225. Rabbia: come scrivere può aiutare a iniziare il lavoro
In questo episodio di Educare con calma vi racconto di una bellissima pratica di journaling che la nostra Valeria Da Pozzo ha offerto in diretta alla comunità La Tela per esplorare la rabbia.
Ecco la lezione che menziono nell'episodio.
E qui trovate l'intera categoria Rabbia del Percorso per Educare a Lungo Termine.
Carlotta: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi torno a parlarvi di rabbia. A questo tema ho dedicato tante puntate del podcast, ma se c'è una cosa che ho capito dopo aver creato anche un'intera categoria sul percorso per educare a lungo termine, proprio sulla rabbia è che il lavoro su questa emozione non solo come dico sempre non finisce mai perché affonda le radici nell'educazione che abbiamo ricevuto e nei bambini nelle bambine che siamo stati ma soprattutto che per chi lo approccia e ci si immerge per la prima volta può essere davvero faticoso e può generare tanto senso di sopraffazione questo in particolare è stato molto evidente quando a marzo siamo nel duemila venticinque per chi ci ascolta più avanti abbiamo lanciato il pacchetto editoriale rosso e rabbia un pacchetto che è stato pensato proprio per accompagnarvi nel processo di esplorazione delle lezioni della categoria rabbia del percorso e che quindi contiene tantissime riflessioni per aiutarvi a osservare la narrazione comune su questa emozione e provare un po' a riscriverla riflettendo in particolare sulle immagini a cui stereotipicamente è associata. Se vi interessa approfondire questo tema trovate il pacchetto rosso e rabbia incluso nell'abbonamento, perché tutti I pacchetti che abbiamo fatto finora sulla diversità, sulla coppia, sull'uso degli schermi e tutti gli altri sono inclusi nell'abbonamento.
Sempre per supportarvi in questo lavoro, in quel pacchetto avevamo proprio anche incluso una diretta di journaling con Valeria per esplorare la rabbia attraverso la scrittura che per me resta uno strumento potentissimo per osservare le emozioni nominarle accoglierle e scoprire anche I messaggi che si nascondono dietro la loro manifestazione la diretta è stata veramente molto intensa valeria ci portato prima a individuare con più precisione l'emozione di cui volevamo scrivere attraverso la ruota delle emozioni. La ruota delle emozioni ne parlo tanto ma lo ripeto per chi ascoltasse questo podcast per la prima volta è uno strumento che sulla tela proponiamo spessissimo e
L'ospite: infatti è presente in versione stampabile anche in una delle lezioni del percorso che si chiama proprio così la ruota
Carlotta: delle emozioni una delle lezioni del percorso, che si chiama proprio così, la ruota delle emozioni, e che serve per allenare la granularità emotiva, ovvero la capacità di essere specifici nel riconoscere e nominare un'emozione, e poi partendo da quell'emozione ovvero l'emozione che ognuno aveva scelto per sé Valeria ci invitati a scrivere una lettera per parlare con quella emozione o viceversa per permettere a quell'emozione di comunicare con noi a scrivere una lettera per parlare con quella emozione o viceversa per permettere a quell'emozione di comunicare con noi. Durante questa pratica insieme sono emersi alcuni spunti interessanti che si collegano a quelle che io credo siano alcune delle fatiche principali quando facciamo il lavoro sulla rabbia che sia con la scrittura o con altri strumenti vi condivido lasciandoli anonimi alcuni dei messaggi che sono arrivati in chat durante la diretta e provo a fare insieme a voi qualche riflessione c'è chi scritto che la ruota delle emozioni è stato
L'ospite: uno strumento molto utile per cominciare a
Carlotta: capire che spesso sotto la di base che stiamo provando in quel momento. So che ci sono altre definizioni di emozioni primarie e secondarie ma io seguo la scuola di pensiero del Gotman Institute perché la trovo più efficace da capire quindi chiamo la emozione della rabbia emozione secondaria perché viene dopo, perché viene perché è un'espressione come la punta dell'iceberg praticamente, ma sotto nasconde le emozioni primarie. E durante l'esercizio di journaling c'è quindi chi scoperto proprio tristezza dietro la rabbia, qualcuno scoperto la paura, altri ancora hanno scoperto la vergogna e queste persone si sono quasi meravigliate e al tempo stesso si sono sentite come liberate da un peso grazie a quella scoperta. E io lo capisco, perché capire che la rabbia è un'emozione secondaria è solo la punta dell'iceberg è uno degli apprendimenti più grandi e può rivoluzionare davvero la nostra percezione non solo di questa ma anche di altre emozioni Il motivo per cui spesso confondiamo le emozioni e pensiamo che quella che stiamo provando sia rabbia è che probabilmente nella nostra infanzia altri tipi di emozioni tristezza, imbarazzo, frustrazione, vergogna, paura non venivano validate, perché spesso venivano associate generalmente a debolezza, soprattutto per I maschi.
