242. La morte spiegata ai bambini (con un vecchio episodio)
In questo episodio di Educare con calma torno a parlare di un tema necessario e spesso ancora un po’ tabù: la morte.
Oggi però per parlarvi di morte ho scelto l'episodio 13 in cui parto dalle basi e vi offro alcuni spunti, quelli davvero più immediati da cui partire per affrontare questa conversazione con i vostri figli.
Su La Tela ti aiutiamo a offrire e nutrire questa conversazione importante in famiglia, con la nostra guida anti-tabù «Come parlare di morte in famiglia» + libro stampabile per l'infanzia «E se Lulù muore?» – gratis se hai l'abbonamento a Tutta La Tela.
- «Cosa sarò da grande», il mio non-manuale sulla genitorialità.
Carlotta: Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di Educare con Calma. Oggi parliamo, come avrete visto dal titolo, di un argomento difficile, una conversazione scomoda che continua a essere percepita come scomoda e difficile ma che mi sembra stia diventando soprattutto nella nostra comunità sulla tela un po' meno tabù, un po' più facile da affrontare perché quando si hanno gli strumenti per affrontare le conversazioni, affrontarle diventa più facile. E anche le conversazioni molto a cuore, ho Questo è un tema che mi sta molto a cuore, ho affrontato già varie volte in contenuti diversi, anche su questo podcast. Ho deciso di parlarvene ancora perché dai messaggi che ricevo su Instagram e anche dalle condivisioni delle famiglie nel forum della comunità, mi rendo conto che I genitori hanno davvero voglia di avviare conversazioni come questa, con onestà. Ma spesso, come vi dicevo prima, non hanno gli strumenti o sentono di non averli.
Io invece penso che gli strumenti davvero possano fare la differenza, e proprio per questo l'anno scorso, nel duemila ventiquattro, ho pubblicato un episodio che parla di morte e di come possiamo normalizzarla dentro di noi e anche nell'infanzia. È l'episodio centottantuno che trovate su la tela punto com barra podcast e anche tra I contenuti relazionati a questo episodio sul sito della tela. In quell'episodio ho condiviso la testimonianza di una mamma che raccontava la sua esperienza di questa conversazione con la sua bimba e l'ho usata tra virgolette come punto di partenza per portare alcune riflessioni e per rispondere alle domande di questa mamma, che poi spesso però sono le domande di tanti altri genitori. È un episodio intenso che, se non avete ascoltato, vi invito a recuperare ma a farlo in un momento in cui siete pronti ad accogliere questa conversazione. Oggi però per parlarvi di morte ho scelto un altro episodio, che è uno dei primissimi, l'episodio numero tredici.
E dico che ho scelto un altro episodio perché ho deciso di fare una cosa un po' diversa. Ho deciso piano piano di iniziare a riproporvi alcuni episodi del podcast dall'inizio di educare con calma, proprio perché sono episodi ricorrenti nelle conversazioni che continuiamo ad inviare ai genitori che hanno bisogno di affrontare queste conversazioni e che quindi riteniamo ancora validi, un po' sempre verdi e che sono un modo semplice per offrire quelle conversazioni. E magari ci sono famiglie che hanno iniziato ad ascoltare il podcast molto dopo e che quindi non hanno mai ascoltato gli episodi iniziali e magari altre famiglie che a volte ritornano ad ascoltare quegli episodi. Magari non li trovano, magari invece se ne dimenticano, però hanno magari anche piacere di riascoltarli. E quindi abbiamo proprio deciso di fare una cosa un po' diversa e alcuni episodi d'ora in avanti ve li riproporrò integralmente.
In questo episodio sulla morte numero tredici parlo proprio delle basi. Parto dalle basi e vi offro alcuni spunti, quelli che secondo me sono davvero più immediati da cui partire per affrontare questa conversazione con I vostri figli. In quell'episodio troverete anche un aneddoto che forse, se avete letto il mio libro Cosa sarò da grande? Ricorderete, che è quello che racconta nel capitolo La leonessa Leila, che se volete approfondire questo argomento potete rileggere per ampliare questa riflessione. Ma c'è anche un'altra ragione per cui vi ripropongo questo episodio, ed è perché io e il team abbiamo appena pubblicato una nuova guida antitabù proprio sulla morte.
