benvenuti e benvenute a un altro episodio di educare con calma. Oggi vorrei parlarvi di prodotti, libri e film per l'infanzia contenuti per l'infanzia che, nonostante sembrino validi perché trasmettono messaggi positivi e desiderabili, spesso contengono una complessità davvero non necessaria e anche non comprensibile che spesso proprio finisce per vanificare o disperdere il messaggio che vorrebbero veicolare, specialmente verso il mondo dell'infanzia. Prima di condividere con voi le mie riflessioni, però, faccio un passo indietro per darvi un pochino di contesto. Lo spunto per l'episodio di oggi nasce da un che ho condiviso qualche mese fa su Instagram, di cui avevo fatto anche un video più lungo per la comunità di tutta la tela, che è il nostro percorso in abbonamento e in cui parlavo di quanto sia importante per noi adulti lavorare sulle rappresentazioni distorte che riguardano le emozioni, per poterle poi riconoscere e intercettare anche nei prodotti per l'infanzia e quindi contestarle e parlarne con i bambini se le osserviamo o le leggiamo insieme nei contenuti per l'infanzia. Per riflettere su questo argomento avevo preso come esempio una scena del film per L'infanzia Inside Out, che per chi non lo conoscesse, è un film d'animazione della Pixar che si propone di rappresentare il funzionamento delle emozioni e il significato di alcune dinamiche cognitive attraverso la storia di una bambina di dieci anni che ad un certo punto della sua vita, un momento di grandissimo cambiamento, ovvero il trasferimento con la sua famiglia in una nuova città, a casa, a scuola, eccetera eccetera. Quando ho condiviso questa riflessione su Instagram non ho menzionato il film in questione perché per me era davvero proprio solo un esempio. L'intento non era criticare il film che tra l'altro io amo tantissimo, anche con tutti i i limiti che vedo e che gli riconosco. E anche con tutti i cambiamenti che avrei preferito vedere in questo film, come lo stereotipa le emozioni in maniera così palese che secondo me, anche se il messaggio del film è diverso, lascia davvero un'immagine mentale molto forte nei bambini, rafforza la propaganda emotiva di cui parlo. Anche nel mio libro cosa? Sarò da grande, ma mi sto anticipando, torno indietro, facciamo una cosa più equilibrata e strutturata di pensieri alla ragnatela. In quel video di cui vi parlavo, quello che ho fatto per Instagram e per la comunità, ho deciso di portare l'attenzione su una scena specifica che mi aveva fatto alzare una bandierina rossa perché mi ero accorta che conteneva una frase tipica di quella che io chiamo la propaganda della felicità e che inoltre è una frase che sento spesso in bocca ai genitori. La frase in questione era pronunciata infatti dalla mamma di questa bambina e diceva Grazie per essere la mia bambina felice, cioè intendeva grazie per il fatto che continui ad essere allegra, anche se qui tutto è difficile, tutto è faticoso e anche se ti senti triste, questa frase che sembra innocua ma getta davvero molta molta responsabilità sui bambini e sulle bambine arriva dall'educazione tradizionale e oltre ad averla ascoltata appunto diverse volte nella vita quotidiana l'ho ritrovata in tantissimi prodotti per l'infanzia, ne avrei potuti citare almeno una decina così sulla punta della lingua. Non so se si dice così, ma vabbè, l'avete capito. Nonostante io non abbia detto il titolo del film, molte persone hanno intuito di quale film si trattasse e mi hanno risposto che quella frase era lì per uno scopo preciso, cioè prendere quella narrativa, quel falso mito sulla felicità e capovolgerla alla fine del film per sottolineare l'importanza e il significato di altre emozioni, come per esempio la tristezza. Il meccanismo del film in realtà mi è chiaro ovviamente e da adulta, cioè come prodotto per adulti, io l'ho apprezzato tantissimo, come vi dicevo. Eppure ci sono tanti elementi, ma tanti elementi di questo film che mi fanno continuare a pensare che non abbia lo stesso valore e la stessa utilità per bambini e bambine. E visto che in quell'occasione ho buttato lì che forse un giorno su questo argomento ne avrei fatto un podcast voilà, eccoci qui ci siamo. Prima di continuare, però, ci tengo a fare due premesse. Prima premessa per favore non boicottate il film. Questo non è un invito a boicottare il film o i contenuti di cui vi parlo. Quelli che condivido con voi sono solo alcuni spunti per