189. L'autocontrollo: un'abilità in declino (capitolo 3 di Thrivers)
In questo episodio di Educare con calma vi porto alla scoperta di un altro dei 7 tratti caratteriali indispensabili per crescere dei thrivers, persone che prosperano nella vita.
Vi leggo alcuni estratti del terzo capitolo del libro tradotti dall'inglese in cui sono contenute riflessioni e strumenti pratici per insegnare ai bambini a gestire le loro emozioni, migliorare la concentrazione e fare scelte costruttive.
Esploreremo anche l'impatto negativo della tecnologia, della privazione del sonno e della mancanza di gioco libero sulla capacità di autocontrollo di bambini e bambine.
:: Nell'episodio menziono
- Questo episodio del podcast sulla pazienza di bambini e bambine (e come coltivarla)
- L'episodio con Chiara Baiguini sui benefici di mettere i bambini a nanna presto
- L'episodio «omaggio» a Sir Ken Robinson
02:50 L'importanza dell'autocontrollo
12:47 Fattori che possono portare al burnout
22:44 Insegnare l'autocontrollo a bambini e bambine
29:21 Insegnare la gestione delle emozioni
30:37 La tecnica «ACT» per la gestione dello stress
37:25 Dare più spazi di libertà e autonomia
39:27 Una storia di ispirazione: Michael Phelps
42:01 Suggerimenti pratici per nutrire l'autocontrollo
47:27 Semini di riflessione finali
Carlotta: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di Educare con calma, oggi continuo una serie che è stata davvero molto attesa anche perché l'ultimo episodio risale a circa due anni fa se non ricordo male, quindi chi al tempo già seguiva il podcast e si era appassionato a questa serie dovuto aspettare un bel po'. Ma con I mille tempi e molto incoraggiamento da parte del team La Tela e anche da parecchi nostri ascoltatori e ascoltatrici ci sono arrivata. In questo episodio infatti riprendo come avrete notato dal titolo la serie dei sette tratti caratteriali essenziali che dovremmo insegnare ai nostri figli per renderli Thrivers ovvero persone che prosperano e non si arrendono di fronte alle difficoltà e lo faccio leggendovi ovviamente alcuni estratti del libro della dottoressa Michelle Borba che si intitola appunto Thrivers, Anche se sono passati due anni dall'ultimo episodio il libro purtroppo non è ancora stato tradotto in italiano e questo è anche il motivo per cui ho scelto di tradurvi io alcune parti, però se capite l'inglese vi consiglio di leggerlo integralmente perché è davvero ricchissimo di riflessioni che vi apriranno tante tante ricchissimo di riflessioni che vi apriranno tante tante tante finestre nella vostra mente.
Quindi faccio un piccolo riassunto nei tre episodi precedenti che ho fatto qui sul podcast, ho parlato nel primo di una panoramica generale in cui proprio ho elencato I sette tratti caratteriali che la dottoressa Borba descrive nel suo libro poi ho fatto un secondo episodio che in realtà è il primo capitolo del libro che parla di fiducia di sé e autostima e poi un terzo episodio del secondo capitolo che esplora il tema dell'empatia. Oggi invece parliamo del capitolo numero tre che parla invece di autocontrollo. Vi porterò ogni tanto qualche riflessione personale, ma proprio per non rendere l'episodio troppo lungo cercherò di attenermi più a quella che è la traduzione delle sue parole, vi ricordo che è una mia traduzione personale, e di maturare le vostre riflessioni personali. Borba nell'introduzione scrive: Non c'è nulla di nuovo nel accademico anche ai nostri figli più piccoli, facendo scorta di flashcard, tabelle numeriche, libri di alfabetari, costosi tutor, scuole dell'infanzia super prestigiose. Ma tutti sforzi amorevoli aiutano I bambini a crescere a scuola e nella vita.
Dopo aver visitato una lussuosa scuola privata di New York per bambini di tre e quattro anni sono convinta che stiamo impiegando le energie nella direzione sbagliata. Ogni secondo della giornata era diretto da un adulto e guidato da un insegnante. Notai un bambino che si sfregava la fronte. Non lo biasi mai Benjamin stava lavorando da quasi quindici minuti un tempo ingestibile per la maggior parte dei bambini di quattro anni e stava faticando a mantenere il controllo l'insegnante se ne accorse e indicò l'angolo del time out, che è una sorta di sedia del pensiero. Benjamin si arrabbiò moltissimo, strappò il foglio di lavoro, corse nell'angolo, si sedette sulla sedia e pianse.
Una bambina scosse tristemente la testa Benjamin vuole solo giocare, mi disse: Non potevo essere più d'accordo. A questo punto, Borba descrive alcune scuole che usano l'approccio Tools of the mind. Per spiegarvi che cos'è questo approccio vi leggo alcune frasi che mi hanno colpito: Gli ammonimenti comportamentali per punire chi si comporta male, per esempio stai fermo o vai sulla sede del pensiero, sono inesistenti. Ma sono assenti anche gli aiuti al comportamento tipici della scuola dell'infanzia, che rafforzano I comportamenti positivi, come le tabelle con le stelline, per esempio Johnny riceve un adesivo se fa bene tutti I suoi compiti. Questo perché invece di offrire ai bambini incentivi esterni per modificare il loro comportamento, si insegnano loro strumenti che li aiutino a imparare ad autoregolarsi, a pianificare, a partecipare, a concentrarsi.
La motivazione viene dall'interno, da dentro e questi insegnamenti sono integrati in ogni parte del loro apprendimento. Mi intrometto solo un momento per dire che tutto questo a chi fa il mio percorso per educare a lungo termine dovrebbe spero risultare familiare. Continua a leggere: Continuavo a pensare a quanto un bambino come Benjamin avrebbe potuto trarre beneficio da questo metodo. La mattinata è iniziata con lo sviluppo da parte di ogni bambino di un piano di gioco per coordinare e monitorare le proprie prestazioni. L'insegnante si è seduta con Arden, un bambino di quattro anni, e gli detto: Qual è il tuo piano di gioco per l'ora centrale?
