228. Mi hai fatto arrabbiare: perché non è una frase corretta
In questo episodio di Educare con calma parliamo di (non) responsabilità emotiva, un concetto che per me è stato rivoluzionario nel mio percorso di crescita personale e genitoriale.
Parlo anche di come questo valga sia per noi adulti che per bambinǝ, e di quanto la consapevolezza che ne deriva sia una forma importante di libertà e crescita per entrambi: possiamo imparare a separare le nostre emozioni da quelle degli altri, senza perdere empatia e connessione.
Vi invito quindi a mettere in discussione alcune espressioni che siamo abituatǝ ad usare, come «Mi hai fatto arrabbiare», o «Mi hai resǝ triste», perché portano con sé l’idea che siano gli altri a determinare il nostro stato emotivo, quando in realtà ogni emozione che proviamo nasce dentro di noi e parla prima di tutto di noi: delle nostre ferite, dei nostri bisogni e della nostra capacità di regolare ciò che sentiamo.
:: Nell'episodio menziono:
- il Forum della Comunità Tutta La Tela;
- il mio libro «Cosa sarò da grande».
Carlotta: Benvenuti e benvenute ad un nuovo episodio di educare con calma. Oggi vi porto una riflessione per me importantissima, di cui ho parlato davvero tante volte durante il tour del mio libro cosa sarò da grande e di cui continuo a parlare imperterrita non me ne stanco sulla tela sia nei contenuti del percorso che all'interno del forum della comunità. Questa riflessione riguarda questo tema: non prendersi la responsabilità delle emozioni altrui e che cosa significa davvero? Oggi proviamo ad esplorarlo un pochino in questo episodio secondo me breve. Lo faccio partendo proprio da una domanda che è arrivata sul forum di tutta la tela, che è il posto in cui tantissime famiglie condividono I propri dubbi, le proprie vulnerabilità, fanno domande, si offrono supporto e sostegno a vicenda.
È uno spazio molto bello, uno spazio sicuro in cui si possono esprimere le proprie emozioni e uno spazio privo di Vi leggo la domanda di questa mamma e poi ne parliamo. Non credo di avere compreso del tutto il concetto ognuno è responsabile delle proprie emozioni oppure non prenderti carico delle emozioni altrui. Per esempio, mi chiedo: le emozioni che prova mia figlia non sono causate da alcuni dei miei comportamenti? Non sono la risposta ad azioni e situazioni che la coinvolgono? Non è tutto concatenato?
Chiedo questo, chiarimento, perché ultimamente è capitato che mia figlia di cinque anni mi dicesse scusa se ti ho fatto arrabbiare. E nella mia testa questa è una frase che stona, ma non riesco a trovare le parole per spiegarlo a mia figlia ho la sensazione che mi manchi un pezzettino e sento che se capissi appieno I concetti indicati sopra allora saprei come rispondere. Innanzitutto vorrei ringraziare questa mamma per aver messo nero su bianco questa sua sensazione e per averla condivisa per essersi presa il tempo di scrivere questo messaggio potrebbe non sembrarvi così ma grande parte del lavoro di evoluzione personale sta proprio nelle decisioni di dedicare un po' del proprio tempo a presentarsi, a partecipare, ad ascoltare una lezione, a rispondere a una conversazione del forum, a scrivere un messaggio come questo. E poi la ringrazio per il desiderio di andare più a fondo, di fare il lavoro, perché questa capacità di mettersi in discussione, di fermarsi ad ascoltare il proprio disagio invece di metterlo a tacere è il primo passo fondamentale per una genitorialità a lungo termine, una genitorialità intenzionale e connessa e per me è bellissimo vederlo avvenire ogni giorno sulla tela. Ok partiamo quindi dalla domanda che riassumo così: se le emozioni dei nostri figli sono in qualche modo innescate da ciò che facciamo diciamo noi allora come possiamo dire che non ne siamo responsabili come possiamo non prendercene la responsabilità e quindi insegnare loro a non prendersi la responsabilità delle emozioni altrui.
Questo è un concetto davvero difficile. Certo, le emozioni che proviamo a volte sono causate dai comportamenti altrui ed è naturale che sia così. Se mio figlio è arrabbiato con me, io provo un'emozione di riflesso, tristezza, vergogna, a seconda di come questo suo comportamento trigger il mio sistema nervoso. Ok, questo è naturale. In una relazione modelliamo le emozioni l'uno dell'altro con le nostre parole, con I nostri comportamenti, ma la scelta di come reagire all'emozione è mia, è solo mia.
