Preferiti dei bambini
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213. Rispettare il no: come lo insegniamo

In questo episodio di Educare con Calma parliamo di come mostrare a bambinǝ l'importanza del rispetto di tutti i no (sia i propri che quelli degli altri), mettendoci così nelle condizioni di essere guide sicure, i/le famosǝ capitanǝ della barca di cui vi parlo spesso nel mio Percorso per educare a lungo termine.

18 aprile·
33 min
·5 commenti
Vi offro 5 strumenti pratici per navigare fin da subito questa fatica nel quotidiano, partendo da un messaggio che ho ricevuto da un genitore, che si chiedeva come insegnare al figlio maschio a rispettare il «no» (e alla fine dell'episodio approfondisco anche le motivazioni dietro questa domanda).

Infine, condivido con voi tre libri più altre risorse utili per avviare l'educazione al consenso, perché, come dico nell'episodio: «per insegnare a rispettare il no è fondamentale iniziare a fare educazione al consenso a partire da piccolissimǝ».

Nell'episodio menziono:

Carlotta: Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi parliamo di un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Lo so, lo dico quasi in ogni episodio, e forse perché tutto ciò di cui vi parlo in questo podcast e su Instagram sulla tela mi sta veramente tanto a cuore, l'educazione in generale, l'educazione a lungo termine mi sta tanto tanto a cuore, ma il tema di oggi è come insegnare ai nostri figli e alle nostre figlie a rispettare il no. Questo tema nasce da un messaggio che ho ricevuto da un genitore pieno di preoccupazione che mi chiedeva come insegnare al figlio maschio a rispettare il no. In questo episodio risponderò alla domanda da un punto di vista che riguarda tutti, sia I bambini che le bambine, ma ci tengo anche a precisare il bisogno dietro la domanda di questo genitore così specifica a suo figlio maschio.

Ne parlerò meglio alla fine dell'episodio, ma intanto, maschio. Ne parlerò meglio alla fine dell'episodio, ma intanto ci tengo proprio a parlare di quella preoccupazione, della preoccupazione di quel genitore, sono tante le famiglie che sentono preoccupazione da quando I femminicidi sono sotto I riflettori, non che prima non esistessero ovviamente ma dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin sembra che si sia finalmente direi sviluppata una nuova dolorosa ma necessaria consapevolezza. Come insegnare a far rispettare il no è una domanda che richiederebbe una conversazione lunga e approfondita perché dietro a questa richiesta c'è un mondo fatto di valori di educazione di modelli culturali del nostro modo di essere genitori, ma per iniziare ho pensato di condividere con voi riflessioni perché penso che questi piccoli spunti possano servirvi in varie situazioni del quotidiano per aiutarvi a trasmettere ai bambini e alle bambine l'importanza dei confini, del rispetto reciproco creando allo stesso tempo un ambiente in cui in cui si sentano liberi di esprimere le proprie emozioni e bisogni, ma anche un ambiente in cui I nostri confini siano importanti e in cui loro si sentano motivati a rispettare anche I nostri confini. Ok iniziamo vado diretta diretta alle cinque riflessioni: uno.

Dire no a loro partiamo proprio da qui perché secondo me la parte iniziale, la base proprio di questa conversazione è imparare a dire no ai nostri figli. Spesso c'è un fraintendimento sull'educazione a lungo termine, molte persone pensano che significhi non dire mai di no, non avere regole, ma non è assolutamente così. Educare a lungo termine significa dire I no necessari, imparare a farlo con gentilezza, con calma, senza rabbia né frustrazione. Vi faccio un esempio: se vostro figlio vi chiede un giocattolo mentre siete al supermercato e voi dite no, è probabile che reagisca con una crisi a seconda dell'età. È naturale, perché il no suscita emozioni forti e il suo cervello non è ancora in grado di regolarle e quindi qui entra in gioco la nostra capacità di restare presenti di essere I capitani della barca non si tratta di evitare quel disagio e quindi di dirgli di sì ma di rimanere accanto a quell'emozione, di rimanere seduti sulla panchina di quel disagio insieme mentre loro attraversano quel disagio.

Quando diciamo no con calma non stiamo solo imponendo un limite, stiamo mostrando come si può dire no in modo rispettoso e stiamo insegnando a tollerare la frustrazione che nasce da quel no. Due insegnamenti fondamentali: Se più adulti sapessero tollerare la frustrazione e imparare a dire no io penso che vivremmo in un mondo molto più autentico, più soddisfatto e più Ora pensate al contrario: se I bambini non sentono mai un no, come possono imparare a rispettarlo? E se lo sentono sempre urlato? Con rabbia, con frustrazione, con frasi come ma quante volte devo dirtelo, è possibile che devi fare così sempre? Che messaggio stiamo trasmettendo?

