Preferiti dei bambini

216. «Vai in camera tua!»: perché non funziona

In questo episodio di Educare con Calma parliamo di come punire o umiliare nostrə figliə per un comportamento scomodo non insegni a comportarsi diversamente in futuro.

9 maggio·
27 min
·5 commenti
Affronto questo tema riprendendo una trilogia di reel pubblicati su Instagram un po' di tempo fa e vi offro alcune riflessioni sul perché non è efficace usare punizioni (e che cosa possiamo invece fare affinché bambinə possano imparare davvero), ma anche su come insegnare a offrire scuse sincere, anziché forzare a chiedere scusa.

Infine, parliamo anche di cosa possiamo fare quando siamo consapevoli che un nostro comportamento, nei confronti di nostrə figliə non è valido: riparare. Riparare spesso richiede pochi secondi ed è lo strumento più efficace che possiamo offrirci e offrire a nostrə figliə.

:: In questo episodio menziono:

Carlotta: Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma! Oggi faccio una cosa un pochino diversa: tempo fa ho pubblicato su instagram una serie di reel su uno scenario che mi ero inventata, uno scenario abbastanza comune devo dire nella genitorialità e a partire da questo scenario avevo fatto varie riflessioni sulle punizioni, sul chiedere scusa ai nostri figli, su come offrire un'alternativa alle punizioni eccetera eccetera eccetera e oggi proprio perché a volte so che I contenuti su instagram sono molto frammentati, inoltre magari uno vede un reel, non va a trovare quello successivo, quello precedente, quindi ho deciso di metterli tutti insieme e di fare una sorta di playlist di quei reel dandovi offrendovi tra uno e l'altro I miei pensieri e spero che possa piantare dei semini perché ce ne saranno veramente tanti non entrerò ovviamente moltissimo nel vivo di tante conversazioni per quello c'è il percorso per educare a lungo termine che trovate su la tela punto com ed è lì che facciamo il lavoro quello davvero di cambiare le nostre reazioni di cambiare la nostra mentalità perché poi parte tutto da lì perché se io dico, lo dico spesso questo, se io scelgo di non punire mio figlio ma dentro di me nella mia testa pensa però avrebbe bisogno di una punizione è chiaro che non funziona, prima devo cambiare la mentalità e allora poi piano piano posso anche educare diversamente.

Devo proprio credere che la punizione non sia valida, Ok quindi inizio raccontandovi un pochino quello che era lo scenario che mi sono immaginata nel reel: siete sul divano, due genitori e un bimbo, immaginatevi questa scena: I genitori stanno parlando tra loro, il bimbo cerca di attirare l'attenzione dei genitori, non ci riesce e allora prende un peluche e lo tira addosso a un genitore, lo colpisce in faccia. Il bimbo dice subito scusa, ma l'altro genitore si alza, prende il bambino in braccio sotto le ascelle e lo mette nell'altra camera gli dice stai lì pensa a quello che hai fatto poi torna sul divano il bimbo scoppia a piangere piange disperato rimane seduto in camera, ma continua a piangere. Ecco, questo genitore la convinzione che se non punisce, il bimbo non imparerà a comportarsi diversamente o meglio in futuro. Questa è un'idea sbagliata perché la punizione in realtà distrae il bambino dall'imparare un comportamento diverso in futuro, comportamento che nessuno gli sta insegnando. Due perché quando puniamo, per esempio mettiamo in isolamento, il cervello del bambino entra in uno stato di allarme, di pericolo, il mio adulto di riferimento non mi vuole, mi abbandona, il cervello rettile che noi chiamiamo coccodrillo proprio perché si chiama cervello rettile lo chiamiamo coccodrillo attacca prende il sopravvento e in questa modalità chiamiamola di sopravvivenza il cervello non può imparare, il cervello impara solo quando è in uno stato di calma, quando è nel suo stato chiamiamolo esecutivo, dove si trovano capacità come il controllo degli impulsi, la regolazione delle emozioni, l'empatia, eccetera eccetera.