Costruirò un ponte con I blocchi disse Arden. Scriviamo il tuo piano rispose l'insegnante. Scrisse su un foglio: Sarò un ingegnere e costruirò un ponte con I blocchi e poi lo stampò e lo diede ad Arden. Lo aiutò a leggerlo muovendo lentamente il dito sotto ogni lettera e poi gli disse: vai a divertirti e ricorda di tenere con te il tuo piano! Il bambino di quattro anni se ne andò di corsa a costruire con il suo piano per la mattina a portata di mano.
Quando Aden passò dal ruolo di costruttore al centro l'insegnante gli chiese: Stai seguendo il tuo piano o lo hai cambiato? Arden guardò il suo piano, si ricordò che aveva deciso di costruire un ponte, tornò al centro giochi di costruzioni e rimase lì per più di un'ora. Questi bambini di quattro anni stavano sviluppando capacità di pianificazione e usando I loro piani scritti sia per ricordarsi il loro obiettivo sia per imparare a leggere. La differenza più evidente della scuola dell'infanzia tools of the mind però era il modo in cui gli insegnanti e le insegnanti affrontavano I comportamenti problematici dei bambini. Per esempio: Henry, di quattro anni, era incline a frustrarsi e arrabbiarsi perché faticava ad aspettare il suo turno mentre era in fila per la merenda.
La sua insegnante gli stava insegnando con pazienza a parlare tranquillamente a se stesso per mantenere il controllo e gestire quell'attesa. Alza un dito per ogni azione e questo ti aiuterà a ricordarti le tue tre cose. Poi lo aiutò a ripetere le tre cose a bassa voce a se stesso alcune volte, mi metto in fila e alzava un dito, conto fino a dieci e alzava un altro dito, e poi mi siedo e alzava il terzo dito. Dopo una settimana di pratica Henry riusciva a ricordare le sue tre cose senza bisogno di sollecitazioni, ricompense o minacce da parte di un adulto. Così imparò a gestire il suo comportamento in fila e le crisi diminuirono.
Poi Borba conclude questa parte con una frase che io trovo bellissima, ho quasi fatto una standing ovation mentre la leggevo e credo che sia un po' il messaggio principale dell'introduzione ma anche di questo capitolo che è questa: Se insegniamo l'autocontrollo, l'apprendimento segue naturalmente. Dare ai bambini gli strumenti per imparare a ragionare e ad autoregolarsi è il modo in cui possiamo aiutarli a gestire le situazioni della vita in un mondo incerto e pieno di sfide. È uno dei modi in cui cresciamo dei Thrivers. E adesso entra nel pieno dell'argomento con un sottocapitolo che si intitola che cos'è l'autocontrollo. Ve ne leggo una parte: La capacità di controllare la propria attenzione, le proprie emozioni, I propri pensieri, le proprie azioni e I propri desideri è uno dei punti di forza maggiormente correlati al successo ed è anche un sorprendente segreto non sfruttato per aiutare I bambini a gestire le emozioni e a crescere.
Faccio proprio un mini inciso, sapete che io non amo parlare di controllare le emozioni perché credo che le emozioni vadano accolte, ma si capisce molto bene dal contesto in inglese che Borba usa questa parola con il significato di gestirle e di autoregolarsi quando siamo disregolati. Continua a leggere: I bambini con un maggiore autocontrollo sono anche più felici, da piccoli e da grandi. Alcuni ricercatori neozelandesi hanno seguito un migliaio di bambini della stessa età dalla nascita fino all'età di trentadue anni. Hanno scoperto che I bambini in età prescolare che imparavano l'autocontrollo non solo andavano meglio a scuola, ma avevano anche relazioni più sane, erano finanziariamente più stabili e avevano molte meno probabilità di ricorrere all'abuso di sostanze. I bambini che riescono a controllare la loro attenzione, I loro impulsi e I loro pensieri stanno meglio sotto ogni punto di vista.
Ed è per questo che sono preoccupata. Circa dieci anni fa ho iniziato un forte declino dell'autocontrollo dei bambini. Questo fenomeno è stato accompagnato da un aumento vertiginoso dei tassi di stress, ansia e depressione, soprattutto tra le persone di comunità benestanti. Senza un forte senso di autocontrollo, I ragazzi possono sentirsi sopraffatti, impotenti, stressati e depressi, il che spesso li porta ad automedicarsi o a ricorrere all'autolesionismo. Gli educatori mi hanno detto che stanno assistendo a questi cambiamenti inquietanti a tutte le età: uno.
I bambini sono più disregolati e hanno un temperamento più irrequieto. Scuola media: I ragazzi hanno più problemi a gestirsi e a concentrarsi Scuola superiore: gli adolescenti sono stressati e sopraffatti Le nostre più prestigiose organizzazioni per la salute mentale concordano sul fatto che la salute mentale e l'autocontrollo dei bambini americani non sono mai stati a livelli, così, bassi. Se non si pone rimedio a questo declino dell'autocontrollo, le possibilità di salute, felicità e successo dei nostri figli saranno compromesse. L'autocontrollo si può insegnare anche ai bambini in età prescolare ed è per questo che dobbiamo insegnare questa forza per far sì che I bambini siano davvero dei drivers, non solo per ottenere buoni voti ma perché siano pronti per il mondo imprevedibile che li attende al di fuori dei rigidi confini della scuola e a questo punto Borba fa un interessante collegamento tra il declino dell'autocontrollo e il burnout. Ve lo leggo: Quando l'autocontrollo diminuisce lo stress aumenta.
