Preferiti dei bambini

200. E poi furono 200! 🎉 (Facciamo qualcosa di diverso)

Oggi festeggiamo insieme un altro traguardo: il 200° episodio di Educare con calma! 💫 Quando ho iniziato il podcast, non avrei mai immaginato di continuare così a lungo… il titolo del primo episodio, non a caso, era: «Inizio un podcast (credo)». 😅

27 dicembre 2024·
1h 02m
·20 commenti
Né avrei mai immaginato di ricevere così tanto amore e supporto: dal 2020 a oggi Educare con calma è stato quasi ogni settimana il podcast n.1 in Italia nelle categorie Famiglia e Bambini e Genitorialità. Questo risultato è il frutto del nostro viaggio insieme. 💜

Questo ultimo anno è stato specialmente impegnativo, e più di una volta ho pensato di fermarlo, perché un appuntamento settimanale richiede davvero tanto lavoro (non retribuito in questo caso, perché il mio podcast è gratis e io non accetto sponsor né pubblicità): ma ogni messaggio, ogni ascolto e ogni recensione mi ricordano ogni giorno perché voglio continuare a «show up» (esserci?) per voi.

Per la puntata 100, vi avevo lasciato alcune frasi motivazionali e vi avevo descritto i miei strumenti di lavoro per iniziare il vostro podcast. Per il n.200, invece, vi offro qualcosa di diverso: un collage di alcune parti degli episodi più amati, più commentati e più e condivisi da voi (questa volta la rassegna l'abbiamo fatta dal 100 al 200, ma se vi piace la modalità, sarebbe bello farne altri, magari a tema: fatemelo sapere nei commenti).

Buon ascolto e, come sempre, grazie per essere qui: il vostro tempo non è scontato.

✨ Se manca il vostro episodio preferito, scrivetemelo nei commenti ✨

Gli episodi che troverete in questa puntata speciale:

Carlotta: Benvenute e benvenuti a questo episodio speciale di educare con calma, è un po' un'emozione in realtà, come forse avrete già intuito dal titolo è un episodio un pochino diverso dagli altri perché la puntata numero duecento, che vuol dire che sono già duecento I semini che ho lasciato qui dal duemila venti che ho iniziato questo podcast, da quando Alex mi comprato un microfono, mi seduto davanti allo schermo e mi detto parla. Sono duecento riflessioni e conversazioni e I pensieri a ragnatela che ho affidato a questo spazio con la speranza che potessero nutrirne e generarne altre nelle vostre case, nei vostri cuori, nelle vostre menti. Se qualcuno me lo avesse detto quando ho registrato il primo episodio che si intitolava inizio un podcast credo, il credo l'avevo proprio messo tra parentesi, ecco forse non ci avrei creduto che sarei arrivata oggi al al numero duecento. Anche per la puntata numero cento avevo fatto qualcosa di diverso vi avevo lasciato non solo alcune frasi motivazionali per iniziare un vostro progetto online vi avevo proprio anche lasciato tutti gli strumenti che io ho utilizzato per iniziare il mio podcast e speravo proprio che tantissime persone ascoltandolo pensassero Wow ma anche io posso iniziare un podcast perché credo che sia una bellissima forma di espressione, è uno dei miei mezzi di comunicazione preferiti e non avete idea, ma proprio non posso neanche contarle le persone, dovrei fare una lista probabilmente, che hanno effettivamente iniziato un podcast o anche solo un blog o anche solo qualcosa online proprio a partire da quell'episodio cento.

Se vi interessa e volete recuperarla quella puntata la trovate nei contenuti relazionati a questo episodio su la tela punto com barra podcast. Oggi invece allargo un pochino di più la mia zona di comfort e in realtà non vi propongo qualcosa di nuovo, anzi decisamente non di nuovo, ma è qualcosa che desideravo sperimentare e offrirvi da un po' di tempo e che la nostra Vale del team mi convinta a fare offrendomi il suo aiuto per farla ed è una playlist degli episodi che avete più amato, più commentato, più ricondiviso. A questo proposito non posso davvero che dirvi grazie perché è proprio grazie a voi che continuate ad ascoltare educare con calma e ne parlate, lo condividete con altre famiglie e grazie a voi se questo podcast che è un contenuto gratuito in cui ci va davvero tanto tanto lavoro tanto impegno tanta cura e grazie a voi se può continuare ad esistere ma non solo ad esistere grazie a voi se può continuare e grazie a voi se continua ad essere il numero uno la maggior parte delle settimane dell'anno nella classifica italiana nella sua categoria in famiglia e questo per me voi sapete che io non sono una persona che a cui interessano veramente molto I risultati le classifiche I numeri però il fatto di vederlo lì sempre al numero uno mi dà come quella forza quella consapevolezza di cui spesso ho avuto bisogno e come l' data spesso in questi anni quella consapevolezza di ci sono persone dall'altra parte che ti ascoltano ci sono persone che contano su di te in questa settimana ci sono persone che aspettano il venerdì per ascoltare le tue parole e magari per ridere con te per piangere con te per riflettere con te e questa è stata una grande grandissima motore per me per andare avanti perché non vi nascondo che ci sono stati davvero tanti tanti tanti momenti in cui ho pensato di lasciare andare questo podcast e questo progetto e sicuramente ce ne saranno altri perché è un lavoro che probabilmente soltanto chi un podcast in un certo senso a livello professionale, che il mio in realtà davvero non è un podcast a livello professionale perché I livelli professionali includono sponsor, includono pubblicità, includono collaborazioni con partner paganti e il mio non nulla di tutto questo proprio per etica personale io scelgo di non avere sponsor, di non avere pubblicità paganti, di non offrirvi nessun tipo di pubblicità prodotti eccetera eccetera quindi è una mia è una mia decisione probabilmente per questo lo penso un pochino meno professionale forse devo cambiare questa narrativa anche nella mia mente perché in realtà se guardiamo le ore di lavoro se guardiamo le ore di editing se sicuramente è un progetto davvero sicuramente è un progetto davvero importante, davvero grande ed è anche per questo che spesso e volentieri ho sentito che fosse più grande di me e quindi ho pensato magari devo lasciarlo andare e invece I vostri ascolti, I vostri commenti, il fatto che mi ricordiate quanto lo aspettate ogni settimana, I messaggi che mi arrivano ogni settimana che mi dicono non vedevo l'ora che arrivasse il tuo podcast oppure le riflessioni che mi mandate in seguito ai miei episodi ecco questo è ciò che mantenuto in vita cosa sarò da grande e quindi grazie grazie a voi grazie a te che mi stai ascoltando, grazie a te che arrivi alla fine degli episodi, grazie a te che ti metti in gioco perché so che tanti episodi sono scomodi, grazie a te che continui a dedicare a me questo tempo e il tempo che mi dedichi non è assolutamente scontato.

