natale? Ne abbiamo parlato in un episodio passato oppure ci sono volte in cui magari noi non sappiamo che il primo figlio è stato concepito attraverso la P M A. E magari con tantissimi sacrifici, e proprio per questo non se ne vuole un secondo, perché non si vuole passare attraverso quei sacrifici dietro queste scelte a volte può esserci una ferita aperta e solo perché non si vede non significa che bruci meno l'unica cosa la cosa più importante, Come vi dicevo, all'inizio dell'episodio che secondo me noi dall'esterno possiamo fare di fronte ad una scelta di questo tipo è praticare il silenzio, molto semplicemente tenere le nostre opinioni per noi, rimanere zitti di fronte ad una storia che non conosciamo. Perché non è la nostra ricordare che ciò che va bene per la nostra famiglia non deve necessariamente andare bene anche per un'altra e che ogni modello familiare è valido nel momento in cui fa stare bene i suoi membri e magari non tutti perché, come ho detto prima, a volte si sceglie per il benessere della coppia piuttosto che per il benessere personale. Ricordiamoci che anche in questo caso, e non mi stancherò di dirlo, la diversità è ricchezza. Quindi proviamo a fare meno domande e alleniamoci ad osservarla e rispettarla. E lo so che io spesso e volentieri vi dico per praticare, a non giudicare, siate curiosi, quindi siate curiosi, non giudicanti, come diceva Whitman, ma in questo caso credo che se una persona, una famiglia, non parla volontariamente di un determinato argomento, probabilmente quell'argomento, dobbiamo evitarlo. Dobbiamo evitare anche la domanda Dobbiamo rimanere in silenzio? O magari se abbiamo molta confidenza con questa persona e pensiamo che questa persona avrebbe voglia di parlarne e vogliamo proprio aiutarla in buona fede? Lo facciamo con amore. Possiamo invece che fare la domanda, raccontare la nostra esperienza, raccontare la nostra scelta e vedere come risponde. A volte noi vogliamo aiutare, pensiamo di aiutare, ma magari quella determinata persona non ha bisogno del nostro aiuto, magari sta già trovando aiuto altrove, magari sta già parlando con qualcun altro. Lo so, abbiamo parlato del di questa specifica domanda, però sento che tante delle cose che vi ho raccontato alla fine sono molto generiche e in realtà non ho molto altro da aggiungere. Però stavolta invito voi a farlo se ne avete voglia, se avete piacere, se avete desiderio di condividere, se vi va di dirmi come questo episodio vi ha fatto sentire o se avete un'esperienza che vi va di condividere con noi. Raccontatela Se ascoltate il podcast su Spotify ho fatto una cosa, un po' diversa. Questa volta ho aperto la sezione domande e risposte di questo episodio, quindi potete andare direttamente là. Oppure potete lasciare un commento sulla tela punto com barra podcast Dove trovate questo episodio? Se quella è la modalità di ascolto che preferite, credo sia importante ampliare lo sguardo e arricchire il discorso su questo tema di cui si parla davvero troppo poco. Quindi grazie per il vostro tempo, per la vostra pazienza e anche se avrete voglia di condividere, per oggi è tutto. Vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio del podcast e vi ricordo che mi trovate anche sulla tela punto com e da lì trovate anche Instagram. Buona serata, Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao
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Grazie per affrontare anche questa tematica. Spesso mi sono sentita sbagliata a non volere altri figli.
Io sono figlia unica, il mio compagno è figlio unico e nostro figlio rimarrà figlio unico. Alle classiche domande "non fate un secondo?" rispondo "vieni tu a darci una mano?" oppure "si, presto portiamo a casa un gattino". Che seccatura, però!
E pensare che fin prima di diventare mamma, certe domande alle amiche le facevo pure io. Ho dovuto chiedere scusa ad alcune di loro accorgendomi della mancanza di tatto adottata in quelle occasioni.
Personalmente ringrazio il mio compagno che supporta la mia scelta. Ci ho pensato molto (mio figlio ha 4 anni) e mi sono sentita (e capita tutt'ora, ogni tanto) "sbagliata", ma amo la mia vita così com'è: il mio lavoro, la mia casa, la mia libertà e la mia famiglia a tre.
I primi due anni sono stati stancanti e spesso ero arrabbiata e frustrata; ora finalmente vedo sempre più grande la luce in fondo al tunnel e sono in pace con me stessa. Penso sia più importante che ogni membro della famiglia sia in equilibrio con se stesso per garantire tranquillità anche agli altri.
L'idea di affrontare nuovamente la gravidanza e l'allattamento mi manda nello sconforto.
Durante la mia infanzia ho indubbiamente sofferto la solitudine quando non potevo passare i pomeriggi con le mie amiche, ma penso che questo sia un processo come tanti altri, che da degli insegnamenti nella vita.
Ora ho delle amicizie che considero famiglia, fratelli e sorelle per scelta, e il mio bambino è amato da tanti "zii" che lo riempiono d'amore e non ci/lo fanno sentire soli/o.
Grazie anche per le condivisioni delle altre persone perché aiuta a calarsi nei panni di diverse esperienze e realtà proprio per imparare a praticare "il silenzio" in certe circostanze.
Greta, grazie davvero per questa condivisione, e per le tue riflessioni in cui si legge tanta consapevolezza 💜
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Bellissimo episodio e argomento che tocca anche me da vicino. Penso spesso a fare un secondo figlio, la mia bambina ha 4 anni e mezzo..ma, anche se penso che infondo lo vorrei, non so se avrei, se avremo la forza di farlo. 
Le motivazioni che dici nell’ episodio mi corrispondono quasi tutte. Soprattutto la fatica di essere soli, senza aiuto, in un paese straniero…e anche il fatto che attraversiamo un momento, soprattutto il mio compagno, di grossa difficoltà legata al lavoro o altro. 
Ho paura che un secondo figlio possa rendere le cose ancora più difficili…
E le domande o spesso le insinuazioni della società, le « regole » prestabilite che tutti pensano essere la normalità…non aiutano. E mi fanno sentire in colpa. 
Nel frattempo l’età avanza e so che non potrò pormi questa questione ancora per molto tempo…
Grazie per questo episodio, fa piacere sentire che queste cose esistono anche in altre persone e che si possono capire le ragioni di tante cose…
Ciao Fabiola,
ti abbraccio e ti ringrazio tanto per aver condiviso con noi e con la comunità La Tela le tue fatiche. 
Anche solo poterne parlare in un luogo libero dal giudizio è un passo importante.
Ed è proprio come dici tu, e come ci ricorda spesso Carlotta: «Tutte le case sono in fiamme».