Ben presto le capacità dei ragazzi di concentrarsi, prendere buone decisioni, non cedere alle tentazioni e regolare il proprio comportamento, diminuiscono, diventano un volano di decisioni sbagliate, ognuna delle quali alimenta la successiva finché la loro capacità decisionale cessa e loro si spengono. C'è un nome per questo tipo di sovraccarico: Burn Out. Perché così tanti giovani si trovano ad affrontare il burnout in età sempre più giovane, molto a che fare con l'ambiente in cui ognuno di noi vive oggi. E poi Michel Borba descrive I fattori che portano a questo burnout, e il primo non a caso è la tecnologia che ci incoraggia a essere costantemente dei multitaskers e di questo parla anche Borba scrive: I ragazzi possono dirci che non hanno problemi a parlare al telefono, inviare messaggi e leggere email contemporaneamente, ma la scienza confuta queste affermazioni? Quando il nostro cervello si concentra su due, tre o quattro cose alla volta, ci sono dei costi di commutazione ogni volta che dobbiamo smettere di fare un compito per iniziarne un altro.
Questi costi includono: una riduzione delle capacità cognitive, una diminuzione della concentrazione, un indebolimento delle capacità di In breve: il multitasking inibisce il loro autocontrollo e le prestazioni. Mi intrometto di nuovo un momento per dire che questo è vero non solo per bambini e ragazzi, ma anche per noi adulti. Il multitasking non è una caratteristica alla quale dovremmo ambire, anzi, se lo abbiamo imparato dovremmo disimpararlo. Continua a leggere: I ricercatori dell'istituto di psichiatria di Londra hanno scoperto che interruzioni digitali persistenti possono diminuire il quoziente intellettivo di un bambino di ben dieci punti. E l'Università di Stanford scoperto che chi fa multitasking passando regolarmente da un'applicazione all'altra non presta attenzione e non sa controllare la propria memoria così come chi invece porta a termine un compito alla volta.
Il problema è che I multitasker non possono fare a meno di pensare al compito che non stanno svolgendo. Eppure il cinquanta por cento degli adolescenti ammette di sentirsi dipendente dai propri dispositivi, Dicono che preferirebbero perdere un dito piuttosto che il telefono. Ma l'autocontrollo richiede capacità di concentrazione. Quando I ragazzi lavorano in multitasking, il loro rendimento scolastico e il loro autocontrollo sono a rischio. Le ricerche dimostrano anche che man mano che le persone migliorano nel multitasking diventano meno creative nel loro pensiero e questa è una tragedia.
La curiosità è ciò che aiuta I bambini a crescere nella mente, nel cuore e nella volontà, a trovare le loro passioni, ad aprirsi a ciò che li circonda e ad abbracciare il cambiamento. Dà loro gli strumenti necessari per prosperare in un mondo incerto. È per questo che dobbiamo riconoscere l'impatto dei dispositivi digitali sui nostri nativi digitali, soprattutto dopo aver sperimentato una pandemia che richiesto un drastico aumento del tempo trascorso online per imparare e per relazionarsi gli uni con gli altri. Un altro fattore che porta al burnout per Borba è che stiamo spingendo I nostri figli troppo forte troppo velocemente, vi leggo la parte che ho tradotto, scrive: uno dei mercati che sta crescendo più rapidamente è quello dei doposcuola per la lettura e per la matematica, con la promessa che un insegnamento precoce, per la lettura e per la matematica, con la promessa che un insegnamento precoce e più approfondito darà dei risultati accademici migliori. Ma questo aiuta davvero I bambini e I ragazzi, non se guardiamo dove crescono I bambini più bravi accademicamente e più felici.
L'UNICEF colloca la Danimarca e la Finlandia ai primi posti in entrambe queste categorie. Una parte innegabile di questi risultati positivi è dovuto al fatto che I loro approcci educativi migliorano l'autocontrollo dei Tra l'altro vi faccio un piccolo spoiler, presto arriva proprio un episodio sui benefici di iniziare la scuola un anno dopo con tantissime ricerche e tantissimi studi. Continuo a leggere quello che scritto Borba e la Danimarca sempre si colloca al novantanove virgola nove por cento di alfabetizzazione rispetto al resto del mondo. Ma un ritardo di un anno nell'inizio della scuola ridotto drasticamente la disattenzione e l'iperattività del settantatré por cento in media per un bambino di undici anni. Le scuole finlandesi prevedono pause obbligatorie per il gioco all'aperto, danno la minor quantità di compiti a casa tra I sessantaquattro paesi del mondo e I bambini non iniziano la scuola né l'insegnamento formale della lettura prima dei sette anni.
E poi Barba continua a parlare della scuola finlandese che lei visitato proprio tre volte per studiarne il sistema scolastico che è rinomato per essere uno dei migliori al mondo. Sapete io di questo ne parlo spesso, Alex è finlandese, da sempre mi racconta una realtà scolastica davvero diversa da quella che conosco io e Borba scrive sempre parlando della scuola finlandese: I loro studenti ottengono I più alti punteggi di lettura a livello mondiale e la Finlandia anche alcuni dei bambini più felici al mondo. I loro risultati positivi dovrebbero farci riconsiderare l'idea di imporre ai nostri bambini l'insegnamento accademico così in fretta e così presto. Un approccio educativo più incentrato sul bambino e meno invadente potrebbe essere esattamente ciò di cui I nostri bambini stressati e soli hanno bisogno per acquisire autocontrollo e prosperare nella vita. Ora sapete che io non amo parlare di felicità perché credo che sia un concetto sopravvalutato e male interpretato.