Quindi torniamo perché altra ragnatela di pensieri torniamo un attimo a quello che farò oggi che è appunto una selezione delle puntate a partire dalla numero cento fino ad oggi, quindi una selezione di cento episodi che avete amato di più. Sono proprio piccoli estratti, che avete amato di più e sono proprio piccoli estratti, piccoli spunti che lascerò fluire così senza interruzione e che forse vogliono essere solo un promemoria per voi, per ricordarvi perché avete scelto, perché state scegliendo di educare con rispetto e anche un promemoria per me, per ricordarmi perché continuo ad accompagnarvi in questo percorso. Abbiamo fatto una selezione di episodi, non è esaustiva eravamo davvero indecise con Vale su quali episodi inserire e ci siamo poi affidate a voi sicuramente per vedere quali sono stati quelli più commentati, più amati eccetera eccetera e quindi abbiamo scelto quelli. Ma se qui in questa selezione ci sono episodi che, anzi non ci sono, se non ci sono episodi che voi avete amato in questi ultimi cento episodi scrivetemelo nei commenti andate nei commenti su la tela punto com barra podcast cercate il numero duecento e scrivetemi nei commenti Carlotta questo avresti dovuto metterlo e grazie perché questo mi mi piacerà tantissimo leggere questo tipo di commenti perché una cosa che amo di più dei miei contenuti è rivederli risentirli attraverso le vostre parole, attraverso I vostri occhi.

Non so se ogni scrittore, ogni scrittrice sente questo, ma per me è bellissimo proprio vedere per esempio quando citate alcuni parole del mio podcast o alcune parti del mio libro, perché attraverso I vostri occhi io li rileggo in un modo completamente nuovo e quindi è bellissimo questo e vi ringrazio. E detto questo non mi rimane che lasciarvi all'ascolto di queste parti che abbiamo selezionato per voi e basta buon ascolto Attaccare una categoria di persone per difenderne un'altra per esempio se parliamo di genitorialità questa tendenza potrebbe essere tipo difendere il diritto delle mamme di scegliere di non allattare attaccando le mamme che scelgono l'allattamento richiesta oppure difendere il diritto delle mamme di dedicarsi alla carriera attaccando le mamme che invece scelgono di restare a casa e fare le mamme oppure ancora di difendere il diritto delle donne di condividere il carico mentale con il marito attaccando o facendo sentire inferiori le donne che per esempio fanno sempre la lavatrice o fanno la spesa potrei andare avanti ma mi fermo qui per quanto interessanti siano questi argomenti non entro né in ognuno perché non è il tema di oggi ma li uso proprio solo come esempi per farvi capire che cosa intendo con quel attaccare per difendere o difendere attaccando ci sono purtroppo alcuni account su instagram parlo sempre di instagram perché io non uso facebook attivamente che usano proprio questa tecnica di difendere una categoria di persone attaccandone un'altra perché lo fanno perché così giustificano I loro contenuti dietro questa causa finta nobile di difendere una categoria di persone ma in realtà il loro intento è attaccare la categoria che non la pensa come loro e ovviamente tutto questo avviene con una comunicazione generalmente provocatoria spesso proprio aggressiva o comunque passivo aggressiva credo personalmente che con la provocazione e l'aggressività spesso in realtà si ottenga l'effetto opposto istigare le persone alla rabbia non porta sicuramente al miglioramento delle loro azioni reazioni e relazioni per esempio se io istigo le donne contro I mariti che non fanno nulla in casa in realtà il messaggio è giusto perché dobbiamo comunicare l'importanza della divisione del carico mentale ma se offro rabbia invece che soluzioni costruttivi e dialogo in realtà quelle donne io non le sto aiutando sto facendo loro un disservizio perché la rabbia magari può essere il motore ma sicuramente non può essere il mezzo per avviare un cambiamento non lo è mai e chiariamoci ripeto che spesso quando si attacca per difendere la categoria che si difende merita di essere difesa bisogno di un portavoce ma quello che non ci si rende conto è che anche la categoria che viene attaccata merita di essere rispettata e più spesso che no gli stessi messaggi, stessi identici messaggi si possono trasmettere nel rispetto di tutte le parti coinvolte quindi secondo me anche se la causa è valida e mira a contestare una mentalità deleteria spesso questo approccio provocatorio, aggressivo, di istigazione alla rabbia a lungo andare, a lungo termine è deleterio tanto quanto la mentalità che vogliamo contestare.

Una mattina abbiamo avuto un'ora davvero difficile con Oliver, e in quell'ora entrambi, io e Alex, ci siamo sentiti davvero molto molto arrabbiati, provocati, feriti dal suo comportamento e dalle sue risposte. Prima di uscire di casa per portare I bambini a Parcorn, perché quel giorno li stavo portando io, Alex però mi fatto segno di abbracciare Oliver, e lui lo aveva già fatto. Io ho fatto un respiro profondo, ho alzato gli occhi al cielo probabilmente e sono uscita. In taxi Oliver era visibilmente dispiaciuto però io nel mio cuore stavo davvero facendo fatica a offrirgli empatia. E ho scritto ad Alex questo messaggio, gliel'ho scritto in inglese ma te lo traduco in italiano, gli ho scritto: Sai, non penso di poterlo abbracciare con onestà e supportarlo in questo momento.

Sarebbe falso, sono davvero Quando io gli ho scritto quello lui mi risposto: Però Oliver ne bisogno e io gli ho detto: Anche se è falso? E lui mi detto: Non deve per forza essere falso, può essere così: Ehi, sono ancora molto arrabbiata con te e devo capire perché, ma spero davvero che tu possa passare una bella giornata a Parkor. E io ho riletto quelle parole molte volte e poi gli ho risposto e gli ho detto: ok, hai ragione. Inspira, espira. Condivido con te questo momento di grandissima vulnerabilità mia di genitore in cui ho detto e scritto parole che io personalmente reputo e sento così forti perché appunto tutte le case sono in fiamme.

Se continuiamo a nasconderci nell'armatura che la società ci richiede, non possiamo sconfiggere questa cultura del dito puntato e il falso mito del genitore perfetto. Nessun genitore, nemmeno quelli che sui social media sembrano avere tutto sotto controllo a tutto sotto controllo. Tutte le case sono in fiamme, ma davvero tutte, e l'unico modo per accorgercene è riuscire piano piano a salire sul tetto dell'edificio, del nostro personale edificio, e io questo lo pagano un po' alle scale della nostra evoluzione, perché solo da lì, solo dall'alto possiamo vedere tutte le case e vedere che alla fine sono tutte in fiamme e che le nostre vulnerabilità sono le vulnerabilità anche di tutti gli altri, in situazioni diverse, in momenti diversi. Torniamo al perché I bambini dicono ti odio. Lo dico spessissimo, e lo ripeto anche oggi, I bambini non hanno ancora la capacità di esprimere I bambini non hanno ancora la capacità di esprimere le proprie emozioni e I propri bisogni in modo costruttivo.

Quella parte del loro cervello è ancora in costruzione, non hanno ancora imparato quell'abilità. Quindi quando hanno avuto una giornata difficile? O stanno attraversando un periodo difficile, un momento difficile, quando si sentono meno importanti perché il neonato riceve tutte le attenzioni, quando si sono sentiti spaventati e hanno sentito la nostra mancanza a scuola quel giorno, quando ricevono una delusione. Loro non hanno la capacità di dire con calma: sono triste mamma, sono arrabbiato papà oppure ho bisogno di te. In quelle situazioni in cui I bambini sono disregolati e hanno bisogno del nostro amore, della nostra attenzione, non è anormale che dicano cose come ti odio, non ti voglio più vedere, vai via, mi fai schifo, non sono più tuo amico, sei stupida!