Come sapete, o se non lo sapete ve lo racconto, le nostre guide includono una parte per l'adulto, per imparare come e perché anche affrontare queste conversazioni che sono così importanti e poi includono un libro illustrato per l'infanzia che in questo caso si chiama E se Lulù muore da leggere proprio insieme ai bambini e alle bambine Potete stamparlo voi in casa oppure in copisteria. Io consiglio sempre la copisteria e anch'io stessa vado sempre in copisteria proprio perché mi piace avere quel libro finito da poi conservare e rileggere a lungo. Quindi vediamo diverse opzioni di stampa, ma potete anche leggerlo in formato digitale direttamente sulla tela. Nella guida per l'adulto, oltre alle linee guida chiaramente per parlare di morte in famiglia, oltre alla guida alla lettura del nostro libro per l'infanzia, quindi vi aiutiamo proprio anche a capire come leggere questo libro per l'infanzia. Tra l'altro non lo so se l'ho mai detto sul podcast ma chi questi libri lo sa in alcune pagine di questo libro per l'infanzia nella versione digitale ci sono dei punti interrogativi in alto e quando lo clicchi ti aiuta a rispondere a una potenziale domanda di tuo figlio, di tua figlia, per esempio che cosa significa sopravvivere?
O che cosa significa cremazione. Ecco, domande di questo tipo che magari ti fanno, tu non ti aspetti, non sai come rispondere e noi cerchiamo di aiutarti. Quindi, oltre a tutto questo, abbiamo deciso anche di includere un'unità sui lutti metaforici, che parla proprio di lutti della quotidianità che magari non ci aspettiamo, come il diventare genitori, l'arrivo di un fratellino o una sorellina, il divorzio. E E poi abbiamo anche incluso due unità di domande: le domande dei bambini e le domande dei genitori. Ne abbiamo pensate tantissimo, quindi non vi lasciamo soli in questo lavoro.
E infine c'è anche un'unità con aneddoti di lutti di famiglie della tela, tra cui troverete anche un intervento di mio marito Alex, che racconta qual è stata la parte più difficile del perdere sua madre a sei anni ed è abbastanza inaspettato secondo me. E infine vi ho anche registrato la guida audio, perché so che tanti di voi ascoltano invece di leggere. Quindi in questa guida audio che dura circa un'oretta ci sono alcune delle unità della guida, mentre altre, come quella delle domande, degli aneddoti di lutti, ve le lascio leggere direttamente sul testo. Che dire, è una guida difficile, è un contenuto difficile, ma è un contenuto importante perché regala naturalezza e spontaneità a una conversazione che non dovrebbe essere tabù. La morte fa parte della vita ma affinché I nostri figli crescano con questa mentalità e non temano questa conversazione, perché la ragione per cui spesso noi non riusciamo a parlare di morte con I nostri figli o non sappiamo come farlo è proprio perché temiamo questa conversazione, Dobbiamo avere gli strumenti per avviarla e partire dalla nostra preparazione di adulti.
Nell'episodio che vi ripropongo oggi troverete anche alcuni di questi strumenti e copioni che poi approfondiamo nella nostra guida. E basta, non aggiungo altro e vi lascio all'ascolto o al riascolto. Parliamo di morte e parliamo di dolore. Credo che la morte sia una di quelle cose che nascondiamo ai nostri figli per paura che soffrano, per paura del loro dolore. Ma mi ci butto proprio a capofitto, senza tanti giri di parole.
Il dolore non è qualcosa da cui dobbiamo proteggere I nostri figli. Ho sempre la sensazione che I genitori pensino che il dolore dei figli sia un fallimento dei genitori, un loro fallimento, e che come genitori dobbiamo risolvere questo dolore. La società ci venduto l'idea che I genitori debbano proteggere I figli dal dolore, dalla morte, dalla paura. In realtà non ci rendiamo conto che li stiamo proteggendo dall'unica cosa che può renderli persone più resilienti. Il nostro lavoro di genitori non è proteggerli dal dolore.