Sappiamo che la cultura americana è molto basata sulla ricerca della felicità, ma io vi invito a prendere con le pinze queste affermazioni tipo la Finlandia tra I bambini più felici al mondo, perché come si misura la felicità? E poi io so anche, anzi, direi so, non credo, so che questo non è solo grazie alla scuola, ma anche grazie alla società e al modo in cui I figli si educano a casa, ma di questo abbiamo parlato spesso, quindi continuo. Un altro fattore ancora alla base di questo burnout è che I bambini non dormono abbastanza. Borba scrive: I bambini che non dormono abbastanza sono spesso irritabili, hanno maggiori problemi di attenzione e memoria, prendono più decisioni sbagliate e mostrano una maggiore impulsività. Tutti indicatori di scarso autocontrollo La privazione del sonno aumenta anche la probabilità di soffrire di stress, ansia e depressione, riduce il rendimento scolastico, I voti e I punteggi nei test.
Di questo abbiamo parlato recentemente in due episodi del podcast, uno con Chiara Byguini che è la persona di riferimento per il sonno della famiglia, proprio per ricordare l'importanza dell'igiene del sonno, l'importanza di andare a dormire presto e molto prima di quanto siamo abituati in Italia, ma continuo, proprio era solo una parentesi. Un altro fattore ancora secondo Borba è questo: I bambini non giocano più Una delle ragioni del forte declino dell'autocontrollo è la spinta accademica sui nostri giovani che sta sostituendo l'erba, I recinti di sabbia e la terra con tutor, lezioni e compiti a casa. L'intrattenimento elettronico, I dispositivi digitali, la paura di rapimenti sparatorie e predatori e il controllo dei genitori sono altri motivi. L'infanzia moderna è cambiata così drasticamente che lo Utah approvato una legge che stabilisce che I genitori non saranno considerati negligenti dalle autorità se lasciano che I loro bambini escano da soli o giochino senza supervisione. A me questo colpito molto, ma è un argomento di cui abbiamo parlato anche su questo podcast e tra l'altro proprio recentemente, ovvero sull'importanza di non controllare I nostri figli in ogni istante, lasciare che gestiscano le loro relazioni senza l'intervento adulto, perché altrimenti come fanno ad imparare a relazionarsi tra di loro e come fanno ad imparare chi sono?
Su questo ho fatto un reel che trovate sulla tela e sul podcast trovate anche proprio un episodio sulla libertà che diamo, o meglio non diamo ai bambini e quanto invece sia importante riuscire ad uscire un pochino dalla nostra zona di comfort per riuscire a dare più autonomia e più libertà e sorpassare quella paura che sentiamo. Sempre con consapevolezza e cognizione di causa ovviamente, continuo a leggere. Per I bambini il gioco è una cosa seria, quei momenti di spensieratezza gestiti dai bambini alimentano abilità sociali ed emozionali cruciali, creatività, risoluzione dei problemi, collaborazione e linguaggio. Inoltre aiutano I nostri bambini a rilassarsi, a imparare a godere della propria compagnia e a dare anche un senso agli altri e al loro mondo. È per questo che il declino del gioco libero è considerato uno dei principali responsabili del forte aumento dell'ansia e della depressione infantile.
Il gioco è anche uno dei modi migliori per imparare l'autocontrollo e abilità come: seguire le istruzioni, concentrarsi, negoziare le regole, gestire le emozioni, prendere decisioni, prestare attenzione e frenare gli impulsi. Inoltre, I bambini possono scoprire I loro punti di forza, imparare a dirigere le proprie azioni o semplicemente godersi la vita in modo da sentirsi meno vuoti e più sicuri di sé. Tutto questo grazie al gioco libero. Ecco perché ripristinare il gioco libero può essere davvero uno dei modi migliori per ridurre l'epidemia di salute mentale e crescere bambini felici, indipendenti e che sanno autoregolarsi. E la soluzione può essere davvero così semplice: basta aprire la porta e dire a vostro figlio: vai a giocare!
Parole sue non mie! Poi inizia un bellissimo capitolo, quello che probabilmente tutte e tutti stiamo aspettando, ovvero come si insegna l'autocontrollo ai nostri bambini. Vi leggo le parole che ho selezionato. La chiave per imparare l'autocontrollo è instillare tre abilità fondamentali: l'attenzione che rafforza le capacità di concentrazione e di attesa l'autoregolazione per imparare a gestire le proprie emozioni anche scomode, e un processo decisionale sano per consentire ai bambini di fare scelte sicure e salutari. Ora mi focalizzo un momento sul rafforzare la capacità del bambino di concentrarsi sulle cose importanti, la dottoressa Borba scrive: l'attenzione è ciò che ci collega agli altri, definisce le nostre esperienze, approfondisce la nostra curiosità e determina come vediamo le cose.
La nostra curiosità e determina come vediamo le cose Daniel Gollmann, autore di Focus, sottolinea: Sebbene il legame tra attenzione ed eccellenza rimanga più che altro nascosto, si ripercuote in quasi tutto ciò che cerchiamo di fare. L'effetto moltiplicatore è profondo. Quindi poi la dottoressa Borba va a spiegare alcuni strumenti per fare attivamente questo lavoro con I bambini e con le bambine. Come sempre vi porto quelli che trovo più interessanti, vi invito di nuovo se avete anche solo un pochino di familiarità con l'inglese di andare a leggere il libro. Barba scrive: uno.
Ridurre I detrattori di attenzione, ovvero tutte quelle cose che risucchiano la nostra attenzione che non ci permettono di sviluppare la nostra concentrazione. Lei ne elenca alcuni, tra cui cibo zuccherato, una routine troppo fitta di attività extrascolastiche, computer e schermi e lei aggiunge di spegnerli almeno mezz'ora prima di mettersi a letto, quindi scegliamo di non inserirli nella routine della nanna, e un altro detrattore di attenzione è anche la privazione del sonno, quindi dobbiamo prenderci cura dell'igiene del sonno, come abbiamo detto prima. Un altro strumento è allungare il tempo di attesa e Borba scrive: misurate l'attuale capacità di attesa di vostro figlio, ovvero quanto tempo riesce a fermarsi prima che un impulso prenda il sopravvento. Aumentate lentamente questo tempo e quindi l'autocontrollo nel corso delle settimane insegnando una strategia di attesa. Poi esercitatevi fino a quando non diventa automatica.