Quando senti queste parole uscire dalla bocca di tuo figlio, nella tua testa suona come una vocina che dice questo è inaccettabile, io sono il genitore e mio figlio mi deve portare rispetto. Ma invece vorrei che iniziassi ad allenare la tua empatia in modo che piano piano la vocina inizi a dire parole diverse. Ad esempio: mio figlio o mia figlia davvero bisogno di me in questo momento. Quindi ecco che cosa puoi fare. Prima di tutto: non ascoltare le parole, concentrati sulla sensibilità del momento, concentrati sulla tua empatia, concentrati sulle emozioni e sulla fatica che tuo figlio sta facendo per arrivare a dire delle cose del genere.

Perché ti ricordo che non è ancora in grado di esprimere le proprie emozioni e I propri bisogni in modo costruttivo, e quindi dice parole dettate dalla rabbia, dettate dalle costruttivo e quindi dice parole dettate dalla rabbia, dettate dall'emozione del momento che spesso non hanno alcun significato per lui parole che magari ascoltato nelle discussioni tra te e tuo marito, tra te e tua moglie, a scuola, tra amici, tra insegnanti, tra adulti, parole che gli vengono. Quindi ecco la prima cosa che puoi fare è non ascoltare le parole, non concentrarti sulle parole, anzi traduci le parole per capire e quasi vedere la sensazione. Per esempio puoi dirgli queste sono parole che mi dicono che sei davvero davvero arrabbiato con me. In questo modo li stai aiutando a costruire intuizioni e prospettive nel contesto della tua relazione di fiducia, stai dicendo loro: io accolgo la tua rabbia, la vedo, la accetto perché tutte le emozioni sono valide e ti capisco. Così stai crescendo, aumentando la fiducia nella vostra relazione.

Poi, ovviamente, dai l'ok a tutte le sensazioni, tutte le sensazioni e tutte le emozioni sono valide, quindi possiamo dirgli: va bene che tu sia arrabbiato con me. In quel momento tuo figlio tua figlia hanno bisogno di sentire che non sono sbagliati per provare le emozioni e le sensazioni che stanno provando, quindi aiutali a sentire questo, aiutali a non farli sentire sbagliati e poi appunto puoi anche condividere anche tu che sei arrabbiata con loro in quel momento, perché di solito I takes to to tango ovvero un detto inglese che significa che ci si arrabbia in due, che un litigio lo si fa sempre in due. Pensa soprattutto a che esempio puoi dare ai tuoi figli se in quel momento di loro rabbia tu gli dici: anche io in questo momento sono arrabbiatissima ma voglio imparare a controllare le mie emozioni e esprimermi comunque con gentilezza perché sono io a scegliere chi sono finché io non riesco a imparare a gestire le mie emozioni e scegliere le mie azioni di fronte ai suoi comportamenti è normale che Oliver si senta più tranquillo intorno ad Alex perché un bambino fa spesso cose che a noi adulti sembrano scomode e se l'adulto si arrabbia ogni volta che il bambino fa qualcosa di scomodo e l'adulto perde la pazienza urla e lo spaventa quel bambino non avrà piacere di stare con quell'adulto preferirà stare con un adulto che lo tratta bene con un adulto che lo fa sentire bene anche quando fa qualcosa di scomodo so che questo è doloroso per tanti genitori che mi stanno ascoltando, lo è stato per me per molti anni, ma io credo davvero che l'unica via per l'evoluzione sia la verità e quindi è la verità che voglio offrirvi.

Quindi per capirci prendiamo una famiglia per esempio in cui la madre non sta bene mentalmente, nel senso che non si prende cura di sé. Il carico mentale di questa mamma è alle stelle e spesso perde la pazienza, quando perde la pazienza grida e fa paura ai bambini. Se il papà offre un comportamento più calmo e più accogliente, se il papà è un porto più sicuro, non importa quanto poi la mamma faccia per quel bambino o quanto tempo investa a giocare con lui o a fare attività con lui o a portarlo al parco. Il bambino istintivamente preferirà comunque il papà perché il papà lo fa sentire meglio. Prendiamo invece una famiglia in cui è il papà che perde spesso la calma perché arriva da un'educazione autoritaria e non si è ancora messo in discussione e la mamma invece riesce a regolarsi più facilmente e magari quel papà ogni sera si mette a giocare insieme al bambino e passa tempo di qualità insieme al bambino ma in altri momenti perde facilmente la pazienza se le cose non vanno come vuole lui si arrabbia magari in alcuni momenti umilia il bambino con frasi tipo: Ma dai ormai sei grande dovresti saperlo fare o quante volte ti ho detto di non fare?

O frasi simili. È ovvio che quel bambino preferirà stare con la mamma. I bambini ci danno feedback, sta a noi saperli leggere, ma non solo, sta a noi credere a quel feedback, perché empatia non significa solo ascoltare le parole, ma anche credere a quelle parole, al modo in cui si sente chi le dice, alle sue emozioni. Sta a ogni individuo singolo scegliere di fare quel lavoro, non possiamo farlo noi per qualcun altro. Se io so che mio figlio preferisce mio marito e non mi chiedo perché e non me ne prendo la responsabilità e non ho voglia di analizzarmi non ho voglia di evolvere per cambiare le cose nessuno può farlo per me mio marito non può farlo per me, mio marito non può convincere mio figlio, guarda che stai bene anche con mamma non possiamo controllare gli altri e quello che loro provano, possiamo controllare solo noi stessi e far sentire le altre persone in un modo o nell'altro utilizzando I nostri comportamenti concentrandoci sui nostri comportamenti Oggi ho deciso di parlare della domanda che mi inviato un genitore e che mi ispirata.

Questo genitore mi chiede come domanda iniziale e della parte che mi incuriosita che cosa penso dei bambini specchio e mi racconta che teme di aver sbagliato approccio e che non sapendo gestire le indicazioni dell'educazione a lungo termine mi dice magari abbiamo finito con il dare a nostro figlio la sensazione che lui sia sul stesso piano di genitori. Mio figlio dice che lui è forte come noi e una volta quando gli ho detto che questo non è vero tu sei un bambino e noi siamo I tuoi genitori decidiamo noi per il tuo bene e non puoi pensare di essere più forte di mamma papà perché semplicemente non è così. Quindi quando lei detto tutto questo lui in tutta risposta le detto qualcosa del tipo Vuoi vedere come ti faccio male? E lei pensava che scherzasse e invece lui caricato il braccio e le dato uno schiaffo sulla coscia. E quindi lei mi chiede se questa rabbia e questa aggressività che suo figlio già manifestato in passato, ne avevamo già parlato perché lei fa il mio corso, lo fanno insieme mi sembra, la mamma e il papà, se questa aggressività che però stava migliorando è un motivo per cui dovrebbero farsi aiutare.