Il nostro lavoro è esserci quando sentono dolore, è essere presenti quando soffrono. Vi racconto una storia che avevo raccontato in una newsletter passata: alla sera I bimbi guardano sempre dieci venti minuti di un cartone o di un documentario noi siamo molto affezionati ai documentari che per me sono veramente ottimi, sono sempre in linea con la filosofia in cui io credo che offrire la realtà ai bambini. E quel giorno Oliver stava guardando African Katz che è uno dei documentari della bellissima serie di Disney Nature. Nel documentario Leila, la mamma leonessa, muore e Oliver lo aveva già finito di guardare una volta, sempre dieci minuti alla volta, quindi ci aveva messo una settimana o poco più, ma si vede che allora non aveva capito che Leila moriva. Questa volta invece qualcosa aveva fatto click nella sua testa e collegato I puntini.
Premetto che I miei figli fin da piccoli sono sempre stati esposti alla morte quando si presentava nel nostro quotidiano un uccellino morto al parco, una rana schiacciata sulla strada ma anche mhmm proprio solo da dove viene la carne che mangiamo che tra l'altro parte della ragione per cui Oliver scelto di non mangiare più carne quando aveva quasi tre anni Emily invece la mangia senza problemi ancora oggi e pur sapendo da dove viene quindi è proprio personalità a volte. Inoltre la mamma di Alex è morta quando lui aveva sei anni e alla domanda dei bambini dove la tua mamma Alex sempre risposto: è morta quando io ero piccolo. Vi dico tutto questo per farvi capire che Oliver quando guardato quel documentario sapeva che cosa fosse la morte. Sapeva che la morte è permanente, sapeva che la morte è triste anche perché comporta non poter più rivedere quella persona o quell'animale. Ma la morte di Leila a cui Oliver si era ovviamente affezionato è stata la prima morte che lo colpito.
Pianto, pianto per due giorni. Ogni volta che ci pensava scoppiava a piangere, era di cattivo umore, è stato sicuramente il suo primo dolore intenso e io non me l'aspettavo onestamente, volevo parlargliene, volevo aiutarlo a gestire questa sua emozione, volevo risolvere l'emozione, ma mi sono prestato resa conto che ogni volta era un monologo e non aveva alcun effetto, non lo stavo aiutando come lui aveva bisogno che io lo aiutassi. E non lo nascondo, è difficile vedere I nostri figli soffrire e non sapere come aiutarli o rendersi conto che non li stiamo aiutando affatto, ci sentiamo inutili proprio perché come dicevo all'inizio pensiamo che il nostro compito di genitori sia proteggerli dal dolore, risolvere il loro dolore. Poi una mattina di qualche giorno dopo Oliver mi chiesto una cosa strana: mi chiesto di disegnargli Leila, la leonessa. Io stavo lavorando in quel momento e gli ho detto che l'avrei fatto dopo.
Me lo richiesto altre cento volte quel giorno e anche il giorno dopo ma io continuavo a posporre perché se devo essere sincera uno non ne avevo veramente voglia di disegnare Leila e due non so come si disegna un leone e gli avevo perfino proposto di stampare un leone ma lui voleva proprio che glielo disegnassi. Il terzo giorno quindi a questo punto sì ero infastidita dalle continue richieste ma allo stesso tempo ero anche incuriosita da questa insistenza e quindi gliel'ho disegnata molto velocemente su un foglio. Era un disegno insistenza e quindi gliel'ho disegnata molto velocemente su un foglio. Era un disegno pessimo per me non sembrava neanche un leone ma sapete che cosa fatto Oliver? L' conservato per mesi.