Alcune strategie di attesa sono: lei lo chiama congelarsi, quindi dì a te stesso fermo, non muoverti finché non riprendi il controllo. Distrazioni, per esempio faremo questo gioco non appena avrai letto le tre pagine oppure appena avrai letto le tre pagine faremo questo gioco. Un mantra, ovvero una frase che possiamo utilizzare per esempio puoi dire uno missssipi, due missssipi, tre miss ssippi e poi puoi dare un morso al tuo panino oppure un altro strumento è proprio anche masticare X volt prima di ingoiare, questo per non mangiare troppo velocemente, perché ricordiamoci che l'autocontrollo si riflette su tantissimi aspetti della nostra vita. Altri strumenti sono contare, conta lentamente da uno a venti e poi sarà il tuo turno per esempio, oppure cantare, canticchia fra Martino o una canzone che conosci due volte e poi io avrò finito e potrò aiutarti. E anche impostare un timer da forno per venti minuti e lavorare fino a quando il timer non suona.
Tra l'altro di tutto questo o di tanto di questo, proprio dell'attesa di come svilupparla, della pazienza di come insegnarla, abbiamo parlato spesso sulla tela nel podcast e su contenuti del blog e anche del percorso. Proprio perché io e Alex lavoriamo a tempo pieno da casa e facciamo scuola a casa, siamo ventiquattro ore al giorno insieme ai bambini e abbiamo dovuto proprio insegnare e imparare noi stessi degli strumenti per allungare il tempo di attesa. Come vi ho detto appunto ci sono vari episodi sul podcast, se scrivete nella lente di ingrandimento su tela punto com pazienza, per esempio, dovreste trovarne alcuni Il terzo strumento che ci fornisce Borba è giocare a giochi dell'attesa. E qui Borba invita I genitori a fare giochi come un bastimento carico di uno, due, tre stella vedo con I miei occhietti eccetera eccetera attraverso I quali I nostri figli possono imparare a gestire il loro tempo e a gestire l'attesa Ovviamente all'inizio sarà più difficile ma piano piano diventeranno più bravi Noi usiamo tantissimo questi giochi, o abbiamo usato tantissimo questi giochi, per sviluppare la capacità di attesa nelle lunghe ore di macchina, di viaggio, invece di ricorrere ai dispositivi. Io di solito quando vedo che I bimbi sono al limite della loro pazienza, della loro sopportazione, della loro tolleranza, della frustrazione cerco di aspettare ancora un po' prima di intervenire.
Provo a dire loro delle frasi che magari li aiutino a trovare una soluzione a questa frustrazione e quindi una soluzione per ingannare l'attesa a volte succede dopo uno dopo cinque dieci quindici minuti magari riescono a trovare questa soluzione, altre volte invece vedo che passano il limite e quindi la situazione degenera in lacrime o uso delle mani e allora intervengo e li aiuto. Però tutto questo, sono d'accordo con Michelle Borba, si può insegnare nel nostro corso, nel percorso su tutta la tela troverete tantissimi strumenti e abbiamo in cantiere anche una categoria intera sul gioco autonomo. E un ultimo strumento che lei ci offre è praticare la meditazione. Le evidenze scientifiche dimostrano che praticare la mindfulness, prestare intenzionalmente attenzione al momento presente senza giudicarlo, aumenta la resilienza, migliora la concentrazione, allunga l'attenzione, favorisce la memoria, riduce lo stress e migliora le capacità di apprendimento Wow tantissimo! E poi ci dà alcune idee per iniziare a praticare la meditazione come per esempio notare I tuoi pensieri o un gioco che mi è piaciuto molto per I più piccoli è mettere un peluche sulla pancia e dire loro di farlo andare sulla giostra inspirando ed espirando in modo che la pancia vada su e giù.
E un altro strumento, un'altra idea per iniziare a praticare la meditazione è questa: ve la leggo: di attenzione. Per esempio chiedete a vostro figlio domande come: quale sarà la parte più difficile del gestire questa situazione? Qual è la cosa più difficile da controllare in questa situazione? Cosa pensi che ti tenterà di più? E le tentazioni potrebbero essere giocare a un videogioco invece di fare I compiti, mangiare un dolce invece di cenare, giocare a pallacanestro invece di fare I compiti e allora in questo caso Borba suggerisce di aiutarli e decidere insieme di nascondere la tentazione finché non si crea l'abitudine.
A questo punto arriva uno dei miei sottocapito preferiti che è insegnare a gestire le emozioni e lei usa proprio gestire, non controllare, come vi dicevo all'inizio. Un adolescente riassunto perché le attuali lezioni di autocontrollo non funzionano. Tutti ci dicono di non essere stressati detto, ma non ci mostrano cosa fare, non si imparano queste cose dai libri di testo o dalle lezioni. I ragazzi devono trovare ciò che funziona per loro e poi esercitarsi finché non diventa un'abitudine, altrimenti saremo sempre stressati. Un consiglio saggio che dobbiamo ascoltare: I ragazzi di oggi sono stressati a livelli record, il trentasei por cento delle ragazze e il ventitré por cento dei ragazzi tra I tredici e I diciassette anni dicono di sentirsi stressati o nervosi ogni giorno o quasi.
Lo stress incontrollato è pericoloso per la salute, riduce I punti di forza del carattere, le prestazioni e crea impotenza quel pensiero del tipo: non posso farci niente, quindi perché ci provo? E provoca anche abilità per gestire e regolare le emozioni scomode. E a questo punto Barbay invita a insegnare la tecnica ACT ai nostri figli, che è un acronimo. Vi leggo in traduzione ovviamente a che cosa si riferiscono alle tre lettere: A=Sstress che consiste nel proprio riconoscere I segnali dello stress e parlarne. Lei scrive: Con calma e rispetto non appena vedete che il vostro bambino esibisce dei segnali di stress fateglieli notare!