Ok non vorrei commentare troppo su queste teorie dei bambini specchio anche chiamati bambini simmetrici perché credo che partano tutte dal presupposto sbagliato ovvero che il bambino buono è quello che sta zitto fermo che ascolta I genitori in tutto e per tutto e io già sapete diffonde un tipo di educazione completamente diverso. Quindi in generale credo che anche questa, come tutte le etichette, bambini di cristallo, mamme elicottero, eccetera eccetera eccetera sia tanto ridicola quanto deleteria e mi permetto proprio di dirlo così in maniera molto diretta trovo che alcuni professionisti oggigiorno si inventino nuove etichette o riportino di moda antiche etichette per essere pubblicati, per fare notizia, per scrivere un libro che incuriosisca, ma credo che le etichette siano pericolose perché insinuano nella mente dei genitori mentalità sbagliate, controproducenti, deleterie e che alla fine generano problemi non problemi, ovvero creano problemi che in realtà non sono problemi. Ci inventiamo ogni volta nuovi termini per mettere le persone in scatole, mentre quello che dovremmo fare è proprio il contrario dovremmo capire e accogliere l'unicità di ogni individuo e smettere di voler attaccare alle persone post-it in fronte perché quei post-it hanno una colla fortissima e queste persone se li porteranno dietro per tutta la vita Che cosa significa disregolato?

Ci sentiamo al sicuro e connessi con le nostre persone di riferimento che può essere un genitore, un familiare, un insegnante siamo in uno stato di regolazione Ovvero ci sentiamo equilibrati, ricettivi e siamo in grado di concentrarci. Allo stesso tempo però la nostra mente è costantemente alla ricerca di pericoli per tenerci al sicuro. Quando percepiamo una minaccia si innesca uno stato di allarme e diventiamo disregolati. La minaccia può essere una vera e propria emergenza o anche solo una sorpresa improvvisa, un rumore forte e improvviso, cadere e farsi male, uno sguardo di disapprovazione da parte di qualcuno: stanchezza, fame, una frase che ci ferisce, qualcosa che non va come ci aspettavamo, una ferita dell'infanzia non guarita? E quindi perché usare la parola disregolato?

Io personalmente davvero adoro la parola disregolato perché trovo che non giudichi, che non etichetti riconosce semplicemente che l'esperienza umana è entrare e uscire costantemente da uno stato regolato e calmo. Trovo che dire mi sento disregolata sia meno discriminante di sono irritabile o sono ansiosa o sono di cattivo umore sia perché non un'accezione negativa nella mente delle persone sia perché sa di qualcosa che in realtà si può cambiare facilmente un po' come regolare la temperatura di casa. E lo stesso vale per I nostri bambini. Invece di birichino, impegnativo, sfidante o faticoso, quando diciamo che sono disregolati includiamo un po' tutto questo, ma intendiamo che in questo momento le loro emozioni non sono regolate e io, loro guida, posso aiutarli a regolarle. Quindi c'è questo fattore di temporaneità anche che mi piace moltissimo nella parola disregolato e voi se avete ascoltato il mio episodio sulle etichette saprete che non amo le etichette ovvero non amo descrivere I bambini con parole e aggettivi che li etichettano che li mettono in scatole tra virgolette come pigro timido birichino impegnativo sfidante eccetera eccetera però devo dire che la parola disregolato appunto mi piace proprio per questa sua temporaneità ecco io in questo momento sono disregolato ma posso regolarmi Una cosa su cui ti consiglio anzi ti invito a riflettere è anche proprio il fatto che come dici tu voi lavorate tanto siete diciamo meno presenti nella vita dei nella vita di dei vostri bambini e quindi è anche normale in un certo senso che I loro punti di riferimento e non prenderla male, non prenderla sul personale però è molto importante ammetterlo I loro punti di riferimento in questa fase della loro vita sono I nonni e quindi è normale che nel momento in cui non sono con I nonni che magari I nonni sono hanno la tutta la pazienza del mondo perché stanno facendo solo quello e quindi li trattano in maniera magari più gentile, hanno più pazienza verso I loro quelli che tu chiami capricci, hanno più gentilezza perché non sono stanchi non arrivano da una giornata di lavoro piena in cui con le loro preoccupazioni eccetera eccetera e quindi hanno mo il loro calice emotivo è è vuoto hanno molta più possibilità di voi di essere tra virgolette un mh un come dire un punto di riferimento calmo e e quindi magari è anche normale che I vostri bambini soprattutto appunto quel tuo figlio di quattro anni preferisca stare dai nonni e quando quando appunto andate a prenderlo magari non voglia non voglia venire.

Questo purtroppo fa parte del compromesso che avete è molto difficile, lo capisco perfettamente, però ecco non pensarlo, e te lo dico proprio così in maniera diretta perché credo che a volte aiuti di più, non pensarlo come se fosse colpa di tuo figlio ecco probabilmente è non c'è colpa probabilmente è proprio solo un riflesso della situazione familiare che avete in questo momento e quindi dovete trovare voi dei modi per tra virgolette parlare con il vostro bambino e cercare appunto di spiegargli che è molto difficile ogni volta che andate a prenderlo perché lui non vuole venire a casa però che anche voi siete tristi di questa cosa che dovete andare a lavorare tutti I giorni e che quindi non potete passare così tanto tempo con lui come fanno I nonni e magari appunto chiedere che cosa lo renderebbe felice una volta che arrivate a casa magari decidere di fare un gioco e quindi magari con quell'aspettativa di passare del tempo di qualità con voi lui sarebbe più meglio meglio diciamo predisposto a venire a casa con voi senza I capricci. Tutto questo ovviamente dovete parlarne in un momento di calma, non nel momento in cui lui sta e in crisi.

Spesso I genitori mi dicono ma I miei figli finché non urlo non mi ascoltano e io lo capisco anzi spesso lo so è proprio così, finché non arriviamo a quell'urlo, finché non perdiamo le staffe, non gli facciamo vedere chi comanda e sto virgolettando ovviamente sapete che l'educazione in cui credo non come obiettivo l'obbedienza e non si basa su una relazione gerarchica ma su una relazione di cooperazione, quell'urlo sembra che I nostri figli non ci ascoltino. Ma vorrei analizzarlo da un'altra prospettiva: perché dobbiamo arrivare a quell'urlo? Dobbiamo arrivare a quell'urlo perché l'urlo è il nostro limite personale, è proprio il limite ultimo, il capolinea, il lavoro delle persone piccole e giovani come I nostri figli è scoprire ed esplorare I limiti per conoscersi e per conoscerci. Il nostro lavoro di genitore è impostare quei limiti e impostare il capolinea. Se il nostro capolinea lo esprimiamo sempre perdendo le staffe con un urlo, con una manata sul tavolo, sbattendo una porta o ancora peggio con violenza verbale come umiliare I nostri figli o violenza fisica come dare loro una sculacciata, è ovvio che I bambini arrivino fino a quel capolinea prima di fermarsi e tornare indietro.