Spero che potrai trovare in te, in voi, la consapevolezza necessaria per far pace (in un senso o nell'altro) con questa decisione.

Ti abbraccio forte 💜

Rosalba
Team La Tela
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Luana 30 aprile 2024
Grazie carlotta e a tutto il team! Apprezzo sempre l’ampiezza dello sguardo che offrite! Intanto sottolineo che in questi anni ho dovuto anche io rimboccarmi le maniche per smettere di chiedere alle persone “hai figli?” 
Io ne ho tre di bambini ma alla società non basta… mi chiedono quando proveremo a fare la femminuccia visto che sono tre maschi. “Sei giovane” “dai che a mia cugina la quarta è arrivata femmina” “dal secondo in poi crescono da soli”. 
Io sorrido e dico no grazie, ma mi piacerebbe avere un effetto un po’ piu incisivo sui miei interlocutori. Percio chiedo se ci siano soluzioni di risposte gentili e costruttive. Grazie se qualcuno mi rispondera! 
Ciao Luana 💜
Che fatica l'assertività, conquistarla è un processo a ostacoli, soprattutto su certe tematiche!

Provando a mettermi nei tuoi panni, tenterei qualcosa come: «Ti ringrazio per il tuo consiglio/interessamento, ma non ne ho bisogno» (che potrebbe essere interpretato come non ho bisogno del consiglio o anche non ho bisogno di avere la femmina 😅).