Ogni volta che vedeva che pulivo e riordinavo, che è sinonimo di buttare via il superfluo, correva a prendere il disegno di Leila e lo riportava in camera per evitare che lo buttassi via. E allora ho capito: quella era la sua maniera di processare il suo dolore. Io volevo parlare, lui voleva tenere lei la con sé e ancora oggi faccio fatica a parlarne senza emozionarmi perché quando ci ripenso da una parte mi rattrista che quel giorno io non abbia capito immediatamente il suo bisogno e non abbia capito che quello era il suo modo di processare il dolore, quello era il modo in cui lui voleva che io lo aiutassi ma poi vabbè ogni volta mi perdono e vado avanti perché alla fine questa è la genitorialità no? Sbagliare, perdonarsi, chiedere scusa e imparare e rifare tutto da capo. Ma poi mi emoziona anche perché quel giorno ho capito che mio figlio sapeva gestire le sue emozioni meglio di come potevo aiutarlo io e questa cosa a me colpito moltissimo.
Certo è doloroso per un genitore rendersi conto di non poter davvero alleviare il dolore dei figli ma allo stesso tempo devo ammettere che è stato liberatorio perché mi sono resa conto che loro sanno cosa fare come praticamente in tutto quello che cerco di spiegare ai genitori della genitorialità I bambini sanno cosa fare. Se noi li osserviamo e li capiamo e ci mettiamo un po' in disparte, loro sanno cosa fare. Se noi diamo loro gli strumenti per lavorare sulle loro emozioni, se siamo sinceri, se li emozioni tutte le emozioni tra l'altro perché non c'è emozione che sia negativa tutte le emozioni hanno un posto e un valore dentro di noi e se noi non cerchiamo di di proteggerli da queste emozioni loro ci dimostrano che sanno gestirle e addirittura ci guidano verso come aiutarli, ci dicono, ci mostrano come aiutarli proprio come fatto Oliver chiedendomi di disegnargli Leila. In fondo se ci pensiamo alla fine siamo tutti soli con il nostro dolore Solo noi possiamo processarlo solo noi sappiamo come processarlo sappiamo di cosa abbiamo bisogno per processarlo. Quello che possiamo fare con I nostri figli è esserci anche se non possiamo alleviare il dolore dei nostri figli possiamo aiutarli con la nostra presenza.
E come dicevo prima se sappiamo osservarli, se sappiamo ascoltarli attivamente, loro ci aiutano a capire quando hanno bisogno di noi e anche come hanno bisogno che gli stiamo vicino. E questo mi porta alla morte, e ci tengo a dirvi I miei pensieri sulla morte, su come spiegarla ai bambini e sul perché spiegarla ai bambini fin da piccoli, e ve lo racconto perché vedo che la morte è ancora un tabù per I genitori, e molti genitori spesso fanno fatica a parlarne o preferiscono proprio ignorare l'argomento totalmente per proteggere I bambini dalla morte, per proteggere I bambini dal dolore. E il modo in cui lo fanno è spesso inventando delle storie sulla morte tipo è diventato un angelo, è volato in cielo, si è addormentato per sempre o è andato a fare un viaggio molto lungo. In questo modo pensiamo che I nostri figli accetteranno la morte più serenamente ma in realtà la maggior parte delle volte queste spiegazioni non solo non bastano ma creano addirittura confusione nella mente del bambino spesso ci dimentichiamo che I bambini sono osservatori attenti immaginatevi la morte di una persona cara voi piangete siete tristi e I vostri figli per quanto vogliate nasconderlo lo vedono lo sentono sentono che mamma e papà sono tristi ma poi davanti a loro vi mettete una maschera e dite che va tutto bene che il nonno è solo andato a fare un lungo viaggio e che piangete perché vi manca.
