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203. Costruire una relazione sana con l'errore | con Dalila Di Rienzo e Francesca Venturoli

In questo episodio di Educare con Calma parliamo con Dalila Di Rienzo e Francesca Venturoli di errore e perfezionismo nel nostro rapporto con l'arte.

17 gennaio·
30 min
·10 commenti
Esploriamo questo tema partendo dalla differenza fondamentale tra perfezionismo (che blocca spesso il nostro processo di crescita) e perfezionamento, che invece è un sentimento valido e costruttivo. Parliamo anche della vergogna che spesso di lega al perfezionismo, e dell'origine di questa tendenza che affonda le radici nella nostra infanzia e che spesso riflettiamo anche nel rapporto con nostrə figlə, in particolar modo quando si tratta dei risultati delle loro attività artistiche o creative.

Su questo aspetto anche Dalila e Francesca hanno offerto un loro contributo: in questo episodio ci raccontano il loro rapporto con l'errore sia da un punto di vista personale che professionale.

:: Nell'episodio menziono

Carlotta: Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di Educare con calma, in questo episodio che va un po' a chiudere il mese sulla tela in cui esploriamo l'arte nelle sue potenzialità educative, sia come alleata nella quotidianità, sia come strumento per aiutarci a sgretolare stereotipi e nutrire conversazioni importanti, ci tengo a offrirvi alcune riflessioni su una di queste conversazioni, cioè quella relativa all'errore, o meglio il nostro rapporto con l'errore, che spesso non è molto costruttivo, ma può diventarlo. Se avete l'abbonamento a tutta la tela, avete già ricevuto il pacchetto editoriale su questo tema e probabilmente avete già iniziato a fare questo lavoro. A tale proposito vi ricordo che potete continuare ad accedere al pacchetto finché avete un abbonamento attivo. Anzi, ne approfitto per ricordarvi o raccontarvi se non lo sapete che con l'abbonamento a tutta la tela ogni mese ricevete un curatissimo pacchetto editoriale su temi diversi. È un po' il tema del mese che contenuti che aiutano a lavorare su quell'argomento specifico, che vi accompagnano nel percorso per educare a lungo termine.

Per esempio questo mese, gennaio duemila venticinque, abbiamo parlato di arte come strumento educativo appunto e abbiamo visto anche come usare il canto nelle transizioni. Ho preparato per voi due nuove lezioni, una propria proprio sulle transizioni e una sull'importanza della preparazione nella genitorialità e Francesca Venturoli che voi conoscete come canta con Francesca probabilmente in famiglia preparato proprio un esercizio all'interno del percorso su come usare il canto nelle transizioni. Nel pacchetto abbiamo inserito anche alcuni contenuti per l'infanzia. Nello specifico, una lezione di disegno di Dalila e una lezione di canta con Francesca, che oltre a regalare del tempo di qualità da passare in famiglia aiutano proprio anche a lavorare sul senso di performance che spesso si crea quando ci si dedica ad un'attività creativa. Tra l'altro, non vi menziono queste due serie a caso, poi capirete perché.

Chiudo questa parentesi dicendovi solo che fino a fine mese, e soltanto fino a fine mese, quindi gennaio duemila venticinque, con l'abbonamento a tutta la tela potete ricevere gratuitamente questo pacchetto sulla via educativa dell'arte. Altrimenti dal mese prossimo, cioè febbraio duemila venticinque, trovate tutti I contenuti inclusi nel pacchetto in vendita separatamente sullo shop. Din fine momento pubblicitario, mi faccio anche il suono di transizione da sola. Detto tutto questo entriamo finalmente nel vivo del tema di oggi che è il nostro rapporto con l'errore. Sbagliare ci crea un forte disagio.

Tra l'altro non so se lo sapete, ma adesso ve ne parlerò. L'errore è stato proprio il tema del mio TEDx nel duemila ventiquattro. Ma questo disagio che ci crea l'errore, lo sbagliare e che noi spesso associamo alla nostra natura o ad altre etichette che ci sono state assegnate nel tempo, che ci siamo assegnati noi stessi, per esempio sono una persona insicura, sono una persona timida, sono una persona arrendevole, eccetera eccetera eccetera. Più spesso affonda le radici nella nostra storia familiare. Più o meno tutti e tutte siamo cresciuti associando I nostri errori alle reazioni respingenti degli adulti, alla sensazione di non essere accettati quando falliamo, quando sbagliamo.