Hai le mani a pugno, ti stai arrabbiando, stai digrignando I denti, ti senti stressato, I tuoi piedi si muovono in continuazione, sei arrabbiato, sei irrequieto! Due. Riconoscere I trigger ovvero ciò che ci provoca identificate I fattori scatenanti Cosa lo causa? Successivamente aiutate vostro figlio a riconoscere le cose che di solito lo stressano o gli fanno perdere il controllo ad esempio incontrare una persona nuova, tenere un discorso, essere vittima di bullismo, sostenere un esame, partecipare a un evento, una visita medica, andare in un posto nuovo, cambiare scuola, fare nuovi amici Ecco tutti questi potrebbero essere potenziali trigger per I vostri figli e se li osservate potete aiutarli a riconoscerli quindi come preparazione e poi tre anche assegnare un valore allo stress quanto è grave? I bambini devono imparare a valutare l'intensità dello stress per essere in grado di parlarne.
Medici e infermieri chiedono ai pazienti di valutare il loro dolore su una scala da zero a cinque. Zero significa nessun dolore, cinque il peggiore possibile. E noi possiamo fare lo stesso con lo stress. Poi c'è la lettera C dell'acronimo ACT che è: Calmarsi con respiri lenti. Fare un respiro lento e profondo e poi espirare lentamente per un tempo doppio rispetto all'inspirazione è uno dei modi più rapidi per rilassarsi.
Le espirazioni lunghe portano più ossigeno al cervello e aiutano I bambini, ma anche noi adulti, a prendere decisioni migliori e a mantenere il controllo. Per praticare questa respirazione la dottoressa Borba elenca due strumenti, anzi ne elenca di più, ma a me ne sono piaciuti particolarmente due: una è la respirazione con le piume, ovvero imparare a respirare lentamente usando proprio una piuma, perché spesso è difficile per I bambini respirare lentamente, fare respiri profondi e quindi lei suggerisce mettete la piuma sul tavolo e spiegate, inspira con forza dal profondo della pancia e poi espira dalle labbra in modo che la piuma si muova lentamente sul tavolo e I bambini vedranno subito che se ispirano troppo velocemente la piuma vola via e quindi impareranno a controllare l'espiro. E la seconda tecnica è invece la respirazione di pancia, ovvero inspirare ed espirare con le mani su pancia e petto e assicurarsi di fare muovere solo la mano sulla pancia. E infine arriviamo alla lettera t di act che è TOK POSITIVELI TO HORSELF ovvero imparare a parlare positivamente a se stessi, perché imparare a parlare di sé con positività può aiutare I bambini a non sentirsi sopraffatti, a ridurre lo stress e anche a mantenere l'autocontrollo.
Ai bambini più grandi, la Borba dice che si può spiegare per esempio che dire una frase positiva aiuta a mantenere il controllo nelle situazioni difficili. Le parole positive possono annullare il segnale di paura nel cervello e quindi ridurre lo stress e poi possiamo proporre proprio una serie di frasi positive come: ce la faccio, posso farcela, respira, rimani calma, dai che ci riesci e una delle mie preferite che non c'è scritta nel libro, ma a me piace che uso per me stessa è: questa cosa è difficile, ma io posso fare cose difficili. E con I bambini più piccoli invece la dottoressa Borba consiglia un libro che ho guardato mai solo in inglese, ma il concetto di questo libro, il messaggio di questo libro è giocare a pensare ciò che sappiamo fare, invece di ciò che non siamo ancora più debolezze. So che questo suona familiare perché ne abbiamo parlato veramente tanto in questi anni. Ok vi ho mentito, forse questo che viene è il mio sottocapitolo preferito, ovvero insegnare ai bambini a prendere decisioni valide, decisioni sane le definisce Michel Borba, Il nostro ruolo è aiutare I nostri figli a imparare a gestire la vita un giorno senza di noi.
Dobbiamo liberarli affinché imparino a fare le loro scelte, a prendere delle buone decisioni in autonomia e a risolvere I propri problemi. Ma c'è un'avvertenza: una volta che il bambino scelto lasciatelo fare, non salvatelo! Il bambino non acquisirà mai autocontrollo o capacità decisionale se continuate a decidere per lui. E smettetela di dire avresti dovuto o te l'avevo detto! Ogni esperienza aumenta l'autocontrollo fino a quando I bambini non saranno in grado di prendere decisioni completamente da soli.
Ed è così che cresciamo bambini che sono sicuri di poter affrontare qualsiasi cosa gli capiti davanti e che prosperano nella vita. Per insegnare a prendere decisioni prima di tutto la dottoressa Borba ci dice di analizzare indovinate il nostro stile genitoriale e scrive: Se vi rendete conto che il vostro stile genitoriale potrebbe rubare l'autocontrollo a vostro figlio identificate ciò che è in grado di fare da solo alla sua età e al suo livello di abilità Poi imparate un nuovo mantra: non fare mai per I miei figli quello che non possono fare da soli. La prossima volta che sentite l'impulso di aggiustare, aiutare o facilitare, datevi il permesso di fare un passo indietro e dirvi di no. Quando vostro figlio vi chiede aiuto, quando è in grado di fare qualcosa da solo, ditegli scommetto che puoi farlo da solo. Questo è Montessori allo stato puro tra l'altro, ma ci tengo a fare una parentesi secondo me importante, che lei non spiega veramente molto nel libro se non tra le righe e quindi ve la esplicito io, è molto importante capire che c'è una differenza tra forzare I bambini a fare le cose da soli prima che siano pronti e invece accompagnarli in quell'apprendimento, perché l'indipendenza si insegna attraverso la dipendenza, ovvero la sicurezza di avere in noi genitori una persona che li aiuterà, una persona di riferimento, ecco perché sulla tela il nostro motto è aiuta il meno possibile ma tanto quanto necessario, nel mio percorso trovate varie lezioni su questo tema e anche esercizi come metterlo in pratica proprio nella quotidianità Poi Borba ci dice anche di permettere ai nostri figli di scegliere e incrementare le situazioni in cui possono decidere autonomamente senza interferire Ci dice di offrire opzioni, anche questo molto familiare iniziare con due opzioni per esempio vuoi fare un giro in bicicletta o una passeggiata e poi incrementare il numero di opzioni che offriamo e continua poi spiegando che una parte del processo decisionale consiste nel concentrarsi sulle possibili conseguenze.