Giriamolo al contrario: se io mi arrabbio con mio figlio, vorrei insegnargli che certamente proverà un'emozione in risposta alla mia rabbia, ma la scelta di come reagisce a quell'emozione è sua, e solo sua. Può prendere quella sensazione, quella emozione e rifletterla e quindi magari entriamo in una lotta di emozioni riflesse in cui nessuno si sa regolare, in questo caso è come se si fosse preso la responsabilità della mia rabbia, l' fatta sua e me la restituisce oppure puoi imparare opzione che io cerco di insegnare con il mio esempio che la mia rabbia non è sua responsabilità, può dirmi mi hai trattata male e separarsi poi da quella mia emozione, separarsi anche da me se necessario. Questo a tanti adulti sembra difficilissimo perché siamo cresciuti con genitori che buttavano addosso a noi le loro emozioni, ce ne rendevano responsabili, con frasi come se fai così la mamma è triste. Ecco perché con I miei figli io cerco di evitare frasi come mi hai fatto arrabbiare, non solo perché non sono valide ma anche perché non sono corrette non sono loro che mi fanno arrabbiare nessuno il potere di farmi provare un'emozione se io imparo a regolare il mio sistema nervoso e a gestire la rabbia o l'emozione primaria che si nasconde sotto la rabbia vi ricordo infatti che spesso riconduciamo tutto alla rabbia ma non è così la rabbia è un'emozione secondaria è un'emozione che esce spesso perché è facile da esprimere perché di rabbia abbiamo tanti modelli, ma io vi invito sempre ad andare sotto, dentro, intorno alla rabbia e vedere che cosa si nasconde dietro questa emozione, perché spesso è una delle emozioni primarie quello che davvero stiamo provando magari la tristezza magari la vergogna che proviamo e esprimiamo queste emozioni primarie attraverso questa emozione secondaria della rabbia ok questo tra l'altro facciamo questo lavoro in tante lezioni del percorso perché capire l'emozione alla base ci aiuta molto a lavorare sulla rabbia e di questo infatti parliamo sia nella categoria rabbia del percorso che secondo me è davvero preziosa per iniziare a fare questo lavoro sulla rabbia percorso che secondo me è davvero preziosa per iniziare a fare questo lavoro sulla rabbia e da qualche parte c'è anche una lezione sulla granularità emotiva che include una ruota delle emozioni per provare a identificare la vera emozione che stiamo provando in quel momento per non ricondurre tutto alla rabbia.
Ma torniamo noi. Il concetto è: io sono responsabile delle mie emozioni e dei miei comportamenti, Tu sei responsabile delle tue emozioni e dei tuoi comportamenti. Possiamo scegliere solo come siamo noi. Non possiamo scegliere come sono gli altri. Sempre tenendo in mente che una cosa non esclude l'altra se siamo capaci di empatia chiaramente proviamo emozioni di riflesso a emozioni o comportamenti altrui e allo stesso tempo possiamo scegliere o imparare a non prenderci carico di quelle emozioni a restituirle al proprietario quindi che cos'è che ci invito ad imparare primo magari a rimuovere frasi come mi hai fatto arrabbiare e se le diciamo per abitudine ora che ne siamo consapevoli possiamo riparare possiamo andare poi da nostro figlio quando il nostro cervello il nostro sistema nervoso è regolato e dire no non mi hai fatto arrabbiare tu io posso scegliere la mia reazione anche se I tuoi comportamenti mi danno fastidio mi provocano sono io che mi arrabbio non sei tu che mi fai arrabbiare la rabbia è mia e non è tua responsabilità E quando nostro figlio ci dice una frase come scusa se ti ho fatto arrabbiare possiamo proprio restituire lo stesso messaggio in maniera chiara: no, non sei tu che mi fai arrabbiare, sono io che mi arrabbio perché non so gestire quel tuo comportamento, non so gestire l'emozione che mi provoca, ma la mia emozione è mia, non è tua, tu non ne sei responsabile.
E non funziona solo con la rabbia tra l'altro perché vi racconto un altro aneddoto che è successo tempo dopo allo scambio con questo genitore sul forum. Oliver mi detto una frase molto simile ma declinata un'altra emozione declinata alla tristezza mi detto mi dispiace che quello che ti ho detto ti abbia resa triste che è una frase che mi fatto molta tenerezza perché è venuta molto spontanea e non me l'aspettavo Quindi io prima di tutto l'ho ringraziato per averlo notato, gli ho detto che capisco che gli dispiaccia, ma poi ho anche aggiunto quello che hai detto mi fatto sentire tristezza. È vero, ma quella tristezza, Oliver, è mia, non è tua e non voglio che te ne prendi carico. Io voglio sempre che tu mi dici la verità di come tu ti senti, anche se quella verità può rendermi triste. E sì, a volte dire la verità può causare emozioni inaspettate in un'altra persona, ma dire la verità con gentilezza è ciò che più conta, specialmente con le persone di cui ci finiamo che amiamo.
Non smettere mai di dirmi la verità con gentilezza. Quella tristezza è una mia emozione e la gestisco io, non prendertene carico. Ho trovato tutta questa interazione che non è avvenuta così come un monologo, ma è avvenuta un po' come un dialogo ecco un po' in maniera molto spontanea e l'ho trovata molto bella anche perché mi confermato ancora una volta che quando insegniamo a non prendersi carico delle emozioni altrui che è un insegnamento che io cerco di trasmettere ai miei figli fin da piccoli non che io cerco di trasmettere ai miei figli fin da piccoli non significa che loro non imparino l'empatia imparano a notare le emozioni magari gli dispiace anche se hanno causato quell'emozione ma che cosa facciamo con questo insegnamento? Diamo loro il permesso di separarsene diamo loro il permesso di separarsi dalla nostra esperienza emotiva perché è nostra non loro e questo mi emoziona mentre lo dico ancora perché a noi nella nostra infanzia questo permesso non ci è stato dato e oggi tanti di noi adulti faticano a fare questa separazione tra le nostre emozioni e le emozioni altrui Educare a lungo termine per me significa proprio anche questo: creare uno spazio sicuro in cui I bambini possano esprimere ciò che sentono.