Io penso che tutti e tutte ricordiamo la sensazione di quando da piccoli venivamo sgridati quando facevamo cadere qualcosa o magari eravamo noi stessi a cadere, a inciamparci perché provavamo qualcosa di nuovo e perfino questo causava la rabbia dei nostri genitori o dei nostri adulti di riferimento, ma di questo ne parliamo tra un pochino. Prima vorrei leggervi una parte che doveva fare parte della newsletter di gennaio e che invece poi abbiamo deciso di tagliare e però ci tengo a leggervela proprio in questo episodio perché penso che abbia molta come dire relazione con l'episodio di oggi proprio per parlare di perfezionismo ed errore. Ve la leggo. Questa sensazione di non essere accettati quando non ci presentiamo alle persone nella nostra versione migliore, tra virgolette, ci fa provare paura, paura di essere respinti, magari non in senso letterale, respinti anche nel senso di non giudicati, meritevoli, di valore, attenzione, stima. E qui, proprio su questa specifica paura di non essere accettati, si aggancia la vergogna, quel sentimento che ci porta a nasconderci, a mettere filtri su filtri su filtri nella nostra natura autentica e non ascoltare più I nostri bisogni, I nostri desideri, spesso per soddisfare quelli altrui.

E quel sentimento può anche bloccarci alla fine, e man mano che cresciamo ci fa desistere dal provare cose nuove, cose che intuiamo possano farci stare bene, ma che al tempo stesso crediamo non ci permettano di raggiungere standard, tra virgolette, desiderabili. Come quando, faccio un esempio, ci diciamo che sarebbe proprio bello partecipare a una serata di karaoke, ma alla fine non lo facciamo perché non ci riteniamo bravi a cantare, anche se il pensiero di partecipare in realtà ci piace molto. Faccio questo esempio, tra l'altro, perché questa sono io. Io amo cantare e amo l'idea del karaoke, ma non mi piace farlo in pubblico perché non mi reputo brava a cantare. E quindi me lo sono sempre evitata.

Eppure io canto in macchina, sotto la doccia. E chissà magari nel duemila venticinque succederà che mi troverò con un gruppo di persone e andremo a fare un karaoke. Però ecco non mi soffermo sul significato della vergogna e sulla vergogna in generale perché è proprio il tema della newsletter di gennaio duemila venticinque, perché ci sta ascoltando più avanti. E prendo l'occasione per ricordarvi che le nostre newsletter sono veramente super nutrienti, a detta di tutti, tutte le persone che le ricevono. Se volete riceverle potete iscrivervi a la tela punto com barra newsletter o se avete l'abbonamento a tutta la tela avete accesso anche a tutto l'archivio delle newsletter.

Però vi ho fatto questo accenno alla vergogna perché è strettamente legata alla paura dell'errore, in particolare al perfezionismo. Anzi, il perfezionismo è nutrimento per la vergogna. Quando non raggiungiamo risultati adeguati a standard imposti o auto imposti, ci vergogniamo. Per non sperimentare più quella sensazione di inadeguatezza, spesso pensiamo di dover essere più bravi e allora ci poniamo standard sempre più irrealistici. Non li raggiungiamo, abbiamo la percezione di aver fallito e ci vergogniamo di nuovo.

E invece, tra l'altro, invece di condividere quella sensazione e attraversarla mostrandoci vulnerabili agli altri, proviamo a combatterla alzando sempre più l'asticella senza raggiungerla e quindi di nuovo la vergogna e così all'infinito. Questo è il perfezionismo, che è qualcosa di diverso dal perfezionamento, dal volersi perfezionare, ovvero diventare più bravi in qualcosa che io ritengo essere un sentimento valido e costruttivo e nutriente. Anche Maria Montessori lo elencò come una delle tendenze umane che dobbiamo conoscere e coltivare. Il problema è quando questa tendenza prende il sopravvento su di noi o sui nostri figli uso di nuovo il canto come esempio per farvi capire. Perfezionamento è quando proviamo a raggiungere una nota alta ma non ci riusciamo allora proviamo ad esercitarci, ma ancora non ci arriviamo.