Ma c'è anche una terza ragione per cui la punizione non è valida in quel momento, perché la capacità di questa parte esecutiva del cervello, le capacità di questa parte esecutiva del cervello non si sviluppano completamente fino ai 25-ventisei anni d'età. Quindi è assolutamente naturale ed aspettarcelo che il bimbo non sappia ancora controllare l'impulso di lanciare il peluche, che non sappia ancora regolare le sue emozioni da solo, soprattutto se nessuno glielo sta insegnando. Immaginate che ci sono adulti che oggi non sanno farlo perché nessuno gliel' insegnato nell'infanzia, e quindi come possiamo aspettarci che un bambino da solo con un cervello immaturo sappia regolare quell'impulso. Non può. Tutto questo chiaramente lo trovate molto approfondito nel percorso per educare a lungo termine, c'è un'intera categoria sulla disciplina e un'altra sulle crisi quindi avete veramente tanto tanto tanto materiale su cui lavorare.

Ma abbiamo visto brevemente che la punizione non insegna, lasciare il bambino da solo a processare le emozioni non insegna, non è capace a farlo e dirgli che cosa non fare non insegna a comportarsi diversamente in futuro. Quindi adesso tra un attimo vi dico anche che cosa fare. Insegna a comportarsi diversamente in futuro. Quindi adesso tra un attimo vi dico anche che cosa fare, ma prima di tutto vi ho raccontato tutto questo per fare insieme a voi una riflessione. Finora vi ho detto che cosa non fare, vi ho detto che cosa non funziona, vi ho detto come non comportarvi.

Immaginate come vi sentireste se terminassi qui l'episodio e non vi dicessi invece che cosa fare? Non vi dessi alternative alle punizioni, non vi dessi alternative di comportamento, o non non vi fornissi strumenti per gestire questa disregolazione e queste emozioni in maniera diversa in futuro. Io mi sentirei sola, frustrata, sbagliata, senza alternative, impotente, incapace di cambiare, incapace di comportarmi diversamente in futuro. È proprio così che si sente quel bambino, il bimbo del nostro scenario. Si sente impotente e senza strumenti Capite perché non può imparare in quello scenario?

Insegnare a qualcuno cosa non fare senza insegnargli che cosa fare è una perdita di tempo per tutti. Punire o umiliare per un comportamento scomodo non insegna a comportarsi diversamente in futuro. Quindi di fronte a un comportamento scomodo dei nostri figli, quello che può fare un genitore per essere efficace a lungo termine per trasformare quel momento di crisi, di sregolazione, di scomodità, di disagio, in apprendimento è questo: questo: un respiro, fare una pausa, non reagire d'istinto che ci permette di accedere alla parte esecutiva del nostro cervello, noi che siamo adulti ed effettivamente possiamo farlo e sceglierlo, in questo modo e solo in questo modo quando noi accediamo alla parte esecutiva del nostro cervello e manteniamo la calma, solo in questo modo il cervello di nostro figlio può rimanere calmo, può accedere alla parte esecutiva del suo cervello e può imparare. Due. Dobbiamo dare il beneficio del dubbio.

Non sempre capiamo o possiamo capire il motivo di un comportamento, e non serve, perché in ogni caso possiamo sempre interpretarlo nella maniera più accogliente che conosciamo. Se stiamo parlando con una persona e nostro figlio è da un po' che ci chiama e poi viene e ci picchia, possiamo fare quel respiro e ipotizzare che magari voleva chiamarci, voleva attirare la nostra attenzione e non sapeva come farlo, gliel'abbiamo mai insegnato, gli abbiamo mai insegnato che cosa fare nel momento in cui due persone si stanno parlando e lui vuole interromperci o bisogno di noi? Abbiamo mai insegnato in vari ambienti diversi? Vi ricordo che I bambini devono imparare lo stesso comportamento, lo stesso apprendimento in tanti ambienti e situazioni diverse? Quante volte l'abbiamo ripetuto se gliel'abbiamo già insegnato?