riflettere e per scegliere in modo più consapevole i contenuti che offriamo ai nostri figli. E davvero ancora una volta prendo questo film solo come un esempio, perché alcuni degli elementi che sto per evidenziare si possono trovare in moltissimi altri film e anche libri per l'infanzia. Anzi, per piacere, proprio come ti dicevo prima, non boicottare nessuno dei contenuti di cui ti mostro i limiti, anche perché in quei limiti spesso e volentieri c'è valore, se li sappiamo riconoscere e li sappiamo contestare. Per esempio, ci sono parecchi libri sulla Rai che secondo me sono poco validi a livello di educazione emozionale, perché magari il genitore manda il figlio in camera a pensare a quello che ha fatto. Sappiamo che non funziona così perché il cervello del bambino non solo non è in grado di processare l'emozione da solo, ma soprattutto non impara nulla quando è di sregolato, eccetera, eccetera eccetera. Oppure libri in cui i bambini devono intrappolare la rabbia, metterla via, buttarla via. E quindi la rabbia viene proposta come un'emozione da scartare, non valida da liberarsene. Mentre invece sappiamo che la rabbia è un'emozione molto valida e nutriente, che va accolta. Il nostro lavoro di genitore è accoglierla, aiutare i nostri figli a processarla ed esprimerla in maniera efficace. Non come vediamo che si esprime nei libri tipo o nei film tipo tirando rompendo tutto, che è un'espressione della rabbia davvero poco valida, ma che purtroppo continuiamo a perpetuare anche nel mondo adulto. Ma nonostante io non trovi quei libri, quei contenuti validi, io ne ho letti alcuni di quelli ai miei figli perché li ho proprio presi per educarli alle emozioni, per contestare i messaggi che portano per riflettere con Oliver Emili su quanto alcuni di questi messaggi siano sbagliati o poco nutrienti o poco efficaci, eccetera, eccetera, eccetera. Quindi non boicottate, allenate la vostra mente critica, ricordatevi che potete usare i contenuti che non trovate validi come spunto per riflessioni insieme con i vostri figli e l'altra premessa è questa magari queste riflessioni vi risuoneranno o magari no. Ecco, in quest'ultimo caso vi chiedo comunque di aprirvi con curiosità a queste riflessioni e se non ci trovate nulla di utile, potete semplicemente lasciarle qui e fare scelte diverse. Se invece queste riflessioni vi risuonano e magari il film in questione lo avete visto insieme ai vostri figli, vi chiedo invece di non sentirvi in colpa, non sentirvi sbagliati. Come vi dicevo prima, potete cogliere in questa esperienza un'opportunità per contestare con i vostri figli una rappresentazione che non vi piace e allenare insieme il vostro spirito critico. Detto tutto questo che mi sembrava doveroso, vi condivido alcuni pensieri in ragnatela su questo film, ma poi uso questo film, ma in realtà sono mhm pensieri su tanti film e libri simili a questo um pensieri a ragnatela, sul perché li considererei più film e libri o contenuti per adulti piuttosto che per bambini o magari per bambini più grandi, ma decisamente non per un pubblico dell'infanzia oltre all'elemento fantasia che sapete già che io non lo consiglio sotto i sei anni per registrare questo episodio, io e alex lo abbiamo riguardato insieme abbiamo riguardato proprio inside out insieme, invitando anche oliver ed emily a guardarlo con noi. Lei al momento ha sette anni e mezzo e lui nove e quindi vi parlo di quella che è stata la nostra esperienza come l'abbiamo fatto prima di tutto c'è ah, e poi faccio ancora una premessa noi di solito non guardiamo un film di questo tipo, però è stato un po', un esperimento, anche perché questo era un film che a me era piaciuto moltissimo, che trovavo che quando l'avevo visto allora sono stati quasi dieci anni fa, nove anni fa, forse l'avevo visto e l'avevo percepito come un film molto bello, molto nutriente sulle emozioni e quindi avevo questo ricordo, un po' sfocato perché in realtà poi oggi, nella mia concezione dell'educazione emozionale che ho oggi, quando ripenso a quel film mi sembrava un po' mhm controintuitivo. E quindi volevo rivederlo per parlarvene in modo un po' più consapevole. E ho deciso di invitare anche Oliver ed Emily proprio per ampliare l'esperienza. Okay, vi faccio queste riflessioni. Prima di tutto, ho notato che c'è una sovrabbondanza di immagini simboliche. Per carità, nulla contro le metafore. Sapete che noi sulla tela le adoriamo. Pensate per