E allora proviamo a sperimentare tonalità diverse, capiamo dove può arrivare la nostra voce, quali sono I suoi limiti e le sue possibilità, miglioriamo e avanziamo, magari non verso lo standard di bellezza e di bravura a cui associamo la vocalità, ma verso un potenziale valido per la nostra voce. Ok. Perfezionismo, invece, è quando proviamo a raggiungere una nota alta ma non ci riusciamo, allora ci riproviamo ancora e ancora e ancora. E anziché esplorare strade diverse e onorare l'unicità del nostro strumento, lo demoliamo, ci demoliamo, ci diciamo che non siamo bravi abbastanza, che è tutto inutile, che il canto non fa per noi, ci precludiamo serate di karaoke. Il perfezionismo crea dipendenza e non ci fa avanzare nel nostro processo di crescita, anzi, ci blocca.

Ora che abbiamo esplorato la dinamica più distorta della nostra relazione con l'errore, mi piacerebbe esplorarne la sua origine. Da dove nasce questa tendenza, questa fobia verso l'errore? Molto spesso, come vi dicevo all'inizio, nasce nella nostra infanzia, nasce nei momenti in cui ci è stato detto bravo per ogni cosa che facevamo, nasce nella nostra infanzia, nasce nei momenti in cui ci è stato detto bravo per ogni cosa che facevamo e noi ci siamo assuefatti a quelle lode, a quegli elogi. Nasce quando al raggiungimento di uno standard si collega più amore, più attenzione. E invece all'errore si associa uno sguardo deluso, magari un gli occhi alzati al cielo, magari un rimprovero, magari perfino proprio una rabbia da parte dei nostri adulti di riferimento.

Ma non solo in famiglia. Nasce anche quando nei processi di insegnamento a scuola non c'è spazio per la diversità di interessi, di modi e tempi di apprendimento non individuali, ma universali. Quando non c'è modo per prendere dall'errore la ricchezza e le informazioni che può darci per migliorare, perché ci viene subito chiesto di cancellarlo, riparare, di correggere, ma senza spirito critico. E invece correggere, correggerci in base a indicazioni esterne, che noi dobbiamo solo limitarci ad applicare. Per esempio, io ricordo chiaramente, ma proprio come se fosse oggi un momento in cui avevo scritto un testo, mi sembra, adesso non mi ricordo che anno delle elementari, ma ero alle elementari, avevo scritto un testo e l'insegnante, invece di correggere delle virgole, la punteggiatura, gli errori di ortografia, le come dire, gli errori che effettivamente io della grammatica magari ai quali devo prestare attenzione, aveva corretto le idee dietro al testo.

Che fatica! Tra l'altro questo so essere una fatica davvero comune di tantissimi genitori che mi scrivono quasi ogni mese con queste con questi aneddoti, con aneddoti simili. Chiusa parentesi pensiero ragnatela. Tutto questo lo assorbiamo nell'infanzia e nella prima età adulta. Ma ce lo portiamo dietro anche molto dopo e in ogni sfumatura della nostra vita, anche quella dove il fallimento è meno visibile di una linea storta su un foglio o di una risposta sbagliata a un test o di un errore di ortografia.

Ma brucia molto di più. Quando la relazione di coppia non funziona più ma la portiamo avanti perché prendere due strade diverse è un fallimento che ci fa vedere come persone arrendevoli. Questa è la narrativa che ci racconta la società. Oppure, quando facciamo un errore sul lavoro e perdiamo fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità e pensiamo che insieme a quelle stiamo perdendo anche la stima di chi lavora con noi. Questa è la storia che ci raccontiamo nei nostri cervelli.

Ancora, quando gli strumenti educativi che abbiamo nella nostra cassettina degli attrezzi non funzionano subito, non riusciamo a gestire la crisi di nostra figlia in pubblico e ci sentiamo gli occhi delle persone puntati addosso, penseranno che sono un pessimo genitore, che non so farmi rispettare. Questa è la vocina della società, dell'educazione che abbiamo ricevuto. Quello che ci fa dire penseranno che sono un pessimo genitore, che non so farmi rispettare è la vergogna legata al perfezionismo. La vergogna ci relaziona agli altri attraverso la paura del giudizio. Non parla di chi siamo, parla di come vorremmo essere visti.