Per gli uomini la rabbia è l'emozione più facilmente accettata. Tra l'altro, sulla differenza nella rabbia tra maschi e femmine troverete una lezione sul percorso proprio nella categoria rabbia, anche con strumenti validi per come approcciarla a seconda che abbiate un maschio o una femmina. In generale, poi, la rabbia ci mette in relazione con l'altro e ci aiuta a comunicare qualcosa. Infatti, la ricerca sulle emozioni la definisce proprio emozione d'approccio. Magari non è l'emozione che aiuta a comunicare esattamente il dolore o il bisogno insoddisfatto che è alla base di quel dolore, ma è il canale più semplice che ci permette di dare una voce al senso di ingiustizia che stiamo sentendo in quel momento.
E proprio per questo la rabbia e l'emozione a cui le persone intorno a noi rispondono e ci danno attenzione, anche attenzione negativa che è sempre attenzione. E quindi a quel punto cosa succede? La rabbia diventa l'emozione principale, ovvero quella che gli altri vedono e quindi è facile che succeda che tutte le altre emozioni scomode diventino velocemente rabbia, che ci consente da una parte di evitare il dolore più profondo che sta alla base dell'emozione e dall'altro di ottenere più facilmente dagli altri l'attenzione che cerchiamo, ripeto anche negativa perché anche quella è attenzione. Il problema è che la sensazione di controllo che dà la rabbia in realtà è falsa, può tenere più facilmente rabbia che controlla noi e le nostre vite che danneggia relazioni personali lavorative, spezza la fiducia in quelle relazioni. Ecco perché I problemi legati alla rabbia in realtà sono problemi di altre emozioni e finché non si affronta l'emozione di base, l'emozione primaria e anche il dolore che accompagna quell'emozione, finché non si sta seduto in quel dolore si fa più fatica a imparare nuovi modi per gestire la rabbia e inoltre solo riconoscendo quelle emozioni di base si può uscire dai cicli di conflitto e connettersi in modo autentico quindi non solo impariamo a conoscerci meglio quando facciamo questo lavoro sulle emozioni, ma ci offriamo anche la possibilità di scegliere con consapevolezza come reagire.
E questo mi porta alla seconda condivisione che riguarda l'aggressività. Una persona raccontato di avere fatto fatica a capire l'aggressività dietro la rabbia, che è una delle reazioni e il comportamento con cui si può portare fuori la rabbia. Ora, lo ripeto spesso nel percorso, ma non solo, e lo ricordo anche qui: ogni emozione è sempre valida ma non è così anche per le reazioni. Siegel diceva accogli tutti I sentimenti ma non tutti I comportamenti giusto? L'emozione arriva per comunicarci un messaggio, un bisogno insoddisfatto, la reazione è il modo in cui reagiamo a quell'emozione.
E non tutte le reazioni sono valide: l'aggressività fisica o verbale non lo è mai. E molto probabilmente se siete qui ad ascoltare questo podcast è una reazione, l'aggressività, che nemmeno scegliereste razionalmente e consapevolmente e anche per questo è così difficile accettarla e capirla. Inoltre, anche se la nostra reazione è un po' la parte più visibile dell'emozione è difficile esplorarla a fondo non perché non siamo bravi o brave noi ma perché da sola quella reazione ci dice poco o meglio ci dà un'informazione incompleta, magari ci fa sperimentare del disagio, ci fa sentire in colpa e questo è già qualcosa perché quel senso di colpa ci restituisce la consapevolezza che non stiamo agendo in linea con I nostri valori, quelli che abbiamo scelto, quelli necessari per educare a lungo termine, ma perché facciamo così difficoltà ad agire in linea con quei valori non possiamo capirlo finché non spostiamo lo sguardo oltre e andiamo proprio al cuore dell'emozione che la provoca e quindi facciamo proprio parlare quell'emozione lì e questo a catena mi porta all'ultima riflessione tante persone hanno trovato difficoltà a far parlare l'emozione e questo è comprensibile quando siamo noi a parlare alla rabbia si tratta di stare nel presente di dirle come ci sentiamo dove la percepiamo si tratta di esplorare le situazioni della quotidianità prendere consapevolezza dei comportamenti degli altri o nostri che ci triggerano ma far parlare l'emozione è un'altra storia Quello richiede andare al passato, ai nostri traumi, dove le nostre reazioni alle emozioni sono nate, significa affrontare e comprendere le storie che ci portiamo dietro, quelle ferite emotive non risolte che continuano a influenzare il nostro comportamento e le nostre emozioni.