Ma anche qualsiasi persona che abbia una relazione con noi e anche noi stessi creare uno spazio sicuro in cui possiamo esprimere ciò che sentiamo quando diciamo loro non sei tu che mi fai arrabbiare sono io che devo ancora imparare a gestire quella quella cosa lì non li stiamo deresponsabilizzando, non stiamo giustificando comportamenti inadeguati, stiamo semplicemente mostrando una verità che libera che ogni persona è responsabile del proprio mondo emotivo e che possiamo tutti e tutte imparare a conoscerlo e a navigarlo con più consapevolezza e anche a separarlo da quello altrui Dei comportamenti c'è sempre tempo di parlare quando tutti I cervelli sono calmi e regolati ma oggi qui non ci entro, anzi. Per oggi è tutto, vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma, vi ricordo che mi trovate anche su tela punto com e da lì potete arrivare anche al mio instagram e se avete riflessioni da aggiungere o domande o dubbi è bellissimo quando vi unite alla conversazione, ve lo dicevo all'inizio, prendetevi quel tempo, fa parte del lavoro di evoluzione personale andate nei commenti di questo episodio sulla tela punto com barra podcast e cercate il numero di questo episodio oppure anche solo se andate sulla tela punto com trovate una lente di ingrandimento in alto a destra e potete scrivere il titolo dell'episodio.
Non mi rimane che augurarvi buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.
Come posso provare emozioni (io o le mie figlie) senza mostrare reazione che in qualche modo inevitabilmente arrivi a loro e provochi in loro un comportamento di riflesso?
-> Non puoi! La tua emozione è giusto che fluisca e che tu possa esprimerla—e sarebbe giusto anche che avessi uno spazio adulto e sicuro in cui sentirti accolta quando la provi.
Se sono arrabbiata, loro lo capiscono e lo riconducono al loro comportamento o a quello della persona che lo ha provocato?
-> Tu puoi essere arrabbiata ed è giusto che loro lo sappiano. Allo stesso tempo, puoi dire loro: «Sono arrabbiata, ma non dipende dal vostro comportamento. Il vostro comportamento mi fa reagire così per risposte e reazioni che io ho imparato nella mia infanzia con i miei genitori. Voi non c’entrate. Quando mi calmo, torno da voi e ne parliamo». Se sono piccole, basta la prima parte e puoi aggiungere mano a mano che crescono.
Ha senso per te?
Tante volte mi è capitato di subire questa frase ascoltandola, così come è capitato di ripeterla oggi ai miei figli, prima di iniziare il lavoro con la Tela e su di me.
Sembra una cosa piccola o poco importante ma mettere i confini delle proprie ed altrui emozioni è un lavoro fondamentale che tocca diversi aspetti importanti, persino il tema del consenso.
Mettere i confini insegna a noi ad effermare i nostri bisogni senza coinvolgere l'altro, così come insegna ai nostri bambini a diventare consapevoli delle proprie ed altrui emozioni senza entrare in circoli viziosi di colpevolezza su di sé e sugli altri.
Io penso fermamente che i principi dell' educazione a lungo termine possano insegnare ai nostri bambini l' importanza dell' empatia e dell' autocontrollo così importanti oggi più di ieri perché non si perda di vista quanto di valore sia coltivare il "dentro" per far germogliare anche il "fuori".
Un caro saluto 💜
Io cresciuta da sempre col senso di vergogna/di colpa/ di responsabilità sulle emozioni altrui che cerco di dare il meglio cambiando dalla base per il mio seienne.
Ascoltandoti, ascoltandoci..ho avuto una riflessione/dubbio. Ti faccio qussta domanda proprio senza alcuna polemica ma estremamente aperta mentalmente e curiosa relativamente alla tua preziosa risposta.
Quando dico al mio seienne ricorda che sei tu che scegli ogni giorno che persona vuoi essere... come trattare gli altri etc. E lui magari in un momento di rabbia dice io non voglio essere gentile (lui solitamente lo è in maniera spontanea quindi lo fa proprio quando é arrabbiato) io pongo sempre l'accento sulla possibilità che l'altro possa rimanerne ferito..io sbaglio? Gli sto mettendo la responsabilità dell'emozione altrui partendo da un suo comportamento scortese.. illuminami ti prego. Se poi ci vorrai fare un podcast..io sono sempre in tuo ascolto 🫂
A breve sarà disponibile la registrazione, penso che potrebbe esserti utile ascoltarla se puoi (per darti un'indicazione e trovare questa parte, era una delle ultime domande):