Tutto questo pensiamo che sia un problema dell'età adulta con il quale noi adulti dobbiamo relazionarci, che dobbiamo gestire, su cui dobbiamo fare del lavoro. Il problema però è che questo tutto questo in realtà va oltre a noi. Questo circolo vizioso di errore, performance, vergogna va da noi alle nostre piccole persone. Si trasmette ai nostri figli che ci osservano ogni giorno e da noi prendono esempio per modellare I propri comportamenti, le proprie reazioni e costruirsi schemi con cui interpretare il mondo. Di questo tra l'altro ho parlato anche nel TEDx di cui vi dicevo prima e ve ne leggo una parte.

In realtà giusto l'altro giorno Oliver mi chiesto mamma tu sapresti ancora dire il tuo TEDx a memoria? Perché non so se sapete che il TEDx lo si presenta sul palco a memoria ma è un discorso a cui si lavora per mesi e mesi. Sul blog ho scritto proprio un post sul processo di creazione del TEDx, di come funziona, che è lo stesso processo del TED. E quindi Oliver mi proprio chiesto: ma mamma tu sapresti ancora recitarlo a memoria? E io gli ho detto: no Oliver, non penso.

E adesso ci ho provato, mentre prima di registrare questo episodio e no, No, non me lo ricordo, quindi ve lo leggo. C'è una storia che amo raccontare. Un giorno mia figlia Emily aveva circa quattro anni, fatto una riga con un pennarello nero su un tablet da lavoro di mio marito. Stava disegnando, I fogli e il tablet erano lì per terra e lei confuso le penne. Io sapevo benissimo che era stato un incidente perché il tablet lo usava con cura, eppure la mia prima risposta è stata quella dell'educazione che ho ricevuto.

Gliel'ho tolto e le ho detto: Chiaramente sei ancora troppo piccola, lo potrai usare di nuovo quando sarai più grande. Lei è scoppiata a piangere perché l' percepita come un'ingiustizia, e lo era un'ingiustizia. L'emozione che provava le avrebbe già insegnato quello che doveva imparare. La mia punizione non serviva. È intervenuto mio marito, l' abbracciata, l' tranquillizzata e le detto: Emily, mamma parlato d'istinto, ma detto una cosa non vera.

Certo che puoi continuare a usare il tablet, anzi, d'ora in avanti sono ancora più tranquillo quando lo usi. Sai perché? Perché dopo questo errore so che lo userai con ancora più cura. Posso fidarmi ciecamente di te. Se vi state chiedendo se mi sono arrabbiata con mio marito per avermi contraddetta, la risposta è no.

Io e Alex abbiamo un patto, scegliamo di contestare con gentilezza gli errori dell'altro davanti ai nostri figli. Perché uno, così ci aiutiamo a riconoscerli e possiamo chiedere scusa più in fretta. Riparare è uno dei pilastri dell'educazione che abbiamo scelto, perché se non mostro io cosa viene dopo l'errore I miei figli non possono replicarlo. E due, perché se per mantenere quel fronte comune che usavano I nostri genitori, ovvero adulti contro bambini, io e mio marito non ci contestiamo a vicenda, come fanno I nostri figli a imparare a contestare noi quando sbagliamo con loro? Noi genitori spesso siamo I primi bulli dei nostri figli.

Io ci invito a diventare invece la loro palestra per riconoscerli e contestarli I bulli. Ma vorrei riflettere con voi sul diverso approccio mio e di Alex di fronte all'errore di Emily. Io avrei punito l'errore, lui l' usato per costruire fiducia. La fiducia non l'obbedienza è l'obiettivo della genitorialità e inoltre la fiducia come il rispetto è due corsie: solo se la diamo possiamo pensare di riceverla. Wow, non mi sarei ricordata assolutamente nulla, cioè è proprio passato, no?

Come gli esami a scuola. Impari tutto a memoria il giorno prima o le settimane prima e poi boom, sparisce dalla memoria. Questo è il problema dell'imparare le cose a memoria. Piccola critica al sistema scolastico tradizionale. Voilà, ci sta anche in questo episodio.