Finché loro sanno che il limite ultimo e quell'urlo, quella manata, quella reazione disregolata è naturale che loro spingano e spingano e spingano finché non arrivano lì, perché quello è il capolinea che conoscono. Ecco perché insisto tanto sul lavorare sulle nostre emozioni, ecco perché il titolo di questo podcast è educare con calma, perché la strategia di base è usare la calma, la nostra calma e la loro calma. Ovviamente ognuno deve trovare I propri modi per usare la calma e attenzione mantenere la calma non significa che non possiamo esprimere le nostre emozioni, è sano esprimere le nostre emozioni e tutte sono valide compresa la rabbia ma possiamo farlo diversamente, possiamo abbassarci in ginocchio, richiedere la loro attenzione con gentilezza, guardarli negli occhi e dire in questo momento sono arrabbiata ma non voglio urlare, non voglio farti paura, voglio farti vedere che sono capace a offrirti calma così lo impari anche tu. Se diamo fiducia ai nostri figli in queste occasioni di noia, se li lasciamo osservare, se li indirizziamo ad osservare, se diamo la possibilità ai loro pensieri di incatenarsi e fluire liberi, loro molto probabilmente sapranno stupirci. Questo è esattamente ciò che intendo quando dico che la noia è il luogo in cui nasce la creatività intesa non come attitudine artistica ma come capacità di pensare fuori dagli schemi e percorrere strade diverse per trovare la soluzione ad un problema, quindi c'è tantissimo anche problem solving che si acquisisce quando ci si annoia, quando ci si permette di rimanere seduti nella noia in quel disagio.

Quello che voglio consigliarvi quindi è di smettere di offrire costantemente cose da fare, di smettere di riempire questi spazi vuoti o sentirci in colpa o responsabili se I nostri figli sperimentano questa sensazione di disagio. Questo servirà loro anche per allenare un'altra importante abilità che è strettamente collegata alla noia che è la pazienza, che si bisogna allenare perché la pazienza non è una qualità innata anzi come tutte le abilità richiede lavoro va allenata richiede tanto tanto lavoro ed è un processo la pazienza davvero si deve imparare, se io voglio che I miei figli sappiano nuotare per esempio devo portarli in piscina, devo esporli all'acqua, devo portarli a delle lezioni di nuoto magari, è un processo so che devono imparare a nuotare allora li espongo a quella determinata attività, perché non pensiamo la stessa cosa con la noia o con la pazienza? Con la pazienza è lo stesso se voglio che sviluppino la pazienza devo dare loro occasioni di sviluppare la pazienza le occasioni davvero sono ovunque, sono nella vita di tutti I giorni a seconda del vostro stile di vita e della vostra routine dobbiamo solo imparare a riconoscerle a farci caso sfruttarle possiamo imparare a vivere le attese a scoprire la vita che c'è tra un'attività e l'altra per esempio le sale d'attesa del dottore sono un'ottima palestra, le code al supermercato, quando il nostro cibo ci mette di più ad arrivare al ristorante, tutte situazioni di piccolo disagio che però in realtà sono davvero un'ottima palestra per nutrire la pazienza, spesso evitiamo di fare esperienza con I nostri bambini perché le temiamo e ragione perché le crisi dei bambini esistono, sono vere palpabili, imprevedibili, altamente fastidiose, ci disregolano tutti eccetera eccetera ma se non esponiamo I bambini a quelle esperienze come fanno a impararle?

In questi giorni non ho fatto altro che rispondere a mamme che mi dicevano sono esausta, sono stanca, dove trovo la pazienza, come faccio a educare con calma, non ci riesco, come faccio ad aiutare mio figlio in quei momenti, come faccio a farmi ascoltare, come faccio a fargli capire, come faccio, come faccio, come faccio? La verità è che spesso non ci riusciamo perché non abbiamo tempo per noi, perché non ci stiamo prendendo cura di noi. Non puoi versare da una caraffa vuota, non puoi dare ai tuoi figli ciò che non dai prima a te stessa. Il fatto che tu non abbia pazienza non è perché le tue bimbe sono sfidanti o perché siete entrati nei terribili due. Il fatto che tu non abbia pazienza e non riesca a gestire quelle situazioni con calma è perché molto probabilmente non ti stai prendendo cura a sufficienza di te.

Hai tempo per te, Ai momenti in cui nutri la donna e non solo la madre, non solo la moglie, la lavoratrice, l'amica, la figlia? Quali sono quei momenti? Ti soddisfano, ti nutrono? O per esempio quei momenti sono rivolti a soddisfare delle esigenze e delle aspettative della società? Per esempio, un esempio classico, se ti prendi tempo per te per andarti a fare una ceretta alle gambe, ti piace quel tempo?

E' un tempo che dedicheresti in questo modo alla cura di te, alla tua salute mentale, non solo fisica? Oppure quello è un tempo che senti di dover ritagliare obbligatoriamente perché è la società che te lo richiede? Perché lo standard di bellezza della società vuole una donna senza peli? Ti sto facendo un esempio molto generico, ovviamente, però quello che vorrei che ti chiedessi è questo: mi sto dedicando momenti che mi piacciono davvero, che mi nutrono, e non perché altri me lo richiedono? Queste domande sono importanti, perché credo davvero che lì risieda il negozio della pazienza.

Tu mi chiedi dove si compra la pazienza? La pazienza si compra in quei momenti. La pazienza si compra nella cura di sé, si compra nei momenti che dedichiamo a noi stessi, si compra quando ci diamo la priorità, quando cambiamo tutte le nostre priorità e tutto il nostro sistema proprio per poter darci la priorità. E questo si può fare. Non è un lavoro semplice, né immediato, ma è un lavoro che ogni donna può fare.

È un lavoro che ogni donna deve fare, anche solo all'inizio mettendo in moto dei minuscoli cambiamenti. Perché anche chi pensa non ho tempo per prendermi cura di me può cambiare le priorità, può cambiare dei minuscoli momenti della giornata dei minuscoli momenti della settimana per ritagliarsi tempo. Piangere davanti a tuo figlio non ti rende debole Il gli dà potere, è frutto della generazione passata, di un'educazione della gerarchia che stiamo cercando di estirpare. E' ovvio che tu ti senta confusa perché non hai avuto quel modello e rompere questo ciclo generazionale è davvero faticoso. Piangere davanti a tuo figlio in quel momento gli insegnato che le azioni hanno conseguenze e gli mostrato le tue vere emozioni siamo I modelli dei nostri figli anche nella gestione delle nostre emozioni Se non piangiamo noi, come possono imparare che è perfettamente normale piangere quando le emozioni producono lacrime?

Quindi ti dico che cosa insegni a tuo figlio quando piangi davanti a lui. Gli insegni che piangere va bene, gli insegni che non c'è nulla di cui vergognarsi, gli insegni che anche gli adulti piangono, gli insegni che il suo comportamento ti ferita, se non lo sapesse come potrebbe decidere di non replicarlo, gli insegni che può fidarsi di te perché non gli menti neanche sulle tue emozioni anche nei momenti tuoi di crisi hai il coraggio delle tue emozioni e delle tue verità gli insegni come ci si calma quando si piange gli insegni che un abbraccio aiuta gli insegni empatia non hai fatto danni nessun danno sai che cosa avrebbe fatto danni urlare sfogare la tua tristezza, sfogare il tuo non ne posso più con le mani, usare aggressività verbale? Quello sì che avrebbe fatto danni perché spesso ci portiamo con noi in età adulta gli eventi traumatici che viviamo da bambini e da bambine e spesso questi traumi portano a problemi emozionali psichici e fisici Che poi ripararli è difficile? La prossima volta che capita, per favore, non sentirti confusa. Sentiti sicura che sei sulla strada giusta, che stai educando a lungo termine, che hai puntato I piedi nella direzione che hai scelto e sai che in qualche modo supererai gli ostacoli che troverai sul tuo cammino.