Io ho 3 sorelle e zero fratelli. Sai cosa rispondeva mio padre quando gli facevano la fatidica domanda «Niente maschio?»... 
«Non ne ho bisogno, sto benissimo beato tra le donne!» 🤣
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Ciao, quando è nata la mia bimba, per gravi complicazioni, mi è stato tolto l'utero. Siamo giovani, in ottima salute, senza fattori di rischio, volevamo una famiglia numerosa. Dall'idillio della coppia stereotipata perfetta dalla gravidanza potenzialmente perfetta, sono poi saltati fuori ricoveri eterni, trasfusioni, anestesie totali, rianimazione e terapia intensiva, dolore fisico, paura, senso di colpa. Ora la bimba ha due anni e mezzo (il preciso limitedi cui parli!) e tutte le mamme dei suoi compagni di asilo sono incinte, e io sto fronteggiando la domanda, ma in generale questo tema, giorno e notte, lavorando con la psicologa per arrivare preparata a quando 'ma un fratellino?' sarà mia figlia a chiedermelo. 
Non ci sarà malafede o intenzione di ferire in questa domanda, o in altre, ma c è sicuramente una (spesso generazionale) disattenzione alla comunicazione. Quando una persona - non così vicina a te- fa questa domanda, come spesso capita, la ex collega di tua madre a caso che ti incontra per strada ad esempio, che risposta si aspetta davvero? Cioè anche laddove tutto andasse bene, che si risponde? 'Eeh signora speriamo stasera!, sto ovulando, la bimba è dai nonni, e ho un bel reggiseno nuovo!' Dai. Se uno si immaginasse le potenziali risposte sarebbe più semplice filtrare le domande e rendersi conto di quanto sono intime. 
Grazie per ricordare sempre che molte domande è gratis farle, ma non lo è riceverle. ❤️
È vero Valeria, quando parli di disattenzione nella comunicazione.

Troppo spesso l'abitudine consolidata è di affrontare questo argomento in modo superficiale, senza riflettere sulle conseguenze potenziali delle parole.
Speriamo che se ne parli sempre di più, proprio per diffondere la consapevolezza necessaria, che a volte purtroppo manca.