Stiamo dicendo che queste situazioni, ovvero tu mi hai fatto una domanda, io ti ho risposto di no, Queste situazioni causano rabbia e frustrazione e che non c'è un'altra risposta e che dobbiamo ascoltare il no solo quando qualcuno ce lo comunica con rabbia. No, non è così! Questo è un messaggio addirittura pericoloso. Spesso il sistema nervoso di una persona che subisce un trauma entra in stato di congelamento e non può dire no, con forza, con rabbia. Lo dice magari con tono sottile, con incertezza.

Anche questo no va rispettato allo stesso identico modo di un no detto con forza, con rabbia, con frustrazione. E questo è il motivo uno dei motivi per cui è così importante lavorare sul modo in cui comunichiamo I nostri no. Non è facile ma è fondamentale e tra l'altro è un lavoro che facciamo davvero tanto sulla tela nel percorso per educare a lungo termine. Nelle dirette ne parliamo spessissimo di limiti e di come farli rispettare. Seconda riflessione: rispettare I loro no.

E quindi arriviamo al punto successivo, no, rispettare abbiamo detto dire no a loro, ma il punto successivo proprio rispettare I loro no. Il rispetto è una strada a due corsie penso di aver detto questa frase la prima volta nel duemila quindici e continuo a ripeterla allo stesso modo: il rispetto è una strada a due corsie, non possiamo pretendere che I nostri figli rispettino I nostri no se noi non rispettiamo I loro, questo significa che dobbiamo fare un grande lavoro su noi stessi perché implica cambiare la mentalità dell'obbedienza e sostituirla con quella della fiducia, con quella della cooperazione. Faccio un esempio un po' più concreto, immaginate che vostro figlio non voglia dare un abbraccio al compagno abbraccio al compagno di scuola. Spesso la nostra reazione automatica è insistere, magari dicendo poverino, così ci rimane male, guarda, guarda come ci rimane male il tuo compagno! Ma in questo modo stiamo insegnando che il loro no, il no di nostro figlio, non vale, che non diritto a quel no, che non diritto a decidere per sé, che non diritto di decidere come usare il suo corpo in quel momento.

Ma senza andare sul consenso di cui parleremo dopo, faccio un altro esempio magari legato al gioco, immaginate che vostra figlia stia giocando con dei blocchi e non voglia che il fratellino prenda una parte della sua costruzione, Potremmo essere tentati di intervenire dicendo ma dai lascia che anche lui giochi, non essere egoista! Oppure ma suvvia, non è un problema se prende un pezzo, guarda quanti ne hai, non essere esagerata! O ancora devi essere generosa devi condividere I tuoi giocattoli con tuo fratello in realtà in quel momento la bambina sta esprimendo un confine chiaro no quel no significa qualcosa per lei, forse un progetto specifico in mente, forse sente il bisogno semplicemente anche solo di proteggere qualcosa che lei considera suo. Rispettare quel no non significa che ignoriamo il bisogno dell'altro bambino di partecipare, ma che insegniamo a entrambi.

L'ospite: Che tuo fratello prenda I tuoi pezzi.

Carlotta: Forse possiamo trovare altri blocchi, che tuo fratello prenda I tuoi pezzi. Forse possiamo trovare altri blocchi per lui, c'è un blocco che vorresti condividere così potete costruire vicini uno accanto all'altro. Oppure andiamo dal fratellino e diciamo in questo momento I blocchi non sono disponibili, dobbiamo scegliere un altro suscitare delle emozioni forti, può suscitare una crisi e noi accogliamo quella crisi, rimaniamo seduti sulla panchina del disagio e la gestiamo con calma, In questo modo stiamo insegnando a nostro figlio, a nostra figlia, che il suo no valore e allo stesso tempo stiamo mostrando come si può rispettare I bisogni degli altri senza cancellare I propri confini, senza per forza andare oltre a dei limiti personali che sentiamo che devono rimanere lì. Questo tipo di rispetto reciproco è il fondamento per relazioni nutrienti basate sulla fiducia, e tra l'altro è anche il fondamento per noi genitori, perché anche noi dobbiamo imparare a far rispettare I nostri confini. Io faccio sempre l'esempio dell'allattamento.