La prossima volta che questo capita celebrati, non ci celebriamo abbastanza. Credo che sia importante per un genitore pensare immaginare nella propria mente la possibilità che suo figlio o sua figlia possa scegliere di amare una persona diversa da quella che noi ci aspettiamo perché I nostri figli sono persone a sé stanti che fanno le loro scelte e io mi auguro di aver costruito una fiducia tale che I miei figli sceglieranno di condividere le loro scelte con me e di permettermi di accompagnarli alla scoperta della loro strada. Ora detto tutto questo ovviamente non è detto che I comportamenti di tuo figlio vogliano dire che lui è omosessuale. Il fatto che scelga il rosa non vuol dire che è omosessuale. Mio figlio adora il rosa.

Il fatto che si metta la gonna o che gli piacerebbe mettersi la gonna non vuol dire che sia omosessuale ci sono bambini che si mettono la gonna perché a loro piace la gonna ti invito a parlare con Zahira per esempio che è stata spesso ospite di questo podcast e che spesso e volentieri su instagram e sul suo blog zayracconta punto com condivide proprio la sua esperienza con un bambino maschio che sceglie spesso di mettersi una gonna o un vestito o che sceglie la bicicletta rosa purtroppo noi cresciamo in un mondo in cui siamo inscatolati nelle mentalità del come si è sempre fatto nelle mentalità del ecco è così che deve essere mio figlio o mia figlia come deve rientrare negli schemi e spesso ci dimentichiamo di osservare e di lasciare che I nostri figli siano semplicemente se stessi liberi di scegliere ciò che a loro piace. Il fatto che un bambino si metta la gonna o scelga una bicicletta rosa o abbia una sensibilità più spiccata non significa che sia gay così come il fatto che una bambina scelga di portare I capelli cortissimi o le piaccia scalare gli alberi non significa che sia lesbica significa solo che I bambini se vengono lasciati liberi di scegliere è possibile che scelgano quello che non rientra negli schemi e questo non dice nulla del loro orientamento sessuale.

E quindi forse sarò ripetitiva ma per me il lavoro più importante che ogni genitore possa fare è quello che porta ad accogliere I bambini e le bambine con tutte le sfumature delle loro diversità anche perché ognuna di quelle diversità è una loro caratteristica e ciò che li rende unici non è un qualcosa che decidono è un qualcosa che sono e questo lavoro più lo facciamo noi verso I nostri figli e più I nostri figli impareranno a farlo loro stessi con tutte le altre persone che incontreranno sul loro cammino. L'unica motivazione valida per fare o non fare un secondo figlio è il proprio desiderio autentico Essere consapevoli dei propri limiti e della propria volontà è molto più importante che regalare ad un bambino un amico per tutta la vita, come a volte si definisce un fratellino o una sorellina. La società, la famiglia d'origine, gli amici, chi si occupa in generale della cura dei bambini o un insegnante insomma tutta la società sembra remare contro questa scelta di non avere un secondo figlio o una seconda figlia e a volte mi sembra che sia un continuo puntualizzare sui benefici di avere un fratello o una sorella che sì può essere un'esperienza bellissima ma il beneficio più grande per un bambino resta quello di vivere in una famiglia serena in cui le scelte sono fatte con consapevolezza e soprattutto secondo I propri valori e bisogni ascoltandoli e valori e bisogni ascoltandoli e onorandoli.

Credo davvero che nulla valga di più di questo. Nell'educazione come nella vita credo che sia importantissimo, fondamentale, riconoscere e onorare I propri limiti. Proviamo quindi a normalizzare l'idea che ad alcune persone la propria famiglia piace proprio così ad alcuni piace essere in tre perché adorano quei ritmi quelle dinamiche e magari è proprio in quel tipo di rapporto che si sentono bene quindi non hanno un desiderio genuino e autentico di modificarlo. Quel modello familiare non è meno valido o meno sano per questo anzi quella che stiamo osservando probabilmente è una famiglia che si ascolta ed è consapevole dei propri bisogni, è consapevole dei limiti degli individui che la compongono e non si lascia influenzare dalla pressione sociale e poi probabilmente ci pensiamo poco quando quella domanda esce fuori così un po' a proiettile dalle nostre bocche ma magari dietro alla scelta di non fare un secondo figlio non c'è una mancanza di desiderio spesso quel figlio lo si vorrebbe e anche tanto ma magari dietro questa scelta può esserci un mondo sommerso, la parte che non vediamo dell'iceberg, di fatiche, a volte può esserci una ferita aperta e solo perché non si vede non significa che bruci meno l'unica cosa la cosa più importante come vi dicevo all'inizio dell'episodio che secondo me noi dall'esterno possiamo fare di fronte ad una scelta di questo tipo è praticare il silenzio.

Quando I bimbi dormono io e Alex abbiamo una serata da adulti per noi per avere conversazioni adulte per una serata romantica per aggiornarci per parlare di tematiche importanti come la genitorialità la relazione di coppia il sesso quando mi chiedete come abbiamo fatto io e alex a remare nella stessa direzione nella genitorialità nell'educazione dei nostri figli è anche così dando la priorità al dialogo che significa soprattutto quando I bimbi sono piccoli metterli a letto presto per avere l'opportunità di parlare senza quella stanchezza delle undici undici e mezza che poi effettivamente impedisce anche il dialogo da poco ho letto che in media I genitori si parlano trentacinque minuti alla settimana e io mi chiedo: sarà anche perché questi genitori continuano a ostinarsi magari ad aspettare quello che arriva più tardi per cenare tutti insieme a non dare la priorità al sonno dei bambini quindi fare attività pomeridiane extrascolastiche che finiscono tardi e quindi poi la cena è spostata più tardi e tutto shifta però ecco credo che ci sia una buona base per una riflessione qui e vi invito ad osservare quella che è la vostra routine e provare proprio a capire se c'è un'opportunità di dialogo nella coppia mettendo a dormire I bimbi prima perché poi davvero io noto che spesso quell'opportunità di dialogo tra genitori non esiste perché I membri gli individui adulti non danno la priorità al dialogo io lo so che magari se un genitore torna a casa tardi l'altro sente di voler tenere svegli I bimbi fare cena insieme ma così il treno di Morfeo passa inoltre se ci fate caso spesso la serata quando passa questo treno di Morfeo anche se cenate insieme anche se è vero che il bimbo vede entrambi I genitori in realtà non fluisce non va come ve la immaginate c'è meno armonia c'è meno serenità anzi spesso c'è molta disregolazione spesso si finisce per litigare urlare perdere la patente spesso si finisce per litigare urlare perdere la pazienza perché la routine serale è più difficile quando I bambini sono stanchi tutto è più difficile quando I bambini sono stanchi e tanti genitori mi dicono che quando hanno seguito il mio consiglio di mettere a letto I bimbi presto anche prima che arrivasse l'altro genitore a casa le serate hanno iniziato a essere molto più armoniose e non solo le serate ma anche le giornate perché il sonno riparatore permette anche alle giornate di fluire con più serenità la genitorialità è già difficile non rendiamocela più difficile se c'è una soluzione che magari non è ideale in questo momento ma che in maniera temporanea può renderci tutte le giornate le serate la routine più semplice e non è per sempre ci tengo davvero a ripeterlo perché non è per sempre I bimbi crescono crescono in fretta e le cene tutti insieme che desiderate le avrete e a quel punto le avrete quando ci sarà serenità perché tutti I membri della famiglia saranno pronti predisposti ad andare a letto più tardi Tanti genitori hanno voglia di scendere da questa ruota e di dare più libertà ai propri figli, ma hanno questo nodo di fatica che li blocca, questa paura.