Un grande abbraccio 💜

Rosalba
Team La Tela
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Ciao Carlotta, lascio un commento un po' fuori dal coro. Offro un altro punto di vista, spero con rispetto. Questa tematica del non "chiedere" per non ferire è molto discussa ma pur essendo stata toccata personalmente da tematiche che citi come esempio mi trova in dissenso. Quando mi sono state fatte domande su avere il primo, il secondo figlio o su altro di simile non ho mai percepito un giudizio o un' aspettativa, ma semplicemente interesse per aspetti della mia vita. Soprattutto in caso di relazioni consolidate per me sono state occasioni per condividere con chi mi è caro delle difficoltà o delle mie fragilità, facendo crescere il rapporto e la conoscenza con l'altro. Certo dipende sempre da persone e situazioni, come in tutto. Ma mi sembra riduttivo creare dei tabù. Per me è come accettare le emozioni negative, sono occasione di crescita. Un altro discorso sono invece le aspettative che la società ha sul concepimento di uno, due, tre, figli o su altri aspetti della vita. Sono d' accordo sul volerle sradicare tali pregiudizi/aspettative. Grazie per gli spunti di riflessione del tuo podcast, un abbraccio 
Grazie per la tua riflessione, Judina! Come scrivo nel mio libro, io cerco di insegnare ai miei figli a non trattare gli altri come vorremmo essere trattai noi, ma come vorrebbero essere trattati proprio gli altri (senza perdere di vista ciò che siamo disposti ad offrire noi, che ha la precedenze). Io, personalmente, tendo a vivere secondo questo principio anche nelle mie relazioni adulte e magari prima di fare una domanda che non so come farà sentire l'altra persona, parlo di me in prima persona. Invece di: «A quando il secondo figlio?» direi «Noi abbiamo pensato tanto se fare un terzo figlio, perché l'avremmo desiderato, ma abbiamo deciso che stiamo bene così». Quando condivido senza chiedere, le persone possono condividere se vogliono (poche, invece, sanno dire «non voglio rispondere» quando gli facciamo una domanda «bruciapelo»).   
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Grazie Carlotta, ti seguo da poco e già ti voglio bene. Tra le cose che hai detto mi ci infilo anche io , proprio come un filo di questa tela. Io e mio marito dopo 6 anni che cercavamo invano di avere un bimbo è arrivato non senza difficolta' con un percorso di PMA. Non ero nemmeno mai restata incinta prima di allora e quando ormai non lo pensavamo  possibile ,dopo 2 anni dal nostro tesoro ne è arrivato naturalmente un altro , nemmeno il tempo di gioire che all' ecografia non c'era battito. Sconfitte e dolore di nuovo, dopo un anno abbiamo provato a vedere se con gli embrioni rimasti in sospeso dalla PMA riuscivamo ad avere la possibilità di essere genitori nuovamente ed invece di nuovo, per due volte alle nostre speranze si è aggiunto altro dolore. E in tutto questo le domande come quella che hai posto tu nel podcast non sono mancate.... è ogni volta un lutto che continuiamo a portarci dentro, ci accompagnera' e nostro figlio lo sa. Insieme però ne abbiamo parlato ed abbiamo pianto e successivamente piantato due piante in giardino con i nomi dei bimbi che avevamo pensato ...e sono lì , sono ritornati alla terra.... i nostri desideri . Ora stiamo meglio ma le domande da parte degli estranei dette senza filtri ci sono, forse questo episodio andrebbe fatto ascoltare a loro , a chi non ha provato questo incolmabile lutto. Un abbraccio Irene 
Ciao Irene,
sono Rosalba del team La Tela.
Ti abbraccio forte 💜 e sì, sono d'accordo sul fatto che questo episodio (o altre condivisioni analoghe) andrebbero ascoltate da chi è solito affrontare questi discorsi con superficialità.
Speriamo che pian piano questi semini arrivino dove è necessario a creare consapevolezza nella scelta delle parole su argomenti così delicati.
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Grazie Carlotta per queste parole. Queste domande sono state per me molto dolorose con il primo bimbo che desideravamo molto e non arrivava. Mi sono proprio accorta che sono automatismi delle persone, che nemmeno si rendono conto della sofferenza che quella domanda può portare. Ora che anche il secondo bimbo fatica ad arrivare, ho una serenità acquisita da quegli anni di attesa, ma soprattutto una volontà di far capire alle persone quanto tutto ciò può essere non scontato. E quindi rispondo che lo stiamo cercando ma non arriva. Mi accorgo che la questione dell’ infertilità ( o della ridotta fertilità) è un argomento sempre più presente tra le coppie ma ancora molto poco presente nella testa delle persone. E io non voglio più che sia un tabù. Ma la strada per arrivare a parlarne oggi è stata tutt’altro che semplice. 
Grazie a te per la tua condivisione, Silene 💜
Hai ragione, molto spesso sono domande fatte senza pensare e riflettere, speriamo che pian piano ci si renda sempre più conto che invece bisogna rifletterci eccome.
Un grande abbraccio.
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Argomento che mi tocca da vicino (ho commentato brevemente su IG). Mio marito mi ha sempre detto "l'ultima scelta e' la tua, e' il tuo corpo quindi io ti supporto" e per questo gliene sono grata. Prima gravidanza semplice e complessa al tempo stesso, semplice perche' praticamente sono rimasta incinta quasi subito senza grossi problemi, complessa perche' dal giorno 1 sono stata male fino all'ultimo. Dottori e amici "ma tanto ti dimentichi"...certo certo. Ho avuto anche un travaglio semplicissimo quindi direi che le premesse per un secondo figlio le avevo (e ho) tutte. Alle volte ci penso ancora ma poi la mia realta' prende il sopravvento: lontani - molto - senza supporto delle famiglie, con una madre malata che cmq anche quando torno in Italia non puo' aiutarmi, con un lavoro che mi piace molto e senza il quale soffrirei da un punto di vista della mia salute mentale, ho deciso che meglio un figlio solo a cui possiamo dedicare tempo ed energie in base alle risorse che abbiamo, che cercare di "fargli un amico/a" perche' la societa' ci detta di fare cosi. Per il secondo figlio poi, ci siamo detti che in quanto non piu' giovanissima avrei dovuto fare tutti i test (cosa che non abbiamo fatto con il primo) e onestamente se avessero trovato qualcosa di grave non avrei saputo che scelta prendere. Poiche' la nostra relazione - ci siamo scelti - e' la piu' importante, non volevo nemmeno andare incontro allo stress di una possibile decisione complicatissima da compiere con potenziali conseguenze irreparabili per noi come coppia. Insomma, alla fine, quello che abbiamo visto e' che nostro figlio (ora a 5 anni) e' sempre circondato da amici che sono diventati famiglia, sa che ci sono persone che entrano nella tua vita e poi se ne vanno per vari motivi, e sa anche che non avra' fratelli/sorelle perche' noi - mamma e papa' - abbiamo fatto la scelta migliore per la nostra famiglia ma la nostra porta e' aperta a tutti e che i suoi amici sono sempre i benvenuti. Di fatto la nostra casa e' un porto di mare e ci piace cosi. 
Letizia, grazie di cuore per la tua arricchente condivisione 💜
Quanto è importante (ma non scontato) raggiungere questo tipo di consapevolezza nella scelta!