esempio al libricino e il tuo coccodrillo, dove per spiegare cosa succede quando ci arrabbiamo, abbiamo usato appunto l'immagine del coccodrillo che rappresenta il cervello rettile. Il fatto è che per essere assorbiti, simboli e metafore dovrebbero essere pochi e semplici. Immaginate un bambino che si trova a guardare questo film in cui ci sono almeno sparo un numero a caso, venti simboli diversi per spiegare meccanismi psicologici complessi. Quanto riuscirà questo bambino o questa bambina a decodificare e comprendere? Certo, i film della Disney e della Pixar sono fatti apposta per avere diversi livelli di comprensione. Ma allora se i bambini non capiranno il messaggio comunque, e vi assicuro che nemmeno Oliver Emily l'avrebbero capito davvero, senza quei momenti di spiegazione che abbiamo fatto io e Alex e li abbiamo fatti prima, dopo e anche durante, proprio fermando il film a volte spiegavamo, a volte chiedevamo direttamente a Oliver ed Emily che cosa è successo in questo passaggio l'avete. Capito? La risposta era più no che sì. Quindi ci dichiaravamo a spiegarglielo, eccetera eccetera. Ecco, senza queste spiegazioni che possono facilitare la comprensione, questo film ai miei figli io non l'avrei fatto vedere da soli. Preferirei film più adatti alla loro età, anche proprio nel modo in cui sono creati conseguenze più lente che non sovra stimolino eccessivamente il cervello con colori più tenui, con suoni più pacati, messaggi più semplici e diretti. E a proposito della comprensione, appunto di questi messaggi riprendo ancora l'esempio di e il tuo coccodrillo. Se lo avete già letto, saprete che dopo aver usato l'immagine del coccodrillo come metafora della rabbia, successivamente la rendiamo chiara. La spieghiamo in modo semplice ma diretto. Spieghiamo che cosa succede nel nostro cervello quando proviamo quell'emozione Oscar chiede proprio ma c'è davvero un coccodrillo nel mio cervello? E il genitore gli spiega in questo modo la metafora diventa un supporto utile alla storia, perché aiuta a sintetizzare una dinamica complessa e la rende più semplice da visualizzare anche poi nella vita di tutti i giorni. Quando poi ci ritroviamo effettivamente a dover gestire o a voler gestire, accogliere quell'emozione. E allora il la metafora ci dà un supporto, uno strumento, però, a livello di messaggio. Il messaggio in questo film, secondo me è davvero poco chiaro per un bambino. Perché okay, il messaggio è che anche la tristezza ha la sua funzione, che è un messaggio bellissimo. Ma come viene comunicato, ho mostrato. Si parte dalla narrazione opposta all'inizio del film, ovvero che bisogna essere sempre felici, che va bene solo se tutti i nostri ricordi più significativi sono felici, che nel film sono rappresentati da queste bocce tutte gialle. Dei um io l'ho visto in inglese non so come li chiamano in italiano perdonatemi e poi seguono vicende, peripezie che esasperano la situazione fino a portare alla crisi della protagonista anche lì questo film su internet è consigliato dagli otto anni o dai sei con l'accompagnamento di un adulto e fa vedere una bambina di dieci anni che scappa di casa. Che messaggio è per un bambino che può scappare di casa quando tutto gli sembra difficile, che può rubare i soldi dal portafoglio dei genitori per i il bus e andare nella città da cui si sono trasferiti. Ecco, io trovo che non ci sia necessità di creare questi pensieri nella mente dell'infanzia e l'ho, contestato fortemente con oliver ed emily. Dopo tutto questo, solo alla fine all'apice della crisi viene ribaltata tutta la dinamica per offrire la morale conclusiva, ovvero la tristezza ha un suo messaggio ha un suo ruolo all'interno del buffet di emozioni, quindi va bene che le bocce dei cores siano anche azzurre e anzi possono essere di colori misti. Bellissimo messaggio molto utile perché effettivamente le emozioni non esistono da sole e tutte le emozioni sono nutrienti. Però qui abbiamo più di un'ora di film in cui la felicità è protagonista indiscussa. E poi un piccolo momento di risoluzione finale in cui i bambini e le bambine dovrebbero comprendere che cos'è accaduto e qual è la rappresentazione alternativa delle emozioni che viene offerta insieme al messaggio finale. Onestamente non sono così sicura che nemmeno un adulto riesca ad essere subito così consapevole di questa dinamica. Io personalmente tante di queste riflessioni le ho fatte poi oggi che