Arriva un momento in cui tantissime donne mi scrivono e mi dicono io sono felice di aver allattato così tanto ma adesso non ce la faccio più e non so come iniziare. Per me l'inizio è proprio lì, iniziare da quel far rispettare il proprio confine e inizia proprio dal il confine e il mio corpo, questo è il mio corpo,

L'ospite: questo è il tuo corpo, io decido per il mio corpo, tu

Carlotta: decidi per il tuo corpo, è il tuo corpo io decido per il mio corpo tu decidi per il tuo corpo e poi da lì trovare dei modi per collaborare trovare l'accordo in questa vostra necessità di mantenere e far rispettare il vostro confine. Su questo tra l'altro c'è un episodio del podcast, andate su la tela punto com e scrivete nella lente di ingrandimento in alto in alto a destra allattamento vi esce, non mi ricordo che numero è. Ora quando ho pubblicato questo carosello su Instagram tanti genitori mi hanno chiesto: ma allora dov'è il limite? Provo a farvi un altro esempio. Immaginate questa scena: è ora di andare a scuola, chiedete a vostro figlio di

L'ospite: vestirvi e vostro figlio

Carlotta: dice no, non voglio vestirmi. È un no che mette alla prova la pazienza di qualsiasi genitore perché sappiamo che andare a scuola non è opzionale. Tra l'altro proprio su questa situazione del non vuole vestirsi al mattino c'è un episodio del podcast, quindi andate a cercare. Vinte. Significa però accompagnare nel disagio.

Quindi ad esempio invece di reagire con un non mi interessa vestiti subito oppure sempre la stessa storia sono proprio stufa che tutte le mattine tu debba fare questa storia possiamo fermarci? Regolare il nostro sistema nervoso, nella categoria del percorso per educare a lungo termine nella categoria rabbia trovate alcuni modi per e dire: Ti capisco, non hai voglia di vestirti, ti senti stanco, è successo qualcosa che ti preoccupa? Spesso I bambini esprimono I loro disagi con un no perché non hanno ancora le parole per spiegare quello che provano e dietro quel no a volte si nasconde tutt'altra ragione, non sono I vestiti magari, magari è un periodo in cui sta facendo fatica ad allontanarsi da noi e sa che uscire dalla casa uscire dalla porta al mattino significa dover fare quella separazione magari state facendo un trasloco e sta facendo più fatica a regolare le proprie emozioni e andare a scuola per lui non è ancora un posto sicuro e quindi preferirebbe rimanere con voi Ci sono tante ragioni: rispondere con empatia, con un ascolto, dicendo solo: Capisco che tu non voglia vestirti oggi, ti credo! Spesso e volentieri basta una frase empatica di questo tipo per aiutarli a sentirsi ascoltati.

Anche se il limite rimane, nel momento in cui loro si sentono ascoltati sono più inclini a collaborare. Ed è proprio a questo punto che possiamo proporre una soluzione collaborativa. So che non vuoi vestirti. Dobbiamo uscire per andare a scuola. Come possiamo fare?

Preferisci scegliere tu I vestiti? O magari ti va che ti aiuti io? Preferisci la maglietta rossa o quella verde? In questo modo, stiamo dando al bambino un senso di controllo su un aspetto della situazione, la scelta dei vestiti per esempio, mentre manteniamo saldo il limite non negoziabile che andare a scuola, ma farlo dalla calma significa dare al bambino l'opportunità di regolare anche il suo sistema nervoso perché quei classici neroni specchio di cui parliamo spesso fanno proprio quello, sono uno specchio, io rimango calma tu rimani calma, La mia calma è la tua calma, quante volte avete sentito questa frase sul podcast? Tante.

Rispettare il no non significa rinunciare ai nostri valori, ai nostri obiettivi come genitori, significa mostrare che siamo disposti ad ascoltare attivamente che li crediamo che crediamo alle loro emozioni e significa che siamo disposti a trovare soluzioni che rispettino I bisogni di entrambe le parti. Questo insegnamento li aiuterà a gestire I loro no in modo