Un abbraccio,
Rosalba
Team La Tela
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Sara 18 marzo 2024
Siamo ancora ancorati ad un modello standard di famiglia: mamma, papà e due figli (meglio se maschio e femmina).
Se chi sceglie di avere un unico figlio viene additato, io quando esprimo la voglia desiderare il terzo sono al centro di sguardi inorriditi.
Eh già Sara... diciamo che spesso una scelta giusta (per la società) non c'è (o come la fai sbagli 😅). Seguire il nostro istinto e la nostra personale visione è l'unica opzione davvero valida 💜

Rosalba
Team La Tela
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Episodio bellissimo e molto interessante. Sulla domanda: e il secondo figlio?posso scriverci un libro. Io figlia unica, mio marito secondo di 4. Mia suocera attaccò mia madre anni fa (si conoscono da quando sono nate) dicendo che i miei genitori erano egoisti a fare un figlio solo. Con me non si è mai permessa se no rispondevo "per le rime".  Noi abbiamo scelto di lasciare nostro figlio Samuele figlio unico per problemi economici e  per miei problemi fisici. Sono sommersa di domande ma meno gentili, anzi quasi pretese da parte di persone non di famiglia. " devi fare la sorellina" (perché si sa che c'è l'opzione scelta del sesso), " va be ma fallo il secondo, cosa ti cambia?" (Cambia tantissimo a me) o addirittura: "fai il secondo così il primo impara a dormire". Io rispondo gentilmente e a volte anche scherzando, ma certi giorni sono insopportabili, specialmente quando arrivano da persone comunque vicine a noi.
Che fatica Michela, posso immaginare anche se non del tutto (ho vissuto questa esperienza indirettamente, «sulla pelle» di persone a me molto care).

Spero davvero che col tempo si possa diffondere una sempre maggiore consapevolezza e rispetto su questi temi.

Ti abbraccio 💜

Rosalba 
Team La Tela
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Grazie per questo episodio del tuo podcast, Carlotta.
Certe volte mi sento come Don Chisciotte di fronte alle persone che continuano ad insistere con queste domande (e spesso sono sempre le stesse persone a fare sempre le stesse domande 🤦🏽‍♀️). Mi affanno nel tentativo di far capire quanto possano essere indelicate, quanto sia necessario imparare a praticare l'empatia, mettersi in ascolto, non giudicare e alle volte tacere, ma tutto sembra inutile. E mentre mi affanno a fare tutto ciò, mi rendo conto che comunque quelle domande scavano dentro di me e grattano su una ferita aperta. 
Mi dico che forse dovrei limitarmi a ignorarle e curarmi della mia ferita per farla guarire. Ma poi, ogni volta, torno ad intestardirmi e cercare di fare capire.
Io ho sempre pensato di volere almeno due figli, anche influenzata dal bel rapporto con mio fratello. Poi, dopo la depressione post parto nei primi mesi e la privazione di sonno che logora ogni aspetto della nostra vita (il rapporto di coppia in bilico, la stanchezza cronica che spegne ogni cosa, la paura di ricadere in un buco nero), sentivo che l'unica cosa che mi dava sollievo era pensare che non fossi obbligata a ricominciare tutto da capo, che questa poteva essere l'ultima volta che affrontavamo tutte queste difficoltà.
Mi sono aggrappata dunque all'idea che "una figlia basta e avanza!!" e ho sempre risposto quasi con voluta arroganza alle domande scomode scioccando le persone con la verità: "sono stata sul punto di non volere neanche più stare al mondo, dunque preferisco essere la madre felice di un solo figlio piuttosto che la madre infelice di due figli!"

Oggi che sono decisamente più serena (a parte il sonno 😂) vorrei anche sentirmi libera di accarezzare l'idea che in un futuro potrebbe tornarci la voglia di riprovare. Mi fa rabbia che per difendermi dalle domande degli altri io abbia indossato la maschera di colei che non vuole più figli perché è più semplice rispondere così che continuare a spiegare la complessità di pensieri che sta dietro ad una semplice domanda fatta "pour parler".
E dunque alterno tra la madre "arrogante" e la Don Chisciotte delle cause semi-perse, a seconda di chi ho davanti e quanto sia percettivo. Però mi rende orgogliosa constatare quanto prevalga più spesso Don Chisciotte, segno che questo percorso sta dando i suoi frutti... E confido sempre di più nella possibilità di cambiare il mondo un adulto alla volta!
Che fatica, Giorgia.
Ti abbraccio fortissimo 💜
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Grazie Carlotta.. questo argomento mi tocca tanto perché io desidero tantissimo avere altri figli e la mia bambina desidera tantissimo un fratellino/sorellina ed è una cosa che fa soffrire molto entrambe. Le domande arrivano spesso e sono dette in maniera superficiale senza sapere quello che provocano, ogni volta x me è come girare il coltello nella piaga. 
Chiara 💜 ti abbraccio forte.
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