l'ho rivisto allora probabilmente si erano alzate alcune bandierine rosse nella mia mente, ma nel complesso l'avevo visto come un film valido anche per bambini, mentre oggi invece probabilmente aggiusterei un pochino sia l'età in cui farlo vedere ai bambini da soli, sia l'età in cui vederlo con loro. Perché se un adulto invece non ha ancora lavorato e riflettuto su tutte le narrazioni distorte di cui si nutre la propaganda della felicità e quindi non riesce a captare subito queste narrazioni e non riesce a contestarle subito nel momento e quindi parlarne con i bambini, mi chiedo se anche l'adulto che ha poca consapevolezza di questa narrazione fa fatica, come può poi fare da filtro e usare un film o un libro per alimentare una riflessione e allenare lo spirito critico con i propri figli, quindi anche quel adatto a sei anni con accompagnamento dell'adulto che valore ha se l'adulto non è preparato? Ecco, io credo che sarebbe più semplice partire da una rappresentazione senza troppi livelli di significato che un bambino può comprendere più facilmente. Quindi la mia ovviamente non è l'unica risposta. Potete usarla come riflessione per arrivare alla vostra conclusione, che magari sarà diversa dalla mia. Però vi racconto anche un po', quella che è stata la nostra esperienza. Oliver ed Emily non avrebbero colto tutte le sfumature, non avrebbero colto questa um, come dire questa questo messaggio sulla rappresentazione delle emozioni forse avrebbero colto qualcosa, perché quelle sulle emozioni sono conversazioni molto comuni a casa nostra. Ma noi abbiamo scelto di spiegare sia prima, sia dopo e anche durante. Quindi è ovvio che alla fine, quando poi ho abbiamo parlato, ho fatto loro alcune domande per capire che cosa avevano capito per fare delle riflessioni. Effettivamente mi hanno risposto quello di cui avevamo parlato, ovvero che non dobbiamo essere solo felici, ma che tutte le emozioni hanno un ruolo che sono valide, che possono essere mischiate, eccetera. E poi abbiamo anche colto l'occasione per parlare del fatto che ci sono oltre ottantasette emozioni principali e spesso invece se ne rappresentano pochissime, sempre le stesse. Ho promesso loro di prendere una ruota delle emozioni e lavorare proprio insieme sulla granularità emotiva di granularità emotiva. Tra l'altro parliamo anche nel mio percorso su tutta la tela e se mi ricordo, vi lascio la lezione nelle note dell'episodio. Detto tutto questo, penso di essere andata un pochino a ragnatela um ma un'ultima, cosa che mi sono sentita di contestare con i miei figli è come vi dicevo, all'inizio che mi stavo anticipando la rappresentazione stereotipata delle emozioni. Certo, assegnare tratti stereotipati alle emozioni aiuta a riconoscerle. Gli stereotipi hanno un ruolo importante e anche positivo tra virgolette, se usati in maniera costruttiva, in maniera efficace. E inoltre, in questo caso aiutano anche a suscitare il sorriso quando si esasperano quegli aspetti in modo caricaturale, che è quello su cui alcuni film puntano per attrarre anche gli adulti, come in questo caso la tristezza che si trascina, che è sempre così grigia, blu si direbbe in inglese e che suscita anche tutti i commenti che a mio parere sono anche spesso giudicanti, anche poco gentili di gioia nei suoi confronti. Però utilizzare questi tratti stereotipati, in un certo senso spreca un pochino una occasione per sgretolare stereotipi e offrire invece immagini nuove. Prendiamo l'esempio dell'emozione della rabbia è rappresentata rossa, esplosiva, come una scatola quadrata compressa, il che va ad alimentare quella narrazione attorno alla rabbia che la vede come un'emozione da comprimere, che ci fa sentire tesi nervosi e magari che dobbiamo sfogare con attività che possano aiutare a farla esplodere, a scaricarla. Queste rappresentazioni raramente sono contenute solo in libri e film, ma si trascinano, si trasportano anche spesso nella vita quotidiana, proprio influenzate magari da quei film e da quei libri. Un giorno ricordo che parlavamo con Alex e i bimbi a colazione e dicevamo che spesso quando si parla di rabbia si consiglia di scaricarla a livello fisico con attività ad alta intensità come la corsa o kick boxing. Quindi dare pugni. In realtà, ci diceva Alex, attività del genere mantengono il corpo in tensione e oltre a non aiutare a scaricare la rabbia perché mantengono appunto il picco di energia in circolo e quindi