Scrive, ve l'ho tradotto: Aiutate vostro figlio a pensare alle conseguenze delle decisioni chiedendo: Cosa potrebbe succedere se provi a fare questo? Aiutatelo anche a valutare I pro e I contro di ogni possibilità. Quali sono le cose positive e negative che potrebbero accadere se scegliessi questo, se facessi questo? Nel frattempo si è messo a piovere, quindi è possibile che sentiate la pioggia. Poi parla anche di Michael Pheldps e racconta di come fosse un bambino che non sapeva mai stare fermo e che non sapeva gestire le sue emozioni e scrive: alcuni insegnanti gli dicevano che non avrebbe mai avuto successo nella vita perché non riusciva a concentrarsi ma Michael trovò un modo unico per incanalare la sua eccessiva energia la piscina in piscina riuscivo ad andare veloce in parte perché stare in piscina rallentava la mia mente ricordato Felps e poi dice in acqua mi sentivo per la prima volta padrone della situazione Sua madre lo aiutava a rimanere concentrato durante le gare di nuoto ricordandogli di considerare le conseguenze del suo comportamento, come quella volta in cui a dieci anni arrivò secondo e si arrabbiò a tal punto da strappare gli occhialini e lanciarli con rabbia sul piano vasca.
In quel momento Michael e sua madre hanno pensato a un segnale che lei avrebbe potuto dargli dagli spalti, lei dice formavo con la mano una C che stava per ricomponity e ogni volta che lo vedevo frustrato gli facevo questo segnale. A me piacciono tanto queste storie, mi piace tanto leggere queste storie trovarne, ce ne sono tantissime e spesso e volentieri non so se ci avete mai fatto caso probabilmente se seguite il mio lavoro da tanto tempo sì queste storie iniziano proprio con un insegnante o molti insegnanti che dicono non avrei mai successo nella vita e poi invece queste storie hanno un lieto fine se quella persona proprio come Michael Pheldps o come la coreografa Gillian Lyn di cui parla Sirken Robinson nel suo celebre discorso la scuola uccide la creatività hanno un lieto fine se quella persona un adulto di riferimento nella sua vita che dice: Ehi guarda che non è vero guarda che tu puoi farcela io credo in te e lo aiuta a sviluppare gli strumenti per farlo e per credere in se stesso. E questa è una cosa che mi insegnato proprio Michelle Borba in questo libro, ovvero che nella vita spesso la differenza tra una persona che prospera nella vita, ovvero un driver e una persona che farà fatica e che non riuscirà a superare gli ostacoli o lo farà con più fatica, quella differenza la fa un solo adulto di riferimento.
Siamo quasi arrivati alla fine, Borba ci dà qualche idea per instillare l'autocontrollo, vi leggo le sue parole che iniziano con una citazione di una ragazzina di quattordici anni che detto alla dottoressa: viviamo in piccole bolle di protezione e facciamo troppo affidamento sui nostri genitori che fanno troppo per noi, dobbiamo imparare a gestire le nostre vite. E poi inizia questo sottocapitolo con un'altra citazione di un altro adolescente: Quando mi sono diplomata alle medie, mia madre mi regalato il libro del Dr. South Suz. O the place is you go, mi detto Scarlet. Mi letto le sue ultime righe: hai un cervello nella testa, hai I piedi nelle scarpe, puoi dirigere stesso in qualsiasi direzione tu scelga e mi detto che sarei andata benissimo al liceo, ma non sto andando bene perché non ho mai imparato a fare le cose da sola, mia madre mi sta ancora guidando.
Se vuole che io ce la faccia deve smettere di fare tutto per me e passarmi il volante, così posso capire come guidare o controllare la mia vita. Questa è una verità veramente grande e se speriamo davvero che I nostri figli acquisiscano l'autocontrollo abbiano successo e prosperino dobbiamo dare loro lentamente il volante in modo che possano governarsi, dirigersi da soli e poi Borba ci dà alcuni strumenti ve ne leggo proprio solo alcuni tipo: modellare l'autocontrollo, perché prima di cercare di sviluppare l'autocontrollo di nostro figlio dobbiamo riflettere sul nostro comportamento. Per esempio come ci comportiamo di fronte ai nostri figli quando noi non riusciamo a gestire una situazione, quando ci sentiamo frustrati, quando perdiamo il controllo. Creare un motto di famiglia, per esempio: Pensa, poi agisci. Nulla di valido deriva da un debole autocontrollo.
Controlla te stesso o qualcun altro ti controllerà? Queste sono alcune frasi che la dottoressa Borba consiglia nel libro. Parlare di autocontrollo alcune domande da utilizzare sono: che cos'è l'autocontrollo? Perché è importante? Perché alcune persone hanno più autocontrollo di altre?
Avete visto qualcuno perdere il controllo? Che aspetto aveva? Cosa fa perdere l'autocontrollo alle persone? Cosa si può fare per recuperare il controllo? Cosa fa perdere il controllo a te?