Ecco e allora è a questo punto che invece di quel momento in cui lo prendiamo lo mettiamo in camera e lo lasciamo lì da solo processare le emozioni cosa che non può fare, ci abbassiamo al suo livello e comunichiamo che lo capiamo. Volevi attirare la mia attenzione ed è per quello che hai tirato quel giocattolo non ti stavamo considerando è vero? L'accoglienza, la comprensione, quando un bambino si sente compreso, si sente accolto ci dà tutto, ma anche un po' noi adulti in fondo no? Quando ci sentiamo colti compresi, non siamo molto più disposti a collaborare, a connettere con l'altro. Questo non significa essere permissivi, significa essere efficaci, perché quando I bambini si sentono capiti davvero ve lo assicuro, ve lo prometto, io raramente prometto, è più probabile che collaborino.

E poi tre abbiamo fatto accoglienza, empatia, comprensione e adesso che abbiamo rilassato il cervello, adesso che abbiamo imbastito la tavola per fare cena, l'abbiamo preparata nel migliore dei modi, l'abbiamo accolto, ci siamo seduti con calma, con serenità, allora ecco in quel momento possiamo mangiare, in quel momento possiamo insegnare come comportarsi diversamente in futuro e allora a quel punto quando il cervello è nel suo stato esecutivo possiamo dire quando mi picchi? Quando mi lanci un giocattolo? Quando mi interrompi? Con uno schiaffetto? Mi fai male?

Non mi piace? La prossima volta, se vuoi chiamarmi, metti una mano qui sulla spalla, così io so che hai bisogno di me oppure metti una mano qui sul ginocchio, se siamo in piedi, così io so che devi parlarmi. Proviamo? E poi lo fate, lo fate davvero in quel momento, lo praticate insieme come se fosse un gioco di ruolo. Noi sulla tela sul percorso per educare a lungo termine usiamo il termine lezioni di grazia e cortesia perché sono proprio questi giochi di ruolo che a me insegnato Maria Montessori, che sono della filosofia e pedagogia montessoriana.

Ed è così che insegniamo l'autocontrollo, che insegniamo a dare limiti chiari, anzi non che insegniamo a dare limiti chiari, ma che diamo limiti chiari e che insegniamo a rispettarli. E di nuovo questo non è essere permissivi, è disciplinare, che significa insegnare, non punire come molti pensano. Ok quindi abbiamo visto che punire o umiliare per un comportamento scomodo non insegna a comportarsi diversamente in futuro insegnare a qualcuno cosa non fare senza insegnargli che cosa fare è una perdita di tempo per tutti, quando invece insegniamo cosa fare nostro figlio può sceglierlo in futuro, un piccolo attrezzo nella sua cassettina degli attrezzi, uno strumento in più, è così che impara a fare la cosa giusta non per paura ma per scelta perché lo sceglie. Ci tengo a sottolineare che non punire un comportamento scomodo lo voglio ripetere non è essere permissivi, è essere efficaci, la punizione non insegna perché quando urliamo, puniamo, umiliamo, mettiamo in castigo, il cervello di nostro figlio diventa disregolato e in quello stato non può imparare, anzi se siamo arrivati a punire, umiliare, mettere in castigo è perché il cervello di nostro figlio era già disregolato a prescindere, quindi a maggior ragione aggiungiamo benzina sul fuoco.

È impossibile, non funziona. Ok quindi torniamo al nostro scenario: il bambino tirato il peluche al genitore, si accorge che un comportamento non valido e chiede subito scusa. Il genitore magari perché non è la prima volta che succede, magari perché lo colpito in faccia e magari l'occhio del peluche l' colpito proprio nell'occhio, gli fatto male o magari perché non se l'aspettava e quando non ci aspettiamo una situazione non ci aspettiamo un emozione è molto più facile che quell'emozione ci faccia sentire sopraffatti, quindi il genitore entra in uno stato di disregolazione, non pensa che le scuse siano sincere, oppure pensa che non siano abbastanza e allora mette il bambino in isolamento e dice magari una frase di questo tipo: scusa non basta, non voglio le tue scuse, voglio che ti comporti diversamente, è facile chiedere scusa, la prossima volta cerca di non dover chiedere scusa Quindi, andiamo un attimo a vedere queste frasi, andiamo un attimo a vedere che cosa succede. Se pensate che quelle scuse non siano sincere perché magari sono arrivate troppo in fretta, non è sicuramente umiliando che impara a offrire scuse sincere, quando umiliaiamo facciamo stare male un bambino il suo cervello l'abbiamo detto entra in uno stato di disregolazione, in quello stato non può imparare e inoltre le scuse sincere si insegnano con il nostro modello dando noi scuse sincere quando noi ci comportiamo male e inoltre si insegnano non pretendendo le scuse, le scuse sincere arrivano, le scuse sincere emergono naturalmente, non vengono forzate.