Ok, magari ora starete ascoltando e vi starete dicendo: Sì Carlotta, razionalmente so che tutto questo è fondamentale per aiutare mio figlio a costruire una relazione sana con l'errore, ma perché poi nei fatti è così difficile? Se anche tu te lo stai chiedendo, la mia risposta è una e una sola: per fare tutto questo lavoro dobbiamo imparare ad accogliere prima I nostri di errori. Non possiamo dare agli altri qualcosa che non diamo prima a noi stessi. Non posso dare ai miei figli calma, comprensione, accoglienza dell'errore, se non do tutto questo prima a me stessa. Come vedete, un cerchio che si chiude.

Tutto ciò che vorremmo insegnare ai nostri figli parte sempre, sempre, sempre da noi e dal guarire le ferite dei bambini e delle bambine che a nostra volta siamo stati e che siamo ancora oggi perché tutti abbiamo un bambino interiore. Ora potrei continuare a parlare all'infinito di questo tema che mi appassiona ma invece di proseguire con le mie ragnatele di pensieri ho scelto di offrirvi due punti di vista di due persone che fanno parte del team di creators della tela: Dalila di Rienzo e Francesca Venturoli, che voi probabilmente conoscete come disegna con Dalila e canta con Francesca. Ho chiesto a loro di raccontarci il loro rapporto con l'errore e il perfezionismo e anche ciò che osservano nel loro lavoro e nell'approccio che I bambini hanno all'errore nel disegno e nel canto. Ve le offro così, una di seguito all'altra, senza commentarle, perché voglio proprio che semplicemente rimangano dei piccoli strumenti per continuare a tessere la vostra personale ragnatela di pensieri, per aggiungere qualche filo a questa ragnatela. Vi lascio ascoltare prima le parole di Francesca.

L'ospite: Quello dell'errore è un concetto che approfondiamo spesso durante le lezioni di musica con le famiglie. Questo perché le lezioni di musica che facciamo sono davvero molto ricche e cantiamo, balliamo, abbiamo le parole da ricordare, le melodie, I movimenti, oppure ci sono dei momenti in cui invito I genitori a inventare delle strofe o dei movimenti da fare sulle attività, quindi sono delle piccole sfide che io lancio. E' un'occasione in più per entrare un po' nel vivo della lezione. In tutte queste occasioni capita a tutte le persone, me compresa, di sbagliare e di fare degli errori Sbaglio apposta perché quello che dico sempre con I genitori che partecipano è che sbagliare è importantissimo. Sbagliare significa semplicemente andare per tentativi.

Sbagliare e fare degli errori significa che stiamo imparando, grandi e piccoli ovviamente, perché nessuno di noi nasce imparato. Lo so che questa espressione non è un italiano corretto, ma è un'espressione che manifesta con precisione l'idea che mi è cara, e cioè che siamo tutti qui per imparare. Possiamo avere dei talenti particolari per certe cose, ma nessuno di noi sa tutto di tutto e anzi ognuno di noi può essere interessato ad approfondire cose diverse e quindi a imparare cose diverse imparare cose che prima non sapeva. Andare per tentativi e sbagliare è il modo che noi abbiamo e che soprattutto I piccoli hanno per imparare. Quindi quello che succede durante le mie lezioni, e che dico spesso ai miei genitori, è che il nostro sforzo è duplice.

Lo sforzo principale è quello di avere fiducia in questo processo, in questo viaggio attraverso prove ed errori. E la seconda cosa importante che dico è che per poter aiutare al meglio I nostri bambini ad accogliere I propri errori, una delle cose che possiamo fare è mostrare loro una faccia, un viso, uno sguardo amorevole e accogliente verso noi stessi tutte le volte che sbagliamo. Spesso la nostra educazione ci porta a non reagire così, di primo istinto, e ci porta invece a valutare con negatività attraverso l'espressione del nostro viso, a valutare con negatività I nostri errori, I nostri tentativi falliti. È invece importante partire proprio da questo: cercare come prima reazione di mostrare amore verso noi stessi e verso I nostri tentativi. Gli errori ci aiutano anche a conoscere noi stessi e il fatto di rispondere ai nostri errori con uno sguardo amorevole insegna ai nostri bambini a essere amorevoli verso se stessi e anche amorevoli nei confronti degli errori delle altre persone.