Quando si esplora il passato per far parlare l'emozione si cerca di capire non solo quali situazioni presenti funzionano da trigger, ma si va proprio al perché, al motivo alla causa scatenante per cui quella determinata emozione si attiva in noi in determinate situazioni I trigger appunto e questo richiede proprio andare a rivedere eventi relazioni, dinamiche familiari che hanno modellato il nostro modo di percepire e reagire al mondo. Ad esempio, se voglio capire perché oggi sento rabbia quando mio figlio mi ride in faccia o mi ignora quando non mi rispetta un limite, far parlare quell'emozione potrebbe significare ritornare in un passato in cui da bambina ero io a essere ignorata o svalutata perché magari la mia volontà non veniva presa in considerazione o perché le mie emozioni venivano sminuite e ovviamente questo processo di esplorazione è molto più difficile di quello che ci chiede di stare nel presente per sentire e verbalizzare le nostre sensazioni ovviamente uno non esclude l'altro è importante tanto individuare I trigger e come ci fanno sentire quanto le ferite a cui quei trigger si agganciano I due lavori sono complementari e un altro esempio che mio recente non è tutto mio recente è che la mia fatica o la mia diciamo il mio mettermi sulla difensiva quando qualcuno mi critica è relazionato alla vergogna e la vergogna risale proprio a quella sensazione di dover essere perfetta di dover essere impeccabile perché altrimenti venivo punita perché altrimenti veniva umiliata e la vergogna è un'emozione con la quale sto lavorando tanto ultimamente proprio perché una volta che poi capisci che quell'emozione che ti sta parlando devi andare lì a lavorare con lei, a parlare con lei, a riappacificarti, a capire perché emerge, a capire come sanarla.
Ora se vi sentite un po' sopraffatti a questo punto fate una cosa con me abbracciatevi con
L'ospite: le
Carlotta: mani toccate le braccia con le vostre mani magari provate proprio a cercare di stringere un pochino le vostre braccia con le vostre mani e respirate per qualche minuto. Inspirate per quattro secondi, trattenete il respiro per quattro, espirate per quattro e trattenete per quattro e continuate. Questo tipo di respirazione si chiama respirazione quadrata e l'abbraccio vi ricorda che quello che state toccando ovvero il vostro corpo è il limite di quella sensazione che state provando di quella sopraffazione questo a me spesso aiuta a dare un senso di calma e sicurezza questo sapere che questa sopraffazione un limite ed è il mio corpo e poi vi ricordo una cosa importantissima tutte le case sono in fiamme non siete gli unici a fare fatica e se il lavoro sembra lungo e difficile è perché lo è, ma non è impossibile e anche se solo ora dopo anni abbiamo iniziato a prendere consapevolezza del valore di questa emozione possiamo comunque iniziare a mettere in pratica alcuni strumenti la scrittura è uno di questi la categoria che abbiamo creato sul percorso ne offre tantissimi altri movimento consapevole la respirazione quadrata che vi ho appena detto o addirittura anche aggiunto una lezione nel percorso su modi per regolare il vostro sistema nervoso insomma questo per dirvi per dirti non sei sola non sei solo a fare questo lavoro.
Ovviamente gli strumenti ci va tempo a sapere come utilizzarli, a volte li abbiamo già nella nostra cassettina degli attrezzi ma non sappiamo come metterli in pratica, ma potete provare, fare tentativi, errori, trovare quelli che vi risuonano di più anche in relazione al vostro bisogno più immediato in questo momento e iniziare con quelli. Per esempio, se in questo momento è prioritario sentire l'emozione e lasciarla affluire nel corpo, perché fate fatica a lasciarla andare, quindi rimane intrappolata nel vostro corpo, nella tensione del vostro corpo, magari il tapping o la respirazione saranno gli strumenti da cui partire. Se invece avete bisogno di visualizzarla, di parlarci, di andare a fondo, di scavare, magari invece il journaling è proprio una di queste degli strumenti di cui avete bisogno inoltre nel percorso c'è anche un esercizio che è il calice della rabbia che offre una visualizzazione utilissima per capire quando il nostro bicchiere emotivo è troppo pieno magari anche un esercizio così semplice può aiutarvi. Vi è troppo pieno. Magari anche un esercizio così semplice può aiutarvi.
Vi assicuro che iniziare a stabilire una connessione con questa emozione, con la rabbia, anzi con tutte le emozioni, ma in particolare con la rabbia, e iniziare a sentirvi dentro questo processo vi regalerà già una percezione diversa su voi stessi e vi restituirà fiducia nella possibilità di essere il genitore e l'individuo che avete scelto e per oggi è tutto vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma vi ricordo che mi trovate anche sulla tela punto com da lì potete arrivare anche al mio profilo instagram e se avete riflessioni da aggiungere domande dubbi andate nei commenti di questo episodio sulla tela punto com barra podcast cercate il numero o il titolo di questo episodio e lasciate un commento unitevi alla conversazione