L'ospite: costruttivo anche quando saranno più grandi

Carlotta: e lo so è un cambiamento e necessità ma proprio un valore ma se vogliamo costruire una relazione basata sulla fiducia dobbiamo fare questo lavoro e vi assicuro che si può ottenere collaborazione senza richiedere obbedienza cieca e a lungo termine questo ci tornerà con gli interessi ok mi sono soffermata molto di più sul punto due so che è un punto difficile mi sono lasciata trasportare ma passiamo al punto tre ovvero il terzo semino è lasciare più libertà di scelta che è proprio secondo me un altro passo fondamentale. Ne abbiamo già parlato in un altro episodio del podcast che trovate sulla pagina di questo episodio su la tela punto com, ve lo metterò nelle risorse, ma qui vi lascio un semino: spesso come genitori facciamo fatica a permettere ai nostri figli di prendere decisioni, soprattutto quando pensiamo che quelle decisioni possano deludere qualcuno: un parente, un familiare, un amico, magari anche noi, noi stessi, noi genitori. Penso per esempio a situazioni quotidiane: non andare alla festa del cugino perché preferiscono passare una giornata con gli amici, scegliere di andare in montagna invece del pranzo dai nonni, decidere che non vogliono partecipare alla recita scolastica. E qui entrano in gioco alcune frasi che magari usiamo spesso senza rendercene conto, altre volte intenzionalmente, perché l'educazione che abbiamo ricevuto, che cercano di convincerli, ma che in realtà fanno leva sulla colpa, sulla vergogna.

Per esempio: ma non puoi fare così a tua nonna, ci rimane malissimo se non vieni! Oppure, se non vai alla recita, deludi tutti I tuoi compagni, anche l'insegnante che hanno lavorato tanto con te! Ma come fai a preferire I tuoi amici al cugino non ti vergogni oppure ancora no così no però mi fai fare una figuraccia con gli insegnanti e le insegnanti se non partecipi Queste frasi spostano il focus dalla decisione del bambino e dai suoi bisogni a come quella decisione influenza gli altri o peggio ancora la nostra immagine di genitori. Queste frasi non solo invalidano I sentimenti del bambino ma possono anche creare un senso di inadeguatezza, di responsabilità sproporzionata per il benessere degli altri, per le emozioni altrui. Inoltre queste frasi non sono efficaci perché uno.

Non insegnano a riflettere sulle scelte, fare leva su colpa e vergogna spinge I bambini a prendere decisioni per evitare conflitti o per compiacere gli altri invece di aiutarli a sviluppare una vera consapevolezza delle loro priorità e dei loro valori. Due, minano la fiducia in se stessi, un bambino che si sente dire che sta deludendo qualcuno continuamente o che dovrebbe vergognarsi rischia di interiorizzare l'idea che il suo valore dipenda da quanto soddisfa le aspettative altrui tre. Non creano empatia autentica Il rispetto per I sentimenti degli altri nasce da un luogo di connessione, di comprensione, anche da una maturità cerebrale, non dall'obbligo o dalla paura di deludere. In poche parole, con queste frasi noi insegniamo nostro figlio a deludere se stesso per non deludere gli altri una lezione che tanti adulti di oggi stanno ancora cercando di disimparare se avete letto il mio libro cosa sarò da grande sapete di che cosa sto parlando che cosa possiamo dire invece possiamo dire frasi come capisco che preferisci passare il pomeriggio con I tuoi amici può dispiacere tuo cugino ma questa è una tua decisione e io la rispetto oppure non vuoi partecipare alla recita scolastica di fine anno anno Mi dispiace perché so che hai lavorato tanto e voglio capire meglio che cosa ti preoccupa?

Ma voglio anche dirti che va benissimo se decidi di non partecipare voglio solo parlarne con te Oppure Hai deciso di non venire a pranzo dai nonni alla fine? Ok, magari possiamo trovare un altro momento per passare del tempo con loro, che ne dici? Li chiamiamo e parliamo di un momento che per te è possibile, in cui

L'ospite: sei

Carlotta: disponibile? Con queste risposte stiamo dicendo: le tue scelte contano, I tuoi sentimenti contano, e non prenderti carico delle emozioni altrui. Allo stesso tempo stiamo imparando insieme, stiamo insegnando a considerare I sentimenti degli altri senza sentirci schiacciati dalla responsabilità di doverli soddisfare sempre. Ma anche senza andare troppo nel dettaglio, quando I nostri figli crescono con persone che rispettano le loro decisioni, imparano a rispettare anche quelle degli altri. E' un circolo virtuoso che parte proprio da noi e quindi dando loro la libertà di scegliere non stiamo solo mostrando rispetto, stiamo anche piantando I semini dell'autonomia e della fiducia in se stessi.