Quindi, una cosa che possiamo fare è provare a sbagliare apposta. Ci organizziamo prima e sbagliamo apposta e reagiamo con l'intenzione giusta poi al nostro errore, in modo da dare l'avvio a un nuovo modo di vedere le cose. Ecco, tutte queste sono cose importantissime, anche e soprattutto al di là della musica.

Speaker 2: E ora vi faccio ascoltare le parole di Avevo sette anni, quando una signora mi si avvicinò davanti al banco frigo del supermercato e mi disse: Ma che combini con le dita? Guarda che poi pensano che sei pazza! Il tutto in tono scherzoso. Questo è uno dei ricordi più vividi che ho della mia infanzia, ed ancora oggi quando lo racconto mi viene il groppone in gola. Se mi chiedete oggi se mi sembra giusto che una signora sconosciuta mi dica una cosa così, vi rispondo che penso sia incredibilmente in corretto.

Perché? Perché da quel giorno ho cominciato a vergognarmi di disegnare nell'aria, ogni qual volta ne sentivo il bisogno. Da quel giorno le parole di una sconosciuta riecheggiavano nella mia mente ogni volta che volevo disegnare con le mie dita ed anche con la matita, e mentre lo dico mi viene la pelle d'oca. Le sue parole mi ferirono, mi fecero sentire vergogna, sentivo di aver commesso un errore, ma in realtà, oggi che ne ho quaranta di anni, so che stavo solo esprimendo me stessa in tutta la mia innocenza e immaginazione. Pensate che potere hanno avuto le parole di una sconosciuta sulla mia bambina di tanti anni fa ora pensate se quelle parole me le avesse dette mia mamma, mio papà, o I miei insegnanti a scuola.

Nonostante questa vicenda mi considero fortunata perché ho sempre avuto dei genitori che mi hanno supportato nelle mie scelte, e che mai mi hanno inibita specialmente nel modo in cui mi esprimevo attraverso l'arte. Mia mamma quel giorno era più in là con I miei fratelli, ne ho ben tre, e non aveva sentito quello che la signora mi aveva detto, ed io non glielo dissi mai, proprio perché me ne vergognavo. Vi condivido questo mio episodio dell'infanzia perché spesso da adulti usiamo le parole in modo facile per correggere I nostri figli, senza renderci davvero conto di quanto peso possano avere quelle parole nel loro futuro. Il disegno e l'arte sono strumenti quasi nati per I bambini, sono infatti I primi strumenti che hanno a disposizione quando ancora non possono elaborare una frase completa. I bambini di solito non sentono che hanno il controllo del mondo che li circonda, ma attraverso il disegno possono creare quel mondo e disegnare quello che vogliono, con le loro proprie regole.

A volte le persone mi condividono che loro figli o nipoti non sono portati per il disegno, o non sono bravi a disegnare, e lo fanno proprio davanti a loro. Poi quando chiedo di approfondire scopro che la colpa è sempre di qualche errore che il genitore pensa che il bambino fatto nel momento di disegnare mi dicono frasi tipo: E' che cambia I colori alle cose il cielo verde e il prato blu allora penso che non gli piace colorare ci prova ma non migliora molto nel disegno Ogni volta che gli do un foglio lo riempie di rigaccio e basta, si vede che non gli piace. Sapete, un adulto di riferimento, di fiducia, può cambiare il giro della vita di un bambino con le proprie parole e I propri giudizi, Un giudizio negativo, uno scoraggiamento, una battuta di troppo su un disegno apparentemente superficiale può rimanere registrato nella mente di quella bambina per anni e anni a venire, e farle credere anche quando avrà quarant'anni che non è capace a disegnare, e non fa per lei. L'arte e il disegno sono strumenti di valore nella vita delle persone, sono strumenti che puoi continuare ad utilizzare anche da adulto, e non devi essere bravo per forza, non devi disegnare come se fossi un grande artista per riceverne tutti I benefici.