Poi se pensate che non basti dire scusa e che il bimbo debba lavorare sulle sue scuse, allora lavorate sulle sue scuse in maniera efficace. A seconda dell'età potete insegnare come chiedere scusa, per esempio potete dire: vuoi dire che ti dispiace che hai tirato il peluche? Puoi dire mi dispiace che ho tirato il peluche, vuoi provare? Tutto questo ovviamente quando siamo in uno stato di calma in cui il cervello è regolato, quando abbiamo già fatto quel lavoro per regolare noi stessi e anche vediamo che nostro figlio è anche regolato. Questa piccola aggiunta tra l'altro questo mi dispiace che ho tirato il peluche questa piccola aggiunta del perché, perché mi dispiace aiuta proprio a pensare al perché stanno chiedendo scusa perché spesso e volentieri noi insegniamo ai nostri figli a dire scusa vai a chiedere scusa ma ma per cosa?

Che cosa ho sbagliato? Spesso e volentieri I nostri figli non lo capiscono e quindi poi è ovvio che ci arriva quello scusa così che ci sembra campato in aria no? Che non ci sembra sincero che ci sembra troppo veloce, ecco, perché non gli abbiamo insegnato un modello di scuse. Oppure potete dire qualcosa del tipo: Vedo che ti dispiace, ti credo, come possiamo aiutare mamma, papà, l'amico, l'altra persona a stare meglio? Anche se il bambino non risposte a queste domande non importa, possiamo offrire noi opzioni, l'importante è che stiamo innescando un processo di pensiero e di azioni di scuse autentiche.

Quando pratichiamo le scuse con I nostri bambini, vogliamo aiutarli a capire che il comportamento non era valido, vogliamo aiutarli a parlare di ciò che faranno diversamente la prossima volta, vogliamo aiutarli a pensare all'altra persona, a pensare all'altra persona, a cosa può farla sentire meglio. In questo modo insegniamo empatia, autoregolazione, integrità. Quando invece puniamo o umiliamo o li costringiamo a isolarsi in questi momenti, togliamo loro la possibilità di imparare un comportamento diverso in futuro perché li costringiamo a entrare nello stato del cervello rettile, del piano inferiore, dove non possono fare questo lavoro. E se ti stai chiedendo se va bene forzare un bambino a chiedere scusa, no, l'abbiamo già detto ma lo approfondisco perché tanti genitori mi dicono sì però ci sono situazioni in cui non va bene non chiedere scusa, devo proprio mandarlo a chiedere scusa, devo forzarlo perché è questione di rispetto. No, forzare a chiedere scusa l'ho già accennato non produce la capacità di offrire scuse sincere né di pensare al comportamento che portato a quelle scuse né a sentire il disagio, a provare il disagio e quindi non aiuta, non permette di provare l'empatia perché attraverso il disagio che proviamo per il nostro comportamento che fatto male all'altra persona sviluppiamo l'empatia verso la persona che comportamento che fatto male all'altra persona sviluppiamo l'empatia verso la persona a cui dobbiamo chiedere scusa.