Anche qui mi sono dilungata se andiamo avanti così facciamo un episodio di quindici ore. Semino numero quattro: evita le punizioni. Questo non è nulla di nuovo! La cultura della vergogna e dell'umiliazione è ciò che più produce adulti che non sanno prendersi la responsabilità delle proprie emozioni, che non sanno prendersi la responsabilità delle proprie azioni, rispettare I no altrui, che non sanno neanche far rispettare I propri no spesso e volentieri e se vogliamo che I bambini imparino a distinguere giusto e sbagliato e a scegliere quello che è moralmente anche socialmente giusto dobbiamo smettere di arrabbiarci e punirli per I loro comportamenti sbagliati e iniziare invece a mostrare loro come comportarsi in futuro. Integrità e autocontrollo l'abbiamo detto anche in un altro episodio in una della serie di Tryvers sono qualità in declino dobbiamo iniziare a insegnarle attivamente e per insegnare integrità e autocontrollo uno dei primi passi è proprio cambiare la narrativa sulle punizioni.

Di punizioni parliamo tantissimo non mi dilungo troppo ma vorrei semplicemente riassumerti perché mettiamo che sei qua per la prima volta che ascolti questo episodio per la prima volta ci tengo davvero riassumerti perché le punizioni non funzionano perché magari ti starai chiedendo ok ma che cosa c'entra che cosa c'entra perché devo perché le punizioni non vanno bene le punizioni insegnano a far rispettare I limiti le punizioni insegnano che hai fatto qualcosa di sbagliato ok facciamo un punto della situazione. Le punizioni spostano l'attenzione dal comportamento sbagliato alla paura della conseguenza, senza insegnare alternative costruttive e invece noi dobbiamo aiutare I nostri figli a capire come rimediare agli errori e a imparare dalle proprie azioni. E inoltre le punizioni non insegnano a fare la cosa giusta in futuro, insegnano semplicemente tu questo non puoi farlo, non va bene, hai fatto una cosa sbagliata, ma non stai non ti sto dando un'alternativa ok? Ad esempio se vostro figlio rompe il giocatore di un amico invece di punirlo possiamo dire hai rotto il giocatore del tuo amico osservazione come possiamo ripararlo? Come possiamo chiedere scusa?

Che cosa possiamo fare in questo momento? Questo approccio non solo insegna empatia e responsabilità ma dà a nostro figlio anche gli strumenti per affrontare situazioni simili in futuro che ce ne saranno ce ne saranno tantissime. L'obiettivo non è obbedire per paura lo ripeto l'obiettivo è crescere persone che sappiano fare scelte giuste moralmente con consapevolezza con autonomia con integrità e soprattutto anche quando nessuno li vede, quando sono da soli, quando non c'è il rischio di un castigo o di una multa. Se ti stai

L'ospite: chiedendo che cosa c'entra con il saper rispettare il

Carlotta: no ti rispondo molto che cosa c'entra con il saper rispettare il no ti rispondo molto volentieri: le persone che hanno autocontrollo e sanno prendere da sole la decisione giusta sono più inclini a rispettare I no e I confini degli altri e anche a far rispettare I propri confini personali e I propri no. Perché chi un'immagine di sé, di persona integra e consapevole e moralmente corretta sa anche riconoscere il proprio valore e sa farlo rispettare. Su questo ci sarebbe veramente molto molto molto di più da dire ma lo lascio magari per un altro episodio. E cinque ultimo semino, ultima riflessione: per imparare a far rispettare il no, non possiamo non parlare dell'educazione al consenso, perché per insegnare a rispettare il no è fondamentale iniziare a fare educazione al consenso a partire da piccolissimi. Questa è una conversazione lunga complessa che tocca molteplici aspetti della relazione: genitore-figlio, delle nostre relazioni con altri adulti, dell'educazione, della genitorialità.

Ma oggi voglio lasciarti proprio solo alcuni semini su cui riflettere e da cui partire. Spesso quando parliamo di consenso la conversazione si limita alla sfera sessuale pensiamo ad esempio all'idea di aspettare un sì prima di dare un bacio, quindi contestando favole come Biancaneve o la bella addormentata nel bosco oppure all'importanza di fermarsi quando l'altra persona non può esprimere chiaramente un consenso perché addormentata, ubriaca, troppo giovane, in una situazione di vulnerabilità o di disregolazione eccetera eccetera. Ma voglio sottolinearlo con forza: il consenso e insegnare il consenso parte da molto prima. Ecco alcuni esempi concreti: consenso significa non forzarli a dare un bacio o un abbraccio nemmeno a nonni, zii, familiari se non vogliono. Dobbiamo normalizzare la possibilità di rifiutare un contatto fisico e di dire no senza sentirci in colpa.