Il disegno è un'abilità che ti aiuta a sbloccare le tue emozioni, il tuo cuore, la tua percezione del mondo in qualsiasi momento tu la voglia usare. Non rifiutarla, provala, fai degli errori e poi ricomincia, e poi attraverso il disegno possiamo aiutare I bambini che tutti noi ancora siamo. Perché attraverso I gesti semplici che racchiudono l'essenza del disegno, come tracciare delle linee, creare delle forme, usare I colori, possiamo connettere con quella parte di noi che avevamo dimenticato, Quella parte di te piccola e avventurosa che quando a scuola la maestra chiedeva chi è un artista? Alzava subito la mano senza esitare perché quella personcina aveva fiducia nelle sue capacità non aveva dubbi ci credeva davvero. E per questo credo che per noi adulti sia ancora più importante tornare a giocare col disegno.

Rimetterci in gioco, riscoprire cosa vuol dire sporcarsi le mani, esplorare nuovi materiali, provare cose nuove, sbagliare, fare errori e errori, che ci aiuteranno però a tollerare la frustrazione e a non arrenderci facilmente. Mi piace chiamare questa tappa la palestra della creazione, perché giorno dopo giorno, con costanza, ci alleniamo con la matita in mano ad essere I più tolleranti dei nostri propri errori, in modo poi da poter trasmettere quell'insegnamento anche ai nostri figli. Come sempre noi siamo il punto di riferimento per loro, e diamo l'esempio che lo vogliamo o no. La creatività e il bambino interiore sono compagni naturali, e impegnarsi nell'uno può risvegliare l'altro. Stavo leggendo alcuni articoli riguardo questo tema, e tanti terapisti d'arte affermano che l'arte fornisce un linguaggio simbolico che ti consente di comunicare ed esprimere emozioni ed esperienze complesse associate al tuo bambino interiore.

E se ci pensate, viviamo sempre la vita attraverso le nostre esperienze da bambini. Per farvi un esempio: nel mio caso, quando sento un rumore forte all'improvviso, io mi spavento sempre. Dentro scatta un campanello d'allarme, vado proprio in tilt. Questo per una serie di episodi che mi successero quando ero una bambina, e che ancora non sono riuscita a sanare. Portiamo quindi sempre dentro di noi quell'innocenza della nostra infanzia, e allo stesso tempo portiamo con noi la saggezza delle nostre esperienze adulte.

Siamo quindi pienamente influenzati dalla nostra infanzia, e l'arte e il disegno sono gli strumenti giusti per connettere con il nostro Inner child e cercare di sanarlo ricordati, disegnare è una competenza e come ogni abilità si acquisisce con la pratica, Più lo facciamo e più alleniamo I nostri neuroni e li rendiamo forti e sapienti. Voglio aggiungere ancora una cosa: I bambini sono persone resilienti, ma anche facili da ferire, con solo un paio di parole, Però sono fiduciosa, perché so che là fuori è pieno di genitori che vogliono scendere dalla ruota e migliorare la loro comunicazione. E poi pensaci: cosa sarebbe la vita senza errori? Senza gravità? Senza evoluzione?

Senza cambiamento. E ti capisco, io sono la prima che ogni giorno cerca di accettare l'errore come parte di me, con compassione verso me stessa, e so bene che non è facile. Ma in fondo crescere e cercare di fare le cose in modo diverso non è mai facile. Quindi ricorda ogni disegno cattivo o brutto ogni errore che facciamo può essere un'opportunità per migliorare quelli che lo seguono. Ma voglio anche ricordarti un'altra cosa che è altrettanto importante: a volte un errore è semplicemente solo un errore e basta, che vola via in un attimo e che non significava nulla di più.

Grazie mille Carlotta per avermi chiesto di partecipare in questo episodio del podcast, sono felicissima di poter condividere con voi tutte queste cose e vi auguro buon ascolto, ciao a tutti! Grazie