Inoltre forzare a chiedere scusa insegna proprio che chiedere scusa è tutto ciò che serve quando ci comportiamo male o quando causiamo sofferenza a qualcuno, come dicevamo prima no? Vai a chiedere scusa Ecco è davvero necessario andare a chiedere scusa o magari il rispetto in questo caso viene dall'andare e chiedere come stai? Ti ho fatto male? Vedo che ti ho fatto male, ho tirato la palla troppo forte, ti ho preso il gioco, prendersi la responsabilità del proprio comportamento è questo che vogliamo insegnare ai nostri figli e che vogliamo imparare noi stessi perché tanti adulti non lo sanno fare e tra l'altro ecco perché sulla tela parliamo raramente di chiedere scusa e parliamo più di dire mi dispiace perché pensando al linguaggio io trovo che sia più valido mi dispiace perché mette il focus su di noi invece che dare la responsabilità all'altra persona di scusarci, no? Scusa, scusami, stiamo chiedendo di scusarci ma in realtà vogliamo prenderci noi la responsabilità di quello che abbiamo fatto e quindi diciamo mi dispiace.

Ed è questo anche il motivo per cui sulla tela insisto così tanto sul riparare. Invece di andare a chiedere scusa usiamo proprio il concetto di riparare. Riparare significa non solo chiedere scusa, non solo dire mi dispiace, ma proprio prendersi la responsabilità del nostro comportamento. Potrebbe essere una frase tipo mi dispiace adesso detta da me a mio figlio se mi sono comportata io male con lui posso dire mi dispiace strattonarti è sbagliato sto ancora imparando a esprimere la mia rabbia in maniera diversa. Perché in così: uno) esprimiamo rimorso o tristezza per il nostro comportamento due) diciamo ad alta voce qual è stato il nostro comportamento sbagliato tre comunichiamo che stiamo lavorando su quel comportamento e che stiamo imparando e in questo modo prima di tutto impariamo a riparare noi stessi a prenderci la responsabilità dei nostri comportamenti noi stessi perché se non lo abbiamo mai visto fare nella nostra infanzia, cosa che è molto probabile, potrebbe essere davvero difficile, ma quando lo facciamo, quando iniziamo a riparare davvero, vediamo che ammettere di aver sbagliato e silenziare sia la parte di noi che ci permette di mostrarci vulnerabili, sia la parte di noi che non accetta l'errore è non solo qualcosa che possiamo imparare ma qualcosa che cambierà completamente anche la relazione con I nostri figli e anche il loro modello e anche le loro relazioni future insomma è uno di quegli insegnamenti a lungo termine che se potessimo fare solo una cosa cambiare solo una cosa nell'educazione che abbiamo ricevuto sarebbe questa: imparare a riparare, riparare noi stessi per I nostri comportamenti, prenderci la responsabilità dei nostri comportamenti e riparare.

E altro pensiero relazionato, questo non significa non dire più parole come scusa o mi dispiace perché allora a questo punto dobbiamo solo prenderci la responsabilità dei nostri comportamenti, dobbiamo dire altre frasi, non si tratta di copioni. Lo so che spesso e volentieri quando sentiamo che qualcosa è difficile è più facile attaccarlo, è più facile criticarlo, ed è per questo che tanti adulti quando parlo di questi concetti mi attaccano perché sono concetti difficili, sono concetti che richiedono un lavoro di evoluzione personale, non tutti sono ancora disposti a farlo, non significa rimuovere delle parole o dire dei copioni, significa semplicemente che queste parole magari d'ora in avanti le diciamo in un modo e in un contesto che permette a noi di riflettere e all'altra persona di capire perché ci dispiace significa dire ad alta voce perché pensiamo che il nostro comportamento non fosse valido, significa ammettere che sappiamo di aver ferito e fosse valido, significa ammettere che sappiamo di aver ferito e che proveremo a fare diversamente in futuro, significa in poche parole non offrire scuse sottovuoto, tra virgolette, come quelle frasi che diciamo senza pensare, e nutrire invece la nostra mente autocritica, sviluppando il nostro senso di integrità.