Evitiamo frasi come non hai triste se non le dai un bacio che caricano I bambini di una responsabilità emotiva che non dovrebbe appartenere loro. Consenso significa dire a bambini di due anni questo è il mio corpo e se vuoi il latte ho bisogno che me lo chiedi. Questa è un'opportunità per far capire che ogni corpo I suoi confini, anche quello del genitore, come dicevamo prima. Consenso significa non dare per scontato che possiamo prendere in braccio, spostare o muovere bambini piccoli come vogliamo solo perché sono piccoli, solo perché sono leggeri o perché possiamo farlo fisicamente. Anche in questi momenti quotidiani possiamo trasmettere il rispetto per I loro confini corporei per esempio posso prenderti in braccio, posso abbassarti pantaloni, cambiarti il pannolino qua lo so che nella vostra mente avete o riso o pianto o vi siete detti comunque sì Carlotta ma se io chiedo mio figlio posso scambiarti il pannolino ci sono momenti in cui non riuscirei mai ad andare avanti nella mia quotidianità, non entro in questo forse c'è un episodio del podcast se c'è lo scoviamo e lo mettiamo nelle risorse e infine mi piacerebbe che anche voi contribuiste a questa conversazione.

Potete scrivere il vostro esempio nei commenti così possiamo arricchire questa conversazione anche con le vostre esperienze, con le vostre idee. Come lasciare un commento? Potete andare sulla tela punto com barra podcast, cercare il numero dell'episodio oppure nella lente di ingrandimento in alto a destra scrivere il titolo di questo episodio e li potete lasciare un commento e leggere anche tutti gli altri. Queste sono conversazioni fondamentali che non possiamo più permetterci di ignorare o di non avere con I nostri figli il tema del consenso riguarda il rispetto profondo per I confini e la volontà altrui in ogni aspetto della vita. E purtroppo I tragici dati sui femminicidi in Italia ci ricordano quanto questo rispetto sia ancora troppo lontano dall'essere una realtà consolidata.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un numero allarmante di donne uccise da partner o ex partner spesso dopo lunghi periodi di controllo, manipolazione e violenza, questi eventi non nascono dal nulla. Sono il culmine di una cultura che per troppo tempo minimizzato l'importanza del consenso e perpetuato l'idea che l'amore, il potere e il possesso siano intrecciati. Quando insegniamo ai bambini il consenso fin da piccoli stiamo piantando I semi per un cambiamento culturale profondo, stiamo dicendo loro che no significa no sempre e che il rispetto per la volontà altrui non è una concessione ma è un valore imprescindibile, non è solo una lezione per prevenire abusi sessuali

L'ospite: o relazioni tossiche, è una lezione di umanità

Carlotta: che si riflette in o relazioni tossiche, è una lezione di umanità che si riflette in come trattiamo gli altri, in ogni contesto, in ogni ambito della vita. Insegnare il consenso a partire dalla prima infanzia non è solo un atto educativo, e un atto preventivo io lo definirei quasi un atto di attivismo, significa crescere una generazione che capisca che il rispetto dei confini altrui fisici emotivi mentali non è negoziabile, è un antidoto al possesso, alla violenza, al controllo e può contribuire a creare una società in cui tragedie come I femminicidi non siano più così tristemente frequenti. Detto questo, che lo so, è proprio solo un minuscolo spunto di riflessione, un avvio, un motore della conversazione. Se vuoi approfondire il tema del consenso per l'infanzia, ti consiglio tre letture secondo me preziose che sono molto diverse tra loro ma secondo me tutte allo stesso modo fondamentali. Il primo non posso non dirlo è la nostra guida sull'educazione sessuale come si fa un bebè che trovi sulla tela e già aiutato migliaia di famiglie ad avviare queste conversazioni fondamentali perché parlare di sessualità e consenso non è solo una questione di prevenzione ma è un investimento proprio nell'autonomia, nella sicurezza, nel benessere dei nostri figli e come sappiamo la scuola italiana non sicurezza, nel benessere dei nostri figli e come sappiamo la scuola italiana non offre ancora l'educazione sessuale, siamo tra I pochissimi paesi in Europa a non farlo e quindi spetta a noi genitori iniziare questa conversazione a casa.