Il bambino non trova coerenza tra la spiegazione che riceve e la vostra reazione, Non trova coerenza tra le vostre parole e la vostra tristezza e quindi rimane confuso. Non sa davvero come gestire questa emozione. Forse anche lui sente tristezza ma voi gli state dicendo che non è necessario. Questo io non lo trovo un modo sano di insegnare le emozioni ai bambini poi ovviamente dobbiamo anche imparare a non mascherare il nostro dolore perché solo vivendo le nostre emozioni con naturalezza con spontaneità possiamo offrire un modello sano ai nostri figli ma magari di questo ne parliamo in un altro episodio. Ma quello che ci tengo a dire oggi è che mhmm è molto più sano offrire coerenza, offrire sincerità, offrire semplicità nella nella scelta delle parole e parlare ai nostri figli con lo stesso tatto e la stessa onestà che useremmo con un adulto che amiamo e che significa ovviamente anche non lasciare dubbi attenzione la morte è per sempre è irreversibile fa parte della vita di ogni individuo non è un viaggio da cui poi si torna non è andare a dormire poi svegliarsi quindi deve essere chiaro che il bambino non vedrà mai più quella persona non vedrà mai più una persona morta ma potrà comunque pensarla e ricordarla ogni volta che vorrà poi certo ovviamente bisogna adattare le spiegazioni a livello di comprensione del bambino bisogna usare frasi chiare parole semplici ma non abbiate paura di usare parole come morte o parole come uccidere Più normalizziamo le parole e I concetti difficili e le introduciamo nel nostro quotidiano, più combattiamo il tabù.
E qualsiasi tabù vale la pena di essere combattuto. Per esempio, se parliamo di animali al macello possiamo usare uccidere invece di sacrificare. Se parliamo della morte del bisnonno possiamo dire il bisnonno è morto invece di il bisnonno è mancato o si è addormentato per sempre. Che poi tra l'altro se ci pensiamo magari non ce ne rendiamo conto ma questa cosa del parlare della morte come di un addormentarsi può anche generare paura nel bambino allora di andare a dormire. Quindi io userei sempre le parole più semplici, le parole che userei con gli adulti e cercherei proprio di normalizzarle.
Poi certo una cosa è parlare usando le parole normali del quotidiano che useremo con un adulto e un'altra cosa è esporre I bambini a situazioni che possono creare un impatto traumatico. Questo ovviamente dipende da bambino a bambino ma per esempio se pensate che vostro figlio non sia pronto emotivamente per partecipare al funerale del bisnonno è meglio proteggerlo da quella situazione che non è necessaria, non è non è un dolore necessario ecco quello da quel tipo di dolore sì che possiamo proteggerlo possiamo magari organizzare una piccola cerimonia intima e simbolica a casa per dare l'addio al bisnonno possiamo fare un disegno possiamo sederci in cerchio e condividere dei ricordi di vita con il bisnonno ecco. Ma in generale per me la cosa più importante quando parliamo di morte e di dolore è dare risposte oneste. I bambini non fanno domande di cui non sono pronti a sentire la risposta. I bambini non fanno domande di cui non sono pronti a sentire la risposta.
E vi dirò di più: spesso quando un bambino fa una domanda ad alta voce è perché nella sua testa conosce già la risposta, perché magari la sentite in una conversazione o magari la sentite al telegiornale, ma magari non sa ancora come esprimerla a parole, e quindi si affida a noi, a mamma e a papà, e ci chiede di esprimerla noi al posto suo. Emily un giorno tre anni, o tre anni appena compiuti mi sembra, ci chiese dal nulla: Tutti muoiono? E questa domanda una bambina di tre anni non la fa se la risposta non è già nella sua mente. Questa domanda la fa perché vuole una conferma di quello che sentito ed è pronta ora, in questo momento, ad ascoltare la risposta. E pronta per la risposta che senso mentirle ora?
Se rispondiamo con onestà alle domande dei nostri figli li aiutiamo anche a fidarsi di noi e insegniamo loro che noi ci siamo quando loro hanno bisogno di noi quando si sentono confusi. Ricordo un altro momento in cui Oliver mi aveva chiesto come uccidono gli animali che si mangiano e io gli avevo detto che ci sono vari modi ma oggi in genere con un colpo di pistola alla testa e poi non ho aggiunto altro. Sono stata in silenzio e ho aspettato di vedere se aveva altre domande. Quel giorno non ne aveva e questo mi porta a un altro punto importante: evitiamo I dettagli non richiesti. Spesso quando ci fanno domande che non ci aspettiamo che ci colgono alla sprovvista facciamo l'errore di parlare parlare parlare perché stiamo cercando di risolvere il nostro proprio disagio non so voi ma io avevo l'abitudine di parlare molto di più e anche più velocemente quando mi sentivo a disagio abitudine che ho poi piano piano lasciato andare e ora è veramente raro che spiego più di quanto debba spiegare magari questo potrebbe addirittura essere interessante per un altro episodio del podcast ma per esempio se vostro figlio vi fa una domanda a cui potete rispondere sì o no, la risposta è sì o no, e poi aspettate.