Carlotta: a entrambe Francesca e Dalila per averci offerto le loro riflessioni e la loro esperienza, e vi ricordo che trovate sia Francesca che Dalila nello shop della tela nelle serie Cantacon Francesca che offre una serie di lezioni, di musicalità da fare genitori e bambini insieme, ma tanti bambini le fanno da soli. E disegna con Dalila che invece offre lezioni di disegno per l'infanzia, ma che sappiamo per certo che anche tanti genitori fanno insieme ai figli. E questo è un po' proprio quello che noi vogliamo creare momenti di qualità per l'intera famiglia e offrire schermi attivi che possano favorire questi momenti di qualità. Tra l'altro, sulla relazione con l'errore e la potenza delle lezioni di disegno di Dalila per creare familiarità con l'errore lunghissimo, ma effettivamente poi quando ascolterete l'episodio capirete. Ho Ho parlato anche in un altro episodio del podcast di cui non mi ricordo il numero, quindi sicuramente se andate su la tela punto com barra podcast e cercate questo episodio lo troverete lì cercando il numero di questo episodio oppure scrivendo nella lente in alto a destra il titolo dell'episodio.

E così magari trovate anche altri contenuti interessanti. Questo è tutto per oggi. Spero che questa conversazione abbia piantato alcuni semini, abbia tessuto alcuni fili della ragnatela. Si dice tessuto in italiano? Vabbè, mi è venuto il dubbio, ma mi avete capita.

E vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma. Ovviamente mi trovate su tela punto com e da lì potete raggiungere e trovare anche il mio Instagram. Non mi rimane che augurarvi buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!

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Grazie mi ha fatto riflettere sia come mamma che come persona.
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Ciao a tutte e complimenti per questa puntata del podcast. È stata davvero emozionante.

Il sentir parlare di perfezionismo e arte mi ha fatto venire in mente la storia di Phil Hansen.
Appassionato della tecnica del puntinismo, viene bloccato nella sua arte da un tremore costante alla mano destra causato da un disturbo neurologico. 
Si allontò dall'arte a lungo per poi riabbracciarla, fortunatamente, e dimostrando come la creatività possa amare anche i limiti e gli ostacoli.
😍 Che meraviglia, grazie Alessandra per questa condivisione. 💜
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Mi sono commossa ascoltando.
Penso di essermi sentita sbagliata per tanto tempo e quel senso di inadeguatezza vissuto è stato risvegliato da questo ascolto. Oggi però lo guardo con comprensione, mi ha fatto tanto soffrire, ancora un po' lo sento addosso ma forse mi serve come stimolo per migliorarmi sempre.
Ecco oggi, dopo tanto lavoro su di me ( non ancora finito) lo guardo come uno strumento, non più come un' ombra.
Forse è questa l' evoluzione.
Sì, credo davvero anche io che questa che racconti sia (una grande) evoluzione. Grazie per averci offerto questa bellissima prospettiva. 💜
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Puntatona!!! Ascoltata tutta d'un fiato!!! Grazie a tutte e tre per le vostre condivisioni personali e per i numerosissimi spunti di riflessione. Sono anch'io vittima del perfezionismo, ma da un po' di tempo cerco di dare sempre un po' meno retta a quella vocina. Ho cercato di ricordare quali episodi da piccola mi hanno particolarmente segnata, ma su tutte troneggia la voce di mio padre che diceva "te sì na vergognosa" (sei una vergognosa). Oggi mi viene da abbracciare quella me-bambina, non cerco più giustificazioni per un mio comportamento "non-Perfetto", e dico semplicemente "Ah vabbè ho sbagliato!" cercando pure di fare spallucce ( ovviamente sto ancora facendo pratica). Purtroppo da fuori il mio atteggiamento sembra sempre quello di una persona "tutta d'un pezzo", per quanto cerchi di condividere le mie fragilità in famiglia, quindi credo che metterò sicuramente in pratica i suggerimenti di Francesca così che mio figlio non mi veda come una persona che sta sopra ad un piedistallo! Con un abbraccio virtuale vi saluto tutte e tre e vi ringrazio tantissimo per tutto il lavoro che fate e per le energie e la passione che ci mettete dentro: vi assicuro che si sente tutto!!!! Anche da qui 😉
Grazie Kety, per le tue belle parole e la toccante condivisione, mi sono tanto commossa. 💜
Rosalba grazie anche a te! Noi ringraziamo sempre chi crea contenuti, ma non ringraziamo spesso le persone dietro le quinte che permettono la realizzazione di tutto questo! Quindi un abbraccio e un grazie grande grande va anche a te e a tutto il team della Tela ❤️
Adesso sono doppiamente commossa, che caldo abbraccio leggendoti. 💜
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