Il corpo è mio di Claudia Pintore che è pensato proprio per I più piccolini, questo libro ci aiuta ad avviare conversazioni semplici ma importanti come l'importanza di dire no se non vogliamo un abbraccio o di dire stop se qualcuno tocca il nostro corpo in modi che non ci piacciono, anche solo se ci accarezza I capelli, questo tra l'altro avevo fatto anche un reel di quando era capitato proprio a Emily, che trovi su Instagram, e questo libro di Claudia Pintore in versione stampabile lo trovi sulla tela nella serie libricini, si chiama Il corpo è mia. E poi non posso non menzionare Storie spaziali per maschi del futuro di Francesca Cavallo, che è un libro che consiglio direi a partire dai sei anni in su, ed è una raccolta di fiabe che ribalta le narrative tradizionali dell'infanzia costruendone di nuove per educare I nostri maschi ma anche le nostre femmine anche noi stessi alle emozioni al consenso alla collaborazione ci sono tantissime tematiche e da questo mese siamo ad aprile duemila venticinque per chi ci ascolterà più avanti lo trovi proprio sulla tela io Alex e tutto il team siamo felicissimi dell'arrivo anzi direi dell'atterraggio sulla tela di Francesca e del suo progetto.

Le dodici storie hanno il formato di una bellissima esperienza di lettura creata da Alex, una da Alex, una lettura digitale in cui le immagini davvero prendono letteralmente vita e in ogni capitolo trovi anche la versione audio della storia letta da Francesca Cavallo e non solo, anche una guida secondo me

L'ospite: imprescindibile scritta da noi del team La tela per aiutarti

Carlotta: ad avviare le conversazioni di scritta da noi del team La tela per aiutarti ad avviare le conversazioni importanti che possono nascere da ciascuna di queste storie prendiamo proprio una frase del racconto e ti diciamo come utilizzarla per avviare una conversazione importante io credo che questo passaggio sia importantissimo quando leggiamo importante. Io credo che questo passaggio sia importantissimo quando leggiamo contenuti per l'infanzia. E infine se vuoi esplorare ulteriormente il tema del maschile dello sgretolamento degli stereotipi di genere ti consiglio: uno. Giacomo Zani, questi li trovate anche su il pacchetto editoriale del mese di aprile sulla tela che si intitola proprio liberare il maschile e anche zai racconta punto com e la nostra Zaira che ormai lo sai se mi ascolti da tempo ci sono vari episodi con lei e in cui io leggo sue newsletter lei è proprio una delle mie persone di riferimento in assoluto in questo campo da tantissimi anni le sue riflessioni sull'educazione alla parità per me sono illuminanti ricche di spunti pratici per ogni genitore per ogni famiglia al di là della cultura al di là del paese in cui viviamo, al di là del nostro background. L'educazione al consenso è un viaggio lungo e impegnativo, ma inizia da piccolissimi gesti quotidiani, come anche solo scegliere un contenuto per l'infanzia.

Ogni passo conta per crescere una generazione capace di rispettare se stessa e gli altri. E questi cinque spunti, lo so, sono piccoli passi, proprio un inizio, ma ognuno di essi contribuisce a costruire secondo me una cultura del rispetto e del consenso, perché ricordiamoci che ciò che insegniamo ai nostri figli oggi sarà il loro zaino per gli adulti di domani. Grazie per aver ascoltato questo episodio a chi è arrivato fino qua, non è mai scontato per me quindi vi ringrazio sono grata per la vostra presenza qua se vi è piaciuto per favore condividetelo con altri genitori con altre famiglie nelle storie di instagram condividetelo aiutatemi a diffondere l'educazione a lungo termine e non mi rimane che ricordare diffondere l'educazione a lungo termine e non mi rimane che ricordarvi che ovviamente l'abbiamo già detto in tutte le salse ma mi trovate su la tela punto com dove trovate anche il percorso per educare a lungo termine dove trovate anche questo episodio proprio se volete lasciare un commento e dove trovate anche il mio Instagram se non lo conoscete ancora e basta. Buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!

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Ciao ! Ho cominciato ad ascoltare gli episodi del podcast - che ascolta una mia amica ! Molto bello , grazie !

Sono cento per cento d'accordo con molte cose dello stile educativo .
Ti scrivo per chiederti una cosa - mio figlio di 16 mesi ha iniziato da due settimane l'asilo nido , si diverte molto con gli altri amici e amiche ma il momento del saluto , dopo la prima settimana in cui andava bene , é molto doloroso . Si attacca in un abbraccio profondo e deciso , io non lo strappo , ma quando lo metto giù si attacca ai capelli , piange lacrime sincere , lo ascolto. Lo sento. Gli credo. 
Ho provato a dargli più tempo , a vedere insieme il posto da fuori , ma quando scorge la porta dellasilo , oppure già da prima dalla bicicletta , comincia a dire di no .
Io lo voglio rispettare e lo faccio partendo prima , così che abbia più tempo per raccontarmi le sue emozioni , gli disegno un cuore nella mano ( e uno sulla mia ) e lui se lo bacia ( e così anche io ).
Vorrei aiutarlo di più , sperimentare altri modi per collaborare senza imporre , senza chiudere .
Avresti un episodio o dei suggerimenti che potresti consigliarmi ?
Ciao Mia,
sono Rosalba del team La Tela. Grazie per questa domanda (e benvenuta su La Tela 💜).