alla fine ci sentiamo ancora più attivati di prima. Passano anche un messaggio per cui un'emozione forte va sfogata in maniera aggressiva, in cui la rabbia va sfogata in maniera aggressiva perché così poi stiamo meglio e riflettendoci insieme ad Alex e ai bimbi, Alex ci ha raccontato che nei contenuti delle persone che lui stima e segue la narrativa sta cambiando, che, anche se sembra controintuitivo, probabilmente è molto più benefico in questi casi, quando si è arrabbiati quando si sente proprio questa rabbia forte nel corpo, dedicarsi ad attività distensive che rilassano il corpo, in cui il focus è, per esempio sul respiro sull'allungamento dei muscoli come lo stretching, lo yoga, la meditazione. E così siamo arrivati alla conclusione che questo sarebbe anche un modello probabilmente migliore per i bambini, per come è proprio esprimere la rabbia. E su questo io per esempio, ho detto ai bimbi che sto ancora lavorando molto, perché la mia tendenza a esprimere la rabbia in maniera molto vivida, teatrale, quasi così come l'ho vista esprimere crescendo e in realtà mi sono proprio resa conto che questo aiuta meno ad accoglierla e a processarla di quanto possa aiutare. Invece, per esempio, respirare. Questo è solo un esempio. Potremmo parlare, fare una conferenza di tre giorni. Però volevo proprio solo dire quanto rappresentazioni stereotipate che sembrano innocue in realtà spesso finiscano per rafforzare connessioni mentali. Visualizzazioni che invece varrebbe la pena, secondo me provare a riscrivere. E perché no, magari proprio partendo anche da immagini nuove in un film o in un libro per bambini. Ecco, queste erano un po' le riflessioni che volevo lasciarvi. Però mi piacerebbe anche conoscere la vostra esperienza, così magari possiamo arricchire questo discorso con nuovi spunti che vengono direttamente da voi. Quindi se vi va, raccontatemi avete di recente notato questa dittatura della felicità come la chiamo io o altre rappresentazioni distorte in e film per l'infanzia come l'avete contestata con i vostri figli l'avete riconosciuta l'avete contestata. Ne avete parlato con i vostri figli? O magari lo farete adesso che avete ascoltato l'episodio? Se vi va, potete rispondermi sulla tela nei commenti della pagina di questo episodio del podcast o anche lasciando un commento a questo episodio su Spotify. Se lo state ascoltando lì sono curiosa di leggere le vostre risposte e nel frattempo vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio di educare con calma e vi ricordo che mi trovate anche su la tela punto com e da lì trovate anche il mio Instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.
Su La Tela la condividiamo da tempo, e ne spieghiamo le motivazioni nella guida per l'adulto che accompagna il libro stampabile per l'infanzia «È il tuo coccodrillo!» (nella guida trovi anche altri consigli e «non-consigli» di lettura sul tema).
Una delle ragioni è che la rabbia (come tutte le altre emozioni) andrebbe accolta e gestita, accompagnata, piuttosto che essere messa in una scatola (che dà l'idea di doverla nascondere).
Mi è successa la stessa cosa 2 settimane fa, peggio perchè ricordavo che il cartone mi fosse piaciuto ma purtroppo non ricordavo bene la trama quindi per noi che ci siamo trasferiti all'estero 6 mesi fa non era proprio il cartone giusto. Ad ogni modo eravamo sull'aereo, unica situazione in cui permetto ai miei boys (6 e mezzo e quasi 4) di guardare cartoni lunghi per ora,ho proposto " Guardiamo Inside out" e sono rimasta basita. Rivedendolo ho notato tutto quello che dici e non lo reputo assolutamente adatto ai bambini,troppo complesso. Il piccolino ha risolto da solo dopo 10 minuti si è addormentato,il " grande" mi ha fatto tante domande quindi lo abbiamo commentato insieme,per fortuna.
Dobbiamo assolutamente tenere alta l'attenzione su cosa guardiamo e leggiamo con i nostri figli,grazie per avercelo ricordato!
Ho trovato molto interessante questo episodio del podcast…mi chiedevo (forse la domanda potrà essere molto banale ) come possiamo noi adulti allenare il pensiero critico?
Carlotta ci mostra alcuni esempi in questo episodio, e ci ha parlato di «bandierine rosse» che si erano alzate nella sua testa. Ecco, credo che allenarsi al pensiero critico dipenda molto dall'apertura e dalla curiosità, dal farsi domande cogliendo proprio quelle bandierine rosse (che a volte magari siamo abituati un po' a silenziare). 💜