Io mi fido di mio figlio, non mi fido degli altri. Questa è la frase che mi è stata detta più spesso da sempre, da quando viaggiamo a tempo pieno e gli altri tra virgolette riversano addosso le loro paure su di noi, come racconto anche nel mio TEDx. E quindi prima di chiudere questo episodio sull'autonomia, sulla libertà vorrei proprio offrirmi due spunti per affrontare la paura di dare autonomia, di dare libertà, di lasciare I nostri figli più liberi di fare esperienze che magari ci possono anche spaventare. Il primo spunto di riflessione è questo: molta della paura che forse provate arriva da leggende metropolitane. Ve lo dico proprio con il cuore aperto, da viaggiatrice a tempo pieno che vissuto con bambini in paesi che tutti ci dicevano non avete paura di portarli lì?

E da persona che constatato con I propri occhi, toccato con mano una realtà che voglio condividere con voi. Il mondo non è pericoloso come ce lo vendono. Il mondo è molto meno pericoloso oggi di un tempo, di quando I nostri nonni passavano tutto il giorno fuori per strada da soli, senza telefono, senza contatti. So che non sembra che sia così, ma perché la nostra percezione del pericolo è cambiata, la nostra percezione del pericolo è peggiorata, perché oggi ci arrivano sul telefono direttamente in mano, in televisione, in casa nostra ci arrivano tutte le notizie peggiori di tutto il mondo. Allora, invece, sapevamo solo quelle del nostro paesino, della nostra città.

Oggi, invece, ogni giorno leggiamo di tragedie. E ovviamente queste tragedie influiscono sulla nostra percezione del pericolo, sulla nostra percezione di quanto il mondo sia pericoloso. Non è cambiato il mondo, ma è cambiata la diffusione delle informazioni. È ovvio, non si mandano I figli da soli in giro per il mondo senza una preparazione senza educarli e prepararli bene. E' un lavoro lungo, è un processo, ma io ricordo ancora benissimo la soddisfazione di rientrare a casa con la mia piccola spesa, l'essere riuscita a contare il resto esatto e il sentirmi parte attiva nelle attività di casa.

Quella sensazione, quella soddisfazione è stato il motore di tanto altro nella mia crescita. È finito questi sono gli estratti che abbiamo selezionato per voi e anzi adesso vi svelo un segreto, io non so neanche quali siano, sapete abbiamo con Valeria selezionato le puntate, gli episodi, ma poi lei mi fatto un'offerta e mi detto Carlotta e se decidessi io le parti di questi episodi da inserire e così tu poi hai anche un episodio a sorpresa per te proprio come un regalo per te anche che potrai dare il play e ascoltare senza sapere cosa viene dopo, cosa che nel podcast ovviamente non succede, perché tu sai sempre che cosa viene dopo perché lo registri tu e a me è sembrato un pensiero talmente gentile, talmente dolce e in inglese direi thoughtful e l'ho accettato al volo, e quindi anche adesso che registro questo pezzo di finale non so assolutamente che cosa sono le parti che avete appena ascoltato perché le ascolterò con voi quel giorno quando uscirà e questo mi piace tantissimo è come un gioco, penso che sia davvero importante mantenere un aspetto di gioco all'interno del lavoro e sono un po' colpevole in un certo senso di non averlo fatto in quest'anno in quest'ultimo anno è stato un anno veramente difficile di grandi cambiamenti, di grandi transizioni, di grandi obiettivi personali anche raggiunti in un certo senso come il libro, il tour del libro ed è stato un anno faticoso a livello di relazione e tutto questo si è riflesso nel mio lavoro, si è riflesso nella nelle chiamate aziendali, si è riflesso nella quantità di risate che abbiamo fatto in chiamata, nella spontaneità, nella leggerezza delle chiamate anche aziendali e questo voglio che cambi nel duemila venticinque e visto che questo episodio duecento coincide tra virgolette con un nuovo anno quasi perché appunto l'ultimo episodio anche del duemila e ventiquattro se non sbaglio magari mi sto sbagliando magari c'è un altro venerdì ma non mi sembra no perché siamo siamo al ventisette quindi no non ci sarà un altro venerdì in questo duemila ventiquattro e quindi anche proprio l'ultimo episodio del duemila ventiquattro ed ecco mi faccio un augurio per il duemila venticinque il duemila venticinque per me sulla tela sarà un anno di calma ed è questo il mio augurio, io e Alex abbiamo proprio deciso questa parola calma che sarà la nostra guida nel duemila venticinque sia sulla tela sia nella nostra relazione e voglio che sia proprio anche la parola con cui approccerò il mio lavoro, la mia vita, le chiamate aziendali anche, che significa riportarle un pochino, ritrovare quella calma e quindi molto esattamente di cosa parlo e abbiamo avuto da poco una chiamata molto emotiva, ci sono state lacrime ovunque, sì anche nelle aziende perché io non credo che un'azienda debba essere per forza soltanto azienda, io penso alla tela davvero come una famiglia e lo so che quando si dice questo penso alla mia azienda come una famiglia si vede questa tanti pensano questa ingenuità no questa incapacità di gestire un'azienda oppure questa sì vedrà vedrà invece no credo davvero che possa esistere, possa coesistere ecco una cosa non esclude l'altra questo è uno dei nostri motti sulla tela, sul percorso e vale anche in questo caso anzi la nostra Rosalba quando l'ho detto alle ragazze proprio coniato un termine detto che questa è una famiglienda famiglia azienda e quindi ecco voglio davvero che questa famiglienda possa ritrovare la leggerezza, la calma, la spensieratezza e soprattutto le risate, il gusto di vederci il lunedì non solo per parlare di lavoro ma anche proprio per ritrovare persone care e penso che nonostante fosse lì latente sotto pelle l'avessimo un po' perso nelle ultime chiamate e quindi questo è il mio augurio per noi per il duemila venticinque e per tutti gli altri anni a venire e penso davvero che che sia qualcosa che si riflette anche poi su di voi, su chi arriva sulla tela ed è questo che ci sempre contraddistinti e voglio che continui a essere proprio quello che ci rende diversi da tutti gli altri.