E magari quello basta per quel giorno. Le parole che usiamo e le cose che diciamo, le cose che decidiamo di dire perché è una scelta consapevole le cose che decidiamo di dire ai nostri figli fanno davvero la differenza. E poi ovviamente una volta che siamo sinceri con le nostre parole a livello pratico di fronte al dolore come dicevo prima dobbiamo cercare di non soffocarlo, di di non risolverlo per loro ma semplicemente di accompagnarlo e per farlo spesso abbiamo veramente solo bisogno di aumentare il livello di comprensione, di aumentare il livello di empatia perché di fronte alla morte o di fronte al dolore ma anche solo di fronte al cambiamento a volte I bambini cambiano comportamento, perdono l'appetito, si svegliano di notte, si fanno la pipì addosso, magari manifestano comportamenti scomodi o aggressivi. Ma tutto questo fa parte del processo di assimilazione e e di accettazione del dolore soprattutto in un bambino che non sa ancora razionalizzare come facciamo noi adulti e quindi siamo noi a dover andare incontro a loro a dover accettare loro a dover accettare un comportamento scomodo e accoglierlo perché certo è più difficile offrire comprensione ed empatia a un bambino che si comporta in maniera scomoda ma io ti assicuro che quello è proprio il momento in cui ne più bisogno.
E qui finisce l'episodio vecchio, Sia che lo ascoltavate per la prima volta o che lo riascoltavate, spero che vi abbia dato qualche strumento in più, magari piantato qualche semino. E spero soprattutto che abbia svegliato in voi il desiderio di approfondire e di avviare questa conversazione con I bambini, perché è importante. E anzi, io penso che sia importante proprio avviarla ora, da subito, da piccoli, per dare e darci un'opportunità di prepararci prima di ritrovarsi faccia a faccia con la morte. Perché, anche se non ci piace pensarlo, nessuno di noi sa quando succederà, né che cosa domani letteralmente domani abbia in serbo per ognuno di noi. E spesso l'unica ragione per cui non iniziamo prima questo lavoro è un po' perché abbiamo paura di questa conversazione, ma anche perché non abbiamo strumenti chiari e validi.
Per questo sulla tela creiamo le nostre guide anti tabù, dall'educazione sessuale, all'educazione alla diversità, a come parlare di disabilità. E l'ultima è proprio questa: come parlare di morte in famiglia. La trovate su tela punto com, nella sezione guide, e vi ricordo che se avete l'abbonamento a tutta la tela è inclusa nel prezzo, come tutte le nostre guide anti-taboo, proprio perché crediamo che queste conversazioni facciano parte degli strumenti per educare a lungo termine. Vi do appuntamento al prossimo episodio di Educare con calma e non mi rimane che augurarvi buona serata, buona giornata o buonanotte, a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!
L' argomento morte è un argomento che mi suscita sempre emozioni contrastanti ed anche con i miei figli ho sempre fatto un po' di fatica a parlarne, non per le loro domande ma per me.
Nei miei ricordi d'infanzia, ero tenuta fuori da questo argomento tabù e non mi era permesso partecipare ai funerali per tutelare le mie emozioni ma ricordo che una volta durante il funerale di mia nonna a cui ero molto legata, scesi dalla macchina (in cui mi era stato detto di restare) ed andai a seguire da lontano il funerale .
Oggi so che i miei figli potranno affrontare anche quelle situazioni perché prima avremo ed abbiamo affrontato l' argomento "morte" tante volte perché potessero arrivare a comprendere profondamente cosa vuol dire quando il corpo cessa di vivere ma il ricordo e la presenza restano.
Grazie per questo episodio che ha sbloccato in me tanti ricordi ed emozioni.