Ok ho quasi finito, riprendiamo un attimo lo scenario dell'inizio: I genitori hanno messo il bambino in isolamento perché pensano che se non lo puniscono loro figlio non imparerà a comportarsi meglio in futuro. La convinzione che I bambini debbano sentirsi male, quindi dobbiamo farli stare peggio, per imparare a comportarsi meglio, a fare meglio, non è una convinzione che abbiamo creato noi, non è una convinzione che avete creato voi genitori, è una convinzione che ci arriva dall'educazione che abbiamo ricevuto, è qualcosa che ci è stato trasmesso magari proprio dai nostri genitori o dalla scuola o da entrambi, dalla società, dai film. E magari I nostri genitori ci hanno trasmesso questa convinzione in un modo diverso, usando per esempio sculacciate o urla o minacce, incutendoci paura. E quindi noi stiamo già facendo un lavoro difficile, stiamo scegliendo di non usare quei metodi di punizione, quei metodi di educazione, non posso chiamarli di educazione scusate, no, quei metodi di punizione, ma poiché nessuno mai insegnato a noi come fare diversamente, cosa fare invece di punire, e nemmeno ci hanno insegnato che I bambini possono imparare anche se non vengono puniti, e anche se non vengono puniti, e ci hanno insegnato che I bambini possono imparare anche se non vengono puniti e anzi imparano molto più in fretta e molto meglio a collaborare e anzi quello è davvero non punirli è l'unico modo in cui possono davvero imparare a collaborare con noi, senza volere e anche se con metodi diversi, noi cadiamo comunque nello stesso sistema di credenze in cui siamo stati cresciuti e che forse stiamo cercando di rompere con l'educazione a lungo termine ascoltando questo podcast facendo il percorso per educare a lungo termine.

Questi circoli sono viziosi, sono ruote su cui corriamo a tutta velocità e possono essere difficili anche solo da identificare, ancora più difficili da spezzare, è difficile scendere dalle ruote. Se ti riconosci in questi genitori dello scenario, Voglio dirti due cose: uno il primo passo per scendere da una ruota è essere consapevole di esserci sopra, tutto qui. Quindi se ne sei consapevole sei sulla strada giusta, cambia solo chi sa di voler cambiare. E due credo che valga sempre la pena lavorare per scendere da ruote che non sentiamo nostre, per creare nuove versioni di noi che apprezziamo e che stimiamo di più, ma è importante anche accettare che magari non riusciremo a scendere da ogni ruota dalla quale vogliamo scendere in questa vita e va bene così. Quando siamo consapevoli che un nostro comportamento non è valido ma non riusciamo ancora cambiarlo, c'è sempre una cosa che possiamo fare e che farà la differenza nella nostra educazione.

E a questo punto di questo episodio del podcast dovrete già dovreste secondo me già avere la risposta nella vostra testa vi lascio un secondo per pensarlo riparare. Riparare spesso richiede pochi secondi ed è lo strumento più efficace che possiamo offrirci e che possiamo offrire ai nostri figli, perché quando ripariamo facciamo tante cose importanti: modelliamo le scuse, scuse autentiche, e così anche I nostri figli impareranno a chiedere scusa, ci prendiamo la responsabilità del nostro comportamento e così anche I nostri figli imparano a prendersi la responsabilità dei loro, vocalizziamo I comportamenti sbagliati così I nostri figli possono riconoscerli anche fuori casa e piano piano possono imparare a contestarli e a contestare anche noi e poi soprattutto aiuta noi e I nostri figli a sviluppare integrità, a sviluppare una bussola morale che li aiuti a riconoscere e contestare le ingiustizie, le violenze, gli abusi di potere e questo specialmente nel mondo di oggi è una qualità fondamentale, necessaria. Tanti genitori quando dico questo mi dicono ma allora riparare e ammettere di sbagliare significa essere vulnerabili, significa che ci mettiamo allo stesso livello dei nostri figli. No, no. Significa che abbiamo gli strumenti per essere adulti sicuri di sé, adulti di cui I nostri figli possono fidarsi, perché noi siamo I capitani della barca ed educhiamo a lungo termine.