La fatica alla separazione è davvero impegnativa, lo so, e non siete soli: succede a tantissimi bambini, anche quando al nido stanno bene e si divertono. Una cosa che è davvero utile ricordare è questa: separazione di successo non significa zero lacrime, perché le lacrime non sono un fallimento ma comunicazione.

Tu puoi controllare solo la tua parte: la tua calma, la tua coerenza, il modo in cui lo accompagni. Validare la sua emozione senza allungare la routine gli trasmette un messaggio sicuro: «Vedo la tua fatica e credo che tu possa attraversarla».

Su La Tela trovi tanti contenuti per gestire questa fatica, te ne lascio qui alcuni:

Podcast
Inizio della scuola: la nostra esperienza e pensieri a ragnatela
Episodio 62


Podcast
«Ansia da separazione»: un approfondimento
Episodio 146


Newsletter
La Tela di agosto: come gestire l'«ansia da separazione»


Blog
La difficoltà a separarsi da te non è altro che evoluzione


E poi trovi ancora più approfondimenti nelle lezioni del Percorso per educare a lungo termine. Questi sono solo alcuni dei contenuti che puoi trovare:

Percorso / Scuola
Quando tua figlia piange alla separazione
Strategie per affrontare questo momento e un esercizio per prenderti cura di te.


Percorso / Scuola
Perché fa fatica a separarsi da me?
Evoluzione, attaccamento e che cosa puoi aspettarti.


Percorso / Scuola
Piccoli rituali che possono facilitare la separazione
Non c'è uno strumento a taglia unica: trova quello che fa per voi!


Un abbraccio! 
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Io volevo lasciare la mia esperienza riguardo al cambio pannolino. In realtà credo che sia più una paura di noi genitori che chiedere il consenso a cambiargli il pannolino sia matematicamente un rifiuto, anzi nel nostro caso farlo ha agevolato quest'attività.  Ho una bimba di 2 anni e mezzo, a volte se era un po arrossata si lamentava quando la pulivo e non voleva (giustamente), mi sono fermata a riflettere e ho iniziato a chiederle ogni volta se potevo pulirla. Se mi esprime il suo timore di sentir bruciare le dico che farò piano e che mi fermerò appena me lo chiederà ed è così che il cambio pannolino ha smesso di essere una lotta, anzi spiegandole l'importanza di cambiarlo e di pulirla bene è lei che spesso me lo chiede. Ovviamente ci sono anche le volte in cui non vuole cambiarlo ma ricordandole con calma l'importanza per il suo star bene e chiedendo il suo consenso arriviamo sempre ad una collaborazione. Anch'io ero tra quelli che trovavano strano chiedere il pemesso per cambiare il pannolino poi però grazie a la Tela mi sono posta delle domande e ho capito che era un controsenso chiedere a lei di rispettare i limiti del mio corpo se io ero la prima a non farlo con lei.
Che bellissima (e preziosa) condivisione Irene. Grazie! 💜
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Un episodio quello di oggi che mi sente molto vicina ai contenuti così riccamente e con precisione,espressi.
Alcune delle situazioni descritte, le viviamo quasi quotidianamente. 
I bambini non più così piccoli,di quasi sei anni e nove cominciano da un po' di tempo ad affermare la loro indipendenza ed autonomia corporea anche con i nonni e capita che rispondano ai nonni un po' risentiti ,perché non ricevono più come quando avevano uno o due anni, un abbraccio o un bacio: "io decido per il mio corpo", o "non voglio".
A me dispiace vedere i nonni talvolta dispiaciuti e così ci siamo imbattuti nella conversazione sì sull'importanza di decidere del proprio corpo e del consenso ma anche della gratitudine.
Riconosco l' errore e allora cerco di offrire un' alternativa ai nonni e ai bambini rispetto a come salutarsi.
Talvolta funziona, altre no.
Ma è come un GPS che bisogna ricalcolare. Con calma e pazienza.
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