Grazie grazie a voi per essere arrivati fino a qua in questo episodio molto lungo di ricordi e di somme tirate sapete che io non sono tanto per I buoni propositi o per tirare le somme dell'anno appena passato e anzi quest'anno vi faccio uno spoiler per chi riceve la mia newsletter riceverete una mail un po' diversa a fine anno, una mail che ho scritto tra l'altro mesi fa in un momento di ispirazione che poi mi sono detta questa è perfetta per l'ultimo giorno dell'anno e quindi l'ho conservata e riceverete questa mail se volete iscrivervi e non siete ancora iscritti potete andare su latella punto com barra newsletter e da lì potete iscrivervi e per il resto non mi rimane che salutarvi che augurarvi buona fine anni o mesi o settimane buona fine giornata o fine settimana o qualsiasi fine vogliate dare alla conclusione di questa frase. E grazie ancora una volta, grazie perché educare con calma il mio E siete siete voi che lo rendete possibile e lo so che sembra retorica ma non lo è quindi grazie Non mi rimane che augurarvi buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo.

Ciao.

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Ciao Carlotta, grazie per i tuoi contenuti sempre apprezzati, sempre attesi e sempre molto molto “formativi”. 
I tuoi episodi per me sono tutti utili e mi piacciono tutti, ma questo di oggi si è superato in tutto. La tua felicità un po’ timida direi, e la grande dolcezza di Vale e del regalo che ti ha donato sono dei regali anche per noi. Riascoltare tutti gli estratti, così, random, soprattutto per una come me che è approdata sul podcast con diversi anni di distanza, e che lo sta ascoltando tutto d’un fiato, è un indice, un riassunto mentale inestimabile. Ho salvato il podcast per ascoltarlo di tanto in tanto e approfondire pensieri che ogni tanto si mettono da parte. Grazie mille! 🙏 
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Grazie 🤩….io avrei messo anche 170 e 193 ❤️
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Bellissimo episodio con tantissimi spunti da riprendere e approfondire con calma e in base alle esigenze del momento. Grazie per l'attenzione e la cura dei contenuti da parte di tutto lo staff.
Grazie a te, Luca! 💜
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💜💜💜
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Io sono estremamente felice di tutto ciò e mi emoziono profondamente a leggerti sapendo tutto l'impegno che metti in tutto questo, la dedizione, la fatica e anche l'amore. La Tela ed il Percorso sono stati una realtà importantissima per me come mamma sin da quando lo sono diventata ed ogni giorno hanno contribuito a sostenere le evoluzioni interiori ed esteriori che ho vissuto. Mi tengono vicina a te momenti scanditi nella mente e nel cuore ed oggi sono super orgogliosa di affiancarti e circondarmi della vostra (team La Tela) energia, non scorderò i giorni della presentazione del Libro e quanto avvenuto dopo... Ogni giorno portate grande valore alla mia quotidianità di persona (e ai vari ruoli che ogni giorno vesto). Buon 200esimo episodio cara La Tela 💟
Karen 🌷
💜
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Mi sono commossa ascoltando questo episodio.
Faccio parte della comunità La Tela da Gennaio 2024 e dopo un anno, sottoscriverei il mio abbonamento altre mille volte.
Ho scoperto Carlotta su Instagram davvero per caso e ci ho pensato per un po' di tempo prima di far parte di questa comunità. Temevo che come molti contenuti che girano su Instagram, non avrei trovato " il numero della mia scarpa" ed invece non solo l'ho trovato ma far parte di questa comunità mi sta rendendo una persona migliore con me e con gli altri.
Sto raccogliendo i semini con i miei figli ma anche con mio marito. La cosa più bella è che seguire il percorso mi rende una persona piena. I contenuti sono sempre ricchi di spunti ed il mio grazie va a tutto il team La Tela per lo straordinario lavoro che fate ogni giorno ed a Carlotta ed alla sua splendida famiglia per essere fonte d' ispirazione per tutti noi. 
Ad altri duecento episodi ricchi di commozione come quelli trascorsi.
Questo è il mio augurio per il nuovo anno e che la calma possa accompagnare tutti noi nel nostro cammino di crescita, come una linfa vitale che ci guida e ci coccola.
Un carissimo abbraccio ❣️
E io mi sono commossa leggendoti, Valentina cara. Quanta bellezza in te e nelle tue parole, grazie per essere in questa comunità speciale. 💜
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Mi sono commossa pensando a quanta strada abbiamo fatto insieme e quanta (spero) ne faremo ancora. Ti ho "scoperta" per caso quando la mia prima bimba aveva pochi mesi e il tuo podcast aveva ancora pochi episodi, grazie all'algoritmo di Spotify. Inizialmente l'educazione che proponi era così fuori dalla mia zona di confort che ammetto che la trovavo disturbante (io pensavo che sarei stata una mamma severa e rigida con dei figli "soldatini"). Ma ogni episodio mi lasciava con il dubbio e la voglia di continuare ad ascoltare. E poi finalmente ho iniziato a mettermi in discussione e ad innamorami dell'educazione a lungo termine. Non so che genitore sarei oggi, se non avessi premuto play su quel primo episodio, ma so di essere estremamente grata per il cammino di evoluzione in cui mi sono sentita guidata e presa per mano da te e dal team di La Tela. Non sai quanti semini che hai piantato sono germogliati, magari a distanza di tempo e che gioia vederli sbocciare. A La Tela e altri 200.000 episodi Grazie!
Che meraviglioso feedback, Claudia. La tua esperienza è di ispirazione e mi fa pensare a quello che spesso ci ricorda 
Carlotta
, e cioè che quando ascoltiamo delle parole che ci creano disagio, se proviamo a rimanere in quel disagio, e continuiamo ad ascoltare con mente critica e senza giudizio... spesso dai semini di quel disagio nascono fiori meravigliosi. 

Grazie a te per aver scelto di fare questo faticoso ma splendido lavoro su te stessa. 💜
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Che bello questo episodio grazie grazie davvero di tutti io li ho sentiti tutti insueme tempo fa quando vi ho scoperti e ora è stato bellissimo risentirlo perché fa sempre bene rinnovare questi concetti spesso li si lerde strada facendo 
Auguri a te Carlotta all  tua famiglia e a tutto il team un buon nuovo anno e di avere sempre la forza di continuare ad aiutare noi genitori in questa strada a volte non facile specialmente di fronte alla società che è ancora tanto da cambiare  
Aggiungo ancora che si sarebbero belle altre carrellate perché cone dicevo a volte fa bene risentire 
Grazie per il feedback Monica! Abbiamo già messo in cantiere altre possibili playlist 😁
Grazie Monica 💜

È vero, fa bene riascoltare, anche perché ogni volta che ascoltiamo noi siamo una versione nuova e diversa, e così si aggiungono nuovi semini che possiamo piantare. 🤗
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Grazie Carlotta e Valeria (non riesco a taggarvi, ma so che leggerete) per questo bellissimo episodio carrellata! Un grande regalo anche per noi. 
Avete per caso una lista degli episodi da cui avete ripeso gli estratti? Me ne mancano un paio, e vorrei ascoltarli. Se non l'avete, non importa.. avrò la sorpresa di riscoprirli mentre recupero gli episodi piano piano. 😊
Buona fine anno a tuttə e buon inizio.
Ciao Raffaella, hai proprio ragione, avere una lista come riferimento è un suggerimento validissimo! La aggiungo subito nelle note dell'episodio. 😉
Grazie mille, Vale! Siete proprio un team speciale! 
💜
Grazie a te per il promemoria! 🥰
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