Ok come vi avevo detto sarebbe stato un episodio intenso, non so se ve l'ho detto al principio ma io lo sapevo, sono completamente sudata perché qui nel van ci saranno tipo mille gradi e il sole picchia fortissimo, sole del tramonto, se state guardando il video mi vedete e penso di avervi detto tutto, penso di aver fatto un pochino una playlist di quei reel su instagram forse sono andata addirittura oltre ma ci tenevo veramente a darvi degli spunti perché credo che spesso e volentieri anche quando sappiamo già le cose o quando le abbiamo già viste da qualche parte quando le abbiamo già sentite ripeterle e avere un piccolo promemoria a volte davvero aiuta a riportarci sulla retta via quasi, no? Riportarci sulla strada che abbiamo scelto, né giusta né sbagliata, ma semplicemente quella che abbiamo scelto. Quindi se ti va di commentare, di unirti a questa conversazione, a questa ragnatela di pensieri ti invito a farlo su la tela punto com barra podcast puoi cercare il numero dell'episodio oppure puoi scrivere nella lente d'ingrandimento in alto a destra il titolo dell'episodio, lo trovi e puoi commentare. Non mi rimane che augurarvi buona serata, buona giornata o buonanotte, a seconda di dove siete nel mondo.

Ciao ciao!

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Ciao sono Michela, ho un bimbo di 2 anni che sta mettendo in pratica proprio questo comportamento, mentre io e mio marito stiamo scambiando due parole a cena lui ci chiama/urla in continuazione e vuole attenzione. Non so se è corretto quello che facciamo però noi ci interrompiamo, ci abbassiamo alla sua altezza e diciamo che in questo momento la mamma e il papà stanno parlando e quando hanno finito di parlare possono ascoltarlo. A volte funziona perché si allontana e fa altro a volte no. 
Ciao Michela, mi sembra un'ottima strategia. Probabilmente lo fate già, ma è importante anche che (quando si allontana per fare altro dopo la vostra spiegazione) poi vi ricordiate effettivamente di chiedergli cosa volesse dirvi e ascoltarlo, dopo aver terminato la vostra conversazione.

Un altro strumento che può aiutare, piano piano, a sviluppare questa collaborazione, è quello che Carlotta menziona in questo episodio: insegnare (in un momento di calma) come interrompervi (ad esempio mettendo una mano sulla spalla, o sulla gamba).

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I tuoi figli ti interrompono quando parli?
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Molto bello, molto vero...fa riflettere! In parte utile anche per noi. Mio figlio è ormai grandicello (9 anni). Una parte di questo processo spesso non funziona per noi. Spesso la "comprensione" viene rifiutata. Forse perché ci avviciniamo all'adolescenza, mio figlio "rifiuta" che io "interpreti" le sue emozioni. Se dico una frase come la tua nel podcast "volevi attirare la mia attenzione (o una delle seguenti)", lui si "ribella", dice frasi del tipo "non capisci niente". Però abbiamo anche noi "trucchi" per interromperci con gentilezza, per comunicare malessere senza urlare....
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7 anni, AS, per non interromperci quando deve dire qlc abbiamo provato diverse opzioni secondo i tuoi suggerimenti ma dice che non può aspettare perché poi dimentica quello che vuole dire. Gli diciamo che non importa, gli verrà in mente dopo, di scriverlo..., di ripetere a bassa voce una parola chiave, che è un allenamento... No, Non vuole provare alternative. Molto frustrante bilaterlamente. Suggerimenti? 
Ciao Flavia, mi dispiace e immagino la frustrazione 🫂

Penso sia valido continuare a gettare semini, accogliendo le sue emozioni ma continuando a spiegare che così come per lui è importante dirvi quello che vorrebbe, anche per voi è importante terminare il discorso, e che è necessario imparare a venirvi reciprocamente incontro. Credo sia anche questione di tempo, a 7 anni sono ancora un po' sul ponte tra il primo e il secondo piano dello sviluppo 😉

Taggo la nostra
Viola Koyuncuoglu
, per una prospettiva dal punto di vista dell'Alta sensibilità 💜


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