Cosa ti aiuta invece a mantenere il controllo? Ecco, queste sono tutte domande che si possono esplorare con I nostri figli, un po' più grandi. Poi pratica la pausa: senza sapere frenare gli impulsi, I ragazzi possono fare scelte pericolose e irreversibili, quindi la dottoressa Borba ci consiglia di appunto insegnare ai nostri figli a praticare questa pausa prima di agire, che è un po' quel famoso bottone di pausa di cui parlo spesso per scegliere poi la nostra reazione. Dobbiamo imparare a usarlo noi prima di poterlo insegnare ai nostri figli ovviamente. Insegnate un suggerimento di pausa che vostro figlio può usare nel mondo reale o digitale per ricordarsi di fermarsi e pensare prima di scegliere.
Alcune frasi e domande che scrive la dottoressa Borba sono queste: Se sei arrabbiato conta fino a dieci prima di scegliere. Nel dubbio fermati, pensa e calmati. Non premere mai l'invio di un messaggio, non inviare mai un messaggio o un'email quando sei arrabbiato. Questo è utile o offensivo. Se è offensivo non farlo.
Non dire nulla che non vorresti fosse detto di te. Poi suggerisce anche di guardare insieme magari dei film o leggere dei libri in cui si parli di autocontrollo, lei cita dei libri come Frozen karate Kid, Harry Potter a seconda dell'età possono andare bene per avviare la conversazione sull'autocontrollo per adolescenti suggerisce un anno sabbatico perché dice che prendersi un anno di pausa tra la scuola superiore e l'inizio dell'università può aiutare tantissimo I ragazzi a imparare a gestire la propria vita. Inoltre dà anche loro il tempo di esplorare interessi, viaggiare, fare uno stage, trovare un lavoro o semplicemente ritrovare se stessi prima di andare all'università. Semplicemente ritrovare se stessi prima di andare all'università. E ultimo, mi sembra, dice puntate a ventuno giorni.
Insegnare un nuovo modo di controllare un impulso non è facile, soprattutto se il bambino praticato dei modi inappropriati in passato. Scegliete un'area di autocontrollo da migliorare, mostrate al bambino la nuova strategia e poi esercitatela per qualche minuto al giorno per almeno tre settimane. Ovviamente per il tempo necessario, oggi la scienza ci dice che possono essere necessari da diciotto a duecentocinquantaquattro giorni per sviluppare una nuova abitudine. Siamo arrivati alla fine e la dottoressa Borba come fa in ogni capitolo ci dà cinque take aways, quindi cinque semini riassuntivi da fissare nella mente: uno. L'autocontrollo è come un muscolo che si rafforza con un regolare esercizio quotidiano.
Due. Fare un respiro lento e profondo ed espirare per un tempo doppio rispetto all'inspiro aiuta I bambini ad acquisire il controllo tre. Le probabilità che un bambino adotti un'abilità di autocontrollo sono maggiori se la pratica più volte. Quattro. La capacità di un bambino di controllare l'attenzione, I pensieri e le azioni è uno dei punti di forza più altamente correlati al successo e alla resilienza.
Cinque. Siamo libri di testo viventi per I nostri figli Modellate l'autocontrollo se volete insegnarlo ai vostri figli. E ultimissimo proprio ci lascia con un'ultima lezione secondo me molto di ispirazione e lo fa in ogni capitolo, e in questo caso racconta di una scuola in cui è andata ad insegnare l'autocontrollo e I modi per gestire I propri impulsi e scrive che spiegato questo ai ragazzi. L'autocontrollo è come un muscolo che si rafforza con un regolare esercizio quotidiano, ma un cambiamento reale e duraturo viene sempre dall'interno, da dentro a fuori. Ogni studente poi scelto una strategia su cui lavorare per sviluppare I propri muscoli dell'autocontrollo.
Lo staff scolastico poi sfidato gli studenti a tornare a casa e a mettere in pratica il muscolo dell'autocontrollo scelto. Chi riusciva a farlo lo faceva sapere tutto il giorno dopo indossando la maglietta della scuola al rovescio. Si è trattato di una potente lezione di vita sul cambiamento reale e duraturo per I ragazzi e per I genitori. Dopotutto I ragazzi devono imparare l'autocontrollo dall'interno, da dentro a fuori e noi dobbiamo liberare la loro capacità in modo che possano farlo. La cosa più bella è che il giorno dopo e quello dopo ancora I bambini hanno continuato a indossare le loro magliette al rovescio, come per dire ce la stiamo facendo, lo stiamo praticando.
E vi lascio anche io così, con questo bellissimo aneddoto che racchiude davvero tutto il senso e tutta la ricchezza dell'argomento di oggi, vi do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo episodio del podcast e vi ricordo che mi trovate anche sulla tela punto com, ovviamente, e da lì potete arrivare anche al mio instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!
Ti chiedo: Vallardi non potrebbe essere interessata alla traduzione di questo libro di Borba, anche conoscendo la risonanza che avrebbe grazie a te?
La riflessone è sull’arroganza che hanno certe persone a dirti cosa puoi o non puoi fare nella vita senza chiedersi invece come possono aiutarti a fare qualche passo in più verso il tuo sogno..
Grazie per tutti i semini che pianti!
Allo stesso tempo per fortuna ci sono tantissimi insegnanti che stanno invece provando a cambiare le cose (tanti anche con il nostro progetto La Tela Teachers 💜).
Grazie!!!!!
"Questa è una cosa difficile,io so fare cose difficili" diventerà in mio mantra❤️🙏😘
Ci tenevo a ringraziarti,perché sono stata tra quell* che ti hanno fatto questa richiesta(Io a Bologna),mi impegno a leggere il libro alla fine dei tuoi episodi.L'ho conosciuto da te e mi sono appassionata a questo racconto da te filtrato e arricchito.
Anche questo contenuto mi ha ri-cordato(riportato al cuore) quanto sia necessario lavorare su noi stess*
Grazie